OGM e controllo globalE:

L'ASIA SOTTO L'ATTACCO DELLA MONSANTO

"Chi controlla il cibo, controlla la popolazione" (Henry Kissinger)

Con un documentario video integrale sulla Monsanto.

Da vedere assolutamente alla fine di questo dossier

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

Dietro gli ogm non ci sono soltanto le industrie biotech, con la loro insaziabile sete di guadagno, ma anche un progetto di dominio globale da parte di un elite (composta da banchieri, capitani d'industria e politici) in giacca e cravatta che stanno dietro al veniente Nuovo Ordine Mondiale.

Infatti, In quanti modi si può ottenere il controllo della popolazione? Uno di questi è il cibo. Ed è uno dei mezzi più potenti di controllo globale, assieme per esempio al controllo dell'energia e del denaro.

Già nel 1997 George Monbiot, parlando di Ogm, scriveva su “the Guardian”: “ Con rapidità sorprendente un gruppetto d’imprese sta cercando di prendere il controllo della produzione e commercializzazione della merce più importante del mondo: il cibo (…) minacciando le ultime due roccaforti in grado di opporvisi: la normativa degli Stati e la libera scelta dei consumatori.”

In Italia il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, cogliendo alla perfezione il nuovo clima inaugurato con il governo Monti ha detto che "si lavori di più, in più e più a lungo". Tanto che ora stanno togliendo, piano piano, anche la Domenica. Evviva la  nuova schiavitù del capitale che ci avvicina sempre di più ai contadini indiani costretti ad uccidersi perchè ridotti sul lastrico da sciacalli a stelle e strisce... 

 

 

INTRODUZIONE

IL FURTO DELLE MULTINAZIONALI

di Vandana Shiva

Fonte web

La studiosa ed attivista indiana Vandana ShivaSiamo in piena emergenza alimentare. La speculazione e la trasformazione dei prodotti alimentari in biocarburanti hanno provocato un aumento incontrollato dei prezzi. Attraverso l'uso di sostanze chimiche tossiche, l'agricoltura industriale sta portando molte specie all'estensione.

La minaccia più grave, però, è il trasferimento del controllo delle sementi e dei prodotti alimentari dalle comunità a una manciata di multinazionali. Il monopolio dei semi di cotone e l'introduzione del cotone geneticamente modificato hanno causato un'epidemia di suicidi tra i contadini indiani, che si sono indebitati per pagare le sementi ibride.

Nel 1987 ho fondato l'associazione Navdanya (nove semi, in hindi) per rispondere alla sfida degli ogm, dei brevetti e dei monopoli sulle sementi.

Abbiamo fondato sessanta banche dei semi per tutelarli come bene comune. Abbiamo dimostrato che un'agricoltura rispettosa dell'ambiente e della biodiversità è più produttiva delle monocolture e riduce i costi per gli agricoltori e per il pianeta.

Il movimento globale per il cibo deve sfidare il controllo delle multinazionali sul sistema alimentare e il ruolo dei governi nel favorire, invece di impedire, gli abusi delle corporation.

L'accordo sull'agricoltura tra India e Stati Uniti del 2005 è stato promosso da rappresentanti di aziende come Monsanto, Archer Daniels Midland (Adm) e Walmart. Chi si impadronisce del nostro sistema alimentare s'impadronisce anche della nostra democrazia.

 

 

L'inganno a tavola

 

 

Ogm, 250mila suicidi tra gli agricoltori

“Il mercato in mano alle multinazionali”

Fonte web

Un nuovo rapporto, intitolato “L’imperatore Ogm è nudo”, redatto da ben 20 organizzazioni internazionali e pubblicato da Navdanya International, fotografa con estrema chiarezza le conseguenze degli organismi geneticamente modificati. Tutte negative

capitalistaQuindici milioni di contadini sono ostaggio degli Ogm, e 250.000 agricoltori – ridotti sul lastrico – si sono tolti la vita negli ultimi anni. È l’agghiacciante denuncia lanciata dalla studiosa ed attivista indiana Vandana Shiva: il 70% del commercio globale di sementi è ormai controllato da appena tre grandi multinazionali, e gli organismi geneticamente modificati, che dovevano aumentare le produzioni e ridurre i pesticidi, stanno condizionando il sistema agricolo mondiale. Lo afferma senza mezzi termini un nuovo rapporto, intitolato “L’imperatore Ogm è nudo”, redatto da ben 20 organizzazioni internazionali e pubblicato da Navdanya International, associazione con sede a Firenze. Presentati sin dall’inizio come potenziale soluzione alle crisi alimentari globali, all’erosione dei suoli e all’uso di sostanze chimiche in agricoltura, oggi gli Ogm coprono oltre un miliardo e mezzo di ettari di terreni in 29 diverse nazioni. Ma non sembrano aver mantenuto le promesse.

Tra le delusioni degli Ogm, la lotta contro i parassiti: le nuove colture hanno favorito la diffusione di specie nocive e ancora più pericolose. In Cina, dove il cotone Bt resistente agli insetti è largamente diffuso, i parassiti sono infatti aumentati di 12 volte dal 1997. Non solo, una ricerca del 2008 dell’International Journal of Biotechnology ha rivelato che tutti i benefici dovuti alla coltivazione di questo tipo di cotone erano stati annullati sia nella Repubblica Popolare che nella vicina India dal crescente uso di pesticidi, necessari in quantità sempre maggiori proprio per combattere questi nuovi “super-parassiti”. Stessa sorte per i coltivatori di soia gm in Brasile ed Argentina che, dalla conversione delle loro colture, hanno dovuto raddoppiare l’uso di erbicidi per disfarsi di super-weeds capaci di crescere anche di un centimetro al giorno (come l’erba infestante pigweed). E ciò senza neppure il vantaggio di avere coltivazioni più resistenti al sole o alla siccità.

Secondo The Gmo Emperor has no clothes. Global Citizens Report on the State of GMOs, gli Ogm hanno solamente portato poche multinazionali ad un inquietante strapotere. Basti pensare che le sole Monsanto, Dupont e Syngenta controllano oggi il 70% del commercio globale di sementi. Un fatto che permette ai tre colossi biotech di stabilire (ed alzare) i prezzi a loro piacimento. Ma che proprio per questo, secondo gli scienziati, sta avendo conseguenze devastanti su molti degli oltre 15 milioni di agricoltori diventati loro clienti.

In Africa, Sud America e soprattutto in India, i suicidi di contadini impossibilitati a sostenere i costi sempre più elevati dell’agricoltura intensiva imposta dagli organismi geneticamente modificati sono arrivati a livelli inaccettabili. Solo nel Paese asiatico, ricorda Vandana Shiva (che presiede Navdanya International), negli ultimi 15 anni le persone che si sono tolte la vita per questo motivo hanno superato le 250mila unità: quasi una ogni mezz’ora, dal 1996 ad oggi.

Oltre che gli effetti ambientali e sociali, gli studiosi temono conseguenze sulla salute, anche se ufficialmente non ancora dimostrate. Non solo nei Paesi “poveri”, ma anche negli Usa, che 15 anni fa lanciarono le coltivazioni gm: oggi gli Stati Uniti ne sono il primo produttore mondiale, con il 93% delle coltivazioni di soia, l’80% del cotone, il 62% della colza e il 95% della barbabietola da zucchero.

In Europa gli organismi geneticamente modificati non sono ancora penetrati come nel resto del mondo, ma manca poco: “L’Ue – spiega il rapporto – importa il 70% dei mangimi, in massima parte soia e mais provenienti dagli Stati Uniti” e quasi sempre geneticamente modificati. Di conseguenza, anche dove non permessi, gli Ogm “sono potenzialmente presenti nelle farine di mais e di soia, che figurano come ingredienti di tantissimi prodotti alimentari”.

Un fatto che non dovrebbe creare allarmismi, per Mark Buckingham della GM’s industry’s Agriculture and Biotechnology Council, che al contrario elogia gli enormi potenziali benefici di queste tecnologie. “Dall’India al Sudafrica, milioni di contadini hanno già valutato l’impatto positivo che la tecnologia degli Ogm può avere sul loro lavoro”, afferma il dottor Buckingham: “La popolazione mondiale raggiungerà i nove miliardi entro il 2050. Un significativo aumento dei raccolti è quindi necessario, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo”.

Il continuo progredire della ricerca, inoltre, secondo Buckingham potrà portare gli Ogm a fronteggiare anche sfide come quella dei cambiamenti climatici: “Si sta sviluppando una tecnologia per la tolleranza alla siccità, che permetterà alle colture di affrontare senza problemi periodi di bassa umidità dei terreni”. Ogm come soluzione ai problemi ambientali? Per Vandana Shiva, in realtà “il modello degli Ogm scoraggia i contadini nel provare metodi di coltivazione più ecologici”, e le corporation che lo promuovono stanno “distruggendo le alternative” al solo scopo di “perseguire il profitto”.

 

 

Geni fuori controllo -

 

 

Come si muore in India tra i campi di cotone

Fonte web

Come promesso, torno a parlare del grave problema dei suicidi dei contadini in India, su cui esiste una amplissima documentazione. Uno dei lavori più interessanti è  stato curato da Srijit Mishra, ricercatore presso l'Indira Gandhi Institute of Development Research di Mumbai, che ha studiato lo stato del Maharashtra dove si è verificato il maggior numero di suicidi (oltre 33 mila in 10 anni).

In dieci anni, il tasso di suicidio maschile tra i contadini è passato da 15 per 100 mila a 55 per 100 mila. Credo che in nessun altro luogo al mondo si sia verificato un aumento così netto e rapido. (Per un confronto, in Italia il tasso maschile è circa 11 su 100 mila)

E' ancora più significativo il fatto che i contadini scelgano di togliersi la vita più degli uomini di città, dal momento che nelle società tradizionali i suicidi nelle campagne sono sempre stati poco numerosi (E. Durkheim, Il suicidio, 1897, p. 269).

Mappa%20suicidi%20Maharashtra.jpgIl tasso di suicidio varia dal 25,5 nella regione costiera di Konkan fino al 115,5 della regione interna di Amravati (mappa a fianco).

Ora indovinate un po' dove si coltiva il cotone...

Come si può vedere da questa mappa, la zona del cotone si concentra soprattutto in Amravati e in Nagpur (le due regioni insieme prendono anche il nome di Vidarbha).

Vidarbha Jan Andolan Samiti, un'associazione di aiuto agli agricoltori, sostiene che in queste regioni il fenomeno dei suicidi non si è ancora affatto esaurito : 456 nel 2004, 660 nel 2005, 1886 nel 2006, 1213 nel 2007 e 635 fino a ottobre 2008. L'associazione ha fornito anche la mappa che riporto qui sotto in cui sono si vede la sovrapposizione tra le zone in cui si coltiva il cotone e le zone in cui si sono uccisi i contadini.

GMcotton-suicides.jpgLa mappa riguarda solo dieci mesi  tra il 2005 e il 2006, ma il livello di sovrapposizione è impressionante.

Tornerò a parlare del perchè i contadini scelgono volontariamente di lasciare questa vita. Per il momento mi limito a citare questa considerazione di Patel, che considero piuttosto illuminante:

«In India,prima delle riforme liberiste, il governo garantiva un prezzo minimo per i raccolti, così i contadini sapevano in anticipo quali in cassi potevano aspettarsi, e quindi nei campi andava tutto bene. [...]

All'inizio degli anni novanta questo blocco di aiuti ai poveri delle campagne ha iniziato a sgretolarsi. Il governo, sventolando la bandiera delle riforme e della liberalizzazione, ha cominciato a smantellare il suo sistema assistenziale per l'agricoltura, imperfetto quanto vitale, così i contadini sono rimasti esposti alla disciplina liberomercantile. Purtroppo il libero scambio non ha dato alcun sostegno nè ha redistribuito alcunchè agli agricoltori che se la passavano male.» (R.Patel, I padroni del cibo, Feltrinelli 2008, pp. 29-30)

Non credo sia proprio un caso se l'impennata dei suicidi nelle campagne coincida con l'inizio del WTO e della globalizzazione...

Contadino%20India.jpgPerchè i contadini in India scelgono di togliersi la vita?

La responsabilità ricade sulla deregulation del commercio e sulla globalizzazione.  Le prove? Ce ne sono fin troppe e non basterebbero forse dieci post a contenerle tutte.

Consideriamo i seguenti fatti (salvo diversamente indicato, la fonte è l'ottimo articolo del prof. Srijit Mishra):

  1. Grazie ai pesanti sussidi pubblici, nel 2005 il prezzo di esportazione del cotone USA era inferiore del 50% al costo di produzione (si tratta di fatto di dumping). La politica filo-WTO dei governi indiani ha portato ad una riduzione delle tariffe doganali dal 35% al 5%. Questo ha esposto i contadini indiani alla "volatilità dei prezzi internazionali".
  2. Nel 2004-2005 il costo di produzione del cotone indiano era di circa 36 €/quintale. Il prezzo minimo di supporto governativo era di 32 €/quintale. Gli industriali indiani del cotone naturalmente premono perchè questo prezzo minimo venga ulteriormente ridotto .
     
  3. Le normali fonti di credito (banche, agenzie) hanno ridotto la loro presenza nelle campagne, lasciando spazio agli usurai privati che prestano con tassi di interesse del 25% (sawai) o persino del 50% (dedhi), da corrispondere dopo 4-6 mesi. Valori simili si riscontrano anche in Andhra Pradesh, dove il 40% dei prestiti non istituzionali è al 24% e il 52% al 36%, mentre il 7% supera il 50%! (fonte: Rapporto della Commissione sui Contadini , p 37)
     
  4. Su 111 contadini che si sono tolti la vita, 96 erano indebitati, 82 avevano visto deteriorarsi la propria condizione economica. Il debito medio dei suicidi era di oltre 600€ , rispetto a meno di 200 € di un altro gruppo (di controllo) di contadini.
  5. I cattivi raccolti (solo 45 agricoltori del gruppo precedente avevano avuto problemi di resa) spiegano solo in parte la disperazione degli agricoltori. Il dramma è che molti non riescono a ripagare i debiti nemmeno quando i raccolti sono buoni.
  6. Suicidi%20e%20propriet%C3%A0%20della%20terra.jpgIl 98% dei contadini suicidi lavoravano una terra non irrigata (qui la fonte a p.9), quindi erano estremamente dipendenti dalla variabilità delle piogge.
  7. Come si vede anche dal grafico qui a fianco, oltre la metà degli agricoltori che si sono uccisi erano piuttosto poveri, poichè possedevano piccoli appezzamenti di terra, compresi tra 0,8 e 1,5 ha; invece il numero dei suicidi tra i coltivatori poverissimi (quelli quasi senza terra, con meno di 0,4 ha) è invece meno del 3%.(1)
     
  8. E il cotone OGM? E' stato introdotto in India nel 2002 e solo nel 2005-2006 l'area coltivata a Bt ha raggiunto quote consistenti. ....

La conclusione è piuttosto amara: in India i contadini devono ammazzarsi perché i prezzi possano essere liberi (per parafrase Eduardo Galeano) (2).

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(1) Anche in questo caso la fonte è la presentazione del primo ministro del Maharashtra , pag. 11). Perchè i contadini poverissimi si uccidono meno? Forse perchè la pochissima terra che hanno serve a stento a nutrirli, e quindi restano al di fuori dell'economia globalizzata del cotone. Non hanno guadagni, ma non hanno nemmeno rischi.

(2) La frase originale di Galeano, riferita al Cile di Pinochet è "La gente era in prigione perchè i prezzi potessero essere liberi" (citata da Naomi Klein in Shock Economy , p. 135)

 

 

Intervista a Vandana Shiva

 

 

Geni fuori controllo. Biotecnologie:

un biglietto di sola andata?

geni fuori controlloAppena arrivato in Italia in dvd, il documentario ‘Geni fuori controllo. Sulla strada delle biotecnologie: un biglietto di sola andata?’ di Bertram Verhaag e Gabriele Kröber dispiega in poco più di un’ora e mezza le conseguenze che a livello globale stanno avendo le applicazioni delle nuove tecnologie sulla vita.

Il documentario di Bertram Verhaag e Gabriele Kröber dispiega in poco più di un’ora e mezza le conseguenze che a livello globale stanno avendo le applicazioni delle nuove tecnologie sulla vita

Nei primi anni '90 la multinazionale americana Monsanto comincia a fare esperimenti genetici sulle piante e arriva a produrre la canola e la soia geneticamente modificate, organismi in grado di resistere ai pesticidi prodotti dalla stessa società, come il Round Up. La Monsanto inizia così a vendere agli agricoltori non solo i semi brevettati ma anche le sostanze chimiche corrispondenti. Nel giro di poco tempo cominciano i guai: in Canada la canola e la soia Ogm distruggono intere colture autoctone e semi puri, mandando in rovina l’attività dei produttori locali. Nel documentario di Bertram Verhaag e Gabriele Kröber, Life running out of control - prodotto in Germania nel 2004 e appena arrivato in Italia in dvd con il titolo 'Geni fuori controllo'- uno di loro, Percy Schmeiser, racconta: “nel 1996 quando è entrata in commercio la canola Ogm non c’è stato nessuno che ci avesse avvisato su quello che poteva succedere. Ma ora molte persone al mondo sanno quello che è successo: contaminazioni, scomparsa delle biodiversità, esaurimento delle sementi pure e fine della possibilità di scelta”.

Negli stessi anni la stessa multinazionale avvia le sperimentazioni sul cotone BT, una varietà Ogm del cotone, che sarà commercializzata dall’altra parte del Pianeta, in India, a partire dal 2002 con la promessa di essere perfettamente resistente ai parassiti - e quindi di non aver bisogno di trattamenti con pesticidi – oltre che avere una resa più elevata. Ma quella della Monsanto si rivelerà presto una “falsa promessa” che porterà a migliaia di suicidi da parte dei contadini locali, come spiega nel documentario la fisica e attivista indiana Vandana Shiva, una dei massimi esponenti dell’ecologia sociale e punto di riferimento per il movimento no-global, nota soprattutto per le sua battaglie in difesa della biodiversità delle colture locali.

"Le multinazionali hanno usurpato l’economia dei semi che era la prerogativa dei contadini, che a sua volta era l’economia delle donne. Ed ora stanno mettendo sul mercato semi inaffidabili, non sperimentati, che spingeranno i nostri contadini al suicidio" dice Vandana Shiva a un certo punto nel documentario. Proprio lei, racconta dell'esperienza di Navdanya, una banca della biodiversità che lei e altre donne hanno fondato per garantire la diversità delle sementi alle generazioni future.

Queste sono solo due delle vicende che si intrecciano in poco più di un’ora e mezza di lungometraggio. Accanto alla storia dei coltivatori del continente americano e a quella dell’indebitamento dei contadini locali indiani con le banche e con le multinazionali delle sementi, anche l’incredibile scoperta della vendita a case farmaceutiche del pool genetico dell’intera popolazione islandese e gli esperimenti della Human Genome Diversity Project per brevettare la ‘vita’.

geni fuori controlloPercy Schmeiser, racconta: "nel 1996 quando è entrata in commercio la canola Ogm non c’è stato nessuno che ci avesse avvisato su quello che poteva succedere"

Con un ritmo serrato, gli autori di ‘Geni fuori controllo’ tessono insieme le dichiarazioni di coltivatori e scienziati appartenenti a differenti culture del mondo eppure accomunati da un sentiero comune: quello delle nuove tecnologie che controllano la vita e la sua capacità di riprodursi liberamente.

Le questioni in ballo sono molteplici: dalle applicazioni della tecnologia ‘terminale’ (che rende sterili le sementi e i contadini locali dipendenti dalle multinazionali, da cui ogni anno sono costretti ad acquistare i semi prima della coltivazione), alle conseguenze dell’inquinamento genetico degli ecosistemi (cosa succede se sementi Ogm in grado di riprodursi inquinano un campo coltivato con sementi pure? Cosa succede se un pesce modificato geneticamente scappa da uno degli acquari di laboratorio e finisce in mare? In entrambi i casi l’impatto sull’ecosistema sarà irreversibile), fino ad approdare alle implicazioni etiche dell’eugenetica e di quei progetti di natura marcatamente ‘vampiresca’ che sono votati alla mappatura genetica dell’umanità nelle sue varianti più ‘pure’, come quelle delle etnie indigene. Ultimo ma non meno importante è l’interrogativo relativo all’accesso all’informazione sui cibi che arrivano sulle nostre tavole: se è vero che siamo quello che mangiamo, cosa succede quando non conosciamo più cosa stiamo mangiando?

Quello al centro di ‘Geni fuori controllo’, insomma, è sicuramente un dibattito internazionale attualissimo e in continua evoluzione che non si limita a includere il confronto tra le posizioni dei diretti interessati, ma che ha soprattutto la missione di aprire gli occhi sugli scenari a cui andiamo incontro per le trasformazioni già in corso sulla vita. E questo non soltanto da una prospettiva scientifica, ma anche e soprattutto in termini di etica e democrazia.

vandana shivaTra i protagonisti del documentario anche Vandana Shiva, fisica e attivitsta indiana nota soprattutto per le sua battaglie in difesa della biodiversità delle colture locali

“Il rischio principale dell’ingegneria genetica è dato dal fatto che il 95 per cento degli scienziati in quel campo lavorano dalla parte dei produttori, solo il 5 per cento di loro è assolutamente indipendente. Un giorno forse il 100 per cento degli scienziati lavorerà per le industrie e lo 0 per cento sarà indipendente, così avremo un doppio problema, sia scientifico che democratico, come tutti potete ben immaginare” spiega Terje Traavie, dell’Institute of Gene Ecology norvegese ex-sostenitore convinto dell’ingegneria genetica, attualmente impegnato a capire quali effetti questa scienza è in grado di provocare sugli ecosistemi e oltre i confini di un laboratorio.

Lui, come altri, è la testimonianza vivente del fatto che le biotecnologie non costituiscono soltanto l’ennesimo avanzamento della tecnica, e di come – in modo sempre più deciso – il diritto alla vita sia messo costantemente a rischio dal mito meccanicistico. Un mito nato quattrocento anni fa con Cartesio, e che buona parte della scienza ha portato avanti fino a credere che “i geni sono software e la vita una macchina di cui aumentare l’efficienza”.

 

 

No agli OGM!!!

 

 

BASF e Monsanto rinunciano agli OGM in Europa:

ambientalisti, agricoltori e consumatori vincono

Fonte web

Artificiali e manipolati, sono gli OGM, Organismi Geneticamente Modificati.
Amati dalle multinazionali, che ne custodiscono gelosamente i brevetti, e fortemente contrastati dalle organizzazioni ambientaliste, dagli agricoltori e dai consumatori.

Perché?

Gli organismi OGM sono ottenuti manipolando il DNA: un nuovo organismo viene ‘costruito’ inserendo frammenti di DNA, quelli che interessano, nel patrimonio genetico di un organismo ospite. Chimere del nuovo millennio che, nel caso delle colture geneticamente modificate, comportano grossi rischi per l’ambiente, la biodiversità e la salute. I pollini, il trasferimento dei transgeni alle erbe spontanee, la dormienza dei semi e l’alterazione dei microrganismi del suolo sono un pericoloso mezzo di dispersione e inquinamento genetico di altre specie, problemi  questi che hanno coinvolto sia le coltivazioni sperimentali che quelle commerciali.

L’ultima scoperta fatta da un gruppo di ricercatori cinesi della Università di Nanjiing ha verificato che i microRNA, piccole sequenze di nucleotidi contenuti nelle piante, si trasferiscono nell’organismo umano attraverso il consumo interagendo con l’espressione dei suoi geni: in sostanza, il cibo che mangiamo ha effetto sui nostri geni. Ora è ancora troppo presto per definire in quale misura questa interazione incida sulla nostra salute, dobbiamo però considerare anche un altro fattore.
Le specie vegetali che consumiamo normalmente, oltre 2500 varietà di prodotti vegetali, sono stati ottenuti mediante radiazioni mutagene che causano la modifica della regolazione di almeno 8.000 geni.
Il panorama quindi è già sufficientemente inquietante,  non occorre gettare altra benzina sul fuoco con la produzione ed il consumo di OGM.

Sono due le buone notizie che arrivano da questo fronte  e che si sono susseguite nell’arco di pochi giorni: le multinazionali BASF e Monsanto rinunciano a colonizzare l’Europa con i loro OGM.
La BASF, il gigante tedesco della chimica e delle biotecnologie applicate all’agricoltura, trasferisce PlantScience, la sua divisione biotech, dall’Europa agli Stati Uniti, e rinuncia a seminare e commercializzare le sue patate geneticamente modificate Amflora, Amadea, Modena e Fortuna a causa della fortissima resistenza riscontrata in molti paesi dell’Unione Europea nei confronti degli alimenti geneticamente modificati.
Stessa sorte per il mais transgenico MON810, varietà resistente all’azione degli insetti parassitari, rampollo della Monsanto e anch’esso fortemente contrastato, che seguirà la casa madre negli USA assieme alle patate BASF.

Poteva sembrare che fosse una lotta impari, invece la determinazione degli ambientalisti di Greenpeace e Legambiente e degli agricoltori di CIA, AIAB e Coldiretti dall’altra, supportati dai consumatori che hanno aderito alle campagne anti-OGM ha vinto una battaglia. Naturalmente non è finita, patate e mais OGM semplicemente si spostano al di là dell’Atlantico: occorre mantenere alta la guardia e noi consumatori possiamo fare la differenza.
Non ho ancora citato  Bayer e il riso, il video di Greenpeace vi informerà al riguardo:

L’agricoltura OGM continua ancora oggi a ricevere fondi dall’Europa per la ricerca di settore e Alessandro Triantafyllidis, presidente dell”AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) chiede la  revisione di questo aspetto e che i fondi destinati finora alle multinazionali e agli OGM vengano indirizzati verso la sostenibilità e l‘agricoltura biologica.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

Il Mondo Secondo MONSANTO

( DOCUMENTARIO COMPLETO )

 

La Catastrofe Degli OGM Negli USA:

 Una Lezione Per Il Mondo

 

L'India denuncia la multinazionale

Monsanto per bioterrorismo