CORVI IN VATICANO:

TERRA BRUCIATA ATTORNO AL PAPA

E SPUNTA LA MASSONERIA

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

C'È L'OMBRA DELLA MASSONERIA DIETRO LE FUGHE DI DOCUMENTI CON L'INTENTO DI INDEBOLIRE NON SOLO LA CURIA VATICANA, MA LO STESSO PONTEFICE. IL SUO INTENTO È DI CREARE IN VATICANO UN CLIMA DI CONFLITTO E DI SOSPETTI TALE DA FAVORIRE NEL PROSSIMO CONCLAVE UN SUO UOMO, GRAZIE ANCHE A CARDINALI SUOI AFFILIATI. È IL SUO SOGNO DA SECOLI CHE ORA È SUL PUNTO DI REALIZZARSI. NE PARLA ANCHE GIOVANNI NELL'APOCALISSE MA IL RAZIONALISMO IMPERANTE TRA TEOLOGI E VESCOVI IMPEDISCE UNA LETTURA PROFETICA DELLE SCRITTURE PER I TEMPI IN CUI VIVIAMO.

 

 

INTRODUZIONE

LE PROFEZIE SULLA CRISI DELLA CHIESA

La crisi della Chiesa è stato il tema costante delle profezie e degli ammonimenti della Madonna

di Michael H. Brown

Il fatto che si stesse profilando una crisi nella Chiesa Cattolica è stato un tema ricorrente nelle profezie dei veggenti nell’ultimo quarto di secolo. Le rivelazioni su avvenimenti che riguardano la Chiesa provengono da mistici, veggenti e locuzionisti di tutti e cinque i continenti.

"Il nemico mi sta sfidando spietatamente; sta tentando apertamente i miei figli" disse la Vergine alla veggente argentina Gladys Quiroga de Motta nel 1986, in messaggi che hanno ricevuto l’appoggio ufficiale del suo vescovo. "E’ una lotta fra la luce e le tenebre, una costante persecuzione della mia cara Chiesa".

La veggente disse anche che le era stata mostrata la visione di "mostri" che avevano l’apparenza di grandi rettili mentre altri erano "spaventosi esseri umani con enormi teste e orecchie. Quando mi furono molto vicini, apparve un muro celeste che si mise fra i mostri e me" disse la De Motta, che aggiunse che Maria le aveva spiegato che "questi mostri rappresentano il maligno che vuole attaccare la Chiesa, e il muro è il mio mantello protettivo". Nel 1985 - era l’11 settembre - la De Motta ebbe una nuova visione dove vide spaventosi animali e una parola: "Abaddón, che significa padre del male".

Altri messaggi che riguardano la Chiesa sono stati dati anche in altri siti di apparizioni parzialmente approvate dalla Chiesa come Akita, in Giappone, dove la Vergine il 13 ottobre 1973 ha detto a una religiosa, Suor Agnese Sasagawa, che "l’opera del diavolo si insinuerà persino nella Chiesa in una maniera tale che si vedranno cardinali opporsi ad altri cardinali, vescovi contro vescovi. I sacerdoti che mi venerano saranno disprezzati e ostacolati dai loro confratelli…chiese ed altari saccheggiati; la Chiesa sarà piena di coloro che accettano compromessi".

A Medjugorje, in Bosnia-Erzegovina, in una serie di apparizioni su cui la Chiesa non si è ancora pronunciata, si dice che fra i "segreti" consegnati a ciascuno dei sei veggenti ci siano rivelazioni che riguardano la Chiesa. Nello stesso periodo, nel 1981 (lo stesso anno in cui hanno avuto inizio le apparizioni di Medjugorje), in alcune apparizioni parzialmente approvate dalla Chiesa e intitolate a "Nostra Signora d’America" si diceva che certi sacerdoti e "vergini consacrate" stavano finendo intrappolati in una "ragnatela del male" che comprendeva degli "atti contro natura", mentre altri stavano insegnando "false dottrine" o stavano "ripudiando" i sacramenti.

"Prega con amore e rispetta i tuoi sacerdoti", disse la Vergine a una veggente irlandese a cui nel 1991 venne anche dato un messaggio segreto che riguardava i vescovi. "I sacerdoti hanno molte tentazioni e molta solitudine. I religiosi sono sotto un attacco satanico che non può essere compreso, per questo motivo non dovremmo mai giudicare un sacerdote".

"L’influenza del Principe delle Tenebre è attorno a voi" avrebbe aggiunto la Madonna. "Armatevi col Rosario. La mia Chiesa sarà scossa sino alle sue fondamenta".

Anche molto tempo prima, a La Salette in Francia, in un messaggio segreto la Madonna disse: "Il Vicario di mio Figlio dovrà soffrire molto, perché per un po’ la Chiesa sarà data a grandi persecuzioni. Sarà l’ora delle tenebre; la Chiesa passerà una spaventosa crisi". Le profezie di La Salette dicevano che la Chiesa "sarebbe stata eclissata" prima di una definitiva vittoria ad opera dell’Arcangelo Michele.

Un altro veggente, l’ucraino Josyp Terelya, afferma che nel 1983, in un’apparizione dell’Arcangelo Michele, gli venne rivelato che "Satana inizierà una nuova persecuzione dei cristiani. Inizieranno i tempi delle persecuzioni dei sacerdoti e dei fedeli. Il mondo sarà diviso in messaggeri di Dio e messaggeri dell’anticristo".

A Fatima il famoso "terzo segreto" conteneva la visione di "un Vescovo vestito di bianco" (la veggente disse che aveva l’impressione che fosse il Santo Padre) e "vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose che salivano una montagna ripida", in cima alla quale c'era una grande Croce. Mentre il Santo Padre saliva - dice la veggente - "mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena" attraversò una grande città mezza in rovina passando fra i cadaveri di vescovi, sacerdoti e religiosi.

Mentre il Vaticano vi ha visto la rappresentazione dei tanti martiri che sono morti durante le persecuzioni del 20° secolo (specialmente quelle del Comunismo) e le ferite che affliggevano il Papa nella visione erano quelle dell’attentato del 1981, ci sono quelli che considerano le sue attuali sofferenze come parte della profezia. Subito prima di Fatima, Papa Pio X a quanto pare ebbe anche lui una precognizione quando espresse [nell’enciclica del 1907 Pascendi Dominici Gregis; N.d.R.] la paura che i nemici della Chiesa stessero ottenendo professorati nei seminari e nelle università, per mutarli in quelle che il pontefice definì "cattedre di pestilenza".

Nelle Filippine, Suor Teresita Castillo afferma che Maria, presentandosi col titolo di "Mediatrice di tutte le Grazie", le avrebbe detto queste parole: "Prega, figlia mia. La gente non dà retta alle mie parole. Di’ alle mie figlie che ci saranno persecuzioni, disordini e spargimento di sangue nel vostro paese. Il nemico della Chiesa cercherà di distruggere la fede che Gesù ha stabilito e per la quale è morto. La Chiesa soffrirà molto. Prega per la conversione dei peccatori in tutto il mondo. Prega per quelli che mi hanno respinta e per coloro che non credono e non hanno fiducia in me. Diffondi il significato del Rosario, perché questo sarà lo strumento di pace in ogni parte del mondo. Di’ alla gente che il Rosario va recitato con devozione.

Diffondi la devozione al mio Cuore Immacolato. Fai penitenza per i sacerdoti e le suore. Ma non temere, perché l’amore di mio Figlio ammorbidirà il più duro dei cuori e il mio amore materno sarà la loro forza per schiacciare i nemici di Dio".

E poi ci furono le locuzioni di un sacerdote italiano, don Stefano Gobbi, al quale la Madonna avrebbe detto che la Chiesa stava "salendo il Calvario della sua dolorosa passione" e che al diavolo sarebbe stato permesso "di penetrare anche all’interno della mia Chiesa", aggiungendo che Satana sarebbe riuscito "a far piombare il santuario di Dio nelle tenebre. Egli mieterà il maggior numero di vittime fra i ministri del santuario. Questo sarà infatti un tempo di grandi cadute da parte dei miei figli prediletti, i miei sacerdoti. Satana sedurrà alcuni di loro con l’orgoglio, altri con l’amore della carne, altri con i dubbi, altri con l’incredulità, e altri ancora con lo scoraggiamento e la solitudine. Quanti fra di loro avranno dubbi su mio Figlio e su di me e crederanno che questa sia la fine della mia Chiesa!".

(Aggiornamento al 2012: in un messaggio di Gesù stesso ad una veggente inglese si afferma: "Mia amatissima figlia, Mi rivolgo a tutti i figli di Dio e vi assicuro che Io, il vostro amato Gesù, non potrei mai minare la Mia stessa Chiesa. Tuttavia, non starò a guardare la Mia Chiesa disintegrarsi, per mano di una setta che non ha nessun diritto di giocare un ruolo nella Santa Sede. Questo è precisamente ciò che il Falso Profeta e gli impostori che idolatrano Satana, stanno cercando di fare. Vogliono far cadere la Chiesa cattolica e romperla in piccoli pezzi. Questo, figli Miei, è il modo in cui Satana starà in ribellione finale contro Dio, il creatore di tutte le cose. Questo scellerato piano per distruggere la Mia Chiesa è in corso da 100 anni ma, dal 1967 si è intensificato. Molti impostori, che sono membri di questa setta malvagia, che adorano Satana, entrarono nei seminari per ottenere un punto d’appoggio nel Vaticano. I loro poteri, benché permessi da Dio Padre, sono stati limitati fino ad ora. Poiché i tempi si avvicinano, questo cambierà. Questa setta malvagia scatenerà ora ogni potere per garantire che essi eleggeranno un nuovo sostituto del Mio Santo Vicario Papa Benedetto XVI. Tutti coloro che conoscono i Miei insegnamenti vedranno cambiamenti nella recita del Santa Messa...." - n.d.r.).

Molti mistici hanno indicato che i problemi della Chiesa fanno parte di un castigo generale che andrà intensificandosi e interesserà il mondo intero.

Il risultato finale, comunque, produrrà una purificazione.

"Il principe del male sparge oggi il suo veleno con tutta la sua forza, perché vede che il suo triste regno sta terminando" ha detto la Madonna nel 1986, durante le apparizioni in Argentina. "Gli è rimasto poco tempo, la sua fine è vicina".

 

 

Parla il corvo del Vaticano: 'siamo in 20'

 

Vaticano: corvi o colombe?

 

 

Il Corvo e il Cardinale, i segreti

della guerra che scuote il Vaticano

Il braccio di ferro nella Santa Sede sul potere di Bertone. "Qui c'è una buona quantità di ricattatori, di ricattati e una percentuale ridotta di uomini di fede: tra questi i Santi che tengono i piedi la Chiesa". Padre Georg è il canale per informare il Papa senza transitare dalla Segreteria di Stato.

Fonte web

IL VOLO del corvo sulle mura vaticane (dove un tempo s'innalzava nei mosaici di San Pietro la più nobile fenice, simbolo della verginità immacolata ma ancor più della dignità della Chiesa che non muore) è in realtà soltanto il penultimo atto di una battaglia medievale spostata nel ventunesimo secolo. Dunque spettacolare per i media, infarcita di simboli come un romanzo popolare sui poteri occulti, clamorosa nel rovesciamento pubblico di quel "segreto" che è buona parte del mistero della potestà papale fin da Bonifacio VIII che ebbe la cura e la preveggenza, dopo aver nominato il suo cameriere, di non rivelarne mai il nome, per evitare pubblici guai.

Oggi tutto il mondo conosce il nome di Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI finito in una cella vaticana di quattro metri per quattro, con l'accusa di essere l'uomo della cospirazione: appunto il corvo. Ma chi vive all'interno delle Mura sa che la partita è più larga, conta molti protagonisti in più, e soprattutto dura da molto tempo. La vera posta è la Segreteria di Stato, cioè il governo della Santa Sede, la carica ecclesiastica più alta sotto il trono papale. Per cominciare bisogna andare indietro negli anni, alla prima insofferenza organizzata di 15 cardinali contro Tarcisio Bertone, pochi mesi dopo la sua nomina a Segretario di Stato al posto di Angelo Sodano.

A Bertone, fedelissimo del Papa fin dagli anni passati all'ex Sant'Uffizio, nessuno rimprovera incapacità e inesperienza nel ruolo importantissimo che svolge. Piuttosto l'ambizione di occupare spazi altrui (come dimostra il conflitto permanente con la Cei, cioè con Bagnasco, sulla titolarità del "protettorato" da esercitare nei confronti della "cattolicissima Italia"), la disinvoltura nelle relazioni con il mondo italiano della politica e della finanza, i metodi salesiani e sbrigativi all'interno, nella costruzione meticolosa di un sistema di potere.

Contro Bertone si muovono cardinali in gruppo e isolati. Le Eminenze che possono, ne parlano al Papa, com'è successo un anno fa durante un pranzo a Castel Gandolfo con i cardinali Ruini, Scola e Bagnasco; altri gli scrivono; chi non arriva al pontefice, si lamenta negli uffici e nei corridoi. "Qui dentro - dice chi mi fa da guida e mi aiuta a capire - c'è una buona quantità di ricattatori, un numero uguale di ricattati, una massa di employé, e una percentuale ridotta di uomini di fede: tra questi ci sono i Santi, che tengono in piedi la Chiesa. E in questa fase di disorientamento tutti vanno dai Santi, per avere un conforto, qualche certezza". Anche perché a chi gli ha parlato criticando Bertone, Benedetto XVI ha risposto più volte nello stesso modo: "Noi siamo un Papa vecchio": come a dire che non ha un lungo orizzonte di pontificato davanti a sé, e non se la sente di rovesciare la governance della Santa Sede, ricominciando a 85 anni con un nuovo Segretario di Stato con il quale non ha consuetudine, proprio lui che ascolta preferibilmente gli uomini con cui ha un'amicizia antica, meglio se storica, comunque collaudata e a prova di inquietudini e sorprese.

Sul tavolo del Papa si sono così accumulati messaggi d'ogni tipo, giusti e anche ingiusti, contro il suo collaboratore più vicino, persino l'ultima velenosa accusa - documentata e inedita - sull'uso di aerei di Stato italiani per i suoi spostamenti veloci. Ma il Pontefice sa bene che i capi d'imputazione veri sono contenuti in tre lettere - rivelate dal "Fatto" e dalla trasmissione "Gli Intoccabili" - che proprio il corvo ha fatto uscire dai Sacri Palazzi negli ultimi mesi. Una missiva del segretario del Governatorato della Città del Vaticano, arcivescovo Carlo Maria Viganò (oggi rimosso da Bertone e inviato a Washington come Nunzio apostolico), che denuncia una serie di malversazioni, traffici e complotti in Vaticano ma soprattutto sostiene - dietro gli omissis, dice chi ha letto gli originali - che il Segretario di Stato è influenzato da personaggi esterni e da "ambienti massonici", che gli tolgono autonomia. Poi la lettera del cardinale Dionigi Tettamanzi indirizzata direttamente al Papa per chiedergli se davvero ha ispirato la richiesta che Bertone ha rivolto a nome di Benedetto XVI all'ex vescovo di Milano, spingendolo a lasciare la presidenza dell'istituto Toniolo, che controlla due giganteschi centri d'influenza e di potere come l'università Cattolica e il Policlinico Gemelli. Infine, la lettera del cardinale Attilio Nicora, presidente dell'AIF, l'Autorità di Informazione Finanziaria del Vaticano, che denuncia il rifiuto dello Ior, la Banca della Santa Sede, di dare informazioni trasparenti su movimenti bancari sospetti prima dell'entrata in vigore della legge vaticana antiriciclaggio, il 1° aprile 2011.

Sono tre accuse pesanti per il cardinal Bertone: condizionamento esterno nella guida del governo vaticano; abuso della delega papale nel rapporto coi vescovi; mancanza di chiarezza nella gestione dei fondi Ior, la banca che ha già coperto misteri vergognosi. La questione finanziaria è talmente delicata e rilevante che ha portato più di un anno fa alla rottura tra Bertone e Ettore Gotti Tedeschi, suggerito al Segretario di Stato come presidente dello Ior direttamente dal Papa, con cui aveva collaborato per la stesura dell'enciclica "Caritas in veritate". Gotti riceve da Benedetto XVI il mandato di rendere lo Ior "limpido". Lavora per portare la banca nella white list dove stanno le democrazie occidentali, fa approvare una legge antiriciclaggio e istituisce un'autorità di controllo interna, l'Aif. Ma subito dopo, si accorge che il Vaticano dice una cosa e ne fa un'altra, vede le norme cambiare, l'autorità scavalcata, la trasparenza ingannata. Rompe con Bertone e minaccia le dimissioni. Ma il Segretario di Stato lo precede - forse temendo rivelazioni - e restando ufficialmente all'oscuro di tutto lo fa sfiduciare all'unanimità dal Consiglio di Sovrintendenza dello Ior con un attacco ad personam del Cavaliere di Colombo Carl Anderson, per delegittimare preventivamente le eventuali notizie scomode che Gotti potrebbe dare un giorno.

Sulla Banca si gioca uno scontro di potere concreto. In passato per i forzieri dell'Istituto per le Opere di Religione è transitato di tutto: dal conto "omissis" di Andreotti ai soldi del democristiano Prandini, che aveva affittato addirittura il conto del demonologo Padre Balducci, ai fondi di Luigi Bisignani, l'ultimo faccendiere di Stato campione di tutti gli intrighi che cominciano con la lettera P, cioè P2, P3 e P4. Ma il problema non riguarda tanto il passato, con storie che sembrerebbero pittoresche se non fossero ignobili anche per una banca non religiosa, quanto il futuro immediato. Con tutti i Paesi democratici che dopo l'11 settembre si adeguano alla trasparenza dei movimenti finanziari, l'opacità voluta, insistita e ricercata dallo Ior può essere una finestra d'opportunità criminale per operazioni d'ogni genere, con il rischio - denunciato nella sua lettera dal cardinal Nicora - "di un conseguente colpo alla reputazione della Santa Sede".

È quello che gli avversari di Bertone ripetono al Papa, ogni volta che possono. E questa insistenza ha creato involontariamente un antagonista di Bertone, proprio alla Seconda Loggia. È Padre Georg Gaenswein, il segretario del Papa: un uomo che non ha mai creato correnti e non ha ambizioni di potere, ma "vuole soltanto il bene del Papa, e quindi della Chiesa", come dice chi lo conosce da vicino. Ma Georg, nella vecchiaia distante di Ratzinger, è diventato l'orecchio a cui si indirizzano tutte le proteste, e soprattutto il canale per trasmettere informazioni dirette al Papa, senza transitare come si faceva prima dalla Segreteria di Stato: basta passare dal salottino ristretto con due sedie imbottite davanti a una scrivania minuta, dove Monsignore compare entrando da una porta mimetizzata nella parete di sinistra. Ci passano in molti. Fatalmente Padre Georg senza volerlo si è così trovato ad incarnare l'immagine di uno dei due duellanti dello scontro in atto attorno all'Appartamento papale. Il segretario contro il Segretario.

Così, arriviamo al penultimo atto. Non ottenendo una reazione immediata dal Papa alle loro denunce, gli avversari di Bertone inventano il corvo, un gruppo organizzato di persone che rivela documenti riservati scritti contro il Segretario di Stato, con il doppio scopo di mostrare al Papa la clamorosa verità di una governance che fa acqua da tutte le parti, e di minare all'esterno l'autorità di Sua Eminenza, mettendolo in difficoltà per cercare di spingerlo a lasciare. Un'operazione primitiva e modernissima nella sua violenza elementare, fatta di carta e d'inchiostro nell'epoca del web. Trasportare all'esterno i veleni e gli intrighi fino a ieri coperti dalle Sacre Mura, nell'abitudine anagrafica e curiale di metterli per scritto, colpendo i nemici in bella calligrafia e chiamandoli sempre Eminenze Reverendissime. Per poi farli rimbalzare, quei veleni e quegli intrighi, all'interno dei Palazzi, ingigantiti dal clamore pagano - divertito e scandalizzato - del mondo di fuori. Ma la reazione di Bertone è intelligente e mirata: prima di tutto, un clima di polizia dentro le mura, con tutti che si sentono controllati nella persona, negli incontri, nelle conversazioni telefoniche, e non importa che lo siano davvero. Basta sia chiaro che se il Papa ha le chiavi di Pietro, e può serrare o disserrare le porte del Cielo, le chiavi del regno terreno sono saldamente in mano al Segretario di Stato, che può chiudere o aprire carriere e percorsi di laici, monsignori e porporati. Poi, l'avvertimento a Padre Georg e soprattutto a chi si rivolge troppo frequentemente a lui: quel maggiordomo così interno all'Appartamento, così vicino alla "famiglia" ristretta che circonda il Pontefice, e così ingigantito nella dimensione criminale da riassumere in sé - per comodità investigativa, politica e strategica - la molteplicità dei corvi che si sono mossi insieme in questi mesi: chi ha dato per anni fiducia al corvo-maggiordomo? Chi doveva vigilare sull'inviolabilità dell'Appartamento, e soprattutto sulla sicurezza delle carte del Papa? Come a dire: invece di lasciar attaccare la Segreteria, guardatevi in casa. "Da Innocenzo III - spiega la nostra guida - il Papa viene detto anche "dominatore dei mostri": bene, come ognuno di noi, deve purtroppo cominciare da quelli domestici".

In realtà il Papa assiste a questa profana guerra non di religione ma di religiosi senza saper come intervenire. La sapienza e la tradizione non lo aiutano. La storia vaticana è piena di lettere segrete del pontefice, che venivano contrassegnate proprio dal sigillo dell'anello piscatorio, simbolo di Pietro, che consegnava al segreto in perpetuo anche i "brevi", scritti su pelle di agnello nato morto dai segretari del pontefice. E già da Benedetto III in poi la cancelleria apponeva alle lettere papali più delicate delle "bolle" di piombo con le sacre immagini di Pietro e Paolo, segno della gran cura religiosa necessaria per custodire con fede la riservatezza degli "interna corporis", quando riguardano il Papa. Ma oggi, non è più tempo di piombo e soprattutto non è tempo di agnelli. Al Papa piuttosto qualcuno in questi giorni ha ricordato le parole di Geremia: "Issate un segnale verso il muro di Babilonia, rafforzate le guardie, ponete sentinelle, preparate gli agguati".
Già, ma cosa può fare il Papa? Sembra di risentire le parole del cardinal Poupard nel dicembre 2000, era finale del woytjlismo: "In Vaticano si vive in regime di inadempienza costituzionale. Il Santo Padre non controlla la Curia. Il Segretario di Stato procede in proprio. I dossier vanno e vengono privi di firma o di sigla. Si dubita che il Papa possa avere l'energia sufficiente per leggerli. E soprattutto non si sa neanche se gli vengono sottoposti". Sullo sfondo dei suoi silenzi, Benedetto XVI vede avvicinarsi l'ombra del conclave, le guerre di posizione, gli schieramenti, i giochi degli "italiani", i dubbi degli stranieri, la Curia sotto choc, tutto il mondo che improvvisamente rivaluta le trame di Dan Brown che fino a ieri sembravano infantili ed esagerate, e oggi sono sopravanzate dalla realtà vaticana. Tanto che lo stesso Gotti Tedeschi, dicono, si è confidato con un amico cardinale confessando che "è finito un sogno, ma soprattutto è finito un incubo".

Chi preme sul Papa contro Bertone spiega che lo fa per difendere il ruolo e l'autorità della Chiesa cattolica apostolica e romana, e il Pontefice. Ma come si può voler difendere il Papa, e poi forzare il suo silenzio con l'evidenza clamorosa del corvo, che toglie ogni immagine di sacralità e di fraternità alla vita oltre le Sacre Mura? Voi laici, dice chi mi accompagna, non capite che è in gioco qualcosa di più del galateo profano e della stessa bontà d'animo cristiana, qualcosa che interpella il soprannaturale. Perché il Papa è ascoltato nel mondo quando parla del bene e del male proprio in quanto la sua autorità non è solo terrena e pertanto non viene messa in discussione. Bene, oggi siamo al punto in cui viene in discussione la credibilità del Papa, la sua autorità: e se il Papa perde credibilità, è la fine della Chiesa.

Tuttavia il Papa vive nell'attitudine consolatoria di precetti che parlano di compassione, di distinzione tra peccato e peccatore, soprattutto di perdono, come sacramento insito nella confessione e nella penitenza. Da qui la tendenza a non condannare mai, ad aspettare. Cambiare Segretario di Stato adesso, proprio nell'urto dello scandalo? Solo se ci fosse qualche evidenza documentale, dice chi conosce bene il Papa e la sua prudenza.

Allontanare Padre Georg, nominandolo vescovo in Germania, per ristabilire l'unità della Santa Sede attorno al Segretario? Sarebbe un'amputazione papale, per di più ingiusta, e significherebbe introiettare la colpa per quieto vivere. Aspettare dicembre, il compleanno di Bertone, e fingere un normale avvicendamento? "Ma ogni giorno che passa qui affondiamo di più, e si perde fiducia nella Chiesa e alla fine nel Papa".

Così continua la battaglia medievale sotto il regno di Benedetto XVI. Fino a quando, e fin dove? Siamo giunti con ogni evidenza all'ultimo atto di questa lunga partita. Chi dietro le Mura ne ha viste molte ("non così, però: mai"), adesso cita il Faust e pensa che alla fine il Papa riuscirà a trasformare il male in bene, operando il necessario rinnovamento. Nel suo pensiero e nei suoi libri, Joseph Ratzinger sa che tocca al Papa "essere un argine contro l'arbitrio", perché lui "incarna l'obbligo della Chiesa a conformarsi alla parola di Dio". Può farlo non per la qualità degli uomini diventati pontefici, ha scritto Benedetto XVI, ma "per un'altra forza, non umana: quella forza che era stata promessa a Pietro, dicendo che le porte degli inferi non prevarranno". D'altra parte, anche la fenice del mosaico di San Pietro ogni cinquecento anni incendiava il suo stesso nido e battendo le ali faceva crescere il fuoco fino a bruciare nelle fiamme, risorgendo viva e vitale dalle braci. Solo che qui, intanto, gracchia il sacro corvo. E chi sa, dice che non è finita.

 

 

Le carte segrete di Papa XVI - Gianluigi Nuzzi

 

 

Tre giorni di serenità, ma ora tornano i “corvi”

Oltretevere continua la guerra: “Usciranno altri documenti riservati”

Fonte web

Il giorno dell’abbraccio con un milione di persone che hanno trascorso la notte all’addiaccio o si sono incamminate all’alba dai quartieri più lontani verso il parco di Bresso, per il Papa è anche il giorno della nuova minaccia del «corvo».

Le ultime ore della visita, con la messa conclusiva e il bagno di folla, non consentono all’entourage papale di fermarsi a pensare all’ultimo – ma solo in senso temporale – avvertimento di chi ha gestito la fuga delle carte riservate, che torna a farsi sentire con un ultimatum dalle pagine del quotidiano La Repubblica. Due lettere con intestazione, data e firma del segretario del Pontefice, don Georg Gänswein, ma senza il contenuto, che la talpa preannuncia sarà reso disponibile nel caso Ratzinger non si decida ad allontanare i suoi più stretti collaboratori. Ma nonostante l’evidente salto di qualità nella gestione dei vatileaks, operazione che appare ogni giorno di più governata da una regia raffinata per colpire al cuore gli uomini più vicini al successore di Pietro, le tensioni non arrivano a lambire l’appuntamento finale della trasferta milanese.

La sera di sabato, quando ormai l’oscurità aveva coperto ogni più pallido rossore del tramonto al parco di Bresso, dopo una giornata densa di appuntamenti faticosi, il Papa aveva risposto a braccio alle domande delle famiglie, sapendo essere preciso, conciso e incisivo. Senza un testo preparato, nel dialogo diretto, aveva dato il meglio di sé, la migliore delle risposte a quanti continuano a parlare di sue possibili dimissioni. E ancora ieri mattina, nonostante la fragilità dei suoi 85 anni e il fastidio all’anca che non gli permette di far lunghi percorsi a piedi rivestito dei paramenti pontificali, eccolo affacciarsi sorridente dentro la papamobile tra due ali di folla, mentre percorre in lungo e in largo la grande spianata dell’aeroclub trasformato in una gigantesca cattedrale a cielo aperto. Benedice, saluta e lungo il percorso si fa passare nell’abitacolo dai gendarmi vaticani diversi neonati, per dar loro un bacio.

La visita di tre giorni a Milano, per Benedetto XVI è un successo al di là delle cifre sulle presenze, della buona riuscita organizzativa e persino del clima atmosferico, con cielo coperto senz’afa, che ha ridotto drasticamente malori e svenimenti. È un successo innanzitutto per lo spettacolo dei volti di chi si è sottoposto a piccole o grandi fatiche per venire fin qui a vederlo, rispettando in rigoroso silenzio ogni momento essenziale della messa, per poi esplodere in una standing ovation alla fine di tutto. Volti come quello di Karina, originaria di Lima, da vent’anni in Italia, agente di commercio. Sventola una grande bandiera del Perù: «Tutto questo è emozionante, si percepisce un amore grande, si sente che tutto questo viene da Gesù. Si vede quanto bene vogliamo al Papa. Il messaggio che parte da qui è positivo e bello…».

All’incontro delle famiglie, Kingsly Perera, cinquantasettenne che lavora per una società di autotrasporti ma da cinque mesi è bloccato a causa di un grave incidente, è venuto senza la famiglia. I suoi cari sono rimasti tutti nello Sri Lanka: «Volevo essere qui, quanto stiamo vivendo è importante per tutto il mondo». C’è il volto emozionato di Pia, milanese acquisita con origini meridionali. A Bresso è venuta per cercare risposta ai suoi «mille dubbi». Lavora in un’agenzia di scommesse sportive. Abituata a stare da sola, è rimasta colpita dal clima positivo che si respira: «Mi sono commossa, ho preso anche la comunione…». I veleni dei vatileaks appaiono distanti anni luce. Ma anche il popolo riunito a Bresso è cosciente del momento delicato che Benedetto XVI deve attraversare. A Jandiro, una colf boliviana da pochi anni in Italia, chiediamo se ne ha sentito parlare: «Sì, povero Papa! Il diavolo c’è sempre. E dove c’è il bene, c’è sempre il male in azione».

L’affetto dei fedeli ha consolato Ratzinger in un momento difficile. Lui ha incoraggiato e sostenuto non «la famiglia normale», ma le famiglie concrete, in carne e ossa, che da ogni parte del mondo hanno accettato il suo invito. Non ha lanciato anatemi. Ha parlato per tre giorni di famiglia senza mai pronunciare le parole «aborto», «eutanasia» o «coppie di fatto». È stato sempre positivo e incoraggiante. Come sabato sera, quando ha parlato della sua esperienza di vita familiare. «Se cerco di immaginare come sarà in paradiso – ha detto – mi sembra sempre il tempo della mia giovinezza, della mia infanzia. Così, in questo contesto di fiducia, di gioia e di amore eravamo felici e penso che in paradiso dovrebbe essere simile a come era nella mia gioventù. In questo senso spero di andare “a casa”, andando verso l’ “altra parte del mondo”».

Ma è tempo di far ritorno in Vaticano dove l’attendono giorni difficili, nel clima dei palazzi d’Oltretevere, che a leggere le carte del «corvo» assomigliano ben poco a quel paradiso di concordia di cui l’anziano Papa bavarese sente così tanta nostalgia.

 

 

Direttive della massoneria ai vescovi e cardinali massoni per la distruzione della Chiesa

 

 

Sui corvi si allunga l'ombra della massoneria, parola

 pronunciata quasi in lacrime da uno dei

 tre funzionari vaticani che ora rischiano l'arresto

Fonte web

La parola ufficialmente vietata, una sorta di arma finale contro la fronda interna contraria al cardinal Bertone, l'ha pronunciata quasi in lacrime uno dei tre funzionari vaticani che ora rischiano l'arresto: "massoneria". Interrogato nei giorni scorsi dalla commissione d'inchiesta sulle fughe di notizie, l'uomo ha ammesso di "essere al servizio di una loggia massonica della quale fanno parte anche dei cardinali", ansiosa di "mettere fine, per il bene della Chiesa, all'attuare situazione di anarchia".

Anarchia che sarebbe colpa dell'attuale gestione della Segreteria di Stato, affidata a Tarcisio Bertone. Questo racconto è già stato prontamente riferito al Papa, con tanto di nomi dei possibili porporati con doppia - e incompatibile - "affiliazione". Visto che l'appartenere alla massoneria, anche se non è più esplicitamente sanzionato con la scomunica, è comunque un peccato mortale. E quindi impedisce al cattolico di accostarsi ai sacramenti.

E' ormai da un mese che lavora a ritmi serrati la commissione voluta da Benedetto XVI per scoprire chi c'è dietro il continuo esodo di documenti riservati fuori dalla Mura leonine. I tre cardinali incaricati sono lo spagnolo Juliàn Herranz, ex segretario del fondatore dell'Opus Dei Escrivà de Balaguer, il prefetto emerito di Propaganda Fide Jozef Tomko e l'ex arcivescovo di Palermo, Salvatore De Giorgi.

Ma negli ultimi giorni, di fronte alla gran mole di interrogatori che ha fatto seguito al fermo di Paolo Gabriele, il maggiordomo del pontefice accusato di essere uno dei cosiddetti corvi, i tre cardinali si sono spesso dovuti dividere e si sono avvalsi sempre più anche degli uomini di fiducia di Domenico Giani, il capo della gendarmeria vaticana.

Ebbene, proprio a cavallo del finesettimana, si sarebbe aggravata la posizione di tre laici che lavorano nella Segreteria di Stato, per i quali sono pronti altrettanti ordini d'arresto. Mandati non eseguiti perché, a differenza di Gabriele, si tratta di persone che hanno solo la cittadinanza italiana e vivono fuori dal Vaticano.

Uno di loro, durante l'interrogatorio, ha inquadrato la propria partecipazione alla fuga di notizie in uno scenario ancora più romanzesco di quanto già non appaia la vicenda del maggiordomo-corvo. Il funzionario ha aperto uno squarcio sui mandanti e, quasi piangendo, ha dichiarato: "Mi sono messo al servizio di una loggia massonica che opera dentro il Vaticano e della quale fanno parte anche dei cardinali. Scopo della nostra azione, portata avanti nella convinzione di fare il bene della Chiesa, è quello di mettere fine all'attuale situazione di anarchia che mette a rischio la cristianità".

E nell'immediato, ha spiegato che il primo obiettivo "era quello di arrivare alla sostituzione del cardinale Tarcisio Bertone, alla guida della Segreteria di Stato", il cui mandato scade a dicembre.
Una confessione da prendere con le dovute cautele, anche perché filtra dalle Mura leonine proprio mentre è in discussione la conferma di Bertone, che da queste rivelazioni ottiene due indubbi vantaggi. Il primo è che viene così trovata una giustificazione particolarmente diabolica al fatto che parte della documentazione riservata, oggettivamente, sia uscita proprio dalla "sua" Segreteria di Stato.

Il secondo è che questo presunto complotto massonico contro il papa avrebbe un primo, precisissimo obiettivo personale: far fuori il cardinal Bertone dal governo della Chiesa. Quanto basta a ‘blindarlo" nel suo incarico con una proroga.
Non è da trascurare, però, il fatto che quella di una presunta loggia massonica infiltrata nel cuore del Vaticano è più che una semplice diceria. Anzi, da oltre trent'anni è una ferita ancora aperta la storia della fantomatica "Loggia Ecclesia" raccontata dal giornalista Mino Pecorelli sul suo "Op", poco prima di essere ucciso.

Non solo, ma la presenza di un buon numero di massoni nello scandalo Ior-Sindona traccia suggestivi parallelismi con uno scontro di potere come quello odierno che, ancora una volta, sembra nascere dai segreti della banca vaticana.
Pur sospese tra leggenda e realtà, rivelazioni tanto gravi non potevano essere taciute al pontefice e gli sono quindi state immediatamente riferite dai tre cardinali che egli stesso ha scelto per la pre-inchiesta personale. L'inchiesta giudiziaria vera e propria, infatti, arriverà in una seconda fase. Non solo, ma a Benedetto XVI sono stati riportati anche i nomi di alcuni cardinali in odore di "grembiulino e compasso", sempre riferiti dal funzionario pentito, sui quali sarebbero in corso accertamenti assai "discreti".

Indagare sui prìncipi della Chiesa, del resto, non è semplice e non è neppure previsto dalle norme canoniche. Di sicuro, i porporati non possono essere pedinati o intercettati, come invece pare sia avvenuto in queste settimane anche fuori dal Vaticano nei confronti di un buon numero di funzionari sospettati.
Ma chi ha voluto tutti questi interrogatori di massa ritiene probabilmente che sia in gioco la sopravvivenza stessa della Chiesa, e allora sono ammesse un po' di eccezioni. Anche di segno diverso. Così, a coloro che stanno collaborando con l'inchiesta è stata prospettata addirittura l'ipotesi di "una grazia concordata". Che tradotta in termini profani sarebbe una sorta di amnistia per chi aiuterà il Vaticano "a fare pulizia al proprio interno". Sempre che i cosiddetti corvi siano "lo sporco" della Chiesa, e non una semplice fronda o resistenza interna.

 

 

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