FALLUJAH
LA STRAGE NASCOSTA
VERRANNO TEMPI DOVE DIO CHIEDERÀ C0NTO ALL'AMERICA
DEI BAMBINI IRACHENI DEFORMI A CAUSA DEL FOSFORO BIANCO
(a cura di Claudio Prandini))
Un secondo angelo lo seguì gridando: «È caduta, è caduta Babilonia la grande, quella che ha abbeverato tutte le genti col vino del furore della sua fornicazione». La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente. (Ap 14,8; 16,19) |
INTRODUZIONE
Iraq, L'Organizzazione Mondiale della Sanità
indagherà sulle nascite di bimbi deformi a Fallujah
Osservatorio Iraq, 1 aprile 2010
L'Organizzazione Mondiale della
Sanità (WHO) si è impegnata a condurre uno studio indipendente sull'aumento
delle malformazioni congenite che si registra nella cittadina irachena di
Falluja.
A dare la notizia oggi è Sky News UK, che in un articolo pubblicato sul suo sito
Internet rivendica di essere stata la prima a parlare del problema, quasi due
anni fa. Da allora, le nascite di bambini deformi a Falluja si sono fatte sempre
più numerose, e il fenomeno ha ricevuto l'attenzione anche di altri media –
britannici:
il Guardian e la BBC.
A gennaio, Sky News UK aveva mandato in onda un documentario di mezz'ora, nel
quale si faceva il punto sulla questione: con tanto di casi documentati.
Ora la WHO sembra volersi fare carico del problema: iniziando a studiarlo,
nell'ambito di una ricerca più ampia in corso sulla salute delle donne irachene.
Il dr. Hassan El Bushra, rappresentante dell'organizzazione internazionale in
Iraq, ha detto all'emittente britannica che è stato proprio il documentario
trasmesso in gennaio a spingere la WHO a inserire nello studio in programma
domande relative alle malformazioni congenite.
Le autorità irachene avrebbero dato il via libera.
"Due giorni fa sono stato a Baghdad e ho visto il ministro della Sanità, e
abbiamo parlato della questione", ha detto Bushra a Sky News UK, aggiungendo che
il ministro è d'accordo, in linea di principio, "che l'Organizzazione mondiale
della Sanità o le Nazioni Unite possano fare degli studi per indagare su questo
problema che sta emergendo".
Quello in corso "è un grosso studio sulla salute delle donne che verrà compilato
in varie parti dell'Iraq", ha sottolineato, dicendosi ottimista sulla
possibilità di ottenere "dati molto validi da parti diverse del Paese".
Vedremo così "se c'è qualcosa di anomalo in posti come Falluja", ha concluso.
A Felluja nascono bambini deformi per colpa del fosforo bianco americano
(attenzione ci sono immagini raccapriccianti)
“DOPO HIROSHIMA E NAGASAKI,
C’E’ STATA FALLUJAH”
Gli Stati Uniti prendono molto
seriamente la questione dei "bambini a tre teste"
Quand’è che è iniziato tutto questo “Stiamo prendendo la Sua
questione/chiamata/il Suo problema molto seriamente”? L’incubo segreterie
telefoniche? Mentre aspetti all’infinito e l’azienda o l’ente governativa ti
assicura che, qualsiasi sia il motivo della tua chiamata, la prenderanno molto
seriamente. Che mondo caro ed altruista quello in cui viviamo.
Il mese scorso, la BBC ha riferito che nella città irachena di Fallujah i
dottori stanno riportando un eminente livello di nascite di bambini malformati,
con alcuni che accusano le armi usate dagli Stati Uniti durante la sua truce
offensiva che nel 2004 lasciò gran parte della città in rovine. “Fu come un
terremoto” dichiarò nel 2005 al Washington Post un ingegnere locale
candidato ad un seggio dell’assemblea nazionale. “Dopo Hiroshima e Nagasaki, c’è
stata Fallujah”. Oggi, il numero di cuori malformati tra i neonati pare essere
13 volte più alto che in Europa.
Nella foto: un bombardamento USA con armi al fosforo bianco
Il corrispondente della BBC ha inoltre
rilevato nella città bambini affetti da paralisi e disturbi celebrali e
fotografato un neonato con tre teste. Ha aggiunto aver sentito più volte
funzionari a Fallujah ammonire le donne a non aver figli. Un dottore ha
paragonato dati riguardanti nascite di bambini malformati precedenti al 2003,
quando i casi erano all’incirca uno ogni due mesi, ad oggi, quando invece vi
sono casi tutti i giorni. “Ho visto filmati di bambini nati con un occhio in
mezzo alla fronte, il naso sulla fronte” ha aggiunto.
Un portavoce dell’esercito statunitense, Michael Kilpatrick, ha affermato di
prendere sempre in “serie considerazioni” le questioni riguardanti la salute
pubblica ma che, “Nessun studio ad oggi, ha evidenziato problemi ambientali
risultanti in specifici problemi sanitari”. [1]
Si potrebbero scrivere volumi interi con tutti i dettagli degli orrori
ambientali ed umani che gli Stati Uniti hanno portato a Fallujah ed altre parti
dell’Iraq in questi sette anni d’uso di bombe al Fosforo Bianco, Uranio
impoverito, Napalm, bombe a grappolo, bombe al neutrone, armi laser, armi a
microonde ad alta energia e tante altre meravigliose invenzioni dell’arsenale
fantascientifico del Pentagono... la lista degli abomini e delle mostruose
maniere per morire è lunga, lunghissima, la sfrenata crudeltà della politica
americana, sconvolgente. Nel Novembre del 2004, l’esercito statunitense colpì un
ospedale a Fallujah “perché l’esercito statunitense credeva fosse alla fonte di
voci su forti perdite”[2]. Alla pari della famosa ed egualmente gloriosa battuta
sulla guerra americana in Vietnam: “Dovevamo distruggere la città per salvarla”.
Come fa il mondo a fare i conti con tale comportamento disumano? (ovviamente il
sopra citato appena sfiora la superficie del curriculum internazionale
statunitense.) Per questa ragione, nel 1998 è stata istituita, a Roma, la Corte
Penale Internazionale (CPI), in vigore a partire dal 1° Luglio 2002 sotto
l’egida delle Nazioni Unite. La Corte è stata stabilita all’Aia, Olanda per
investigare ed imputare gli individui, non gli Stati, per i “crimini di
genocidio; crimini contro l’umanità; crimini di guerra; o il crimine di
aggressione” (Articolo 5 dello Statuto di Roma). Sin dal principio, gli Stati
Uniti si sono opposti a diventare membri della CPI e non hanno ratificato la
loro posizione, il tutto giustificato dal presunto rischio della Corte di usare
scorrettamente i propri poteri per accusare “frivolamente” degli Statunitensi.
I poteri statunitensi erano a tal punto preoccupati dalle accuse che gli Stati
Uniti sono andati in giro nel mondo usando un sistema di minacce e mazzette
contro gli Stati per indurli a firmare accordi prestanti giuramento di non
trasferire alle Corte (CPI) i cittadini statunitensi accusati di aver commesso
crimini di guerra all’estero. Solo poco più di 100 governi ad oggi hanno ceduto
alla pressione esercitata e firmato l’accordo. Nel Congresso del 2002, sotto
l’amministrazione Bush, è passato “l’American Service Members Protection Act”
che richiede “tutti i mezzi necessari ed adeguati per portare al rilascio di
qualsiasi personale statunitense o alleato detenuto o imprigionato dalla...Corte
Penale Internazionale”. In Olanda è generalmente e beffardamente noto come
“Invasion of the Hague Act”[3] (Decreto dell'invasione dell’Aia). La legge è
ancora nei libri.
Nonostante gli Statunitensi abbiano spesso parlato di accuse “frivole” — di
persecuzione a sfondo politico contro soldati, appaltatori civili e militari ed
ex- ufficiali — è giusto aggiungere che quello che veramente li preoccupa sono
accuse “serie” basate su eventi reali. Ma non hanno da preoccuparsi. La mistica
di “L’America, la Virtuosa” è ancora apparentemente viva alla Corte Penale
Internazionale, come lo è ancora tra molte altre organizzazioni internazionali;
di fatto tra la maggioranza della gente di questo mondo.
Nei primi anni, la CPI, sotto il Procuratore Capo Luis Moreno-Ocampo, argentino,
respinse centinaia di petizioni accusanti gli Stati Uniti di crimini di guerra,
incluse 240 riguardanti la guerra in Iraq. I casi furono respinti per mancanza
di prove, mancanza di giurisdizione o per la capacità degli Stati Uniti di
condurre le proprie investigazioni ed i propri processi. Apparentemente il fatto
che gli Stati Uniti non abbiano mai veramente usato questa capacità non è stato
significativo per la Corte. ‘Mancanza di giurisdizione” si riferisce al fatto
che gli Stati Uniti non hanno ratificato l’accordo. All’apparenza appare
alquanto strano. Possono nazioni commettere impunemente crimini di guerra perché
non sono parte di un trattato che mette al bando i crimini di guerra? Hmmmm...Le
possibilità sono infinite.
Uno studio congressuale rilasciato nell’Agosto del 2006, concluse che il Capo
Procuratore della CPI dimostrava “una riluttanza ad avviare un’investigazione
contro gli Stati Uniti” basata su dichiarazioni riguardanti la sua condotta in
Iraq[4] . Sic transit gloria Corte Penale Internazionale.
Riguardo al crimine di aggressione, lo Statuto della Corte specifica che la
Corte “deve esercitare la giurisdizione per i crimini di aggressione quando una
provvisione è adottata...definendo il crimine e le condizioni sotto le quali la
Corte deve esercitare giurisdizione in rispetto al crimine commesso.” In breve,
il crimine di aggressione è omesso dalla giurisdizione della Corte fino a quando
non viene definita “l’aggressione”. La scrittrice Diana Johnstone ha osservato:
“Questo è un argomento specioso, dal momento che il termine aggressione è stato
chiaramente definito nel 1974 dalla Risoluzione 3314 dell’Assemblea Generale
delle Nazioni Unite, dichiaranti che: ‘Aggressione è l’uso di forze armate da
parte di uno Stato contro la sovranità, l’integrità territoriale o
l’indipendenza politica di un altro Stato’, ed ha elencato sette esempi
specifici,” compresi:
L’invasione o l’attacco del territorio
di uno Stato da parte delle forze armate di un altro Stato, qualsiasi tipo di
occupazione militare, anche se temporanea, risultante da tale invasione o
attacco, o qualsiasi annessione del territorio di un altro Stato o di una sua
parte conseguente all’uso della forza, e
Il bombardamento da parte delle forze armate di uno Stato contro il territorio
di un altro Stato o l’uso di armi contro il territorio di uno Stato da parte
di un altro Stato.
La delibera delle Nazione Unite dichiara inoltre “Nessun tipo di considerazione
sia essa politica, economica, militare o non, può servire da giustificazione per
il crimine di aggressione”.
La vera ragione per la quale il crimine di aggressione rimane fuori dalla
giurisdizione della CPI è che gli Stati Uniti, che hanno rivestito un ruolo
importante nel redigere lo Statuto, prima di rifiutarsi di ratificarlo, sono
categoricamente contrari alla sua inclusione. Non è difficile vederne la
ragione. E’ facile notare che casi di “aggressione”, palesemente reali sono
molto più facilmente identificabili rispetto a casi di “genocidio”, la cui
definizione dipende da supposizioni d’intenzione [5].
A Maggio, a Kampala, in Uganda vi sarà una conferenza della CPI per discutere la
questione specifica sulla definizione di “aggressione.” Gli Stati Uniti sono
chiaramente interessati alla questione. Qui di seguito, lo scorso 19 Novembre
all’Aia, Stephen J. Rapp., Ambasciatore au-Large statunitense per i Crimini di
Guerra, si rivolge agli Stati membri della CPI (ad oggi 111 hanno ratificato):
“Sarei negligente se non condividessi con voi le preoccupazioni della mia nazione riguardo una questione rimasta in sospeso, davanti a quest’organismo, alla quale diamo particolare importanza: la definizione del crimine di aggressione che sarà affrontata, l’anno prossimo, alla Conferenza di Revisione a Kampala. Gli Stati Uniti hanno un punto di vista risaputo riguardo al “crimine di aggressione”, che riflette il determinato ruolo e le responsabilità conferite al Consiglio di Sicurezza dallo Statuto dell’ONU nel rispondere all’aggressione o alle sue minacce, nonchè preoccupazione per il modo in cui è formulata la bozza della definizione in sé. La nostra opinione è, e rimane, che nel caso in cui lo Statuto di Roma dovesse emendare per includere un definito crimine di aggressione, che la giurisdizione dovrà seguire la risoluzione da parte del Consiglio di Sicurezza che stabilisce se l’aggressione è avvenuta o meno. “
Capite tutti quello che Mr. Rapp ci sta dicendo? Che il Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite dovrebbe essere l’organismo determinante se o meno un’
aggressione è avvenuta. Lo stesso organismo in cui gli Stati Uniti hanno potere
di veto. Prevenire l’uso di una definizione di aggressione che potrebbe
stigmatizzare la politica estera statunitense è probabilmente la principale
ragione per la quale gli Stati Uniti presenzieranno a questa prossima
conferenza.
Tuttavia, il fatto che gli Stati Uniti parteciperanno alla conferenza sarà
sicuramente evidenziato da alcuni come un altro esempio di come la politica
estera dell’amministrazione Obama è un netto miglioramento rispetto
all’amministrazione Bush. Ma, come quasi tutti tali esempi, è un’illusione di
propaganda. Come la copertina della rivista Newsweek dell’8 Marzo, con la
scritta a grossi caratteri: “Finalmente la vittoria: l’emergere di un Iraq
democratico”. Anche prima dell’attuale farsa elettorale irachena, con candidati
vincenti arrestati o in fuga[6], questa testata avrebbe dovuto volgere un
pensiero alle interminabili battute statunitensi fatte durante la Guerra Fredda
su Pravda e Izvestia.
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- BBC, 4 Marzo 2010; Washington Post, December 3, 2005
- New York Times, 8 Novembre 2004
- Christian Science Monitor, 13 Febbraio 2009
- Washington Post, 7 Novembre 2006
- Diana Johnstone,
Counterpunch, 27/28 Gennaio 2007
- Washington Post, 2 Aprile 2010
- Titolo originale: "The United States Takes the Matter of Three-headed
Babies Very Seriously. "
- Fonte:
http://www.informationclearinghouse.info
I bambini di Fallujah - Video shock della BBC
(attenzione ci sono immagini raccapriccianti)
FALLUJA , IRAQ : FRA I BIMBI E' UN DOPO HIROSHIMA
Prima o poi doveva venire fuori: a Falluja nascono bambini deformi. La città dell’ovest dell’Iraq, devastata nel 2004 da due offensive delle forze Usa – la seconda delle quali, nel mese di novembre, la distrusse quasi completamente, provocando moltissime vittime fra i civili - va ad aggiungersi all’elenco dei luoghi in cui l’utilizzo di armi proibite potrebbe essere responsabile di morti e malformazioni fra i nuovi nati.
La notizia in un reportage appena
pubblicato sul sito del Guardian, corredato di video e “foto gallery”: Martin
Chulov, inviato a Baghdad del quotidiano britannico, è andato a Falluja, e
scrive che, in quella che è stata una zona di guerra, si registra un aumento
anomalo di malformazioni congenite, e di tumori, fra i bambini – fino al 15%,
secondo i medici del posto. Che ipotizzano che possa essere collegato ai
materiali tossici rimasti dopo le operazioni militari contro la città. E che
negli ultimi mesi hanno iniziato a compilare cartelle cliniche dettagliate su
tutti i nuovi nati.
Il catalogo degli orrori è quello già registrato da parecchi anni nel sud
dell’Iraq - a Bassora e non solo: bimbi nati con due teste, altri che hanno
tumori multipli, altri ancora con problemi al sistema nervoso: tutti casi senza
precedenti, e inspiegabili, secondo i neurologi e gli ostetrici intervistati dal
giornale.
"Stiamo vedendo un aumento molto significativo delle anomalie del sistema
nervoso centrale", dice il dr. Ayman Qais, direttore dell’Ospedale generale di
Falluja. "Prima del 2003, le malformazioni nei neonati che vedevo erano
sporadiche. Adesso la loro frequenza è aumentata in modo sorprendente".
E continua ad aumentare, a detta del medico iracheno: da due ricoveri ogni 15
giorni di un anno fa, si è passati agli attuali due al giorno. Qais dice che la
maggior parte di queste malformazioni riguardano la testa e il midollo spinale,
ma ce ne sono anche molte degli arti inferiori. "Inoltre, c’è un aumento molto
marcato nel numero dei casi di tumore cerebrale in bambini di età inferiore a
due anni”.
Petizione all’Assemblea Generale dell’Onu
Naturalmente, per saperne di più, bisognerebbe indagare: così un gruppo di
funzionari, iracheni e britannici, di cui fanno parte, fra gli altri, Nawal al
Samarra’ie, già ministro (donna) iracheno per le questioni femminili, assieme a
David Halpin e Chris Burns-Cox, due medici britannici, hanno inviato una
petizione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, chiedendo che a indagare –
in modo esaustivo - sia una commissione indipendente. Che possa anche
contribuire a ripulire la zona dai materiali tossici lasciati dalle guerre.
Il Guardian ha chiesto a una pediatra del posto, Samira Abdul Ghani, di tenere
una documentazione precisa su un arco di tre settimane, a partire dall’11
ottobre: i risultati mostrano che in questo periodo sono nati 37 bambini con
gravi malformazioni, molte delle quali riguardano difetti del tubo neurale, solo
nell’Ospedale generale di Falluja.
Sui tumori i medici ci vanno più cauti: dato che di solito essi si manifestano
mesi o anni dopo la nascita, per il momento non vogliono quantificare.
Il primario del reparto pediatrico dell’ospedale, dr. Bassam Allah, questa
settimana ha chiesto che esperti internazionali prelevino campioni di terreno
nelle varie zone di Falluja, e che ci sia una indagine condotta da scienziati
per stabilire le cause di quanto sta accadendo.
“E’ come dopo Hiroshima”
"Mi creda, adesso è come se stessimo curando pazienti subito dopo Hiroshima",
dice il medico al giornale britannico.
Potrebbe trattarsi di effetti di sostanze chimiche o radioattive: un aumento
anomalo di tumori infantili si registra da parecchi anni nel sud dell’Iraq,
attorno a Bassora, dove si parla di possibili effetti dell’uranio impoverito –
utilizzato in maniera massiccia nel corso della prima Guerra del Golfo, nel
1991. Anche a Najaf, dove ci sono stati intensi combattimenti nel 2004, i tumori
infantili stanno aumentando.
I medici di Falluja intervistati dal Guardian non si sbilanciano – almeno per
adesso: nessun collegamento diretto causa-effetto con gli attacchi devastanti
subiti dalla città irachena nell’aprile e nel novembre 2004. Preferiscono
parlare di fattori multipli che, messi assieme, potrebbero essere responsabili
dell’ aumento inspiegabile di malformazioni e tumori fra i bambini.
Armi proibite
“Inquinamento dell’aria, radiazioni, sostanze chimiche, uso di farmaci durante
la gravidanza, malnutrizione, o la condizione psicologica da parte delle madri”,
sono i fattori elencati dal dr. Qais, che sottolinea: “Semplicemente, le
risposte ancora non le abbiamo”.
Resta il fatto che, nel corso delle due offensive militari scatenate dalle forze
Usa contro la città irachena, in particolare quella, devastante, del novembre
2004, sono state usate armi proibite – fra queste il “fosforo bianco”. Un
utilizzo che lo stesso Pentagono è stato costretto in seguito ad ammettere.
Sul governo di Baghdad, a Falluja non ci contano molto: il ministero della
Sanità, in particolare, pur avendo finanziato interamente la costruzione del
nuovo Ospedale generale, è inefficiente, e non sarebbe in grado di coordinare
una risposta a quella che è una situazione sempre più grave.
E’ per questo che nella città irachena i funzionari chiedono l’aiuto della
comunità internazionale.
Finora c’è stata riluttanza a rivolgersi all'estero, persino nel campo
scientifico, "ma adesso abbiamo superato quel punto”, dice il dr. Salah. “Ogni
giorno faccio interventi multipli. Ho un solo assistente, e sono costretto a
fare tutto da solo". ( Fonti: Osservatorio Iraq e The Guardian.)
Falluja, le piccole vittime delle armi chimiche
Sono passati sei anni da quando avevamo visto le nuvole bianche illuminare il cielo di Falluja, la città più martoriata e distrutta dell’Iraq. I profughi rientrati nella città dopo i bombardamenti mi avevano raccontato di una polverina bianca depositata su tutti i mobili di casa, che appena si toccava provocava la rottura delle vene. I militari americani avevano allora raccomandato alla popolazione di ripulire tutto con detersivi speciali, di non toccare la verdura coltivata in quei campi, di non mangiare animali allevati nella zona e di non concepire bambini. Ma ci volle del tempo prima che alcuni militari americani ammettessero l’uso del fosforo bianco per bombardare Falluja, una micidiale arma chimica portata dall’esercito americano per combattere Saddam che non possedeva più armi di quel genere, ma con il pretesto del possesso di armi di massa era stato attaccato.
Sono passati sei anni e si vede il risultato: bambini nati con tre teste, con sei dita, con un solo occhio, con difetti al sistema nervoso (nel 2003 si riscontrava un caso sui bambini nati in un mese, ora un caso al giorno) e soprattutto con problemi cardiaci, i difetti congeniti al cuore riguardano 95 neonati ogni mille, tre/quattro casi al giorno, una percentuale 13 volte più alta di quella che si registra in Europa.
Effetti della guerra, danni collaterali. Una tragedia per il futuro dell’Iraq, non nuovo a simili tragedie. Non era forse giù successo con le armi all’uranio impoverito usate durante la prima guerra del Golfo? In attesa della seconda guerra avevamo visitato ospedali senza medicine (a causa dell’embargo) dove venivano ricoverati bambini con ogni tipo di deformazione. Immagini raccapriccianti come quelle che ci arrivano oggi da Falluja.
Gli americani dicono di non essere in possesso di nessun rapporto che indichi gli effetti della guerra sulla popolazione, ma per loro si tratterebbe comunque semplicemente della guerra. Quella che ha come principali vittime le donne e i bambini. Soprattutto quelli di Falluja sottoposti a due offensive, in aprile e in novembre del 2004, che avevano distrutto la città. Perché? Perché era diventata per gli iracheni il simbolo della resistenza contro l’occupazione e prima delle elezioni del 2005 occorreva distruggerla.
Per noi, pacifisti, un unico rammarico quello di non essere riusciti a fermare quella guerra voluta da Bush e alleati, come giornalista, di non aver potuto denunciare più efficacemente l’uso del fosforo bianco per interromperne l’utilizzo ed evitare di trovarci di fronte agli effetti su piccoli corpi di bambini che hanno l’unica colpa di essere nati in un paese che doveva essere il giardino dell’Eden e invece è diventato l’inferno.
APPROFONDIMENTO VIDEO
Strage di Fallujah - prima parte
Strage di Fallujah - seconda parte
Strage di Fallujah - terza parte
ALTRI VIDEO INCHIESTA SU FALLUJAH