I "NETUREI KARTA", OVVERO GLI

EBREI ANTISIONISTI CHE ATTENDONO

IL REDENTORE DELL'UMANITA'.

CHI SONO E COSA VOGLIONO?

(A cura di Claudio Prandini)

 

 

 

PREMESSA

 

Probabilmente qualcuno si sarà chiesto un po' sorpreso dei motivi della presenza a Teheran, nei giorni della contestata Conferenza sull'Olocausto del 11-12 dicembre 2006, di una delegazione di rabbini ebrei!? Vediamo allora chi sono... Il pubblico italiano in genere non sa nulla dei "Neturei Karta" ne della loro esistenza, ma sono ebrei a tutti gli effetti e nel nome della fede più ortodossa proclamano il loro no al sionismo e all'idea stessa di "Stato ebraico". Il loro pensiero si ricollega al pensiero rabbinico europeo del XIX secolo e al Talmud babilonese che dice che "gli ebrei non possono utilizzare forze umane per stabilire uno stato ebraico finché non venga il Messia della casa di Davide, ed in cui si afferma che devono essere cittadini leali delle nazioni in cui vivono senza cercare di anticipare la fine dell'esilio". Per i Neturei Karta il popolo ebraico è dunque ancora in esilio per i suoi peccati e deve attendere il Messia per poter essere liberato. Il sionismo è quindi per loro un grave peccato, una vera tentazione di Satana. Come si vede l'opposizione allo stato d'Israele, per questo gruppo ebraico, è principalmente di origine religiosa: il sionismo visto come eresia diabolica!

 

Essi specificano che il sionismo è una questione “unicamente politica” che, dietro la maschera della religione, giustifica i propri crimini contro il popolo palestinese e l’occupazione dei Territori. Il riferimento all’Olocausto, che non mettono in discussione come evento storico e delle cui modalità non si interessano (“Un crimine è un crimine a prescinedere dai mezzi con cui viene perpretrato e da quanti lo subiscono”, ha spiegato Ahron Coen, rabbino di Manchester), è soltanto il punto di partenza per una riflessione più ampia sulla mitizzazione della Shoah utile alla realizzazione dei fini politici sionisti. Il loro motto è: “A jew not a zionist”

 

 

 

 

CHI SONO I NETUREI KARTA?

Fonte web

Nascita

In aramaico il termine Neturei Karta significa "guardiani della città".

Il gruppo è stato fondato nel 1938 a Gerusalemme da ebrei che da molte generazioni vivevano in Palestina, per lo più discendenti da ebrei ungheresi che si erano trasferiti in Palestina all'inizio del XIX secolo e da ebrei lituani che erano lì anche da più tempo.

Il gruppo nasce dalla scissione da un altro movimento di ebrei ortodossi fondato nel 1912 da Agudas Israel che pure aveva come scopo il combattere il sionismo ma che col passare degli anni aveva ridotto la propria azione.

L'attività dei Neturei Karta si è poi estesa al di fuori della Palestina, in diversi casi per l'abbandono volontario, lamentando di aver subito violenze, imprigionamenti, torture e pressioni di ogni tipo da parte dei sionisti, e comunque nel rifiuto di vivere in uno Stato che si rifiutavano di riconoscere come legittimo.

Attualmente il movimento consta di diverse migliaia di famiglie, con un numero elevato di simpatizzanti difficilmente quantificabile, ed è presente oltre che a Gerusalemme anche in USA, Belgio, Inghilterra, Austria.

Opposizione al sionismo

I Neturei Karta affermano di voler combattere l'idea di voler stabilire uno stato ebraico nel tempo presente (tempo che ritengono ancora di esilio), poiché ritengono contrario all'autentica tradizione religiosa ebraica lo stabilire tale stato senza aspettare che tale terra venga esplicitamente donata dall'Altissimo. La motivazione pertanto non è di ordine politico ma di ordine religioso.

Rifiutano le etichette di gruppo estremista e di ultra-ortodossi, dichiarando di non aver tolto o aggiunto nulla della legge e della tradizione ebraica, ed a sostegno della loro posizione citano il Talmud (Talmud babilonese, trattato Kesubos, 111/a), in cui si afferma che gli ebrei non possono utilizzare forze umane per stabilire uno stato ebraico finché non venga il Messia della casa di Davide, ed in cui si afferma che devono essere cittadini leali delle nazioni in cui vivono senza cercare di anticipare la fine dell'esilio. L'esilio infatti ha la caratteristica di punizione divina per i peccati commessi e pertanto non può essere aggirato da politiche di uomini ma solo da preghiera, buona volontà e spirito di penitenza.

Secondo i Neturei Karta, la terra attualmente occupata dallo stato di Israele appartiene a coloro che vi avevano sempre abitato (cioè i palestinesi e quanti vivevano pacificamente con loro); in diverse occasioni i Neturei Karta hanno protestato a fianco dei palestinesi; nel 2002 manifestarono con la bandiera palestinese, provocando vive reazioni da ambienti ebraici.

Accusano inoltre lo stato di Israele di essersi dotato di una facciata religiosa (con l'uso di nomi religiosi per i partiti politici, la presenza di rabbini negli stessi, etc) e di alterare i commentari alla Torah secondo le esigenze sioniste. Affermano poi che gli ebrei sionisti non possono pretendere di parlare ed agire a nome di tutti gli ebrei, ed evitano anche di partecipare alle attività civili israeliane (rifiutando elezioni, assistenza sociale, supporto finanziario, etc).

Il rifiuto per il sionismo arriva al punto di non toccare banconote o monete rappresentanti immagini di sionisti (quelle con Albert Einstein e Moses Haim Montefiore sono ritenute accettabili, mentre quelle con Theodor Herzl e Chaim Weizmann non lo sono); per di più non si avvicinano al Muro Ovest del Tempio di Gerusalemme sostenendo che è stato inquinato da interessi sionisti, il che ne fa un'abominio.

Episodi significativi

Una delle figure di spicco del movimento è il rabbino Amram Blau, sopravvissuto all'Olocausto. Secondo il rabbino Blau, il riconoscimento dell'ONU allo stato di Israele è una grave ingiustizia nei confronti degli ebrei stessi.

Il suo successore, rabbino Moshe Hirsch, ha collaborato come ministro del governo di Yasser Arafat. Nel 2004, poco prima della morte di quest'ultimo, il movimento organizzò per lui una veglia di preghiera a Parigi; un gran numero di organizzazioni ebraiche protestò contro il gesto, affermando di non poter «né ignorare né perdonare» tali «traditori del giudaismo», già «esclusi da decenni dalle Sinagoghe e dalle comunità»[1].

Nell'ottobre 2005 il leader dei Neturei Karta, rabbino Israel David Weiss, difese il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad dalle critiche della stampa occidentale affermando che i discorsi di quest'ultimo non avevano «sentimenti antiebraici».

In un'intervista alla TV iraniana, Weiss si è detto poco preoccupato per la negazione dell'Olocausto, poiché «i sionisti utilizzano la questione dell'Olocausto per ottenerne benefici. Noi, ebrei che hanno subìto l'Olocausto, non lo utilizziamo per promuovere i nostri interessi. Noi affermiamo che ci sono centinaia di migliaia di ebrei nel mondo che identificano la nostra opposizione all'ideologia sionista e che pensano che il sionismo non sia uguale all'ebraismo, ma sia solo un'agenda politica»[2].

Nell'estate del 2006 tutto il movimento ha protestato contro le «atrocità» israeliane in Libano. In un comunicato stampa[3] del 19 luglio 2006, i Neturei Karta accusano il sionismo di essere all'origine dell'antisemitismo, di aver derubato gli ebrei del nome di Israele per un progetto politico, annunciando di pregare contro il sionismo affinché cessino le sofferenze nella Terra Santa e lo spargimento di sangue.

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  1. Angry Response to Neturei Karta Prayers for Arafat (IsraelNN), 12 novembre 2004

  2. Testo originale inglese: "The Zionists use the Holocaust issue to their benefit. We, Jews who perished in the Holocaust, do not use it to advance our interests. We stress that there are hundreds of thousands Jews around the world who identify with our opposition to the Zionist ideology and who feel that Zionism is not Jewish, but a political agenda... What we want is not a withdrawal to the ‘67 borders, but to everything included in it, so the country can go back to the Palestinians and we could live with them..."; fonti: Neturei Karta in Iran: Zionists use Holocaust, di Roee Nahmias (YNetNews), 12 marzo 2006; Neturei Karta sect pays visit to Iran di Michael Freund (Jerusalem Post, 8 marzo 2006)

  3. When will the bloodshed end? comunicato del 19 luglio 2006 dei Neturei Karta

 

 

Delegazione dei Neturei Karta a Teheran, 11-12 dicembre 2006

 

 

L'atteggiamento degli Ebrei Ortodossi

 nei confronti dell'Olocausto
 

(Conferenza Internazionale “Review of the Holocaust”, Teheran, 11-12 dicembre 2006)
Discorso del Rabbino Aharon Cohen, dell'associazione Naturei Karta.

Fonte web

Onorevoli amici e colleghi, siamo qui riuniti per discutere e considerare da diversi punti di vista [...] l'argomento noto come “Olocausto”. E' noto che l'argomento si impernia attorno alle politiche e alle azioni adottate dalla Germania nazista contro il Popolo Ebraico. Questo naturalmente nel contesto delle loro, molto più ampie, contemporanee azioni assassine. Il mio intento è quello di fornirvi l'approccio degli Ebrei Ortodossi alla questione. [...]

Io e i miei colleghi siamo conosciuti come “Ebrei Ortodossi”, cioè Ebrei che intendono vivere le loro vite interamente in accordo con l'antica religione ebraica e con il modo di vivere noto come Ebraismo. Siamo qui in rappresentanza del gruppo “Naturei Karta”, che non è un movimento o un'organizzazione separata, ma un gruppo che diffonde la filosofia che esprime l'opposizione dell'Ebraismo Ortodosso all'ideologia nota come Sionismo – il movimento secolare nazionalista che intende formare uno stato settario in Palestina. [...]

L'Ebraismo e il Sionismo sono due concezioni totalmente e diametralmente opposte. L'Ebraismo è un antico modo, che risale a migliaia di anni fa, di vivere secondo la volontà di Dio, pieno di contenuto morale, etico e religioso. Il Sionismo è relativamente giovane – poco più di cent'anni – ed ha una concezione secolare e nazionalista, completamente priva di etica e di morale. Tuttavia, bisogna dire che ci sono gruppi religiosi, tra il Popolo Ebraico, che sono stati influenzati ed infettati dalla filosofia nazionalista sionista ed hanno, scorrettamente e falsamente, “attaccato” il Sionismo addosso all'Ebraismo, andando contro gli insegnamenti dell'Ebraismo come è stato tramandato da generazioni.[...]

[Dalla diaspora] fino ai giorni nostri il Popolo Ebraico è, per decreto divino, in esilio, nel quale noi dobbiamo essere leali cittadini delle nazioni in cui ci troviamo e ci è proibito sotto giuramento di tentare di uscire dall'esilio con le nostre forze. Ci è proibito sotto giuramento di tentare di formare un nostro Stato in Palestina. Trasgredire questi divieti costituirebbe una ribellione contro i voleri dell'Onnipotente e siamo a conoscenza delle gravissime conseguenze di un tale tentativo. [...]

Sarà dunque chiaro da quanto detto innanzitutto che i Sionisti non rappresentano il Popolo Ebraico nel suo complesso, ed inoltre che l'anti-sionismo deve ricevere il nostro plauso e non essere confuso con l'antico pregiudizio dell'anti-antisemitismo. Qualcosa che sappiamo essere ben apprezzata qui, nella Repubblica Islamica dell'Iran, dove la comunità ebraica vive pacificamente, con tutti i diritti civili, come accade da migliaia di anni.

Ora, uno dei pilastri che giustificano il Sionismo è l'evento dell'Olocausto, con i Sionisti che affermano che gli Ebrei devono avere il loro Stato per prevenire (come dicono) che l'Olocausto si ripeta ancora. “Mai Più” è il loro slogan. Quindi vorrei esporre la visione dell'Ebraismo Ortodosso riguardo all'Olocausto.

Per prima cosa, i fatti. Non c'è dubbio alcuno che durante la Seconda Guerra Mondiale sono state sviluppate terribili e catastrofiche politiche e azioni di genocidio, perpetrate dalla Germania nazista contro il Popolo Ebraico, confermate da innumerevoli testimoni oculari sopravvissuti e ampiamente documentate più e più volte. Personalmente mi sono stati risparmiati gli effetti peggiori della Guerra perché vivevo in Inghilterra, che fortunatamente non venne occupata dalla Germania Nazista. Comunque, io e molti molti altri abbiamo perduto innumerevoli amici e parenti che morirono sotto il giogo nazista, uccisi intenzionalmente e vittime del genocidio. Tre milioni di Ebrei in Polonia, più di mezzo milione in Ungheria, molte decine o centinaia di migliaia in Russia, Slovacchia, Francia, Belgio, Olanda e altre nazioni. Di solito si cita la stima di sei milioni. Si può mettere in discussione questa cifra effettiva, ma il crimine è stato terribile sia che i milioni (e sono stati milioni) di vittime siano sei, cinque o quattro. I metodi di omicidio sono pure irrilevanti, che siano state camere a gas (e ci sono stati testimoni oculari di ciò), plotoni di esecuzione o qualunque cosa. Il male fu lo stesso. Sarebbe un affronto tremendo alla memoria di quelli che perirono attenuarne la colpa in qualunque modo.

Comunque, gli insegnamenti e l'atteggiamento dell'Ebraismo Ortodosso è che i colpevoli di un crimine, benché totalmente responsabili delle loro azioni, non sarebbero mai riusciti nella loro malvagia impresa se l'Onnipotente non lo avesse voluto. Quindi, da questo punto di vista, la vittima o le vittime devono ovviamente tentare di evitare il male, ma se ciò risulta impossibile, allora devono accettare il volere dell'Onnipotente. Secondo il nostro insegnamento parte del decreto divino di esilio imposto su di noi stabilisce che non è compito del Popolo Ebraico portare i nostri persecutori di fronte alla giustizia. Questo è compito dell'Onnipotente. Nostro compito è accettare il volere dell'Onnipotente e di sforzarsi di migliorare noi stessi, eliminando dal nostro comportamento le azioni che possono essere state la causa della nostra sofferenza.

Non dobbiamo avere in alcun modo l'audacia, come è avvenuto, di tentare di prevedere il volere dell'Onnipotente e presumere di essere capaci di prevenire che una tale cosa accada di nuovo. Questo sarebbe un'eresia.

I Sionisti, con il loro superbo approccio secolare si comportano in completa opposizione a questa filosofia e osano dire “Mai Più”. Hanno l'ardire di pensare che possono impedire all'Onnipotente di ripetere “l'Olocausto”. Questa è eresia. [...]

Devo aggiungere che l'uso dell'Olocausto da parte dei Sionisti per promuovere il loro Stato settario è il massimo dell'ipocrisia, quando si pensi che i Sionisti hanno sfruttato a loro vantaggio ogni fase dell'oppressione nazista, per ottenere uno Stato. Negli anni '30, quando la politica nazista era di espellere gli Ebrei dalla Germania, è ben documentato come i Sionisti abbiano cooperato lavorando insieme – sì, insieme – alle autorità naziste per evacuare ebrei “adatti” (cioè giovani pionieri in buona salute) dalla Germania alla Palestina. Poi, durante la guerra, mentre gli omicidi erano in atto, è ancora una volta ben documentato quale fosse il loro atteggiamento di insensibilità, non aiutandoli quando potevano, benché ne fossero in grado. Avevano bisogno della sofferenza e delle morti per poter premere per il loro Stato quando la guerra fosse finita. Finalmente, dopo la guerra hanno fatto diventare l'intera questione dell'Olocausto e la pietà e la compassione che evocava quasi in un argomento di fede, per assicurarsi il più possibile l'acquisizione del loro Stato, affermando che il Sionismo era lì per prevenire un altro Olocausto, quando in realtà il Sionismo ha sfruttato l'Olocausto per decenni. Poi hanno iniziato a giustificare le loro atrocità contro i Palestinesi per promuovere la loro causa. [...]

Amici miei, voglio finire con una preghiera: che la causa profonda delle lotte e della carneficina nel Medio Oriente, cioè lo Stato chiamato “Israele”, venga totalmente e pacificamente dissolto. Che venga sostituito da un regime che risponda pienamente alle aspirazioni dei Palestinesi. Allora gli Arabi e gli Ebrei potranno vivere insieme in pace, come è stato per secoli.

Possiamo noi allora meritare il momento in cui la gloria dell'Onnipotente verrà rivelata a tutti e tutto il genere umano sarà in pace.

 

 

 

 

Lo dobbiamo da ebrei

 

Discorso del Rabbino Mordechi Weberman per la manifestazione della Coalizione Palestinese per il

Dritto di Ritrono (Al-Awda NY/NJ) tenutasi il 26 luglio 2002 davanti al Consolato Israeliano
 

Fonte web


"Ci sono coloro che ci chiedono il perché della nostra partecipazione al corteo dei palestinesi. Perché manifestiamo con la bandiera palestinese in mano? Perché sosteniamo la causa palestinese?

“Siete ebrei!” ci dicono, cosa state facendo ?

E la nostra risposta, che vorrei condividere con Voi oggi pomeriggio, è molto semplice.

E' PRECISAMENTE PERCHE' SIAMO EBREI CHE STIAMO MANIFESTANDO CON I PALESTINESI, ALZANDO IN MANO LA BANDIERA PALESTINESE. E' PROPRIO PERCHE' SIAMO EBREI CHE STIAMO CHIEDENDO IL RITORNO DEI PALESTINESI ALLE LORO CASE E LA RESTITUZIONE DELLE LORO PROPRIETA!

Sì, la nostra Torah ci obbliga ad essere giusti. Siamo obbligati a perseguire la giustizia. E cosa c'è di più ingiusto del programma del movimento sionista, in atto da un secolo, di invadere le terre di un altro popolo, di espellere la gente ed espropriarla dei suoi beni?

I primi sionisti hanno dichiarato di essere un popolo senza terra, diretto verso una terra senza popolo. A parole, un'impresa innocente. Ma le parole erano totalmente e profondamente false.

La Palestina era una paese appartenente ad un popolo. Un popolo che stava sviluppando una consapevolezza nazionale.

Per noi non vi è alcun dubbio che se i profughi ebrei fossero arrivati in Palestina non con l'intenzione di dominare, non con l'intenzione di crearvi uno Stato degli Ebrei, non con l'intenzione di espropriare, non con l'intenzione di spogliare i palestinesi dai loro diritti fondamentali, essi sarebbero stati i benvenuti dai palestinesi, godendo della stessa ospitalità che popoli musulmani avevano offerto agli ebrei durante il corso della storia. E in tale caso, saremmo vissuti insieme come ebrei e musulmani sono vissuti insieme in precedenza, in pace ed armonia.

Amici musulmani e palestinesi nel mondo, Vi prego di ascoltare il nostro messaggio:

Ci sono ebrei in questo mondo che sostengono la Vostra causa. E quando diciamo di sostenere la Vostra causa, non ci riferiamo ad alcun piano di spartizione come quello proposto nel 1947 dall'ONU che non aveva alcun diritto di farlo.

Quando diciamo di sostenere la Vostra causa non intendiamo i progetti di spartire la Cisgiordania e di tagliarla in pezzi, come fu proposto da Barak a Camp David e non ci riferiamo alle proposte di offrire giustizia per meno del 10% dei profughi.

Noi intendiamo niente meno che la restituzione della Palestina intera, Gerusalemme inclusa, alla sovranità dei palestinesi!

A questo punto, principi di equità richiedono che saranno i palestinesi a decidere se gli ebrei e quanti di loro rimarranno nel Paese.

Questa è l'unica strada che potrà condurre ad una vera riconciliazione.
Ma noi andiamo oltre. NOI riteniamo che non sarà sufficiente riconsegnare le terre ai loro proprietari legittimi. Non ce la caveremo con questo.

Occorre chiedere scusa al popolo palestinese, in modo chiaro e preciso. Il sionismo Vi ha fatto un torto. Il sionismo Vi ha rubato le Vostre case. Il sionismo Vi ha rubato la Vostra terra.

Facendo queste dichiarazioni, noi dichiariamo davanti al mondo che siamo il popolo della Torah, che la nostra religione ci obbliga ad essere onesti e a comportarci con equità, ad essere giusti, fare del bene ed essere gentili.
Abbiamo partecipato a centinaia di manifestazioni a favore dei palestinesi durante gli anni passati ed ovunque andiamo, gli organizzatori ed i partecipanti ci salutano con il consueto calore dell'ospitalità orientale. Che atroce bugia dire che i palestinesi in particolare ed i musulmani in generale avrebbero in odio gli ebrei! Voi odiate l'ingiustizia, non gli ebrei.
Non abbiate paura, amici miei. Il male non potrà trionfare per molto tempo. L'incubo sionista sta per finire. Si è consumato. Le sue recenti brutalità sono il rantolo del malato terminale.

Noi e Voi vivremo ancora quando arriverà il giorno che ebrei e palestinesi si abbracceranno, per celebrare la pace, sotto la bandiera palestinese a Gerusalemme.

Ed infine, quando il Redentore dell'umanità sarà arrivato, le sofferenze di oggi saranno dimenticate da molto tempo, rimosse dalle benedizioni del presente."
 


 

 

 

 

 

 

Dichiarazione di solidarietA' degli ebrei
di Neturei Karta con il popolo palestinese
 

In occasione della commemorazione della Nakba. Che la benedizione del Creatore

 sia su di Voi, nostri cari fratelli, popolo palestinese che soffre da lungo tempo.

 

Fonte web

 

Noi, Di Neturei Karta Internazionale, Vi salutiamo da Gerusalemme, New York, Londra e da tutto il mondo. Come molti di Voi sapranno già, il movimento sionista è stato contrastato da ebrei ortodossi osservanti sino dall’inizio. Gli ebrei ortodossi hanno sempre creduto che per Decreto Divino il popolo ebreo sia tenuto a rimanere in esilio e vivere come cittadini leali nelle nazioni che li ospitano fino a che l’Onnipotente non avrà deciso la redenzione dell’umanità intera.

Nell’anno 1948 il nostro Rabbino Capo Yossef Tzvi aveva inviato un telegramma alla Lega delle Nazioni a Lake Success, chiedendo loro di non incorporare le 60.000 famiglie ebree residenti a Gerusalemme nello stato di “Israele”, la cui proclamazione costituisce un sacrilegio. Così, i residenti ebrei sarebbero stati lasciati senza un potere sovrano che si occupasse delle faccende di Neturei Karta. In realtà, fummo trasformati in profughi perchè non c'è differenza tra un popolo cacciato via dalla sua terra ed un popolo cui la terra è stata rimossa da sotto i piedi. Ci siamo appellati alle Nazioni Unite per ottenere un passaporto per rifugiati ed a tutt’oggi siamo in attesa di una risposta.

Oggi, decine di migliaia di Neturai Karta, guardiani di Gerusalemme nel significato di “guardiani della fede”, risiedono a Meah Shearim e nelle sue vicinanze, su terreni comprati da proprietari arabi, non confiscati contro la volontà dei proprietari. Il nostro Rabbino Capo defunto, Joel Teitelbaum, aveva proibito agli ebrei di stabilirsi in Terra Santa, considerando che ciò avrebbe messo in pericolo sia il corpo che l’anima. Naturei Karta aveva dato il benvenuto all’Autorità Palestinese, guidata da Yassir Arafat ritornato in Palestina ed il Rabbino Moshe Hirsh fu proclamato “Ministro per gli Affari Ebrei” dell’Autorità Palestinese – un gesto volto a dimostrare al mondo che la lotta in Terra Santa non è tra ebrei ed arabi, bensì tra sionisti ed arabi.

Noi vediamo l’oppressione e l’umiliazione del popolo palestinese, innanzitutto ciò che gli viene inflitto oggi, dalle politiche criminali del “Ministro del Crimine” Sharon. E’ inammissibile che il popolo ebreo compaia quale oppressore, persecutore, ladro. Dappertutto nel mondo si trovano numerosi ebrei credenti che si dichiarano inorriditi dal comportamento criminale e razzista verso i palestinesi da parte dei sionisti. Per questi ebrei il Giorno dell’Indipendenza di Israele segna la più grande tragedia nella storia degli ebrei e nella storia dell’umanità. Quel giorno, molti ebrei lo passano digiuni ed in preghiera.

Noi vogliamo che tutta la terra palestinese, naturalmente comprendente il complesso di Al Aqsa, sia restituita ad un governo palestinese.

Noi vogliamo il ritorno di tutti i profughi umiliati, anziani e giovani, alla loro legittima patria.

Noi vogliamo vivere nella terra della Palestina come ebrei anti-sionisti, risiedere qui come cittadini palestinesi leali e pacifici, così come i nostri avi che avevano vissuto in Palestina per secoli prima della tragica usurpazione di questo paese.

Invochiamo il Creatore che l’odierna commemorazione della Nakba possa essere l’ultima e che conceda che l’attuale stato di occupazione volga verso una rapida fine, ancora nei nostri giorni, sicché ebrei e palestinesi possano vivere felici ed in armonia e pace in una Terra Santa tutta sotto sovranità palestinese.

Vi saluto.                  

Rabbi David Weiss. Presidente di Neturei Karta International, New York

 

 

 

 

 

 

APPROFONDIMENTO

 

 

NETUREI KARTA INTERNATIONAL

Sito internazionale degli ebrei ortodossi

 

 

Israel Shahak, l'ultimo profeta d'israele

La traiettoria politica di un grande intellettuale ebreo

israeliano, acceso oppositore del sionismo