CAINO

 DOV'È TUO FRATELLO?

LA VOCE DEL SUO SANGUE GRIDA A ME!

 

"La terra è stata profanata dai suoi abitanti, ... Per questo la

maledizione divora la terra, i suoi abitanti ne scontano la pena"

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

Ecco che il Signore spacca la terra, la squarcia e ne sconvolge la superficie e ne disperde gli abitanti. Avverrà lo stesso al popolo come al sacerdote, allo schiavo come al suo padrone, alla schiava come alla sua padrona, al compratore come al venditore, al creditore come al debitore, a chi riceve come a chi dà in prestito. Sarà tutta spaccata la terra, sarà tutta saccheggiata, perché il Signore ha pronunziato questa parola. È in lutto, languisce la terra; è squallido, languisce il mondo, il cielo con la terra perisce. La terra è stata profanata dai suoi abitanti, perché hanno trasgredito le leggi, hanno disobbedito al decreto, hanno infranto l'alleanza eterna. Per questo la maledizione divora la terra, i suoi abitanti ne scontano la pena; per questo sono bruciati gli abitanti della terra e sono rimasti solo pochi uomini. (Is 24,1-6)

SE NON VI CONVERTIRETE PERIRETE TUTTI ALLO STESSO MODO (Lc 13,3;5)

IO vi creai per essere amore e vivere nell’amore, ma voi avete preferito un destino differente da quello che IO avevo progettato per voi: una vita fatta di dolcezze infinite nella gioia immensa dell’Amore. Avete scelto una strada diversa, avete ceduto al falsario, a colui che vi presentava una vita migliore di quella che IO avevo offerto a voi. Il suo inganno è stato il vostro dolore, siete entrati nella sofferenza e nella morte e vi siete allontanati completamente dalla Luce, da Me, il vostro Dio Creatore! Vi siete illusi di poter prendere il Mio posto, di sostituirMi! Ma avete fatto male i vostri conti, la vostra ingordigia vi ha resi ciechi e mortali. Come farete ora che IO Mi manifesterò per togliervi tutto ciò per cui vi siete innalzati? Cosa farete quando vedrete il vostro impero crollare sotto i vostri occhi, già spaventati da tutto ciò che subirete sulla vostra stessa pelle? Potrete voi, o uomini, dire basta alla natura? Fermare i venti, comandare al fuoco di spegnersi, ai mari di calmarsi, ai tuoni di fare silenzio; guarire, donare la vista ai ciechi e donare la vita ai morti? Saprete voi fare tutto questo? ... IO vi distruggerò ogni cosa, e riporterò questa Terra alla sua bellezza in Me, nell’Amore essa rientrerà nuova ed ogni cosa brillerà nell’amore perché l’Amore avrà rimesso in Sé ogni cosa ... (voce profetica contemporanea)

 

 

INTRODUZIONE

Aborto, ecatombe in Europa

Fonte web

Con 2.863.649 aborti praticati e censiti ogni anno in Europa, di cui 1.207.646 nella sola Ue, nel Vecchio Continente l’aborto sta diventando la principale causa di morte. Più del cancro, più dell’infarto, e in 12 giorni viene soppresso un numero di embrioni pari a quello dei morti in incidenti stradali lungo l’intero anno. A sottolineare il peso che il fenomeno ha sulle società europee potrebbero bastare le nude cifre, che sono in aumento in numerosi Paesi, la Spagna in prima fila.

Ma dalle cifre dello studio «L’aborto in Europa e in Spagna» presentato a marzo a Bruxelles dallo spagnolo Istituto di politica familiare (Ipf) si ricavano indicazioni che impressionano su vari piani: sulle tendenze in atto, sul loro impatto anche demografico per cui il numero degli aborti coincide con il deficit demografico dell’Ue, su quel che esse segnalano in termini di evoluzione complessiva nelle nostre società nei confronti di valori fondamentali.

E sulla cadenza incalzante degli aborti praticati nel nostro continente: uno ogni 11 secondi, 327 ogni ora, 7486 al giorno. Il tema del rispetto dei valori nella società europea è stato al centro della conferenza stampa in cui, nella sede dell’Europarlamento, è stato illustrato lo studio dell’istituto spagnolo. Aprendo la riunione Jaime Mayor Oreja, capo della delegazione spagnola nel gruppo parlamentare del Ppe, ha osservato che «la manifestazione più crudele della crisi dei valori è il diritto all’aborto».

Con questa espressione non aveva bisogno di chiarire quanto allarme abbia destato tra i Popolari il voto con cui il 10 febbraio scorso l’Europarlamento ha approvato su proposta di un socialista belga una risoluzione sulla parità di diritti tra uomini e donne in cui si legge che alle donne dovrebbe essere garantito «il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto», e che esse «devono godere di un accesso gratuito alla consultazione in tema di aborto», nel quadro di un generale impegno dei governi a «migliorare l’accesso delle donne ai servizi della salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili».

Il vicepresidente del Parlamento europeo Mario Mauro ha approfondito il tema dei valori citando Benedetto XVI sui pericoli del fondamentalismo e del relativismo: e annoverando tra le sue conseguenze la diminuzione del numero dei matrimoni e delle nascite. «Le cifre del relativismo – ha detto – sono le cifre della decadenza del nostro continente, del fallimento dei governi europei» che tra l’altro continuano a dedicare alla politica della famiglia solo una piccola parte delle spese sociali che nell’Ue assorbono un 28% del prodotto interno lordo.

«Il legame tra aiuti prestati alle famiglie e numero delle nascite è chiarissimo», ha insistito Mauro condannando le tendenze che puntano a «un nuovo concetto di famiglia, che non è famiglia», e a fare dello Stato di diritto una sorta di «supermercato dei diritti». Il presidente dell’Ipf, Eduardo Hertfelder si è poi soffermato sulle preoccupazioni che si acuiscono per la tendenza sugli aborti nel suo Paese, la Spagna.

 

 

 

PEGGIO DI HITLER E STALIN SIAMO DIVENTATI CIECHI AL PUNTO CHE NON VEDIAMO PIÙ L'ABORTO COME UN DELITTO CONTRO GLI INNOCENTI. IN AMERICA SI FANNO I COSMETICI CON I FETI ABORTITI (vedere qui),  MENTRE IN INGHILTERRA SI FANNO SPOT TV PRO-ABORTO (vedere qui). ECCO PERCHÈ IL "TEMPO DELLE TENEBRE" É VICINO PER TUTTE LE NAZIONI, COME FA CAPIRE IL BRANO DI ISAIA 24. IL PAPA STESSO HA AFFERMATO NEL SUO RECENTE VIAGGIO A FATIMA CHE IL TERZO SEGRETO NON È CONCLUSO.

 

 

Aborto, il genocidio europeo

L’aborto fa più morti di

Hitler e Stalin

Fonte web

Hitler? Stalin? Mussolini? I tagliagola africani o talebani? I terremoti? La guerra mondiale? Hiroshima? No, cari amici: il vero sterminio dell’ultimo secolo non è stato firmato dai signori o dagli eventi sopracitati, ma dall’aborto reso legale. Dall’aborto che diventa un diritto della donna, non più un tragico epilogo (di una vita umana) da cercare in tutti i modi – a suon di carezze, certo – di fermare.

I numeri usciti nei giorni scorsi sono terrificanti: con 2milioni 863mila 649 aborti praticati e censiti ogni anno in Europa (più di un milione e 200mila nella sola Ue), nel nostro continente l’aborto sta diventando la principale causa di morte. Più del cancro. Più dell’infarto. Più degli incidenti stradali (in 12 giorni viene soppresso un numero di embrioni, che io preferisco chiamare bambini, pari a quelli dei morti in incidenti stradali lungo l’intero anno).

Volete ulteriore dati? In Europa si praticano 6.468 aborti al giorno, 327 ogni ora, 1 ogni 11 secondi. Quando avrete finito di leggere queste poche righe, almeno a tre bambini  sarà stato impedito di nascere.

Si dirà: ma l’aborto è sempre esistito. Certo. E sempre esisterà, temo. Ma il punto della questione è un altro: l’uomo moderno ha deciso di istituzionalizzarla l’interruzione di gravidanza. Hanno cominciato i regimi totalitari, poco alla volta ci siamo adeguati tutti. E allora, io non ce la faccio a non stupirmi e a non piangere di fronte a 3milioni di bambini che non facciamo nascere in Europa ogni anno. Morti ammazzati, posso dirlo? E attenti bene, non chiedo la testa degli ‘assassini’ (ci sono tante mamme, tanti uomini, che hanno solo bisogno di un aiuto, di misericordia). Chiedo solo di riflettere bene su quanto stiamo facendo.

 

Feto abortito

 

 

La prima causa di morte in Europa

 

La moratoria per l’aborto era un programma.

La Spagna si muove, e noi?

Giuliano Ferrara, Il Foglio

Un centro studi spagnolo, l’Istituto di politica familiare, ha accertato che sul piano statistico l’aborto sta diventando la prima causa di morte in Europa. Due milioni e ottocentosessantatremila e seicentoquarantanove (2.863.649) aborti è la cifra totale dell’eccidio in Europa, dentro e fuori i confini dell’Unione: così reca la denuncia statistica portata a Bruxelles. Roberto Cascioli su Avvenire calcola che si spegne la vita di un bambino in gestazione ogni undici secondi, ogni giorno si infierisce su 7.500 donne, su 7.500 bambini non nati il cui diritto alla vita è umiliato e offeso. Questi dati, che saranno al centro di una mobilitazione ormai ricorrente, febbrile, fiera, della società spagnola, dove domenica 7 marzo in settanta città si svolge la marcia internazionale per la vita, si combinano con il tasso zero europeo di aumento demografico, un fenomeno che l’estirpazione dell’abitudine all’aborto correggerebbe in modo decisivo. La Spagna di Zapatero, insieme alla Gran Bretagna dove il ricorso all’aborto delle adolescenti è devastante, ha la funzione guida nell’incremento della morte in pancia (più 115 per cento in dieci anni).

Paola Ricci Sindoni, in un editoriale impegnativo e sensibile del giornale dei vescovi italiani, sostiene, e questo nel titolo è esplicitamente richiamato, che “gli appelli generici non bastano più”. Giusto. Sacrosanto. Anche le soluzioni proposte dal rapporto presentato a Bruxelles dal centro studi per la famiglia, e raccolte da Avvenire, non sono centrate sulla correzione in senso repressivo delle legislazioni europee in fatto di maternità e aborto. La vocazione messa alla base di questa mobilitazione è quella a una battaglia culturale, a un impegno per recuperare il terreno perduto negli ultimi trent’anni. In quest’epoca si è prodotto un ciclo della sordità morale e dell’ottundimento psicologico al culmine del quale l’aborto, come cercammo di spiegare con l’iniziativa della moratoria internazionale, è divenuto eticamente indifferente. Non solo, l’aborto si è propagato nella forma particolarmente odiosa dell’aborto selettivo, eugenetico, e della liquidazione dei bambini concepiti intesa come strumento di pianificazione delle nascite e di soluzione gratuita di problemi privati, particolari, oltre che risposta a piaghe sociali come la misera tutela della maternità assicurata dalle società ricche.

Le soluzioni sono sempre le stesse, e sono quelle proposte nel programma di battaglia della lista pazza nella primavera di due anni fa. Con una modifica della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo firmata a Parigi nel dicembre del 1948, stabilire che la vita, tutelata giuridicamente come primario valore legato alla libertà e alla sicurezza della persona, inizia dal concepimento e finisce con la morte naturale. Definire uno spazio di sostegno sociale forte alla donna incinta, fondato su ingenti risorse pubbliche e su un piano nazionale per la vita, ciò che era diventata una promessa riformatrice contenuta nel discorso del presidente del Consiglio italiano alle Camere dopo la formazione del governo due anni fa. Promuovere le adozioni, nella forma anonima della vecchia ruota dei conventi, e offrire questa possibilità di vita, questa libertà di nascere, a chiunque sia stato concepito senza una volontà di accoglienza. Incentivare sensibilmente i programmi di ascolto, mediazione psicologica, informazione, assistenza alle donne che si stanno arrendendo all’inevitabilità dell’aborto, dando voce e strumenti operativi alle molte organizzazioni che lavorano in questo senso e fanno nascere bambini e madri con un lavoro di incontro e di aiuto personale. Promuovere campagne di comunicazione pro life, invece della resa culturale alla logica della contraccezione, della promiscuità sessuale, della libertà irresponsabile.

Sognavamo cinque milioni di pellegrini a Roma, trenta deputati pro life alla Camera, un’esplosione di razionalità e di buonumore, il rovesciamento di un andazzo disumano, mortificante, incivile; ed eravamo mossi da un punto di vista laico che non parte necessariamente dalla sacralità della vita, bensì dal rispetto della persona e dei suoi diritti. La proposta di moratoria perse nell’isolamento la battaglia politica immediata, ma funzionò come rilancio internazionale della guerra culturale contro la manipolazione e il maltrattamento della vita umana. E’ il momento di ricominciare, e la minoranza laica antiabortista non può che fare appello ai vescovi perché la grande energia dei cristiani scuota il torpore banalizzante della cultura antinatalista e riaccenda, anche contro i veleni della Ru486 e contro la condanna delle donne alla solitudine del prezzemolo moderno, una grande, seria, responsabile guerra di cultura e di idee.

 

 

 

 

Aborto in Europa: magnitudo

1000 ogni 11 secondi

Fonte web - di padre Angelo del Favero

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Siloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”. Diceva anche questa parabola: “Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: ‘Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo: Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?’ Ma quello rispose: ‘Padrone, lascialo ancora quest’anno, finchè gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no lo taglierai’” (Lc 13,1-9).

Il modo del perire di cui parla Gesù (“Se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo”), non deve far pensare ai terremoti (perire sotto le macerie), o alla violenza omicida degli attentati (la strage ordinata da Pilato), ma alla sorte che ci aspetta nell’altra vita se non ci convertiamo prima che la morte ci colga all’improvviso. Ma qualunque sarà il modo della nostra morte, essa non ci coglierà impreparati davanti a Dio se il modo della vita sarà stato l’ascolto della sua Parola. Al contrario: chi sceglie di vivere come se Dio non ci fosse, corre il pericolo reale e sempre attuale di vivere eternamente nel tormento infernale della separazione da Dio.

Anni fa fui invitato ad un matrimonio di amici. Il padre della sposa, un cardiopatico grave, mi raccontò a tavola che la sera prima, dopo molti anni di lontananza dalla Chiesa, aveva sentito il bisogno di confessarsi, ma…era sabato sera. Suonò al campanello della sua canonica, ma si sentì rimandare al giorno dopo, data l’ora tarda. La stessa risposta ebbe al campanello successivo, in un’altra parrocchia. Al terzo tentativo, finalmente, con gran sollievo gli fu dato di riconciliarsi con Dio. Quest’uomo morì improvvisamente poche ore dopo.

Confrontando le vittime di Pilato e della torre crollata con “tutti i Galilei” e “tutti gli abitanti di Gerusalemme”, Gesù sottrae gli uni e gli altri al meccanismo della cosidetta “retribuzione”, per il quale, secondo la tradizione di allora, alla colpa seguiva, inesorabilmente, la giusta punizione divina. Perciò il fatto di essere stati risparmiati da repressioni cruente e disgrazie, era ritenuto una conferma della propria “giustizia” davanti a Dio.

In tal modo veniva anestetizzata, negli incolumi, la coscienza di essere anch’essi peccatori e bisognosi di quella divina Misericordia che dona a tutti il tempo e il modo di pentirsi e convertirsi. In questo senso è da intendere anche la parabola del fico sterile.

Gesù non interpreta le tragedie e i cataclismi naturali come castighi del Padre suo, (che fa piovere indifferentemente sui giusti e sugli ingiusti), ma ciò non significa che il Vangelo svuoti di significato spirituale gli eventi tragici della cronaca quotidiana. In realtà essi recano un messaggio vitale. Dio non vuole la morte del peccatore, ma che “si converta e viva”; perciò questi gemiti terribili della creazione, nel disegno misterioso e sapiente della sua volontà, sono scosse di morte al servizio della vera vita, la vita eterna dell’anima. Per chi non rifiuta di ascoltare il sismografo interiore il messaggio è questo: “l’uomo, nella prosperità non comprende, è simile alle bestie che muoiono” (Salmo 49,21).

A differenza delle bestie all’uomo è dato dal Creatore il dono della libertà, l’intelligenza per conoscere la verità, la coscienza per scegliere nel suo cuore il bene e rigettare il male, la volontà per agire di conseguenza. Anestetizzare la coscienza morale vuol dire perciò distruggere la dignità dell’uomo, abbassandolo al rango animale degli istinti e del piacere. Questa è l’opera della cultura della morte, radicata in quelle leggi che autorizzano la soppressione volontaria della vita umana, dal suo primo inizio al suo ultimo istante naturale. Il terremoto e il maremoto sono evento tragici che mietono centinaia e migliaia di vite umane, separando i sopravvissuti dai loro cari, dalle loro case, dalla loro terra. Conseguenza positiva è però quella solidarietà umana che è sempre pronta a scattare in tutto il mondo verso i luoghi del disastro.

Un singolo aborto volontario è un evento che causa una separazione ben più grave ed estesa: la separazione da Dio. L’energia maligna che si sprigiona in Europa ogni 11 secondi (tale è il ritmo mortale degli aborti), non si misura sulla scala dei sismografi fisici, ma su quella dei sismografi dello spirito. Magnitudo infinita che separa dal Dio della vita e fa crollare la società nel baratro dell’autodistruzione.

 

 

 

 

ABORTO IN EUROPA, UNA STRAGE DA FERMARE

di Riccardo Cascioli

Nell’Unione Europea ogni anno si praticano oltre 1 milione e 200mila aborti, un numero equivalente al saldo negativo tra nascite e morti. Vale a dire che il calo demografico in atto sarebbe azzerato se si lasciassero nascere tutti i bambini concepiti. È questo forse il dato che più dovrebbe far riflettere i governanti dell’Unione, dato contenuto nel Rapporto su «L’aborto in Europa e Spagna», pubblicato dall'Istituto di Politica familiare (IPF) e presentato il 2 marzo a Bruxelles, nella sede dell'Europarlamento

In effetti le statistiche dimostrano che l’aborto è una delle cause principali dei bassi tassi di natalità in Europa, dove nel 2008 si è registrata una contrazione di nascite del 12,5% rispetto al 1982. E di conseguenza dell’invecchiamento della popolazione, visto che oggi si contano 6.5 milioni di ultrasessantacinquenni in più rispetto ai minori di 14 anni (85 milioni contro 78.5).
Non solo, l’aborto è la principale causa di mortalità in Europa, 30 volte più degli incidenti stradali (39mila morti nel 2008).

Un’Europa a tre velocità. Il rapporto mette a confronto le tre diverse grandezze dell’Europa. Considerando anche i Paesi europei al di fuori della Ue, il conto totale degli aborti, riferito al 2008, è di 2.863.649, in pratica un aborto ogni 11 secondi, quasi 7.500 aborti al giorno. In pratica ogni anno la diffusione dell’aborto provoca l’eliminazione di un numero di persone equivalente alla somma della popolazione di 4 Paesi: Estonia (1.3 milioni di abitanti), Cipro (0.8 milioni), Lussemburgo (0.5 milioni) e Malta (0.4 milioni).

Gli aborti praticati nei 27 Paesi della Ue rappresentano il 42% (1.207.646) del totale, tenendo però conto che la popolazione residente nell’Unione è circa il 68% dell’intera popolazione europea.
All’interno dell’Europa comunitaria però ci sono notevoli differenze tra il gruppo Ue-15 (il nucleo storico dell’Unione Europea, che rappresenta l’83% della popolazione) e il resto dei Paesi. Infatti mentre nei 12 Paesi dell’allargamento il decennio tra il 1998 e il 2008 ha visto un calo drastico nel numero degli aborti (-49%, da 550.587 a 281.060), nella Ue-15 si è registrato il fenomeno contrario: un aumento di circa 70mila aborti l’anno, da 855.645 a 926.586 (+8,3%).

I record di Romania e Spagna. In entrambi i casi risultano decisivi due Paesi: tra i 15, è la Spagna che da sola rappresenta l’87% dell’aumento registrato negli ultimi dieci anni, mentre nei 12 di recente adesione il caso limite è quello della Romania, dove nel 1994 si praticavano 530.191 aborti, scesi nel 2008 a 127.907. Da sola quindi la Romania ha registrato un calo assoluto maggiore di quello di tutti i 12 Paesi messi insieme.

Mentre considerando gli ultimi 15 anni la Romania è il Paese che ha registrato il più alto numero di aborti (4.065.904, contro i 3.082.816 della Francia, i 2.988.009 del Regno Unito e 1.998.225 dell’Italia), malgrado il nettissimo calo degli ultimi anni, essa rimane il terzo Paese europeo per numero di aborti, preceduta da Regno Unito (215.975) e Francia (209.913). L’Italia è invece quarta con 121.406. Rispetto agli altri tre Paesi (compresi tra i 60 e i 64 milioni di abitanti), la Romania però ha una popolazione complessiva nettamente inferiore (21.5 milioni).

Una gravidanza su 5 finisce in aborto. Nel 2008 il 18.3% delle gravidanze nella Ue-27 è stato interrotto volontariamente. Su 6.591.836 gravidanze, infatti, solo 5.384.190 sono state completate con la nascita di un bambino.

Il problema delle adolescenti. Un aborto su 7 (il 14.2%) nella Ue-27 è stato praticato su ragazze minori di 20 anni, per un totale di 170.932. Numero che sale a 338.217 se si considerano anche i Paesi europei extra-comunitari. Rimanendo nell’ambito dei 27 è chiaro che il problema è più grave per il Regno Unito, dove nel 2008 hanno abortito 46.897 adolescenti, contro le 31.779 della Francia, le 14.939 della Spagna, le 14.316 della Romania e le 13.775 della Germania.

L’obiezione di coscienza non sempre rispettata.
Soltanto in due Paesi dell’Unione (Irlanda e Malta) l’aborto è illegale, mentre in 14 è ammesso in certe circostanze e in 11 è invece libero. Nell’ambito della Ue-15, l’obiezione di coscienza è esplicitamente riconosciuta in undici Paesi: non è prevista invece in Grecia, Svezia e Finlandia. Generalmente è previsto anche un periodo di riflessione intorno a una settimana. Tale periodo è obbligatorio in Belgio, Francia, Lussemburgo, Italia, Olanda, Germania, Grecia e Portogallo.

Alcune proposte. Le politiche di prevenzione dell’aborto finora applicate in Europa hanno mostrato chiaramente di non funzionare, per questo l’Istituto di Politica Familiare (Ipf) chiede un cambiamento radicale nell’approccio al problema, che ruota attorno a un obiettivo di fondo: «La promozione di politiche che garantiscano i diritti dei bambini non nati e il diritto delle donne alla maternità, eliminando gli ostacoli che impediscono la maternità e affermando esplicitamente che l’aborto è un atto di aggressione contro le donne». Tra le proposte concrete avanzate dall’Ipf troviamo quella di un «Aiuto diretto universale» di 1.125 euro per ogni donna incinta (125 euro per nove mesi), una linea diretta di finanziamento per le associazioni che aiutano le donne durante la gravidanza, la riduzione del 50% dell’Iva sui prodotti basilari per l’infanzia.

Ma questo radicale cambiamento di approccio avrebbe tra gli obiettivi anche quello di rispondere alla drammatica crisi demografica dell’Europa. E l’Ipf chiede perciò la preparazione di un Libro Verde sui tassi di natalità in Europa, per analizzare la situazione, le sue cause e le soluzioni da individuare.

 

 

APPROFONDIMENTO VIDEO

 

ABORTO documentario - IL GRIDO SILENZIOSO

 

Diario di un Bambino mai nato - NO ALL'ABORTO

 

parto ( il miracolo della vita ) ninna nanna alla vita