IL DIO D'AMERICA

 

di Domenico Savino - fonte web

 

A margine dell'ultimo intervento del Papa di domenica 2 ottobre, diretto contro un malinteso concetto di tolleranza che vorrebbe relegare Dio nella sfera privata, espungendolo dalla vita pubblica, il «Corriere della Sera» ha voluto rimarcare - in una intervista a Paul Barman, guru del pensiero «liberal» americano - come, al contrario di quanto accade nel «vecchio continente» e in Italia in particolare, il rapporto tra fede e politica in America abbia sempre funzionato: «la religiosità è una delle fondamenta della nostra società: lo fece notare due secoli fa il grande storico francese Alexis de Tocqueville» - spiega Barman.

L'idea dell'America come nazione cristiana e modello da imitare si è venuta rafforzando anche da noi, al punto che verso posizioni «neo-teocon» stanno convergendo a marce forzate non solo vecchi cattolici liberali e nuovi cattolici nazionali, ma anche atei devoti, cattolici-popolari e infine cattolici un tempo ascritti all'area «tradizionalista».
Denominatore comune di questa «incredibile armata» è la difesa dell'Occidente e dei suoi valori, contro il duplice pericolo islamista e laicista.
Lo schema, già collaudato e per alcuni ancora vincente, sarebbe quello utilizzato nella guerra fredda di fronte alla minaccia comunista: serrare i ranghi e mettersi in marcia dietro la croce, perché - si sa - una bandiera bisogna pur averla per motivare la truppa… come ai tempi in cui la grossa borghesia liberale italiana si turò il naso e usò i Comitati Civici come carne da cannone e le Madonne pellegrine come bandi d'arruolamento.

«E' una battaglia di civiltà», ci vanno ripetendo.
Anzi, per usare le parole di Huntington, il profeta di questa battaglia, è «uno scontro di civiltà», da combattere contro l'Islam sul fronte esterno e - in un secondo momento hanno scoperto - contro i laicisti, quinta colonna del nemico, su quello interno.
I nuovi crociati, anche quelli atei, arruolando arbitrariamente sotto le proprie bandiere anche il Papa, già innalzano i vessilli di battaglia al grido di: «Dio lo vuole».
Prima che parta la carica, una modesta domanda: quale Dio?
Perché si fa presto a dire Dio…
E poi, scusate se disertiamo la leva, ma la nostra bussola segna un altro Occidente.
Partiamo da qui.

Come ai tempi del comunismo?
La tesi della scelta in favore del presunto male minore (se non della «civiltà cristiana» incarnata e difesa dagli Stati Uniti, tanto cara a certa «destra cattolica») non regge che superficialmente al confronto della storia.
La battaglia contro il comunismo da parte americana non è stata infatti condotta in nome della cristianità, ma della democrazia liberale e capitalistica e non in nome del Vangelo, ma del libero mercato.
E' stata così poco cristiana quella battaglia, che, appena vinta, la fede e la pratica religiosa in Paesi di consolidata tradizione cattolica (come lo era la Polonia) è andata scemando.

Il periodico di CL «30 Giorni» nel numero di agosto/settembre 1990, invece di celebrare con inutile trionfalismo la vittoria sull' «impero del male» titolava la copertina con una domanda provocatoria: «Chi ha vinto all'Est?»
E chiosava: «dopo il mitico '89, uno strano '90. Nell'Europa orientale dalle rovine del comunismo spuntano gli alfieri del liberalismo. E le logge massoniche riaprono a catena».
E all'interno l' articolo, «Dal comunismo alla massoneria», riportava il parere dell'autorevole quotidiano parigino Le Monde: «una conseguenza meno spettacolare ma non meno importante per l'avvenire degli sconvolgimenti avvenuti nell'Est è la resurrezione della frammassoneria in tutti quei Paesi in cui è stata soffocata dal comunismo… Il Grande Oriente e la Gran Loggia di Francia contribuiscono alla liberazione dei paesi dell'Est e favoriscono il risorgere delle logge massoniche, specialmente in Cecoslovacchia e Ungheria».

Come sia andata a finire si sa: il peggio dell'Occidente (prostituzione, mafia, pornografia, droga, sfruttamento di minori, ulteriore lacerazione del tessuto sociale) ha accompagnato una crescita economica iniqua, in cui la nascita di una classe di nuovi ricchi ha avuto come contraltare  lo sradicamento fisico e la prostituzione morale di quei popoli, già duramente provati dal brutale materialismo comunista.
Il tragico destino di tante «ragazzine di strada», specie rumene, è lì testimoniarlo.
Se prima le parole del Vangelo potevano spronare a resistere alla violenza fisica degli aguzzini comunisti [«non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna»], oggi quelle stesse parole risuonano come monito verso un malinteso concetto di libertà che racchiude in sé l'annientamento dello spirito.

La battaglia contro il comunismo fu certamente sacrosanta, a patto di comprendere però che, al di là delle apparenze, proprio il comunismo è servito come strumento per operare a livello di masse popolari quello sradicamento dei sentimenti cristiani e delle identità etniche e nazionali a favore di astratte visioni materialistiche, internazionaliste, atee, scientiste e laiciste, che la massoneria non sarebbe mai riuscita da sola a realizzare, ove si fosse mostrata col proprio volto elitario ed esoterico: esaurito il suo ruolo strumentale, il comunismo è stato gettato via e additato come causa di nefandezze, la cui radice giacobina e sanguinaria va ricercata invece proprio nel luciferismo massonico.
Come scriveva il cardinale Wyszynski: «la Chiesa polacca ha i propri nemici: non solo nel comunismo, ma anche nella massoneria e nel capitalismo pagano. […] La massoneria, questa internazionale dorata, vuole distruggere la Chiesa (internazionale nera) con l'aiuto dei comunisti (internazionale rossa). La massoneria vuole sconfiggere il comunismo e la Chiesa. Vorrebbe dunque che prima di distruggere il comunismo, la Chiesa venisse distrutta dai comunisti». 
Il mensile di CL, commentando la disfatta del comunismo, così concludeva. «un'internazionale è stata distrutta, rimangono le altre due. La battaglia continua».
Appunto. 
Peccato che qualcuno se lo scordi.

Si tratta di strani conservatori.
Per tornare all'America occorre allora rammentare che gli uomini di punta della nuova «battaglia dei valori e dello scontro di civiltà», Paul Wolfowitz, Robert Kagan, Richard Perle, Douglas Feith, William Kristol, Donald Rumsfeld e Dick Cheney, coloro cioè  che hanno formato il «think tank» del «Project for the New American Century», hanno spesso in comune due caratteristiche con gli intellettuali che guidarono la prese del potere da parte del comunismo in Russia: una matrice marxista (come è stato fatto giustamente notare questi signori sono spesso ex-trozkisti) e un'ascendenza non a caso ebraica (ricordiamo che gran parte dei capi rivoluzionari comunisti furono ovunque di origine ebraica: Lenin, Trotzkij, Kamenev, Zinoviev, Bela Kuhn, Sverdlov, Rosa Luxemburg, Karl Liebcnecht e si potrebbe continuare a lungo). (1) 
A dispetto del nome che si è data questa cerchia di intellettuali presenta nella propria elaborazione di pensiero i caratteri di una vera e propria ideologia rivoluzionaria, analoga, pur se su scala più larga - ci sentiamo di aggiungere - ad un progetto partorito secoli fa dal grembo del calvinismo puritano: la realizzazione di un nuovo mondo («nuovo ordine mondiale») che, in nome del mito del «progresso», instauri sulle punte delle baionette la democrazia globale, sradicando tutto ciò che ad esso vi si oppone, per instaurare un'era nuova di libertà, prosperità, pace e sicurezza.
Un'opera titanica, che richiede un'elite rivoluzionaria, in grado di guidare i popoli verso una «felicità» che essi da soli neppure riuscirebbero a concepire.

Come l'Inghilterra fu il Paese guida dei processi rivoluzionari che portarono alla fine della vecchia Europa medievale e alla nascita di quella moderna, così l'America sarà la nazione guida che avvierà il mondo intero verso il mondo nuovo della post-modernità.
Non è un caso che le due nazioni che guidano oggi in prima fila la coalizione internazionale siano proprio l'America e l'Inghilterra e che quest'ultima abbia risposto senza esitazione alla chiamata alle armi dopo l'11 settembre.
L'Europa - acriticamente e semplicisticamente ascritta all'Occidente - dovrebbe, secondo costoro, marciare dietro la bandiera a stelle e strisce, per estendere al resto del mondo quella libertà che le sarebbe stata regalata nel corso della lunga guerra civile europea del secolo scorso, che ha dapprima spazzato via ciò che restava delle antiche vestigia imperiali e poi ogni ulteriore pretesa di scrivere da se stessa il proprio destino.
Ogni resistenza dell'Europa ai processi di mondializzazione occidentale è bollata come opera della vecchia Europa, quasi che l'unità tra Occidente ed Europa fosse oramai un dogma incontrovertibile.

Ma Europa ed Occidente non sono sinonimi.
E' invece possibile verificare, tanto a livello storico, che di filosofia politica, come non vi sia affatto continuità tra quella che era la vecchia Europa cristiana medievale e l'Occidente, perché quest'ultimo nasce proprio dalla rottura dell'ecumene cattolico.
Questa rottura, tenuta in gestazione dai pauperismi e dai millenarismi ereticali dei secoli precedenti, venne realizzata  dal furore «antiteologico» di Lutero prima e di Calvino poi.
La frattura teologica, operata dal protestantesimo, spalancò da un punto di vista filosofico la strada al razionalismo, all'illuminismo, al liberalismo, al marxismo, al nichilismo e, da un punto di vista politico all'assolutismo, alla rivoluzione, al laicismo statolatrico, al totalitarismo.
Quale che sia stato nei suoi sviluppi successivi l'esito storico dell'evoluzione del pensiero moderno, esso ha segnato lungo tutto il cammino della modernità (e oggi della post-modernità) una cesura, tuttora incolmabile, tra le radici cattoliche e medievali dell'Europa e la sua deriva occidentalista.

Ciò non fu l'esito inevitabile dell'alternativa tra un inesistente «oscurantismo immobilista medievale cattolico» da un lato e modernità dall'altro, perché un'altra modernità sarebbe stata invece e comunque possibile, ove essa si fosse fondata, elaborando su basi tomiste (ossia cattoliche) i diritti umani e sui fondamenti della scuola teologico-giuridica di Salamanca il diritto naturale, in una distinzione, non conflittuale, tra fede e politica, Chiesa e Stato.
Per come si è venuto realizzando, l'Occidente non è affatto, dunque, il compimento dell'Europa cattolica, semmai la sua eclissi.
Lo scontro formidabile che soprattutto nel corso del XIX secolo oppose cattolicesimo e mondo moderno e che ebbe nel Sillabo di Pio IX il suo manifesto ne sono la conferma più lampante.

La modernità ha divelto le radici di civiltà che il cattolicesimo aveva piantato e che affondavano nella centralità dell'agire di Dio nella storia, per piantarle nel terreno contaminato dell'antropocentrismo laico.
Sicchè non può stupire che esse abbiano prodotto e tuttora producano frutti avvelenati.

E' nel millenarismo, sotteso alla modernità protestante ed ereditato dalle eresie anticattoliche medievali, che l'antica concezione cattolica del diritto naturale è stato pervertita dal pensiero liberale secondo lo schema normativista e giuspositivista dell'origine, contrattualista del diritto e delle forme politiche e sociali, che porta oggi a sancire - ad esempio - la legittimità della soppressione dell'embrione e del malato terminale o l'affermazione della coppia omosessuale come base della famiglia.
Ed è in questa stessa matrice millenaristica che va ricercata la nascita del mito della «fine della storia», immaginata dalle utopie rinascimentali, o additata volta a volta nel «regno della libertà comunista», nella «mistica del progresso», nel «mondo nuovo» o nell'«uomo nuovo», concepito, oggi come ieri, da programmi di eugenetica o dalla selezione di individui malati, o dall'annientamento dei «nemici di classe».

C'è un fiume carsico che riemerge nella modernità, ma non è affatto - come qualcuno ha immaginato - la purezza del cristianesimo primitivo, quanto piuttosto la sua contraffazione più antica, l'antica Gnosi di matrice cabalistica ebraica.
Il profilo dell'occidentalismo disegnato secondo lo schema dell'inveramento mondano della promessa cristiana di redenzione e liberazione e dell'instaurazione del regno di pace e sicurezza assomiglia magari all'«era messianica» del giudaismo, ma, alla luce della fede cattolica, presenta un inequivocabile sapore «anticristico». (2)  
La trasposizione della promessa del regno dall'aldilà all'aldiqua è un inganno tanto palese nel marxismo, quanto insidioso nel liberismo e che si va manifestando con maggior evidenza nell'era della globalizzazione.

Stato comunità e Stato leviatano.
Se l'idea di un diritto internazionale «umanitario o globale», di un tribunale mondiale dei popoli e di un parlamento delle nazioni realizzato attraverso la Società delle Nazioni e l'ONU già appaiono inquietanti per la pretesa di istituire un unico giudice mondano della storia, il ruolo unipolare che gli USA si sono arrogati rimanda - ci si passi l'azzardo - alle terribili immagini della seconda bestia dell'Apocalisse cui «… fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione. L'adorarono tutti gli abitanti della terra…Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio…» (Apocalisse 13, 7 - 8; 13, 16 - 17).
E la cosa appare ancora più inquietante se si pensa come nell'Apocalisse questa sia la bestia che sale dalla terra, che «fa discendere dal cielo in terra il fuoco in presenza degli uomini», che «ha corna simili a quelle di un agnello», ma «parla come un dragone ed esercita tutto il potere della prima bestia».
Ora è scritto che alla prima bestia «fu data una bocca per proferire parole d'orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. Le fu permesso di far guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione. La terra intera presa d'ammirazione, andò dietro alla bestia e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e adorarono la bestia dicendo: 'chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?».

Questa prima bestia - ci si consenta ancora la suggestione - è la bestia che sale dal mare, così simile al biblico e mostruoso Leviathan.
Come non ricordare a questo punto che appunto nell'idea dello Stato-Leviathan - opposta alla dottrina cattolica dello Stato-comunità propria della scuola cattolica di Salamanca - si afferma la concezione hobbesiana della comunità politica?
E che il sottotitolo del Levitano di Hobbes è «La materia, la forma e il potere di uno Stato ecclesiastico e civile»?
Sì, ecclesiastico!
Perché l'uomo artificiale che è lo Stato-Leviatano è capo dello Stato e capo della Chiesa, e quindi a lui viene trasferito il diritto di interpretazione delle Scritture.
Essendo egli «legibus solutus», la legge che egli fa, diventa l'unico criterio del giusto e dell'ingiusto.

E' del tutto casuale questo invocare Dio e le Scritture da parte dei neocon americani a sostegno delle proprie scelte? 
Questo dire che Dio stesso ha ispirato la guerra in Iraq?
E come questo si concilia col carattere liberal-democratico dell'America?
Ce lo spiega Chevallier (3) quando, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, dice che «la costruzione hobbesiana si rivela straordinariamente favorevole al libero sviluppo delle iniziative private», ed è paradigma dell'assolutismo, non già del totalitarismo.
L'America è oggi proprio simile ad un assolutismo oligarchico, ove - come un tempo sotto quello monarchico - il ruolo dei parlamenti è progressivamente svuotato di ogni consistenza reale.
In fondo il «tenere consilium» era un obbligo dei monarchi medievali, senza il rispetto dei quali per la teorica cattolica del tempo il sovrano si trasformava in tiranno, con la conseguente legittimazione del tirannicidio.

Non si obietti che l'America è comunque il Paese più pluralista del mondo: il controllo del pensiero, che peraltro oggi è facilissimo ottenere mediante un pluralismo di facciata e i «circenses» mediatici, non interessa il Leviatano. (4) 
Gli basta la sottomissione alla legge che egli decreta.
La retorica umanitarista e filantropica della cosiddetta «democrazia liberale» rende palesi dunque a ben vedere i presupposti filosofico-giuridici su cui in realtà si fonda: la maschera normativista (la legge positiva unico criterio del giusto e dell'ingiusto) altro non nasconde che il volto brutale dei puri rapporti di forza: «homo homini lupus».

Non a caso il Papa Benedetto XVI, nel messaggio inviato due giorni fa al convegno «Libertà e laicità», promosso dalla «Fondazione Magna» presieduta dal presidente del Senato Marcello Pera, pur rallegrandosi dell'iniziativa, non ha mancato di richiamare i «teocon» nostrani al fatto che «i diritti fondamentali non vengono creati dal legislatore, ma sono inscritti nella natura stessa della persona umana, e sono pertanto rinviabili ultimamente al Creatore».

la strana alleanza dei cattolici liberal-nazional-popolar-tradizionalisti e degli atei devoti sulla base del crociano «perché non possiamo non dirci cristiani», assunto come fondamento dello scontro di civiltà, richiede una nuova fondazione della post-modernità, che corregga un presupposto che non esiste, cioè la filiazione dell'Occidente moderno dalla cristianità premoderna.
Lo sanno bene gli americani, che non a caso distinguono i «cristians» dai «catholics».
Sarebbe un atroce beffa del destino se, dopo avere contestato ai «cattolici democratici» di avere abdicato in nome dei «valori» allo specifico cristiano che è il Cristo stesso, diluendolo in  un irenico abbraccio tra Chiesa e Mondo e accusando Dossetti, Lazzati e i loro seguaci di cripto-protestantesimo, toccasse oggi ai «cattolici popolari» e agli ex-«tradizionalisti»  «ripetere a destra lo stesso percorso». (5) 
La «trahison des clercs» sarebbe allora completa.

Battaglie comuni meritorie, senza confondersi.
Battaglie come quelle per la vita, quella contro le coppie omosessuali, contro l'ideologia darwinista, contro certo ecologismo antiumanista, e tante altre, promosse dalla base di molte denominazioni cristiano-evangeliche, non sono sufficienti a farsi confondere col «thik tank rivoluzionario» dei neocon.
Anche perché affidarsi all'America di Bush per ripristinare i valori «antichi», significa non tenere presente che l'«ambiguità» su cui vengono da costoro fondati, sarà usata per spazzarli di nuovo via (come già avvenne nella rivoluzione progressista degli anni '60 dopo il maccartismo del decennio precedente), secondo oscillanti strategie funzionali, che - non ci stupiremmo - potrebbero anche vedere gli attuali teorici neocon tornare ad abbracciare le antiche posizioni «di sinistra», oggi rinnegate per dar vita al «Project for the New American Century».

Non vorrei si ingenerassero equivoci, però.
Non vogliamo essere confusi con i pacifisti: le battaglie contro il laicismo e l'invasione islamista - ma non solo quelle - vanno assolutamente combattute.
E tuttavia con bandiere proprie.
E fondamenti propri.
L'irenismo e il libertinismo sono sempre l'altra faccia della medaglia del fondamentalismo e del moralismo, in una gnostica «coincidentia oppositorum» che già funzionò nella falsa opposizione tra socialcomunismo e liberalismo.
L'altra faccia del medesimo potere che governa a Washington sventola la bandiera della pace.
Per parafrasare Messori il cattolicesimo non è solo «et - et», ma anche «neque - neque».
Torniamo all'inizio.

Si fa presto a dire Dio.
Recita la II costituzione di Anderson, che - si badi! - era un pastore presbiteriano (6) :
«Un massone è tenuto, per la sua condizione, a obbedire alla legge morale in quanto vero noachita e, se egli intende rettamente l' 'arte', non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso, né agirà contrariamente alla propria coscienza. Nei tempi antichi, i 'muratori' cristiani erano obbligati a conformarsi ai costumi cristiani di ciascun Paese in cui viaggiavano o lavoravano. Ma la massoneria esisteva in tutte le nazioni, anche di religioni diverse, essi sono adesso soltanto obbligati ad aderire a quella religione nella quale tutti gli uomini convengono (lasciando a ogni fratello le sue personali opinioni); ossia, essere uomini buoni e leali o uomini di onore e di onestà, quali che siano le denominazioni, religioni o confessioni che servono a distinguerli: perché tutti concordano sui tre 'articoli' di Noè abbastanza per preservare il cemento della loggia. In questo modo la massoneria è il loro centro di unione e il felice mezzo per conciliare persone che, altrimenti, sarebbero rimaste in perpetuo estranee».

Gorge W. Bush, «christian reborn», membro (come il suo «avversario», il «cattolico ed ebreo»  John Kerry) della loggia «Skull and Bones» all'università di Yale e figlio di un 33° grado di Rito scozzese antico e accettato  sa bene di quale dio parla.
Anche noi.
Dai tempi dell'antica gnosi lo scontro è tra la religione del Dio che si è fatto Uomo e la religione dell'uomo che pretende di farsi dio.
La battaglia continua.
San Michele Arcangelo ci sostenga.



1) Già  nel 1852, Benjamin Disraeli (1804-1881), di famiglia israelita trasferitasi da Venezia a Londra, conte di Beaconsfield e Cancelliere dello Scacchiere britannico, nel corso di un suo celebre discorso ai Comuni, scriveva a proposito dell' ondata rivoluzionaria che aveva investito l'Europa nel 1848: «l'influenza degli Ebrei può essere rintracciata nell'ultima esplosione del principio distruttivo in Europa. Scoppia un'insurrezione contro la tradizione e l'aristocrazia, contro la religione e la proprietà [...]. L'uguaglianza naturale degli uomini e l'abrogazione della proprietà sono proclamate da società segrete che formano governi provvisori, e uomini di razza ebraica si scoprono a capo di ciascuna di esse». Nel  1920 Winston Churchill, dopo aver sottolineato la preponderante presenza di israeliti nei posti chiave di potere della Rivoluzione russa, scriveva: «la stessa funesta importanza ebbero gli ebrei nel breve periodo di terrore durante il quale Bela Kun fu al potere in Ungheria. Lo stesso fenomeno si è presentato in Germania (particolarmente in Baviera) per quanto a questa follia è stato concesso di esasperare la temporanea prostrazione del popolo tedesco. Sebbene in tutti questi Paesi ci siano molti non ebrei malvagi quanto il peggiore dei rivoluzionari ebrei, il ruolo giocato da questi ultimi, in rapporto al loro numero nella popolazione, lascia stupiti».
2) Così è scritto nel Catechismo della Chiesa cattolica: paragrafo 675: «prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti [confronta Luca 18,8; Matteo 24,12 ]. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra [confronta Luca 21,12; Giovanni 15,19 - 20 ] svelerà il 'mistero di iniquità' sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'Anticristo, cioè di uno pseudo - messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne [confronta 2 Tessalonicesi 2,4 - 12; 1 Tessalonicesi 5,2 - 3; 2 Giovanni 1,7; 1Giovanni 2,18; 1 Giovanni 2,22 ]. Paragrafo 676: Questa impostura anti-cristica si delinea già nel mondo ogniqualvolta si pretende di realizzare nella storia la speranza messianica che non può esser portata a compimento che al di là di essa, attraverso il giudizio escatologico; anche sotto la sua forma mitigata, la Chiesa ha rigettato questa falsificazione del Regno futuro sotto il nome di 'millenarismo', [confronta Congregazione per la Dottrina della Fede, Decreto del 19 luglio 1944, De Millenarismo: Denz. - Schönm., 3839] soprattutto sotto la forma politica di un messianismo secolarizzato 'intrinsecamente perverso' [confronta Pio XI, Lettera enciclica Divini Redemptoris, che condanna il 'falso misticismo' di questa 'contraffazione della redenzione degli umili'; Concilio Ecumenico Vaticano II, Gaudium et spes, 20 - 21]; paragrafo 677: la Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest'ultima Pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e Risurrezione [confronta Apocalisse 13,8 ]. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa [confronta Apocalisse 13,8 ] secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male [confronta Apocalisse 20,7 - 10 ] che farà discendere dal cielo la sua Sposa [confronta Apocalisse 21, 2 - 4]. Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell'ultimo Giudizio [confronta Apocalisse 20,12] dopo l'ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa»  [confronta 2Pietro 3,12 - 13 ].
3) J.J. Chevallier, «Storia del pensiero politico», il Mulino, Bologna, pagina 193.
4) Questa era una preoccupazione dei totalitarismi.
5) Confronta Antonio Socci,  Roberto Fontolan, «Tredici anni della nostra storia», supplemento a il Sabato del 26/03/1988, numero 13, pagine 18 - 20.
6) James Anderson  (1680 o 1684 - 1739) è il pastore presbiteriano che stese le costituzioni delle logge massoniche inglesi.
7) Che Bush padre sia un massone, lo ha rivelato Giuliano Di Bernardo, Gran Maestro della Massoneria italiana, al quotidiano «La Stampa» (23 marzo 1990).