ITALIA, PERCHE' FINGI DI NON VEDERE...?
STAI IMPOVERENDO E SFRUTTANDO UN POPOLO
DALLA PELLE NERA E SENZA DIFESE...!
APPELLO PER CHIEDERE AL PARLAMENTO UNA INDAGINE CONOSCITIVA
PER ATTI CONTRO I DIRITTI UMANI DI ENI-AGIP IN NIGERA (vai qui)
A cura di Claudio Prandini
INTERVISTA AL BOSS NIGERIANO CHE LOTTA CONTRO L'ENI
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“È come il paradiso e l’inferno. Loro hanno tutto, noi niente. Se protestiamo, ci mandano i soldati…” (Eghare W. O. Ojhogar) |
PREMESSA
Prima di fare questo "servizio" non credevo che la situazione in Nigeria fosse così grave, anche per colpa di noi italiani! Ho trovato una terra e un popolo violentato da governanti corrotti e fondamentalmente asserviti all'occidente e alle sue compagnie petrolifere, lasciando alla gente non solo le briciole ma soprattutto inquinamento, povertà e fame al popolo del Delta del Niger. Mi sembra di sentire un grido antico che si rinnova anche oggi per troppi luoghi della terra: «Fino a quando gli empi, Signore, fino a quando gli empi trionferanno? Alzati, giudice della terra, rendi la ricompensa ai superbi... Uccidono la vedova e il forestiero, danno la morte agli orfani. Dicono: «Il Signore non vede, il Dio di Giacobbe non se ne cura» (Salmo 93). Sì, alzati giudice della terra per far si che i miti possano finalmente ereditare la terra come tu hai promesso! (Mt 5,5)
Ora, in attesa che misericordia e giustizia facciano il loro corso, mi chiedo cosa possiamo fare noi?! Una cosa: chiedere ai nostri politici una indagine parlamentare per appurare se l'Eni-Agip si sia macchiata di atti che vanno contro i diritti dell'uomo in Nigeria. E' vero o no che l'Italia vende elicotteri da guerra alla Nigeria, che poi il governo locale usa contro i ribelli del Delta petrolifero?
(Vedere qui). E' vero o no che ormai in Nigeria le multinazionali del petrolio rappresentano uno stato nello stato, dove il 90% del petrolio estratto prende il volo e nel paese scarseggia la benzina e la povertà è aumentata negli ultimi anni?(Vedere qui) A queste e ad altre domande dovrebbe rispondere una commissione d'indagine parlamentare seria! Per chiedere un'indagine parlamentare scrivere ai Presidenti della Camera, del Senato e al parlamentare reggiano Pierluigi Castagnetti, ed inoltre al Presidente della Repubblica italiana.
A questo punto vorrei ricordare, sempre a riguardo dell'Agip in Nigeria, che nel 2005 la società italiana venne accusata dall'Unrepresented Nations and Peoples Organization (UNPO), con sede in Olanda, di essere la vera responsabile della demolizione ordinata dal governo di centinaia di case ritenute troppo vicine alle installazioni dell'Agip. L'operazione lasciò 5.000 persone senza tetto e «Dopo l'inizio delle demolizioni in febbraio, Anyakwe Nsirimovu, dell'Institute for Human Rights and Humanitarian Law, aveva stigmatizzato il silenzio della Nigeria Agip Oil Company affermando: “Facciamo appello all'Agip affinché dimostri che le sue affermazioni, secondo cui è una compagnia socialmente responsabile, abbiano qualche significato di fronte ai migliaia di rifugiati davanti alla sua porta di casa. In assenza di azioni, prenderemo ogni iniziativa possibile per informare i proprietari e i clienti di Agip sulla posizione dell’azienda in questa vicenda». L'Agip, da parte sua, nega tutto: «“Non siamo informati di alcuna demolizione di case vicino alle nostre sedi di Port Harcourt. Ignoriamo se stanno avvenendo delle demolizioni e non abbiamo alcun ruolo in questo”»
(vedere qui).
Fatto è «che, nel marzo 2004, Eni è stata esclusa dagli indici per l’investimento socialmente responsabile FTSE4Good (1), perché non soddisfaceva i criteri riguardanti i diritti umani che riguardano due gruppi di imprese a maggior rischio: quelle operanti nel campo delle risorse naturali, come petrolio, gas e miniere, e quelle che hanno una significativa presenza in Paesi con particolari problemi di rispetto dei diritti umani. In particolare, alle società del settore estrattivo veniva richiesto di chiarire la loro posizione sui diritti delle popolazioni indigene e sull’utilizzo di servizi di sorveglianza armati per il controllo di impianti e infrastrutture. Questa notizia è stata pubblicata dal periodico
“rsinews”» (vedere qui).
Per concludere una notizia che la nostra stampa non ci ha mai dato: "Usa, Eni coinvolta in inchiesta SEC su corruzione in Nigeria. Intanto prosegue un'analoga inchiesta della magistratura francese. La Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense ha aperto un’inchiesta su un’ipotesi di corruzione di esponenti del governo nigeriano da parte della società TSKJ, con sede legale nel paradiso fiscale dell’isola portoghese di Madeira e posseduta paritariamente, al 25 per cento, da Snamprogetti Olanda, filiale del Gruppo Eni, da Kellog Browx and Root (KBR), filiale della statunitense Halliburton, oggetto dell’inchiesta [...]"
(vedere qui).
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(1)
FTSE4Good è una serie di
indici utili per gli investitori socialmente responsabili che valuta la
performace finanziaria delle società che rispettano le norme globalmente
riconosciute per quanto riguarda il comportamento delle aziende sul piano
sociale.
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La verità sul
petrolio nigeriano
Nigeria, una terra stuprata anche da noi italiani
Antonella Randazzo - 11 dicembre 2006
A
causa del rapimento di tre italiani, lo scorso 6 dicembre, i telegiornali hanno
parlato della situazione nigeriana, ma senza far comprendere cosa sta accadendo
veramente. Hanno parlato di un paese poverissimo, come se la povertà fosse una
sorta di calamità naturale. Hanno detto che il paese è ricchissimo di petrolio e
di gas, ma non hanno spiegato come mai un paese così ricco di risorse
energetiche sia così povero. Molti documentari e articoli “informativi” sulla
Nigeria (ad esempio la puntata di Leonardo andata in onda su Raitre l’8
dicembre), hanno parlato di estrema “arretratezza” del paese, inducendoci a
pensare che essendo un paese africano non ha avuto lo “sviluppo” dell’Europa. La
giornalista del programma Leonardo disse che: “esistono bande per la
libertà della Nigeria, peccato che esse si mescolino con la comune criminalità”,
facendo intendere che ciò che accade in Nigeria è dovuto alla criminalità
comune. I media alimentano l’etnocentrismo europeo e il razzismo, pur di tenere
nascosta la vera condizione dell’Africa.
La verità è che
il popolo nigeriano è vessato da un sistema criminale che gli sottrae le
ricchezze e lo priva delle condizioni minime di sopravvivenza. L’Agip
partecipa attivamente a questo sistema criminale, pagando milizie paramilitari
che non esitano ad uccidere civili. Nei nostri media fanno notizia soltanto i
rapimenti di persone che lavorano nella struttura petrolifera, mentre le
centinaia di vite spezzate dai paramilitari dell’Eni e delle altre
Corporation non generano alcun interesse. Darne notizia farebbe emergere qualche
dubbio sull’operato delle Corporation che si appropriano delle risorse
dell’Africa. I media (quelle poche volte che danno notizie sull’Africa) parlano
genericamente di “corruzione” dei governi africani, ma non approfondiscono mai
il discorso. Se esistono corrotti devono per forza esistere anche i corruttori e
le vittime. Nessun telegiornale dice che i corruttori sono le Corporation (anche
l’Eni), e che le vittime sono le popolazioni, costrette a vivere in condizioni
di miseria e di degrado a causa della corruzione. La Nigeria è il primo
produttore di petrolio in Africa, e il sesto esportatore nel mondo, ma la
maggior parte della popolazione vive in condizioni di estrema miseria. Oltre il
30% degli abitanti è analfabeta e la disoccupazione tocca livelli del 70%.
L’Agip agisce
con metodi propri dei gangster (come le altre Corporation) e inventa persino
false notizie per depistare e nascondere la verità. La giornalista Anna Pozzi
si è interessata alla situazione dell’Agip in Nigeria e il 30 marzo del
I lavoratori
nigeriani morti a causa di incidenti sono assai numerosi. Alla fine degli anni
Novanta si ebbero diversi incendi nei pozzi dell’Agip, con una quantità
impressionante di persone arse vive, ma i media italiani non se ne occuparono.
Il 21 giugno del 2005, le Comunità del Delta del Niger e i Friends of
the Earth della Nigeria (Era) presentarono all’Alta Corte Federale
della Nigeria una denuncia contro il governo nigeriano, contro la compagnia
petrolifera di Stato (Nigerian National Petroleum Corporation-NNPC) e i
suoi partners (Agip, Shell, Chevron, Esso e Total), per porre fine
alla pratica altamente inquinante del gas flaring, ovvero la combustione
in torcia del gas che fuoriesce dai pozzi petroliferi. Tale pratica, immette
nell’atmosfera una quantità enorme di gas serre. Nel novembre del 2005, un
giudice nigeriano dell’Alta Corte federale ha emesso un documento giudiziario
che considera il gas flaring, come una tecnica che “va contro il diritto
alla vita, alla salute e alla dignità”.
Nel 2004, l’Agip
è stata esclusa dagli indici che indicano l’operato socialmente responsabile
degli investitori (FTSE4Good), per aver demolito una bidonville dove vivevano
5.000 persone, rimaste senza casa. La costruzione degli oleodotti dell’Agip ha
costretto diverse tribù, come gli Otari e gli Iyak a perdere le
loro terre e a rimanere senza alcun mezzo di sostentamento.
Le associazioni per i diritti umani denunciano una lista lunghissima di abusi e
di crimini commessi dalle Corporation contro la popolazione nigeriana.
Le notizie relative ai gruppi di nigeriani che lottano per cambiare la
situazione sono assai frammentarie e confuse. Di sicuro le proteste e le
sollevazioni popolari sono numerose, e ogni Corporation reprime con proprie
milizie private. Le iniziative popolari di protesta sono diverse. Ad esempio,
nel 2002, migliaia di donne delle comunità dello Ijaw, Itsekiri e Ilaje
occuparono alcune strutture della ChevronTexaco per chiedere la fine
dell’inquinamento e il risarcimento per i danni causati. Le donne furono
represse duramente anche se riuscirono a negoziare poche concessioni.
Esistono anche
gruppi di Resistenza indigena organizzata. Il gruppo militante più numeroso è
quello dagli Ijaw, che da tempo cerca di trovare nuovi accordi con le
Corporation, per ottenere una minima redistribuzione della ricchezza che deriva
dalla vendita del greggio.
Negli ultimi anni sono stati organizzati diversi sequestri di personale
nigeriano, europeo e americano. Solo nel 2006, sono avvenuti i sequestri di
almeno 60 persone straniere e nigeriane. Il rapimento dei tre italiani e di un
libanese è avvenuto in seguito ad un attacco alla stazione di pompaggio dell'Agip
nello stato di Bayelsa. Gli ostaggi sono lavoratori della Nigeria Agip
oil company (Naoc), e sono stati catturati in seguito ad un conflitto a fuoco,
in cui le milizie dell’Agip hanno aperto il fuoco e gli assalitori hanno
risposto. Il sito dell’Agip rende noto che un libanese è rimasto ucciso, mentre
tre italiani e un altro libanese sono stati presi in ostaggio.
Ogni caso di
rapimento andrebbe analizzato per verificare se si tratta di bande che hanno
scopi di estorsione oppure di tentativi della Resistenza indigena di negoziare.
Quando chiedono il risarcimento per i danni ambientali o vogliono cambiare la
situazione nigeriana chiedendo di limitare il potere delle Corporation (come nel
recente caso dei tre ostaggi italiani), si tratta della Forza di volontari del
popolo del Delta del Niger (Ndpvf) o di gruppi affini. Secondo fonti Misna,
le autorità locali starebbero trattando con i rapitori, ma non si precisa se c’è
l’intenzione da parte della Corporation di cedere alle richieste dei rapitori.
Lo scopo dei rapimenti è anche quello di far parlare della situazione nigeriana.
Si tratta di un metodo ingenuo se si pensa che le stesse persone che controllano
le Corporation hanno il potere mediatico di manipolare le informazioni. Di
sicuro, queste persone approfittano di questi fatti per criminalizzare gli
indigeni attraverso i media occidentali. Quello che colpisce è che mentre di
solito i giornalisti dei telegiornali corredano le notizie con interviste alla
gente comune oppure alle autorità locali, quando si tratta dell’Africa non
intervistano nessuno e si limitano a far vedere immagini di repertorio. Ciò
avviene principalmente per non far capire qual è la vera situazione del paese. I
media occidentali sono indotti a comportarsi come se il popolo africano non
esistesse, e come se non vi fosse alcun governo locale. Il dramma è che davvero
non esiste alcun vero governo (solo governi fantoccio), e che la vita degli
africani viene considerata priva di valore.
Quasi tutti i
sequestri si sono sempre risolti col rilascio degli ostaggi. Soltanto ad agosto
e a novembre persero la vita un ostaggio nigeriano e un ostaggio britannico,
durante non meglio precisati blitz delle forze governative. Oltre ai rapimenti
vengono attuati anche attacchi alle stazioni petrolifere e sabotaggi.
Occorre essere prudenti nel valutare i gruppi della Resistenza, e considerare
che in tutto il Terzo Mondo vengono creati dalle stesse Corporation falsi
movimenti di resistenza, per terrorizzare la popolazione e screditare ogni lotta
indigena.
Anche il governo
nigeriano utilizza diversi metodi per indebolire la popolazione e costringerla a
rassegnarsi all’ingiustizia e alla povertà. Il 19 giugno del 2003, si verificò
un incidente terribile che provocò la morte di oltre 400 persone, nello stato di
Abia (Nigeria meridionale). Il governatore della regione disse: “Questo
non è un disastro. Questo è un caso di persone che stavano derubando il governo.
E' terribile che esseri umani ne siano coinvolti... gente spinta dalla povertà.
Ho avvertito i leaders tradizionali di questa regione di mettere in guardia [la
popolazione]. Ma certo non si può biasimare gente affamata - possano le loro
anime riposare in pace”.
Colpisce la frase “stavano derubando il governo”, e l’ammissione che la
popolazione vive in estrema povertà. I governi corrotti hanno la caratteristica
di considerare il potere di governo come un’entità esterna al popolo, che tutto
possiede e che tutto può gestire come vuole.
Quel giorno era
accaduto che alcuni nigeriani, spinti dalla disperazione, avevano sottratto
petrolio. In base alle testimonianze, alcune centinaia di persone stavano
sottraendo carburante da un oleodotto che perdeva, all’improvviso, non si sa
come, una scintilla ha provocato l’incendio. Il dubbio è che la falla sia stata
aperta volontariamente. Diversi giorni prima, Innocent Ugoagha, un
membro della tribù Amaokwe, aveva avvertito i responsabili del Consiglio
di governo locale dell’esistenza della falla nell'oleodotto. Dopo il terribile
incidente, il governo si è limitato ad istituire l’ennesimo corpo militare per
arrestare chiunque fosse trovato con taniche di benzina. Secondo
l’organizzazione Environmental Rights Action (Era), si tratta di tecniche
per criminalizzare la popolazione: “Il disastro di Amaokwe si poteva
evitare, invece le autorità di limitano a parlare di sabotaggio: criminalizzare
la popolazione è una comoda scusa”.[1]
Oltre all’Agip,
in Nigeria operano anche
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[1] Il manifesto, 26 settembre 2003.
Nigeria: il gigante del
petrolio senza benzina
Nigrizia - sabato, 26 novembre, 2005
10 novembre 1995. Il regime militare nigeriano
non tollera intromissioni nelle questioni del petrolio
e decide di farla finita con Ken Saro-Wiwa e la sua organizzazione (il Mosop)
che si batte in difesa dei diritti del popolo ogoni, una delle 250 etnie della
Nigeria. Wiwa e altri otto attivisti ogoni, dopo un processo sommario e
un’inverosimile accusa di omicidio, vengono impiccati
nella prigione di Port Harcourt.
Non sono stati dimenticati: lo scorso 10 novembre, in Nigeria e a Londra, ci
sono state manifestazioni per ricordare il loro impegno.
Saro-Wiwa e i suoi hanno avuto il torto di voler vivere con dignità nella
propria terra. Solo che la loro terra si trova nel delta del Niger, una riserva
di greggio tra le più ricche del mondo. Hanno avuto il coraggio di mettersi
contro la Shell e contro la giunta del generale Sani Abacha portando in piazza
nel 1993, nell’Ogoniland, più di 300mila persone per denunciare i disastri
ambientali causati dai continui sversamenti di petrolio, l’impossibilità per gli
ogoni di vivere di agricoltura a causa dell’inquinamento del terreno e
dell’acqua, l’iniqua ripartizione delle risorse petrolifere.
Pur essendo cambiato in meglio lo scenario politico nigeriano, la condizione
degli ogoni e degli altri popoli del delta del Niger non è però migliorata: il
70% della popolazione vive in condizioni di estrema povertà. Amnesty
International e Friends of the Earth hanno di recente pubblicato dei rapporti in
cui dimostrano che in quell’area della Nigeria i diritti umani sono ancora un
miraggio e gli scempi ambientali una regola. Del resto la Nigeria è un serbatoio
petrolifero privilegiato per Europa, Stati Uniti e in misura crescente anche per
la Cina. E mentre il Medio Oriente rimane un’area difficile, la Nigeria e altri
stati africani del Golfo di Guinea continuano ad essere “corteggiati”
dall’Occidente. Corteggiamento che prevede una blanda attenzione per i diritti
dell’uomo in cambio di concessioni per lo sfruttamento di petrolio e gas alle
multinazionali del settore.
Poco importa se Friends of the Earth spiega che la Shell prosegue nella pratica
di bruciare coltivazioni e foreste come misura per limitare gli sversamenti di
petrolio. O se Amnesty International documenta con dovizia di particolari che lo
scorso febbraio, nei dintorni del terminale petrolifero di Escravos, il popolo
degli odioma ha subito uccisioni, stupri e soprusi che vedono coinvolti, con
diversi gradi di responsabilità, il governo nigeriano e le multinazionali
Chevron e Shell.
A guardare quello che succede nel delta del Niger, la repubblica federale della
Nigeria sembrerebbe essere ancora sotto il tallone di una giunta militare, come
è stata quasi sempre dall’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1960. Non è così.
Dal 1999 il presidente si chiama Olusegun Obasanjo, che è un ex militare, ma
anche una personalità stimata sul piano internazionale. Obasanjo è stato eletto
e poi riconfermato nel 2003 sulla base di un programma di riforme piuttosto
denso. Nei primi quattro anni è parso agli osservatori internazionali che
qualche passo in avanti sia stato fatto sia nel rispetto delle libertà
fondamentali sia nel preservare la coesione nazionale sempre traballante per il
complicato insieme di appartenenze religiose ed etniche, oltre che per
l’accavallarsi degli interessi economici.
Era tuttavia chiaro già dall’inizio che il presidente eletto democraticamente
aveva davanti almeno quattro difficili sfide. Prima di tutto rompere con la
“monocultura petrolifera” e diversificare l’attività produttiva: tanto più che
il paese, tolta la fascia saheliana, è in un’area umida favorevole
all’agricoltura e può puntare non solo all’autosufficienza alimentare ma anche
all’esportazione. In secondo luogo combattere la corruzione, vero cancro morale
e civile, per ridare un’accettabile efficienza alle pubbliche amministrazioni e
per far funzionare i servizi: è emblematico che il maggiore produttore di
petrolio dell’Africa non riesce a rifornire di benzina i propri automobilisti.
La terza colossale sfida è quella di ripartire con più equità le entrate
derivate dalla vendita del petrolio che rappresenta il grosso del gettito
fiscale. Infine, porre un freno alla violenza: da quella interconfessionale (nel
Nord 12 stati su 19 hanno adottato la shari’a, la legge islamica, e gli scontri
tra musulmani e cristiani non sono inconsueti) a quella prodotta dalla grande
criminalità (ecomafie, sfruttamento della prostituzione su scala internazionale)
a quella della microcriminalità (Lagos è invivibile per questo). Una cosa è
sicura: Obasanjo ha bisogno che i nigeriani si ricordino di uomini come Ken
Saro-Wiwa. Ed anche noi.
LA SCHEDA:
Quando:
Protettorato britannico dal 1901 e colonia dal 1914, la Nigeria ottenne la
completa indipendenza nel 1960. Dopo due colpi di stato e la sanguinosa guerra
civile che si concluse con la sconfitta nel 1970 della Repubblica del Biafra,
nel 1975 un nuovo colpo di stato senza spargimento di sangue portò al potere
Murtala Ramat Mohammed che promise un rapido ritorno ad un governo civile del
paese, ma fu ucciso durante un fallito golpe. Gli successe il capo del suo
staff, Olusegun Obasanjo e nel 1979 le elezioni, sostanzialmente democratiche,
furono vinte da Shehu Shagari. La Nigeria ricadde sotto governo militare nel
1983 e nel 1993 il generale Sani Abacha prese il potere. Alla sua morte nel
1998, dopo il breve periodo del Consiglio Governante Provvisorio, nel 1999 in
Nigeria si celebrarono le prime elezioni libere in 16 anni nelle quali Olusegun
Obasanjo venne eletto Presidente Federale e fu riconfermato nelle elezioni del
2003.
Dove:
Stato dell'Africa Occidentale situato nel Golfo di Guinea, con oltre 120 milioni
di abitanti la Nigeria è la nazione più popolosa dell'intero continente. Tra i
250 gruppi etnici locali, il gruppo dominante nel nord è quello degli
Hausa-Fulani, la maggioranza dei quali è di religione islamica. Tre etnie hanno
da sempre il controllo politico: Hausa-Fulani al nord, Yoruba nel sudovest, Igbo
nel sudest. La nazione è suddivisa in 36 stati federali ed il reddito pro capite
non raggiunge 300 dollari.
Cosa:
Sui 51 miliardi di barili di riserve accertate in Africa, la Nigeria ne ha 34,3:
oggi produce 2,4 milioni di barili al giorno e già nel 2007 prevede di estrarne
3,2. Ma, in seguito alla crisi dei mercati petroliferi, i governi dei G8 hanno
chiesto alla Nigeria di portare la produzione a 6 milioni di barili al giorno
entro il 2010. I maggiori importatori di greggio nigeriano sono gli Usa,
l’Europa e la Cina. Tra il 2003 e il 2004, le entrate petrolifere nigeriane
hanno sfiorato i 30 miliardi di dollari. Il petrolio rappresenta il 90% delle
esportazioni, l’80% delle entrate statali, il 90% delle riserve in valuta
estera.
APPENDICE
NIGERIA: E' ROSSO DEL SANGUE
OGONI IL PETROLIO
DELLA SHELL
IL TESTAMENTO DI KEN
SARO-WIWA
"Signor Presidente, tutti noi siamo di fronte alla Storia. Io sono un uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente. Così ho dedicato tutte le mie risorse materiali ed intellettuali a una causa nella quale credo totalmente, sulla quale non posso essere zittito.
Non ho dubbi sul fatto che, alla fine, la mia causa vincerà e non importa quanti processi, quante tribolazioni io e coloro che credono con me in questa causa potremo incontrare nel corso del nostro cammino. Né la prigione né la morte potranno impedire la nostra vittoria finale. Non siamo sotto processo solo io e i miei compagni. Qui è sotto processo la Shell. Ma questa compagnia non è oggi sul banco degli imputati. Verrà però certamente quel giorno e le lezioni che emergono da questo processo potranno essere usate come prove contro di essa, perchè io vi dico senza alcun dubbio che la guerra che la compagnia ha scatenato contro l'ecosistema della regione del delta sarà prima o poi giudicata e che i crimini di questa guerra saranno debitamente puniti. Così come saranno puniti i crimini compiuti dalla compagnia nella guerra diretta contro il popolo Ogoni".
Logo contro lo sfruttamento della Shell
in Nigeria - clicca sopra l'immagine
AVVENIMENTI
SHELL: DI TUTTO, DI PIU'
La multinazionale anglo-olandese Shell ha ammesso di aver acquistato, ormai diversi anni fa, armi per dotare la polizia nigeriana dell'equipaggiamento necessario alla difesa dei propri impianti petroliferi. Nega però acquisti recenti. C'è chi la smentisce, è la Humanitiex Nigeria, ditta nigeriana che si occupa d'importazione di armi, che ha chiesto un risarcimento di oltre un milione di dollari accusando la Shell di "rottura di contratto". Nella denuncia presentata all'Alta Corte di Lagos c'è una deposizione scritta e giurata di Gabriel Akinluyi, amministratore unico, nella quale dichiara che la Shell nel 1993 decise di fare un acquisto per rinnovare le armi da fuoco delle forze di sicurezza del paese. NIGRIZIA - APRILE 1996
NESSUNA LIBERTA' PER GLI OGONI
A un anno dall'impiccagione di Ken Saro-Wiwa e di 8 suoi compagni "gli arresti arbitrari, le torture e gli omicidi sono sempre all'ordine del giorno per gli Ogoni", ricorda il giornale nigeriano dell'opposizione Tell. Le testimonianze raccolte dal settimanale lo dimostrano. Robert Azibaola, responsabile di una ONG ambientalista, è stato sottoposto ad un duro interrogatorio per aver chiesto di organizzare un incontro culturale in ricordo di Ken Saro-Wiwa, e gli è stato quindi vietato di tenere riunioni con più di due persone. Akinaa Deesor, produttore radiofonico per l'emittente statale Rivers State Radio è in prigione dal 18 luglio 1996 per aver trasmesso una canzone tradizionale Ogoni. - TELL (Nigeria) - 18 NOVEMBRE 1996
IL CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE DENUNCIA LA SHELL
Con un durissimo rapporto di 196 pagine, intitolato "Ogoni: la lotta continua", il Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC) ha messo sotto accusa il governo nigeriano e la multinazionale petrolifera Shell per oppressione e devastazione ambientale, in particolare nella regione del delta del Niger. A poco più di un anno dall'esecuzione del poeta nigeriano Ken Saro-Wiwa e di altri otto attivisti del MOSOP (Movimento per la Sopravvivenza del Popolo Ogoni), si torna a parlare della drammatica situazione del Paese africano governato dal generale Sanni Abacha e delle pesanti responsabilità delle compagnie petrolifere occidentali nello sfruttamento e nelle condizioni inumane di vita dell'Ogoniland, la regione più colpita dall'inquinamento e dalla repressione governativa.
"Negli scorsi 30 anni, si è stimato che 30 miliardi di dollari di petrolio sono stati estratti dall'Ogoniland, senza alcun relativo beneficio per gli Ogoni. L'Ogoniland è impoverita e gli Ogoni, come altre minoranze produttrici di petrolio, hanno dovuto sopportare l'oltraggio dell'inquinamento ambientale e della devastazione": così il rapporto preparato da Deborah Robinson - membro dello Unit III ("Giustizia, Pace e Creato") del WCC ed inviata in Nigeria per valutare i danni provocati in una regione ricchissima di petrolio, eppure estremamente povera come l'Ogoniland - descrive le condizioni in cui versa il delta del Niger. Le continue trivellazioni, le enormi quantità di gas bruciato, le pioggie acide, lo smaltimento dei fanghi con incrostazioni di petrolio che raggiungono il metro di spessore hanno definitivamente compromesso la situazione ambientale dell'area, colpendone duramente gli oltre 550mila abitanti, come già denunciato dal MOSOP.
A seguito delle proteste e delle denuncie degli Ogoni per lo sfruttamento feroce della loro terra da parte del governo e dei suoi partner commerciali (Shell, Mobil, Chevron), si è scatenata, infatti, una massiccia campagna repressiva che, secondo il rapporto WCC, comprende intimidazioni, sequestri, arresti, torture, agguati e pestaggi tuttora in corso nei confronti di chiunque si azzardi ad intralciare gli affari miliardari delle multinazionali del petrolio. Se si pensa che l'esportazione del greggio rappresenta l'80% circa delle ricchezze del Paese, si capisce immediatamente quali e quanto ingenti siano gli interessi sotto il petrolio nigeriano. - ADISTA - 08 FEBBRAIO 1997
ARROGANZA SHELL
La compagnia anglo-olandese Shell ha portato in tribunale il 21 gennaio 1997 Massimo Corbara di Sarsina (Forlì) titolare di un'azienda di agriturismo. Motivo, la disdetta del contratto di fornitura di "gpl". Dice Massimo Corbara: "Le responsabilità della multinazionale nell'impiccagione di Ken Saro-Wiwa sono state enormi, io avevo firmato il contratto pochi mesi prima. Ho telefonato al rappresentante e gli ho detto di venire a riprendersi tutto. Mi hanno parlato di danni da pagare, risarcimenti. Poi è emerso che il contratto che avevo firmato era già stato contestato dall'Antitrust di Amato, e il Giudice ha invitato la Shell a ritirare le sue pretese, che da due milioni erano già scese a duecentomila lire". Massimo Corbara se l'è cavata col pagamento di una semplice tassa governativa. - FAMIGLIA CRISTIANA - 19 FEBBRAIO 1997
SHELL: AVANTI NONOSTANTE TUTTO
A distanza di un anno e mezzo dalle esecuzioni - fa notare Greenpeace - la Shell non solo rifiuta di bloccare i propri investimenti in Nigeria ma continua a fare affari con la giunta militare. Greenpeace ha pubblicato un rapporto, Shell-Shocked, che documenta i costi ambientali e sociali della multinazionale in Nigeria. Nel delta del Niger, la Shell ha forato 96 pozzi petroliferi e costruito 2 raffinerie, un complesso petrolchimico, una fabbrica di fertilizzanti e una ragnatela di oleodotti lunga quanto la distanza tra Londra e New York. - NIGRIZIA - MARZO 1997
APPROFONDIMENTO
Nigeria: Amnesty International presenta nuove
prove di violazioni dei diritti umani nella regione
petrolifera del Delta del Niger
“È come il paradiso e l’inferno. Loro hanno tutto, noi
niente.
Se protestiamo,
ci mandano i soldati…”
(Eghare W. O. Ojhogar, capo della comunità Ugborodo)
Alla conquista del petrolio africano
Da: Missione Oggi, mensile dei missionari saveriani
DOSSIER ENI-AGIP - IN NOME DEL DIO PETROLIO
Dal 1998 Tactical Media Crew segue con attenzione le attività e le pratiche del Gruppo
ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) - Agip (Azienda Italiana Generale Petroli).
Il
bandito del petrolio (*)
Intervista al boss nigeriano
che lotta contro l’Eni
Italiani in Nigeria - Gli affari in Africa
del capitalismo di Casa Nostra
Nell’area del delta del Niger, alcune imprese italiane concorrono
al saccheggio delle risorse
petrolifere e del gas nigeriano. Mentre il paese è sempre più vittima di conflitti e violazioni
dei diritti umani, una società di costruzione siciliana stringe un’alleanza con uno dei
politici più
discussi del continente africano.