SIRIA - ISRAELE - IRAN

IL TRIANGOLO DELLA PROSSIMA GUERRA NUCLEARE?

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

6 maggio 2013: "La mia Chiesa continuerà la sua purificazione, la divisione si avvicina, e i miei avranno bisogno di raddoppiare la preghiera, l'offerta, e stare in mia presenza per non cadere o essere confusi… Il dolore si presenta per l'umanità e questa non osa alzare la voce contro quella che sarà un'ecatombe. L'energia nucleare è l'orrore degli orrori, il flagello dei flagelli, l'incoscienza al suo culmine. Restate in me, lasciate il peccato. Io vi attendo con pazienza, soccorrendo continuamente i vostri bisogni e vi vengo incontro liberandovi dal male...

Rimanete fermi e non piegatevi davanti alla confusione. Sappiate che la mia parola è eterna ed io ritorno per i miei ... Un re non può regnare senza i suoi. Volgetevi a mia Madre, non dimenticate di consacrarvi al suo Cuore Immacolato. Pregate, mia Madre vi ascolta... Conservate la fede, non disperate. Guardate in alto, là dove io abito, non lo dimenticate."

 http://www.revelacionesmarianas.com/luzdemaria.htm#LUZ%2006.05.2013

 

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 

Hezbollah combatte ad Homs, Israele

Bombarda. In Siria è guerra regionale

Fonte web

Oltre un anno e mezzo fa, quando tutti inclusi i membri permanenti del consiglio di sicurezza parlavano di rivolta siriana, GeoPoliticalCenter parlava dei fatti siriani come l’inizio di una vera e propria guerra civile. Alcuni mesi, non settimane, dopo i media tradizionali iniziarono anch’essi ad usare timidamente l’espressione guerra civile. Ora come allora gli analisti di GPC non potranno più riferirsi alla situazione siriana coma ad una guerra civile. I recenti sviluppi sul campo e a livello diplomatico hanno trasformato il conflitto in Siria in una guerra regionale a bassa intensità. D’ora in Avanti GPC si riferirà al conflitto siriano con il termine di “Guerra in Siria” senza più l’aggettivo civile.

Questa variazione semantica riflette come dicevamo l’evoluzione del conflitto sul campo. I nostri lettori ne sono ampiamente informati ma vogliamo riassumervi rapidamente la situazione e darvi gli ultimi aggiornamenti. Prima di tutto i raid aerei di Israele che si stanno caratterizzando per la sistematicità nel perseguire le indicazioni, le Red Lines se volete, del gabinetto di sicurezza israeliano. Nessun arma sofisticata in grado di mettere in pericolo la supremazia militare di Israele deve raggiungere Hezbollah, missili antiaerei SA-17 o missili da crociera Yakhont che siano. Ed è proprio Hezbollah e il suo coinvolgimento nella guerra in Siria che ha modificato la natura del conflitto.

Possiamo paragonare il coinvolgimento della milizia sciita libanese nel conflitto siriano al coinvolgimento americano nella guerra del Vietnam. Anche Hezbollah ha iniziato fornendo ad Al Assad consiglieri militari ma con l’andar del tempo ha dovuto impiegare prima piccole unità di fanteria, poi battaglioni e in questi giorni ha trasferito in Siria pezzi di artiglieria che sarebbero utilizzati nel supporto dei combattenti che cercano di riprendere “la Porta del Libano” Homs. I coinvolgimento diretto e non secondario di un esercito straniero quale Hezbollah, seppur legato da un fortissimo vincolo con AL Assad, ha legittimato i timori della vicina Giordania, il cui sovrano la scorsa settimana si è recato a Washington per avere garanzia da parte del presidente Obama che la Giordania non venga minacciata militarmente dal conflitto siriano.

A questo scopo 200 uomini della 1ª divisione corazzata Usa sono stati dispiegati al confine tra Siria e Giordania per effettuare i preparativi necessari nel caso in cui l’intera divisione, forte di 18000 uomini debba essere rapidamente schierata a difesa del regno Hashmemita. Come potete notare, anche tralasciando la valutazione della partecipazione iraniana al conflitto in Siria, in quanto non abbiamo a disposizione dati affidabili sull’eventuale composizione del corpo di spedizione iraniano in Siria, così come non conosciamo l’entità degli aiuti militari ai ribelli siriani, ciò che sta avvenendo in Siria non è più solamente una guerra civile in senso stretto. Potenze straniere giocano ormai un ruolo preponderante nella soluzione del conflitto, Al Assad e il Free Syrian Army non sono più gli attori principali della guerra e non saranno loro ne i vincitori ne gli sconfitti.

 

 

Ormai una guerra nucleare contro l Iran

e la Siria è vicina. Diciamo di NO!

 

Il conflitto in Siria si internazionalizza

 

 

Si stringe il cerchio intorno alla Siria

Fonte web

Israele lancia un nuovo attacco aereo sulla Siria: La tv di Stato siriana parla di immagini di una “palla di fuoco” proprio sul centro di ricerche che sarebbe stato colpito da razzi israeliani. Il primo attacco avrebbe avuto come obiettivo un carico d’armi destinato probabilmente agli Hezbollah libanesi. Non ci sono ancora conferme ma lo stesso Libano parla di oltre una quindicina di sorvoli di aerei israeliani nei due giorni del primo attacco.

La difesa aerea della Siria avrebbe abbattuto uno degli aerei israeliani che avevano lanciato l’attacco con missili e bombe contro obiettivi nei dintorni di Damasco durante la scorsa notte. I piloti sarebbero stati presi prigionieri. Le batterie di difesa siriane avevano individuato gli aerei israeliani e risposto al fuoco. All’attacco fatto con le possenti armi a disposizione di Israele, segue naturalmente la solita vergognosa manipolazione di notizie da parte dei media occidentali relativamente a presunte stragi ed efferatezze compiute dalla truppe lealiste dell’Esercito Nazionale Siriano, occultando il terrorismo dei “ribelli”, quello fatto con autobomba in centro città a Damasco e le tante esecuzioni di massa di civili favorevoli al regime di al Assad (documentate in decine di filmati e foto ignorate dai media allineati con gli USA ed Israele).

Si distingue fra tutte l’ultima dichiarazione di Obama : “Israele ha comunque diritto a difendersi.” In pratica Israele, la più grande potenza militare del Medio Oriente, quella che, assieme agli USA ed all’Arabia Saudita sta fomentando la guerra in Siria, in questo momento, quando attacca con la sua aviazione bombardano obiettivi intorno a Damasco, “si sta difendendo”. Secondo il presidente Obama e la propaganda filo sionista, i ruoli devono essere sempre invertiti quando di mezzo c’è Israele: l’aggressore diventa vittima e le vittime diventano gli aggressori. Già sapevamo che esiste qualcuno nel mondo che si è monopolizzato il ruolo di eterna “vittima” e guai a contestarlo perché si rischia di passare per revisionisti ed antisemiti.

Sarebbe interessante verificare se il “diritto a difendersi” verrà riconosciuto anche alla Siria nel caso in cui questo Stato voglia intervenire bombardando preventivamente i carichi di armi, provenienti dagli USA tramite un gigantesco ponte aereo con scalo sulle basi americane in Turchia, carichi ce transitano dalla Giordania e dalla Turchia per essere trasportati in Siria ed alimentare la guerra contro la Siria. Già possiamo immaginare che questa sarebbe giudicata una grave “provocazione” ed una violazione dell’integrità territoriale di altri paesi. Soltanto a Israele è concesso di intervenire con la sua aviazione e con il suo esercito dove e quando vuole e queste azioni non costituiscono mai violazione dell’integrità territoriale degli altri stati, che siano fatte in Libano, in Siria, in Iraq. Bisogna fare attenzione a quello che accadrà nelle prossime settimane considerando due fattori:

1) in Siria stanno operando, secondo informazioni attendibili, anche gruppi di militari Iraniani in funzione di consulenti militari del regime di Al Assad;

2) nella Stessa Siria vi è una importante base militare russa a Tartous sul Mediterraneo, l’unica base Russa nel Mediterraneo e considerata strategica..

Putin ha già dichiarato che non assisterà passivamente al rovesciamento del regime di Assad ed alla destabilizzazione del paese che farebbe comodo agli interessi di USA ed Israele. Le ultime sue dichiarazioni sono state piuttosto esplicite e sono state seguite dall’invio di una consistente parte della flotta russa nel Mediterraneo di fronte alle coste siriane e si sono intensificati i rifornimenti all’esercito Nazionale di Assad impegnato nella controffensiva contro i ribelli (quasi tutti di nazionalità extra siriana, afgani, libici, egiziani, algerini e persino ceceni).

Lo Stato maggiore di Tel Aviv ha in programma da tempo di bombardare preventivamente in Iran i siti delle presunte centrali nucleari ma in questo caso dovrà essere molto più cauto: l’Iran non è un paese arabo e possiede un apparato di armamenti e missili a media gittata che gli consentirebbe una risposta micidiale sullo stesso territorio israeliano. Per questo i generali israeliani cercano il più possibile di coinvolgere gli USA, con la strategia di creare ad arte “l’incidente” che potrebbe avvenire in Siria e costituire il pretesto per l’attacco. Questo significa che il coinvolgimento degli USA nella guerra in Siria assume tratti sempre maggiori di pericolosità per l’eventuale scoppio di un conflitto su vasta scala.

Una cosa è certa: la guerra in Siria si combatte anche parallelamente sul piano della propaganda e, per quanto i media occidentali filo USA e filo Israeliani (in Italia sono in testa nell’opera di disinformazione giornali come Repubblica, Corriere della Sera, la Stampa e i TG della RAI) seguitino a parlare di “guerra civile” questa in Siria è tutto meno che una guerra civile ma piuttosto un conflitto su procura delle grandi potenze.

 

 

Guerra nucleare? Terza guerra mondiale? Ascoltate un esperto del medio oriente

 

 

Israele punta a collegare la crisi

in Siria con quella iraniana

Fonte web

Mentre l'attenzione dei media internazionali è stata rivolta alla distruzione dello splendido minareto di Aleppo, la guerra civile in Siria si va pericolosamente collegando alla questione iraniana, per tramite di una ben condotta azione politica israeliana. La questione dell'impiego delle armi chimiche in Siria, che Israele ha infatti subito indicato come "linea rossa" della propria sicurezza e del possibile intervento dello stesso Stato ebraico nel conflitto, è ormai all'ordine del giorno, dopo che alti esponenti dell'establishment militare israeliano hanno dato per certo che il governo siriano ne stia facendo uso.

Ma la notizia si è tinta subito di giallo: infatti il ministro della difesa americano Hagel, la cui nomina, come si sa, è stata duramente contestata dalla lobby ebraica americana, che lo considera troppo acquiescente verso l'Iran, si è dichiarato sorpreso del fatto che la notizia sia stata diffusa a distanza di poche ore dal suo incontro di lunedì scorso con il responsabile della difesa israeliano Moshe Yaalon, nel corso del quale nulla gli era stato detto in merito. "Forse la valutazione non era ancora completa", si è affrettato ad aggiungere diplomaticamente.

Sta di fatto che, una volta di più, il governo Usa si trova incalzato da Israele ad intervenire nel conflitto. E qualcosa in questa direzione sta già avvenendo, dato che è confermato lo schieramento in Giordania, presso il confine meridionale siriano, nella base aerea di Mafraq, di 200 uomini della 1a divisione corazzata Usa, una delle unità d'urto più blasonate delle forze armate americane. Secondo quanto pubblicato lo scorso 17 aprile dal Los Angeles Times, questo primo contingente potrebbe preludere allo schieramento di oltre 20.000 uomini, come punta offensiva del possibile intervento occidentale in Siria, un intervento al quale, secondo quanto precisa il giornale israeliano Haaretz, Israele prenderebbe parte, non foss'altro che per garantirsi la sicurezza della zona contesa del Golan e per chiudere definitivamente i conti con Hezbollah.

Infatti, dopo l'episodio già verificatosi lo scorso ottobre, pochi giorni fa le forze armate israeliane hanno abbattuto un altro drone, che viaggiava a dieci chilometri dalla costa israeliana in direzione di Haifa, proveniente, secondo le autorità israeliane dal Libano. Il drone è stato abbattuto sopra la foresta di Yatir, presso Be'er Sheva, probabilmente anche grazie ad un preavviso da fonti di intelligence dislocate in Libano. Nonostante il movimento Hezbollah ha negato qualsiasi responsabilità nell'accaduto, per Israele la paternità del tentativo di penetrazione nel proprio spazio aereo non lascia adito a dubbi.

La questione siriana, con la sua appendice libanese, si collega così, anche per tramite del filo-iraniano Hezbollah, all'obiettivo fondamentale israeliano, la soluzione della questione iraniana. Israele, non soddisfatta dalla tiepida disponibilità americana ad intervenire, sta ormai dichiarando in lungo ed in largo di essere in grado di colpire l'Iran anche da solo. Lo ha fatto pochi giorni fa il capo di stato maggiore israeliano Benn Gant alla radio israeliana; lo ha confermato il ministro della difesa israliano Moshe Boogie Yaalon nel corso di una conferenza ad Herzliya, affermando che "Israele deve prepararsi per l'ipotesi di doversi difendere da solo con i propri mezzi".
Ma, nello stesso tempo, Israele sta esercitando fortissime pressioni sugli Usa, alimentando la convinzione che l'Iran sia in grado in pochi mesi di giungere alla bomba atomica: la "linea rossa" di Israele, però, è legata alla capacità di arricchimento in uranio, mentre Obama la colloca dove tutti i componenti di un'ordigno nucleare fossero stati effettivamente prodotti e assemblati.

La pressione israeliana ha comunque ottenuto un risultato che potrebbe rappresentare un elemento estremamente pericoloso nell'immediato futuro: in occasione del 65° anniversario della fondazione dello stato ebraico, infatti, il Senato Usa ha approvato una impresssionante risoluzione, la Risoluzione 65 appunto, su proposta del presidente della commissione esteri del Senato, sen. Robert Menendez (D-NJ) e del sen. Lindsey Graham (R-SC), sostenuta da 79 membri bi-partisan del Senato Usa. Questa storica risoluzione, che nel suo preambolo ricostruisce in sintesi la storia delle relazioni Usa-Iran e dello speciale rapporto Usa-Israele, riaffermando il sostegno degli Stati Uniti al diritto israeliano all'auto-difesa, conclude testualmente: "qualora il governo di Israele fosse costretto ad intraprendere un'azione militare di legittima auto-difesa contro il programma di armamento nucleare iraniano, il governo degli Stati Uniti affiancherà Israele, fornendo, nel rispetto della legge americana e delle responsabilità costituzionali del Congresso ad autorizzare l'uso della forza militare, supporto diplomatico militare ed economico al governo di Israele nella difesa del suo territorio, del suo popolo e della sua esistenza".

Si comprende bene quindi che il collegamento fra la "linea rossa" rappresentata dalle armi chimiche siriane e la "linea rossa" del nucleare iraniano, rischia una volta di più di porre l'impegno militare americano a rimorchio di una politica militare israeliana, diretta con ogni evidenza a risolvere quanto prima e con la forza le due crisi principali dell'attuale Medio Oriente.

 

 

Turchia e Occidente stanno buttando la Siria nel baratro

 

 

Il Patto di mutua difesa tra Siria ed Iran

Fonte web

Nei giorni concitati dell’abbattimento del caccia F4-E turco nei pressi delle acque territoriali siriane molto si è parlato del trattato di Washington sul quale si regge oggi la NATO. Nel trattato tra le altre cose spicca l’obbligo al mutuo soccorso, tra le nazioni aderenti, in caso di minaccia alla sicurezza e integrità territoriale di una delle nazioni contraenti.

Quasi nessuno parla di un altro patto che è stato siglato nel 2008, quale revisione di un precedente trattato del 2006, tra due protagonisti della geopolitica contemporanea: la Siria e l’Iran. Il patto in questione denominato “Patto di mutuo supporto a difesa dell’indipendenza e dell’integrità territoriale di Iran e Siria” costituisce un ulteriore ostacolo al paventato intervento americano in supporto dei ribelli del Free Syrian Army. Il patto tra Iran e Siria venne siglato in un periodo nel quale l’Iran temeva fosse in pericolo la sua integrità territoriale dopo la conquista americana dell’Irak, e così si cercò uno strumento per poter contrastare eventuali piani di invasione degli Usa coinvolgendo nel conflitto una potenza militare non di poco conto come la Siria. Oggi le parti tra Siria ed Iran si sono invertite ed è la Siria che rischia di essere invasa da un contingente straniero. Se ciò avvenisse, e la fazione Alawita perdesse completamente il controllo del paese, il contraccolpo per gli iraniani sarebbe nel medio lungo termine devastante.

Le milizie di Hezbollah sarebbero escluse da flussi di armamenti oggi i controllati, così come sarebbe precluso l’addestramento dei militanti sciiti libanesi presso i campi parenti sul suolo siriano, dove i miliziani apprendono l’utilizzo delle armi di più recente generazione e le tecniche, ben collaudate, di guerra asimmetrica in cui sono maestri gli iraniani. Il Libano diventerebbe una zona dove la voce degli sciiti non esprimerebbe più la volontà della nazione, facendo aumentare in maniera simmetrica la capacità sunnita di influenzare scelte economiche politiche e strategiche in ambito militare. Con legami più saldi in Sudamerica che in medio oriente, l’Iran si troverebbe isolato e maggiormente esposto alla nascita di gruppi organizzati di dissenso, i quali hanno assistito all’involuzione dell’influenza di Tehran nell’area. Si aprirebbero faide interne al regime stesso. Faide che potrebbero determinare purghe ben più evidenti di quelle avvenute alla vigilia delle sorse elezioni politiche iraniane, il regime apparirebbe vacillante e solo la violenza potrebbe mantenerlo al potere, proprio come accadde al regime dello Shah nei suoi ultimi mesi di potere.

Anche alla luce di queste considerazioni, chi comanda a Tehran farà di tutto per impedire la caduta di Assad, o meglio la caduta del regime Alawita. Tutto potrebbe comprendere anche l’attivazione del patto di mutua difesa in vigore dal 2006 e riformulato nel 2008. Certo un coinvolgimento diretto nella guerra di Siria è un grosso rischio per l’Iran, rischio rappresentato dal fatto di offrire un casus belli all’america ed ai suoi alleati nella regione. Tuttavia prendendo in esame attentamente la situazione attuale la scelta di Tehran avrebbe valide motivazioni:

Anche per questi motivi il patto di mutuo soccorso tra Iran e Siria va tenuto nella giusta considerazione e non dimenticato come uno dei tanti trattati poi disattesi alla prova dei fatti. 

 

 

Perchè?

 

 

Guerra sporca in Siria

Continua il massacro dei civili mentre le milizie islamiche,

Assad e le potenze mondiali giocano a risiko.

Fonte web

Ricordate il pretesto USA&UK per attaccare l’IRAQ che darà poi vita alla prima guerra del Golfo: il possesso di armamento atomico, sostenuto e suffragato dall’intelligence permise l’avallo di tutto l’Occidente all’offensiva. Ora è diventato ufficiale quello che solo i movimenti pacifisti hanno sempre sostenuto che quelle prove erano solo un pretesto, anzi, ora sappiamo – grazie a Wikileaks - che erano state artefatte, erano proprio destituite di ogni fondamento, un falso storico. L’accusa di usare gas altamente tossici [Sarin} contro la popolazione civile e le milizie avversarie, che periodicamente viene rivolta ad Assad e alle sue truppe ha lo stesso scopo: è il limite che gli USA, la NATO, si sono dati per deliberare un intervento diretto in Siria. Dunque sul bordo di questo crinale si gioca una partita decisiva per le sorti di Assad, per gli sviluppi della guerra civile in Siria, per gli assetti geopolitici di tutta l’area del vicino oriente.

Già in precedenti articoli si sono tratteggiate le alleanze, gli interessi, gli aspetti etnico religiosi che si intrecciano in quel territorio che è un ponte tra Africa, Europa e Medio Oriente, ora cerchiamo di aggiornare il quadrante in vista dei prossimi sviluppi nel mentre il ministro della difesa USA Chuck Hagel si fa minaccioso ed invia una enorme fornitura di armi ad Israele e all’Arabia saudita, nel mentre si pesante il fallimento di Ban Ki Moon di trovare una via d’uscita al precipitare della guerra civile, che si accompagna degnamente all'inconcludente missione dell’Unione europea che si è divisa sulla levata dell'embargo per fornire armi agli insorti, voluta da Francia e Gran Bretagna ma osteggiata da Germania e altri, mentre – biecamente – hanno dato l’avvallo per le esportazioni [a basso costo per la UE] di petrolio estratto nelle zone sotto controllo salafita.

Per concludere il quadro esterno, ma incombente, alla Siria va ricordato che la Turchia sta continuando la trattativa per la ricerca di una risoluzione del ‘problema Kurdi’ con gli esponenti del PKK di Ocalan, in cui si prevede il ritiro dei miliziani kurdi nel Kurdistan iracheno e il mantenimento di una autonomia amministrativa e politica in tutta l’area del Kurdistan siriano; questo passaggio transitorio produce di fatto una tregua con il regime di Assad ed è , quindi, inviso alle milizie combattenti salafite ed islamiche in genere.

In fine in un mix di esterno ed interno si assiste ad una guerra sporca tra Hezbollah ed Israele, una sequenza di omicidi e attentati che si consumano sia in Libano che in Giordania che nelle alture del Golan siriano, con accuse reciproche di far uso di droni.

All’interno del territorio siriano la situazione è fluida, fatta di scontri nei quartieri e lungo le arterie di collegamento tra Damasco e Aleppo e col sud del paese: quello che si riesce a capire, dai report degli inviati ancora presenti in loco, delinea un rafforzamento del controllo territoriale da parte delle milizie confessionali, islamiche ma anche cristiane, in questo contesto vanno letti il rapimento dei vescovi copti, dentro uno sfondo in cui la cantonalizzazione della Siria è il panorama più prossimo e plausibile, anche se certamente non quello definitivo e pacificato.

Sempre che il gas nervino da pretesto non diventi l’occasione per un intervento ‘risolutore e pacificatore’ degli USA e della NATO.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

Syrian Free Press ~ freelance reporters