CARD. Hummes: "Celibato preti

può essere discusso", ma poi ritratta.

ma la domanda rimane: È UN BENE per

la chiesa AVERE PRETI SPOSATI?
A cura di Claudio Prandini

 

 

 

 

PREMESSA

 

 

La stampa in questi giorni ha riferito degli echi dell'intervista rilasciata dal Card. Hummes, nuovo prefetto della congregazione del clero, nella quale il porporato ha ammesso, salvo poi ritrattare una volta giunto a Roma dal Brasile (vedere qui), che «la mancanza di vocazioni sacerdotali possa portare il Vaticano a discutere dell’ordinazione degli uomini sposati»... e ancora: «Anche se i celibi fanno parte della storia e della cultura cattoliche, la Chiesa può riflettere su questa questione, perché il celibato non è un dogma, ma una norma disciplinare», ha detto il neo-Prefetto, che secondo un giornale brasiliano avrebbe poi ricordato che alcuni apostoli erano sposati e la proibizione del matrimonio è stata adottata secoli dopo l’istituzione del sacerdozio. «la Chiesa - ha continuato il Cardinale - non è immobile, ma è un’istituzione che cambia quando deve cambiare». Dal momento che non è una decisione facile che possa essere presa improvvisamente,.. «la Chiesa deve prima discutere se si deve ridiscutere» la regola del celibato. Poco più di due settimane fa in Vaticano si è svolto un vertice del Papa con i capidicastero per discutere del «caso Milingo». In quell’occasione, il 16 novembre, è stato «riaffermato il valore della scelta del celibato sacerdotale secondo la tradizione cattolica ed è stata ribadita l’esigenza di una solida formazione umana e cristiana, sia per i seminaristi che per i sacerdoti già ordinati» (vedere qui).

 

 

 


Card. Claudio Hummes
 

 

 

Sinceramente non voglio credere che il Card. Hummes possa essere così ingenuo da pensare veramente che la soluzione della crisi delle vocazioni sacerdotali si possa risolvere permettendo ai preti di sposarsi! In realtà sarebbe una falsa soluzione ad un problema che ha le sue radici nella fragilità umana da una parte e nella cultura neo-pagana di oggi dall'altra,  che fagocitandosi a vicenda, non favoriscono un clima idoneo ad abbandonare tutto per seguire Cristo.

 

Per brevità vorrei solo soffermarmi su due punti, il primo teologico e il secondo esistenziale, che dimostrano che la Chiesa Cattolica, dal Concilio di Trento in poi, scegliendo il celibato obbligatorio dei propri preti ha scelto la via migliore, pur rimanendo una scelta disciplinare e non un dogma.

 

Livello teologico: "Lo zelo per la tua casa mi divora" (Gv 2,17)

Avrei potuto citare altri brani del Vangelo, ma questo dà il senso della "totalità" con cui Gesù si dona per la causa di Dio, che è poi la sua stessa missione! Nella lettera agli Ebrei c'è un concetto molto chiaro: Gesù è l'unico e vero Sommo Sacerdote nel quale, attraverso il suo unico sacrificio, l'uomo può trovare la salvezza. Ora, proprio in forza del Sacerdozio unico di Cristo, tutti i cristiani partecipano di questo sacerdozio e questo vale in modo speciale per il sacerdozio ordinato. Se il popolo cristiano è un popolo sacerdotale non lo è solo in senso passivo (cioè come dono che procede dalla Trinità al credente tramite i sacramenti che la Chiesa amministra per conto e in nome del Sommo Sacerdote che è Gesù), ma anche in senso attivo (mediante i propri doni e i propri carismi) attraverso le tre principali dimensioni del sacerdozio comune e ordinato: a) l'essere colui che media tra Dio e il prossimo; b) l'essere colui che intercede presso Dio per il prossimo; c) l'essere colui che dona, che elargisce, i doni e i carismi avuti da Dio. Così ha fatto Cristo e così dobbiamo fare noi visto che partecipiamo del suo Sacerdozio!

E se la frase del Vangelo con la quale siamo partiti - "Lo zelo per la tua casa mi divora" - sta ad indicare un primato di Dio su ogni cosa, che riguarda ogni credente, tanto più essa vale per il sacerdozio ordinato poiché esso è quello più vicino e più simile a quello di Cristo stesso! Cristo non venne di sua propria iniziativa ma venne perché fu mandato dal Padre, così ogni sacerdote ordinato non è sacerdote per sua propria iniziativa, ma perché è stato "chiamato e poi mandato"! Se è stato chiamato e poi mandato ad essere un "altro Cristo" significa che quella frase evangelica del Vangelo di Giovanni acquista per il sacerdote un valore ancora più assoluto, celibato compreso. La Chiesa ha dunque istituzionalizzato il celibato per i sacerdoti scegliendo per essi il modo migliore per essere più simili al modello di sacerdozio che Cristo stesso ha incarnato, cioè il dono totale di se stesso: "Lo zelo per la tua casa mi divora".

 

Livello esistenziale: “non c'è cristianesimo senza celibato”, diceva Kierkegaard.

Soren Kierkegaard, padre dell'esistenzialismo moderno, nacque e visse nella sua Danimarca di metà '800 fortemente influenzata dalla spiritualità Protestante, che aveva spazzato via già da tempo ogni traccia di celibato per i suoi pastori. Il protestantesimo, secondo Kierkegaard, ha scaricato tutto il compito della salvezza sul comodo cuscino della fede-grazia, abolendo il celibato, l'ascesi, il martirio, il chiostro. Così, per il filosofo danese, "il Cristianesimo nella cristianità (del suo tempo) non esiste più", perché la cristianità ha abolito il Cristianesimo del Nuovo Testamento e lo ha tradito trasformandosi in una sorta di comodo paganesimo. L'eresia più terribile, oggi (sempre secondo Kierkegaard), è quella che consiste nel "giocare al Cristianesimo". Uno dei lati più ripugnanti della Cristianità protestante era per lui la mondanità dei pastori e la loro corsa per accaparrarsi subito una bella moglie.

Capite cosa vuol dire Kierkegaard?! Se si incomincia a togliere qualcosa, come il celibato per i preti, inizia l'opera di livellamento non al modello che è "Cristo", ma a quello umano e mondano! In questo livellamento all'umano non c'è più posto per l'ascesi, il chiostro o la santità, intesa come salto che tende ad abbracciare l'assoluto. Come non c'è più posto neanche per gli ordini caritativi perché non c'è più quel assoluto che mi fa vedere Cristo nei poveri e che mi permette di donare tutta la mia vita per loro. In una spiritualità di tipo protestante resta incomprensibile una figura come Madre Teresa o come un don Bosco. Per non parlare poi del lato propriamente pastorale, dove il senso di sentirsi "divisi" tra esigenze famigliari e comunitarie rappresenta un problema reale per ogni pastore protestante.

La prova che Kierkegaard non si era sbagliato sta nel fatto che la grande secolarizzazione che ha colpito l'Europa del XX secolo, soprattutto nei paesi di antica fede protestante come appunto la Danimarca,  non ha di fatto incontrato alcuna significativa resistenza perchè in realtà si era già tolto, in buona parte, lo scandalo e il paradosso del Cristianesimo! Ecco perchè il tener duro su certi principi, celibato per i preti e diritto naturale, è essenziale per la Chiesa Cattolica se non vuole avviarsi verso una protestantizzazione che sarebbe solo un "abbassare" il prezzo della fede alle esigenze mutevoli e sempre ribassiste della "secolarità" pagana! Sarebbe, in fondo, una resa alla bestia dell'Apocalisse che vuole marchiare a fuoco, con il marchio dell'anticristo, il cuore dell'uomo (Ap. 13,16).

Che Dio ci liberi da una società (e soprattutto da una Chiesa) senza più santi ed eroi dell'assoluto: "Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna" (Matteo 19,29).

 

 

 

 

Attualità e crisi del celibato

 nel mondo contemporaneo

di padre Cornelio Fabro

 

 

 

padre Cornelio Fabro

 

 

 

 

Fonte web

A un secolo di distanza dalla crisi del celibato a opera dell'illuminismo culturale dell'Ottocento, giudicata e condannata dal grande Mohler, ci viene ancora dalla Germania la difesa teologica del celibato e la diagnosi scientifica della sua crisi provocata da una società edonistica e da una cultura antropologica di cui si e fatta succube la nuova teologia e resa cedevole qualche parte della stessa gerarchia. L'analisi del grave fenomeno e sia esistenziale sia teologica (1).

La crisi del celibato nella Chiesa contemporanea e un fatto indiscutibile di cui si e impadronita spesso anche la stampa laica e che ricorre di frequente nella cronaca dei giornali e dei settimanali. Leggiamo, scrive il May, di preti che depongono il loro ufficio e abbandonano la loro comunità. Si organizzano votazioni sul celibato. È sorto un regolare movimento anticelibato che chiede la soppressione della legge del celibato. Soprattutto in Olanda la situazione e molto avanzata. Qual e il significato del fenomeno? Secondo il May, non si tratta affatto di una faccenda (Angelegenheit) intellettuale; esso non sorge per una fondazione insufficiente della legge del celibato. Coloro che trovano insufficiente la legge del celibato sono di regola gli stessi che spesso agiscono per impulsi irrazionali e si lasciano condurre dalle tendenze. La fondazione del celibato e completamente (vollauf) sufficiente per coloro che sono pronti e disposti al sacrificio. Chi non vuole, non trova alcun sufficiente fondamento ne nella Humanae vitae né nella Sacerdotii caelibatus. La presente crisi del celibato ha varie radici, alcune nella Chiesa e altre fuori della Chiesa: ecco le principali.

a) Contestazione dei valori. Il primo dato di fatto della situazione e che valori elevati ed esigenti sono sempre più combattuti e semplici, di poco prezzo. I nemici del celibato 1'hanno sempre ammesso, fuori e dentro la Chiesa. Dentro la Chiesa certamente di solito non osano uscire allo sbaraglio. Essi vengono allo scoperto solo quando 1'autorità dei Pastori si indebolisce e lo spirito del tempo (Zeitgeist) viene loro in aiuto. Anche all'inizio del secolo diciannovesimo, ricorda il May, ci fu la bufera anticelibato, specialmente nel Baden e nel Würtemberg. Gli avversari del celibato nel clero erano i seguaci di una teologia illuministica. I suoi promotori (Förderer) erano liberali e protestanti.

b) Insicurezza nella fede. La prima causa della crisi del celibato e 1'insicurezza della fede che ha colpito oggi una vasta zona di clero e popolo. Essa si alimenta di posizioni non cattoliche in parte radicalmente incredule di certi teologi rinomati la cui diffusione e realizzata da un esercito molto attivo di operatori di pubblicità. La campagna di denigrazione del sacerdozio da parte di certi teologi ha tolto a molti preti la coscienza della dignità e del valore del sacerdozio. Se il sacerdozio, come affermano falsamente questi teologi, e una vocazione come qualsiasi altra, allora in realtà non si vede perché non si debba "cambiare" quando a qualcuno questo "giogo" più non piace. Quando 1'assolutezza della fede cattolica più non sta salda, non ci sarà più un numero notevole di uomini e donne a fare il sacrificio che li eleva essenzialmente al di sopra della misura ordinaria nelle altre denominazioni cristiane. II grande sacrificio della vita celibataria sta o cade con il carattere della Chiesa cattolica come Tunica vera Chiesa di Gesù Cristo. Più si alimenta 1'apparenza (con un concetto di ecumenismo indiscriminate) che le confessioni non cattoliche stiano più o meno alla pari con la Chiesa cattolica, più diventerà incomprensibile perché si debba esigere dal prete un sacrificio che quelle non conoscono. Il prete cattolico può e vuole sacrificarsi - e la completa astensione sessuale e sacrificio - soltanto per una causa assoluta. Né per una cristeità generica né per una Chiesa che è equiparata alle altre comunità religiose si troveranno uomini che fanno il sacrificio.

La distruzione della fede oggettiva (del contenuto della fede) trascina la fede soggettiva nel compromesso. L'appello per la soppressione del celibato nasce dalla mancanza di fede nella potenza della grazia. Non si ha più fiducia nella grazia di Dio che può dare il volere e il realizzare.

 

c) Trascuratezza della preghiera. Un'altra causa delle proteste contro il celibato e la trascuratezza della preghiera. La Chiesa ha ridotto notevolmente la recita del Breviario per il clero, probabilmente per 1'eccesso di lavoro dei preti in cura d'anime. lo dubito della consistenza di questa motivazione. In base alla mia esperienza e osservazione ognuno trova il tempo per fare tutto ciò che vuole. La riduzione della doverosa recita del Breviario non ha avuto come effetto che il Breviario sia recitato con maggiore devozione o che la parte tolta venga sostituita con altre preghiere. Al contrario, il Breviario ridotto oggi è recitato alla stregua del Breviario intero di dieci anni fa.

Uguale trascuratezza si osserva nelle altre preghiere. La recita del rosario e da molti disprezzata e resa spregevole dai predicatori. La meditazione è a mal partito. La visita del Santissimo Sacramento e in ribasso. La devozione alla Madonna e in molti ormai spenta. La confessione frequente, prescritta dalla Chiesa, e da non pochi sottovalutata. Con un simile regresso di vita spirituale e ovvio che il voto della vita verginale sia in crisi e la carne si ribelli. La caduta del celibato coincide anche con la decadenza degli Esercizi spirituali.

d) Incomprensione per I'autoabnegazione. Viene a mancare inoltre la comprensione per 1'ascesi. Dominio di sé, moderazione, rinunzia sono termini, così sembra, scomparsi dal vocabolario dei progressisti. Ci si vuol scapricciare, godere la vita, il più presto possibile, il più frequentemente possibile, il più a lungo possibile. La rinunzia e 1'astinenza sono prese in giro, la castità verginale e la purezza di coscienza sono deprezzate. La generale sessualizzazione della vita spinge troppi giovani a esperienze erotiche precoci e sbarra loro quindi la via al sacerdozio. La storia ci insegna che la dissoluzione del matrimonio e la corruzione dei costumi portano spesso in molti modi al disprezzo del celibato. Un siffatto clima non e per nulla favorevole all'invito per la completa astinenza sessuale. Chi lo accetta, deve imporsi contro preconcetti, opposizioni e diffamazioni.

A questo aggiungi che 1'astinenza dall'attività sessuale non può stare isolata. Essa deve piuttosto essere inglobata in una condotta che sia pronta alla rinuncia anche in altri campi. Non ci si può del resto permettere tutto, quando per amore di Dio e dei fratelli si è rinunziato al matrimonio.

La volontà di condurre una vita sufficiente e di astenersi dai vizi e completamente in ribasso. Accenniamo a un punto soltanto. Famiglie numerose e aumento delle vocazioni si corrispondono. Dove c'è la volontà di vivere il matrimonio secondo le leggi di Dio e di avere una famiglia numerosa, ci sono anche a sufficienza giovani e ragazze che mostrano la forza di offrire un libero celibato per amore di Dio. Ma la gioia delle famiglie numerose e diminuita negli ultimi anni in modo spaventoso. Se scompare lo spirito di sacrificio nelle famiglie, esso mancherà di regola anche nei figli. II sacrificio del celibato sembra a essi troppo pesante. Si portano ragioni apparenti per nascondere il timore del sacrificio. Infatti non si osa confessare a se stessi e agli altri la propria debolezza. II crescente timore di avere una famiglia numerosa, di cui e responsabile in parte la teologia progressista che fa propaganda dei metodi contraccettivi contro natura, renderà sempre più raro il caso che una sorella zitella prenda cura della casa del fratello sacerdote.

e) L'attività del movimento anticelibatario. La crisi del celibato ha in parte notevole la sua causa nella messa in discussione del medesimo da parte dei teologi progressisti. I suoi patroni sono noti. Basta ricordare i nomi di Küng e Bockle. Il movimento anticelibatario possiede i più calorosi banditori fra quei teologi che da molto tempo si disinteressano della cura d'anime e godono di eccellenti condizioni economiche. La vita borghese e il darsi alle teorie non sono favorevoli ai doni di Dio. La cosiddetta discussione aperta degli avversari del celibato toglie a molti preti la gioia e la sicurezza del loro stato e pertanto la forza di restare fedeli alla loro obbligazione. Ciò che prima si faceva senza discutere, oggi è diventato discutibile soprattutto perché a causa del dominio monopolistico del progressismo nei mezzi della pubblicistica cattolica e dell'appoggio che questo indirizzo trova nella stampa liberale, la voce della Chiesa, soprattutto del suo supremo Pastore e dei teologi fedeli, non si fa sentire che debolmente.

Da certi gruppi presbiterali è stata allestita una cosiddetta consultazione o per dir meglio una votazione sul celibato. Questa consultazione di preti sul celibato non serve primariamente allo scopo di inquisire in base al numero su un'opinione finora sconosciuta. La consultazione provocherà oppure aumenterà 1'inquietudine e l'insicurezza nei clero, convincerà il popolo fedele della superfluità del celibato, in generale eserciterà dal basso una pressione sui pastori per costringere questi a sopprimere la pesante legge, i quali a loro volta dovranno influire sul Papa.

Quanto questo calcolo sia esatto e quanto sia efficace questa tattica, lo mostra 1'esempio dell'Olanda. L'attività ininterrotta di circoli relativamente piccoli ma influenti di teologi e pubblicisti ha spinto i vescovi olandesi, il card. Alfrink in testa, a fare propria e a impegnarsi per la causa degli avversari del celibato per presentarla al Santo Padre nei secondo Sinodo dei vescovi nell'autunno del 1969. Va rilevato che questoaccade appena a due anni di distanza dalla pubblicazione dell'enciclica di Paolo VI sul celibato e dopo che il Santo Padre molte volte aveva f atto capire direttamente o mediante interpreti autorizzati che una mutazione (cioè 1'abolizione) della legge del celibato e fuori questione.

Di qui si vede che le parole e le decisioni del Papa hanno nei circoli progressisti e modernisti poco o nessun valore. Il Santo Padre può insegnare ciò che vuole, questi circoli sono sempre insoddisfatti, dicono che questa non e 1'ultima parola del Papa o che il Papa non ha buoni consiglieri o non ha una giusta teologia. Si ha 1'impressione che il Santo Padre non possa più afferrare queste persone con le parole ma soltanto con atti, cioè con provvedimenti disciplinari

Le votazioni su leggi ecclesiastiche riposano in ultima istanza sopra il malinteso che la struttura della Chiesa sia democratica. Nella Chiesa il potere non procede dal popolo. I pastori della Chiesa lo ricevono direttamente da Dio oppure dai pastori superiori. Una legislazione mediante referendum o plebisciti e nella Chiesa per diritto divino impossibile.

Ciò che il singolo o anche molti singoli pensano di una legge (difficile) e irrilevante, e non c'è bisogno di ricorrere alla distribuzione e richiesta di questionari. La tendenza alla facilitazione e alla comodità e fin troppo nota e non c'è bisogno di pubblicizzarla. Un valore superiore e sempre di più difficile comprensione e attuazione di un valore più basso. Non ci si deve pertanto aspettare che il signor Qualcuno possa essere guadagnato al celibato la cui anima e la verginità consacrata a Dio. Una concezione semplicistica e a buon prezzo ha sempre più probabilità di essere accolta dalla massa di una elevata e complicata. Un'appropriata agitazione centro tutto ciò che e difficile nel campo del mistero soprannaturale e insieme pratico produce una vasta impressione. La Chiesa ha fatto spesso simili esperienze, per esempio nel secolo sedicesimo. Ma si e anche sempre visto che siffatti movimenti fanno deviare i loro sostenitori e abbattono valori la cui distruzione non era stata prospettata e tuttavia ora non può essere più impedita.

 

Carisma e legge del celibato.

1. II carisma. Uno degli argomenti principali degli avversari del celibato consiste nell'affermazione che la Chiesa non può legare il celibato al sacerdozio con una legge.

A questo si deve rispondere: e esatto che c'è un celibato che e un particolare dono della grazia di Dio. Che 1'astinenza (sessuale) sia un dono della grazia di Dio è un pensiero ellenistico ed ellenistico-giudaico che e stato accolto dall'apostolo Paolo (1Cor 7,7).

Soltanto bisogna chiarire 1'essenza e i limiti di questo dono di grazia.

II carisma consiste in questo, che esso opera, in colui che non gli pone ostacolo, una particolare disposizione e tendenza per la vita celibe. In nessun modo il carisma costringe al celibato né ci dispensa dalla decisione per esso; il carismatico non e meno capace e disposto a entrare nel matrimonio di un altro. Secondo san Paolo, questo carisma, precisa May, è aperto a tutti, e ognuno lo può ottenere: del resto il celibato si può osservare anche senza uno speciale carsma, e ogni uomo, in certe circostanze, lo deve osservare. La Chiesa ora mette insieme - come presupposto del conferimento degli Ordini maggiori - il carisma del celibato con la volontà di osservare la completa astinenza sessuale. La condotta della Chiesa in questo e ovvia: essa stabilisce le esigenze proprie di coloro che esercitano i ministeri. Chi vuole diventare sacerdote, deve fra 1'altro assumere su di sé la legge della completa astinenza sessuale. Tre volte egli assicura sotto giuramento di conoscere questo dovere e lo afferma liberamente. Come in queste circostanze si possa parlare di una "costrizione" (Zwang) è incomprensibile. Nessuno è costretto, anzi nessuno può essere costretto a diventare prete.

Del resto, 1'osservanza del celibato e dell'astinenza sessuale completa non e necessariamente legata al carisma e vale anche quando più non si possiede il carisma, anzi, in certe circostanze vale per tutti, sposati o non sposati: gli uomini innumerevoli che contraggono matrimonio devono, per legge divina, astenersi prima del matrimonio da ogni attività sessuale, abbiano o non abbiano il carisma.

 

Hanno il dovere di osservare la castità perfetta i milioni di uomini i quali, malgrado la loro grande aspirazione, non giungono al matrimonio, anche se per questa rinuncia non dispongono di alcun carisma. Il dovere della completa astinenza sessuale vale per quanti, a causa di difetti fisici, non possono aspirate alla via del matrimonio e questo anche se non hanno il carisma del celibato. Devono osservare la completa astinenza sessuale i milioni di vedovi e vedove, di abbandonati e separati, il cui godimento del matrimonio e stato interrotto. Il dovere della completa astinenza sessuale vale anche per gli uomini sposati la cui moglie sia ammalata o che non intendono mettere al mondo altri figli quando non possono provvedere con il metodo dell'astinenza periodica. Questo dovere vale infine per tutti i prigionieri, di guerra o civili, per il tempo che devono vivere separati dalle loro mogli: nessuno di costoro afferma di sentire un carisma.

 

Di fronte a questi casi, considerando gli innumerevoli uomini di tutti gli stati ed età, preparati o impreparati, la legge del celibato della Chiesa opera in proporzione in modo inoffensive. Essa abbraccia una percentuale molto ristretta di uomini scelti, colti e dotati. Essi hanno a disposizione aiuti naturali e soprannaturali. Sono stati interrogati e hanno risposto con un sì. La rinuncia all'amore sessuale non e il sacrificio più duro che possa essere richiesto a un uomo. Dal medico e dal poliziotto si esige che essi impegnino a servizio della loro missione non solo le loro forze, ma in caso di necessità anche la salute e la vita. SI, da ogni uomo sano e, come si e visto nella seconda guerra mondiale, anche da molte donne, ci si aspetta che siano pronti a difendere la loro patria anche mettendo a repentaglio la propria vita. Queste esigenze non vengono da leggi umane, ma in ultima istanza da precetti divini. Di fronte a un simile dovere di eroismo è veramente vergognoso soltanto pensare di ribassare le esigenze del sacerdoti cattolici. Sarebbe una faccenda spregevole.

 

2. La legge. Dagli avversari odierni del celibato viene richiesta 1'abolizione della legge con diverse ragioni. Questa richiesta va decisamente respinta. La completa astinenza sessuale di un notevole numero di persone e prescritta per legge. L'uomo cosi com'è, non come deve o può essere, ha bisogno della legge e propriamente per due ragioni.

 

Anzitutto, la obbligazione giuridica del celibato significa la codificazione ministeriale dell'alta stima che la Chiesa ha del celibato per amore di Cristo e la spiegazione ministeriale della connessione indispensabile tra sacerdozio e celibato. Senza la legge sarebbe per i fedeli e i preti mediocri a lungo andare difficile conoscere che il celibato ha nella Chiesa di Die il rango e il significato che gli competono secondo la volontà di Cristo e la dottrina della Chiesa. E sarebbe più difficile scegliere questa forma di vita se 1'invito a essa, che la legge significa, venisse a mancare. La legge aiuta gli uomini, inclinati alle cose comode e facili, a prendere decisioni generose; essa li libera dalle forze che nel proprio intimo e nell'ambiente li trascinano alle cose mediocri e insignificanti.

 

In secondo luogo la legge, per la sua dura chiarezza e irrevocabilità, non con le debolezze di oggi, e diventata 1'ultima diga (Halt), per innumerevoli preti nelle ore di stanchezza, di svogliatezza e di tentazione. Esistono situazioni nelle quali gli splendori della vocazione, la dignità del servizio e la gioia in Dio sembrano non dire nulla al prete uomo, situazioni nelle quali tutte le luci sono spente e si sperimenta soltanto il peso della solitudine e della disillusione. Il pensare: "Non c'è nessun dietro-front", "Tu non puoi abbandonare i fedeli", "Tu devi tener duro" è allora spesso più efficace dei motivi in sé più alti...

 

Non c'è dubbio: se cade la legge del celibato, cade il sacerdozio celibatario. Certamente resteranno ancora molti sacerdoti celibi della generazione più anziana. Ma in breve tempo essi rappresenteranno soltanto una minoranza dileguantesi e a lungo andare cesseranno di rappresentare un fattore di serietà. L'osservanza della legge che ordinava il celibato, sotto la pressione dei rapporti sociali che indicano nel sacerdote sposato il tipo del prete, sarà sostituita. La stessa sorte toccherà agli Ordini religiosi. La testimonianza della propria vita per Iddio, per la potenza della grazia, per il valore dei beni dello spirito, per la speranza dell'aldilà sarà cosi in doppia guisa indebolita nella Chiesa.

 

 

La crisi e il suo superamento.

 

1. La via nella crisi. Le crisi possono venire a ogni prete. Se esse siano possibili senza una qualsiasi colpa del prete, non oso deciderlo. La sessualità deve essere di continuo vigilata, domata e vinta. Il bisogno sessuale pero a ogni buon conto prende la forza che uno gli dà. Non è vero affermare che esso comincia senza la nostra collaborazione. Chi si rinnova ogni giorno con la meditazione, la lettura spirituale, la preghiera del Rosario, la celebrazione del santo Sacrificio, la visita del Santissimo Sacramento, chi spesso si purifica con il sacramento della penitenza, chi conserva la fede e 1'umiltà, costui non ha nulla da temere. Ma chi gioca con il fuoco, non c'è da meravigliarsi se viene bruciato. Le forze sessuali una volta risvegliate non e tanto facile poi riportarle in quiete.

 

2. II compito del ministero. Molti cercano lo scampo dalla crisi con 1'interruzione nel ministero. Ma si tratta di un'illusione fatale se un prete crede che egli troverà una perfetta soluzione e una facilitazione ritirando la sua decisione fondamentale. In realtà questo ritiro non può accadere se non con una rottura della personalità. La sconfitta lascerà in lui un pungolo, la capitolazione non gli permetterà di trovare la pace perfetta.

 

 

Obiezioni contro il celibato.

 

1. Attuazione dei valori umani. Spesso oggi si afferma che il celibatario non raggiunge la piena umanità perché gli manca la compagna di matrimonio. Che si deve dire? Certamente, il matrimonio può sviluppare alcune oppure anche molte doti dell'uomo. Ma ugualmente un matrimonio può impedire la completa espansione. È difficile qui fare calcoli numerici ... Per il prete si deve dire che il Signore esige l'autoabnegazione, cioè il dire di no alle proprie possibilità, il dire di no ai valori più piccoli a favore dei valori più alti. Rinunciare ai valori naturali per i valori soprannaturali non è un cattivo baratto: e anzi la legge fondamentale del cristianesimo. Inoltre e un fatto che nessun uomo può realizzare tutte le possibilità che si trovano nell'uomo. Ognuno e in grado di realizzarne una parte. Se il celibatario non realizza i valori connessi con il matrimonio, realizza pero quelli connessi con il celibato.

 

2. Carenza di sacerdoti. Si sente anche spesso che si avrebbe un maggior numero di aspiranti al sacerdozio se non ci fosse il celibato. A questo si deve rispondere: attribuire al celibato la causa della carenza di sacerdoti significa spostare la causa. Infatti il celibato può essere un impedimento ad aspirare al sacerdozio soltanto per coloro che ne rifiutano il senso soprannaturale, lo spirito di mortificazione, 1'abnegazione di se e lo zelo. L'attribuire al celibato questa carenza e soltanto un pretesto. La mancanza di clero non e minore presso i protestanti, gli ortodossi e i Vecchi Cattolici, anzi e peggiore che nella Chiesa cattolica.

 

3. Attitudine al matrimonio. Si dice che il prete ha diritto al matrimonio come ogni altro uomo e che la Chiesa non glielo può impedire. Poiché quest'ultima affermazione e palesemente eretica, non c'è bisogno di confutarla.

 

In tutte le discussioni sul "diritto al matrimonio" si presuppone come ovvio che chi trova difficoltà nel vivere da celibe sia per ciò libero di contrarre matrimonio. Questa supposizione qui non interessa affatto. Il "diritto al matrimonio" non e per diritto divino illimitato. L'età, malattie mentali e psichiche, censo, religione, qualità di carattere, ecc., possono impedire un determinato matrimonio anzi ogni matrimonio...

 

 

Conseguenze della soppressione del celibato.

 

1. Il trovarsi diviso, fra moglie, figli e il ministero come si vede nel protestantesimo: 1'aveva ben visto anche Kierkegaard.

 

2. Regresso della cura d'anime. II servizio all'altare, 1'amministrazione dei sacramenti e dei sacramentali, la predicazione, il catechismo, la cura degli ammalati, la visita alle case, la pastorale differenziata, 1'amministrazione, la vita di preghiera personale, tutto questo e molte altre cose ancora assorbono un prete così completamente che io non sono in grado di immaginare come tutto ciò possa essere compiuto da uno sposato e padre di famiglia.

 

Conclusione: il celibato per la Chiesa cattolica e necessario se essa non si vuole impoverire in maniera miserevole. Preghiamo Iddio che dia ai pastori della Chiesa fermezza, ai teologi lume, ai preti forza e ai giovani il coraggio di mantenere il celibato e di fame 1'espressione, con una vita pura e forte, della dedizione a Dio e il mezzo del servizio agli uomini.

 

dal volume: Fabro, L'avventura della teologia progressista, Milano, Rusconi, 1974, pp. 272-284

 

 

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(1) Seguo e riassumo lo studio di G. May, Zölibat und Zölibatskrise, da "Das Zeichen" Limburg 1969, p. 16 (estratto). Cfr. anche Id., Bemerkungen zu der Priesterfrage in der Gegenwart, in "Theologisches", febbraio 1973, col. 736 ss.

 

 

 

 

 

 

APPROFONDIMENTO

 

 

 

IL CELIBATO ECCLESIASTICO

 

 

 

 

 

 

VII - Riflessioni sul celibato sacerdotale e la verginità consacrata