CONGO,

I DANNATI DEL NOSTRO BENESSERE:

L'ERA DEI BLOODY PHONE

 

Nicholas Kristof, specialista in guerre africane e vincitore di due premi Pulitzer, hanno definito il ventunesimo secolo come «l’era dei bloody phone». Sul New York Times, Kristof oltre a descrivere la sua esperienza in Congo ha ricordato che «molti minerali sono estratti a caro prezzo: vite umane, schiavitù, violenze. In Congo ho visto donne mutilate, bambini costretti a mangiare la carne dei genitori, ragazzine violentate in nome del tantalio (un metallo utilizzato soprattutto per le turbine degli aerei militari e in componenti per l’informatica – Ndr)». Un prezzo che l’Unione Europea sembra essere disposta a pagare.

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

INTRODUZIONE

Africa, Congo, Guerra, Coltan… e il tuo telefonino

Fonte web

Dove si trova la Repubblica Democratica del Congo? E che cosa ha a che fare con i nostri cellulari?

La Repubblica Democratica del Congo si trova in Africa. Ha una popolazione di più di 70 milioni di abitanti con una speranza di vita che si aggira sui 47 anni. La sua superficie è di 2,34 milioni di km² (quasi 8 volte l’Italia). La capitale è Kinshasa. Il presidente attuale è Joseph Kabila. È un paese ricchissimo di riserve ecologiche e minerali, ma attualmente la sua più grande “sfortuna” è possedere l’80% delle riserve mondiali di Coltan.

Cos’è il Coltan?

La columbite-tantalite o columbo-tantalite (per contrazione linguistica congolese Coltan) è una miscela complessa di columbite e tantalite, due minerali della classe degli ossidi che si trovano molto raramente come termini puri (il Brasile possiede il 5% delle riserve mondiali, la Thailandia anche il 5%, l’Africa l’80% e l’Australia il 10%). Per questo il Coltan è chiamato l’oro bianco, ed è una risorsa strategica, essenziale per lo sviluppo di nuove tecnologie. Serve per la fabbricazione di telefoni cellulari, GPS, satelliti, armi guidate, televisori al plasma, console per videogiochi, computer portatili, PDA, MP3, MP4, razzi spaziali, missili, giocattoli elettronici, macchine fotografiche e molto altro ancora. Nelle miniere africane i metodi di lavoro sono simili a quello dei vecchi cercatori d’oro del West americano. Un buon lavoratore può produrre un chilo di Coltan al giorno. Il guadagno di un lavoratore medio congolese è di 10 dollari al mese, mentre un lavoratore del Coltan guadagna da 10 a 50 dollari alla settimana. Il boom tecnologico ha fatto schizzare il prezzo del Coltan a 500 dollari al chilo. Aziende come Bayer, Nokia e Sony se lo contendono.

 

 

Chi lavora nelle miniere?

Giovani agricoltori e allevatori che lasciano i loro campi. Sfollati dalla guerra. Prigionieri di guerra. Migliaia di bambini, i cui corpi possono muoversi più agevolmente sottoterra nelle anguste gallerie delle miniere. Sempre sorvegliati dai soldati. Le conseguenze di questa situazione sono che boschi e campi si trasformano in pantani, i ragazzi e le ragazze non vanno più a scuola, si diffondono molte malattie per mancanza di acqua pulita, cibo, turni e condizioni lavorative estenuanti. Inoltre proliferano diversi gruppi armati che controllano le miniere. Si stima che ogni chilo di Coltan che viene estratto costi la vita di due bambini, molti dei quali muoiono a causa di frane. Altre gravi conseguenze sono migliaia di spostamenti forzati, migliaia di civili fuggiti dalle loro case, milioni di rifugiati, violazione dei diritti fondamentali di anziani, donne e ragazze. I lavoratori del Coltan smettono di coltivare la loro terra, lavorano dall’alba al tramonto, e dormono e mangiano nella zona selvagge di montagna. Non sono solo gli uomini a subire le conseguenze dell’estrazione del Coltan. Per estrarre il Coltan del Congo si sono invasi i parchi nazionali. La popolazione degli elefanti è scesa dell’80%. La popolazione di gorilla è diminuita del 90%.

Chi finanzia tutto questo?

Un rapporto delle Nazioni Unite ha portato alla luce lo sfruttamento delle risorse naturali del Congo. Ci sono rapporti che dimostrano che Ruanda, Uganda e Burundi sono coinvolti nel traffico di Coltan in Congo, e utilizzano i profitti generati dal suo prezzo elevato per finanziare e continuare le loro guerre. Si stima che l’esercito ruandese riceve almeno 170 milioni dollari all’anno dalla vendita di Coltan, anche se il Ruanda non ha Coltan. Ovviamente tutti i paesi coinvolti nel conflitto negano di avere sfruttato le risorse naturali del Congo. Aziende multinazionali, principali produttori di computer, telefoni, videogiochi, come Nokia, Alcatel, Apple, Nikon, Ericsson, Bayer sono citate nel rapporto delle Nazioni Unite come saccheggiatrici. Finanziano la guerra e sostengono i governi corrotti e non hanno nessun interesse a fermare la guerra.  Hanno il consenso dei governo. I media non ne parlano. Se la guerra si ferma non si faranno più affari con il Coltan. A loro poco importa dei più di 5 milioni di morti che ha causato?

Allora tutti noi cosa possiamo fare?

Denunciare questa realtà, informandoci e informando meglio la nostra comunità con quello che già sappiamo. Assumendo comportamenti etici. In fondo abbiamo davvero bisogno di un telefono nuovo ogni anno? Abbiamo davvero bisogno di consumare così tanto? Vale la pena finanziare con i nostri consumi la politica dell’usa e getta? Potremmo condividere i telefoni che non usiamo magari lasciandolo nei punti di riciclaggio, o se non esistono nella nostra comunità, creandoli.

Il Congo è un paese immensamente ricco che vive impoverito e dissanguato dalla cupidigia delle multinazionali in collusione con i governi. Il nostro sviluppo e benessere è a scapito della sua povertà. Non vogliamo che i nostri dispositivi elettronici servano a finanziare la guerra.

 

 

COLTAN - Il Congo e i nostri apparecchi elettronici - 1

 

COLTAN - Il Congo e i nostri apparecchi elettronici - 2

 

 

MATERIE PRIME:

 L’INDUSTRIA EUROPEA DEVE POTER DISPORRE

DI MATERIE PRIME ESSENZIALI

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(Commissione Europea - Ultimo agg. 24/02/2012) Le materie prime sono una componente indispensabile sia di prodotti a tecnologia avanzata che di prodotti di consumo quotidiano, fra cui telefoni cellulari, cellule fotovoltaiche a strato sottile, batterie agli ioni di litio, cavi di fibre ottiche e combustibili sintetici, per citare solo alcuni esempi. La loro disponibilità è però sempre più problematica, come emerge da un rapporto presentato il 17 giugno 2010 da un gruppo di esperti presieduto dalla Commissione.

In una comunicazione pubblicata il 2 febbraio 2011, la Commissione ha nuovamente sottolineato l’importanza delle materie prime e il pericolo della eccessiva volatilità dei relativi prezzi. Queste fluttuazioni, che spesso sono il risultato di misure protezionistiche, fanno aumentare l’inflazione e alterano i mercati globali delle materie prime, producendo un effetto negativo su molti settori europei, dall’agricoltura all’industria automobilistica.  … >> continua a leggere >>

Bloody Phone/ La Ue a caccia di “terre rare”

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La Cina ha limitato l’esportazione dei preziosi minerali, di cui detiene quasi il monopolio, e i Paesi europei provano a rifornirsi in Africa. Facendo affari coi miliziani sanguinari del Congo e del Ruanda

di Pamela Chiodi – 15/02/2011 - Lo chiamano “incubo dei bloody phone”, ovvero dei cellulari insanguinati. E l’Unione Europea potrebbe farne parte. Lo scorso due febbraio la Commissione Industria e Sviluppo ha approvato un nuovo piano di sviluppo per le imprese europee. Potranno investire nella Repubblica democratica del Congo, in Sudafrica, in Ruanda e in Congo.

Come ha affermato Antonio Tajani, il vicepresidente della Commissione Industria, è stata una scelta necessaria per «far sì che l’industria europea possa continuare a svolgere un ruolo da leader nel mercato dell’innovazione». Un primato che ha subìto un duro colpo in seguito alla decisione della Cina di limitare le esportazioni delle cosiddette “terre rare”, vale a dire di quei materiali necessari allo sviluppo del settore tecnologico. La riduzione delle forniture ha già abbastanza danneggiato le imprese europee. Che ora devono rivolgersi altrove. In Africa, per l’appunto. Precisamente in zone devastate e tuttora insanguinate dai conflitti. Ma non importa. È “solo” un piccolo particolare che diventa insignificante di fronte ad un’esigenza impellente: «l’industria. La competitività delle nostre imprese. È un tema centrale nel quale convergono temi economici e sociali, manifattura e posti di lavoro», afferma Tajani che poi diffonde il solito “terrorismo psicologico”. «Abbiamo ricevuto l’allarme dall’industria di tutti i Paesi europei, da ogni settore produttivo: l’approvvigionamento di materie prime da Paesi extraeuropei sta diventando sempre più difficile e costoso. Così abbiamo deciso di intervenire, anche perché bisogna difendere il settore manifatturiero, riportare l’industria al centro dell’economia, perché è lì che si fa la politica sociale e che si creano i posti di lavoro. Abbiamo stilato l’elenco di 14 materie prime che sul mercato presentano criticità d’acquisto; sono elementi di base spesso essenziali per produzioni avanzate. Di queste, otto sono, di fatto, monopolio cinese. A cominciare dalle terre rare, che per il 97% provengono dalla Cina: si tratta di minerali essenziali all’industria dell’energia, per la produzione di lampadine, di televisori, di strumenti biomedicali, di pannelli solari etc…»

L’ex ufficiale dell’Aeronautica Militare Italiana Tajani dimentica di aggiungere il settore della Difesa che per il suo sviluppo dipende, letteralmente, dalle terre rare. Con quei minerali si costruiscono aerei di nuova generazione, missili, radar, sonar, visori notturni, sistemi di telecomunicazione ed ottici, sensori e dispositivi vari. Non sono, quindi, dei materiali qualsiasi da utilizzare esclusivamente per la produzione di cellulari, televisori al plasma, satelliti, pale eoliche e pannelli solari, come invece vorrebbe far passare Trajani. Sono dei materiali strategici. E la precisazione non è di poco conto. Soprattutto se si considera il settore della Difesa europea che nel 2009 ha raggiunto la cifra record di 40,3 miliardi di euro in autorizzazioni all’esportazione di materiali bellici. Con un incremento rispetto all’anno precedente del 20,1%. E gli armamenti prodotti sono destinati soprattutto ai Paesi del Sud del mondo. Ma non basta.

Il segretario generale della Nato Rasmussen si è recentemente lamentato per il taglio delle spese militari degli Sati europei appartenenti all’Alleanza atlantica.  «Parliamo di 45 miliardi in pochi anni, l’equivalente dell’intero bilancio annuale della difesa in Germania». L’Unione Europea, scegliendo di investire nei paesi africani del Congo, Sudafrica e Ruanda dove sono presenti le “terre rare” sembra aver risposto alle necessità della Nato. Poco importa se non ci sono controlli nelle miniere né nella filiera estrattiva, anche se le informazioni necessarie potrebbero basarsi su un semplice dato di fatto. Nell’ex Zaire, in Congo e in Ruanda i miliziani locali controllano tutto, compreso il commercio e le miniere stesse. È per questo che giornalisti come Nicholas Kristof, specialista in guerre africane e vincitore di due premi Pulitzer, hanno definito il ventunesimo secolo come «l’era dei bloody phone». Sul New York Times, Kristof oltre a descrivere la sua esperienza in Congo ha ricordato che «molti minerali sono estratti a caro prezzo: vite umane, schiavitù, violenze. In Congo ho visto donne mutilate, bambini costretti a mangiare la carne dei genitori, ragazzine violentate in nome del tantalio (un metallo utilizzato soprattutto per le turbine degli aerei militari e in componenti per l’informatica – Ndr)». Un prezzo che l’Unione Europea sembra essere disposta a pagare.

 

 

COLTAN - Il Congo e i nostri apparecchi elettronici - 3

 

COLTAN - Il Congo e i nostri apparecchi elettronici - 4

 

 

 

Coltan, la sabbia nera: quante

 vite costano i nostri telefoni cellulari?

Fonte web

PENSARE AI VOSTRI REGALI

Pensate a quante volte dei genitori per far felici e rendere più moderni i loro figli gli hanno regalato telefoni cellulari e video giochi di ultima generazione. Ma qualcuno si è mai fermato a pensare a quanto costa realmente quell’oggetto così normale oggi per noi? Non in termini di denaro, ma in termini di vite umane e distruzione. Uno dei componenti fondamentali di tutti i nostri telefoni, video camere, video giochi è un conduttore chiamato Coltan.

CHE COS’E’ IL COLTAN?

Molti pensano che molte guerre Africane siano la causa di conflitti tribali, ma non è così.Quasi nessuno lo sa, ma questo minerale è la causa principale della guerra che dal 1998 ha ucciso più di 4 milioni di persone in Congo ed è oggi, uno dei componenti fondamentali dei nostri cellulari, un metallo più prezioso dei diamanti. Il coltan è la combinazione tra COLOMIBTE e TANTALITE la percentuale di quest’ultima appunto è quella che determina il prezzo del Coltan, dal Coltan si estrae la Tantalite , che è quello che serve nei nostri componenti tecnologici. Il coltan ha l’aspetto di sabbia nera e rappresenta un elemento fondamentale in video camere, telefonini e in tutti gli apparecchi HI TEC (come la playstation) serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione e rendono possibile un notevole risparmio energetico.

MA COME SI LEGA IL PROBLEMA DELLA GUERRA AL COLTAN?

L’ 80 % del Coltan in circolazione si trova solo in Congo, alcune delle più grosse multinazionali sfruttano queste miniere ed i congolesi che vengono pagati 200 dollari al mese (la paga di un normale lavoratore in Congo è di 10 dollari al mese).Questo scatena una vera e propria corsa alle miniere da parte dei guerriglieri che se ne vorrebbero impadronire, non solo dal Congo ma anche dalla vicina Uganda e Rwuanda. Ma come è facile prevedere estrarre questo prezioso minerale ha i suoi effetti indesiderati, solo per i minatori ovviamente.Il coltan contiene una parte di uranio, quindi è radioattivo, provoca tumori e impotenza sessuale, viene estratto dai minatori a mani nude…Le miniere di Coltan hanno l’aspetto di grandi cave di pietra, il minerale si ottiene spaccando la roccia; spesso i guerriglieri del RDC (Rassemblement Congolaise pour la Democrazie ) si divertono a terrorizzare i civili ed i minatori uccidendoli nelle miniere,tanto che racconta un ragazzo i lavoratori hanno dovuto scavare delle buche in cui ripararsi ogni volta che arrivano i ribelli.

QUALCHE ANNO FA IN ITALIA

la gente impazziva per trovare nei negozi la Playstation 2, diventata introvabile, il motivo fu proprio la carenza del Coltan di cui si era fermata l’estrazione per i problemi legati alla guerra.I soldi che le multinazionali spendono per estrarre il Coltan come sempre non servono per alimentare la popolazione, costruire scuole o ospedali, tutt’altro, servono a finanziare la guerra, comprare Armi, dar da mangiare ai soldati.Pochi sanno quali sono esattamente le società che comprano il Coltan, non è facile scoprirlo, perché ci sono decine di intermediari che passano dall’Europa, in particolare dal Belgio (si sospetta che anche l’ex compagnia aerea di bandiera belga la “Sabena” trasportasse illegalmente il minerale)Ma i principali fautori di questo che sta diventando un genocidio sono Nokia, Eriksson e Sony,non basta ma sotto c’è anche un mercato nero del coltan che viene rubato dai guerriglieri e poi rivenduto attraverso altri mediatori ugandesi, rwuandesi, e spesso europei ed americani.

COME DETTO PRECEDENTEMENTE

il prezzo del Coltan varia a seconda della percentuale di Tantalite, nel 1998 il Coltan costava 2 dollari al kg, oggi ne costa 100, ma questo mercato è estremamente instabile ,perché nel 2004 quando la richieste da parte dell’occidente erano tantissime arrivò a costare 600 dollari al kg.Recentemente è stato scoperto un nuovo giacimento di Coltan, in Amazzionia, si comincerà a lavorare presto con le conseguenze che tutti possono prevedere, forse altre storie di ribellione degli Indios e morte.nulla cambierà, la fine della guerra del Congo, si otterrà solo con la fine delle sue risorse minerarie, e guerra e distruzione si concentreranno in un altro..meraviglioso posto…..da distruggere.

 

 

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Aiutare i bambini africani?

Riciclando il vecchio cellulare

Fonte web

bambini-africaTrasformare i vecchi telefoni cellulari in preziose risorse per l’aiuto umanitario, riciclando le componenti ancora utilizzabili. E’ la proposta di Oaf Italia, “organizzazione di aiuto fraterno”, che aderisce alla campagna “Abbiamo tanti progetti appesi a un filo”. L’iniziativa è promossa dal Magis, movimento missionario dei gesuiti, forte di vent’anni di esperienza nel sostegno al terzo mondo. A Torino, basta consegnare i vecchi apparecchi all’Oaf Italia, in corso Marconi 7.  «Coi proventi del riciclo, finanzieremo azioni di cooperazione sociale a favore dell’Africa».

Una società inglese, la Cmr, ha il compito di ritirare i telefonini obsoleti e separare i dispositivi inerti da quelli ancora utilizzabili. «Al Magis – spiega l’Oaf - viene garantito un corrispettivo in denaro per ogni cellulare ricevuto dall’Italia. Gli introiti ricavati da questa raccolta verranno utilizzati per finanziare alcuni progetti, a partire da due importanti iniziative in favore dell’Africa: la realizzazione di cucine solari in Ciad ed il sostegno ad una casa-famiglia per bambini malati di Aids in Kenya». Consegnare all’Oaf il vecchio telefonino non costa nulla, e può contribuire ad azioni concrete a favore delle popolazioni africane.

Un impegno che vede in prima linea l’Oaf (”organizaçao de auxilio fraterno”), che realizza calendari e altre iniziative a sostegno della Casa per bambini in difficoltà aperta a Salvador de Bahia in Brasile da padre Clodoveo Piazza. Anche attraverso i volontari italiani, l’Oaf sostiene un vasto programma di educazione e formazione, compresa una scuola elementare e materna per 700 piccoli. Oltre al Brasile, al centro di una fitta rete di solidarietà, l’Oaf si occupa anche dell’Africa: dal Mozambico, dove aiuta la comunità di Nampula che ospita centinaia di bambini sieropositivi, fino a Ciad e al Kenya, attraverso la campagna del Magis sul riciclo dei telefonini.

«Nei primi 20 anni di attività – dichiara il Magis – abbiamo partecipato alla realizzazione di oltre 550 interventi di cooperazione e solidarietà internazionale, molti dei quali di durata pluriennale. La percentuale di oltre il 70% di entrate da donazioni private – continua il Magis – testimonia il radicamento del nostro impegno e la collaborazione di migliaia di persone». Il volume complessivo delle risorse impiegate è di oltre 41 milioni di euro, mentre le spese di gestione si fermano al 5% delle uscite, grazie al generoso contributo di una capillare rete di volontari, che spesso collaborano con altre associazioni, come l’Oaf, per progetti comuni. Come, appunto, la raccolta differenziata (e solidale) dei vecchi telefonini (info: www.magisitalia.org, www.oafi.org).

 

 

APPROFONDIMENTO

 

Columbite-tantalite

 

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

 

Congo, la guerra del Coltan

La Repubblica Democratica del Congo si sta dissanguando. Si calcola che dal 1998 siano morte quasi cinque milioni e mezzo di persone e da alcuni mesi gli attacchi si sono inaspriti. Non è un caso che il paese abbia l’80% delle riserve mondiali di coltan. Il Congo ha l’odore del sangue, degli scontri tra etnie, della povertà, della schiavitù e soprattutto del denaro. La ex colonia belga ha tanta ricchezza che con il suo sfruttamento potrebbe nuotare nell’abbondanza, ma ciò che la caratterizza sono le guerre. Nel suo territorio si trovano in grande quantità rame, cobalto, stagno, uranio, oro e diamanti, cassiterite, wolframite, e soprattutto coltan.

 

GLI SPECULATORI DEL COLTAN: SOTTO CON IL CONGO!

Si può applicare il diritto internazionale in tutti i paesi? Israele non lo rispetta, senza essere punito. La Colombia uccide e deporta i suoi cittadini, mentre le multinazionali mantengono una posizione passiva… e tutto questo è ricompensato con un trattato di libero mercato con l’Unione Europea. Gli Stati Uniti approfittano di azioni discrete, nonostante traggano profitti dalle relazioni commerciali con i dittatori arabi. Senza dubbio, quando gli interessi della sedicente comunità internazionale sono minacciati, si giunge rapidamente, con scuse che si appellano ai diritti umani, al principio di intervento umanitario, principio enunciato dal caro Bernard Kouchner, ex ministro degli Affari Esteri in Francia.