ITALIA, UN PAESE MEDIEVALE:

CRONACHE DI NORMALE INUMANITÀ

Quando la mentalità medievale prevale sulla ragione

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

Giuseppe di Bella con la foto del padre

 

 

INTRODUZIONE

Vengo con questa mia a sottoporre all’attenzione sua e della redazione una vicenda di obiettiva, immensa gravità, dato che tocca i pilastri del diritto e della morale prima ancora che la sfera della sanità.

Qui siamo arrivati veramente al demoniaco, come ha osservato qualche commentatore indignato. Prescindiamo dal merito scientifico: altro è l’ambito, anche se persistono gravi questioni morali ed implicazioni che investono la libertà di ricerca e di cura.

Concentriamoci sull’aspetto morale e giuridico.

-    In breve: due pazienti oncologiche (linfoma di H. e mieloma multiplo), Barbara Bartorelli e Flora Nardelli si sottopongono alle cure tradizionali. La prima va in progressione, con pericolo di vita a breve termine; la seconda è invasa da localizzazioni metastatiche e da un secondo tumore primario ad un polmone (causato da chemio e radio).

-    Si rivolgono al Mdb (medico prescrittore: Giuseppe Di Bella) e manifestano chiari e documentati segni di remissione. Entrambe inoltrano, tramite i loro legali, un “ricorso d’urgenza” per ottenere dalla ASL di Bologna i farmaci della terapia Mdb (tutti legittimamente ricompresi nella farmacopea ufficiale).

-    Vincono il ricorso, sulla base non già di autonoma e “profana” valutazione del magistrato, ma di perizie medico-legali da questo disposte, che accertano la remissione.

-    La ASL fa ulteriore ricorso contrario e le due signore  – si badi bene – non solo non riceveranno più una pillola dal SSN, ma dovranno restituire le somme finora sborsate, tramite ASL, dall’erario: rispettivamente più di 40.000€ e 113.000€. Nonostante: a) La comprovata guarigione (Barbara Bartorelli) b) L’ampia remissione accompagnata, contro una prognosi infausta a breve, da 5 anni di sopravvivenza con alta qualità di vita per la signora Nardelli.

-    Le due pazienti non sono in grado di restituire un centesimo. La prima è guarita e non fa più la cura. La seconda deve continuare a curarsi, rischiando in caso contrario la vita. (in camera caritatis: la signora Nardelli è indigente e fatica a pagarsi l’affitto della sua casa).

-    Le terapie tradizionali, che avevano documentatamente fallito, avrebbero comportato un onere almeno di dieci volte superiori (ammesso che le pazienti fossero riuscite a sopravvivere): un ciclo di chemio può superare gli 80.000 €, mentre un mese di cd. “anticorpi monoclonali” (ufficialmente accreditati non di possibilità di guarigione, ma di aumento della sopravvivenza di un periodo da 2 settimane ad un massimo di 6 mesi) possono raggiungere i 120.000€. L’Erario ha quindi risparmiato parecchie centinaia di migliaia di euro. Prescindendo, ribadisco, dal fatto che questi ed altri presìdi fossero falliti.

-    L’argomentazione adottata dai giudici è che la sperimentazione Mdb del ’98 (definita “mediocre” e “non etica” dalla più autorevole rivista scientifica del mondo, il British Medical Journal, editoriale Muller gennaio 1999) aveva sancito l’inefficacia della terapia….. Quindi le signore, che avrebbero dovuto essere, e da tempo, sottoterra in conformità alla prognosi ufficiale, NON possono essere vive in quanto la sperimentazione aveva dato esiti (ufficiali) negativi!! Il dispositivo della sentenza relativa alla signora Nardelli recita che la signora “non avrebbe dovuto curarsi con la cura Di Bella perché nel ’98 si decise che non funzionava” (“Il Giornale”, 13 marzo 2013, pag. 22).

Nemmeno la Costituzione Italiana, che all’articolo 32 stabilisce che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.” può prevalere sui diktat dell’AIFA.  E, volendo arzigogolare ulteriormente sulle pandette, si dimentica pure un sacro e antico precetto: il famoso “in dubio pro reo” non è richiamato, anche se è in gioco la vita, al “in dubio pro aegro”. Evidentemente la condanna alla pena capitale in Italia non è stata abolita (aggiungo che il reato è avere praticato la cura Di Bella!).

Mentre si disserta sull’ufficializzazione della perversione (matrimoni tra omosessuali) e si cerca di incentivare surrettiziamente la pedofilia (adozione da parte di coppie omosessuali), il diritto alla vita, in assenza di alternative e senza aggravi per le casse dello stato, bensì risparmi, è negato. Bisogna vivere o morire a seconda che i burocrati della sanità (gli stessi che ci hanno fatto pagare con le tasse decine di milioni di euro di vaccini per inesistenti pandemie; gli stessi che hanno sancito che l’uranio impoverito è innocuo) mostrino il pollice ritto o verso.

Ripeto: qui non si tratta di una disputa Mdb sì/Mdb no. Non vogliamo né possiamo “propagandare” una terapia che – personalmente – ci ha svuotato le tasche anziché riempirle e che non può continuare ad essere praticata semi-clandestinamente: infatti si punta, con le scarse forze e risorse disponibili, a continuare a pubblicare casistica clinica su riviste scientifiche accreditate, come anche di recente è avvenuto, suscitando l’interesse della comunità scientifica internazionale (finalmente!). I medici Mdb affidabili sono pochissimi e mio fratello, a quasi 72 anni, non è più in grado di fronteggiare, né fisicamente né psicologicamente, la fiumana di malati che chiedono di essere aiutati (il più delle volte reduci disperati dai fallimenti delle cure tradizionali)

La questione è un’altra. Qui si tratta di portare alla disperazione due povere creature che erano già state colpite dalla sventura, e di mettere in reale ed imminente pericolo la vita della seconda (cercheremo di promuovere una raccolta fondi per consentire alla signora di continuare a curarsi).

Questo è un episodio di demoniaca bestialità riconducibile, senza giri di parole, al clan Bilderberg ed alla Spa/Ltd/Gmbh degli Usurai Uniti, attuale ed elitaria forma di manifestazione del Male che oggi imperversa nel mondo.

Fiducioso nel suo interesse, la saluto con profonda stima e cordialità

                                                                                                                                                        Adolfo Di Bella

 

 

Intervista a Barbara Bartorelli a Radio Gamma 5

 

 

Cristo non si è fermato ad Eboli

Una nuova incredibile sentenza condanna una paziente, che

ha praticato con successo il Mdb, a restituire 113.000€.

Fonte web

Il supplizio di San Sebastiano (Sodoma)CI RISIAMO. ENNESIMA CATTIVERIA GRATUITA, GESTO IRRESPONSABILE DA PARTE DEI GIUDICI CHE NEMMENO HANNO VOLUTO ASCOLTARE LE MOTIVAZIONI DELL'AVVOCATO DELLA SIGNORA FLORA NARDELLI. APPENA E' STATO FATTO IL NOME " DI BELLA" E' STATO ESCLAMATO "BOCCIATO".

LA SITUAZIONE E' PARTICOLARMENTE GRAVE, PEGGIO DI QUELLO CHE E' CAPITATO A ME, CONDANNATA ANCHE IO, DOPO DUE RICORSI VINTI PRECEDENTEMENTE CON LA POSSIBILITA' DI CURARMI IL CANCRO CON IL METODO DI BELLA GRATUITAMENTE DOPO IL FALLIMENTO DELLE CURE UFFICIALI, A RISARCIRE L'ASL DI 41 MILA EURO! A FLORA TOGLIERANNO LA CURA, CHE STA FACENDO DA OLTRE 5 ANNI, CHIEDENDOLE INDIETRO LA CIFRA DI 113 MILA EURO! AVETE LETTO BENE, 113 MILA EURO E' IL PREZZO DELLA VITA DI FLORA, PER UNA CURA CHE LE HA PERMESSO DI RESTARE VIVA!!!

AL DI LA' DEI SOLDI, CHE NON RESTITUIREMO PER DUE MOTIVI ESSENZIALI (NON LI ABBIAMO, NON POSSEDIAMO NULLA E NON CI VOGLIAMO PIEGARE A UNA INGIUSTIZIA!) LE CONSEGUENZE PER FLORA, A DIFFERENZA DI ME CHE STO BENISSIMO DA MOLTI ANNI E NON MI CURO PIU'.. E' CHE LEI INVECE LA CURA LA DEVE CONTINUARE.

COME E' POSSIBILE CHE NON SIA STATO NEMMENO PRESO IN CONSIDERAZIONE CHE TOGLIERE LE CURE A UNA PERSONA LA RENDE A RISCHIO DI POTER PEGGIORARE LA SITUAZIONE CHE AD OGGI ERA PERFETTA? MA QUESTO PAESE E' DAVVERO IMPAZZITO. ANZI, NON E' IL PAESE ITALIANO, SONO LE PERSONE CHE LO ABITANO! QUANTI ALTRI SOPRUSI DOVREMO SOPPORTARE? IO DICO BASTA! SE AVETE VOGLIA DI AIUTARE FLORA, VI CHIEDO DI ATTIVARVI SCRIVENDO MAIL DI PROTESTA AL MINISTRO DELLA SALUTE E ALL'ASL DI BOLOGNA ALL'ATTENZIONE DEL DIRETTORE FAUSTO FRANCIA.

SUL SITO SOTTO LA SUA FOTO C' E' UNA CITAZIONE "Il Dipartimento di Sanità Pubblica dell'Azienda USL di Bologna ha la finalità di prevenire le malattie, promuovere, proteggere e migliorare la salute e il benessere dei cittadini" 

E CONTINUA COSì :

Il Dipartimento garantisce:

■attività sanitarie e tecniche, attività di vigilanza, per la tutela della salute in ambiente di vita e di lavoro;

■supporto tecnico agli altri servizi dell'Azienda USL di Bologna nella definizione delle strategie di promozione per la salute, di prevenzione delle malattie e delle disabilità, di miglioramento della qualità della vita;

■supporto tecnico agli Enti Locali e agli altri soggetti coinvolti, in particolare alla Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria, nella promozione della salute e nelle valutazioni di natura epidemiologica.

Si articola in quattro Aree:

■Igiene e Sanità Pubblica (Profilassi Malattie Infettive, Igiene Edilizia e Urbanistica, Igiene Alimenti e Nutrizione, Medicina dello Sport).

■Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (Impiantistica e Antinfortunistica).

■Sanità Pubblica Veterinaria (Sanità Animale, Igiene Alimenti di Origine Animale, Igiene degli Allevamenti e delle Produzioni Zootecniche).

■Analisi, Prevenzione e Comunicazione del Rischio (Promozione della Salute, Epidemiologia Descrittiva, SIRS, Pianificazione e Innovazione, Centro Screenig).

Il direttore è Fausto Francia, la sede della direzione è a San Lazzaro di Savena, Via del Seminario, 1. Tel. 051 6224161/153 /165- Fax 051 6224406. - direzione.generale@ausl.bologna.it - segreteria.direzione.dsp@ausl.bologna.it

SE LEGGETE IL SECONDO PUNTO, "di miglioramento della qualità della vita"  IMPORTANTISSIMO PER TUTTI. USATELA PER SOLLECITARLO AFFINCHE' SI OCCUPI DI NON LASCIARE MORIRE UNA CITTADINA DELLA CITTA' DI CUI E' DIRETTORE SANITARIO! VI RICORDO, PER CHI NON CONOSCESSE LA STORIA DI FLORA NARDELLI, CHE ERA STATA MANDATA A CASA DAGLI ONCOLOGI DELL' UFFICIALE CURA, CHEMIO, RADIO E QUANT'ALTRO, PERCHE' NON VI ERANO PIU' POSSIBILITA'. OLTRE A TUTTO QUELLO CHE AVEVANO GIA' FATTO, CHE L'HA PURE PEGGIORATA, RIMEDIANDOLE UN SECONDO TUMORE OLTRE IL MIELOMA PER CUI ERA IN CURA, OVVERO UN CANCRO AL POLMONE!!! SCEGLIENDO IL METODO DI BELLA HA POTUTO SEGUIRE UNA SPERANZA DI VITA, E HA FATTO BENE VISTO CHE E' ANCORA QUI CON NOI DOPO TANTI ANNI! VI PREGO DI AIUTARLA, IO APRIRO' UN GRUPPO/PAGINA DI SOSTEGNO A FLORA, SONO BENVENUTE TUTTE LE INIZIATIVE CHE VORRETE SUGGERIRE, DICIAMO BASTA AI SOPRUSI DI OGNI SORTA AI DANNI DELLA NOSTRA VITA! GRAZIE!

BARBARA BARTORELLI

LA MAIL DA INVIARE, PER CHI NON SA COSA POTER SCRIVERE E' QUESTA:

direzione.generale@ausl.bologna.it

segreteria.direzione.dsp@ausl.bologna.it

dsp@pec.ausl.bologna.it

All'attenzione del Direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica - AUSL di Bologna

Dott. Fausto Francia

"Egregio Direttore,

Con incredibile costernazione ho appreso la notizia che una cittadina bolognese, la signora Flora Nardelli, ammalatasi ... anni fa di tumore..., nello specifico di mieloma multiplo, è stata condannata dai giudici a restituire alla Asl la cifra di 113.000 Euro, somma che la stessa ha speso per garantire alla donna la terapia che la sta curando e guarendo! Non soltanto: la terapia le verrà sospesa, mettendo a rischio la vita della signora Flora.

A seguito della diagnosi di mieloma multiplo, come purtroppo accade in casi del genere, la donna fu sottoposta alle cure "ufficiali", che si rivelarono del tutto vane e che, anzi, resero ancor più grave una situazione già difficile. Infatti, tali terapie le causarono un ulteriore tumore, ad un polmone. Ancora chemio, radio, trapianto... Finchè, gli stessi medici delle strutture pubbliche a cui si era affidata dichiararono di "arrendersi" a quel che a loro appariva inevitabile, invitando la paziente a rassegnarsi alla... fine!

Forza di carattere e un po' di "fortuna", posero sulla strada di Flora un'altra possibilità, un'alternativa che le diede l'opportunità di continuare a VIVERE: il METODO DI BELLA!

Fu con esso che la donna si riappropriò della vita, in modo dignitoso e pieno, libera di tutte le sofferenze che portano, sempre, le terapie a tutti note: chemio, radio ecc.

La strada intrapresa fu impegnativa ma valida: cosa occorre discutere di fronte all'evidenza di una guarigione che agli stessi medici appariva impossibile?

Oggi la signora Nardelli sta bene e, a dispetto di altre difficoltà che la vita le ha posto davanti, conduce una vita normale. Che ne sarebbe di lei nel momento in cui le venisse tolta la possibilità di continuare la cura?

Giudici e medici, con tale sentenza, si stanno assumendo l'onere e la responsabilità di decidere che la vita di una persona debba avere termine, unicamente per una cieca visione di quella che dovrebbe essere sempre la garanzia della tutela della nostra salute.

La sentenza della signora Nardelli segue di poco una precedente, riguardante un'altra cittadina ancora della provincia di Bologna, condannata a sua volta a resitituire alla Asl i soldi spesi per la Terapia di Bella. Come per la signora Flora, fu un provvedimento d'urgenza ed una successiva sentenza di merito che imposero alla Asl l'erogazione gratuita dei farmaci alla donna.

Il Dipartimento da Lei diretto si pone tra le finalità quella di "prevenire le malattie, promuovere, proteggere e migliorare la salute e il benessere dei cittadini".

E, tra le garanzie, il supporto tecnico agli altri servizi dell'Azienda USL di Bologna nella definizione delle strategie di promozione per la salute, di prevenzione delle malattie e delle disabilità, di miglioramento della qualità della vita.

Nel leggere queste parole, voglio interpretarle nel loro significato più ampio. Pur scontrandoci quotidianamente con una serie interminabile di ingiustizie, si cerca e si chiede uno spiraglio, affinchè una cosa sacra come la vita e pertanto la salute siano finalmente considerate diritto inviolabile di ogni persona!

Chiedo a Lei, da amico/a della signora Flora, di intervenire per risolvere questo "errore", frutto di una pessima e tutt'altro che disinteressata gestione della Sanità e della salute pubblica.

Chiedo a Lei, ancora, di sostenere coloro che, come Flora, si trovano quotidianamente a dover affrontare il difficile e penoso calvario di malattie gravi e che, volendo guarire, desiderano l'assistenza ed il supporto di medici spinti unicamente dall'intento di aiutarli, senza pregiudizi o ostacoli di alcun tipo, ancor meno in relazione alla scelta terapeutica che ognuno di noi dovrebbe poter scegliere liberamente!

Fiducioso/a nel ricevere una Sua risposta positiva, La saluto cordialmente
 

DATA/FIRMA

 

 

Simona Vignali intervista Giuseppe Di Bella convegno "La medicina a una svolta".

 

 

Giudice che vai, cura che trovi Caos sulle terapie per sentenza

Il caso più recente: i magistrati di Torino negano a una donna affetta da un raro morbo

il rimedio concesso al fratello. Ma sono centinaia i destini di malati appesi a un verdetto.

Fonte web

La vita appesa a un giudice. Succede quando si è affetti da malattie rare, valutate incurabili dalla medicina ufficiale. Come la piccola Sofia, tre anni e mezzo, affetta da leucodistrofia metacromatica, che porta a progressiva paralisi e cecità.

Su di lei la cura Vannoni - iniezioni di cellule staminali mesenchimali - messa a punto nei laboratori Stamina di Brescia, aveva portato a sorprendenti miglioramenti. Ma dopo il primo trattamento, un giudice di Firenze aveva imposto di interrompere la terapia. Troppe le perplessità dell'Aifa e del ministero, su Stamina è stata aperta un'inchiesta. Il caso è arrivato in televisione, alla trasmissione Le Iene, ne ha scritto pure Celentano. E lunedì un altro giudice ha dato il via libera alla terapia per Sofia: la piccola potrà curarsi con il metodo Vannoni negli Spedali di Brescia. Altra malattia, stessa richiesta, sentenza opposta. Ieri, a Torino, la corte d'Appello ha rifiutato il metodo Vannoni a una donna colpita dal morbo di Niemann Pick. E pensare che soltanto pochi giorni prima, lo stesso tribunale, l'aveva autorizzata al fratello della donna. Il padre, Luigi Bonavita, si dice «esterrefatto».

Tribunale che vai, cura che trovi. Il motto vale anche per i malati di tumore che scelgono di curarsi con il metodo Di Bella. In questo caso, dopo la sperimentazione del 1998 che ne decretò l'inefficacia (e dunque la non rimborsabilità da parte del sistema sanitario), nelle aule di giustizia si discute se concedere o meno i soldi spesi per i farmaci. Fra provvedimenti d'urgenza, sentenze passate in giudicato, appelli e ricorsi in Cassazione, sono centinaia i casi arrivati nelle aule di giustizia. E sono quindici anni che la legge non è uguale per tutti. C'è chi ottiene la terapia gratis subito, chi la «vince» in appello, chi deve sudare fino alla Cassazione. Al contrario, chi deve pagare tutto di tasca propria, nonostante il reddito basso. Clamorosa e recentissima la vicenda di Flora Nardelli, 49 anni. La corte d'Appello di Bologna (sentenza di pochi giorni fa) ha richiesto alla donna 113mila euro, i soldi spesi per curarsi da un mieloma con la cura Di Bella, dopo che una sentenza del 2006 aveva invece stabilito che aveva diritto alle cure. Nei vari gradi di giudizio i «giudici oncologi» sono uno contro l'altro. «C'è chi prende in considerazione una legge del 1996 che ammette le prescrizioni off label, ossia fuori prontuario - spiega l'avvocato bolognese Cristina Bergamini - e c'è chi proprio non la considera (Di Bella prescrive medicine off label)». E ancora: ci sono togati che si affidano a periti medici per valutare se il paziente effettivamente ha avuto un miglioramento con la terapia discussa e chi invece la boccia tout court, improvvisandosi oncologo.

A Cosenza, il 16 luglio scorso, un malato ha ottenuto il rimborso della terapia in appello, dopo che la richiesta gli era stata rigettata in primo grado. L'uomo, colpito da un tumore del naso e della gola inoperabile, aveva presentato, come prova di riduzione del tumore, gli esami eseguiti allo Ieo, l'Istituto oncologico di Umberto Veronesi. Nel caso del metodo Di Bella può essere determinante risiedere in Puglia. Per risparmiare le spese dei ricorsi in tribunale, la Asl di Taranto, dal 2007 al 2012, ha diramato una circolare ai distretti sanitari chiedendo di distribuire gratuitamente i farmaci «ai cittadini che ne facciano regolare nonché certificata e appropriata richiesta, visto che «la questione della cura Di Bella è per questa azienda una problematica non ancora risolta». E a Foggia, Myriam Infede, 37 anni, ha ottenuto il risarcimento della terapia, perché «i farmaci utilizzati sono approvati dall'Aifa e regolarmente in commercio». E quando le sentenze dei malati di tumore arrivano in Cassazione? Le più recenti, del 2011, affermano che «non compete ai giudici interferire con le decisioni prese dagli organi tecnico-scientifici dello Stato». E così, anche davanti a remissioni da metastasi, i giudici scrivono che «il signor tal dei tali non avrebbe dovuto curarsi con la cura Di Bella perché nel '98 si decise che non funzionava».

Il costo di sette anni di cura Di Bella. Per la corte di Bologna una paziente dovrà versarli alla Asl.

 

 

70 MILIARDI PER INFANGARE DI BELLA A FAVORE

DELL'INDUSTRIA MEDICOFARMACOLOGICA

 

 

“Sì alle staminali”, ma chi ci salva dal Grande Fratello?

Fonte web

“Evviva, – mi scrive stamattina la cara Rita da Foggia – Sofia, la bimba colpita da una malattia degenerativa gravissima potrà curarsi con le staminali”. Sofia ha tre anni, soffre per una Leucodistrofia metacromatica (che porta a progressiva paralisi e cecità) per la quale non esiste cura.

Nel novembre 2012 aveva ricevuto un trattamento con cellule staminali secondo il metodo Vannoni (cellule prelevate dalle ossa del bacino), nel laboratorio “Stamina” di Brescia, ed era stata decisamente meglio. Ma la terapia era stata bloccata. Un fermo no da parte delle autorità perché “non c’era mai stata sperimentazione” e le cellule, paragonate a farmaci (?) da un decreto Ue, “non erano state prodotte in laboratorio”. A ciò si è aggiunto il sommo verdetto dell’Agenzia del farmaco, Aifa: “Il trattamento è dannoso per la salute di Sofia”.

Per fortuna la protesta è arrivata lontano, la mamma di Sofia si è rivolta al ministro della salute Renato Balduzzi, è andata in tivù alla trasmissione Le Iene, ha pure scritto un libro per far conoscere la situazione. E l’altro giorno Celentano ha portato alla ribalta il caso della piccola.

Oggi finalmente sembra che prevalga il buonsenso: il ministro Balduzzi ha annunciato che Sofia continuerà le sue cure, però non dove le ha iniziate, nel laboratorio Stamina di Brescia, ma in un posto autorizzato dall’Aifa (scusate se apro un inciso e mi rivolgo alla fetta dei lettori che chiede lumi sul metodo Di Bella: in Italia non esiste la libertà di cura, medici e ministri obbediscono alle decisioni dell’Aifa, l’agenzia delle case farmaceutiche).

L’incontro di ieri fra i genitori della bimba e il ministro è durato tre ore. Balduzzi ha dichiarato che “non ci sono ostacoli burocratici, ma una costante attenzione da parte del ministero per la validazione scientifica di certe terapie e di ciò che bisogna fare perchè un metodo diventi una cura standard”.

Balduzzi ha detto anche che “non è il ministero a decidere se una terapia deve essere interrotta oppure no: nei mesi scorsi l’Aifa ha avviato accertamenti e ispezioni, mentre la magistratura ha aperto alcune inchieste sulla ’Stamina Foundation’. E i risultati dell’indagini dell’Aifa hanno stabilito che “il trattamento al quale era sottoposta Sofia era dannoso per la sua salute”.

Peccato che l’Aifa non riesca a spiegarci cosa è stato dannoso per Sofia, visto che la piccola con quelle cure è stata subito meglio. Semmai l’incognita è la terapia che le faranno adesso…

Il ministro ha pure dichiarato che “le cure compassionevoli non sono la via per far diventare cavie i malati disperati” …ma come? Se non esiste cura, se la malattia ci porta a morte certa, avremmo il diritto (umano, troppo umano) di provare qualsiasi terapia?

Oltrettutto, nel caso di Sofia, è proprio questa terapia che l’ha fatta stare meglio.

Giù la maschera, Grande Fratello Farmaceutico…

 

 

APPROFONDIMENTO

 

METODO DI BELLA

Lo Staff è aperto alla collaborazione di quanti, medici, biologi, farmacisti, sono interessati alle nuove linee di ricerca sul cancro avviate dagli studi del Prof. Di Bella: per comunicazioni utilizzare la posta elettronica info@metododibella.org oppure il n° telefonico 051-230369. Lo Staff comprende medici che prescrivono il MDB, e che hanno collaborato o sono disponibili a collaborare alla diffusione, illustrazione, affermazione del MDB attraverso Convegni medici, incontri, dibattiti, pubblicazioni. Solo un lavoro di coordinamento, raccolta di dati clinico scientifici e documentali, dara' qualche possibilità di successo, senso e significato ad un'opera finalizzata al riconoscimento, diffusione, e impiego anche nelle strutture pubbliche, del MDB, che si scontra con vari e forti sistemi di potere.