DAVID ANZALONE
IL GIULLARE DEGLI ULTIMI
(a cura di Claudio Prandini)
Premessa
E' con molto piacere che in questo inizio 2014 voglio presentarvi non il solito dossier "polpettone" di attualità, ma qualcosa di più leggero e divertente. Si tratta di un attore comico un po' speciale, che non vi aspettereste di vedere su di un palcoscenico. Si chiama David Anzalone, è spastico, e fa l'attore comico. David calca il teatro con una naturalezza che sconcerta e questo lo dico da spastico come lui. Nel teatro David ha trovato il mezzo idoneo per superare tutti quei complessi che l'handicap, in modo particolare per i celebro lesi, porta con sé. A parte l'handicap in sé il disabile deve far fronte al "clima" culturale della famiglia e della società in cui nasce e cresce. Noi nasciamo e cresciamo già con un "abito" cucito su misura sulla nostra persona. Sei diverso prima di esserlo nel corpo e a partire dal corpo. E' la tua anima che nel tempo si percepisce diversa a causa del corpo e di come il mondo attorno a te, e prima di tutto la tua famiglia, ti vede. Quindi bravo David che attraverso il teatro sta esprimendo il meglio di sé e brava anche a tutta la compagnia che ci sta dietro! (Claudio)
INTRODUZIONE SEMI-SERIA
DI DAVID ANZALONE
Sono nato... Sì lo
ricordo! Uscire da lì, ha lasciato un segno indelebile in me: un amore
sconfinato per il profondo! Sono riconoscente a quell'organo di mia mamma:
grazie mamma!
I primi e unici ricordi che ho sono quelli dell'arrivo nell'asilo d'una
periferia di città periferica, una periferia al quadrato. Floriana, la maestra
giovane e carina, non sapeva che il suo debutto nell'insegnamento sarebbe stato
un vero battesimo di fuoco.
Quel primo anno, si trovò una classe di alunni un po' particolari: io, Mick
Jagger, Jimi Hendrix, la Joplin, Jim Morrison e Fabrizio De Andrè. Sì, era una
classe creata per combattere il disagio sociale nelle periferie! Io, come avrete
intuito, ero il meno a rischio, il più tranquillo...
L'incontro
con i miei compagni di classe non è stato facile, ognuno diceva che da grande
sarebbe diventato qualcuno ed io, che non sapevo neanche a
che cazzo di gioco giocare durante l'ora libera, non sapevo come farmi
accettare.
Poi, un giorno, mi capitò di fare una delle mie solite capriole volanti e mi
ruppi la testa. Corsi dalla Flo che era in classe con gli altri e, con la faccia
coperta di sangue, dissi: "Da grande farò lo Stunt Man!"
In quel momento, anche De André, che era il più solitario, mi corse incontro e
con gli altri sussultò un giro di DO di rispetto, così entrai a pieno titolo nel
clan dei diseredati. Da lì in avanti, quei miei compagni divennero per me veri e
propri maestri con cui condividere le tremende crisi esistenziali che colpiscono
i 3enni.
Giocavo spesso con Mick Jagger che già fregava i foulard alle maestre e, banana
in mano, urlava "Time is on my side" ed io pensavo: "Cazzo, è un grande, ha
ragione, il tempo è dalla nostra parte!"
Sarà scontato cantarlo
a tre anni ma mi caricava un casino! Poi, distruggeva tutte le costruzioni Lego
e, saltandoci sopra, mi ammoniva "Il R'n'R è una danza
sopra le macerie!" Ogni volta, le maestre ci facevano un culo così ma noi lo
rifacevamo sempre, come un rito... Con Jimi facevo una coppia strepitosa! Un
negro ed un handicappato, l'esser contro per eccellenza... Ci dilungavamo in
discussioni di rivolta delle classi deboli, mentre lui già tentava di rollare le
betulle del giardino dell'asilo. Succhiavamo quella pianta dolce e lui partiva
con un manico di scopa facendoci scorrere sopra le dita e sembrava proprio di
sentirli quei suoni acidi e viscerali. Alla fine, tutto sudato, mi confessava
che per lui la chitarra era il prolungamento del pene: è vero, Jimi, magari
tutti gli attori suonassero il proprio corpo-strumento come te!
Il più fuori di testa era certamente Jim Morrison! Non gli stavamo dietro...
Girava sempre per la scuola con il "birillino" di fuori e diceva alle maestre
"Baby, light my fire! Siete tutti schiavi della morale, perchè un alunno non può
trombarsi la maestra?!" E la Flo gli rispondeva: "Te l'accendo io il fuoco, ma
usando come miccia quel filino che hai sotto le mutande di Topolino!"
E lui ribatteva:"Fuggo nelle porte della percezione, ma tornerò! Break on
trought to the other side!" Aveva un sacco di problemi con i genitori... Però,
sicuramente, ci ha insegnato ad allargare gli orizzonti!
Un
rapporto molto intenso l'ho avuto con la Janis, forse perchè era la figa
indiscussa della classe e, come gli altri, ne ero innamorato pazzo. Lei era
veramente mattacchiona e sorrideva sempre ma io sapevo che soffriva tantissimo
per la mancanza d'amore. Io le chiedevo, quando ci nascondevamo ore e ore sotto
la casetta a parlare, perchè non le bastassero i giochi come agli altri e lei mi
diceva sorridendo: "C'è qualcosa di più... Ma noi non siamo figli d'Apollo e
questo qualcosa forse non ci arriverà mai..." Poi cantava 'Piece of my heart' e
io rimanevo come ipnotizzato, tirava fuori il suo biberon di Southern Comfort e
davamo sorsate come poppanti. Da lei ho imparato che ciò che rende affascinante
un essere umano non è la bellezza ma il suo grido per affermare la propria
esistenza.
Sempre in un angolo, in disparte, fuori dal casino, c'era Fabrizio. Lui scriveva
meglio di tutti e non voleva rotture di palle. Anche se passavo più tempo con
gli altri, avevo un gran piacere nello starci assieme, era come se ti tirava
fuori dal casino della classe per farti guardare oltre, almeno per un momento.
E' riuscito a farmi capire che la solitudine è un valore, non dev'essere una
paura.
Comunque, Mick Jagger gli dava dell'autistico...
Così finì il primo anno d'asilo, i miei compagni furono tutti bocciati ma per me
furono la base per capire che non potevo vivere senza comunicare in modo
artistico.
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