ENIGMA WIKILEAKES:

CHI SOSTIENE E FINANZIA IL SITO CHE

 FA TREMARE I GOVERNI DI MEZZO MONDO?

"IL PROSSIMO SCOOP SARANNO LE BANCHE AMERICANE!"

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

CHI C’È DIETRO JULIAN ASSANGE? I NEMICI DI OBAMA CERTAMENTE, ANCHE SE LUI STESSO È IN UN CERTO SENSO PARTE DEL SISTEMA DI POTERE CHE WIKILEAKS DICE DI COMBATTERE!

MA CHI SONO I SUOI NEMICI?

ALL'INTERNO CERTAMENTE LA VECCHIA GUARDIA REPUBBLICANA DELL'ERA BUSH: NEOCONS COME IL POTENTE CHENEY E TUTTO L'APPARATO MILITARE E FINANZIARIO DI WALL STREET. ALL'ESTERO ABBIAMO SOPRATTUTTO LA CINA, CHE VEDE LA SUPERPOTENZA VERSO IL SUO TRAMONTO E CHE QUALCHE SPINTARELLA, QUANDO PUÒ, GLIELA DA VOLENTIERI. POI C'È LA DESTRA ISRAELIANA, ORA AL POTERE ISRAELE,

DEL RESTO, COME FA UN UOMO (QUASI) SOLO AD OTTENERE E GESTIRE UNA TALE MASSA DI INFORMAZIONI SENZA UNA MASSICCIA INFILTRAZIONE NEI  GANGLI DEL POTERE AMERICANO? QUESTO LO SI PUÒ FARE SOLO CON L'AIUTO DI SERVIZI SEGRETI COME LA CIA E IL MOSSAD ISRAELIANO.

PRINCIPALE RISULTATO È COSÌ QUELLO DI METTERE ALLA BERLINA L’INTERO SISTEMA DI SICUREZZA DEGLI STATI UNITI E FAR GODERE I NEMICI ESTERNI ED INTERNI DI OBAMA CHE, DOPO AVER VINTO LE ELEZIONI DI NOVEMBRE, ORA HANNO DUE ANNI PER CUCINARE A DOVERE OBAMA.

NEL FRATTEMPO IN IRAN, PROPRIO QUANDO IL CASO WIKILEAKES È SCOPPIATO SU TUTTI I MEDIA OCCIDENTALI, IN DUE ATTENTATI CON BOMBA SONO STATI COLPITI DUE SCIENZIATI CHE LAVORAVANO AL PIANO NUCLEARE DEL LORO PAESE. UNO È MORTO MENTRE L'ALTRO SI È SALVATO. LA NOTIZIA PERTANTO È PASSATA QUASI IN SILENZIO.

IL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO SI TROVA QUINDI ORA SOTTO ATTACCO, IN UNA GUERRA NON DICHIARATA.

WIKILEAKS VIENE ALLORA USATO COME CORTINA FUMOGENA, MAGARI PER UN IMMINENTE ATTACCO ALL'IRAN?!?

QUALCUNO STA GIOCANDO A CREARE IL CAOS, MA A QUALE SCOPO? CI SONO TRE POTERI CHE DOMINANO IL MONDO:

1. l’interesse geopolitico degli Stati Uniti.

2. l’interesse geopolitico di Israele

3. l’interesse ideologico – finanziario del “mondialismo”.

FORSE WIKILEAKS È AL SERVIZIO DI QUESTI POTERI CHE SOLO APPARENTEMENTE COMBATTE. UN DIVERSIVO...

 

 

INTRODUZIONE - COS'È WIKILEAKS?

Fonte web

WikiLeaks (da leak, "perdita", "fuga [di notizie]" in inglese) è un'organizzazione internazionale che riceve in modo anonimo, grazie a una "drop box" protetta da un potente sistema di criptaggio, documenti coperti da segreto e poi li mette in rete sul proprio sito web. WikiLeaks riceve, in genere, documenti di carattere governativo o aziendale da fonti coperte dall'anonimato. L'organizzazione si occupa di verificare l'autenticità del materiale e poi lo pubblica tramite i propri server dislocati in Belgio e Svezia (due Paesi con leggi che proteggono tale attività), preservando l'anonimato degli informatori e di tutti coloro che sono implicati nella "fuga di notizie".
Nonostante il prefisso, il progetto non è un
wiki e non ha alcun legame con Wikimedia Foundation, l'organizzazione senza fini di lucro che possiede i server di Wikipedia.

WikiLeaks vuole essere «una versione irrintracciabile di Wikipedia che consenta la pubblicazione e l'analisi di massa di documentazione riservata». Lo scopo ultimo è quello della trasparenza da parte dei governi quale garanzia di giustizia, di etica, di una più forte democrazia.

Il sito è curato da giornalisti, attivisti, dissidenti del governo cinese, scienziati. Comunque i cittadini di ogni parte del mondo possono e sono invitati ad inviare materiale "che porti alla luce comportamenti non etici di governi e aziende".

Gran parte dello staff del sito, come gli stessi fondatori del progetto, rimangono anonimi.

L'esistenza del progetto rimase un segreto fino al gennaio 2007, quando il curatore (editor) di Secrecy News, Steven Aftergood, rivelò di aver ricevuto la richiesta di farvi parte in veste di consulente.

Julian Assange, un membro della direzione di WikiLeaks, affermò che il piano originale prevedeva il lancio del sito web per marzo 2007 ma che WikiLeaks si trovò impreparato a causa del risalto mediatico scaturito dalla rivelazione anticipata del progetto. Le ricerche su Google relative a WikiLeaks passarono da 8 ad oltre un milione nel giro di due settimane.
WikiLeaks aveva pubblicato il suo primo documento nel dicembre 2006. Trattava di un complotto per assassinare i membri del governo somalo, ed era firmato dallo sceicco Hassan Dahir Aweys. Il New Yorker scrisse: «Julian Assange ed i suoi collaboratori erano incerti sull’autenticità del documento, ma pensarono che i lettori, utilizzando le funzioni del sito simili a Wikipedia, avrebbero aiutato ad analizzarlo. Lo pubblicarono affiancandogli un lungo commento in cui chiedevano: «È un manifesto audace scritto da un militante islamico con collegamenti a
Bin Laden? O è una velina proveniente dai servizi segreti americani, volta a screditare l'Unione, rompere l’alleanza somala e manipolare la Cina?». Il giornale concludeva: «l'autenticità del documento non è mai stata accertata».

Lo staff afferma di avere in preparazione per la pubblicazione oltre 1.200.000 documenti riservati. Nella seconda metà del 2007 è stata pubblicata una cospicua documentazione, anche di grosso impatto per i media; si va da materiale sull'equipaggiamento militare nella guerra in Afghanistan fino a rivelazioni sulla corruzione in Kenya.

La gestione del campo di Guantánamo è uno dei casi più celebri venuti alla conoscenza del grande pubblico grazie a WikiLeaks.

Nel 2008 il sito web è stato chiuso per decisione di un tribunale californiano dietro le pressioni della banca svizzera Julius Bär, ritenutasi diffamata da documenti che l'accusavano di supportare l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro sporco. Il 29 febbraio 2008, lo stesso giudice che lo aveva chiuso, autorizzò la riapertura del sito web citando il primo emendamento e questioni riguardo la giurisdizione.[1] Il 5 marzo 2008 la banca rinunciò alla causa.[2] Una successiva richiesta della banca di bloccare la pubblicazione del sito web fu negata.[3]

Del
25 luglio 2010 è la notizia che WikiLeaks ha svelato ai quotidiani New York Times, The Guardian e Der Spiegel il contenuto di alcuni documenti riservati dai quali emergono aspetti nascosti della guerra in Afghanistan. Tra le altre cose, le suddette informazioni riguardano: l'uccisione di civili e l'occultamento dei cadaveri; l'esistenza di un'unità segreta americana dedita a "fermare o uccidere" talebani, anche senza un regolare processo; e il doppio gioco del Pakistan — ufficialmente paese alleato degli Stati Uniti — i cui servizi segreti tessevano rapporti di collaborazione con i capi talebani per combattere l'operato militare americano e organizzare perfino complotti contro leader afghani.[4][5][6][7][8]

Nel mese di ottobre 2010 il numero due dell'organizzazione, il tedesco Daniel Domscheit-Berg, ha rassegnato le dimissioni per dissidi con Assange.

Alle ore 22:30 (GMT) del 28 novembre 2010 Wikileaks ha pubblicato la più ingente rassegna di documenti riservati sulle diplomazie occidentali mai resi noti al grande pubblico, con focus sull'operato del Governo USA. Nei dossier, sono incluse valutazioni sul comportamento pubblico e privato di capi di Stato Europei, sui rapporti tra USA ed estremo Oriente, sulle posizioni dei principali alleati, inclusa l'Arabia Saudita, principale alleato degli Stati Uniti e nel contempo segretamente principale finanziatore della rete terroristica di Al Quaeda.

Il sito adoperava una versione modificata del software MediaWiki, lo stesso software in uso anche sui server di Wikipedia. Ad un anno dal suo lancio, avvenuto nel dicembre 2006, il suo database contava oltre un milione di documenti. WikiLeaks è ospitato in un bunker di proprietà di Pionen White Mountains, un Internet service provider svedese[9]. Dal 22 ottobre 2010 gli amministratori di WikiLeaks hanno cambiato completamente la struttura del sito abbandonando il software MediaWiki.

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  1. ^ Philipp Gollner (29 February 2008). "Judge reverses ruling in Julius Baer leak case". Reuters. http://www.reuters.com/article/internetNews/idUSN2927431720080229. Retrieved 1 March 2008

  2. ^ Claburn, Thomas (6 March 2008). «Swiss Bank Abandons Lawsuit Against WikiLeaks: The wiki had posted financial documents it said proved tax evasion by Bank Julius Baer's clients». InformationWeek. http://www.informationweek.com/management/showArticle.jhtml?articleID=206902154

  3. ^ "Judge reverses Wikileaks injunction". The Inquirer. 2 March 2008. http://www.theinquirer.net/inquirer/news/1039527/judge-rethinks-wikileaks. Retrieved 23 September 2009

  4. ^ "Pakistan Aids Insurgency in Afghanistan, Reports Assert". New York Times. July 25, 2010. http://www.nytimes.com/2010/07/26/world/asia/26isi.html?_r=1&hp

  5. ^ "Afghanistan war logs: Massive leak of secret files exposes truth of occupation". The Guardian. July 25, 2010. http://www.guardian.co.uk/world/2010/jul/25/afghanistan-war-logs-military-leaks

  6. ^ "Die Afghanistan-Protokolle". Der Spiegel. 25. Juli 2010. http://www.spiegel.de/politik/ausland/0,1518,708311,00.html

  7. ^ "Wikileaks svela la 'vera' guerra in Afganistan". La Repubblica. 26 luglio 2010. http://www.repubblica.it/esteri/2010/07/26/news/wikileaks_svela_la_vera_guerra_in_afganistan_la_casa_bianca_fuga_di_notizie_una_minaccia-5830553/?ref=HRER2-1

  8. ^ "Guerra in Afghanistan: diffusi documenti segreti. Il Pakistan aiuta Al Qaeda". Corriere della Sera. 26 luglio 2010. http://www.corriere.it/esteri/10_luglio_26/afghanistan-documenti-segreti_081f12fe-9876-11df-a51e-00144f02aabe.shtml

  9. ^ Svezia, nel bunker dei server di WikiLeaks. 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.

 

 

Wikileaks: il giornalismo anti bavaglio?

 

Berlusconi 16°, 3012 file: Festini,Putin gas, 007 e Gheddafi

 

 

la democrazia è nuda.

chi finanzia wikileaks?

Fonte web

Ammettiamolo: in molti, dopo aver letto le prime rivelazioni pubblicate da Wikileaks, si saranno detti “Beh, tutto qui?”. Perché le pagelline che i diplomatici americani danno dei leader mondiali, lasciano un po’ il tempo che trovano. Che Berlusconi sia vanitoso, Sarkozy un arrogante, la Merkel un po’ paracula, Ahmadinejad un piccolo Hitler, Karzai paranoico, Hu Jintao pensi solo all’egemonia dell’Asia, ci potevamo arrivare da soli senza che a) spie segretissime sul posto raccogliessero materiale; b) le ambasciate facessero da filtro; c) il dipartimento di Stato americano schedasse tutto; d) qualche gola profonda vendesse tutto il materiale a Wikileaks; e) e Wikileaks lo pubblicasse dopo una campagna pubblicitaria efficace e senza precedenti. Per giorni siamo stati martellati dalle imminenti rivelazioni che avrebbero sconvolto il mondo e i suoi equilibri. Un sito fino a poco tempo fa sconosciuto, stava per rivelarsi il più grande nemico dell’ordine precostituito. Perché diciamolo: è proprio questo il punto più interessante di tutta la faccenda. Come sia possibile che un portale fino a ieri ignoto ai più, lontano da grandi gruppi editoriali e free, quindi per antonomasia povero in canna, possa accedere a una serie di documenti riservati che sembravano capaci di far tremare le grandi potenze.

Il giorno dopo, il mondo è ancora qui, tutto sommato né migliore, né peggiore di prima. E nemmeno molto più informato, visto che molti cercano di nasconderlo, ma nei 250mila e rotti documenti che verranno pubblicati, nessuno è classificato come “top secret”. La vera notizia, quindi, non sta tanto nel contenuto, ma nel processo perverso che si è scatenato e che ha messo in luce tutti i difetti di un mondo globalizzato, interconnesso e un po’ spione.

(....) La democrazia virtuale nata con Internet si scopre fallace un giorno di fine novembre, quando si capisce che il vero nemico non sono gli hacker che violano server e segreti ma segreti che diventano di pubblico dominio perché, di fatto, lo sono già, circolando in Rete sotto forma di email e dispacci che basta un clic per catturare, salvare ed eventualmente vendere. Basta un Wikileaks qualunque per trasformare la libertà di parola in un incubo per le diplomazie, mettendo a rischio rapporti decennali ed equilibri geopolitici più o meno consolidati.

E allora la domanda è lecita: a chi conviene tutto questo? Proprio il signor Assange, che sembra uscito da “Ipotesi di complotto” dove il tassista paranoico Mel Gibson viveva credendo di essere perseguitato dall’intelligence di tutto il mondo, dovrebbe dimostrare come anche Wikileaks sia democratico e rivelare se non il nome, almeno le generalità delle sue gole profonde e soprattutto dei finanziatori. La Cina? Frange anti Obama che vogliono screditarlo? Schegge impazzite? I templari? Gli illuminati? Assange dimostri che se la democrazia consiste nel libero accesso a ogni tipo di informazione, ci sia democrazia anche sul suo modo di “informare”. Ci dica chi lo finanzia e perché. Così che il puzzle sia completo e non solo, restando in tema, un messaggio in codice senza la chiave di decrittazione.

 

 

Julian Assange, il giornalista che fa tremare i governi

 

 

CHI C'È DIETRO ASSANGE?

I NEMICI DI OBAMA!

Fonte web

der spiegel -wikileaks

Se un complotto c'è, è nei confronti di Obama. Affascinati dal capire cosa pensano di noi i proconsoli americani nel mondo, eccitati dal poter sollevare il velo delle cortine delle opportunità pubbliche, un dato sembra acquisito.

Il rilascio di quasi due milioni di dispacci del Dipartimento di Stato da tutte le sue sedi nel mondo, è intanto e prima di tutto un gravissimo colpo per la amministrazione americana.

Ancor prima che nei contenuti, l'operazione di Wikileaks mette alla berlina l'intero sistema di sicurezza degli Stati Uniti, lo attraversa, lo squaderna e lo mette in piazza dimostrandone tutta la fragilità. In questo senso, si potrebbe dire che Assange ha un suo precursore nel giovane tedesco che poco tempo prima della caduta del Muro di Berlino raggiunse Mosca con un piccolo aereo è atterrò sulla Piazza Rossa, svelando con un solo colpo d'ala la fragilità di un sistema che si vantava dei suoi scudi stellari e delle sue testate nucleari. Se non fosse che l'azione odierna del giovane Assange ha scopi e sbocchi che la pongono ben al di là del «disvelamento» della natura del potere.

wikileaks-assange

L'operazione-verità di Wikileaks, cui va dato il benvenuto come a tutte le operazioni di trasparenza, ha tuttavia anche un sottotesto molto politico, ha un impatto laterale, senza capire il quale rischiamo di essere messi anche noi nel sacco. C'è, insomma, una seconda lettura del rilascio di questi documenti, una sorta di eterogenesi dei fini, che suscita varie domande.

Intanto, le dimensioni di questo ultimo rilascio sono molto diverse dal primo, quello sulla guerra in Iraq. In quel caso, Wikileaks gestì circa quattrocentomila testi, si disse. Un numero eccezionale, ma non impossibile da raccogliere se si considera il gran numero di soldati coinvolti nel conflitto, la facilità con cui tutti loro usano in questa guerra il computer, e l'intensità dei sentimenti contro la guerra che circolano al fronte.

Obama e Hu Jintao

Non suscitò dunque meraviglia che nel giro di qualche anno tale mole di informazioni venisse raccolta e passata ad Assange. Questa volta invece si tratta di quasi due milioni di dispacci, provenienti da tutte le ambasciate americane nel mondo: come ha fatto Wikileaks a mettere insieme una raccolta di tali dimensioni? Con quanti uomini e donne, in quali tempi, da quali basi operative? Certo, sappiamo bene che la tecnologia è flessibile, che basta un computer da una panchina per lavorare; sappiamo anche che proprio i grandi Stati peccano di eccesso di sicurezza rispetto ai propri sistemi operativi e ai propri codici.

OBAMA COMMUNIST

Ma, anche così, il dubbio rimane: bastano davvero solo un pugno di volontari e tante gole profonde per catturare ben due milioni di messaggi da tutte le ambasciate del mondo? E come può continuare a gestire tale complessa operazione un uomo come Assange che è da parecchio tempo in fuga, proprio per non far bloccare il suo lavoro? E - a proposito - come mai questo uomo che sfida da solo l'opacità del potere, non si trova? C'è qualcosa di davvero formidabile nella capacità di questo giovane di non farsi trovare dai servizi di intelligence più importanti del mondo.

C'è insomma un lato incomprensibile in questa storia, o, se volete, un vero e proprio lato oscuro. Chi sta aiutando Assange? C'è solo la sua fede e quella di pochi volontari nella libertà di stampa a sostenerlo? O, sempre in nome della libertà di stampa non abbiamo noi stessi il diritto di chiedere a questo punto allo stesso Assange trasparenza sulle sue operazioni?

Obama riforma sanitaria

Certo non si può essere così ingenui da non vedere che l'imbarazzo creato all'amministrazione di Obama, rende molto popolare il creatore di Wikileaks presso molti nemici di Obama. E se oltre che benvenuto Assange fosse stato anche aiutato da questi nemici?

Qui si apre una prateria di ipotesi, e tutte inquietanti. Sappiamo, proprio dai dispacci che leggiamo su Wikileaks, che il mondo in questo momento è un luogo molto incerto. Sappiamo che il potere degli Usa è in forte declino, e che è al centro di molti attacchi. Sappiamo infine anche che lo stesso Obama è combattuto da potenti forze nel suo stesso Paese.

E' davvero ridicolo dunque ipotizzare che Wikileaks possa essere diventato strumento involontario o volontario di queste tensioni? Staremo a vedere. Ma certo Assange stesso ci perdonerà questi dubbi, dal momento che essi sono solo l'applicazione a lui della stessa richiesta di trasparenza che la stampa libera rivolge a tutti.

 

 

Il sito Internet di Wikileakes

 

 

WIKILEAKS: UN ALTRO PO’ DI MANGIME PER POLLI

CHI C'E DIETRO WIKILEAKS? (NON SFORZATEVI TROPPO!)

 

Nota: quest'articolo è del 26 ottobre 2010 e dimostra tutta la sua attualità con le nuove rivelazioni di Wikileaks di fine novembre 2010.  Infatti la stessa stampa israeliana ha notato stranamente che su Israele non ci sono notizie degne di nota. Ma come, uno dei punti più caldi del pianeta, sembra che tutto taccia?

Fonte weh

Secondo il nuovo scoop di Wikileaks, gli Stati Uniti avrebbero sottostimato di 15.000 unità il numero di civili uccisi in Iraq. Poiché le cifre fornite dai militari equivalgono al 10% o anche meno delle vittime effettive, far salire un po’ le stime è davvero uno scherzo. Ancora notizie di torture e omicidi, cioè gli irakeni che torturano e gli USA che “guardano dall’altra parte”? Ancora idiozie. Sapendo che gli Stati Uniti spediscono individui “sospetti” in tutto il mondo con i voli delle “extraordinary renditions”, che li nascondono in prigioni segrete e – come risulta ovvio a chiunque possieda un cervello – in fosse improvvisate, si può ben capire come questo scoop di Wikileaks non sia altro che l’ennesimo diversivo, solo un altro po’ di “mangime per polli”.

Tutto è già andato in rovina in Iraq. Perché lasciar filtrare queste notizie proprio adesso? I normali resoconti quotidiani si spingono ben oltre queste “rivelazioni”. Non ci vuole un fisico nucleare per capire quale sia l’obiettivo di questi scoop, un obiettivo che non ha assolutamente nulla a che fare con il fornire consapevolezza al mondo.

Che prove ci forniscono tutti questi documenti? Una cosa, di sicuro, possiamo notarla. Tutto ciò che è filtrato è stato accuratamente controllato per accertarsi che non vi fosse nulla di reale valore. Non viene spesa neanche una parola sul Mossad che si aggira per Mosul, che opera vicino Erbil, che rifornisce ed addestra i terroristi del PKK. Si parla invece di poveri iraniani che nuotano lungo l’Eufrate con esplosivi attaccati al petto.

Ma siamo seri!

Migliaia di tonnellate di esplosivi sono andate “smarrite” in Iraq. Gli USA non sono riusciti a tenere sotto controllo i depositi di armi di Saddam, che sono stati saccheggiati. Si trattava di arsenali enormi. L’idea che qualcuno abbia bisogno di portare armi in Iraq di nascosto è semplicemente folle, un altro espediente israeliano per preparare la scena ad un attacco contro l’Iran. Qualunque stupido lo capisce in pochi secondi.
In realtà, in Iraq ci sono più armi d’assalto che persone.

Mentre tenta di dare la colpa all’Iran, Wikileaks sta per caso dicendoci qualcosa sulle centinaia di migliaia di armi acquistate dagli Stati Uniti che sono semplicemente scomparse in Iraq? In Iraq è più facile acquistare un fucile d’assalto o un RPG che un sacchetto di patatine. Questo bisogno di incolpare l’Iran, l’idea che misteriosi “agenti segreti” stiano contrabbandando armamenti in un paese che già straripa di esplosivi, è pura follia. Chi potrebbe bersela? Forse un’informazione controllata da idioti?
Cosa possiamo capire esaminando le storie emerse fin qui? In che direzione la stampa ha ricevuto ordine di indirizzare lo sguardo del pubblico?

Iniziano le bugie...

“Campi d’addestramento iraniani per miliziani irakeni rivelati da documenti segreti del Pentagono”

Bloomberg e il Guardian mettono la palla in campo. Immaginatevi l’Iraq, un paese con la terza milizia più grande del mondo, che ha bisogno di “addestramento” da parte dell’Iran. L’Iraq, con la sua Guardia Repubblicana e un esercito che conta un milione di unità possiede più uomini forniti di addestramento militare dell’Inghilterra, un fatto che il Guardian sembra ignorare. Un minuto prima, l’Iraq sta costruendo armi nucleari e minaccia l’intera regione con i suoi missili SCUD, un attimo dopo deve rivolgersi a “esperti iraniani” per costruire dei petardi. E’ mai accaduto prima d’ora che una nazione subisse un fenomeno così eclatante di amnesia collettiva nel campo della tecnologia degli armamenti?

Col passare dei giorni, potremo aspettarci un numero sempre maggiore di fantasiosi resoconti su spie, addestratori, sequestratori e terroristi iraniani, ogni storia più sensazionale e fasulla della precedente.
Wikileaks presenta un aspetto ancora più insidioso. Presentandosi come un sito “antimilitarista” e “al servizio del pubblico”, porta avanti in realtà un progetto globalista, promuovendo guerre e conflitti, tutti incidentalmente connessi con la “lista dei bersagli” preparata da Israele, la quale annovera le nazioni che Israele chiede apertamente ad altri di distruggere.

Si potrebbe tranquillamente descrivere Wikileaks come una PsyOp del Mossad. In tal modo, Wikileaks risulta molto efficace nel fuorviare ogni autentico dibattito e ogni dissenso significativo.

Il procuratore generale Gonzales ha detto che la tortura ci è utile

Gli americani hanno dimostrato già da molto tempo di essere immuni a qualunque senso di colpa relativo a torture e omicidi. In effetti, i sondaggi evidenziano che quanto più un americano è religioso, tanto più è disposto ad accettare la brutalità, e pochi paesi sono “religiosi” quanto l’America. Nessun altro paese al mondo, in tempi recenti, ha ucciso tante persone come l’America, facendo impallidire le pulizie etniche in Bosnia e Ruanda o la “situazione” in Israele.

Per quanto riguarda le passate “rivelazioni”, Wikileaks ha dimostrato la capacità di scrutinare centinaia di migliaia di pagine di documenti, eliminando meticolosamente ogni informazione sul mercato nero, sul traffico di droga o, nel caso dell’Iraq, sulla corruzione massiccia e sul furto di petrolio.

Ci sono dozzine di argomenti che sembrano essere stati accuratamente sottratti da Wikileaks ad ogni divulgazione. Perfino il Dipartimento della Difesa, senza farne troppo segreto, ringrazia Wikileaks per aver tenuto nascoste le informazioni davvero imbarazzanti. “Trattenere” queste informazioni rappresenta, ovviamente, una forma di ricatto.

Ma chi è realmente Wikileaks?

Wikileaks è Israele?

Solo Israele possiede la presenza capillare nel Dipartimento della Difesa che potrebbe consentire questo tipo di spionaggio. E non solo è in grado di attuarlo, ma possiede così tante spie nella catena di comando americana che potrebbe anche impedirlo con facilità. Chi possiede gli strumenti logistici per raccogliere e filtrare una quantità così massiccia di dati? E chi potrebbe volerlo?

Perché Wikileaks non ci ha fornito documenti su quella che è la più importante vicenda irakena, cioè le falsificazioni dei servizi segreti sulle “armi di distruzione di massa”? Sappiamo che i militari avevano ordine di cercare di falsificare i documenti, fingendo di aver trovato impianti pienamente operativi per la fabbricazione di armi nucleari, biologiche e chimiche. Sarebbe stata un’utile lettura, insieme alle migliaia di pagine di rapporti relativi al modo in cui queste storie sono state inventate. Neanche la “stampa controllata” osa toccare questi documenti, benché essi siano ancora tutti là fuori.

Le bugie.

Svelare il vero scandalo irakeno sarebbe stato molto utile, tranne per un piccolo particolare: gli amici di Israele che lavorano al Pentagono sono i veri artefici di questo programma. E’ per questo che Wikileaks evita accuratamente gli argomenti scottanti? Forse perché la traccia di buona parte di ciò che è avvenuto in Iraq conduce direttamente a Tel Aviv?

Del resto, a chi importa qualcosa dell’Iraq dopo così tanti anni?

Guardate i rapporti “annacquati” riguardanti il sostegno offerto dagli americani ad Al Qaeda. Gli Stati Uniti vengono accusati di avere accidentalmente aiutato Al Qaeda organizzando le milizie dei Figli dell’Iraq. In realtà, gli Stati Uniti hanno riorganizzato i baathisti, cioè qualcosa di infinitamente peggiore dell’immaginaria entità nota come “Al Qaeda”. Su questo argomento, neanche una parola.

Una delle più grandi truffe dell’”esperienza” irakena è stata la sottrazione di risorse petrolifere. Assai facile da verificare è il furto di petrolio dai giacimenti di Kirkuk attraverso l’oleodotto Kirkuk/Ceyhan, che arriva al Mediterraneo passando per la Turchia. I localizzatori hanno rilevato che alcune navi che caricavano petrolio erano di proprietà di compagnie assicurative e perfino della Guardia Costiera americana. Conosciamo il loro tonnellaggio, il loro numero, il periodo in cui sono state operative. Facendo un po’ di conti e confrontando le quantità di petrolio che sono state caricate con il prezzo che è stato pagato, si può notare che mancano all’appello miliardi e miliardi di dollari di greggio.

Oggi che gli americani pagano la benzina 4$ al gallone, quanti sono a conoscenza del fatto che il greggio per fabbricare quella benzina era completamente gratuito per le compagnie petrolifere? Chi ha gestito tutto questo? Chi è stato pagato? Quanto petrolio è stato rubato attraverso Basra? Sono coinvolti anche gli inglesi?

E poi c’è Fallujah. Ci è stato detto che l’America ha “bombardato a tappeto” dei civili e ha poi compiuto una “pulizia etnica” nella zona, il tutto senza alcuna ragione, come oggi sappiamo. La versione dei fatti fornita dall’esercito è stata sbugiardata insieme ai resoconti fasulli della stampa “embedded”. Anche su questo, Wikileaks tace.

Laggiù è anche possibile rilevare alti alti livelli di radiazioni e una crisi sanitaria che può solo essere definita agghiacciante. Dov’è Wikileaks quando si tratta di parlare di una vicenda REALE?

Non vi sono molti dubbi che Wikileaks sia in realtà un “diversivo” gestito da un’agenzia di intelligence con dozzine di operatori presenti all’interno del Dipartimento della Difesa. Solo Israele possiede questa capacità, avendo ormai infiltrato a tal punto la Difesa da poterla gestire come cosa propria. Qual è il programma di Wikileaks? Quello di rivelare la verità? Se è così, allora perché la verità è stata censurata e annacquata fino al punto di diventare una “non-notizia”, come lo erano state del resto le rivelazioni precedenti? In effetti, molti commenti su queste rivelazioni sono pure speculazioni e molte delle stesse “rivelazioni” sono in realtà poco più che “cibo per polli”.

L’ultima volta, le rivelazioni dovevano servire a demonizzare il Pakistan. Wikileaks aveva cercato di suggerire che fosse il Pakistan ad addestrare i talebani in Afghanistan. Tuttavia i talebani sono Pashtun e non si curano molto del Pakistan, essendo suoi “nemici di sangue”. Grazie a queste rivelazioni, Israele e India sono riusciti a trovare utili alleati contro il Pakistan, che è l’unica potenza islamica con capacità nucleari. I talebani hanno ricevuto aiuti di ogni genere dal Mossad e dal RAW [Research and Analysis Wing, altra agenzia d’intelligence israeliana, NdT], circostanza che Wikileaks ha fatto di tutto per tenere nascosta.

In alcune vere rivelazioni, l’ex traduttore dell’FBI Sibel Edmonds aveva dimostrato l’esistenza di documenti che evidenziavano come i voli delle “extraordinary renditions” fossero in realtà utilizzati per dare passaggi ai terroristi e trasportare tonnellate di droga e di denaro contante. Ogni giorno intere casse di denaro escono dall’Afghanistan. Come mai non una sola pagina, non una sola parola relativa a questi argomenti, che sappiamo bene essere presenti nei dati americani, hanno raggiunto Wikileaks?

Perché Wikileaks dedica più tempo a tentare di nascondere i fatti che a renderli noti? Quando anche questo scoop si affievolirà, le accuse di stupro contro Julian Assange verranno forse nuovamente tirate fuori dal cassetto per tenerlo vivo ancora un po’? L’altra volta sono stati un po’ schizofrenici: prima c’erano le accuse, poi non c’erano più, poi c’erano di nuovo. Era come una telenovela mal sceneggiata. Ci è appena giunta una notizia secondo la quale Julian Assange sarebbe riuscito a sfuggire agli squadroni della morte del Pentagono. Ci dicono che egli è virtualmente scomparso dalla faccia del pianeta. Ma abbiamo anche un programma di apparizioni pubbliche e di interviste che Assange dovrà rilasciare, rimaterializzandosi misteriosamente ogni volta che ve ne sia bisogno. Ah, se avessimo un potere come questo.

E queste nuove “rivelazioni”?

Esse sono probabilmente dirette contro l’Iran.

Chiunque rimanga sorpreso o sconvolto nello scoprire che le forze di sicurezza irakene uccidevano e torturavano i prigionieri, vive evidentemente su un proprio pianeta personale. Erano gli assassini e i torturatori di Saddam. Poi sono diventati i nostri. Cos’altro dovrebbero fare dei torturatori e degli assassini?
C’era un motivo preciso per l’invasione dell’Iraq, al di là di tutte le menzogne, di tutti gli omicidi, di tutta la corruzione. Israele voleva l’Iraq distrutto. Riuscirà mai Wikileaks a parlarci di qualcosa di concreto?

 

 

"Bomba" Wikileaks

 

 

Wikileakes, choc e illusioni:

la prima vittima sarà il web

Fonte web

Julian AssangeOra che ci dicono che con le prime nuove soffiate di Wikileaks sta esplodendo «l’11 settembre della diplomazia» ovvero «l’11 settembre di internet», deve valere una premessa: non ci sono individui, e neanche organizzazioni, che siano in grado di leggere 250mila documenti in breve tempo. Quindi ci arriva solo un flusso filtrato di documenti. E chi lo filtra, per ora, è la vecchia fabbrica dei media tradizionali. Se di un 11 settembre si trattasse, saremmo nella fase del trauma mediatico iniziale, quella che ci dà l’imprinting, l’apprendimento base del nuovo mondo su cui ci affacciamo e delle nuove credenze sulle quali far fede. Una volta educate le menti con questo shock, le sue riletture successive andranno controcorrente e perciò partiranno sfavorite.

Il primo imprinting è proprio nell’idea del trauma, l’idea dell’ora zero dell’evento. Il mezzo è il messaggio. Mezzo e messaggio sono: vivere un trauma. Come se prima del percolare dei segreti attraverso Wikileaks non vi fosse modo di interpretare la politica, la diplomazia, i segreti, le normali trame degli Stati. Come se l’interpretazione storica – anch’essa basata su archivi e documenti, ma in tempi più lunghi e meditati – adesso dovesse cedere il passo e appiattirsi sull’evento emotivo.

Il secondo imprinting è sull’importanza attribuita ai temi cari alla diplomazia statunitense. Leggiamo i dispacci degli ambasciatori, scritti in modo franco e brutale, ma non per questo esenti da falsità, errori prospettici, pregiudizi, goffe banalità, chiusure. Vediamo cioè soltanto i pezzi di una visione del mondo che tuttavia non è l’unica in campo. Si continua a enfatizzare e cristallizzare per esempio la paura dell’inesistente atomica iraniana, mentre si continuano a ignorare le esistenti atomiche israeliane. Wikileaks e i media tradizionali, se combinati assieme, confermano insomma i temi dell’agenda dominante ma sconvolgono i codici della diplomazia. Proprio quel che fa la guerra, specie nella sua variante della guerra psicologica.

Il terzo imprinting è lo scompiglio sul web, talmente forte da risvegliare coloro che dal caos vorrebbero trarre un nuovo ordine sulla Rete. Due anni fa pubblicammo l’allarme del giurista che meglio conosce la Rete, Lawrence Lessig, il quale prediceva che «sta per accadere una specie di ‘11 settembre di internet’», un evento che catalizzerà una radicale modifica delle norme che regolano la Rete. Lessig rivelava che il governo Usa, così come aveva già pronto il Patriot Act ben prima dell’11 settembre, aveva già «un ‘Patriot Act per la Rete’ dentro qualche cassetto, in attesa di un qualunque considerevole evento da usare come pretesto per cambiare radicalmente il modo in cui funziona internet». Così come George W. Bush, anche Obama sta facendo di tutto per avere, oltre alla valigetta nucleare, anche i bottoni per spegnere il web. L’evento in corso potrebbe spingere molti governi a voler affidare a qualcuno la nuova valigetta del potere. La Cina traccia il solco da tempo, del resto.

WikileaksIl quarto imprinting è l’idea che i segreti siano tutti registrati, ben custoditi dai fogli con la carta intestata degli apparati, e perciò prima o poi inevitabilmente rivelati, con tanto di numero di protocollo e firma. Gran parte del vero potere è invece fuori scena: non scrive i suoi ordini, non ha catene di comando interamente tracciabili, è silente, sta in circuiti extraistituzionali, si giova di strati di copertura, di strutture parallele, di leve lunghe. Si avvale nondimeno di apparati e procedure legali, ma senza dichiararne le vere finalità. È un’illusione tanto ingenua ritenere che Wikileaks possa scoperchiare tutti gli strati del potere, tanto quanto ritenere che i veri potenti si possano combattere solo amplificando la trasparenza liberale.

 

 

APPENDICE

 

Foto: In un super-bunker

il server di Wikileaks.

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Stoccolma - I server che ospitano le pagine di Wikileaks, il celebre sito creato da Julian Assange, sono collocati in Svezia, all’interno di un ex bunker atomico costruito durante la Guerra fredda.

La notizia è stata diffusa dallo stesso staff di Wikileaks tramite “Twitter”. I server sono all’interno del centro dati della Bahnhof, una dei maggiori provider svedesi, a 30 metri di profondità a Stoccolma, separati dall’esterno con porte da 40 cm di spessore. Il nome in codice della struttura, originariamente gestita dai militari e predisposta per resistere all’esplosione di una bomba all’idrogeno, è «Pionen White Mountains». Intanto, riferisce il Guardian online,il Pentagono avrebbe creato un team per capire quali documenti segreti sulla guerra in Afghanistan sono ancora in possesso di Wikileaks per far fronte alla annunciata pubblicazione degli stessi da parte di Assange. La task force avrebbe poi il compito di raccogliere prove per una eventuale incriminazione di Assange per spionaggio.

   

ALTRE FOTO

 

 

APPROFONDIMENTO

 

CIA, Mossad e Soros dietro Wikileaks

WMR ha appreso da fonti d’intelligence asiatiche che vi è la forte convinzione, in alcuni paesi asiatici, in particolare Cina e Thailandia, che il sito Wikileaks, che pretende di pubblicare documenti riservati e sensibili, pur garantendo l’anonimato alle fonti, sia legato alla cyber-guerra e alle operazioni di spionaggio informatico degli Stati Uniti, nonché alle attività di cyber-guerra del Mossad.

 

E ora WikiLeaks. Ci hanno preso tutti per imbecilli?

).Le Lobby che controllano i mass media del pianeta e le Consorterie mondialiste che ne indirizzano le strategie di imbonimento dei cervelli probabilmente sono ormai più che certe di avere a che fare con una massa di imbecilli, con un’opinione pubblica decerebrata alla quale si può far credere ogni genere di sciocchezza. Del resto non è forse vero che dall’11 settembre 2001 in avanti, con relativa facilità, si sono potuti coprire e mistificare, presso l’opinione pubblica mondiale, una quantità di cruenti attentati, del tutto evidenti quali false flag, facendoli passare come opera di una fantomatica Al Qaeda?

 

Wikileaks: tra scoop e bluff? Cui prodest? A chi giova?

In un intricatissimo puzzle di verità e documenti scottanti, molti inediti, ma che sostanzialmente non dicono nulla che già non si sapesse, e che non cambiano le relazioni tra Stati, si assiste alla rappresentazione di copioni per lo più scontati: dall'indignazione del perbenismo politicamente corretto, alla speculazione strumentale politica a senso unico per ridicolizzare il nemico (se ad essere colpiti dal gossip sono i propri avversari politici, indipendentemente dal danno che ne subisce la propria Nazione), all'esaltazione dell'unità globale tra Nazioni (preludio del NWO) per far fronte alla "nuova Al-Qaeda informatica", all'enfasi mal celata di coloro che da questa campagna propagandistica hanno tutto da guadagnare: a cominciare dai bankers-gangsters dell'alta finanza apolide e rapace, che sulle macerie costruiscono le loro fortune, per continuare con i mafiosi del petrolio e con coloro che stanno già affilando le armi per l'assalto all'ultima frontiera da abbattere, per coronare finalmente il proprio sogno d'egemonia messianica (spuria).