CARI PARLAMENTARI
MA QUANTO CI COSTATE!!!!
(a cura di Claudio Prandimi)
Il deputato Carlo Monai racconta la vita del Palazzo.
Si lavora pochissimo e si viaggia a "scrocco".
Si entra gratis a teatro e allo stadio.
Si mangia con soli 7 euro
'Noi, onorevoli e nullafacenti'
Un parlamentare ci mostra i privilegi di Montecitorio. Ecco la prima puntata del suo racconto: dove ci spiega che si lavora pochissimo, si comprano auto scontate e per viaggiare si sceglie sempre Alitalia, che è la più cara, tanto paga lo Stato e così si accumulano punti per portare la famiglia in vacanza.
Carlo
Monai è l'unico, dopo sette tentativi andati a vuoto, che ha accettato di
raccontare a "l'Espresso" com'è cambiata la sua vita da quando è entrato nella
casta. E' un avvocato di Cividale del Friuli, ex consigliere regionale e oggi
deputato dell'Idv al primo mandato parlamentare. Uno dei peones, a tutti gli
effetti.
Uno coraggioso, direbbe qualcuno, visto che ha deciso di metterci la faccia e
guidarci come novello Virgilio nella bolgia di indennità, vitalizi, doppi
incarichi, regali, sconti e privilegi in cui sguazzano politici di ogni risma.
Un paradiso per pochi, un inferno per le tasche dei contribuenti italiani,
stressati da quattro anni di crisi economica e da una Finanziaria lacrime e
sangue che chiederà ulteriori sacrifici. «Per tutti, ma non per noi», chiarisce
Monai. «I costi della politica sono stati ridotti di pochissimo, e alcuni
sprechi sono immorali. Non possiamo chiedere rinunce agli elettori se per primi
non tagliamo franchigie e sperperi».
L'incontro è al bar La Caffettiera, martedì mattina, davanti a Montecitorio.
Difficile ottenere un appuntamento di lunedì. «Noi siamo a Roma da martedì al
giovedì sera», spiega. «Ma in questa legislatura pare che stiamo facendo peggio
che mai: spesso lavoriamo due giorni a settimana, e il mercoledì già torniamo a
casa. Nel 2010 e nel 2011 l'aula non è mai stata convocata di venerdì. Le sembra
possibile?».
Anche in commissione l'assenteismo è da record. «Su una quarantina di membri, se
ce ne sono una decina presenti è grasso che cola. Io credo che lo stipendio che
prendiamo sia giusto, ma a condizione che l'impegno sia reale. Se il mio studio
fosse aperto quanto la Camera, avrei davvero pochi clienti».
La busta paga di Monai è identica a quella dei suoi colleghi: l'indennità netta
è di 5.486,58 euro, a cui bisogna aggiungere una diaria di 3.503,11 euro. Per
ogni giorno di assenza la voce viene decurtata di 206 euro, ma solo per le
sedute in cui si svolgono le votazioni. E se quel giorno hai proprio altro da
fare, poco male: basta essere presenti anche a una votazione su tre, e il
gettone di presenza è assicurato ugualmente. Lo stipendio è arricchito con il
rimborso spese forfettario per garantire il rapporto tra l'eletto e il suo
collegio (3.690 euro al mese), e gli emolumenti che coprono le uscite per
trasporti, spese di viaggio e telefoni (altri 1.500 all'incirca). In tutto,
oltre 14 mila euro al mese netti. Ai quali molti suoi colleghi con galloni
possono aggiungere altre indennità di carica.
Monai inizia il suo viaggio. «Non bisogna essere demagogici. Parliamo solo di
fatti. Partiamo dagli assistenti parlamentari: molti non li hanno. Visto che le
spese non vanno documentate, preferiscono intascarsi altri 3.690 euro destinati
ai portaborse e fare tutto da soli. Altri colleghi per risparmiare si mettono
insieme e ne pagano uno che fa il triplo lavoro».
Ecco così svelata la sproporzione tra il numero dei deputati (630) e i contratti
in corso per i segretari (230). «Non c'è più tanto nero come qualche anno fa.
Anche un altro mito va sfatato: la Camera non ci regala cellulari, come molti
credono, ma ogni deputato può avere altri 3.098 euro l'anno per pagare le
telefonate. La Telecom ci offre poi dei contratti, chiamati "Tim Top Business
Class", destinati a deputati e senatori. Per i computer? Abbiamo un plafond di
altri 1.500 euro». Anche quand'era in consiglio regionale del Friuli le
telefonate non erano un problema: «La Regione copriva tutto. Se non ti fai
scrupoli puoi spendere quanto vuoi. Lo sa che lì c'è pure un indennizzo
forfettario per l'utilizzo della propria macchina? Per chi vive fuori Trieste,
1.800 euro in più al mese. Tutti prendevano il treno regionale, e si intascavano
la differenza». Portandosi a casa solo grazie a questa voce lo stipendio di un
operaio specializzato.
Già. I trasporti gratis sono un must dei politici. Monai elenca i vantaggi di
cui può usufruire. «Il precario che su Internet ha svelato gli sconti che ci fa
la Peugeot s'è dimenticato che anche altre case offrono benefit simili: ho
ricevuto offerte dalla Fiat, dalla Mercedes, dalla Renault. Dal 10 al 25 per
cento in meno. Credo che lo facciano per una questione di marketing».
Si mangiano 5,5 milioni di euro
Dopo la pubblicazione sul nostro sito dei menù di Camera e Senato, gli onorevoli si sono difesi sostenendo che i loro ristoranti non pesano sui contribuenti. Balle: ecco quanto ci costano, ogni anno, le lombatine e i branzini serviti in livrea ai nostri parlamentari
La buvette di Montecitorio"The pen is on the table". Sono molti i deputati che hanno fatto una figura barbina davanti alla docente d'inglese venuta a fargli lezione privata nei loro uffici. D'altronde, è noto che il livello di conoscenza delle lingue straniere dei nostri politici è da sempre piuttosto bassino: nel 2006 Berlusconi fu preso in giro in mondovisione dall'ex presidente Bush per il suo inglese maccheronico.
"Proprio per questo", spiega un
funzionario della Camera, "esiste un fondo di 400 mila euro l'anno per i corsi
di formazione dei parlamentari. Pensi che figuracce se non riuscissero a
spiccicare mezza parola d'inglese durante gli incontri internazionali". Così,
nonostante molti onorevoli abbiano seri problemi in primis con la loro lingua
madre, la casta di Montecitorio non bada a spese per l'aggiornamento culturale
dei suoi fortunati membri: nel 2011 tra consulenze, formazione del personale e
corsi di lingue e computer si spenderanno 1,3 milioni di euro. Serviranno a
qualcosa? Difficile dirlo: di sicuro quest'anno verranno spesi 415mila euro per
chiamare interpreti e traduttori capaci di destreggiarsi tra le insidie del
tedesco o del francese.
Il fondo per le lezioni private è solo una delle centinaia voci di spesa che
saltano agli occhi spulciando il bilancio pluriennale 2011-2013 della Camera. Il
21 luglio scorso Fini e colleghi hanno annunciato in pompa magna un
ridimensionamento degli sprechi, e hanno varato una serie di tagli per ammansire
l'opinione pubblica nauseata da vitalizi record e privilegi inattaccabili.
Spulciando il dossier sulle spese correnti, però, ci si chiede se non potessero
fare qualche sforzo in più. La grande maggioranza dei risparmi previsti (150
milioni in tre anni) arriveranno infatti non da tagli di spesa, ma attraverso il
blocco degli aumenti già previsti per gli anni 2012 e 2013. Altro denaro sarà
accantonato grazie all'abbandono anticipato dei costosissimi uffici di Palazzo
Marini (che consentiranno un risparmio di 29 milioni di euro nel biennio), dalla
chiusura di un self service e dalla forbice sugli abbonamenti di quotidiani e
riviste. I deputati hanno promesso anche una "riduzione di offerte del menu" dei
ristoranti interni, quelli con camerieri in livrea che servono spaghettini con
alici a 1,60 euro. Qualche settimana fa, dopo un'inchiesta de "l'Espresso",
qualche onorevole s'è difeso spiegando che i contribuenti non ci rimettono un
euro, visto che i locali sono gestiti da privati. In realtà leggendo i documenti
ufficiali si scopre che la differenza tra il costo effettivo dei piatti (almeno
una cinquantina di euro) e quello che pagano i deputati (pochi spiccioli) ce la
mettono proprio gli italiani: nella previsione al bilancio 2011 la voce "servizi
di ristorazione gestiti da terzi" vale ben 5,5 milioni di euro. Una cifra
enorme. Nel 2007 senatori e deputati mangiavano meno: la spesa superava di poco
i 4 milioni.
'Così viviamo a scrocco'
Seconda puntata delle confessioni all'Espresso del parlamentare Carlo Monai. Che qui ci racconta come si entra gratis allo stadio e a teatro, come non si pagano le multe per eccesso di velocità e come si può incassare il gettone di presenza anche se si resta a casa: basta dire che ci si trovava a un convegno-
Carlo Monai è il nostro Virgilio, che ha accettato di
guidare l'"Espresso" nella selva di privilegi e benefit di cui gode la Casta.
Il suo viaggio riparte dai vantaggi economici per gestione dell'auto privata del
deputato. «Abbiamo un pass per andare ovunque, e se prendiamo una multa per
divieto di sosta o eccesso di velocità c'è l'ufficio "Centro servizi" dove
possiamo chiedere agli addetti di fare ricorso al prefetto: se ci sono
'giustificate esigenze di servizio', la multa va a farsi benedire».
A Fiumicino un mese al parking silos "E" costa agli italiani 293 euro, ai
parlamentari 50. «Anche in Friuli pagavo, grazie al tesserino da consigliere,
poco più di 40 euro: se hai la tessera "Fly Very Good" la vita è davvero più
facile», aggiunge ironico l'avvocato.
Un privilegio, quello del parcheggio gratis o quasi, che riguarda quasi tutti i
consiglieri comunali d'Italia: a Milano, per esempio, i neoeletti beneficiano di
alcuni posti gratuiti nel parcheggio di Linate, senza dimenticare la convenzione
con il posteggio di piazza Meda, dietro Palazzo Marino. Inoltre, come ha
ricordato Franco Vanni su "Repubblica Milano", l'Atm ai consiglieri fa uno
sconto del 50 per cento sui mezzi pubblici, e dà un pass per mettersi gratis
sulle strisce, blu o gialle che siano.
Se i parking a sbafo fanno aggrottare la fronte, è il capitolo "auto blu" quello
che fa scandalizzare le masse. In Italia se ne contano 86 mila, secondo i dati
del ministro Renato Brunetta, per un costo (tra autisti e parco macchine)
superiore ai 3 miliardi di euro l'anno. Assessori, consiglieri, ministri,
sottosegretari, funzionari di ogni livello sono i beneficiari principali. In
Parlamento sarebbero appannaggio esclusivo dei presidenti dei gruppi, in tutto
una ventina. Ma a queste vetture vanno aggiunte quelle dei servizi di scorta: in
tutto sono 90, tra parlamentari e uomini di governo, più 21 tra sindaci e
governatori regionali.
«Alcuni colleghi» racconta Monai «finiscono per avere l'auto blu dopo alcune
minacce o presunte tali, arrivate in seguito a decisioni politiche discutibili:
penso a Domenico Scilipoti e Antonio Razzi, ex dell'Idv che sono passati con la
maggioranza».
La casta non può fare a meno nemmeno dei voli blu, quelli effettuati con aerei
di Stato: nell'ultima legislatura, rispetto a quella del governo Prodi, le ore
di volo di ministri e sottosegretari sono cresciute del 154 per cento. «Mi hanno
raccontato pure che i deputati chiedono un passaggio a qualche imprenditore che
possiede un aereo privato», dice il deputato: «Questa è una delle cose più
deprecabili, perché non bisogna mai essere ricattabili».
Ma tant'è, la vita della casta è una vita a scrocco. Ci si fa l'abitudine. Il
nostro Virgilio ci mostra la tessera del Coni, che dà accesso a quasi tutte le
manifestazioni sportive. «Quando ero consigliere in Friuli, se volevi assistere
ai match dell'Udinese o della Triestina bastava segnalare i desiderata alla
società, che hanno interesse a mantenere buoni i rapporti con la politica. Il
posto è assicurato». In tribuna vip, naturalmente.
I parlamentari possono usufruire anche di uno sconto per il Teatro dell'Opera di
Roma e in alcuni musei, mentre a Trieste il nostro peone aveva sempre a
disposizione un palchetto al Teatro Verdi.
I vantaggi non sono un'esclusiva romana. A Milano i consiglieri comunali possono
chiedere il rimborso di pranzi di lavoro (e se mangiano in Consiglio, una cena
gli costa 1,81 euro), hanno diritto a biglietti gratis per San Siro (partite o
concerti), e due palchi riservati alla Scala per gli appassionati di lirica.
Mentre i consiglieri regionali del Piemonte godono ancora
dell'autocertificazione per fantomatici impegni durante sabati, domeniche e
festivi: si può intascare il gettone di presenza (122,5 euro) anche in quei
giorni di riposo, a patto che dicano (senza pezze d'appoggio) di aver
partecipato a convegni ed eventi. In Sicilia e Campania la lista dei privilegi
comprende di tutto. All'Ars dell'isola le missioni all'estero sono la norma, non
l'eccezione (un deputato regionale, Giuseppe Gennuso, nel 2009 ha trascorso
quasi tre giorni su quattro fuori dell'Assemblea), mentre fino a pochi mesi fa
anche coloro che avevano finito il mandato continuavano a prendere un
"aggiornamento professionale" di 6.400 euro annui. E se un deputato regionale
morisse avrebbe diritto a un sussidio di 5 mila euro per le esequie.
Anche nella indebitatissima Campania s'è sfiorato il ridicolo. Lo scorso
novembre una delibera è stata revocata prima che creasse una rivolta popolare:
prevedeva che ogni consigliere potesse avere in ufficio televisione, tre
poltrone in pelle, telepass e a scelta un computer fisso, un portatile o l'iPad.
Il frigobar era invece appannaggio solo di presidenti, vice e capogruppo.
Onorevole, che belle penne
Solo per la 'cancelleria' la Camera spende un milione di euro l'anno: come faccia, è un mistero. Uno dei tanti di Montecitorio: una cittadina di tremila persone, fra deputati, questori, portaborse etc. che a Roma occupano 22 palazzi storici. Con un budget di oltre un miliardo per arredi, bollette, tendaggi, divise, saponi e pulsantiere.
L'accorpamento
dei Comuni più piccoli e la cancellazione di 29 provincie previste dal decreto
anticrisi sono un passo avanti per la riduzione dei costi della politica.
Peccato che a Roma i tagli restino ancora un tabù. Diminuire il numero di
parlamentari (e dei rappresentanti di altre assemblee tipo consigli regionali,
provinciali e comunali) resta una chimera, mentre è un fatto che i costi
complessivi per il funzionamento della Camera, nonostante le promesse seguite al
boom del libro "La Casta" di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, dal 2007 al
2011 siano aumentati di ben 60 milioni di euro: a dicembre sfioreranno la
stratosferica cifra di un miliardo e 71 milioni. Denaro speso per far funzionare
22 (!) palazzi e una popolazione di nemmeno tremila persone, tra deputati,
portaborse, questori e personale vario. Eppure, sono tante le voci che
potrebbero essere ridotte.
Scorrendo la nota al bilancio pluriennale si scopre che gli assegni vitalizi
diretti, per esempio, sono stati limati di un ridicolo uno per mille (95mila
euro su un totale di 96,7 milioni), e che - ecco la beffa - nel 2013 l'intero
capitolo di spesa (comprese le pensioni di reversibilità) riprenderà a crescere.
Anche il fondo per i viaggi degli ex deputati aumenterà, passando da 800 a
900mila euro l'anno: nessuno ha avuto il coraggio di cancellarli con un tratto
di penna. Altro costo difficile da abbassare è quello che riguarda gli stipendi
(altissimi) del personale: aumentato di 12 milioni dal 2007, a fine 2011
toccherà i 235 milioni di euro nel 2011, per schizzare a 246 milioni nel 2013.
Anche la voce "pensioni" di ex commessi e funzionari è data in crescita di 12
milioni. Alla faccia dei risparmi promessi.
Andiamo con ordine, e passiamo alle spese di manutenzione: 14 palazzi sono
tanti, troppi, così per aggiustare gli onorevoli ascensori i contribuenti
italiani pagheranno nel 2011 circa 930mila euro di bulloni e pulsantiere, mentre
990 mila euro serviranno a riparare i vecchi arredi (ma sono previsti nuovi
mobili per oltre un milione di euro) e ben 7,7 milioni serviranno per la pulizia
e l'igiene. Dal primo gennaio 2012 i costi per aspirapolveri, scope e detergenti
sarebbero dovuti aumentare di altri 120 mila euro l'anno, invece i deputati
hanno deciso che gli ottoni di Montecitorio sono già abbastanza splendenti e
hanno, bontà loro, congelato l'aumento previsto. I nostri onorevoli non sono
riusciti nemmeno a tagliare la voce vestiario: si tratta di 490mila euro l'anno
destinati alle divise di autisti e commessi (chissà qual è il sarto che s'è
accaparrato l'appalto). Soldi a cui bisogna aggiungere i 70 mila euro annui per
la lavanderia e 100 mila per i guardarobieri che custodiscono cappotti e
pellicce delle signore del Parlamento.
Se il decoro dell'istituzione è sacro, anche il benefit del cellulare resta
intoccabile: il fondo da 2,3 milioni del 2011 è stato confermato anche per il
2012 e il 2013. Carta, matite, gomme e penne ci costano invece un milione
l'anno, assai meno della stampa di tutti gli atti parlamentari: 7,1 milioni di
euro previsti a fine 2011. A questo fiume di denaro ("Abbiamo già tagliato le
pubblicazioni, se tutti i parlamentari ci chiedessero gli atti di giornata non
avremmo copie sufficienti", dice un dipendente) vanno sommati i 2,2 milioni
spesi quest'anno per l'accesso gratuito al sito Internet, più altri denari per
la realizzazione del "portale storico" della Camera, in occasione del 150
anniversario dell'Unità d'Italia. Nel bilancio è annunciato anche il
fondamentale "sviluppo del palinsesto del canale satellitare", in modo da
assicurare ai telespettatori che finissero per sbaglio sulla tv della Camera in
prima serata o nei week-end "la continuità" delle trasmissioni. I deputati hanno
però annunciato che tenteranno di risparmiare su biglietti aerei, pedaggi
autostradali e treni: un milione in meno (sui 13 previsti) a partire dal 2012.
Un taglio inferiore al 10 per cento, che riporta la voce di spesa ai livelli -
già altissimi - di quattro anni fa.
Risotto con rombo: 3,34 euro. Carpaccio di filetto: 2,76. Dolce: 1,74. Il tutto di servito da camerieri in livrea. E' il ristorante del Senato. Terza puntata delle confessioni all'Espresso del parlamentare Carlo Monai: dove non ci parla solo di cibo ma anche di mutui superagevolati, di terme e di massaggi shiatsu a spese del contribuente
Carlo Monai, il deputato dell'Idv che ha deciso di raccontare tutti i
privilegi della Casta, continua a stupirci.
Racconta che a Montecitorio e Palazzo Madama arrivano ogni giorno inviti per
mostre, happening vari, sfilate di moda. Il cibo si paga? «Dipende. Il bar della
bouvette è in linea con i prezzi di mercato. Il ristorante, invece, no. Ci costa
in media 15 euro, ma la tavola è apparecchiata come un tre stelle Michelin, i
camerieri sono in livrea, lo chef è bravo e prepara piatti di grande qualità. Io
cerco di non appesantirmi, e ci vado raramente. L'unico appunto», chiosa
sorridendo, «riguarda la cantina: ci sono ottimi vini, ma nessuna bottiglia
friulana».
Al Senato si può mangiare uno spaghetto alle alici a 1,60 euro, un carpaccio di
filetto a 2,76 euro, un pescespada alla griglia a 3,55 euro. Prezzi ridicoli.
«Anche in consiglio regionale c'era un buon self service. Primo, secondo, caffè
e frutta a 10 euro». Pure uno shampoo costa poco: la nostra guida è un
frequentatore della mitica barberia della Camera, dove un taglio costa 18 euro
(al Senato, invece, è gratis). «In questo caso, credo che sia un servizio da
conservare: consente al parlamentare di avere sempre un aspetto dignitoso, anche
quando arriva il martedì con i capelli spettinati».
Ma i servizi dedicati ai politici non finiscono qui. Dentro Montecitorio c'è uno
sportello del Banco di Napoli, diventato famoso perché il consigliere Marco
Milanese ha movimentato, su un conto dell'agenzia Montecitorio, qualcosa come
1,8 milioni di euro in pochi anni. Non è il solo ad aver aperto un conto lì,
visto che gli onorevoli possono approfittare di tassi agevolati per mutui e
prestiti.
Precisa Monai: «Molti usano la diaria non per affittare la casa a Roma, ma per
comprarla. L'importante è essere rieletti. Per un mutuo di 150 mila euro a
cinque anni il tasso fisso è appena del 2,99 per cento, uno o due punti sotto
quello di mercato. Idem per un prestito: possiamo avere un tasso agevolato al
2-3 per cento».
Anche le prestazioni sanitarie sono rimborsate: Monai dopo un incidente in cui
ha distrutto una Mercedes ha ottenuto il rimborso di 580 euro di massaggi, e
ammette che il Parlamento gli paga cinque giorni di cure termali l'anno.
I radicali hanno scoperto altri benefit: occhiali gratis, psicoterapia pagata,
massaggi shiatsu, balneoterapia. Tutti servizi destinati a oltre 5.500 persone,
tra deputati e familiari. Alla Camera, poi, non si chiama mai il 118: ci sono
anche alcuni infermieri nascosti tra gli scranni dell'Aula adibiti a "rianimare"
il deputato nel caso si sentisse male. Costano al contribuente 650 mila euro
l'anno.
Dopo una vita da nababbo, l'ex parlamentare o il consigliere non viene
abbandonato dalla casta. L'assegno di fine mandato non si nega a nessuno, e il
vitalizio scatta per tutti. Per prendere una pensione bastano cinque anni di
mandato alla Camera o al Senato, (in media 6 mila euro a testa al mese), per una
spesa che nel 2013 toccherà i 143,2 milioni di euro l'anno. Tra le Regioni solo
l'Emilia-Romagna ha abolito il vitalizio, tutte le altre non ci pensano nemmeno:
così nel Lazio può accadere che gli ex e i trombati si prendano 4 mila euro al
mese ad appena 55 anni.
Non male, in tempo di crisi.
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