CRISI FINANZIARIA E
NUOVO ORDINE MONDIALE
OVVERO
GLOBALIZZARE LA MISERIA E LA FAME PER
AVERE UN NUOVO ORDINE MONDIALE
(a cura di Claudio Prandini)
NULLA ACCADE A CASO IN QUESTO MONDO
"Siamo alla soglia di una mutazione globale. Ci manca soltanto una cosa: una crisi rilevante, e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale" (David Rockefeller, 1994)
Se David Rockefeller, il più potente sinarchista vivente, ha detto queste parole durante una riunione del "United Nations Business Council" significa che sapeva quello che diceva. E la "crisi rilevante" è arrivata. Ci hanno provato prima con l'11 settembre 2001, poi con la guerra di civiltà, tra occidente e islam, ma non hanno ottenuto i risultati sperati. Ora il colpo grosso: la crisi finanziaria che sfocerà nella globalizzazione della miseria e della fame. Infatti, una umanità alle prese con i più elementari bisogni di sussistenza è più malleabile per i nuovi modellatori del Nuovo Ordine Mondiale. E per Nuovo Ordine Mondiale, è bene ricordarlo, questi signori intendono una sorta di fascismo globale illuminato, con un governo mondiale, dove anche la Chiesa Cattolica sarà d'inciampo se non dovesse piegarsi ai nuovi valori della Sinarchia... A pensarla così non è solo il sottoscritto, ma anche oltre oceano qualcuno espone più o meno questi concetti: leggere qui.
Con il varo del piano Paulson da parte del Congresso, cioè il salvataggio dei banchieri, è iniziata l'era della dittatura finanziaria assoluta. Questo disegno di legge è la pena di morte comminata ai mercati dei capitali. Il Segretario al Tesoro americano potrà facilmente avere controllo diretto su tutti i mercati di capitali, su tutti i mercati monetari, su tutti i mercati del credito, e su tutti gli intermediari finanziari. Si tratta del piano Paulson nella sua stesura originaria, elevato alla decima potenza. Ma non funzionerà a lungo... hanno solo allungato la vita di un cadavere ormai morto!
Intanto centinaia di manifestanti hanno protestato davanti a Wall Street contro la proposta di un piano di salvataggio da $ 700 miliardi per l’industria finanziaria e le banche, eppure i notiziari nazionali americani non hanno detto nulla! Perché no? Sembra strano che nessuno dei grandi nomi della notizia come ABC, CNN, CBS, NBC ecc, che hanno tutti una presenza a New York City, non abbia voluto dare un’occhiata. Nonostante una tale protesta avvenisse nel loro cortile, i maggiori notiziari hanno scelto di non dire nulla al popolo americano.... È qualcosa di molto indicativo dello stato patetico della situazione giornalistica oggi negli Usa, quasi da semi dittatura.
Ora però c'è un'altra tegola che si sta abbattendo sulla già malconcia economia americana: quella dei sempre più americani che non riescono a pagare gli arretrati sulle carte di credito. Molti analisti l'hanno segnalata da tempo. E ora che i tassi di insolvenza stanno raggiungendo livelli di guardia si sta cercando di correre ai ripari con delle toppe legislative, ma reggeranno?
Questa crisi economica di cui ora sentiamo i primi vagiti ha un protagonista di prim'ordine: Alan Greenspan, ex capo della FED americana e vero architetto del progetto di distruzione finanziaria globale a servizio sempre della Sinarchia... |
INTRODUZIONE
L'era Greenspan
LA MADRE DI TUTTE BOLLE
Nell'anno 1776, Thomas Jefferson dichiarava: “Se gli Americani consentiranno mai a banche privati di emettere il proprio denaro, prima con l'inflazione e poi con la deflazione, le banche e le grandi imprese che ne cresceranno attorno, priveranno la gente delle loro proprietà finché i loro figli si sveglieranno senza tetto nel continente conquistato dai loro padri. Il potere di emissione va tolto via dalle banche e restituito al popolo, al quale esso appartiene propriamente.”
L'intervista è stata organizzata e curata da BorsaPlus in una tavola rotonda virtuale che ha visto la partecipazione del sottoscritto, di Pierluigi Gerbino e di Luciano Priori Friggi. Le mie risposte vengono riportate qua di seguito, per comodità di lettura divise in due pagine. Per la versione integrale con le risposte degli altri due interlocutori al dibattito si invita a visitare direttamente il sito di BorsaPlus dove è possibile trovare la versione integrale scaricabile anche in pdf.
1) Un primo lapidario giudizio sull'era Greenspan
L'era madre di tutte le bolle, in cui un banchiere centrale è riuscito a rovinare una nazione.
2) Ritenete che Greenspan. abbia del carisma? E se si quanto pensate che questo aspetto sia stato importante nella gestione delle politiche monetarie Usa?
Enorme carisma. Non solo ha saputo adottare il linguaggio più appropriato per gestire da "Maestro" la politica monetaria, ma ha saputo recitare alla perfezione il ruolo istituzionale rivestito. Greenspan sa cosa ha causato al sistema economico con le sue politiche monetarie, ma si è comportato da bravissimo servitore, coerentemente al suo ruolo istituzionale. Non ha fatto che dare a politici, banchieri, investitori, elettori, e famiglie ciò che volevano da un banchiere centrale: "denaro facile". Non solo sarebbe stato difficile fare quel che ha fatto senza carisma. Sarebbe stato impossibile.
3) L'elemento "fiducia" e i mercati. una vostra opinione
La fiducia è un elemento necessario a qualunque rapporto interpersonale. A maggior ragione è essenziale nel sistema creditizio odierno, dove la stessa accettazione della moneta cartacea si basa su una pura questione di fiducia. La moneta cartacea infatti è una promessa di pagamento emessa dalla banca centrale, e non più, come era l'oro, il mezzo di pagamento che assolve definitivamente il debitore da ogni obbligo. I mercati ruotano tutti i giorni intorno a questo nucleo fondamentale. Il più grosso rischio che correranno i mercati nei prossimi anni deriverà proprio dalla fiducia nelle promesse di debito esponenziali emesse dalle banche centrali, sotto la direzione della Fed, e dal sistema che si poggia piramidalmente su di esse.
4) Cominciamo dall'inizio, cioè dal crac borsistico del 1987. E' stato un crac nel solco della tradizione, cioè come risultato inevitabile di una fase specifica del ciclo degli affari, o qualcos'altro?
Chi ha studiato la Scuola Austriaca di Economia sa benissimo che ogni crac del genere è il risultato dell'interferenza istituzionale sui processi spontanei del libero mercato. E non il contrario come purtroppo si è portati a credere. A partire da quell'episodio Greenspan ha saputo adattarsi alle condizioni di mercato aprendo a pieno regime le valvole del credito e generando la piu' grossa asset inflation di tutti i tempi. L'economia è drogata di credito facile da circa venti anni.
5) Cosa ha "imparato" Greenspan da quel crollo di borsa?
Il crac fece capire a Greenspan che per mantenere la sua carica istituzionale doveva dare alla gente quello che voleva: fiumi di liquidità. Capì che nessuno vuole una moneta onesta", e agì per accomodare le pressioni esercitate, nonostante lui stesso nel 1966 considerò espressamente la moneta metallica come l'unico baluardo a difesa delle libertà economiche. Sotto l'era Greenspan si è stampato più denaro di quello generato da tutti i banchieri centrali che l'hanno preceduto presi insieme. Riprendo le parole di Bill Bonner nella confessione virtuale "Io Greenspan" da me tradotta: dopo quell'episodio (la mancata rielezione di Bush il vecchio) Greenspan si assicurò che di fronte a uno shock, una sfida, una crisi, delle incertezze, delle elezioni... ogni tipo di rubinetto, valvola, interruttore, leva, dispositivo del credito fosse completamente aperto.
6) Anche se la violenza ribassista di quel crack e' stata altissima non ha prodotto gli effetti ad es. del crack del '29. C'e' una spiegazione scientifica al riguardo?
Nel 29 l'economia americana era gonfiata dall'espansione inflazionistica della FED di allora ma aveva ancora una moneta sana. La recessione serve semplicemente a ripulire il sistema dagli eccessi del boom inflazionistico. Purtroppo a inasprire la recessione in depressione e a prolungarne il decorso fu il disastroso operato istituzionale successivo al 1929. Credo che il libro migliore per capire le cause del crack del 29 sia quello di Rothbard: "American Great Depression" di prossima pubblicazione anche in lingua italiana. All'epoca mancavano gli strumenti per rovinare una nazione sotto il naso di tutti continuando ad alimentare una illusione di prosperità basata sull'assunzione esponenziale di debito. Greenspan li ebbe e dal 1987 li ha usati tutti. Con grande carisma...
7) In che situazione si trova Bernake con riferimento alle variabili chiave dell'economia e della finanza lasciate in eredità da Greenspan (borsa, obbligazioni, tassi, inflazione, Pil, energia e oro)?
Si trova nella situazione di mantenere l'ordine fittizio e artificiale creato da Greenspan. Dovrà cercare di contrastare le forze del mercato che già da qualche tempo spingono verso un riequilibrio e che chiedono, tra le altre cose, anche la fine dell'impero economico americano basato sul superdollaro. Credo che sia un compito superiore alle sue capacità. E probabilmente presto o tardi sarebbe stato un compito superiore anche per le capacità di un Greenspan ancora in carica. Ad un certo punto, mi ripeto, le forze del mercato hanno la meglio sull'intervento istituzionale. E' una legge alla quale non si sfugge. Gli squilibri strutturali sono stati spinti così avanti da Greenspan che oramai è difficile immaginare lo scenario risolutivo degli squilibri attuali. C'è chi vede le borse tornare giù, e continua a chiamare un Dow Jones a 5000. Dopo essere stato ribassista fino alla primavera del 2003, credo che oramai sia più probabile ritrovarsi con un Dow Jones a 15 mila, un prezzo dell'oro a 3000 e un petrolio a 200$.
Ritengo anche che entro una o due decadi l'intero sistema monetario gestito dalle banche centrali verrà messo in discussione. Tuttavia, chi gode di certi interessi acquisiti cercherà un espendiente o un capro espiatorio per sottrarsi alle proprie responsabilità e poter prolungare il proprio indiscusso dominio sull'economia reale attraverso quella finanziaria. Capire le cause di quanto è successo in queste decadi non è solo importante, è indispensabile per salvare quelle libertà economiche che un giorno rischieranno seriamente l'estinzione.
8) Ritenete che Greenspan sia stato influenzato da una scuola economica in particolare?
Di sicuro non da quella austriaca, della quale era studioso e profondo estimatore. Il suo saggio "L'oro e le libertà economiche" del 1966 condensa in maniera splendida, e forse migliore di come sia mai riuscito a fare anche un Rothbard, uno dei messaggi più importanti della Scuola Austriaca di Economia. D'altronde per fare una certa carriera bisogna saper mettere da parte i sani insegnamenti. E Alan Greenspan, da quell'arrampicatore sociale che era, come lo definì Ayn Rand, non esitò a mettere da parte la Scuola Austriaca per spingersi sul sentiero di un nuovo esperimento economico mai provato prima ma ben giustificato, per un verso o per l'altro, dall'insieme delle altre scuole economiche mainstream.
Conclusione
Non ho molti dubbi sul fatto che l'operato di Greenspan abbia posto tutto le premesse per una delle più grosse crisi monetarie della storia economica. E' solo una questione di anni. Meno di quelli che ci si possa immaginare. Il mio unico augurio, purtroppo malnutrito dalle esperienze del passato, è che i leader internazionali possano cogliere l'occasione per far rinascere, sulle future ceneri del presente sistema monetario internazionale, un sistema finalmente solido, radicato su una moneta libera, una moneta cioè non arbitrariamente generata e gestita da un pianificatore centrale, bensì determinata dal libero mercato. Con un aggettivo solo, una moneta onesta. Senza di essa, purtroppo, il capitalismo rimarrà sempre viziato alla sua base e continuerà ad essere erroneamente considerato la causa della maggior parte di quei conflitti sociali e internazionali di cui ogni giorno siamo testimoni e spettatori.
il grande sfascio viene a galla anche in Italia...
Qualcosa di grosso sta accadendo”
Quando si annuncia un grande consenso bipartisan (il piano Paulson, ndr), con la complicità di tutti i mezzi di comunicazione e quando questi ultimi assicurano a tutti la meravigliosa e saggia azione dei nostri leaders per il nostro bene, possiamo affermare con assoluta certezza che la catastrofe non è mai così vicina. Ron Paul; Sep 24th, 2008
di Ron Paul - candidato alla presidenza degli Stati Uniti
È da 35 anni che vado esprimendo le mie gravi preoccupazioni per
il futuro dell’America. La strada che abbiamo intrapreso nel secolo scorso ha
messo a rischio le nostre libertà, la nostra sicurezza e la nostra prosperità.
Nonostante queste preoccupazioni di lunga data, vi sono giorni - che diventano
sempre più frequenti - in cui mi sento convinto che siamo giunti ad un momento
nel quale accadranno dei fatti di grande importanza.
L’arrivo imminente di questi fatti non passerà inosservato. Essi toccheranno le
vite di tutti noi. Non saranno limitati ad alcune zone del paese, ma l’intero
mondo economico e il sistema politico saranno coinvolti nel caos che sta per
scatenarsi.
Per quanto il mondo abbia già sofferto a lungo per l’insensatezza di guerre che
potevano essere evitate, la mia paura maggiore è che la rotta in cui ci troviamo
porterà ancora maggiori conflitti e sofferenze economiche per tutti gli
innocenti del mondo, a meno che cambiamo drasticamente la nostra direzione.
L’America, con la sua tradizione di libero mercato e di diritto alla proprietà
ha aperto la strada verso grande ricchezza e progresso, sia nel mondo che a casa
nostra. Da quando abbiamo perso la fiducia nei principi di libertà,
autosufficienza, duro lavoro e frugalità, ...
... e ci siamo invece messi a costruire imperi finanziati con il debito e
l’inflazione, tutto questo è cambiato. Questo è certamente un evento storico
spaventoso.
Il problema che abbiamo di fronte non è nuovo nella storia. L’autoritarismo
esiste da lungo tempo. Per secoli inflazione e debito sono stati usati dai
tiranni per mantenere il potere, promuovere le aggressioni, e offrire “panem et
circenses” alla popolazione. L’idea che si possa avere la botte piena e la
moglie ubriaca [“guns and butter” = letteralmente, “fucili e burro”], senza
pagarne le conseguenze in maniera significativa, esisteva già prima degli anni
‘60, quando divenne uno slogan popolare. In quei tempi ci fu detto che la guerra
del Vietnam e una forte espansione dei sussidi statali non sarebbero stati un
problema. Gli anni ’70 hanno dimostrato il contrario.
Oggi le cose sono diverse, sia dai tempi antichi che dagli anni ‘70. Non ha
torto chi sostiene che viviamo in una economia globale. Il mondo è più popolato,
ed è più integrato grazie alla moderna tecnologia, alle comunicazioni, ai
viaggi. Se la moderna tecnologia fosse stata usata per promuovere le idee di
libertà, di libero mercato, di moneta solida e di scambi commerciali, avrebbe
introdotto una nuova età dell’oro, e una globalizzazione che potremmo accettare.
Invece la ricchezza e la libertà di cui disponiamo si stanno restringendo, e
poggiano su una fragile infrastruttura ideologica. Un po’ come le dighe e i
ponti del nostro paese, che il nostro sistema di guerre e sussidi statali ci ha
portato ad ignorare.
Temo che le mie preoccupazioni fossero legittime, e che le cose possano essere
ancora peggio di quanto pensassi all’inizio: ormai sono giunte alla soglia di
casa nostra. C’è poco tempo per fare una correzione di rotta, prima che questo
grandioso esperimento di libertà venga messo in profonda ibernazione.
Vi sono buoni motivi per credere che la crisi in arrivo sarà diversa, e molto
più grande di quanto il mondo abbia mai vissuto prima. Invece di usare il
globalismo in maniera positiva, è stato usato per globalizzare tutti gli errori
dei politici, dei burocrati e dei grandi banchieri.
Essere l’unica superpotenza senza avversari non è mai stato vissuto da noi con
senso di umiltà e rispetto. La nostra arroganza e aggressività sono state usate
per promuovere un impero mondiale sostenuto dal più poderoso esercito della
storia. Questo interventismo globale crea dei problemi a tutti i cittadini del
mondo, e impedisce di contribuire al benessere della popolazione mondiale.
Pensate soltanto a come sono state calpestate le nostre libertà personali negli
ultimi dieci anni.
La crisi finanziaria, ancora allo stadio iniziale, è evidente per tutti: prezzo
della benzina oltre i 4 dollari al gallone, costi di educazione ed assistenza
medica alle stelle, crollo della bolla edilizia, crollo della bolla NASDAQ.
Borse che crollano, disoccupazione che cresce, sotto-occupazione massiccia,
eccessivo debito governativo, e incontrollabile debito personale. Ci sono pochi
dubbi che arriveremo a una
stagflazione.
La domanda che presto verrà fatta è questa: quando la stagflazione diventerà
depressione inflazionaria?
Vi sono vari motivi per cui l’economia mondiale è stata globalizzata, e i
problemi che ci troviamo di fronte sono mondiali. Non possiamo comprendere ciò
che abbiamo di fronte senza capire la “fiat money” [soldi creati dal nulla] e la
bolla a lungo termine del dollaro.
Vi sono state diverse fasi. Dalla formazione del sistema di Riserva Federale,
fra il 1913 e il 1933, la Banca Centrale si è imposta come controllore ufficiale
del dollaro. Dal 1933 in poi, gli americani non potevano più possedere oro,
togliendo così l’impedimento per la Federal Reserve di inflazionare a favore
della guerra e del sussidio pubblico.
Nel ’45 altri impedimenti sono stati tolti, con la creazione del sistema
monetario di Bretton Woods, che ha fatto del dollaro la moneta di riserva nel
mondo. Questo sistema è durato fino al 1971. Fra il ‘45 e il ‘71 i federali
avevano ancora qualche limitazione. Gli stranieri, ma non gli americani,
potevano convertire dollari in oro a 35 dollari all’oncia. A causa dei troppi
dollari che venivano stampati, questo sistema ha avuto fine nel 1971.
Il sistema post-Bretton Woods è stato responsabile per la globalizzazione
dell’inflazione e dei mercati, e per la nascita della gigantesca bolla del
dollaro mondiale. Quella bolla sta per esplodere, e stiamo vedendo cosa
significa pagare le conseguenze per troppi errori economici fatti in precedenza.
Ironicamente, negli ultimi 35 anni noi abbiamo beneficiato di questo sistema
profondamente distorto. Poiché il mondo accettava dollari come se fossero oro,
dovevamo semplicemente falsificare altri dollari, spendere oltre oceano
(incoraggiando in maniera indiretta anche il trasferimento del nostro lavoro
all’estero) e goderci una prosperità immeritata. Coloro che prendevano i nostri
dollari, e ci davano in cambio dei servizi, non vedevano l’ora di poter tornare
a prestare quei dollari a noi. Questo ci ha permesso di esportare la nostra
inflazione e ritardare le conseguenze che ora stiamo iniziando a vedere. Ma non
era comunque destinato a durare, e ora ci tocca pagare il conto.
Il nostro debito estero deve essere pagato o liquidato. Gli altri debiti sono
maturati proprio ora che il mondo è diventato più riluttante ad accettare
dollari. La conseguenza di quella decisione è un’inflazione dei prezzi nel
nostro paese, questo è ciò a cui stiamo assistendo oggi. L’inflazione all’estero
è addirittura più alta che da noi, come conseguenza della volontà delle banche
centrali estere di monetizzare il nostro debito.
Stampare dollari per un lungo periodo di tempo può anche non far aumentare
immediatamente i prezzi, ma nel tempo lo farà certamente. Ora stiamo assistendo
alle conseguenze per avere inflazionato nel passato la disponibilità di moneta.
Per quanto possa sembrare grave oggi 4 dollari al gallone, siamo solo
all’inizio.
È una grossolana distrazione mettersi a dire “perforiamo, perforiamo,
perforiamo” come soluzione alla crisi del dollaro e all’alto prezzo della
benzina. Va bene aumentare le disponibilità sul mercato e le perforazioni, ma
l’argomento è di grave distrazione dalle colpe del deficit e dai peccati
commessi dalla banda monetaria della Federal Reserve.
Questa bolla è diversa e più grande delle altre per un altro motivo. Le banche
centrali del mondo si accordano segretamente per centralizzare la pianificazione
dell’economia mondiale. Io sono convinto che degli accordi fra le banche
centrali, per monetizzare il debito americano negli ultimi 15 anni, siano
esistiti, per quanto in forma segreta e fuori dalla portata delle orecchie di
chiunque, specialmente del parlamento americano, che non se ne preoccupa o
semplicemente non capisce.
Ora che il nostro “regalo“ si esaurisce, i nostri problemi peggiorano. Le banche
centrali e i diversi governi sono molto potenti, ma prima o poi i mercati si
saturano, e quando la gente si ritrova in mano il sacco di dollari senza valore
comincia a spendere in un’economia di tipo emotivo, scatenando la febbre
inflazionaria.
Questa volta - poiché abbiamo a che fare con così tanti dollari e così tante
nazioni – la Fed è riuscita a “cartolarizzare“ ogni crisi in arrivo, negli
ultimi 15 anni, specialmente sotto la presidenza di Alan Greenspan alla Federal
Reserve, che ha permesso alla bolla di diventare la più grande di tutta la
storia.
Gli errori commessi con troppo credito concesso a tassi artificialmente bassi
sono enormi, e ora i mercati richiedono una correzione. Questo riguarda
l’eccessivo debito, gli investimenti mal diretti, gli investimenti eccessivi ed
altri problemi causati da un governo che spendeva soldi che non avrebbe mai
dovuto avere.
Militarismo all’estero, elargizione di sussidi statali, e 83 biliardi [trillion]
di impegni in titoli stanno tutti per venire a termine. Non abbiamo nè i soldi
nè la capacità di creare una ricchezza che ci permetta di rispondere a tutte le
necessità di oggi, poiché abbiamo rifiutato l’economia di mercato, la moneta
solida, la fiducia in noi stessi e i principi di libertà.
Poiché la correzione per l’errata allocazione delle risorse è necessaria, e
dovrà arrivare, si può cercare di vedere anche degli aspetti positivi mentre
questi grandi eventi accadranno.
La gente ha di fronte due scelte. La scelta che non è disponibile per noi è
quella di continuare a trascinarci nella presente situazione, cercando di
sorreggere il sistema con ulteriore debito, inflazione e bugie. Questo non
accadrà. Una delle due scelte, che è stata praticata così sovente dal governo
nel passato, è quella di rifiutare i principi di libertà e ricorrere ad un
governo ancora più burocratico e autoritario. Qualcuno sostiene che dovremmo
dare al Presidente dei poteri dittatoriali, nello stesso modo in cui gli abbiamo
permesso di comandare l’impero americano. Questo è il grande pericolo, e in
questa atmosfera post-11 settembre troppi americani preferiscono la sicurezza
alla libertà.
Abbiamo già perso troppe delle nostre libertà personali, e la vera paura di un
crollo economico potrebbe portare i pianificatori centrali ad intervenire con
misure che farebbero apparire il New Deal degli anni ‘30 come la Dichiarazione
di Indipendenza di Jefferson.
Più si concede al governo di gestire l’economia, più profonda diventa la
depressione, e più a lungo questa dura. E’ stata la storia degli anni ‘30 e ‘40,
e gli stessi errori saranno commessi di nuovo, se non ci sveglieremo.
L’aspetto positivo è che le cose non devono per forza essere tragiche, se faremo
le giuste scelte. Ho visto “qualcosa di grosso“ succedere negli ultimi 18 mesi
di campagna elettorale, e sono stato incoraggiato dal fatto che noi siamo in
grado di svegliarci e fare le giuste scelte. Ho conosciuto letteralmente
migliaia di studenti, del liceo e dell’università, che sono particolarmente
disposti ad accettare le sfide e le responsabilità di una libera società,
rifiutando quel sussidio statale “dalla culla fino alla tomba” che ci viene
promesso da così tanti politici “benefattori”.
Se più persone ascoltano questo messaggio di libertà, più persone si uniranno in
questo sforzo. I fallimenti della nostra politica estera, del sistema di
sussidio statale e delle politiche monetarie, e virtualmente tutte le soluzioni
governative sono così chiare all’apparenza, che non ci vuole molto per
convincere la gente. E’ urgente un messaggio positivo su come funziona la
libertà e sul perché sia possibile ottenerla.
Uno degli aspetti migliori nell’accettare la fiducia in se stessi, in una libera
società, è che possiamo raggiungere nella nostra vita delle vere soddisfazioni
individuali. Questo non avviene quando il governo si assume il ruolo di
guardiano, genitore o custode, poiché ti toglie il senso dell’orgoglio. Ma il
vero problema è che il governo non è in grado di farci avere la sicurezza
economica di cui va parlando.
I cosiddetti vantaggi che il governo sostiene di poterci procurare vengono
sempre ottenuti a spese della libertà altrui. E’ un sistema fallimentare, e le
giovani generazioni lo sanno.
Ritornare ad una libera società non elimina la necessità di mettere le cose in
ordine, per pagare le spese stravaganti. Ma il dolore non durerebbe a lungo, se
faremo le cose nel modo giusto, e soprattutto l’impero avrebbe fine per motivi
finanziari. Le nostre guerre finirebbero, gli attacchi alle libertà civili
finirebbero, e la prosperità farebbe ritorno. Le scelte sono chiare: non
dovrebbe essere difficile, ma il grande evento che sta per avere luogo ci offre
la grande opportunità di invertire la marea, e riprendere la vera grande
rivoluzione americana iniziata nel 1776.
L’ opportunità si presenta nonostante l’urgenza e i pericoli che abbiamo di
fronte. Facciamo in modo che il “Grande Evento” ci porti alla scoperta che la
libertà funziona e diventi popolare, e che il grande evento politico ed
economico al quale stiamo assistendo sia in realtà una benedizione sotto mentite
spoglie.
La gente in America protesta per
il piano di salvataggio di Bush
COLPO DI STATO DEI BANCHIERI
Questo è un colpo di stato dei banchieri, cucinato ed apparecchiato dai fanciulli con le mani in pasta nel denaro che hanno agito nascosti dietro al teatrino della politica (letterale, hony soit qui mal y pense, ndt).
L'unica volta che escono dalle loro fogne è quando sono trasportati fuori dal flusso di una crisi che minaccia il loro perenne dominio.
Il sistema finanziario sta esplodendo. Non date retta agli
esperti: guardate i numeri. La scorsa settimana, secondo la Reuters, "le banche
USA hanno ricevuto dalla Federal Reserve prestiti record per quasi 188 miliari
di dollari al giorno di media, il che dimostra che la banca centrale si è spinta
ai limiti per tenere a galla il sistema bancario nel pieno della più grande
crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione." La Fed ha aperto numerose
"aste assistenziali" per dare l'idea che le banche insolventi stessero facendo
affari, ma non lo stanno facendo. Sono morte, i loro passivi superano i loro
portafogli.
Ora la Fed è disperata perchè le centinaia di miliardi di dollari in MBS [(
Mortgage-backed securities) = titoli "sostenuti" dai mutui ipotecari, un nome un
programma, ndt ], nelle stanze blindate delle banche hanno portato alla
bancarotta l'intero sistema, ed i conti nel bilancio della Fed stanno sballando
a vista d'occhio. Il mercato degli MBS nel futuro prevedibile non tornerà in
salute, e le banche non sono in grado di fare profitti dai debiti a breve. Fine
del gioco. La Federal Reserve stessa è in pericolo. Quindi, si deve passare al
Piano B : esso consiste nello scaricare tutto il pattume tossico sui
contribuenti prima che si rendano conto che l'intero sistema sta sprofondando in
un cratere e che la loro vita sta per cambiare per sempre. Si chiama Piano
Paulson e si tratta di un castello di carte da 700 miliardi di dollari che è già
stato sputtanato da tutti gli economisti degni di tal nome, nel paese.
Dalla Reuters:
"L'accesso al prestito per i concessionari principali tramite il Primary Dealer
Credit Facility ed altre formule create domenica per Goldman Sachs, Morgan
Stanley e Merrill Lynch e le loro filiali di Londra, ha raggiunto mercoledì la
cifra di 105,66 miliardi di dollari, afferma la Fed."
Vedete quello che volevo dire: sono tutti a pezzi. I prestiti rotativi della Fed
non sono che la storiella per perpetuare il mito che le banche non hanno già
l'encefalogramma piatto. Bernanke ha attaccato dei fili alle varie parti del
corpo e le agita di tanto in tanto, quel che basta a farle sembrare vive. Ma il
modello Wall Street si è rotto ed il salvataggio è inutile.
La scorsa settimana, c'è stata una incursione digitale sulle banche della quale
la gente nemmeno ha sentito parlare : un grippaggio in "tempo reale." Un
articolo di Michael Gray sul New York Post ha dato una descrizione della
sequenza degli avvenimenti come si sono svolti uno dopo l'altro. Ecco un
estratto dal " Quasi un Armageddon " di Michael Gray :
"Giovedì, il mercato ha sfiorato l'Armageddon per 500 punti... Se il Tesoro e la
Fed non fossero entrati in pista quella mattina con una rapidissima iniezione di
105 miliardi di dollari di liquidità, il Dow sarebbe crollato a 8.300 punti, giù
del 22% ! - mentre il suono della campanella di inzio seduta stava echeggiando
ancora nel piano sottostante dove si svolgono le contrattazioni. Secondo gli
operatori, che hanno parlato a patto di restare anonimi, prima dell'apertura il
mercato era stato inondato da ordini di vendita per 500 miliardi di dollari.
Quella mattina la capitalizzazione totale del mercato del denaro era di circa 4
trilioni di dollari. Le vendite per paura erano direttamente collegate al
grippaggio del mercato del credito - compresa la dilazione di 52 miliardi di
dollari di "pagherò cambiari" a breve termine - e le voci di altri fondi
monetari i cui titoli avrebbero rotto il muro del dollaro o sarebbero scesi
sotto il valore netto di portafoglio di un dollaro."
La drammatica iniezione di 105 miliardi di dollari di liquidità prima
dell'apertura dei mercati da parte della Fed è stata appena sufficiente a
trattenere gli investitori istituzionali chiave dal seguire l'ondata di vendite
e dare inizio ad una fuga precipitosa del denaro contante che avrebbe portato al
blocco di ampi settori dell'economia USA. " ( New York Post ).
I "pagherò cambiari" sono il lubrificante che fa girare i mercati finanziari.
Quando la fiducia sparisce (perchè quelli alla guida a Washington sono dei
buffoni), gli investitori ritirano il proprio denaro e le normali operazioni
d'affari diventano impossibili, ed i mercati crollano. Fine della storia. Così,
invece di ripristinare la fiducia del pubblico grazie ad una guida solida ed a
scelte finalizzate a rassicurare gli investitori, il Presidente Bush ha deciso
di tenere un bel discorso alla nazione nell'orario principale, nel quale ha
sostenuto che se non si fosse approvato immediatamente il pacchetto Paulson per
il salvataggio di emergenza, l'economia della nazione si sarebbe vaporizzata
nell'etere. Ve lo immaginate ?
La settimana scorsa, il mercato dei "pagherò cambiari" ( molti dei quali sono
coperti dalle MBS ), è arretrato della considerevole cifra di 61 miliardi di
dollari a 1.702 trilioni di dollari, il livello più basso dall'inizio del 2006.
Così, il salvataggio Paulson sarà effettivamente garanzia dei PC ( Pagherò
Cambiari), come dell'intero polpettone dell'alfabeto variegati dei derivati
sostenuti dai mutui ipotecari, per i quali non esiste mercato. Il contribuente
USA non si sta solo infilando in quel mercato immobiliare che sta cadendo a
picco, ma sta anche agendo da garante finale dell'intero sistema finanziario
incluse le azioni non onorabili sui finanziamenti auto, quelle ridotte ai minimi
termini sui prestiti agli studenti, i titoli associati ai prestiti da mutuo
ipotecario garantiti dal valore, ormai appiattito, delle case ed i titoli legati
alle agonizzanti carte di credito. L'intera, gigantesca, montagna di letame
bovino di questo debito sta per essere ammassata sulla schiena dell'ultra
strizzato contribuente e sul sempre abusato biglietto verde. Paulson ci assicura
che è un "buon affare". Che cavolo di groviglio !
LA SCENEGGIATA PAULSON: UNA
PERDITA DA 700 MILIARDI DI DOLLARI
Ma il Segretario al Tesoro Paulson, come ha
calcolato che la ricapitalizzazione del sistema bancario costerà 700 miliardi ?
L'ha valutato attentamente o ha solo fatto i conti dei soldi che era possibile
caricare dietro nei cassoni dei camion del Tesoro eruttando una doccia di
verdoni appena stampati sui suoi amici? Il punto è che nessun economista ha
assistito Paulson nei suoi calcoli, e che non sono credibili. Sono semplicemente
arbitrari, sono numeri con precisione "spannometrica". Secondo Bloomberg, il
noto investitore Marc Faber, famoso per una lunga serie di ottimi investimenti,
ritiene che il danno possa arrivare ai 5 trilioni di dollari:
"Marc Faber, direttore gestionale della Marc Faber Ltd di Hong Kong, ha detto
che il pacchetto di salvataggio del sistema finanziario proposto dal governo USA
potrebbe richiedere ben 5 trilioni di dollari, sette volte la cifra richiesta
dal segretario al Tesoro Henry Paulson...
"Quei 700 miliardi non sono niente," ha detto Faber ad un intervistatore tv. "Il
Tesoro sta solo fornendo questa cifra ma la cifra finale potrà essere di 5
trilioni di dollari." ( Bloomberg News ).
La maggior parte di quelli che seguono il settore dovrebbe fidarsi delle
affermazioni di Faber, molto più che di quelle di Paulson. Nella sua ultima
apertura del blog, l'economista Nouriel Roubini ha detto che "nessun economista
professionista è stato consultato dal Congresso o invitato a prospettare la
propria valutazione nelle audizioni al Congresso sul piano di salvataggio del
Tesoro."
Roubini ha anche aggiunto:
"Il piano di salvataggio progettato dal Tesoro è una sciagura : è un salvataggio
di banchieri, fornitori di credito ed investitori incoscienti che direttamente
darà poco sollievo ai debitori ed ai proprietari di casa in difficoltà
finanziaria e che invece graverà pesantemente sulle tasche del contribuente USA.
Il progetto poi non fa nulla per risolvere le forti tensioni sui mercati
monetari ed interbancari che sono ora vicini ad una liquefazione del loro
sistema."
Roubini ha ragione su tutto il fronte. Al momento, più di 190 eminenti
economisti hanno fatto pressione sul Congresso perchè non approvi l'atto del
salvataggio da 700 miliardi di dollari. C'è un crescente consenso sul fatto che
il cosiddetto "pacchetto di salvataggio" non sia indirizzato sui punti economici
centrali e possa invece potenzialmente far peggiorare una situazione già fin
troppo messa male.
COLPO DI STATO DEI BANCHIERI?
Paulson, rappresentante dell'industria finanziaria. è il capobanda di un colpo
di stato dei banchieri il cui esito deciderà il futuro economico e politico
dell'America negli anni a venire. I burattinai hanno estratto decine di miliardi
di dollari di liquidità da un sistema bancario già al limite con lo scopo di
congelare il prestito interbancario ed accelerare il crollo del mercato
azionario. Questo, pensavano, avrebbe costretto il Congresso a far passare il
pacchetto di salvataggio Paulson da 700 miliardi di dollari senza ulteriori
opposizioni congressuali. La cosa ha un nome : ricatto. Al momento, nessuno sa
se il colpo di stato dei banchieri avrà successo e quindi consoliderà
ulteriormente il loro potere politico tramite un gigantesco colpo inferto al
sistema, ma il loro piano continua a procedere in avanti senza scossoni mentre
l'economia segue il suo inevitabile scivolare verso il disastro
Il salvataggio ha messo in azione i movimenti non istituzionali che hanno
intasato fax e linee telefoniche del Congresso : le chiamate erano
preponderantemente contro qualsiasi salvataggio di quelle banche che si stanno
piegando sotto il peso dei loro portafogli infettati dai mutui ipotecari di
sostegno. Un analista ha detto che le chiamate al Congresso erano al 50% "No"
ed al 50% "Cazzo, no". Da parte della gente non esiste praticamente alcun
sostegno all'approvazione dell'atto.
Tratto da Bloomberg News :" Erik Brynjolfsson, della Sloan School dell' MIT, ha
detto che la sua principale obiezione "è l'ammontare mozzafiato di discrezioni
prive di controllo che [ il progetto ] conferisce al Segretario al Tesoro. Una
cosa senza precedenti in una democrazia contemporanea."
"Ho il sospetto che parte di quello che stiamo vedendo nel congelamento dei
mercati creditizi sia un comportamento strategico di una parte degli attori
della grande finanza, che aspettano di trarre profitto dal salvataggio," così ha
detto David K. Levine, un economista alla Washington University di St. Louis,
che studia le limitazioni di liquidità e la teoria dei giochi." ( Mish’s Global
Economic Trend Analysis)
I sospetti di Brynjolfsson sono ben fondati. "Il Cuore del Mercato " di Karl
Denninger conferma che la Fed ha drenato liquidità dal sistema bancario allo
scopo di ricattare il COngresso e far passare le nuova legislazione, Ecco cosa
scrive Denninger :
"Il tasso effettivo di scambio della Fed è stato posto 50 punti o più sotto la
soglia del 2% per 5 giorni a fila, per adesso, e negli ultimi due giorni è stato
75 punti sotto. L'IRX sta richiedendo un immediato taglio del tasso.
Nell'ultima settimana, la Fonte è stata intenzionalmente prosciugata di 125
miliardi di dollari e l'abbassamento del livello delle acque ha fatto emergere
il corpo di un morto - la Washington Mutual - che è stata immediatamente
accaparrata, senza una formale notifica, dalla JP Morgan. Neanche il CEO della
Washington Mutual sapeva dell'accaparramento fino a che non è stato compiuto...
La Fed sostiene di essere una "banca centrale indipendente." Non lo è affatto;
stanno agendo come dei criminali incendiari. La Fed ed il Tesoro hanno affermato
che questa è una "crisi di liquidità" : non la è, è una crisi di insolvenze che
la Fed, il Tesoro ed altri organi di controllo del nostro governo hanno
intenzionalmente permesso che si verificassero."
Centro. Questo è un colpo di stato dei banchieri, cucinato ed apparecchiato dai
fanciulli con le mani in pasta nel denaro che hanno agito nascosti dietro al
teatrino della politica. L'unica volta che vengono fuori dalle fogne è quando
sono tirati fuori dalla corrente che minaccia il loro perenne dominio. La
resistenza di base, con le punte d'assalto dei bloggers su Internet ( tipo Mish,
Roubini e Dennings ), sta dimostrando che si possono mobilitare decine di
migliaia di "villani coi forconi" ed essere un elemento nel processo decisionale
politico. Questo aiuta anche a far eleggere rappresentanti, come il Senatore
Richard Shelby, che stanno fermi nei loro principi e non svengono davanti alla
prima salve di cannone ( come quelle pappemolli delle sue controparti
Democratiche ). Shelby si è caricato addosso tutto il peso della pressione
dell'esecutivo che si è abbattuta su di lui come una slavina dagli Appalachi. La
conseguenza è che c'è ancora una piccola possibilità che l'atto debba essere
rimandato e che i rappresentanti dell'industria debbano tornare al Punto di
Partenza.
Market Ticker ha fornito grafici della Federal Reserve che provano come Bernanke
abbia ritirato 125 miliardi di dollari di liquidità dal sistema bancario negli
ultimi quattro giorni al solo scopo di creare una situazione di crisi che
incitasse il mercato a far cagnara ed aumentasse le probabilità di far passare
l'atto. Questa è coercizione e del tipo peggiore. [ si veda http://market-ticker.denninger.net/archives/2008/09/24.html
].
La difficile situazione economica del paese sta ulteriormente peggiorando. Gli
ordini nel settore manifatturiero dei beni durevoli sono scesi di un 4,5%, il
mese scorso, mentre le giacenze continuano a crescere. La disoccupazione è alle
stelle ed il crollo del mercato immobiliare accelera. Il Credit Suisse ora
prevede un totale di 10.300.000 sequestri immobiliari nei prossimi anni, pochi
anni. Cifre di questa portata non sono casuali, ma sono parte di un più ampio
disegno per utilizzare la politica monetaria quale mezzo per spostare il
benessere da un classe sociale ad un'altra, mentre si deteriora il benessere
generale della nazione. Ancora più allarmante, i creditori principali del paese
ora stanno preparando una ribellione che è plausibile porterà a tagliare il
flusso di capitali verso i mercati USA facendo precipitare il dollaro ed
accendendo un collasso deflattivo del credito.
Leggiamo dalla Reuters:
"Gli enti di controllo cinesi hanno chiesto alle banche interne di fermare le
linee di credito alle istituzioni finanziarie USA sui mercati monetari
interbancari per prevenire possibili perdite durante la crisi finanziaria, così
riferiva giovedì il South China Morning Post. La China Banking Regulatory
Commission bandiva il prestito interbancario in qualunque divisa verso le banche
USA, ma non verso istituti di credito di altre nazioni, così era aggiunto
nell'articolo."
Bloomberg News riferisce che Richard Fisher, Presidente della Dallas Federal
Reserve Bank, abbia rotto con la tradizione criticando severamente il
salvataggio proposto dicendo che esso "farebbe piombare il governo USA ancora
più dentro un abisso fiscale."
Da Bloomberg:
"Il piano del Segretario al Tesoro Henry Paulson relativo all'acquisto di
portafogli pericolanti in mano ad istituzioni finanziarie potrebbe mettere '
l'ultima pagliuzza sulla schiena di quel cammello, sovraccarico fino al terrore,
che è il registro contabile del governo federale, ' così recitava il testo di un
discorso tenuto oggi da Fisher a New York. "Siamo sommersi da un enorme gorgo
fiscale."... Fisher parlando al New York University Money Marketeers Club, ha
anche detto che : "Le confische e le appropriazioni delle quali si è fatta
esperienza nei mercati del debito e dei titoli mobiliari, non sono altro che le
conseguenze di una prolungata orgia di comportamenti eccessivi e senza limiti e
non di una politica monetaria troppo stretta.."
Non c'è dubbio che la terapia per "eccessi creditizi senza limiti" non può
richiedere "ancora di più della stessa cosa." Perchè in effetti il salvataggio
proposto da Paulson neanche cita quei temi centrali che sono stati nascosti
dalla demagogia e dalle minacce : i portafogli in perdita devono risultare nei
libri contabili, le banche insolventi devono fallire ed i disonesti ed i
criminali che hanno progettato questo colpo di mano finanziario sulle riserve
della nazione, ne dovrebbero rendere conto.
La carneficina del basso tasso di interesse dovuta a Greenspan e la baldoria del
"denaro facile" sono ora visibili ovunque. I valori gonfiati di case e titoli
stanno crollando mentre l'euforia sfiata dalla gigantesca bolla azionaria. La
FDIC [ Federal Deposit Insurance Corporation, ndt ], dovrà essere
ricapitalizzata - forse di 500 miliardi di dollari - per sostenere le previste
perdite nei depositi delle banche in rotta colte nella rete della deflazione dei
portafogli con un credito subito ridotto. La recessione è in arrivo, ma il
crollo economico può ancora essere evitato se il cattivo piano Paulson sarà
abbandonato e si intraprenderanno correttivi per mettere il paese sui solide
basi finanziarie. (...)
Se un salvataggio ha da essere, almeno che sia fatto bene. L'atto da 700
miliardi di dollari richiesto da Paulson non fa nulla per riparare i profondi
problemi strutturali dei mercati finanziari; semplicemente spinge avanti un poco
nel futuro il giorno del giudizio, e lo fa spostando sul contribuente il
pagamento dei portafogli disastrati E' un vero suicidio. L'intero sistema ha
bisogno di trasformazioni profonde in modo che le attività di Wall Street
coincidano con gli obiettivi più ampi che sono propri di quella società che si
ritiene essa serva. Il modello affaristico di Paulson si è rotto e non c'è
niente di buono nell'incollarne i pezzi nuovamente fra di loro.
Tre dei fautori della «Global Monetary Authority», ovvero
il fulcro economico del nuovo ordine mondiale che l'elité
finanziaria vuole creare con le buone o con le cattive.
Occhio alla finta Bretton Woods
Ora tutti i banchieri - visto che si fanno
salvare dal denaro pubblico - si dicono pronti ad accettare regolamentazioni
pubbliche. Una nuova Bretton Woods, come ha evocato Sarkozy? Tutti sono
d’accordo, anzi più che d’accordo.
«Il mondo necessita un sistema finanziario funzionante ed è compito di tutti gli
interessati fare in modo che ciò avvenga», dice Bob Diamond: ottimo proposito,
se Bob Diamond non fosse il capo della Barclays Capital e nuovo proprietario di
Lehman Brothers, e se la Barclays non avesse debiti 50 volte il suo capitale.
«Tutti gli enti non regolati, come gli hedge fund e i fondi sovrani, devono
anch’essi essere sottoposti a una supervisione regolamentare»: bellissimo
proposito. Solo che a dirlo è George Soros.
Viene un sospetto: che i beneficiari del capitalismo senza regole, e gli autori
del disastro terminale, siano i più zelanti a voler dettare le «regole»; prima
che gliele impongano i governi e gli Stati. Regole secondo i loro interessi,
ovviamente.
Il sospetto diviene realtà quando un appello alla creazione di «una nuova
autorità monetaria globale» viene pubblicato sul Financial Times (1), la Bibbia
del dogmatismo liberista.
«Anche se la massiccia operazione-salvataggio americana avrà successo», scrive
l’autore, «dovrà essere seguita da qualcosa di più ampio, cioè la creazione di
una Autorità Monetaria Globale per controllare mercati che sono diventati senza
confini».
L’autore è Jeffrey Garten: membro del Council on Foreign Relations di
Rockefeller, vicinissmo a Henry Kissinger nonchè in passato direttore esecutivo
di Lehman Brothers, la banca speculativa fallita.
Ecco che tipo di regolamentazione mondiale propone Garten.
La sua «Global Monetary Authority» dovrebbe agire come ri-assicuratore o
sportello di sconto di obbligazioni emesse dalle Banche Centrali, insomma
sarebbe la Banca Centrale delle Banche Centrali. Essa dovrebbe avere il potere
di vagliare le attività di regolamentazione delle autorità nazionali («Un Fondo
Monetario, ma con più denti») e coordinare l’applicazione di «un limitato numero
di regole globali».
La Global Monetary Authority sarebbe anche il tribunale fallimentare che si
occuperebbe della riorganizzazione finanziaria di imprese globali e
multinazionali oltre una certa dimensione. Le più grosse imprese dovrebbero
essere «registrate» presso il GMA, o altrimenti essere messe su una lista nera:
compagnie commerciali, banche, fondi speculativi, fondi sovrani sarebbero messi
sotto il controllo di questo ente globale.
La Global Monetary Authority sarebbe finanziata da contributi obbligatori di
ogni Paese in grado di pagare; tuttavia, nel suo consiglio d’amministrazione
siederebbero i banchieri centarli di USA, Gran Bretagna, la Banca Centrale
Europea, il Giappone, la Cina, l’Arabia Saudita e il Brasile (si notino le
esclusioni).
In conclusione, quello che Gartens ventila come desiderabile è un passo avanti
verso il progetto di Governo Mondiale.
Siccome l’economia globale ha «un vuoto al centro» dell’apparato istituzionale,
occorre una Banca Centrale Globale, un Tesoro Globale, e alla fine una moneta
unica globale. Per curare i mali della globalizzazione, occorre più
globalizzazione, però «amministrata». Da chi?
Per la risposta, bisogna guardare a entità sovrannazionali come l’Unione Europea
e la Banca Centrale Europea, gestite da burocrazie che nessuno ha eletto,i cui
membri si cooptano fra loro; con una Banca Centrale «autonoma» di fronte alla
quale gli Stati e i governi eletti devono solo obbedire, senza alcuna
«autonomia».
Ancor meglio è guardare all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO): se il
potere della UE si esercita su una parte del mondo, quello del WTO è totale,
planetario e insindacabile. Esso è un tribunale mondiale con poteri coercitivi e
punitivi; contro le sue sentenze non c’è appello; le sue sentenze sono sempre a
favore delle multinazionali e dei profitti privati. D’altra parte nessuno Stato
può permettersi di star fuori dal WTO, perchè ciò equivale più o meno a un
embargo commerciale.
O se non basta, guardiamo al Fondo Monetario Internazionale: ciò che in quel
consesso decidono Londra e Washington insieme è legge, perchè i due Paesi (i
grandi Stati Uniti e la piccola Inghilterra) detengono il 60% delle «quote» del
Fondo, e quindi comandano.
Oggi, il FMI ha perso importanza, perchè sono sempre meno i Paesi
super-indebitati a cui il FMI, come agente pignoratore dei creditori, imponeva
le «ricette di risanamento strutturale» secondo la dogmatica ultra-liberista, il
cui risultato invariabile era di asservire le economie dei Paesi poveri al
sistema del dollaro.
Oggi, Garten vuole un «FMI coi denti»; e la sua Global Monetary Authority è
pensata, come il FMI, per garantire anche in futuro il potere del sistema
anglosassone, con l’ammissione dei soli Paesi che sono asserviti al dollaro
(Cina, Arabia Saudita e Giappone), più il Brasile. Nel suo consiglio
d’amministrazione non vengono ammessi Russia, Iran nè ovviamente, Venezuela o
Iraq (è occupato). L’intera Unione europea vi «pesa» come la Gran Bretagna.
Dunque la «regolamentazione» della speculazione si configurerebbe, in realtà,
come la presa definitiva di potere della speculazione bancaria sul mondo.
Secondo il verbo profferito da David Rockefeller nel 1991: «La sovranità
sovrannazionale di una élite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente
preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati».
Ma ovviamente il progetto è più antico: «Che vi piaccia o no, avremo un governo
mondiale. La questione è se sarà instaurato col consenso o con la forza», disse
il banchiere James Warbusg alla Commissione Esteri del Senato nel febbraio 1950.
Il Council on Foreign Relations fu creato appunto per promuovere il governo
unico mondiale, sovrannazionale e a-democratico, dei banchieri e dei loro
«intellettuali» a contratto (da Brzezinski a Giavazzi). Il progetto è stato
temporaneamente turbato dall’avvento al potere dei neocon israeliani, che hanno
a cuore più Israele che il Nuovo Ordine Mondiale, e tentato di instauralo,
conunque, «con la forza». Ma il progetto, appena i tempi sono favorevoli, viene
ripreso e fatto avanzare.
Per le entità che lo promuovono, le crisi e i tracolli come quello in corso sono
«opportunità» come disse Henry Kissinger nel 1991: «Quello che ogni uomo teme è
l’ignoto. Quando questo scenario si presenta si rinuncia volentieri ai propri
diritti in cambio della garanzia del proprio benessere, assicurata dal Governo
Mondiale».
Immagini di povertà che vedremo sempre
più spesso in America e in Europa...
Benessere per alcuni, selezionati e accettati. Ora che il mezzo secolo di
consumismo e abbondanza è finito, il Governo Mondiale avrà la faccia del
razionamento; una moneta unica globale,intesa a «facilitare gli scambi» e a
«impedire il protezionismo», potrà avere la forma del marchio della Bestia,
senza cui «nessuno può vendere nè comprare»?
La riunione del Bilderberg avvenuta a Chantilly, Virginia, nel giugno scorso
deve aver discusso come trasformare la crisi in «opportunità» (2). Lì il capo
della FED di New York (una delle 12 Riserve Federali private), Jeffery Geithner,
spiegò che la Federal Reserve deve «svolgere un ruolo centrale nel definire la
cornice delle regole» internazionali, che sicuramente saranno necessarie dopo
l’implosione del sistema.
Insomma: i colpevoli dell’implosione devono affrettarsi a fare le regole,
preventivamente, prima che gliene vengano imposte di sfavorevoli.
Garten, che era al Bilderberg, riecheggia questa strategia quando scrive: «La
globalizzazione creerà adesso uno scontro di filosofie. Gli Stati e gli
investitori fuori degli USA non hanno mai condiviso il capitalismo-cow boy del
sistema americano.
Ora essi avranno buone ragioni per esigere che siano fatti cambiamenti
fondamentali nel modo in cui gli USA gestiscono le loro istituzioni finanziarie.
Se ciò non avviene in modi negoziati, può conseguirne che gli investitori esteri
portino i loro capitali altrove».
Il sistema di Wall Street ha bisogno di fondi cinesi e giapponesi per continuare
a funzionare. Dunque, si deve cedere qualcosa in cambio della garanzia che il
sistema non cambi.
Ora, il rischio è che tutto questo venga presentato come la regolamentazione
attesa, il necessario ritorno del controllo pubblico sovrano sull’economia
d’azzardo, e venga chiamato «la nuova Bretton Woods».
Il trucco può riuscire, perchè 40 anni di capitalismo sempre più sregolato, e di
Nobel e docenze universitarie ad economisti liberisti dogmatici, ha creato un
vuoto culturale: non si sa più bene che cosa fosse l’intervento pubblico in
economia, le teorie alternative (di economia poltiica) al «pensiero unico
egemone» sono state soppresse e dimenticate. In questo vuoto, i gestori della
finanza possono far passare per «nuova Bretton Wood» il progetto di un ordine
mondiale «amministrato».
Bisognerà almeno ricordare che Bretton Wood fu l’instaurazione di un ordine
monetario concordato fra Stati sovrani e indipendenti. E che il suo scopo era lo
sviluppo economico-sociale, non la libertà per gli hedge fund.
Non è un caso se, nel dibattito controllato post-implosione, non si citi mai
Maurice Allais e la sua proposta di abolizione totale del credito frazionale,
per restituire in esclusiva agli Stati la prerogativa di emettere moneta. E
nemmeno è un caso se i «salvataggi» intrapresi dalla Federal Reserve e dal
Tesoro USA perpetuano e riconfermano la commistione incestuosa tra banche di
deposito e banche d’affari, che invece andrebbe imposta onde allontanare i
depositi dei risparmiatori dalle mani degli speculatori.
Con la scusa dei salvataggi, la JP Morgan si è aggiudicata per soli 19 miliardi
di dollari la Washington Mutual, una cassa di risparmio che ha 182 miliardi di
depositi: tutto denaro che servirà a Wall Street per un’altra puntata al Casinò
Mondiale.
In questo quadro, riporto volentieri la mozione di un senatore italiano, Oskar
Peterlini, che raccomanda alcuni punti fermi sulla discussione per una «nuova
Bretton Woods» su cui apparentemente c’è un consenso internazionale in
formazione. Già firmata da 19 senatori, la mozione Peterlini si ispira
esplicitamente alle idee di Lyndon LARouche. Non tutto quel che dice LaRouche mi
è comprensibile, e su alcune cose non sono d’accordo (3). Ma alcuni punti fermi
sono chiari:
1. la riorganizzazione del sistema finanziario dovrà seguire il modello
dell’amministrazione controllata, in cui i debiti speculativi - che
rappresentano la stragrande maggioranza dei valori che gravano sui bilanci delle
principali banche commerciali e d’investimento, oltre a numerosi altri istituti
finanziari e perfino su enti locali italiani - vengano depennati o estinti,
salvaguardando invece, fino a un certo limite, gli investimenti dei piccoli
risparmiatori anche nei fondi pensione e in altri strumenti finanziari non
speculativi, e garantendo il finanziamento delle attività essenziali
dell’economia reale. Il bene comune (General Welfare) deve avere precedenza
rispetto agli obblighi finanziari creati per foraggiare la bolla speculativa;
2. nuove regole dovranno garantire la stabilità necessaria per la produzione e
il commercio internazionale: a) cambi valutari decisi con accordi tra le nazioni
(fixed exchange rates), evitando le oscillazioni speculative dei mercati; b)
controlli sui trasferimenti di capitali a fine speculativo (capital control),
privilegiando gli investimenti a lungo termine nell’economia produttiva; c) un
sistema creditizio che garantisca investimenti a basso tasso d’interesse e a
lungo termine in infrastrutture, industria ed alta tecnologia (productive credit)
per rompere con la tendenza degli ultimi decenni, in cui si è incoraggiata la
ricerca del profitto facile penalizzando l’attività produttiva;
3. un sistema creditizio e non puramente monetario. Considerando che le Banche
Centrali emettono arbitrariamente moneta per fini di aggiustamento monetario,
occorre creare un sistema che fornisca credito al fine di promuovere lo sviluppo
economico. Questo modello trova le sue origini nella Costituzione degli Stati
Uniti e fu adottato dal segretario al Tesoro Alexander Hamilton, nonché ripreso
dal presidente Lincoln e dal grande presidente Roosevelt nel crac e nella
depressione degli anni Trenta. Il sistema creditizio e non monetario fu l'idea
ispiratrice del sistema di Bretton Woods, che funzionò con successo finché non
fu abbandonato nel 1971 ed oggi viene riproposto dall’economista Lyndon LaRouche».
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1) Jeffrey Garten, «We need a new Gglobal Monetary
Authority», Financial Times, 25 settembre 2008.
2) Nel 2003, un’inchgiesta della BBC ha diomostrato che il mercato unico
europeo, e la futura unione monetaria, sono stati elaborate dal Bilderberg.
Confronta www.propagandamatrix.com/ bbc_radio_4_bilderberg.mp3.
3) Lyndon LaRouche, «New Bretton Woods: russia’s role in a recovery»,
www.larouchepac, 20 agosto 2008.
APPROFONDIMENTO
incatenati a forza all'economia
Per salvaguardare la loro [ della gente ] indipendenza, dobbiamo impedire ai nostri governanti di caricarci di debiti perenni. Dobbiamo fare la nostra scelta fra economia e libertà, fra abbondanza e schiavitù" - Thomas Jefferson.
Il tempo è sempre
più galantuomo e punisce i manipolatori del mercato in maniera sempre più
violenta, nel giro di pochissimi giorni. Appena 10 giorni per umiliare i
supereroi. Il rischio era enorme. Ieri abbiamo cominciato a pagarne le
conseguenze. Quei settecento miliardi comunque non sarebbero bastati. A questo
punto non basterebbero neanche 7 trilioni di carta fresca per sistemare le cose.
Il 27 settembre
Lyndon LaRouche ha ribadito che il piano di salvataggio di Paulson sarebbe stato
destinato a fallire. "Se sarà approvato, questo salvataggio non risolverà
proprio niente. Innescherà un'iperinflazione immediata come quella della
Germania di Weimar, portando alla rovina l’intero sistema bancario, e,
diversamente dalle fantasie di Gordon Brown, non riuscirà a salvare il sistema
bancario britannico che è irrimediabilmente fallito".
E' iniziata come crisi dei mutui subprime, è diventata lo scoppio della bolla immobiliare e la stretta del credito, ha sconvolto il capitalismo americano facendo fallire le più grandi banche d'investimento. Mentre a Washington si cerca di salvare il salvabile con un piano di intervento pubblico da 700 miliardi di dollari, una nuova minaccia incombe sul sistema finanziario statunitense e mondiale: quella dei sempre più americani che non riescono a pagare gli arretrati sulle carte di credito. Molti analisti l'hanno segnalata da tempo. E ora che i tassi di insolvenza stanno raggiungendo livelli di guardia, se ne sta accorgendo anche il Congresso.