Alleluja!
Se ne sono accorti anche loro, i vescovi intendo!
Come, di che cosa!?
Del fatto che la Comunione data nelle mani ha prodotto profanazioni ed un
progressivo degrado eucaristico.
Oh… c'è voluto un vescovo kazako durante il XVI Sinodo dei vescovi che si sta
svolgendo a Roma per ricordarlo! Ma insomma…
Si sa che i nostri vescovi europei sono spesso troppo presi dai loro studi di
nuova teologia o di esegesi comparata tra la versione masoretica della Bibbia e
la Septuaginta per accorgersi dei guai dei loro greggi…
Tuttavia sia ringraziato il Signore.
Alla fine ci sono arrivati anche loro!
Fine del coma letargico (e liturgico?)
Non illudetevi!
Provvedimenti drastici?
Lo escludo: la voce vellutata di qualche «pastore» buonista si alzerà a
ricordarci che ci vuole «sensibilità pastorale».
Tradotto: fare finta di nulla per non disturbare.
Il fuoco di sbarramento è già iniziato.
Eppure monsignor Jan Pawel Lenga,
arcivescovo di Karakanda, in Kazakistan, ha parlato chiaro: la comunione in
mano aumenta il rischio che le ostie vengano sottratte per riti satanici e
favorisce la dispersione dei frammenti (in ognuno dei quali, per quanto piccoli,
vi è la Presenza reale del Signore, come - contrariamente a quanto dicono taluni
eretici teologi moderni - ribadiscono sia il Concilio di Firenze che quello di
Trento). (1)
Inoltre - ha aggiunto il kazako monsignor Lenga –
rischiamo di scandalizzare chi cattolico non è, se è vero che in ambiente
musulmano e ortodosso prendere in mano l'Eucaristia stando in piedi viene
interpretato come una mancanza di rispetto, che offende la loro visione del
rapporto dell'uomo con Dio.
Meditare, prego!
L'africano Arinze, poi, invitando a vigilare contro il pericolo dei furti di
ostie, ha ricordato il caso di una particola sottratta durante una celebrazione
di Papa Woityla e messa all'asta su e-Bay per duemila dollari.
A questo siamo arrivati!
Eppure non è che ci volesse un genio
per capire quale strada si era imboccata e come questa sciagurata prassi fosse
in palese contrasto con la tradizione!
Poiché uno degli strumenti attraverso i quali passa lo scardinamento della
Chiesa è il «mito del ritorno alla purezza della fede apostolica»,
converrà subito ricordare che Papa Pio XII, nell'enciclica «Mediator Dei»,
diceva proprio a coloro che si sforzavano di ripristinare certe cerimonie e riti
antichi: «Un antico uso non è, a motivo della sua antichità, il migliore sia in
se stesso, sia in relazione ai tempi posteriori».
In ogni caso se Gesù nell'ultima Cena disse: «prendete e mangiate questo è il
mio corpo», lo disse a coloro che aveva appena consacrato sacerdoti, esortando:
«fate questo in memoria di me» (Lc. 22, I9).
Se poi nella Chiesa primitiva si permetteva ai fedeli non solo di ricevere la
comunione nella mano, ma di portarla e conservarla a casa, affinché, in caso di
pericolo imminente o di arresto improvviso, potessero comunicarsi, questa
consuetudine cessò col cessare delle persecuzioni.
San Basilio, vescovo di Cesarea
(370-379) riafferma chiaramente che l'assunzione della comunione nella mano
è permessa solo in tempo di persecuzione o, come accadde con i monaci del
deserto, quando ad amministrarla non c'era nessun sacerdote o diacono.
San Leone Magno, già nel V secolo, ricorda che il ricevere la comunione sulla
lingua è un uso corrente e fu il Sinodo di Rouen a decretare di dare la
comunione esclusivamente sulla lingua.
Il grande san Tommaso d'Aquino sentenzia: «nessuno la tocchi (l'eucarestia),
tranne chi è stato consacrato; dunque anche il corporale e il calice sono
consacrati, e si necessita delle mani di un sacerdote per toccare questo
sacramento».
Il Concilio di Trento dichiara: «l'uso che solo il sacerdote dia la comunione
con le sue mani consacrate è tradizione apostolica».
Tale norma, ribadita nel Catechismo di san Pio X, non è stata abrogata dal
Nuovo Messale Romano, che all'articolo 117 prescrive che il comunicando «...tenens
patenam sub ore, sacramentum accipit (tenendo la patena sotto la bocca,
riceve il sacramento)».
E allora, come si è arrivati a questo
disastro?
Papa Paolo VI, mentre da una parte esortava a restare fedeli alla Comunione
sulla lingua, dall'altra parte consultava l'episcopato universale.
I vescovi, a stragrande maggioranza, si pronunziavano a favore della Comunione
sulla lingua.
Sciaguratamente, però, Paolo VI, il 28 maggio 1969, con l'istruzione «Memoriale
domini», cedendo alle pressioni provenienti pare dagli episcopati dei Paesi
Bassi, concedeva il permesso della Comunione nella mano, ma solo in aree dove si
era già sviluppato l'uso (in sostanza Belgio e Olanda) e con la maggioranza
qualificata dei due terzi di ciascuna conferenza episcopale.
Il 3 dicembre 1989 la Conferenza Episcopale Italiana, avvalendosi della
concessione prevista dal Rito della Comunione fuori della Messa e culto
eucaristico, con delibera della XXXI assemblea generale (14-19 maggio 1989)
stabiliva, con decreto del cardinale Ugo Poletti numero 571/89 del 19 luglio
1989, che nelle diocesi italiane si potesse distribuire la Comunione anche
ponendola sulla mano dei fedeli.
La decisione passò per un nulla.
Eppure per capire il «trappolone» in
cui ci si andava a cacciare (cattiva fede a parte) sarebbe bastato applicare
il vecchio motto: «i miei nemici mi applaudono. Dove sto sbagliando?»
Vale la pena di rammentare che la Comunione sulla mano era utilizzata dagli
Ariani, che non credevano nella divinità di Gesù, dai Nestoriani, che non
riconoscono le due nature di Cristo, da Teodoro di Mopsuestia e i suoi seguaci,
eretici, nestoriani e pelagiani, da Giovanni di Gerusalemme, eretico, dagli
anglicani e dai protestanti, i quali non credono nella presenza reale di Cristo
nelle sacre specie.
Plauso alla nuova prassi introdotta dalla Chiesa venne da tutti gli ambienti
laicisti e massonici.
Il periodico francese «Vers demani», nel 1970, aveva provato a lanciare
l'allarme, svelando un piano di pressioni della Massoneria sulla Chiesa
cattolica, che avrebbe dovuto portare dapprima alla Comunione in piedi e poi a
fare in modo che l'ostia fosse data in mano ai comunicandi, trasformando così
l'eucaristia in un pezzo di pane, simbolo della cena del Signore e della comune
fratellanza mondiale, tanto cara ai massoni. (2)
Invano.
Chi ha denunciato queste cose lungo questi anni si è visto appellare come
retrogrado, paranoico e complottista.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Degradazione eucaristica, profanazioni, affievolimento della fede nella reale
presenza di Gesù Cristo nell' Ostia consacrata e finanche discriminazione verso
coloro che restavano fedeli alla vecchia pratica. (3)
Cosa c'è sotto in realtà?
Semplice: la mancanza di fede nella Presenza Reale.
Meglio di ogni altro ce lo fa capire Claudio Napoleoni, illustre economista,
legato alla Sinistra, ateo(?), in un dialogo dal titolo: «Nella storia c'è
salvezza?». (4)
Suo interlocutore è Raniero La Valle, commentatore principe del Vaticano II, già
direttore dell'Avvenire d'Italia, parlamentare della Sinistra indipendente nel
1976 e oggi reduce «catto-comunista», disperso in chissà quale galassia
paciafondaia, umanitaria, conciliarista, pauperista.
I due stanno parlando del rapporto tra dimensione del lavoro e scholè
(contemplazione) e Napoleoni afferma che l'approccio laico al problema non
regge, che bisogna cambiare la tesi.
O si chiama in causa la dimensione religiosa o non ce la si fa.
La Valle - il «cattolico!» - obietta che questa è una tesi di «destra», che la
laicità è nel cristianesimo, anzi addirittura nel Padre, che Gesù nel dire no
alle tentazioni del demonio dice no ai miracoli, no all'onnipotenza religiosa,
al potere idolatrico.
Il dialogo prosegue così:
Napoleoni
Si lo so, però poi i miracoli li fa, una Chiesa la fonda...
La Valle
Si, la Chiesa la fonda, ma quando noi diciamo Chiesa siamo pregiudicati da
duemila anni di storia, perchè noi parliamo della Chiesa e pensiamo a questa
Chiesa come la abbiamo qua...
Napoleoni
Ma comunque tu voglia pensare una Chiesa...
La Valle
... certo, in essa c'è la Chiesa fondata da lui («vi sussiste», diceva il
Concilio), ma quale sarebbe l'immagine della Chiesa quale veramente voluta da
lui? Egli ha inviato dei discepoli, ha predicato una religione della libertà, ha
relativizzato tutte le istituzioni. Con questo non voglio dire che tutta la
storia della Chiesa sia la storia di una infedeltà, di un fraintendimento,
perché poi la storia inventa le sue forme, trova risposte nuove; ma certo
c'erano possibilità diverse, nello stesso Nuovo Testamento ci sono in nuce
diverse ecclesiologie.
Napoleoni
Si, ma per lo meno il sacramento fondamentale l'ha istituito lui...
La Valle
I sacramenti fondamentali sono tutti sacramenti di apertura, di comunione,
non di separatezza, non di estraneazione.
Napoleoni
No, ma io non dico questo...
La Valle
Il Battesimo è nascere una seconda volta...
Napoleoni
Si, ma prendiamo l'Eucarestia, che è il sacramento fondamentale.
La Valle
L'eucarestia è la condivisione, è la partecipazione, è «l'essere con voi».
Napoleoni
Eh no…
La Valle
Anzi c'è un modo di pensare all'Eucarestia, che forse non è proprio secondo
gli stretti canoni religiosi, ma è molto vitale: perché Gesù sceglie il pane e
il vino? Perché il pane e il vino, nella cultura palestinese del tempo, erano i
due alimenti più semplici e comuni di ogni giorno...
Napoleoni
Si, ma insomma nell'ostia c'è o non c'è?
La Valle
…allora lui dice: ogni volta che voi prendete questo pane e questo vino,
cioè ogni volta che fate un gesto della vita comune, ricordatevi di me.
Napoleoni
No, non è solo questo, è impossibile.
La Valle
Perché?
Napoleoni
E salta tutto, così! Lui nell'ostia c'è o non c'è? Questo è il punto.
La Valle
Si; ma non c'è in questo modo fisicistico a cui si è voluto ridurre.
Napoleoni
Si, si, c'è in modo fisico.
La Valle
C'è come c'è qui tra noi...
Napoleoni
No…
La Valle
E come no: ti sembra più importante la presenza di Cristo nell'ostia che la
presenza di Cristo in te e in me in questo momento? Non è cosi, Claudio.
Napoleoni
Perché se no il cristianesimo diventa uno spiritualismo!
Lezione magistrale, professor Napoleoni!
....E pensare che il «cattolico» era La Valle!