CONTRO DARWIN E IL

 NEODARWINISMO - 2

IL RAZZISMO EUGENETICO DI DARWIN

Per vedere la prima parte clicca qui

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

"Dobbiamo perciò sopportare - sta parlando dell'uomo - gli effetti indubbiamente deleteri della sopravvivenza dei deboli e della propagazione delle loro stirpe" (Darwin).

Da notare che circa un secolo dopo il nazismo fece proprie alcune linee di pensiero insite nel pensiero di darwin, come anche la fondatrice della dell'International Planned Parenthood Federation, Margaret Sanger, che ha fatto dell'eugenetica e della pianificazione famigliare (aborto), il cavallo di battaglia del ricco occidente nei confronti di un terzo mondo povero. Meno persone (povere e inutili) ci sono e più risorse da spartire per i potentati globali ci saranno!

Questo è sostanzialmente la teoria darwiniana applicata non solo alla vita animale, ma anche alla vita umana: i deboli, i malati, i poveri, gli inutili, ecc., non hanno alcun diritto e dignità. In altre parole, se è possibile vanno fatti fuori, con l'aborto, le guerre, le carestie di natura economica, le epidemie, e così via!  

 

 

INTRODUZIONE

1.

Darwin, l'avete letto tutto?

Fonte web

Un articolo mette in rilievo alcuni aspetti del pensiero di Darwin certamente problematici per la nostra sensibilità.

Antonio Gaspari è un collega cattolico che non ha paura di andare contro il "politically correct" in molti campi; in particolare in tutto quello che riguarda ecologia, ambiente e, naturalmente, religione e scienza. Da lui abbiamo ricevuto un articolo che ha pubblicato sul sito di "Ragion Politica", e ve lo proponiamo pensando che possa arricchire il dibattito in corso in queste settimane e questi mesi, e di cui ci siamo anche qualche volta occupati su questo blog. Buona lettura.

Piergiorgio Odifreddi ha scritto un libro per dimostrare che Charles Darwin è un genio, e il Verde Giorgio Celli ha dichiarato a Il Messaggero (28/11/2005) che "a 15-16 anni scoprii Darwin: non un maestro, un santo protettore". Eppure, c'è chi sostiene che nelle scienze sociali Darwin abbia fornito le argomentazioni per sostenere e diffondere il razzismo e l'eugenetica. A questo proposito un'autorità in materia come George Mosse nel suo libro "Il razzismo in Europa: dalle origini all'olocausto" (Laterza. 1994), scrive che i pensatori illuministi, basandosi proprio sulle teorie di Darwin, avevano concepito una nuova forma di razzismo, il "razzismo scientifico". E non è il solo, anche gli storici, Michael Burleigh e Wolfgang Wippermann nel libro "Lo stato Razziale - Germania 1933/1945" (Rizzoli 1992), scrivono che "fu Darwin e non Gobineau l'involontario progenitore dell'ideologia razzista.

A lui si deve infatti la teoria della selezione naturale come meccanismo dell'evoluzione, che sarebbe stata al centro di tutte le successive elaborazioni razziste". Insomma, proprio nell'anno in cui si festeggia il bicentenario della nascita e i 150 anni della pubblicazione delle "Origini delle specie" di Charles Darwin, emerge che il problema non è solo se la teoria evoluzionista nega la teoria dell'esistenza di un Creatore, ma, questione ben più scottante, se la teoria di Darwin applicata alla sociologia porta a gravi derive quali il razzismo, l'eugenetica e la soppressione dei più deboli. Secondo alcuni autori però, l'orrore conosciuto come "darwinismo sociale", sarebbe da attribuire ai suoi seguaci piuttosto che a Darwin. Per cercare di chiarirci le idee siamo andati a leggere esattamente cosa Darwin ha scritto nel libro L'origine dell'Uomo nell'edizione pubblicata da Editori Riuniti nel 1983, e siamo rimasti inorriditi.

In un capitoletto intitolato "Selezione naturale operante nelle nazioni civili" Darwin spiega perché l'uomo civilizzato ha uno svantaggio rispetto al selvaggio, e scrive: "Fra i selvaggi i deboli di corpo e di mente vengono presto eliminati; e quelli che sopravvivono godono in genere di un ottimo stato di salute. D'altra parte, noi uomini civili cerchiamo con ogni mezzo di ostacolare il processo di eliminazione; costruiamo ricoveri per gli incapaci, per gli storpi e per i malati; facciamo leggi per i poveri; e i nostri medici usano la loro massima abilità per salvare la vita di chiunque fino all'ultimo momento. Vi è ragione di credere che la vaccinazione abbia salvato migliaia di persone, che in passato sarebbero morte di vaiolo a causa della loro debole costituzione. Così i membri deboli della società civile si riproducono. Chiunque sia interessato dell'allevamento di animali domestici non dubiterà che questo fatto sia molto dannoso alla razza umana. E' sorprendente come spesso la mancanza di cure o le cure mal dirette portano alla degenerazione di una razza domestica: ma, eccettuato il caso dell'uomo stesso, difficilmente qualcuno è tanto ignorante da far riprodurre i propri animali peggiori" (pag.176). "Dobbiamo perciò sopportare - continua Darwin - gli effetti indubbiamente deleteri della sopravvivenza dei deboli e della propagazione delle loro stirpe" (pag.177).

Abbiamo capito bene? Aiutare i deboli, curare i malati, vaccinare salvare migliaia di persone è un "effetto deleterio" per l'evoluzione della specie? Ma l'autore inglese non ha dubbi, per favorire la selezione naturale in cui il debole deve essere soppresso per favorire il più forte, Darwin ha scritto ancora: "Eppure l'uomo potrebbe mediante la selezione fare qualcosa non solo per la costituzione somatica dei suoi figli, ma anche per le loro qualità intellettuali e morali. I due sessi dovrebbero star lontani dal matrimonio, quando sono deboli di mente e di corpo; ma queste speranze sono utopie, e non si realizzeranno mai, neppure in parte, finché le leggi dell'ereditarietà non saranno completamente conosciute. Chiunque coopererà a questo intento, renderà un buon servigio all'umanità" (pag. 255).

Ed ancora "Il progresso del benessere del genere umano è un problema difficile da risolvere; quelli che non possono evitare una grande povertà per i loro figli dovrebbero astenersi dal matrimonio, perché la povertà non è soltanto un gran male, ma tende ad aumentare perché provoca l'avventatezza del matrimonio. D'altra parte, come ha notato Galton, se i prudenti si astengono dal matrimonio, mentre gli avventati si sposano, i membri inferiori della società tenderanno a soppiantare i migliori" (pag.256). Capito?

Per Darwin se sei povero e debole non dovresti avere diritto a sposarti. In conclusione c'è da chiedersi, ma i grandi estimatori dell'autore inglese, coloro che stanno riempiendo saggi, riviste e libri su Darwin, hanno mai letto quello che ha scritto

 

 

Charles Robert Darwin (1809-1882)

 

 

LA FAVOLA DI DARWIN

2

Fonte web

“Che cosa vedo quando osservo i miei colleghi imbevuti di genetica? Vedo una stretta fedeltà ad una tradizione che risale a Darwin, che funge da articolo di fede fondamentale nell'impostazione che i genetisti danno alla comprensione dell'evoluzionismo.

Il credo recita: abbiamo una comprensione sostanziale di ciò che causa il cambiamento dell'informazione genetica da una generazione all'altra nell'ambito della selezione naturale. Punto. Fine della storia. Abbiamo una teoria semplice ed elegante del cambiamento evolutivo e, se dobbiamo dare retta ai genetisti (e a Darwin), non dobbiamo fare altro che prendere questo modello, basato sulla selezione naturale del cambiamento generazione per generazione ed esportarlo nel tempo geologico..”

Così scrive Niels Eldredge, famosissimo paleontologo evoluzionista nel suo testo “ripensare Darwin” per poi proseguire e sostenere che “...l'ho scoperto nel lontano 1960, quando tentai invano di documentare esempi di quel genere di cambiamento lento e costante che tutti noi pensavamo dovesse esistere, sin da quando Darwin disse che la selezione naturale dovrebbe lasciare proprio tale segnale rivelatore nei fossili. Scoprii invece,..., che le specie non tendono affatto a cambiare granché, rimangono imperturbabilmente e implacabilmente resistenti al cambiamento...” in sostanza lo scienziato famoso per la sua teoria degli equilibri punteggiati insieme al professor S.J Gould confessa che i fossili negano ogni evidente sviluppo da una specie ad un'altra, cioè che la teoria evoluzionista delle piccole variazioni non è dimostrata empiricamente.

La teoria si basa sul fatto che ad un cambiamento che avviene nell'ambito in cui una data specie vive la stessa “evolve”; la specie, quindi, subisce un processo di trasformazione per arrivare ad adattarsi alla nuova situazione. La specie che non è in grado di adattarsi si estinguerebbe per mezzo della selezione naturale. L'immaginazione si scontra con il buonsenso e con la la realtà empirica in quanto sappiamo, ormai con certezza assoluta, che nella grande maggioranza dei casi in risposta al cambiamento le specie, semplicemente, si spostano, emigrano, vanno a vivere in altro luogo.

Questo processo avviene per generazione in tutte le specie e nel caso in cui la specie non riuscisse a trovare un ambiente adatto alle sue caratteristiche si estingue. Proprio il contrario delle teorie di Darwin e degli evoluzionisti.

La risposta dei due ricercatori evoluzionisti (Niels Eldredge – S. J. Gould; teoria degli equilibri punteggiati) che hanno attaccato la teoria classica del gradualismo è un presupposto di difficile dimostrazione che segue più un processo di evoluzione miracolosa che di evoluzione scientifica; infatti, sostengono, che vi sono due periodi da prendere in considerazione, uno di stasi e l'altro di veloce speciazione. Nel primo le specie sono immobili, cioè non hanno nessun tipo di sviluppo evolutivo ma all'improvviso, a causa di molteplici situazioni, si sviluppano cambiamenti evolutivi rapidi da non lasciare traccia nei fossili.

Le risposte, nel campo dei fossili non ci sono, anzi al contrario negano ogni possibilità evolutiva. Gli evoluzionisti continuano a sostenere che per ora la macro-evoluzione si sviluppa in un modo a noi sconosciuto, ma che è l'unica risposta possibile.

Le domande sono ovvie: la scienza è osservazione? E' sperimentazione? E' ricerca? Noi crediamo di si ma non per le teorie evoluzioniste che al contrario crediamo appartengano ad altro settore e precisamente a quello della “religione atea”. Le teorie evoluzioniste si basano su processi sconosciuti che vengono presupposti e immaginati e su un'evoluzione graduale e progressiva che non trova riscontro nei fossili. Più che una teoria scientifica crediamo che si tratti di un dogma naturalista. La favola dell'evoluzione da primate a uomo sta crollando, è ormai palese che le prove di verifica sviluppano risultati che negano ogni possibilità di evoluzione da specie a specie.

Fino a quando gli scienziati evoluzionisti continueranno a raccontarci questa favola?

 

 

DARWIN: una teoria scientifica

non dimostrata dalla scienza.

 

 

 

 

IL NEODARWINISMO È

CONTRO LA SCIENZA

Intervista di M. Luzzi al Dott. Georgiev

Senza entrare nel merito di obiezioni troppo specifiche che non potrebbero essere trattate sufficientemente in questa sede, è possibile conciliare l’attività scientifica con il rifiuto dell’ipotesi neodarwiniana?

Il 23 aprile 2004 la Repulica pubblicava l’intervista di Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina per il 1975. Una delle domande, «Possono esserci oggi buoni biologi e buoni medici, senza lo studio della teoria dell’evoluzione?» era simile alla vostra. Dulbecco rispondeva «Di certo si possono apprendere tutti gli elementi per la conoscenza dell’uomo e degli altri esseri viventi anche senza studiare Darwin».

Dal 1901 al 2008 sono stati consegnati 141 premi Nobel (99 di medicina e 42 di chimica) per contributi fondamentali alla conoscenza degli organismi viventi. Nessuno di questi premi ha alcun rapporto con l’ipotesi neodarwiniana. Solo il premio Nobel di chimica per il 1960, conferito a Willard Frank Libby per la tecnica di datazione con carbonio radioattivo riguardava una metodologia utile per indagare il passato, ma quello archeologico e non quello evolutivo di centinaia di milioni di anni.

Quali sono, ad oggi, i dubbi più rilevanti sul paradigma neodarwiniano? E quali le prove più interessanti che dovrebbero farci considerare aperta la riflessione sul tema?

Il punto debole del paradigma neodarwiniano è nella sua discordanza con i dati delle scienze naturali. Nell’Ottocento si trattava di mancanza di dati in sostegno della teoria, ma oggi è molto peggio: i dati ci sono, però sono discordanti. Ad esempio, Darwin riconosceva il mancato sostegno della paleontologia, ma lo attribuiva all’incompletezza dei ritrovamenti fossili; oggi, però, circa 85% dei mammiferi sono stati trovati anche come fossili.

Le prove più interessanti riguardano il ruolo dei meccanismi darwiniani nella speciazione. Questo ruolo c’è, ma è marginale e produce varianti all’interno di un dato pool genetico, non le trasformazioni postulate da Darwin, in grado di trasformare un microbo in un professore di microbiologia.

La teoria del “disegno intelligente” viene spesso accusata di ridurre il dibattito all’argomentazione del “Dio dei vuoti”, è d’accordo?

Ritengo che l’accusa sia infondata. Più che di «Dio dei vuoti» si tratta di un viaggio di ritorno da Darwin a Platone. Il disegno intelligente non dice che ciò che non conosciamo deve avere origine sopranaturale, dice invece che alcuni aspetti della realtà si spiegano meglio come il prodotto di un progetto intelligente che come prodotto del caso: Platone contro Epicuro, appunto.

Alister McGrath scrive: “il modello scientifico non è in grado di decidere l’ipotesi di Dio, né negativamente né positivamente”. Pur trovandomi d’accordo non posso fare a meno di pensare all’argumentum ad ignorantiam: in che modo la “teiera di Russell” - o più recentemente il “Flying Spaghetti Monster” - sono diversi dall’ipotesi Dio”?

La Teiera invisibile di Russel ed il Mostro volante di spaghetti sono parodie della religione, e le caricature – per quanto divertenti – non sono rappresentazione fedele di un oggetto reale, ma pur sempre caricature. Il ricorso ad entità e presupposti non dimostrabili non è un’esclusiva dell’«ipotesi di Dio».

Nel 1989 John Maddox, per 20 anni direttore della prestigiosa rivista scientifica Nature, pubblicava un editoriale dal titolo «Abbasso il Big Bang» (Down with the Big Bang, Nature, Vol. 340, 10 agosto 1989, p. 425). Uno dei punti d’accusa era che «il Big Bang è un effetto la cui causa non può essere identificata e neanche discussa», e che al momento del big bang «l’Universo, di qualsiasi cosa fosse costituito, deve essere stato uno spazio puntiforme»; in altre parole la teoria inizia da un’entità ed ha una causa né conoscibili né dimostrabili, cioè extrascientifiche, e perciò sconfina nel campo della filosofia. Come si vede, anche il big bang ha la sua «teiera».

L’idea poi di Richard Dawkins, che la teiera è più innocua della religione è infondata: i materialisti, quando ne hanno il potere, discriminano ed hanno anche fisicamente eliminato degli scienziati dissidenti, ad esempio nell’Unione Sovietica.

Il cristianesimo parla dell’esistenza di una “legge morale naturale”: come distinguerla dall’impulso verso il comportamento altruista studiato approfonditamente dall’etologia e dalla sociobiologia in quanto tattica di sopravvivenza e di conservazione della specie (es: le comunità di Pipistrelli Vampiro o i leoni)?

Darwin vedeva nella natura solo una atroce lotta per la sopravvivenza, e questo più di ogni altra considerazione gli ha fatto perdere la fede. Ma io ribalterei la domanda: se il comportamento altruista è così vantaggioso da essere selezionato, perché è così raro tra gli uomini? Per il cristianesimo l’altruismo era lo stato perfetto dell’uomo alla creazione, mentre l’uomo che vediamo oggi è il frutto del peccato e della degenerazione. Semmai la spiegazione evoluzionista è inconsistente, dato che deve spiegare tutti i comportamenti dei viventi, anche quelle di segno opposto, con lo stesso meccanismo.

Il fisico americano Frank J. Tipler ha scritto che a causa delle sue convinzioni religiose riceve, dall’ente universitario per cui lavora, uno stipendio più basso rispetto ai suoi colleghi atei o agnostici. Ritiene possa esistere il rischio di un pregiudizio latente nella comunità scientifica nei confronti degli scienziati credenti?

Non conosco il caso di Tipler, ma a molti è andata peggio. Cito l’ultimo fatto di cronaca, riportato sul quotidiano inglese The Guardian; si può consultare il giornale sul   www.guardian.co.uk/science/2008/sep/16/michael.reiss.resignation.

L’11 settembre 2008 Michael Reiss, professore di educazione scientifica all’Università di Londra e direttore dell’istruzione presso la Royal Society, la più antica società scientifica del mondo, dichiarava pubblicamente che il creazionismo andrebbe insegnato non come un’idea sbagliata, ma come una diversa visione del mondo. Per questa dichiarazione alcuni membri della Royal Society, tra i quali i premi Nobel Sir Harry Kroto e Sir Richard Roberts, hanno chiesto le sue dimissioni da direttore dell’istruzione presso la Società, e il 16 settembre 2008 Reiss ha rassegnato le dimissioni.




Gesuiti al tempo di Lutero tra le fiamme della Riforma.

Ora invece il dibattito nella chiesa sembra essere tra creazionisti

ed evoluzionisti. I Gesuiti, da parte loro, tornano al creazionismo.

 

 

RIVOLUZIONE NELLA CHIESA CATTOLICA (?)

Dalla Genesi a Darwin e ritorno: i gesuiti ora sono creazionisti

Fonte web - di Mihael Georgiev

Pochi giorni prima del Convegno internazionale «L'evoluzione biologica: fatti e teorie. Una valutazione critica 150 anni dopo “L’origine delle specie”», che si è tenuta a Roma dal 3 a 7 marzo 2009 nella prestigiosa Pontificia Università Gregoriana, affidata alla Compagnia di Gesù, i gesuiti hanno manifestato il loro parere sull’origine delle specie. Nel quaderno 3807 del 17 febbraio 2009 della rivista gesuita La civiltà cattolica, a firma di Jean-Pierre Sonnet, S.I., professore dell’Istituto di studi teologici di Bruxelles, leggiamo che

 

«il riferimento ai primi capitoli della Genesi non implica affatto una resa dell’intelligenza. […] I rabbini e i Padri della Chiesa hanno commentato in abbondanza la settimana creatrice […] Genesi 1 potrebbe avere come sottotitolo L’origine delle specie, tanto il disegno divino è legato alla diversità delle specie. Certamente, qui non si tratta del processo di evoluzione delle specie. Se Genesi 1 evoca un processo, questo si deve cercare nella sequenza dei giorni, nel corso dei quali Dio fa sorgere le specie vegetali, le specie animali dell’acqua e dell’aria e quelle della terraferma. […] l’intervento divino non è rivolto a “classi” di animali, ma va diritto alle specie particolari. I vegetali e gli animali appaiono tutti “secondo la propria specie”. E queste specie appaiono “tali quali”, cioè nello stato in cui le incontra lo sguardo dell’uomo. […] Se le specie sono portate ognuna all’esistenza con un intervento immediato di Dio, sono pure create nella loro autonomia. […] Dio crea i viventi affidandoli alla loro autonomia riproduttiva, a ciò che li renderà “uguali” di età in età. […] in un altro testo del Pentateuco, il capitolo 11 del Levitico, diventa pienamente evidente l’argomento del “discorso sulle specie” di Genesi 1 […] Il trattato sugli animali mondi e immondi che si legge in Levitico 11 costituisce infatti una messa in atto sofisticata dei dati e delle distinzioni introdotti in Genesi 1».1

 

Questo è, nel 2009, il punto d’arrivo di un lungo percorso, dalla Genesi a Darwin e ritorno, del quale vale la pena illustrare alcune tappe fondamentali.

 

Solo quattro anni fa, nel 2005, su La civiltà cattolica leggevamo che

 

«Quando un cristiano, divenuto adulto, ritorna con il pensiero a quanto gli è stato insegnato nelle lezioni di catechismo […] si chiede – scettico e sconcertato – se quello che gli è stato detto di Adamo, formato dal fango della terra […] di Eva […] dell’albero del bene e del male […] del serpente che inganna Eva […] non siano che favole per bambini da non prendersi sul serio. Se poi questo cristiano ha raggiunto un livello culturale abbastanza alto; in particolare, se conosce, anche soltanto in maniera elementare, ciò che la scienza oggi insegna sull’origine dell’uomo con la teoria dell’evoluzione, rimarrà scandalizzato dall’atteggiamento della Chiesa che continua a insegnare quella che può apparire una favola per bambini e si convincerà che c’è opposizione tra quanto insegna la fede cristiana e quanto afferma la scienza […] In realtà, è fuorviante prendere alla lettera ciò che è detto circa la formazione dell’uomo e della donna nel secondo capitolo della Genesi, dando della Bibbia una lettura fondamentalista, come sta avvenendo attualmente in alcuni territori degli Stati Uniti, con la conseguenza di opporre la Bibbia alla teoria dell’evoluzione […] Si pone così il problema: circa l’origine dell’uomo, davvero c’è opposizione tra quanto afferma la teoria dell’evoluzione, che la maggior parte degli scienziati ritiene fondata su prove sicure (anche se non mancano gli scienziati seri che rifiutano tale teoria), e quanto viene affermato nella Sacra Scrittura? La risposta è: no. E il motivo è che la Bibbia è un libro che vuol dare non un insegnamento “scientifico”, ma un insegnamento “religioso”. Non vuole, cioè, insegnare “come” storicamente è apparso l’uomo, ma “chi” è l’uomo nel suo rapporto con Dio».2

 

Oltre un secolo fa, in pieno dibattito sulla teoria proposta da Darwin, La civiltà cattolica era la punta di diamante del mondo cristiano nel confronto con il darwinismo. Tra le molte ho scelto la seguente citazione che illustra bene la linea della rivista:

 

«La voce teoria, come tutti sanno, serve a designare la relazione che la mente stabilisce tra un fatto generale e tutti i fatti particolari che ne dipendono. Se questa relazione è sbagliata, la teoria dicesi falsa, senza che per questo cessi d’essere vero il fatto su cui essa poggiava. S’intende quindi la necessità, predicata dagli evoluzionisti e ammessa da tutti gli uomini di senno, di sceverare la verità della teoria da quella del fatto. Questo sceveramento però presuppone sempre la verità del fatto. Ce se neppur questo sussiste; se quel che dicesi fatto è un sogno; se il fondamento stesso della teoria non è provato, né v’ha ombra di speranza che sia mai provato, allora si avrà, non solo una teoria sbagliata, ma ancora una teoria campata nell’aria, degna piuttosto di un visionario o di un cervello indebolito, che di un serio pensatore e di un uomo ragionevole.

 

E ciò vale, sia che quella teoria si difenda quale tesi, sia che si abbracci solo come ipotesi. Poiché sebbene si richiegga più nel primo caso che nel secondo, tuttavia nell’uno e nell’altro è indispensabile che non le manchi il fondamento.

 

Ora dal fin qui detto si fa manifesto, che tale appunto è la teoria dell’evoluzionismo. Essa è un edifizio fantastico e non può qualificarsi meglio se non come un tessuto di paralogismi volgari e di supposizioni arbitrarie non sostenute dai fatti.

 

[Ai] quali non rifinano mai di ripeterci […] che “l’evoluzione non si oppone al domma” e che “si può essere buoni cattolici ed evoluzionisti insieme, rispondiamo, come rispondemmo già l’altra volta, cioè, che il primo impedimento all’ammettere l’evoluzionismo non viene, pei cattolici di studio, dal timore d’andar contro la Bibbia; ma sì bene dalla insussistenza scientifica di quel sistema, che è quanto dire dalla mancanza assoluta di prove di fatto che lo confortino sia come tesi, sia come ipotesi.

 

[…] Il rispetto inoltre dovuto alla Bibbia certamente richiede che non s’interpretino e scontorcano le adorabili parole dell’Eterna Verità alla stregua di gratuite ipotesi, facendole dire oggi, secondo una teoria, quello che dovrà disdire domani secondo un’altra».3

 

Questa – confesso – inaspettata conversione ingrossa le file dei creazionisti e non può che farci piacere.

 

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1 Jean-Pierre Sonnet S.I., «”L’origine delle specie”: Genesi 1 e la vocazione scientifica dell’uomo», La civiltà cattolica, 17 febbraio 2009, anno 160, 3807, pp. 220-232.

2 Giuseppe De Rosa, S.I., «L’Origine dell’uomo secondo la Bibbia», La Civiltà Cattolica, quaderno 3730, 19 novembre 2005, pp. 319, 325.

3 «Evoluzione e dogma», La civiltà cattolica, 1899, serie XVII, volume 5, pp. 45-46.

 

 

Una teoria che fa acqua da tutte le parti...

 

 

Il dibattito sull’Intelligent Design

Fonte web - di Fabrizio Fratus

La maggior parte degli oppositori delle tesi antievoluzioniste sostiene che le teorie che fanno riferimento all’Intelligent Design siano frutto di una trasformazione del creazionismo. Per coloro che ritengono che l’evoluzionismo sia la spiegazione più ovvia e l’unica ammissibile nel campo della scienza, l’Intelligent Design nacque in reazione alla decisione della corte suprema nel 1987 nel processo Edwars-Aguillard che si pronunciò contro l’insegnamento del creazionismo nelle materie scientifiche delle scuole pubbliche. Quindi, per costoro, l’Intelligent Design non è nient’altro che un creazionismo mascherato. Ma la realtà è ben diversa. Le radici dell’Intelligent Design affondano nelle speculazioni filosofiche del “progetto” di Socrate e Platone. Da ricordare che per circa un millennio i filosofi hanno sostenuto che la complessità del "disegno" della natura, che opera per scopi complicati, indichi l'esistenza di un progettista/creatore sovrannaturale; questo è noto come l'argomento teologico dell'esistenza di Dio. Le forme più importanti di questa argomentazione furono espresse da Tommaso d'Aquino nella sua “Summa Theologica[1]”. Lo stesso F.C.S.Shiller, studioso di Oxford, nel 1897 scrisse “non è possibile escludere la supposizione che il processo dell’evoluzione sia guidato da una progetto intelligente”. Il giornalista Larry Witham, pubblicando la storia della controversia tra evoluzionisti e creazionisti, individua le radici della nascita dell’Intelligent Design negli anni ’50 e ’60 quando i biochimici svelavano i segreti del DNA e scoprivano che era parte di un complesso sistema di elaborazione dell’informazione composto da nanotecnologie estremamente sofisticate. Il chimico e filosofo M. Polany fu tra i primi a comprendere l’importanza di tali scoperte e sostenne che “le macchine non possono essere riducibili alla sola fisica e chimica e che ugualmente sono irriducibili le strutture meccaniche degli esseri viventi.”

Partendo dalle idee di M. Polany il biochimico M. Behe in seguito sviluppò la teoria della “complessità irriducibile”. E’ evidente che le considerazioni degli evoluzionisti sulla nascita dell’Intelligent Design sono solamente pretestuose e infondate e nascono dalla volontà di non volersi confrontare con coloro che non ritengono le teorie evoluzioniste come assolute certezze.

M. Denton in “Evolution: A theory in Crisis” specifica bene, con una sua affermazione, la differenza tra creazionismo e Intelligent Design. La sua affermazione dichiara apertamente che l’Intelligent Design non ha origine religiosa: “La conclusione dell’esistenza di un progetto è un’induzione a posteriori basata sulla coerente e spietata applicazione della logica dell’analogia. Questa conclusione può avere implicazioni religiose, ma non dipende da presupposti religiosi.” Il creazionismo si basa su una lettura letterale della Genesi mentre l’Intelligent Design non è basato su presupposti religiosi ma semplicemente deduce che la migliore spiegazione per certe caratteristiche del mondo naturale sia da ricondurre ad una causa intelligente.

L’Intelligent Design non prende in considerazione l’identità del progettista e tanto meno difende la Genesi descritta nella Bibbia. Per questi motivi uno dei più famosi atei inglesi, il filosofo A. Flew, ha abbracciato le tesi dell’Intelligent Design per l’origine della vita. Ma è soprattutto il convegno tenutosi nel mese di novembre del 1996 presso la Biola University di La Miranda[2]che diede un marcata impronta scientifica alla battaglia anti-darwinista dei gruppi protestanti statunitensi. L’impronta del convegno fu assolutamente provocatoria, come dimostra il titolo stesso dell’incontro: “Mere Creation”, col chiaro significato che solo l’idea di creazione poteva spiegare l’esistenza del mondo naturale, della sua varietà, nonchè della perfezione e della sofisticazione delle forme di Vita. Ma alla provocatorietà del convegno si accompagnò anche la varietà delle figure che vi parteciparono: tra i 160 relatori vi furono, infatti, non solo teologi e filosofi ma anche scienziati, tra i quali paleontologi e biologi, biochimici e matematici, insigni titolari di cattedre delle diverse università statunitensi che, a vario titolo, si posero quali oppositori alle teorie darwiniane o neodarwiniane. Si aggiunga che l’ampio risalto e la notevole importanza di tale convegno fu da ascriversi anche al fatto che gli scienziati che vi parteciparono furono in buona parte trentenni, vale a dire giovani menti, molte delle quali rappresentative del mondo del lavoro e della migliore metodologia di ricerca e di sperimentazione nei campi più avanzati della scienza.

Tale evento ebbe un’importanza quasi rivoluzionaria ed il tradizionale mondo scientifico, cresciuto e permeato dalla visione evoluzionista, sentendosi attaccato e minacciato, al fine di evitare che le fondamenta del pensiero tradizionale potessero vacillare, cercò di escludere ed emarginare gli oppositori delle teorie darwiniane, accusandoli di avere un atteggiamento oscurantista e dogmatico, ovvero di incomprensibile fideismo, fino ad arrivare a screditarne la competenza scientifica. Grazie a nuove generazioni di scienziati, tale accusa pare ora essersi rovesciata: oggi è l’establishment scientifico che deve difendersi dall’accusa di dogmatismo, di oscurantismo e di aprioristica negazione delle prove poste a supporto scientifico della contestazione delle teorie darwiniane. Di certo al convegno “Mere Creation” deve riconoscersi il merito di aver dato vita ad un florido e acceso dibattito culturale che sta sempre più acquistando risvolti rivoluzionari ed interesse nel mondo scientifico, occupando ormai anche le pagine di autorevoli riviste scientifiche, come ad esempio quelle del “Boston Review”[3]. Oggi le teorie dell’Intelligent Design sono discusse in ambito accademico ed è probabile che saranno la nuova frontiera della scienza moderna. Da metà degli anni ’90 del secolo scorso le teorie dell’Intelligent Design hanno iniziato a circolare con notevole successo negli Stati Uniti D’america. La tesi centrale della teoria è che il “caso” e la “selezione naturale” non siano in grado di spiegare tutte le caratteristiche degli esseri viventi, l’origine della vita, la complessità delle specie e che solo considerando la volontà di un disegno intelligente; di una progettazione si poteva meglio comprendere e spiegare tutto l’esistente.

Il filosofo inglese A. Flew fece scalpore annunciando che le prove empiriche erano dimostrazione che la complessità dell’universo fosse da ritenersi opera di un’intelligenza superiore. M. Denton[4], con la pubblicazione del suo libro “Evolution: A theory in Crisis”, è da ritenersi colui che ha iniziato la rivolta, nel campo scientifico americano, contro le teorie evoluzioniste. Il suo testo decretava che le scoperte empiriche non dimostravano la validità scientifica del darwinismo, ma al contrario lo bocciavano. Nel testo di Denton si elencavano moltissimi organi che tramite piccole e successive modificazioni non avrebbero mai potuto formarsi o funzionare.

Era l’inizio della contestazione scientifica delle teorie darwiniane. Per tutti coloro che non accettavano le teorie evoluzioniste M. Denton fu da considerarsi molto importante in quanto non era un credente ma un agnostico e non propose nessun tipo di alternativa all’evoluzionismo, ne contestava solamente la validità come paradigma scientifico e il suo libro fu il primo passo per la creazione del movimento dell’Intelligent Design in quanto era un testo rigorosamente scientifico e non contemplava nessun tipo di creatore. Il movimento nacque grazie ad un docente di diritto dell’Università della California, B. P. Jonhnson[5], che leggendo il libro di R. Dawkins, ateo e forse il più famoso sostenitore delle teorie evoluzioniste al mondo, e il libro di M. Denton rimase perplesso sulle argomentazioni di Dawkins e fu colpito da quelle di Denton. Jonhnson iniziò così una sua personale preparazione sull’argomento e terminato il suo studio organizzò in ambito universitario convegni pubblici con esponenti delle teorie evoluzioniste criticando il darwinismo a 360°. Nel 1991 Jonhnson pubblicò un libro di accusa ai darwinisti sostenendo che gli stessi non fondavano le teorie su prove scientifiche ma su una loro aprioristica adesione al materialismo. È nel 1996 con il biochimico M. Behe[6] che compare la teoria chiamata “disegno intelligente”.

Sul New York Times, il professor Behe, scrisse un articolo dal titolo: “Darwin al microscopio” in cui spiegò che a suo giudizio vi sono meccanismi molecolari di “irriducibile complessità” che con il Darwinismo non possono trovare spiegazione e che solo con l’ipotesi di un progetto intelligente potevano avere risposta. M. Behe portò come esempio alcune funzioni cellulari e la coagulazione del sangue. Più tardi M. Behe illustrò meglio i suo concetti con il libro: “Darwin’s Black Box” dove spiegò meglio tantissimi meccanismi con cui il funzionamento avviene dall’interazione di molte parti dell'organismo e che solo la mancanza di una delle funzioni da parte di un organo non avrebbe permesso il funzionamento del processo in atto. Nasce così la teoria della “complessità Irriducibile” di M. Behe. L’esempio di Behe per fare comprendere al grande pubblico la sua intuizione è quello della trappola per topi. Behe spiega che anche una semplicissima trappola per topi, composta da soli cinque elementi semplicissimi, per funzionare ha necessità che i cinque lementi siano tutti funzionanti, mancandone uno soltanto tutta la trappola diviene inutile e quindi secondo le teorie evoluzioniste o la trappola viene messa in funzione già completa o la selezione naturale non avrebbe mai permesso la sua creazione. La trappola per topi ha solo cinque elementi é di semplicissima concezione, l’organismo umano e animale è estremamente complesso e organizzato.

Per M. Behe il caso e la selezione naturale non possono assolutamente spiegare la complessità degli organismi. Un altro contributo di notevole importanza è il libro del matematico W. Dembsky[7] dal titolo “Mere Creation”  che raccoglie i migliori interventi del convegno svoltosi nel 1997 alla Biola University di Los Angeles. Nel suo testo W. Dembsky fa notare che in molti campi della scienza si fa ricorso all’individuazione di un ‘intervento intelligente, nell’archeologia con il ritrovamento di manufatti e oggetti. Con il programma SETI per l’individuazione di messaggi intelligenti dallo spazio. Alla decifrazione di codici segreti, ai disegni tracciati nelle caverne. W. Dembsky spiega che non si comprende perché la stessa metodologia non possa ritenersi valida anche nelle scienze naturali e che il DNA, che ha notevoli quantità di informazioni, non possa ritenersi creazione di un “ disegno intelligente”. Nel suo libro viene fatta anche una proposta di filtro che identifichi statisticamente se un risultato è figlio di un prodotto dell’intelligenza o del caso. Ad un primo livello si verifica se l’accaduto è altamente probabile, quindi escludendo da subito un’ipotesi di progetto intelligente. Al secondo livello si verifica se è solo mediamente improbabile, come esempio viene riportata una scala reale a poker. Al terzo livello troviamo solo i risultati altamente improbabili e nel caso siano anche “specifici” è logico supporre vi sia una precisa volontà di progettazione. Come esempio viene riportato che se in una partita a carte per cinque volte si verifica una scala reale alla stessa persona in modo consecutivo è più facile supporre con logica che non sia il caso a favorire il giocatore; ma che il giocatore è semplicemente un baro e le scale reali siano frutto di una sua “volontà creatrice”.

Altro grande colpo al paradigma evoluzionista arriva dal testo di J. Wells. Il saggio è una raccolta delle numerevoli frodi che riempiono i testi di biologia. Icone che da decenni sono descritte nei testi di biologia per illustrare la veridicità dell’evoluzionismo: l’esperimento di S. Miller sull’origine della vita, l’albero della vita darwiniano, gli embrioni di E. Haeckel e l’archaepterix (l’ipotetico anello di congiunzione tra rettili e uccelli).

L’esperimento di Miller non riuscì a creare la vita da un brodo primordiale ma riuscì solamente a fare scaturire un aminoacido. In oagni caso vi fu un progetto intelligente ad organizzare l’esperimento, Miller stesso. L’albero della vita darwiniano non ha nessun raffronto con le scoperte della paleontologia in quanto ancora oggi non vi sono stati ritrovamenti di anelli di congiunzione tra specie e specie. Al contrario dalla paleontologia e dai fossili sembrerebbe che le molteplici specie compaiano all’improvviso completamente formate. L’archaepterix, come si è scoperto era solamente un uccello estinto.

Forse, però, la presenza degli embrioni di E. Haeckel è ancora più grave; il genetista voleva dimostrare l’origine comune di tutti i viventi tramite la rassomiglianza tra differenti specie nella prime fasi di vita e comparando i differenti embrioni riprodurre il meccanismo generale di evoluzione da “uno stadio indifferenziato ad uno differenziato”. Ci si scorda si scrivere che E. Haeckel aveva alterato di proposito i disegni degli embrioni e che scelse degli esempi di comodo in diverse fasi del loro sviluppo. Dopo il processo alle scimmie[8], a parti invertite, lo scorso dicembre a Harrisburg[9], si è tenuto il processo contro l’insegnamento delle teorie dell’intelligent designer. Questo processo è servito a fare conoscere in tutto il mondo il dibattito di carattere scientifico/culturale che sta investendo il mondo scientifico americano. In America, il dibattito, è a tutti i livelli, accademico, scolastico e pubblico.

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[1] La Summa Theologica fu composta da Tommaso in sette anni, dal 1266 al 1273 circa, e consta di ben 512 questioni; Dio appare come causa efficiente e finale di tutte le cose . Questa struttura, di forte sapore neoaristotelico, è inquadrabile nello schema della storia sacra, che va dalla creazione, all'incarnazione fino al giudizio finale.

[2] California, Università di Biola, dal 14 al 17 novembre 1996

[3] Autorevolissima rivista del M.I.T. (Massachussets Istitute of Technology)

[4] Lureato in biologia molecolare nel suo testo conclude così: “L’universalità della perfezione e il fatto che dovunque guardiamo, non importa quanto profondamente o quanto lontano, troviamo un’eleganza ed una ingenuità di una qualità trascendente, che mitiga contro l’idea [che tutto è il risultato di] caso… a fianco del livello di ingenuità e complessità esibito dalle macchine molecolari della vita, perfino i nostri manufatti più avanzati sembrano malfatti.  Ci sentiamo umiliati, tanto quanto si sentirebbe l’uomo neolitico alla presenza della tecnologia del ventesimo secolo… Sarebbe illusorio pensare che ciò che vediamo nel presente superi di una sola frazione la totalità del disegno biologico.  Praticamente in ogni settore di ricerca biologica fondamentale i livelli di disegno e di complessità si rivelano più sofisticati man mano che si scoprono, sempre a una frequenza che aumenta parallelamente”.  

[5] Professore di legge presso l'Università di Berkeley, USA, autore del libro uscito nel 1991 e in seconda edizione aggiornata nel 1993, Darwin on Tria

[6] M. Behe, Darwin's Black Box: The Biochemical Challenge to evolution, New York, Simon & Shuster, 1998.

[7] William Dembski, 1998. The Design Inference. Cambridge University Press

[8] John Thomas Scopes (3 agosto 1900 - 1970), insegnante statunitense.All'età di 24 anni, il 25 maggio 1925, fu accusato e processato per violazione del Tennessee's Butler Act, che proibiva di insegnare la supplenza di biologia, avendo egli in realtà un incarico da allenatore di football americano. Nello storico processo chiamato "Scopes Monkey Trial" (Processo delle scimmie), fu difeso da Clarence Darrow e altri dell'ACLU (American Civil Liberties Union) ed accusato da William Jennings Bryan, poi candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Il verdetto finale fu di colpevolezza e John Scopes fu multato per 100 dollari, sentenza che fu poi rivista ed annullata per un vizio di forma. Dopo il processo, Scopes fu prevalentemente impiegato nell'industria del petrolio nel suo paese e in Venezuela. Si tenne a debita distanza dalle scuole.

[9] Nella primavera del 2004 William Buckingham, a capo della commissione scolastica del distretto di Dover, Pennsylvania, annunciò che il nuovo libro di testo delle high school avrebbe reso conto della teoria del “disegno intelligente” a fianco di quella sull’evoluzione. Né nacque una controversia legale che il 26 settembre del 2006 arrivò davanti alla Corte federale di Harrisburg, dove si aprì il processo “Kitzmiller et al vs. Dover Area School District”. Il processo si è concluso con la constatazione che William Buckingham andava contro il primo emendamento della Costituzione americana che vieta di impartire insegnamenti motivati in senso religioso o che hanno come effetto quello di diffondere una fede.

 

 

APPENDICE VIDEO

 

I ritrovamenti fossili smentiscono

l’evoluzione: i video di Harun Yahya

Fonte web

I fossili di organismi viventi si possono dividere in due tipi: quelli di organismi oggi estinti – l’esempio più conosciuto sono i dinosauri – e quelli di animali attualmente esistenti. I fossili del primo gruppo sono uno degli argomenti preferiti dagli evoluzionisti, che li considerano una delle prove dell’avvenuta trasformazione delle specie, cioè dell’evoluzione.

I video dello studioso turco Adnan Oktar, che usa il pseudonimo Harun Yahya, si concentrano invece sul secondo tipo di fossili, quelli degli animali esistenti anche oggi. La loro esistenza costituisce un problema per la teoria dell’evoluzione, tanto più che non si tratta di ritrovamenti isolati: ben 85% degli animali esistenti sono presenti anche come fossili, dal chè si può ragionevolmente concludere che ciò che i fossili possono dirci l’hanno già detto, e quindi i fossili attualmente conosciuti consentono deduzioni importanti che non rischiano di essere smentite da eventuali ulteriori . E poiché molti di questi fossili vengono datati a centinaia di milioni di anni fa, il messaggio è chiaro: se per quasi tutte le specie oggi in vita è dimostrata la mancata evoluzione per periodi così lunghi di tempo, come si può credere che in tempi addirittura più brevi altre forme hanno invece subìto profonde trasformazioni? E che nel giro di pochi milioni di anni un mammifero non meglio identificato si è trasformato addirittura in uomo moderno?

La visione dell’autore dei video differisce dalla nostra per quanto riguarda il momento della creazione. Noi crediamo che le forme di vita sono state create alcune migliaia di anni fa, come indicato nel racconto biblico della creazione, mentre Harun Yahya accetta la scala del tempo dell’evoluzione, quella delle centinaia di milioni di anni. Questo però non cambia le conclusioni che rimangono sfavorevoli alla teoria dell’evoluzione. D’altra parte i fossili sono da sempre un problema per il darwinismo. Darwin stesso riteneva che la mancanza di fossili intermedi fosse l’obiezione più fondata alla sua teoria. Prima di Darwin il padre della paleontologia, Georges Cuvier (1769 – 1832), non vedeva nei fossili alcun indizio a favore dell’evoluzione, e nel 1972, sempre a causa del conflitto tra i ritrovamenti fossili e la teoria dell’evoluzione, Niles Eldredge e Stephen Jay Gould hanno dovuto «reinventare Darwin», proponendo la loro teoria degli equilibri punteggiati. Nel 2007 Harun Yahya ha illustrato lo stesso conflitto nel suo magnifico Atlante della creazione. Poi ha prodotto i sei video che contengono molte delle immagini dell’Atlante, e che potete guardare cliccando i link elencati sotto.