di Domenico Savino - fonte web
A margine dell'ultimo intervento del Papa di domenica 2 ottobre, diretto contro un malinteso concetto di tolleranza che vorrebbe relegare Dio nella sfera privata, espungendolo dalla vita pubblica, il «Corriere della Sera» ha voluto rimarcare - in una intervista a Paul Barman, guru del pensiero «liberal» americano - come, al contrario di quanto accade nel «vecchio continente» e in Italia in particolare, il rapporto tra fede e politica in America abbia sempre funzionato: «la religiosità è una delle fondamenta della nostra società: lo fece notare due secoli fa il grande storico francese Alexis de Tocqueville» - spiega Barman.
L'idea dell'America come nazione cristiana e modello da
imitare si è venuta rafforzando anche da noi, al punto che verso posizioni «neo-teocon»
stanno convergendo a marce forzate non solo vecchi cattolici liberali e nuovi
cattolici nazionali, ma anche atei devoti, cattolici-popolari e infine cattolici
un tempo ascritti all'area «tradizionalista».
Denominatore comune di questa «incredibile armata» è la difesa dell'Occidente e
dei suoi valori, contro il duplice pericolo islamista e laicista.
Lo schema, già collaudato e per alcuni ancora vincente, sarebbe quello
utilizzato nella guerra fredda di fronte alla minaccia comunista: serrare i
ranghi e mettersi in marcia dietro la croce, perché - si sa - una bandiera
bisogna pur averla per motivare la truppa… come ai tempi in cui la grossa
borghesia liberale italiana si turò il naso e usò i Comitati Civici come carne
da cannone e le Madonne pellegrine come bandi d'arruolamento.
«E' una battaglia di civiltà», ci vanno ripetendo.
Anzi, per usare le parole di Huntington, il profeta di questa battaglia, è «uno
scontro di civiltà», da combattere contro l'Islam sul fronte esterno e - in
un secondo momento hanno scoperto - contro i laicisti, quinta colonna del
nemico, su quello interno.
I nuovi crociati, anche quelli atei, arruolando arbitrariamente sotto le proprie
bandiere anche il Papa, già innalzano i vessilli di battaglia al grido di: «Dio
lo vuole».
Prima che parta la carica, una modesta domanda: quale Dio?
Perché si fa presto a dire Dio…
E poi, scusate se disertiamo la leva, ma la nostra bussola segna un altro
Occidente.
Partiamo da qui.
Come ai tempi del comunismo?
La tesi della scelta in favore del presunto male minore (se non della
«civiltà cristiana» incarnata e difesa dagli Stati Uniti, tanto cara a certa
«destra cattolica») non regge che superficialmente al confronto della storia.
La battaglia contro il comunismo da parte americana non è stata infatti condotta
in nome della cristianità, ma della democrazia liberale e capitalistica e non in
nome del Vangelo, ma del libero mercato.
E' stata così poco cristiana quella battaglia, che, appena vinta, la fede e la
pratica religiosa in Paesi di consolidata tradizione cattolica (come lo era la
Polonia) è andata scemando.
Il periodico di CL «30 Giorni» nel numero di
agosto/settembre 1990, invece di celebrare con inutile trionfalismo la vittoria
sull' «impero del male» titolava la copertina con una domanda provocatoria: «Chi
ha vinto all'Est?»
E chiosava: «dopo il mitico '89, uno strano '90. Nell'Europa orientale dalle
rovine del comunismo spuntano gli alfieri del liberalismo. E le logge massoniche
riaprono a catena».
E all'interno l' articolo, «Dal comunismo alla massoneria», riportava il
parere dell'autorevole quotidiano parigino Le Monde: «una conseguenza meno
spettacolare ma non meno importante per l'avvenire degli sconvolgimenti avvenuti
nell'Est è la resurrezione della frammassoneria in tutti quei Paesi in cui è
stata soffocata dal comunismo… Il Grande Oriente e la Gran Loggia di Francia
contribuiscono alla liberazione dei paesi dell'Est e favoriscono il risorgere
delle logge massoniche, specialmente in Cecoslovacchia e Ungheria».
Come sia andata a finire si sa: il peggio dell'Occidente
(prostituzione, mafia, pornografia, droga, sfruttamento di minori, ulteriore
lacerazione del tessuto sociale) ha accompagnato una crescita economica iniqua,
in cui la nascita di una classe di nuovi ricchi ha avuto come contraltare lo
sradicamento fisico e la prostituzione morale di quei popoli, già duramente
provati dal brutale materialismo comunista.
Il tragico destino di tante «ragazzine di strada», specie rumene, è lì
testimoniarlo.
Se prima le parole del Vangelo potevano spronare a resistere alla violenza
fisica degli aguzzini comunisti [«non abbiate paura di quelli che uccidono
il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha
il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna»], oggi quelle
stesse parole risuonano come monito verso un malinteso concetto di libertà che
racchiude in sé l'annientamento dello spirito.
La battaglia contro il comunismo fu certamente sacrosanta, a
patto di comprendere però che, al di là delle apparenze, proprio il comunismo è
servito come strumento per operare a livello di masse popolari quello
sradicamento dei sentimenti cristiani e delle identità etniche e nazionali a
favore di astratte visioni materialistiche, internazionaliste, atee, scientiste
e laiciste, che la massoneria non sarebbe mai riuscita da sola a realizzare, ove
si fosse mostrata col proprio volto elitario ed esoterico: esaurito il suo ruolo
strumentale, il comunismo è stato gettato via e additato come causa di
nefandezze, la cui radice giacobina e sanguinaria va ricercata invece proprio
nel luciferismo massonico.
Come scriveva il cardinale Wyszynski: «la Chiesa polacca ha i propri nemici:
non solo nel comunismo, ma anche nella massoneria e nel capitalismo pagano.
[…] La massoneria, questa internazionale dorata, vuole distruggere la Chiesa
(internazionale nera) con l'aiuto dei comunisti (internazionale rossa).
La massoneria vuole sconfiggere il comunismo e la Chiesa. Vorrebbe dunque che
prima di distruggere il comunismo, la Chiesa venisse distrutta dai comunisti».
Il mensile di CL, commentando la disfatta del comunismo, così concludeva. «un'internazionale
è stata distrutta, rimangono le altre due. La battaglia continua».
Appunto.
Peccato che qualcuno se lo scordi.
Si tratta di strani conservatori.
Per tornare all'America occorre allora rammentare che gli uomini di punta della
nuova «battaglia dei valori e dello scontro di civiltà», Paul Wolfowitz,
Robert Kagan, Richard Perle, Douglas Feith, William Kristol, Donald Rumsfeld e
Dick Cheney, coloro cioè che hanno formato il «think tank» del «Project for the
New American Century», hanno spesso in comune due caratteristiche con gli
intellettuali che guidarono la prese del potere da parte del comunismo in
Russia: una matrice marxista (come è stato fatto giustamente notare questi
signori sono spesso ex-trozkisti) e un'ascendenza non a caso ebraica (ricordiamo
che gran parte dei capi rivoluzionari comunisti furono ovunque di origine
ebraica: Lenin, Trotzkij, Kamenev, Zinoviev, Bela Kuhn, Sverdlov, Rosa Luxemburg,
Karl Liebcnecht e si potrebbe continuare a lungo). (1)
A dispetto del nome che si è data questa cerchia di intellettuali
presenta nella propria elaborazione di pensiero i caratteri di una vera e
propria ideologia rivoluzionaria, analoga, pur se su scala più larga - ci
sentiamo di aggiungere - ad un progetto partorito secoli fa dal grembo del
calvinismo puritano: la realizzazione di un nuovo mondo («nuovo ordine
mondiale») che, in nome del mito del «progresso», instauri sulle punte delle
baionette la democrazia globale, sradicando tutto ciò che ad esso vi si oppone,
per instaurare un'era nuova di libertà, prosperità, pace e sicurezza.
Un'opera titanica, che richiede un'elite rivoluzionaria, in grado di guidare i
popoli verso una «felicità» che essi da soli neppure riuscirebbero a concepire.
Come l'Inghilterra fu il Paese guida dei processi
rivoluzionari che portarono alla fine della vecchia Europa medievale e alla
nascita di quella moderna, così l'America sarà la nazione guida che avvierà il
mondo intero verso il mondo nuovo della post-modernità.
Non è un caso che le due nazioni che guidano oggi in prima fila la coalizione
internazionale siano proprio l'America e l'Inghilterra e che quest'ultima abbia
risposto senza esitazione alla chiamata alle armi dopo l'11 settembre.
L'Europa - acriticamente e semplicisticamente ascritta all'Occidente - dovrebbe,
secondo costoro, marciare dietro la bandiera a stelle e strisce, per estendere
al resto del mondo quella libertà che le sarebbe stata regalata nel corso della
lunga guerra civile europea del secolo scorso, che ha dapprima spazzato via ciò
che restava delle antiche vestigia imperiali e poi ogni ulteriore pretesa di
scrivere da se stessa il proprio destino.
Ogni resistenza dell'Europa ai processi di mondializzazione occidentale è
bollata come opera della vecchia Europa, quasi che l'unità tra Occidente ed
Europa fosse oramai un dogma incontrovertibile.
Ma Europa ed Occidente non sono sinonimi.
E' invece possibile verificare, tanto a livello storico, che di filosofia
politica, come non vi sia affatto continuità tra quella che era la vecchia
Europa cristiana medievale e l'Occidente, perché quest'ultimo nasce proprio
dalla rottura dell'ecumene cattolico.
Questa rottura, tenuta in gestazione dai pauperismi e dai millenarismi ereticali
dei secoli precedenti, venne realizzata dal furore «antiteologico» di Lutero
prima e di Calvino poi.
La frattura teologica, operata dal protestantesimo, spalancò da un punto di
vista filosofico la strada al razionalismo, all'illuminismo, al liberalismo, al
marxismo, al nichilismo e, da un punto di vista politico all'assolutismo, alla
rivoluzione, al laicismo statolatrico, al totalitarismo.
Quale che sia stato nei suoi sviluppi successivi l'esito storico dell'evoluzione
del pensiero moderno, esso ha segnato lungo tutto il cammino della modernità (e
oggi della post-modernità) una cesura, tuttora incolmabile, tra le radici
cattoliche e medievali dell'Europa e la sua deriva occidentalista.
Ciò non fu l'esito inevitabile dell'alternativa tra un
inesistente «oscurantismo immobilista medievale cattolico» da un lato e
modernità dall'altro, perché un'altra modernità sarebbe stata invece e comunque
possibile, ove essa si fosse fondata, elaborando su basi tomiste (ossia
cattoliche) i diritti umani e sui fondamenti della scuola teologico-giuridica di
Salamanca il diritto naturale, in una distinzione, non conflittuale, tra fede e
politica, Chiesa e Stato.
Per come si è venuto realizzando, l'Occidente non è affatto, dunque, il
compimento dell'Europa cattolica, semmai la sua eclissi.
Lo scontro formidabile che soprattutto nel corso del XIX secolo oppose
cattolicesimo e mondo moderno e che ebbe nel Sillabo di Pio IX il suo manifesto
ne sono la conferma più lampante.
La modernità ha divelto le radici di civiltà che il
cattolicesimo aveva piantato e che affondavano nella centralità dell'agire di
Dio nella storia, per piantarle nel terreno contaminato dell'antropocentrismo
laico.
Sicchè non può stupire che esse abbiano prodotto e tuttora producano frutti
avvelenati.
E' nel millenarismo, sotteso alla modernità protestante ed
ereditato dalle eresie anticattoliche medievali, che l'antica concezione
cattolica del diritto naturale è stato pervertita dal pensiero liberale secondo
lo schema normativista e giuspositivista dell'origine, contrattualista del
diritto e delle forme politiche e sociali, che porta oggi a sancire - ad esempio
- la legittimità della soppressione dell'embrione e del malato terminale o
l'affermazione della coppia omosessuale come base della famiglia.
Ed è in questa stessa matrice millenaristica che va ricercata la nascita del
mito della «fine della storia», immaginata dalle utopie rinascimentali, o
additata volta a volta nel «regno della libertà comunista», nella «mistica del
progresso», nel «mondo nuovo» o nell'«uomo nuovo», concepito, oggi come ieri, da
programmi di eugenetica o dalla selezione di individui malati, o
dall'annientamento dei «nemici di classe».
C'è un fiume carsico che riemerge nella modernità, ma non è
affatto - come qualcuno ha immaginato - la purezza del cristianesimo primitivo,
quanto piuttosto la sua contraffazione più antica, l'antica Gnosi di matrice
cabalistica ebraica.
Il profilo dell'occidentalismo disegnato secondo lo schema dell'inveramento
mondano della promessa cristiana di redenzione e liberazione e
dell'instaurazione del regno di pace e sicurezza assomiglia magari all'«era
messianica» del giudaismo, ma, alla luce della fede cattolica, presenta un
inequivocabile sapore «anticristico». (2)
La trasposizione della promessa del regno dall'aldilà all'aldiqua è un inganno
tanto palese nel marxismo, quanto insidioso nel liberismo e che si va
manifestando con maggior evidenza nell'era della globalizzazione.
Stato comunità e Stato leviatano.
Se l'idea di un diritto internazionale «umanitario o globale», di un tribunale
mondiale dei popoli e di un parlamento delle nazioni realizzato attraverso la
Società delle Nazioni e l'ONU già appaiono inquietanti per la pretesa di
istituire un unico giudice mondano della storia, il ruolo unipolare che gli USA
si sono arrogati rimanda - ci si passi l'azzardo - alle terribili immagini della
seconda bestia dell'Apocalisse cui «… fu dato potere sopra ogni stirpe,
popolo, lingua e nazione. L'adorarono tutti gli abitanti della terra…Faceva sì
che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un
marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o
vendere senza avere tale marchio…» (Apocalisse 13, 7 - 8; 13, 16 - 17).
E la cosa appare ancora più inquietante se si pensa come nell'Apocalisse questa
sia la bestia che sale dalla terra, che «fa discendere dal cielo in terra il
fuoco in presenza degli uomini», che «ha corna simili a quelle di un
agnello», ma «parla come un dragone ed esercita tutto il potere della
prima bestia».
Ora è scritto che alla prima bestia «fu data una bocca per proferire parole
d'orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. Essa aprì
la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la
sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. Le fu permesso di far
guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni stirpe,
popolo, lingua e nazione. La terra intera presa d'ammirazione, andò dietro alla
bestia e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e
adorarono la bestia dicendo: 'chi è simile alla bestia e chi può combattere con
essa?».
Questa prima bestia - ci si consenta ancora la suggestione -
è la bestia che sale dal mare, così simile al biblico e mostruoso Leviathan.
Come non ricordare a questo punto che appunto nell'idea dello Stato-Leviathan -
opposta alla dottrina cattolica dello Stato-comunità propria della scuola
cattolica di Salamanca - si afferma la concezione hobbesiana della comunità
politica?
E che il sottotitolo del Levitano di Hobbes è «La materia, la forma e il
potere di uno Stato ecclesiastico e civile»?
Sì, ecclesiastico!
Perché l'uomo artificiale che è lo Stato-Leviatano è capo dello Stato e capo
della Chiesa, e quindi a lui viene trasferito il diritto di interpretazione
delle Scritture.
Essendo egli «legibus solutus», la legge che egli fa, diventa l'unico criterio
del giusto e dell'ingiusto.
E' del tutto casuale questo invocare Dio e le Scritture da
parte dei neocon americani a sostegno delle proprie scelte?
Questo dire che Dio stesso ha ispirato la guerra in Iraq?
E come questo si concilia col carattere liberal-democratico dell'America?
Ce lo spiega Chevallier (3) quando, contrariamente a quello che
si potrebbe pensare, dice che «la costruzione hobbesiana si rivela
straordinariamente favorevole al libero sviluppo delle iniziative private»,
ed è paradigma dell'assolutismo, non già del totalitarismo.
L'America è oggi proprio simile ad un assolutismo oligarchico,
ove - come un tempo sotto quello monarchico - il ruolo dei parlamenti è
progressivamente svuotato di ogni consistenza reale.
In fondo il «tenere consilium» era un obbligo dei monarchi medievali, senza il
rispetto dei quali per la teorica cattolica del tempo il sovrano si trasformava
in tiranno, con la conseguente legittimazione del tirannicidio.
Non si obietti che l'America è comunque il Paese più
pluralista del mondo: il controllo del pensiero, che peraltro oggi è facilissimo
ottenere mediante un pluralismo di facciata e i «circenses» mediatici, non
interessa il Leviatano. (4)
Gli basta la sottomissione alla legge che egli decreta.
La retorica umanitarista e filantropica della cosiddetta «democrazia liberale»
rende palesi dunque a ben vedere i presupposti filosofico-giuridici su cui in
realtà si fonda: la maschera normativista (la legge positiva unico criterio del
giusto e dell'ingiusto) altro non nasconde che il volto brutale dei puri
rapporti di forza: «homo homini lupus».
Non a caso il Papa Benedetto XVI, nel messaggio inviato due giorni fa al convegno «Libertà e laicità», promosso dalla «Fondazione Magna» presieduta dal presidente del Senato Marcello Pera, pur rallegrandosi dell'iniziativa, non ha mancato di richiamare i «teocon» nostrani al fatto che «i diritti fondamentali non vengono creati dal legislatore, ma sono inscritti nella natura stessa della persona umana, e sono pertanto rinviabili ultimamente al Creatore».
la strana alleanza dei cattolici
liberal-nazional-popolar-tradizionalisti e degli atei devoti sulla base del
crociano «perché non possiamo non dirci cristiani», assunto come
fondamento dello scontro di civiltà, richiede una nuova fondazione della
post-modernità, che corregga un presupposto che non esiste, cioè la filiazione
dell'Occidente moderno dalla cristianità premoderna.
Lo sanno bene gli americani, che non a caso distinguono i «cristians» dai «catholics».
Sarebbe un atroce beffa del destino se, dopo avere contestato ai «cattolici
democratici» di avere abdicato in nome dei «valori» allo specifico cristiano che
è il Cristo stesso, diluendolo in un irenico abbraccio tra Chiesa e Mondo e
accusando Dossetti, Lazzati e i loro seguaci di cripto-protestantesimo, toccasse
oggi ai «cattolici popolari» e agli ex-«tradizionalisti» «ripetere a destra lo
stesso percorso». (5)
La «trahison des clercs» sarebbe allora completa.
Battaglie comuni meritorie, senza confondersi.
Battaglie come quelle per la vita, quella contro le coppie omosessuali, contro
l'ideologia darwinista, contro certo ecologismo antiumanista, e tante altre,
promosse dalla base di molte denominazioni cristiano-evangeliche, non sono
sufficienti a farsi confondere col «thik tank rivoluzionario» dei neocon.
Anche perché affidarsi all'America di Bush per ripristinare i valori «antichi»,
significa non tenere presente che l'«ambiguità» su cui vengono da costoro
fondati, sarà usata per spazzarli di nuovo via (come già avvenne nella
rivoluzione progressista degli anni '60 dopo il maccartismo del decennio
precedente), secondo oscillanti strategie funzionali, che - non ci stupiremmo -
potrebbero anche vedere gli attuali teorici neocon tornare ad abbracciare le
antiche posizioni «di sinistra», oggi rinnegate per dar vita al «Project for the
New American Century».
Non vorrei si ingenerassero equivoci, però.
Non vogliamo essere confusi con i pacifisti: le battaglie contro il laicismo e
l'invasione islamista - ma non solo quelle - vanno assolutamente combattute.
E tuttavia con bandiere proprie.
E fondamenti propri.
L'irenismo e il libertinismo sono sempre l'altra faccia della medaglia del
fondamentalismo e del moralismo, in una gnostica «coincidentia oppositorum» che
già funzionò nella falsa opposizione tra socialcomunismo e liberalismo.
L'altra faccia del medesimo potere che governa a Washington sventola la bandiera
della pace.
Per parafrasare Messori il cattolicesimo non è solo «et - et», ma anche «neque -
neque».
Torniamo all'inizio.
Si fa presto a dire Dio.
Recita la II costituzione di Anderson, che - si badi! - era un pastore
presbiteriano (6) :
«Un massone è tenuto, per la sua condizione, a obbedire alla legge morale in
quanto vero noachita e, se egli intende rettamente l' 'arte', non sarà mai un
ateo stupido né un libertino irreligioso, né agirà contrariamente alla propria
coscienza. Nei tempi antichi, i 'muratori' cristiani erano obbligati a
conformarsi ai costumi cristiani di ciascun Paese in cui viaggiavano o
lavoravano. Ma la massoneria esisteva in tutte le nazioni, anche di religioni
diverse, essi sono adesso soltanto obbligati ad aderire a quella religione nella
quale tutti gli uomini convengono (lasciando a ogni fratello le sue personali
opinioni); ossia, essere uomini buoni e leali o uomini di onore e di onestà,
quali che siano le denominazioni, religioni o confessioni che servono a
distinguerli: perché tutti concordano sui tre 'articoli' di Noè abbastanza per
preservare il cemento della loggia. In questo modo la massoneria è il loro
centro di unione e il felice mezzo per conciliare persone che, altrimenti,
sarebbero rimaste in perpetuo estranee».
Gorge W. Bush, «christian reborn», membro (come il suo «avversario», il
«cattolico ed ebreo» John Kerry) della loggia «Skull and Bones» all'università
di Yale e figlio di un 33° grado di Rito scozzese antico e accettato sa bene di
quale dio parla.
Anche noi.
Dai tempi dell'antica gnosi lo scontro è tra la religione del Dio che si è fatto
Uomo e la religione dell'uomo che pretende di farsi dio.
La battaglia continua.
San Michele Arcangelo ci sostenga.
1) Già nel 1852, Benjamin Disraeli (1804-1881), di famiglia
israelita trasferitasi da Venezia a Londra, conte di Beaconsfield e Cancelliere
dello Scacchiere britannico, nel corso di un suo celebre discorso ai Comuni,
scriveva a proposito dell' ondata rivoluzionaria che aveva investito l'Europa
nel 1848: «l'influenza degli Ebrei può essere rintracciata nell'ultima
esplosione del principio distruttivo in Europa. Scoppia un'insurrezione contro
la tradizione e l'aristocrazia, contro la religione e la proprietà [...].
L'uguaglianza naturale degli uomini e l'abrogazione della proprietà sono
proclamate da società segrete che formano governi provvisori, e uomini di razza
ebraica si scoprono a capo di ciascuna di esse». Nel 1920 Winston
Churchill, dopo aver sottolineato la preponderante presenza di israeliti nei
posti chiave di potere della Rivoluzione russa, scriveva: «la stessa funesta
importanza ebbero gli ebrei nel breve periodo di terrore durante il quale Bela
Kun fu al potere in Ungheria. Lo stesso fenomeno si è presentato in Germania
(particolarmente in Baviera) per quanto a questa follia è stato concesso di
esasperare la temporanea prostrazione del popolo tedesco. Sebbene in tutti
questi Paesi ci siano molti non ebrei malvagi quanto il peggiore dei
rivoluzionari ebrei, il ruolo giocato da questi ultimi, in rapporto al loro
numero nella popolazione, lascia stupiti».
2) Così è scritto nel Catechismo della Chiesa cattolica:
paragrafo 675: «prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare
attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti
[confronta Luca 18,8; Matteo 24,12 ]. La persecuzione che accompagna il suo
pellegrinaggio sulla terra [confronta Luca 21,12; Giovanni 15,19 - 20 ]
svelerà il 'mistero di iniquità' sotto la forma di una impostura religiosa che
offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo
dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella
dell'Anticristo, cioè di uno pseudo - messianismo in cui l'uomo glorifica se
stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne [confronta 2
Tessalonicesi 2,4 - 12; 1 Tessalonicesi 5,2 - 3; 2 Giovanni 1,7; 1Giovanni 2,18;
1 Giovanni 2,22 ]. Paragrafo 676: Questa impostura anti-cristica si delinea
già nel mondo ogniqualvolta si pretende di realizzare nella storia la speranza
messianica che non può esser portata a compimento che al di là di essa,
attraverso il giudizio escatologico; anche sotto la sua forma mitigata, la
Chiesa ha rigettato questa falsificazione del Regno futuro sotto il nome di 'millenarismo',
[confronta Congregazione per la Dottrina della Fede, Decreto del 19 luglio 1944,
De Millenarismo: Denz. - Schönm., 3839] soprattutto sotto la forma politica
di un messianismo secolarizzato 'intrinsecamente perverso' [confronta Pio
XI, Lettera enciclica Divini Redemptoris, che condanna il 'falso misticismo' di
questa 'contraffazione della redenzione degli umili'; Concilio Ecumenico
Vaticano II, Gaudium et spes, 20 - 21]; paragrafo 677: la Chiesa non entrerà
nella gloria del Regno che attraverso quest'ultima Pasqua, nella quale seguirà
il suo Signore nella sua morte e Risurrezione [confronta Apocalisse 13,8 ].
Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa
[confronta Apocalisse 13,8 ] secondo un progresso ascendente, ma attraverso
una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male [confronta Apocalisse
20,7 - 10 ] che farà discendere dal cielo la sua Sposa [confronta
Apocalisse 21, 2 - 4]. Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la
forma dell'ultimo Giudizio [confronta Apocalisse 20,12] dopo l'ultimo
sommovimento cosmico di questo mondo che passa» [confronta 2Pietro 3,12 -
13 ].
3) J.J. Chevallier, «Storia del pensiero politico», il
Mulino, Bologna, pagina 193.
4) Questa era una preoccupazione dei totalitarismi.
5) Confronta Antonio Socci, Roberto Fontolan, «Tredici
anni della nostra storia», supplemento a il Sabato del 26/03/1988, numero
13, pagine 18 - 20.
6) James Anderson (1680 o 1684 - 1739) è il pastore
presbiteriano che stese le costituzioni delle logge massoniche inglesi.
7) Che Bush padre sia un massone, lo ha rivelato Giuliano Di
Bernardo, Gran Maestro della Massoneria italiana, al quotidiano «La Stampa» (23
marzo 1990).