SIRIA SOTTO ATTACCO:

DIO CASTIGHI L'AMERICA PER LA GUERRA CHE  STA PER  SCATENARE IN

TUTTO IL MEDIO ORIENTE E ANCHE OLTRE. OBAMA, IL VERO TERRORISTA

CHE RISCHIA DI FAR SCOPPIARE LA TERZA GUERRA MONDIALE

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

Un secondo angelo lo seguì gridando: «È caduta, è caduta Babilonia la grande, quella che ha abbeverato tutte le genti col vino del furore della sua fornicazione». (Apocalisse 14,8)

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14 agosto 2013: "Figlia, siete nella sequenza degli eventi. L'ultimo raccolto sarà presto mietuto e la mia Sposa aiuterà a portarmi il raccolto. Resta in preghiera per quello che sta arrivando, figlia mia. Non sarete sorpresi e sopraffatti dagli eventi, perché vi ho dato il mio spirito e la mia pace. Saprete che è giunto il tempo nel quale la mia ira sarà riversata sul genere umano, ma i miei saranno protetti, come vi ho detto. Durante questo periodo vi verrà dato potere di testimonianza e sarete mie luci in un mondo oscurato. Molti saranno attratti da voi come a me, e quindi il mio ultimo raccolto sarà fatto prima che la porta si chiuda. E poi ... sì ... poi verrò per tutte la mie Spose. Mia Sposa sono tutti coloro che mi hanno detto sì, e quelli che saranno lasciati saranno tutti quelli che mi hanno detto no, quelli che hanno rifiutato il mio invito a venire a me. Non ci sia confusione su questo punto, figlia mia."

http://newbon-bonsblog.blogspot.it/2013/08/and-then-i-come-for-you.html=

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27/08/2013 - Vescovo Aleppo: pericolo guerra mondiale
"Se ci fosse un intervento militare, vorrebbe dire una guerra mondiale. C'è questo rischio e la cosa non è fa cile". E' quanto ha detto monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei e presidente della Caritas Siria, a Radio Vaticana, augurandosi che "si possa trovare un accordo tra le parti in conflitto". "Tutto il Paese è in guerra. L'auspicio è che una forza internazionale aiuti a dialogare e non a fare la guerra".

 

 

INTRODUZIONE

Gli americani riprovano ad imbrogliare mezzo mondo

Caro premio Nobel per la pace, Barack Obama, non ti pare che sia passato troppo poco tempo da quando gli americani imbrogliarono mezzo mondo con la storiella delle “armi di distruzione di massa”, per scatenare quella che sarebbe dovuta essere una “guerra – lampo”, ma che “lampo” non fu, contro l’Iraq? Non ti pare che sia passato troppo poco tempo da quando gli americani imbrogliarono mezzo mondo con la balla che quella guerra serviva per combattere il terrorismo ed esportare la democrazia? Adesso volete riprovarci con la Siria, pensando che gli allocchi abbocchino? Io capisco che le armi vadano consumate, come le automobili e qualsiasi altro prodotto, capisco che bisogna anche provare la capacità distruttiva, devastante, di quelle nuove, ma perché non lo dite chiaramente che ogni tanto avete bisogno di una guerricciola? Ditelo chiaramente e non ci raccontate altre balle. Non fate finta che la guerra proprio non vi va di farla. Risparmiateci la commedia.

 

 

La guerra dell'Occidente alla Siria - Massimo Fini

 

La verità negata dai media occidentali sulla guerra in Siria

 

 

Chi ci guadagna dall’uso delle

armi chimiche in Siria?

Fonte web

Senza negare la gravità dei risvolti sociali e politici della crisi siriana, non possiamo fare finta di non sapere che il ruolo dei media è stato fondamentale nell’evoluzione di questa triste vicenda. Un esempio lampante di tutto ciò è l’attacco chimico nei pressi di Damasco, con le terribili immagini mostrate dai media internazionali, riguardanti bambini e civili inermi massacrati. Da mercoledì la prima notizia di tutti i canali è l’attacco con armi chimiche in Siria. In tutto ciò però bisogna sottolineare la clamorosa rivelazione del governo russo, che ha svelato come in realtà l’attacco sia stato perpetrato qualche giorno prima, e le immagini dei media non si riferiscono agli utlimissimi giorni, ma erano state registrate precedentemente. I russi hanno detto esplicitamente che tutto ciò rientra in un piano per fare pressione sul Consiglio di Sicurezza dell’ONU e sugli inviati delle Nazioni Unite in Siria; questi ultimi infatti ora si trovano nel paese arabo e stanno cercando di avere delle informazioni imparziali su quello che sta avvenendo in questa martoriata nazione del Medio Oriente.

Bisogna capire ore il perché di tutto ciò; secondo me dobbiamo prendere in considerazione due fattori, sia a livello siriano, che a livello regionale. La logica e la ragionevolezza impone di capire che il governo e l’esercito damasceno non hanno alcun vantaggio ad usare le armi chimiche. Soprattutto ora che gli inviati dell’ONU si trovano in loco. Il governo siriano al contrario, ha tutto l’interesse a far capire agli inviati delle Nazioni Unite le buone intenzioni della Siria. Sono mesi che Damasco cerca di far capire al mondo che le stragi nel paese arabo sono opera non delle forze governative; d’altronde la zona del presunto attacco chimico non era coinvolta in scontri di particolare rilievo tra forze regolari e oppositori. I principali campi di battaglia sono la regione di Homs e quella di Aleppo, quindi un attacco era più logico che avvenisse in quelle aree, e non di certo a ridosso della capitale. Un altro campo di battaglia strategico era Qusayr, al confine col Libano, zona bonificata qualche tempo fa senza l’uso di armi chimiche. Non ha nessun senso per il governo usare le armi chimiche in un contesto come quello della periferia della capitale, al momento non interessata da battaglie strategiche. Senza dimenticare che in generale la battaglia in Siria procede a favore del governo.

Non vi sono ancora reportage completi concernenti la vicenda, ma ciò che emerge con chiarezza è il fatto che i ribelli, usando le armi chimiche, possono richiamare l’attenzione degli ispettori dell’ONU, ovviamente dando la colpa al governo. Quindi siamo di nuovo di fronte a un crimine perpetrato dai terroristi vicini ad Al Qaida e ai gruppi estremisti, contro la popolazione inerme, cose già viste in Siria, ad esempio quando i ribelli usarono le armi chimiche nella regione di Khan Al Asal, provocando una strage di siriani, nei pressi di Aleppo. Inoltre, a livello regionale, non possiamo non ritenere l’attacco chimico isolato dal contesto dei paesi limitrofi. L’attentato di Tripoli in Libano, il lancio di razzi dal paese dei cedri su Israele, l’attacco israeliano contro i palestinesi del Libano, sono da leggere in un unico scenario. Il lancio di razzi su Israele è stato rivendicato dal gruppo delle Brigate Abdallah Azzam, coinvolta nella guerra alla Siria, a dimostrazione di come siano legate le sorti dei vari paesi della regione. Inoltre le nuove vicende siriane, a livello mediatico, hanno oscurato la crisi egiziana e hanno rimesso la luce dei riflettori sul Libano e sulla Siria.

Il dissidio tra Al Jazeera e Al Arabya, sulla vicenda egiziana quindi, sulla Siria è di nuovo venuto meno. Al Jazeera in Egitto sostiene i Fratelli Musulmani, mentre Al Arabya è dalla parte dei militari e del governo provvisorio. In questi gironi avevamo visto che il governo saudita era sotto pressione internazionale per la sua posizione favorevole al golpe egiziano, ora però la voce dei media arabi è nuovamente unita contro la Siria. Il massacro di 500-1000 civili inermi siriani, ha fatto sì che i media arabi anti-siriani si concentrassero nuovamente sulle vicende del paese governato da Assad, dimenticando così le divergenze concernenti il colpo di stato egiziano.

Traduzione dal persiano all’italiano dell’editoriale di uno dei più importanti quotidiani iraniani (“Khorasan”) – Traduzione a cura di Ali Reza Jalali
Mohammad Eslami – Khorasan Newspapaer, 24 agosto 2013

 

 

Perché gli USA hanno bisogno delle primavere

 arabe prima della Terza guerra mondiale

 

 

Siria, la demonizzazione preventiva

Fonte web

L’opera di demonizzazione preventiva è sempre la stessa. La si ritrova, ugualmente modulata, su tutti i quotidiani e in tutte le trasmissioni televisive, di destra come di sinistra. In quanto totalitario, il sistema della manipolazione organizzata e dell’industria culturale occupa integralmente la destra, il centro e la sinistra. Il messaggio dev’essere uno solo, indiscutibile.

Armi chimiche, armi di distruzione di massa, violazione dei diritti umani: con queste accuse, la Siria è oggi presentata mediaticamente come l’inferno in terra; per questa via, si prepara ideologicamente l’opinione pubblica alla necessità del bombardamento, naturalmente in nome dei diritti umani e della democrazia (la solita foglia di fico per occultare la natura imperialistica delle aggressioni statunitensi).

Alla demonizzazione preventiva come preambolo del “bombardamento etico” siamo abituati fin dall’inizio di questa “quarta guerra mondiale” (cfr. C. Preve, La quarta guerra mondiale, All’insegna del Veltro, Parma 2008). Successiva ai due conflitti mondiali e alla “guerra fredda”, la presente guerra mondiale si è aperta nel 1989 ed è di ordine geopolitico e culturale: è condotta dalla “monarchia universale” – uso quest’espressione, che è di Kant, per etichettare la forza uscita vincitrice dalla guerra fredda – contro the rest of the world, contro tutti i popoli e le nazioni che non siano disposti a sottomettersi al suo dominio.

Iraq 1991, Jugoslavia 1999, Afghanistan 2001, Iraq 2004, Libia 2011: queste le principali fasi della nuova guerra mondiale come folle progetto di sottomissione dell’intero pianeta alla potenza militare, culturale ed economica della monarchia universale.

La Siria è il prossimo obiettivo. L’apparato dell’industria culturale si è già mobilitato, diffamando in ogni modo lo Stato siriano, in modo da porre in essere, a livello di opinione pubblica, le condizioni per il necessario bombardamento umanitario. Il presidente statunitense Obama non perde occasione per presentare la Siria come il luogo del terrorismo e delle armi di distruzione di massa, in modo che l’opinione pubblica occidentale sia pronta al bombardamento del nemico.

La provincia italiana – colonia della monarchia universale – ripete urbi et orbi il messaggio ideologico promosso dall’impero. È uno spettacolo vergognoso, la prova lampante (se ancora ve ne fosse bisogno) della subalternità culturale, oltre che geopolitica, dell’Italia e dell’Europa alla potenza mondiale che delegittima come terrorista la benemerita resistenza dei popoli e degli Stati che non si piegano al suo barbaro dominio.

Il primo passo da compiere, per legittimare l’invasione imperialistica camuffata da interventismo umanitario, resta la reductio ad Hitlerum di chi è a capo degli Stati da invadere, non a caso detti rogue States, “Stati canaglia” (in una totale delegittimazione a priori della loro stessa esistenza): da Saddam Hussein a Gheddafi, da Chavez ad Ahmadinejad, la carnevalata è sempre la stessa. Vengono ridotti a nuovo Hitler e a nuovo nazismo tutte le forze che non si pieghino al nomos dell’economia di cui è alfiere la monarchia universale.

Del resto, l’invenzione mediatica di sempre nuovi Hitler sanguinari si rivela immancabilmente funzionale all’attivazione del “modello Hiroshima”, ossia del bombardamento legittimato come male necessario. Dove c’è un Hitler, lì deve esserci anche una nuova Hiroshima. L’ideologia della pax romana costituisce una costante del corso storico. Ogni impero qualifica come pace la propria guerra e delegittima come terrorismo e barbarie quella dei resistenti. Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant: il vecchio adagio di Tacito non è mai stato tanto attuale.

La reductio ad Hitlerum si accompagna pressoché sempre all’impiego ideologico del concetto di umanità come titolo volto a giustificare – come già sapeva Carl Schmitt (cfr. Il concetto del politico) – l’ampliamento imperialistico. La guerra che si autoproclama umanitaria serve non solo a glorificare se stessa, ma anche a delegittimare il nemico, a cui è negata in principio la qualità stessa di uomo. Contro un nemico ridotto a Hitler e a essere non umano, il conflitto può allora essere spinto fino al massimo grado di disumanità, in una completa neutralizzazione di ogni dispositivo inibitorio di una violenza chiamata a esercitarsi in forma illimitata. Vale la pena di leggere il profetico passo di Schmitt: «Un imperialismo fondato su basi economiche cercherà naturalmente di creare una situazione mondiale nella quale esso possa impiegare apertamente, nella misura che gli è necessaria, i suoi strumenti economici di potere, come restrizione dei crediti, blocco delle materie prime, svalutazione della valuta straniera e così via. Esso considererà come violenza extraeconomica il tentativo di un popolo o di un altro gruppo umano di sottrarsi agli effetti di questi metodi “pacifici”».

È questa l’essenza dell’odierna “quarta guerra mondiale”, puntualmente dichiarata contro i popoli che aspirano a sottrarsi all’imperialismo statunitense (e subito dichiarati terroristi, assassini, nemici dei diritti umani, “Stati canaglia”, ecc.).

In coerenza con la destoricizzazione tipica del nostro presente, l’epoca che si colloca sotto lo slogan dell’end of history, la dimensione storica viene sostituita, a livello di prestazione simbolica, ora dallo scontro religioso tra il Bene e il Male (identificati rispettivamente con l’Occidente a morfologia capitalistica e con le aree del pianeta che ancora resistono), ora dal canovaccio della commedia che, sempre uguale, viene impiegato per dare conto di quanto accade sullo scacchiere geopolitico: il popolo compattamente unito contro il dittatore sanguinario (Assad in Siria), il silenzio colpevole dell’Occidente, i dissidenti “buoni”, cui è riservato il diritto di parola, e, dulcis in fundo, l’intervento armato delle forze occidentali che donano la libertà al popolo e abbattono il dittatore mostrando con orgoglio al mondo intero il suo cadavere (Saddam Hussein, Gheddafi, ecc.).

Seguendo penosamente l’ideologia dominante, la sinistra italiana continua a rivelare, anche in questo, una subalternità culturale che farebbe ridere se non facesse piangere: da “L’Unità” a “Repubblica” l’allineamento con l’ideologia dominante è totale (ed è, per inciso, un’ulteriore prova a favore della tesi circa l’ormai avvenuta estinzione della dicotomia tra una destra e una sinistra perfettamente interscambiabili, composte da nietzscheani “ultimi uomini”). La parabola che porta dall’immenso Antonio Gramsci a Massimo D’Alema è sotto gli occhi di tutti e si commenta da sé.

Secondo questa patetica commedia, tutti i mali della società vengono imputati al feroce dittatore di turno (sempre identificato dal circo mediatico con il nuovo Hitler: da Saddam a Gheddafi, da Ahmadinejad a Chávez), che ancora non si è piegato alle sacre leggi di Monsieur le Capital; e, con movimento simmetrico, il popolo viene mediaticamente unificato come una sola forza che lotta per la propria libertà, ossia per la propria integrazione nel sistema della mondializzazione capitalistica.

Come se in Siria o a Cuba vi fossero solo dissidenti in attesa del bombardamento umanitario dell’Occidente! Come se la libertà coincidesse con la reificazione planetaria e con la violenza economica di marca capitalistica! Tra i molteplici esempi possibili, basti qui ricordare quello della blogger cubana Yoani Sánchez, ipocritamente presentata dal circo mediatico come se fosse l’unica voce autentica della Cuba castrista, la sola sostenitrice dell’unica libertà possibile (quella della società di mercato) dell’intera isola cubana!

L’aggressione imperialistica della monarchia universale può trionfalmente essere salutata come forma di interventismo umanitario, come gloriosa liberazione degli oppressi, essi stessi presentati come animati da un’unica passione politica: l’ingresso nel regime della produzione capitalistica e la sottomissione incondizionata alla monarchia universale.

 La Siria, come si diceva, è uno dei prossimi obiettivi militari della monarchia universale. È, al momento, uno dei pochi Stati che ancora resistono alla loro annessione imperialistica all’ordine statunitense. E questo del tutto a prescindere dalla politica interna siriana, con tutti i suoi limiti lampanti, che nessuno si sogna di negare o anche solo di ridimensionare.

Con buona pace di Norberto Bobbio e di quanti, dopo di lui, si ostinano a legittimate le guerre “umanitarie” occidentali, la sola guerra legittima resta, oggi, quella di resistenza contro la barbarie imperialistica. Per questo, con buona pace del virtuoso coro politicamente corretto, addomesticato e gravido di ideologia, senza esitazioni occorre essere solidali con lo Stato siriano e con la sua eroica resistenza all’ormai prossima aggressione imperialistica.

La Siria, come Cuba e l’Iran, è uno Stato che resiste e che, così facendo, insegna anche a noi Occidentali che è possibile opporsi all’ordine globale che si pretende destinale e necessario. Diventa, allora, possibile sostenere degli Stati resistenti quanto Fenoglio, nel Partigiano Johnny, asseriva a proposito dei partigiani (anch’essi eroi della resistenza, come oggi i rogue States): “ecco l’importante: che ne restasse sempre uno”.

 

 

Siria: Lo scandalo di Al-Jazeera e la verità

sulle scene terribili che trasmette

 

 

Attacco chimico in Siria: Siamo alla

circonvenzione di incapace

Fonte web

Potevamo essere leali e ammettere che la Siria era più forte di qualsiasi armata o emiro, ma siamo diventati degli impostori bugiardi. Filmati manipolati, testimonianze imbeccate, la falsità non ha più limiti. Non possiamo credere alle “gonnelle del deserto” traditori dell’Islam e servi della corruzione, che con tutti quei miliardi a disposizione hanno costruito sceneggiate da quattro soldi. Il fallimento della strategia di destabilizzazione del Qatar era evidente, e coraggiosamente siamo stati i primi ad annunciare la vittoria di Damasco sui terroristi. Un dato di fatto che gli sceicchi non vogliono accettare, e cercano ora di provocare l’intervento della NATO, su cui riversare il costo di una guerra totale per eliminare Assad, facendo di lui un genocida: quando i giocatori di poker stanno perdendo la partita, allora fanno saltare il banco. Messi alle strette dall’avanzata dell’esercito siriano e dalla fuga dei disertori,  gli sceicchi e i loro alleati occidentali hanno giocato la carta estrema delle ‘armi chimiche’, proprio durante la missione degli ispettori ONU. La Siria, infatti, non è come la Libia, e non potrà essere invasa con una banda di barbette e una risoluzione di ‘no-fly zone’. Così si è messa in moto la macchina della finzione e della propaganda di Al Jazeera, che con un pessimo lavoro di montaggio, vuole spingere l’Alleanza Atlantica a bombardare il territorio siriano. Tuttavia l’America non sembra molto convinta stavolta e, coprendosi dietro l’opposizione di Russia e Cina, cerca di prendere tempo e di negoziare con Francia e Inghilterra, quando più convinte a ricorrere alla NATO.  Purtroppo stiamo parlando di Paesi europei che non rappresentano più stati-nazione, considerando che Parigi è stata completamente corrotta dal cancro delle massonerie, mentre Londra è solo la decadente capitale di un popolo che per il 70 per cento è figlio delle dominazioni colonialiste. Visti i presupposti, l’Italia dovrebbe prendere subito le proprie distanze, da una guerra-suicida, che rischia di rovinare tutti, ma soprattutto di fermare la ripresa del Mediterraneo.

Non si può negare che la comunità internazionale ha accolto con stupore ed incredulità la possibilità che sia avvenuto un attacco del genere in presenza degli esperti delle Nazioni Unite, già invitati ad accertare l’assenza di armi chimiche proprio dalle autorità siriane,  per eliminare ogni dubbio dai tentativi di ingerenza esterna. Ed infatti sarebbe troppo avventata la decisione del governo siriano di spargere del gas proprio in una zona che l’esercito aveva messo in sicurezza, come testimonia un dettagliato documento-video dell’Agenzia Anna-News, che mostra il passaggio dell’esercito senza maschere anti-gas nell’area di Ghouta orientale proprio il 20-21 agosto. Un attacco chimico da parte delle forze regolari è ancora più strano, se si pensa che ormai erano stati fatti dei progressi significativi, per cui non c’era alcun bisogno di perpetrare una tale strage tra i civili.

Cartina del percorso dell’esercito siriano nel corso del quale
sarebbero avvenuti gli attacchi con gas sarin

Analisi delle immagini: evidenti contraddizioni
nella disposizione delle vittime

Vedendo le immagini mostrate da Al Jazeera, non possiamo non rimanere stupiti. Anche se scioccanti e persuasive per la percezione della massa, hanno delle evidenti lacune che non sfuggono ad un osservatore attento. Tutte le immagini fanno riferimento a vittime presenti in ospedali o ospedali di fortuna, e in nessun luogo che ci fa risalire ai centri attaccati.  Oltre ai 30 bambini (con cerotti e tubicini endovena), ripresi con molta attenzione dai media degli attivisti, vediamo molti giovani uomini, e la maggior parte sono per lo più con la barba, cosa che permette di supporre che sono milizie. Vediamo pochissime donne, e 17 delle presunte 1300 vittime.  In generale, le vittime non presentano sul corpo i sintomi di contaminazione del gas nervino (naso gonfio, contrazioni involontarie, ecc) e, aspettandoci di vedere un effetto massiccio su tutto l’ambiente circostante,  vengono mostrate solo singole scene, oppure scatti molto veloci. I video mostrati dalla tv del Qatar (Al Jazeera, 9 sec ; Al Jazeera 29 sec ; Al Jazeera 43 sec) sembrano provare che proprio in quel momento delle persone hanno inalato dei gas, che fino a prova contraria potrebbero essere stati somministrati dagli stessi autori delle registrazioni. Inoltre, se l’intero edificio era stato contaminato, come mai gli operatori della televisione vi si aggirano senza le maschere, senza alcuna precauzione.   In altri passaggi, è possibile anche vedere delle persone che fanno finta di fare delle iniezioni sui corpi.

Corpi di milizie, alcuni insanguinati

Infatti il sarin può essere assorbito da un semplice contatto con la pelle, è sufficiente l’inalazione, è solubile in acqua, e deve essere esposti ad una temperatura elevata per trasformarsi in vapore: incolore e indolore, provoca la morte per soffocamento e insufficienza cardiaca in meno di dieci minuti. Uccide quindi in maniera massiccia su una vasta area, e non c’è scampo. Invece, le presunte “vittime” sopravvissute al gas, mostrate da Al Jazeera, vengono salvate semplicemente pulendo loro gli occhi con acqua o con un massaggio, mentre anche le iniezioni di atropina sono inefficaci. In questa messa in scena che sia avvenuto un attacco chimico, probabilmente le vittime sono state anestetizzate e non contaminate con gas, tanto che alcuni di loro sembra proprio che siano svegli.

L’incompetenza generale dei giornalisti è evidente, tanto che neanche si accorgono di quanto sia ridicola la loro propaganda mediatica.  In primo luogo il sarin, come qualsiasi sostanza chimica o microbiologica, non può essere utilizzata in aree residenziali, perché a causa del vento raggiungerebbe una vasta area di 10 chilometri, mentre secondo la tesi dei ribelli la zona colpita (Al Moazamiya) si trova a 5 chilometri dalle aree residenziali (base militare di Al Mezah).  In secondo luogo, il luogo esposto a gas nervino è inaccessibile per 36 ore dal momento in cui viene lanciato l’attacco, per cui è impossibile che i soccorritori abbiano potuto operare senza un un adeguato equipaggiamento.  

Insomma, come da copione, si è cercato di accreditare la stessa tesi dei giornalisti francesi (Le Monde : Chemical warfare in Syria) che, lo scorso maggio, hanno intervistato i combattenti jihadisti colpiti da gas e armi chimiche, senza una maschera. Ricordiamo infatti l’assurda testimonianza di cronisti sopravvissuti che avevano gli occhi irritati; gli stessi giornalisti che hanno portato in Francia i “campioni” raccolti senza alcun supporto scientifico.

 Montaggio e manipolazione mediatica

Dinanzi a tali evidenza, si può comprendere la risposta di Russia e Cina, che hanno negato che venisse sollevata un’inchiesta invasiva sul presunto attacco con armi chimiche, vagliando invece ogni tipo di scenario, tra cui anche la possibilità che gli insorti stessi abbiamo effettuato l’attacco, su piccola scala, mescolando le sue vittime con centinaia di miliziani uccisi negli attacchi dell’esercito siriano proprio in quella zona.  Una tesi che non è da escludere del tutto, considerando che i guerriglieri (in particolare delle milizie turkmene) avevano ottenuto sostanze chimiche tossiche dalla Turchia, da utilizzare nei villaggi di Latakia. Un video – risalente al 114 agosto – mostra dei iihadisti che effettuano degli esperimenti su delle cavie per ostentare la nuova arma che gli ‘alleati’ gli avevano procurato.

Ribelli siriani in possesso di armi chimiche dalla Turchia

vedi anche: Ribelli testano armi chimiche Tekkim - Terroristi in possesso di armi chimiche di industria turca

Ritorna quindi in pista la tesi delle “armi chimiche” di cui non sentivamo parlare dall’invasione dell’Iraq, che ha fatto storcere il naso persino a Ban Ki-Moon,  per niente persuaso dall’idea di scatenare una guerra in Siria per trovare presunti armamenti batteriologici. Anche perché Assad è riuscito a sovrastare il terrorismo dilagante sul suo territorio e a non cedere al fondamentalismo islamico, per difendere così lo Staoto e il popolo siriano. A fermare il braccio armato di Francia e Inghilterra, sono state per il momento Russia e Cina, ma l’Italia dovrebbe prendere assoluta distanza da questa finzione mediatica, che non ha alcuna logica, neanche la più elementare.  Lo Stato italiano non deve fare l’errore di sprecare altri fondi per la spesa militare, sulla falsa riga dell’ipocrisia, onde evitare di cadere nell’abisso delle sette costruite con i dollari del Qatar e degli emiri della Sharia.

Per fare la scelta giunta ci vuole intelligenza, ma soprattutto la Farnesina non deve ascoltare i media italiani che, talmente specializzati in voyeurismo, quando si occupano di geopolitica fanno i più grandi disastri. A cominciare da La Repubblica, che nel suo “contributo alla verità sulla Siria” interroga i volontari dell’organizzazione Time4Life, che confermano “per sentito dire” che è davvero avvenuto un attacco chimico. Oltre al fatto che abbiamo seri dubbi che questi volontari si trovino davvero nelle zone a rischio, tra jihadisti ed esercito siriano, è alquanto improbabile che abbia tra le fila dei medici così specializzati proprio di attacchi con ‘gas nervino’.

Siamo arrivati così ad un livello così basso, da estremi per la circonvenzione di incapaci. La Repubblica non è in grado di affrontare problemi complessi come la Siria, che deve lasciare ai veri giornalisti, che lavorano al servizio della verità, non del mutuo. Dovrebbe invece occuparsi di altre problematiche umanitarie, come per esempio i pidocchi delle barbe dei guerriglieri.  Infatti secondo una fatwa della Corte della Sharia di Aleppo, i pidocchi che vivono nelle barbe dei jihadisti sono sacri e non possono essere uccisi (vedi foto decreto – Fonte Anna-news). Per questo La Repubblica potrebbe chiedere ai volontari  si assistere i ribelli, in modo da non far dilagare un’altra arma chimica in Siria.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

Intervista al Presidente siriano Bashar Assad

Il Presidente della Repubblica araba siriana in un’intervista esclusiva a “Izvestia” – ha parlato della minaccia di invasione da parte degli Stati Uniti e dell’Occidente, dei rapporti con Vladimir Putin e sul destino comune dei russi e dei siriani. Ne proponiamo una nostra traduzione in italiano, non ufficiale.

 

Il precedente «umanitario»

Il ministro degli esteri francese è già pronto ad attaccare Damasco: «Abbiamo le prove delle armi chimiche». Merkel contraria: soluzione politica. Obama prudente, «solo con il via libera delle Nazioni Unite». Bonino: «Prima di attaccare bisogna pensarci mille volte. Pentagono restio a un intervento per ragioni dettate dalla complessità sul terreno»

 

Siria, opzione Kosovo in Medio Oriente

 

Un uomo sospettato di voler compiere un omicidio, per metterlo in pratica sceglie il momento in cui gli entra in casa la polizia. Lo stesso avrebbe fatto il presidente Assad, sferrando l’attacco chimico nel momento in cui arrivano gli ispettori Onu per effettuare l’indagine sull’uso di armi chimiche in Siria.