L'INDUSTRIA DEL CANCRO:

Trovata in Canada una cura per il cancro,

ma le big pharma fanno finta di niente

 

LE GRANDI CASE FARMACEUTICHE NON HANNO ALCUN INTERESSE A CREARE UNA VERA CURA CONTRO IL CANCRO: LA CHEMIO È LA LORO VERA GALLINA DALLE UOVA D'ORO

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

 

 

INTRODUZIONE

Fonte web

Una parte considerevole dell’industria farmaceutica vive sul business del cancro. Trent'anni fa i tumori si curavano con la chemioterapia e la radioterapia e non guarivano, adesso continuano ad essere curati con la chemioterapia e la radioterapia e continuano a non guarire. Contemporaneamente mentre la diagnostica ha fatto passi giganteschi, (basta pensare che 30 anni fa non esistevano l’ecografia, la TAC e la risonanza, mentre adesso abbiamo apparecchiature in grado di trovare neoformazioni di 1 cm o meno in qualunque parte del corpo) la terapia è rimasta ferma.  La chemioterapia guarisce i tumori dei testicoli e ha discreti risultati nella terapia delle leucemie e dei linfomi. Punto.

In tutti gli altri casi molto spesso ci sono risposte immediate (che fanno illudere il paziente), a volte parziali, a volte complete, a volte nulle, ma nella maggior parte dei casi non si fa altro che riproporre la chemioterapia. Successivamente, sia in caso di non risposta, sia in caso di recidiva si persevera con la chemioterapia, anche quando ormai, diventa chiaro che il risultato è nullo: non viene presa in considerazione mai, nessun tipo di terapia naturale. Ma possibile che in trent'anni non siano mai state trovate alternative?

È sufficiente navigare un po' su internet e mettere le paroline giuste e trovi tante cose interessanti: si trovano tante verità come questa: http://shop.luogocomune.net/cancro-le-cure-proibite_2093130.html. Si trovano tante terapie alternative: ipertermia (a Pavia c’è il dr Pontiggia che cura il cancro con buoni risultati). Il metodo Simoncini. Terapia Gerson. Terapia di Zora. Prodotti naturali efficaci come Essiac, cartilagine di squalo, uncaria tomentosa e molte altre. Mentre si fanno lunghi elenchi di medici catalogati come “eretici”.

A questo punto, in chi ha capito come si ragiona nel mondo attuale sorge una domanda: quanto costa la chemioterapia? Tantissimo. Dipende dal tipo di farmaco ma alcuni di essi arrivano a costare fino a 1500 euro a dose giornaliera. Le terapie alternative ovviamente costano molto meno, ma, nel caso che costino 10 volte meno, la gente rinuncia perché sono troppo cari. Nel caso della chemio non sono troppo cari perché paga Pantalone, ossia lo stato, cioè noi. CHIARO IL CONCETTO?

Negli anni ’90 esplode sulla scena la Terapia Di Bella: accadde giusto grazie ad un giudice di un piccolo paesino della Puglia, che ha preso in mano una causa di una persona che si rifiutava di fare le terapie tradizionali per la propria figlia, che le erano state imposte dai medici pena la denuncia. Vennero fuori decine di casi miracolati. Se ne parlò tantissimo. Non si poté fare a meno di fare una sperimentazione ufficiale: pazienti scelti tutti con un piede nella fossa, farmaci scaduti. Risultato: la Terapia non funziona. In commissione di valutazione, manco a dirlo c’era anche Sorriso Rassicurante (cioè il Prof. Umberto Veronesi). Da allora tutto fu messo a tacere. Tuttavia ci sono ancora medici che la praticano con buoni risultati.

Ricordo ancora un‘intervista a Veronesi fatta allora: «professore, non pensa che le vitamine A, C ed E possano avere qualche effetto preventivo?». «Mah,.. si, forse la vitamina A (le altre due, che sono quelle più facilmente reperibili, per le quali non c’è bisogno di fare attenzione alla dose, cominciamo a silurarle); ma bisogna sperimentare». …. CAZZO! BISOGNA SPERIMENTARE LE VITAMINE! E’ noto infatti che le vitamine siano state scoperte nel ’98, prima non esistevano! Ponendo anche per buona questa assurdità, adesso siamo oltre il primo decennio del 21° secolo, COME E’ ANDATA LA SPERIMENTAZIONE PROFESSORE? (....)

 

 

Cancro, le cure proibite

 

 

"Io, oncologo vi spiego perché la

Medicina esclude Di Bella"

Paolo Lissoni, oncologo al San Gerardo di Monza, mette in luce i punti di forza e le debolezze della terapia Di Bella e conclude: "Quando le terapie tradizionali falliscono si potrebbe applicare la Di Bella".

Fonte web

Paolo Lissoni, 57 anni, oncologo e endocrinologo. Lavora all’ospedale San Gerardo di Monza dal 1985. E’ stato premiato dal National Cancer Institute di Washington per le sue ricerche sulla ghiandola pineale, su questo argomento ha pubblicato 600 lavori.

Il reparto di oncologia di Monza è l’unico in Italia che offre, accanto alle tradizionali, una terapia “complementare”.

Ossia?
“Il campo delle terapie alternative anti-cancro (usate in abbinamento a chemio e radio) è estesissimo: vischio, aloe, graviola, veleno di scorpione, curcuma, mirra. Noi abbiamo dato la priorità alle sostanze naturalmente prodotte dal nostro corpo. La ghiandola pineale produce melatonina e altre quattro molecole derivate da aminoacidi. Sono molecole – fondamentali nel regolare il sistema immunitario, nel dosare le endorfine (che danno benessere) e nel favorire i processi di coscienza - che variano a seconda delle ore della luce”.

Quindi proponete la melatonina ai pazienti oncologici?
“Si sa da anni che un ammalato di cancro produce livelli bassissimi di queste sostanze prodotte dalla pineale, melatonina soprattutto. Tutti i processi psico-chimici sono alterati in chi ha un cancro”. Date melatonina dopo o durante la chemio? “Dopo e durante per ridurre la tossicità dei chemioterapici. La melatonina ha proprietà antiossidanti, azione anti-proliferativa, potenzia il sistema immunitario (accresce il rilascio dell’interleuchina 2 dai linfociti T), contrasta la carenza di piastrine e la cachessia che sono la debolezza e il dimagrimento tipici di chi fa una chemio…”

La scoperta di Luigi Di Bella…
“Esattamente, tutto il mondo deve essergli grato per questo. La melatonina mette in moto almeno 20 meccanismi antitumorali…”

Però non tutti gli oncologi ci informano di questo…
“Noi lo facciamo”.

Date la melatonina in ospedale?
“Anni fa sì, ora non più. La prescriviamo e si compra in farmacia fra i prodotti da banco”.

Parliamo di Di Bella?
“L’argomento mi coinvolge affettivamente. Negli anni Ottanta conobbi Luigi Di Bella, lo contattai per confrontare con lui i miei studi sulla ghiandola pineale. Trovai un terreno comune ma i miei tentativi di conciliare le due oncologie, la tradizionale e la dibelliana sono tristemente falliti…”

Come mai?
“Da un lato c’è l’ottusità mentale dell’oncologia tradizionale che non conosce o non vuol conoscere gli aspetti biologici, dall’altro la terapia Di Bella che ha avuto (e ha) il grosso limite di non essersi espressa attraverso una sperimentazione clinica”.

Però c’è chi guarisce dal cancro con la Di Bella.
“Non basta dire: uno è guarito. Quanti pazienti sono andati bene e quanti male? Questa situazione va avanti da 25 anni. La multiterapia Di Bella deve seguire la sperimentazione clinica che tutto il mondo segue. Sennò si fa confusione, non si comprenderà mai l’efficacia della cura tradizionale rispetto alla Di Bella”.

Se fosse lei a decidere come si comporterebbe?
“Raccoglierei i dati e unirei le forze: ai malati che non rispondono alle cure ufficiali darei la Di Bella”.

Quindi la proporrebbe dopo che si è accertato il fallimento della terapia tradizionale, perché?
“Potrebbe essere un modo per conciliare le posizioni scientifiche e per poter testare finalmente i risultati sul campo. Anche lei mi sta confermando che ha raccolto molto storie di pazienti che dopo il fallimento della tradizionale si sono trovati bene con la Di Bella…”

C’è un altro limite del metodo Di Bella?
“L’aspetto immunologico nella cura del cancro è noto da pochi anni, so che Giuseppe Di Bella ogni tanto inserisce al cocktail anche le interleuchine 2 (sostanze prodotte dai linfociti T) per potenziare il sistema immunitario”.

Un aspetto positivo della terapia Di Bella (oltre alla melatonina?)
“Il fatto di somministrare chemioterapici a piccole dosi è stata una geniale intuizione di Luigi Di Bella, oggi si inizia a praticare la “metronomica” che significa appunto curare con dose minima di chemioterapici a intervalli di tempo brevi”.

Piccoli dosi per evitare il fenomeno della chemio-resistenza?
“Questo aspetto va ancora studiato.

Quel che è certo però è che le piccole dosi non intossicano l’organismo e hanno effetti immunostimolanti e antiangiogenetici (ossia impediscono la formazione di nuovi vasi sanguigni necessari al tumore per crescere).

Allora pro o contro Di Bella?
“Non ha senso dire ‘pro o contro’, io direi: ognuno dia il meglio di sé e la cosa funzionerebbe se il dialogo fosse solo scientifico, ma è chiaro che entrano in gioco altri interessi. La terapia Di Bella è la punta dell’iceberg che dischiude una tematica immensa: il rapporto tra la scienza e la cultura umana”.

 

 

 

 

"Vi racconto il mio linfoma

guarito al quinto tentativo"

Ecco la storia di Marco, ingegnere milanese di 38 anni, sposato e con due figli. Ci racconta il suo calvario iniziato nel 2005 all'ospedale San Carlo di Milano...

Fonte web

"Mi chiamo Marco C, ho 38 anni. Faccio l’ingegnere, sono sposato e ho due bambini. Vi racconto come ho affrontato la mia malattia, un linfoma di Hodgkin (stadio IIA sottodiaframmatico). La diagnosi risale al febbraio 2005, ospedale San Carlo di Milano, avevo 32 anni.

Il mese successivo inizio una chemioterapia secondo lo schema ABVD (quella proposta per i linfomi), a luglio, al termine dei primi 4 cicli, il risultato è deludente, le adenopatie sono diminuite di volume del 50% ma ci sono ancora. Mi propongono altri 2 cicli di chemioterapia, vado avanti fino a settembre 2005.

A fine settembre le mie condizioni fisiche sono pessime. Il quadro è invariato rispetto a luglio, la Pet dimostra che la malattia persiste. I medici mi propongono una chemio di “salvataggio” secondo lo schema IGEV e, se possibile, autotrapianto di midollo. Scartano la radioterapia data la mia giovane età e la localizzazione.

Inizio a perdere la fiducia nella soluzione che in ospedale mi era stata presentata come la migliore disponibile, applicata in tutto il mondo (‘le sue adenopatie si scioglieranno come neve al sole’ mi dicevano).

Scopro che per combattere i linfomi non-Hodgkin tipo B sembra efficace un anticorpo monoclonale, il rituximab. Mi rivolgo all’istituto Ieo di Milano (anche se il mio è un linfoma di Hodgkin). Lì mi vien detto che anche al mio caso di può applicare l’anticorpo e che è meglio rimandare il trapianto.

Faccio i salti di gioia, nell’ottobre 2005 inizio il ricovero allo Ieo, per quattro settimane filate entro il venerdì ed esco la domenica. Mi somministrano l’anticorpo in 4 infusioni con medicazione e cortisone. Tocco il cielo con un dito perché l’efficacia del farmaco si fa subito sentire, al tatto i linfonodi mi appaiono più morbidi e piccoli: a conferma la Pet di dicembre 2005 rivela la scomparsa della malattia.

Purtroppo è soltanto una tregua: nell’ottobre 2006 le adenopatie riaffiorano. Prendo tempo, voglio valutare con calma ma la calma non ce l’ho, so anche che non sarei in grado di sopportare altro: ricoveri, chemio, trapianto… La risonanza magnetica è impietosa: il mio linfoma è tornato più maligno di prima, ora ha un’ aggressività impressionante. Torno allo Ieo sperando di poter testare altri anticorpi monoclonali ma le speranze – queste sì - si sciolgono subito come neve al sole: per me non c’è altro da fare che il trapianto.

Precipito nello sconforto. Sento diversi medici, c’è chi mi sconsiglia il trapianto perché “non porterebbe a risultati”, c’è chi mi dice che avrei dovuto fare un’altra chemio invece dell’ABVD… comincio a credere che ognuno vada a tentoni e io non ce la faccio più di tentativi. Decido di andare a Genova da un medico privato che, partendo dalla terapia Di Bella, ha messo a punto un suo protocollo.

Perché non sono andato a cercare la ‘pura’ terapia Di Bella? Per me questa era morta e fallita, tutti ne parlavano così e anch’io ricordavo quello che dicevano i telegiornali alla fine degli anni Novanta (poi non feci più caso a questa storia, vedevo il cancro distante da me anni luce…) . Lo specialista di Genova mi mostra la razionalità della terapia Di Bella da lui riveduta e corretta. Ammetto che durante il mio peregrinare da un medico all’altro rimanevo spiazzato quando pretendevo spiegazioni e mi sentivo rispondere che ‘la medicina non è una scienza esatta perché deve fare i conti con la variabile biologica.

Tuttavia nemmeno questa si rivelò la mia ‘cura’.

Le Pet fino a gennaio 2008 mostrano un lento ma progressivo peggioramento.

E io volevo guarire e non vivacchiare…

Continuo a documentarmi, studio le pubblicazioni di Di Bella sulle malattie linfoproliferative, nel frattempo tento un’altra strada ufficiale. Mi presento all’istituto dei tumori di Milano: 15 minuti di visita e 240 euro di parcella, il dottore mi fa firmare la cartella sull’autotrapianto. Domando: che percentuale c’è di guarigione? Risposta: il 70%. Chiedo: ma 70% riferita ai linfomi di Hodgkin in generale o nel caso del mio sottotipo a predominanza linfocitaria che tutti, dall'inizio, mi hanno detto essere un po' particolare? Risposta: ‘Le statistiche sono fatte a livello generale, il suo linfoma potrebbe essere mutato in qualcosa di diverso, di misto’.

Stavo già dubitando di poter rientrare nel 70% di guarigione e chiedo: ‘Non sarebbe sensato fare prima una biopsia a un linfonodo per capire di cosa si tratta e poi decidere la strada terapeutica? Risposta: ‘Forse poi lo faremo ma adesso mi ascolti, morire alla mia età non è bello ma alla sua direi che non è il caso…’ Mi dice quindi che c'è un posto libero per la settimana successiva.

Firmo l'assenso al ricovero ma già cullo l'idea che non mi presenterò.

E’ domenica 8 febbraio 2009 quando mando una mail all’indirizzo trovato su internet. Mi risponde Giuseppe Di Bella, il 24 febbraio sono nel suo studio.

Dopo una lunga visita esco con la testa un po' frastornata e un lungo elenco di farmaci, alcuni galenici altri farmaceutici, da prendere a dosi e tempi ben stabiliti.
Sono pieno di dubbi e paure. Nella mia testa il tarlo si sta facendo largo ‘forse sto sbagliando, forse devo tornare in ospedale… qui così sono solo".

La prima volta che mi infilo l'ago della somatostatina nella pancia mi chiudo in bagno, da solo, mentre i miei figli e mia moglie sono a letto. Per la tensione, dopo essermi punto l'addome, mi sento svenire, mi devo sdraiare a terra per qualche minuto. Poi mi riprendo, vado a letto ma rimango sveglio tutta notte. L’angoscia mi sale dallo stomaco, penso ai miei figli, a mia moglie, ai miei genitori…piango mentre rifletto: chi mi perdonerebbe se dovesse finire tutto nel peggiore dei modi, io non mi perdonerei

I giorni passano, dopo un mese mi sento già meglio. Dopo tre faccio la prima Pet. Quando il radiologo sente che cura sto facendo mi dà del pazzo, mi dice: ‘Io non me ne intendo ma per i miei colleghi oncologi, con i quali pranzo spesso, Di Bella è la Vanna Marchi della medicina’.

Con questo commento nella testa mi infilo nella Pet. A fine esame il radiologo dice testuale: ‘Non so che dirle, se per lei fosse il primo esame di questo tipo le direi di stare tranquillo, non ha niente (in realtà avevo ancora qualche linfonodo ingrossato, ma tre mesi prima ne avevo molti di più, più grossi e ‘captanti’, ossia pericolosi). Il radiologo prosegue: ‘Forse il suo non era un linfoma, o forse tutte le terapie che ha fatto si fanno sentire ora…’ Penso: chissenefrega se non riconosce che sto bene per la Di Bella, io mi sento in paradiso.

Sono cauto (già una volta ero stato bene per un intervallo di nove mesi) ma comincio a sentirmi forte e fiducioso. Continuo la cura Di Bella, nel dicembre 2009 gli esami confermano un’ ulteriore regressione della patologia.

Dentro di me si fa largo una considerazione: ‘allora c’è un rimedio al mio cancro…

Oggi, siamo al dicembre 2011, sono ancora in cura, ma i dosaggi dei farmaci sono sempre più leggeri, faccio una risonanza magnetica ogni sei mesi che accerta ogni volta un progresso.

Mi sono ripreso in mano la vita, il cancro è una brutta bestia che forse ho trovato il modo di addomesticare, non soffro più da due anni, sono tornato spensierato, lavoro, mi godo la mia famiglia e il tempo libero. Ci tenevo a dirvelo”.

 

 

il Dottor Sidney Winawer dal Papa

 

 

I medici sono i primi a non credere alla chemioterapia
Il caso di uno dei più grandi esperti al mondo

 

Se pensate che tutti i medici siano davvero convinti dell'efficacia delle cure che propinano ai loro malati e che nel caso siano loro ad ammalarsi di cancro si sottopongano alle stesse cure di chemioterapia e radioterapia che prescrivono ai loro malati siete degli illusi. Se non ci credete leggete questa storia.

 

Sidney Winawer è un oncologo direttore del Laboratorio di Ricerca per il Cancro al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, uno dei centri più importanti del mondo. Per capirne l'importanza, pensate che è stato l'ospedale a cui si è rivolto Giovannino Agnelli. Per decenni ha praticato la chemioterapia a tutti i pazienti, metà dei quali sono deceduti. Ma un giorno la diagnosi è toccata a sua moglie...

 

Alcuni di voi probabilmente si aspetterebbero di sentire che il dottor Sidney Winawer abbia sottoposto la moglie alle stesse cure che per decenni ha dato, con tanta convinzione, a tutti i malati. Ebbene no. Ben consapevole dei danni catastrofici e dell'inutilità assoluta di quel tipo di cura (come ammetterà più tardi nel suo libro "Dolce è la tua voce", Positive Press, 1998) Non la sottopone a nessuna chemioterapia o radioterapia, ma si affida alla... somatostatina (quella di Luigi Di Bella)! E la moglie guarisce! Questa è la Storia che lui stesso racconta...

 

 

 

 

Trovata in Canada una cura per il cancro,

ma le big pharma fanno finta di niente

Fonte web

I ricercatori dell'Università di Alberta, a Edmonton, in Canada hanno trovato la cura per il cancro, la settimana scorsa, ma se ne parla pochissimo nei notiziari e alla TV.

È una tecnica semplice, si utilizza un farmaco molto semplice.

Il metodo impiega dicloroacetato, che è attualmente usato per trattare i disordini metabolici. Quindi, non vi è alcuna preoccupazione per gli effetti collaterali o gli effetti a lungo termine.

Questo farmaco non richiede un brevetto, per cui chiunque lo può utilizzare ampiamente ed è economico rispetto ai costosi farmaci antitumorali prodotti da grandi aziende farmaceutiche.

Gli scienziati canadesi hanno testato questo dicloroacetato (DCA) sulle cellule dell'uomo, ed ha ucciso le cellule del cancro dal polmone, mammella e cervello ed ha lasciato intatte quelle sane. È stato testato su topi con tumori gravi che si sono ridotti quando sono stati alimentati con acqua integrata con DCA. Il farmaco è ampiamente disponibile e la tecnica è facile da usare. Perché le case farmaceutiche più importanti non sono coinvolte? O i media non ne sono interessati?

Nel corpo umano c'è un elemento naturale che lotta contro il cancro: i mitocondri, ma hanno bisogno di essere “spinti” per essere abbastanza efficaci [i mitocondri sono organi contenuti in ogni cellula umana, con una struttura simile a quella dei batteri, e con un proprio DNA mitocondriale; la funzione principale del mitocondrio è quella di produrre energia - N.d.T.].

Gli scienziati hanno sempre pensato che i mitocondri venissero danneggiati dal cancro e quindi hanno pensato di concentrarsi sulla glicolisi che è meno efficace e più dispendiosa. I produttori di farmaci si sono concentrati solo su questo metodo della glicolisi per combattere il cancro. Questo DCA invece non si basa sulla glicolisi ma sui mitocondri, “innesca” i mitocondri che combattono le cellule tumorali.

L'effetto collaterale di questo è che viene anche riattivato un processo chiamato apoptosi. Vedete, i mitocondri contengono un fin troppo importante “pulsante di autodistruzione” che viene a mancare nelle cellule tumorali. Senza di esso, i tumori diventano più grandi e le cellule rifiutano di estinguersi.

I mitocondri pienamente funzionanti, grazie al DCA invece possono finalmente morire. Le aziende farmaceutiche non investono in questa ricerca perché il metodo DCA non può essere brevettato, senza un brevetto non possono fare soldi, come stanno facendo ora con le cure contro l'AIDS.

Dal momento che le case farmaceutiche non se ne interesseranno, altri laboratori indipendenti dovrebbero iniziare a produrre questo farmaco e fare ulteriori ricerche per confermare le conclusioni di cui sopra e produrre i farmaci.

La ricerca originale (vedi gli screenshot nel presente articolo) è disponibile sul dello stato di Alberta (Canada).

Traduzione dell'immagine:

Le cellule normali (blu) nel bel mezzo della crescita benigna sono affamate di ossigeno, ma possono sopravvivere con la glicolisi, un modo diverso di fare energia. Nel processo i mitocondri, che contengono il meccanismo di autodistruzione cellulare, si spengono. Questo rende le cellule “immortali” e cancerogene (rosso), così esse continuano a replicarsi e il tumore cresce.

La Glicolisi genera anche l'acido lattico che permette al cancro di mangiare cellule attraverso il tessuto, e formare tumori secondari in altre parti del corpo. Un farmaco chiamato dicloroacetato rimette in funzione i mitocondri nelle cellule tumorali (blu) in modo che esse fermino la glicolisi e inizino a produrre energia di nuovo dai mitocondri. Il meccanismo di autodistruzione è quindi attivato, e le cellule avvizziscono e muoiono (marrone).

 

 

Il Business Farmaceutico

 

 

CANCRO SPA

Fonte web

Secondo lo storico della scienza e filosofo statunitense Thomas Samuel Kuhn, nessuna teoria nuova e rivoluzionaria, per quanto geniale e ricca di prove, può essere accettata dall'establishment medico-scientifico.

Produce piuttosto una situazione di crisi, in cui la comunità cerca di negare o ridimensionare il fenomeno.

Ed è proprio quello che sta accadendo oggi: tutte le teorie che si scontrano con il paradigma ufficiale vengono sistematicamente demolite e i coraggiosi ricercatori che hanno continuato a portarle avanti sono stati personalmente attaccati, isolati, licenziati, indagati...

Oggi la "Casta del Cancro" - interconnessa con Big Pharma - difende a spada tratta la chemioterapia e la radioterapia, nonostante i risultati fallimentari degli ultimi 40 anni!

Non ci viene detto però che la sopravvivenza a 5 anni della chemio supera di poco il 2% e questo perché le sostanze usate, sono esse stesse "cancerogene", "mutagene" e "teratogene".

Il bugiardino del farmaco Doxorubicina (costo 1743,94€), per esempio, riporta testualmente: "Tutti gli articoli usati per la somministrazione della Doxorubicina (guanti, maschere, siringhe, ecc.) dovranno essere posti in appositi sacchi per rifiuti speciali ad alto rischio, e inceneriti a 1000 gradi"...

Viene da chiedersi: come mai ai malati di cancro vengono somministrate sostanze costosissime e altamente tossiche per l'organismo, al punto da richiederne l'incenerimento ad alte temperature?

Ignoranza, malafede, interessi economici?

"Business is business", e anche il cancro non è immune da tale logica commerciale: la chemio può costare fino a 50.000 euro al mese, un solo trapianto di midollo 36.000, un ciclo completo di radioterapia 26.000 euro, ecc.

Il costo medio di un paziente oncologico è di oltre 200.000 euro, e ogni anno in Italia sono 270.000 i nuovi malati...

 

 

Big Pharma - Se tu guarisci loro hanno finito di fare soldi!

 

 

Le leggi dell'industria farmaceutica

Fonte web

Principi fondamentali che regolano il "business con la malattia" dell'industria farmaceutica. Non rientra tra gli interessi economici dell'industria farmaceutica prevenire le malattie comuni; il mantenimento e l'espansione delle patologie è una condizione essenziale per la crescita finanziaria di questa industria.

1

L'industria farmaceutica è un'industria di investimenti trainata dai profitti dei suoi azionisti. Il miglioramento della salute umana non è la forza motrice di questa industria.

2

L'industria di investimenti farmaceutica è stata artificialmente creata e strategicamente sviluppata nel corso di un intero secolo dagli stessi gruppi di investimento che controllano le industrie petrolchimiche e chimiche a livello mondiale.

3

Gli enormi profitti dell'industria farmaceutica si basano sulla brevettazione di nuovi farmaci. Questi brevetti consentono essenzialmente ai produttori di farmaci di definire arbitrariamente i profitti derivanti dai propri prodotti.

4

Il mercato dell'industria farmaceutica è il corpo umano, ma solo finché il corpo umano si ammala. La conservazione e diffusione delle malattie è pertanto una condizione fondamentale per la crescita dell'industria farmaceutica.

5

Una strategia chiave nel conseguimento di questo obiettivo è lo sviluppo di farmaci che si limitano a mascherare i sintomi evitando di curare o eliminare le malattie. Ciò spiega perché la maggior parte dei farmaci con obbligo di prescrizione commercializzati oggi non ha un'efficacia dimostrata e combatte semplicemente i sintomi.

6

Per espandere ulteriormente il mercato farmaceutico, queste aziende sono alla costante ricerca di nuove applicazioni (indicazioni) per l'impiego dei farmaci da loro già commercializzati. Ad esempio, l'antidolorifico Aspirina della Bayer viene ormai assunto da 50 milioni di cittadini statunitensi sani con l'illusione che prevenga l'infarto.

7

Un'altra strategia chiave per l'espansione dei mercati farmaceutici consiste nel provocare nuove malattie con i farmaci. Mentre si limitano a mascherare i sintomi nel breve termine, la maggior parte dei farmaci con obbligo di prescrizione assunti da milioni di pazienti provocano una lunga serie di nuove patologie a causa dei loro effetti collaterali noti nel lungo termine. Ad esempio, è noto che tutti i farmaci anticolesterolo attualmente in commercio aumentano il rischio di cancro, ma solo dopo un'assunzione protratta per diversi anni.

8

I noti effetti collaterali mortali dei farmaci con obbligo di prescrizione costituiscono la quarta causa di decesso nel mondo industrializzato, superata solo dal numero di decessi dovuti ad attacchi cardiaci, cancro e ictus (Journal of the American Medical Association, 15 aprile 1998). Questo fatto non sorprende, dato che i brevetti per i farmaci vengono essenzialmente rilasciati per nuove molecole sintetiche. Tutte le molecole sintetiche devono essere detossificate ed eliminate dal corpo, un sistema che spesso fallisce e comporta un'epidemia di effetti collaterali gravi e mortali.

Cosa uccide ogni anno più americani della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra del Vietnam insieme?

9

Mentre la promozione e la diffusione delle malattie consentono di espandere il mercato dell'industria degli investimenti in campo farmaceutico, la prevenzione e il trattamento delle cause delle patologie riducono la redditività nel lungo termine. È per questo motivo che questo approccio viene evitato o persino osteggiato da questa industria.

10

Cosa ancora peggiore, l'eradicazione delle malattie è per sua natura incompatibile e diametralmente opposta agli interessi dell'industria farmaceutica. L'eradicazione delle malattie attualmente considerate potenziali mercati per i farmaci distruggerebbe miliardi di dollari di investimenti e finirebbe per l'eliminare l'intera industria.

11

Le vitamine e altre terapie naturali efficaci che ottimizzano il metabolismo cellulare minacciano pertanto il "business con la malattia" dell'industria farmaceutica in quanto trattano la causa cellulare delle patologie oggi più diffuse, e queste sostanze naturali non possono essere brevettate.

12

Per tutti i cento anni e più dell'esistenza dell'industria farmaceutica, le vitamine e altri nutrienti essenziali, con funzioni ben definite come cofattori del metabolismo cellulare, sono stati il concorrente più agguerrito e la peggiore minaccia per il successo a lungo termine del business farmaceutico.

13

Le vitamine e le altre efficaci terapie naturali che prevengono le malattie sono incompatibili con la natura stessa del "business con la malattia" dell'industria farmaceutica.

14

Per proteggere lo sviluppo strategico dei propri investimenti dalla minaccia costituita da terapie naturali efficaci e non brevettabili, da un intero secolo l'industria farmaceutica utilizza i metodi più sleali, tra i quali:

  1. Nascondere alla gente informazioni vitali per la salute umana. È semplicemente inaccettabile che oggi siano in così pochi a sapere che il corpo umano non è in grado di produrre vitamina C e lisina, due molecole fondamentali per la stabilità del tessuto connettivo e la prevenzione delle malattie.

  2. Screditare le terapie naturali. Il modo più comune è costituito da campagne mediatiche organizzate dal cartello farmaceutico al fine di diffondere menzogne in merito ai presunti effetti collaterali delle sostanze naturali, molecole che la natura utilizza da millenni.

  3. Vietare per legge la diffusione di informazioni sulle terapie naturali. A tal fine, l'industria farmaceutica ha inserito i propri attivisti in posizioni politiche chiave nei mercati importanti e in nazioni leader dell'esportazione di farmaci.

15

Il "business con la malattia" dell'industria farmaceutica è il più grande business ingannevole e fraudolento della storia dell'umanità. Il prodotto "salute" promesso dalle aziende farmaceutiche non viene in realtà fornito a milioni di pazienti. I "prodotti" più spesso forniti sono l'esatto contrario: nuove malattie e, frequentemente, la morte.

16

La sopravvivenza dell'industria farmaceutica si fonda sull'eliminazione a ogni costo di terapie naturali efficaci. Queste terapie naturali e non brevettabili sono diventate il trattamento scelto da milioni di persone, nonostante l'opposizione economica, politica e mediatica della più grande industria di investimenti mondiale.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

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