ALLARME

COSTITUZIONE ITALIANA:

VOGLIONO TAROCCARE LA COSTITUZIONE SENZA

 CHE IL POPOLO LO SAPPIA. APPELLO

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 

Costituzione, la deroga all’art.138 è un

attacco alla sovranità popolare

Fonte web

Gli appelli a difesa della Costituzione, pur con sfumature diverse, sono omogenei nei contenuti e negli obiettivi e sono promossi da persone che hanno lavorato insieme e continueranno a farlo. Penso ovviamente alla Costituente dei beni comuni e alla Convenzione per la democrazia costituzionale, iniziative che mi vedono coinvolto dalla fase fondativa.

Contenuti, obiettivi ed orizzonti comuni: la difesa della Costituzione non soltanto delle sue procedure, della sua architettura costituzionale, ma soprattutto dello Stato sociale, del principio di eguaglianza sostanziale, la grande novità da Weimar in poi nel panorama del costituzionalismo moderno.

Rendere chiaro a tutti che la deroga all’art. 138 non è questione di procedure!

Rendere tutto ciò accessibile come si fece nel 2006 girando l’Italia come forsennati e nel 2010-2011 con i referendum contro il saccheggio dei beni comuni.

Comunicare in maniera chiara e diretta che la deroga all’art. 138 Cost. è un attacco alla democrazia parlamentare, alla sovranità popolare, alla democrazia partecipativa, allo Stato sociale.

Trasferire conoscenze (sapere collettivo), demolire le élites del sapere…così si è vinto nel 2011.

Personalismi, protagonismi, primogeniture di personaggi anche sopravvalutati mediaticamente, hanno impedito che il progetto politico, culturale e sociale di proposta per la modifica dell’art. 81 Cost. andasse avanti. Un progetto che come sapete stava in una fase molto avanzata e che avrebbe richiesto la firma di 50.000 mila cittadini per presentarlo in parlamento.

Volevamo e vogliamo che si tolga il pareggio di bilancio dalla Costituzione e che si introduca la norma che almeno il 50% del bilancio dello Stato sia riservato allo Stato sociale.

Continuare la battaglia per un diritto pubblico europeo dell’economia che smascheri l’imbroglio che in Europa esiste soltanto il diritto della concorrenza.

Per questi motivi è necessario subito un fronte comune.

 

 

Discorso sulla Costituzione di Piero Calamandrei, 26 gennaio 1955

Questo è uno dei discorsi più belli, attuali, interessanti, critici e commoventi che abbia mai ascoltato. Perché la politica ha eliminato dalla scena pubblica gente col senso dello Stato, come poteva essere Calamandrei? Dovrebbero mandare in onda questo discorso almeno 7 volte al giorno su tutti i canali pubblici. La gente verrebbe educata di più al senso civico.

 

 

Oltre Berlusconi – L'Art. 138 e il Vero Dramma

del Momento, occultato dai Media di Regime
 

Fonte web

Una Condanna – che forse mai sarà scontata davvero – monopolizza la scena a livello nazionale ed internazionale. Silenzio assoluto, invece, sull'ultimo colpo al cuore delle istituzioni: la definitiva morte della Costituzione Italiana. Ecco come Letta in combutta con gli uomini del Cavaliere e l'allegra brigata europeista sta uccidendo definitivamente la Costituzione trasformandoci per sempre in un feudo di Bruxelles
 

Gli Occhi del Mondo…                                                                                               

Roma, Milano, New York, Berlino, Parigi, Madrid - Qual è l'argomento del giorno in Italia? E soprattutto, cosa i media internazionali dicono oggi dell'Italia? Beh, la seconda notizia maggiore sembra riguardare non i morti di Siria e il ruolo dell'Italia, o roba del genere… ma piuttosto il mondo del calcio e il nuovo campionato di serie A. La prima – in assoluto – "ovviamente" è quella della pseudo-condanna, a 4 anni, inflitta a Silvio Berlusconi, ed alle macchiette da avanspettacolo legate alle presunte promesse non mantenute di "dimissioni dei suoi fedelissimi" in caso di sentenza di condanna. Vassalli del feudatario di Arcore che ora addirittura (come fanno i serpenti stagionalmente) pensano a mutare e mutarsi in "Forza Italia": come se ciò potesse cambiare qualcosa! Patetici! Ma chiacchiere e pettegolezzi a parte i problemi, come vedremo, sono altri e terribili…

L'Italia e il caso Berlusconi visti dal Mondo mediatico internazionale   

D'altra parte i media internazionali hanno dato ampio risalto alla notizia sulla condanna di Super-Silvio. Ecco alcuni esempi, in una raccolta/rassegna dei titoli di prima pagina di alcuni dei più noti giornali e tabloid internazionali:  Bbc ("Confermata la condanna al carcere per Berlusconi"); Le Monde e Le Figaro ("Pena del carcere confermata dalla cassazione"); Guardian ("Berlusconi non ha più scappatoie legali"); El Pais (che, immediatamente sotto la notizia dele "disavventure" fiscali del premier Mariano Rajoy, parla di "Cavaliere davanti alla giustizia"); Die Welt ("Sentenza dalla portata storica"); Bild ("Un anno ai domiciliari per Berlusconi": specificando, tuttavia, il fatto che l'interdizione dai pubblici uffici sarà ridefinita e chiedendosi se per caso l'ex Premier ora dovrà effettivamente andare in galera. La risposta autoprodotta dallo stesso quotidiano è chiara e forte: "NO!". NO ovviamente! E ciò a causa della sua età. Il Berlusca, dunque potrà fare richiesta di arresti domiciliari. Degni di nota anche i titoloni "breaking news" dei quotidiani economici Wall Street Journal e Financial Times. Prima pagina "meritata", ovviamente, anche per France Presse, Reuters e New York Times

Bild – Idee chiare!                                                                                                      

In tal senso, a conti fatti, la Bild sembra avere le idee più chiare di tutti, avendo compreso che in realtà si tratti di una pura questione formale e non assolutamente sostanziale. Ma La Bild, non esaurisce qui il suo commento, ricamandoci su con toni davvero ironici e spassosi. Per il tabloid tedesco, infatti "Berlusconi ha solo in Italia 20 diverse residenze tra cui scegliere, tra cui la sua villa sarda con un parco enorme. Una casa allestita in maniera tanto boriosa – nota la Bild - come il ranch di Michael Jackson Neverland". Come dare torto al tabloid teutonico? 

Il Vero Dramma di cui nessuno parla…                                                             

Ad essere morbidi – curiosamente – solo state e sono le grandi tv statunitensi, concentrate sull'ergastolo ai danni di Ariel Castro, il mostro di Cleveland. Sarà forse perchè Mediaset è controllata in buona percentuale dal colosso bancario-finanziario made in Usa, Goldman Sachs? Che dite? Fatto sta che del vero dramma del momento (l'ennesimo della lunga serie) nessuno parla, in questa sorta di grande opera di distrazione di massa che va avanti da giorni e giorni. Qualcuno sta assestando il colpo finale al cuore delle istituzioni nell'indifferenza più totale. indifferenza dimostrata da chi, per contro, sarebbe chiamato, per statuto e vocazione, a vigilare: la stampa. Ma non si tratta di un attacco marginale, ma addirittura di un golpe istituzionale senza precedenti nella storia della "Repubblica". Un attacco al cuore ed ai polmoni della Costituzione, la madre di tutte le leggi. Ma di questo curiosamente – ribadiamo – non parla nessuno. Ancora una volta, nel bene o nel male Berlusconi e il "Dio Calcio" monopolizzano la situazione e l'estate degli Italiani, tra un tuffo e l'altro. Ma vediamo, di quale male stiamo morendo proprio in queste drammatiche ore! E lo vediamo entrando, finalmente, nel vivo del discorso (quello che ci interessa davvero) con una citazione di Piero Calamandrei.

 Calamandrei e la Costituzione                                                                              

In un discorso tenuto nel Capoluogo Meneghino nel 1955 Piero Calamandrei, giornalista, giurista, politico, scrittore, poeta e docente universitario definì così la Costituzione: "Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione". La Costituzione è la legge più importante in Italia. È  il patto fra i cittadini e lo Stato e indica le linee guida e i valori fondamentali con cui deve essere organizzata la cosa comune. È per questo motivo che la Costituzione è destinata a durare nel tempo. Ma la Costituzione, per poter essere efficace, deve poter essere adeguata alle nuove esigenze. Tale possibilità non è stata trascurata dai padri costituzionalisti i quali hanno previsto che le modifiche dovevano seguire le procedure definite dall'art.138 della Costituzione. Per questo motivo le modifiche da apportare devono seguire un iter particolare. L’articolo 138 della Costituzione, quindi, stabilisce quali sono le modalità per modificare parti della Costituzione

L'Ultima pugnalata tecnica                                                                                     

Ciò anche al fine di tutelare il rispetto dei Principi fondamentali contenuti nella Costituzione italiana. Capisaldi e pilastri come il "Principio Personalista", il "Principio di Laicità", il "Principio Pluralista", il "Principio Lavorista", il "Principio Democratico", il "Principio di Uguaglianza", quello "Solidarista"; "Dell’unità e Indivisibilità della Repubblica"; "Autonomista"; "Internazionalista" e "Pacifista". Già scorrendo l’elenco dei Principi (con la P maiuscola) su cui si basa la Costituzione vengono i brividi se si ripensa a ciò che gli ultimi governi hanno fatto in barba a quanto avevano previsto i saggi dell’Assemblea Costituente. Ad esempio durante l’ultimo governo, che pure era un governo tecnico, la Costituzione è stata attaccata – pardon “modificata” più di una volta (si pensi al Fiscal Compact, ad esempio). E, non contento di quanto fatto dal suo predecessore, il nuovo governo ha proposto di fare ancora di più. Già qualche tempo fa avevamo notato come, stranamente, il nuovo governo, per alcune misure aveva deciso di far riscorso alla Commissione dei Saggi e ad un iter lungo e farraginoso (Vedi articoli in allegato), mentre per altre (come nel caso della legge sui finanziamenti pubblici ai partiti o nel caso della decisione sugli armamenti) aveva pensato bene di procedere in modo più spedito.

Il Feudo                                                                                                                          

Ora il governo ha deciso di fare un passo avanti nel processo di riduzione del potere del Parlamento a favore del potere di chi governa. L'Italia, in pratica, si trasforma ogni giorno di più da pseudo "Repubblica-Democratica" a Feudo di Bruxelles. Nei giorni scorsi, in tal senso, è stato presentata una proposta che avrebbe dovuto lasciare gli Italiani a bocca aperta. Il governo ha proposto di modificare la Costituzione e di adattarla più “velocemente” alle esigenze dei singoli governi partendo proprio dall’articolo 138.

Attacco all'Art. 138 – ll Cuore della Costituzione                                            

Come dire per cambiare “le regole” più facilmente, cambiamo “la regola” che dice “come cambiare le regole”! In altre parole, il governo Letta ha proposto di approvare una legge costituzionale che intende cambiare le modalità che regolano le norme della sua modifica. Trascurando il principio secondo il quale una simile modifica non può in nessun modo evitare di percorrere l’iter previsto proprio dallo stesso Articolo 138 (che è stato pensato dai Padri Costituzionalisti proprio per evitare simili “stratagemmi”). Forse qualcuno ricorderà il modo utilizzato dal predecessore del sig. Letta, il sig. Monti quando, dopo aver proposto e fatto approvare una tassa come l’IMU (anche questa, pare, in violazione della Costituzione e non una, ma ben tre volte) disse, per sedare gli animi che tale forma di tassazione sarebbe stata valida solo “una tantum” (salvo poi confermare che parte di questi soldi avrebbero continuato ad andare allo Stato e non alle amministrazioni locali, violando in questo modo le procedure previste dalla legge). Ebbene pare che la strategia dell’ ”una tantum“ sia piaciuta al sig. Letta, il quale ha detto che questa modifica sarebbe solo “una tantum”.

Sempre in Agosto                                                                                                        

Dunque, riassumendo, il nuovo governo vorrebbe cambiare la legge che dice come cambiare la legge che è alla base di tutte le leggi, ma di volerlo fare solo “una tantum”. Cioè per il tempo a lui necessario per apportare le modifiche alla stessa Costituzione. Infatti secondo un comunicato ufficiale rilasciato da Palazzo Chigi: “Il Comitato (che sta occupandosi della modifica dell’art. 138 della Costituzione, n.d.r.) dovrà esaminare i progetti di revisione dei Titoli I, II, III e V della parte Seconda della Costituzione che riguardano le materie della forma di Stato, della forma di Governo e del bicameralismo”.  In altre parole la modifica “una tantum” della Costituzione servirebbe al governo per  portare a termine un piano ben più ingegnoso di modifica radicale della Costituzione in senso autoritario e presidenzialista (tentativo peraltro già fallito nel 2006 quando, con un referendum, fu respinto il “premierato” proposto da Berlusconi). Forse sarebbe bene che gli Italiani si rendessero conto del fatto che, mentre molti di loro sono al mare o chiacchierano del prossimo calendario di serie A (non a caso certe leggi escono sempre nel mese di Agosto), chi è al governo sta cercando di modificare lo Stato e, per farlo, vuole cambiare le regole previste dalla stessa Costituzione per essere cambiata… A chi gli chiedesse cos’è la Costituzione non so cosa risponderebbe oggi Calamandrei. Ma oggi sotto gli ombrelloni probabilmante si chiacchiererà ancora sulla cosiddetta "condanna" di Berlusconi. Una condanna che probabilmente non verrà mai scontata davvero! Ed i presupposti ci sono tutti.

 

 

L'art 138 della Costituzione non si tocca!

 

 

RANIERO LA VALLE – Art. 138, appello ai

senatori: “Non tradite la Costituzione”

Fonte web

RANIERO LA VALLECaro Senatore,

Questa settimana è fissata la discussione del disegno di legge Costituzionale n. 813, recante “Istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali”, che giunge in aula, dopo essere stato esaminato con procedura d’urgenza dalla Commissione Affari costituzionali, che, per accelerare i tempi lo ha licenziato in seduta notturna. Tanta fretta non è sintomo di efficienza e non è giustificata dalla materia trattata, che ha per oggetto l’instaurazione di una procedura straordinaria per la revisione costituzionale, in deroga all’art. 138 Cost., allo scopo di agevolare una revisione profonda della Costituzione che investe i titoli I, II, III e V della Parte seconda, ma può estendersi anche alle garanzie giurisdizionali e costituzionali (titolo IV e VI) ed alla prima Parte.

La Costituzione non è una questione che possa essere trattata con somma urgenza come avviene per le leggi finanziarie, le cui correzioni possono essere imposte da situazioni contingenti e di mercato. Le Costituzioni non sono un puro atto di diritto positivo imposto comunque da un legislatore: esse nascono da un processo storico, sono memoria e progetto e, come tali, definiscono l’identità di un popolo, di una comunità politica organizzata in Stato. La nostra Costituzione porta dentro di sé la memoria di 100 anni di storia italiana, nel bene e nel male; contempla le ferite del fascismo, il suo ripudio attraverso la lotta di liberazione e realizza le garanzie perchè il fascismo non venga più riprodotto, attraverso una tecnica di equilibrio dei poteri che impedisce ogni forma di dittatura. La Costituzione italiana è stata forgiata in quel “crogiolo ardente” rappresentato dall’evento globale costituito dalla seconda guerra mondiale e porta l’impronta di uno spirito universale.

Mettere mano alla Costituzione non è mai un’azione banale, vuol dire mettere mano alla storia, interrogarci sulla nostra storia, sulle conquiste di civiltà giuridica faticosamente raggiunte, sui successi, sui fallimenti, sui pericoli che sono all’orizzonte. La Costituzione può essere riformata per adeguarla ai tempi, ma non tollera revisioni radicali che ne snaturino l’impianto. I beni pubblici repubblicani che i Costituenti hanno attribuito al popolo italiano, inerenti la garanzia dei diritti fondamentali e la qualità della democrazia, costituiscono un patrimonio irrecusabile, che non può e non deve essere smantellato. Proprio per tutelare l’indisponibilità di questo patrimonio, la Costituzione ha previsto un procedimento “rigido” di revisione, incardinato nei binari dell’art. 138, con il limite dell’immodificabilità della forma repubblicana e dei principi costituzionali supremi. Fra questi ultimi, come rimarcato da autorevole dottrina, rientra il principio della salvaguarda della rigidità costituzionale, che è il più supremo di tutti. Infatti, se si intaccasse la rigidità della Costituzione, tutti i suoi principi e valori verrebbero esposti agli umori delle contingenti maggioranze politiche e perderebbero di effettività.

Il fatto che per avviare un processo di revisione costituzionale (la cui iniziativa, comunque, non spetterebbe al Governo ma al Parlamento) si pretenda di incidere sulla rigidità della Costituzione, lascia trasparire l’intento (o quantomeno la possibilità) che il processo riformatore esorbiti dai limiti sostanziali che la Carta stessa fissa alla sua revisione; limiti che da molto tempo sono contestati da forze politiche portatrici di culture estranee ai principi e valori costituzionali, le quali, assieme all’antifascismo, contestano la divisione dei poteri ed il principio fondamentale che la Repubblica sia “fondata sul lavoro”.

Per queste ragioni ti chiediamo di votare contro questo disegno di legge, perché integra un vero e proprio illecito costituzionale: siamo infatti convinti che la fedeltà alla Costituzione debba prevalere sulla disciplina di partito e su ogni altra considerazione di opportunità politica e ti preghiamo di rivendicare la procedura normale dell’art. 138 per le pur opportune modifiche costituzionali.

 

 

Clicca e firma anche tu! Non farti rubare la Costituzione di nascosto

 

 

La modifica dell’articolo 138 della

Costituzione: attacco estivo?

Fonte web

Casta e "Razza Padrona" di nuovo all'attacco della Costituzione. Lo si è capito da un bel pezzo, dai tempi della P2 di Gelli ed Andreotti, ma anche di affiliati di nuova generazione come Berlusconi, che questa non gli vada proprio a genio.

Tuttavia, dagli anni '70 si è anche capito che un blitz alla "Principe Junio Valerio Borghese" sia cosa tutto sommato puerile e che l'azione necessaria sia ben altra. Soprattutto l'attacco frontale aperto va scartato a favore di un agire più subdolo che ha connotato - ahimé con successo - l'assetto giuridico legislativo del nostro Paese reiteratamente ed a più riprese, assumendo i toni più esasperanti nel ventennio forzista. 

L'art 138 è collocato al Titolo VI, l'ultimo: "Garanzie costituzionali", Sezione II: "Revisione della Costituzione e Leggi costituzionali". Già ai tempi stessi dell'Assemblea Costituente, nel lontano 1948, si erano ben resi conto che invero il Titolo VI riguardasse direttamente la "Forma Stato" tant'é che l'altro articolo dello stesso titolo, il 139, rassicurantemente recita: "La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale."

In realtà, anche a prescindere da eventuali modifiche, comprese quelle sulle norme di modifica ed i loro criteri (l'art. 138, appunto), la Costituzione, in quanto trova la sua concrezione nella normazione delle varie singole leggi e, quindi diventa fattiva attraverso esse, non è assolutamente un edificio rigido; le leggi sono prodotte dal Parlamento, e quindi sono espressione del rapporto della rappresentanza politica.

Ci si rende dunque conto assai bene del variare della Costituzione reale se per riferimento si assume - come correttamente indica ad esempio Antonio Negri - anzicché direttamente la Costituzione, il rapporto tra quelle che ormai sono le uniche due classi esistenti anche nel ns Paese: "la Casta o Razza Padrona" e la "classe operaia".

Fatto questo, si vede con estrema chiarezza, che è variato, e profondamente, il rapporto anzitutto economico e poi politico tra esse e che il quadro dipinto dall'insieme Costituzione/Leggi ha un aspetto ben diverso: "Un nuovo rapporto di forza tra le classi è venuto consolidandosi, la sua consistenza è divenuta sempre più antagonistica, la rappresentazione giuridica (non meno efficace perché mistificata) deve dunque con questo nuovo rapporto far i suoi conti." (A. Negri, "La Forma Stato"). 

E, soprattutto: "La Costituzione del '48 ha concluso la sua vicenda politica. Non quella che attiene alla cronaca: si sa infatti che le Costituzioni sono istituti insieme transeunti e vischiosi, e la continuità formale della Costituzione del '48 difficilmente sarà messa in discussione - probabilmente le cerimonie liturgiche e la frequenza al tempio continueranno, tanto più quanto più la fede se ne è andata. Eppure "La Germania non è più uno Stato". Non lo è nel senso (quello hegeliano) richiesto da governanti e commessi di Stato che esigono, in principio, la corrispondenza dell'aspetto formale e di quello materiale del processo costituzionale, nel senso voluto dal sistema della "certezza" del diritto. La Costituzione non è più la legge delle leggi: le leggi se ne vanno per i fatti loro, con una accelerazione e coerenza che segue il costituirsi di una nuova struttura del potere politico. Un nuovo regime si forma con ritmo quotidiano, una nuova costituzione si afferma." (ivi). 

Con l'attacco al 138 la Casta, la Razza Padrona, mette basi per l'attacco ultimo: non più la variazione del quadro tramite singole norme e leggi, ma direttamente variando la Costituzione nei suoi fondamenti. Ed ha imparato persino dai cartoon di Asterix, dove i romani attaccavano gl'inglesi all'ora del the, nei week end e durante le ferie...

 

 

APPROFONDIMENTO

 

La Costituzione, art. 138-139

Dal sito del senato

 

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