TRA ERBICIDI E
NANOTECNOLOGIE,
IL FUTURO È GIÀ QUI.
MA È VERAMENTE BELLO COME CI RACCONTANO?
(a cura di Claudio Prandini)
INTRODUZIONE
Recentemente mi è capitato di avere tra le mani un DVD che pubblicizza un erbicida della Monsanto. Incuriosito, anche perché la Monsanto non gode di molta stima in molta parte del globo grazie ai suoi Ogm, ho fatto una ricerca su Internet per quanto riguarda questo erbicida e sulla sua più o meno pericolosità sulla salute umana ed animale. Il risultato è quello che potrete leggere in questo dossier.
Tenete conto che questo erbicida, il Roundup, è l'erbicida più venduto al mondo, quindi risulta essere uno dei più presenti anche nella nostra agricoltura italiana e padana in particolare. Ultimamente la Monsanto sta studiando un nuovo tipo di Roundup che contiene nanotecnologia, con effetti sulla salute non ancora ben studiati dal mondo scientifico, anzi da questo punto di vista alcuni studi del settore avvertono che "le nanoparticelle si accumulano nel fegato degli animali da laboratorio. Questo significa che queste particelle (nel nostro caso il futuro Roundup con nanotecnologia) possono percorrere la catena alimentare e accumularsi così nei tessuti animali e umani. Un'altro studio pubblicato sulla rivista scientifica "Nature" ha dimostrato che le nanoparticelle possono essere assorbite dai lombrichi e altri organismi del suolo".
Non c'è che dire... il futuro è già qui, anzi è già sulle nostre tavole!
ROUNDUP, L'ERBICIDA DELLA MONSANTO
L'Espresso, 13 Aprile 2007
Ai timori per gli effetti delle piante gm, si aggiungono quelli per i loro pesticidi. L'erbicida Roundup, per esempio, secondo la Monsanto, può essere spruzzato in quantità molto superiori a quelle standard, perché il suo principio attivo, il glifosato, sarebbe tossico solo per i vegetali. Ma l'innocuità del glifosato è messa in dubbio da molte ricerche. E in ogni caso, il Roundup sarebbe più pericoloso del suo principio attivo, a causa degli additivi che ne facilitano la penetrazione nelle cellule. Molti studi dimostrerebbero un effetto tossico e cancerogeno sugli animali, sia in laboratorio che in natura. E nei coltivatori esposti alla sostanza si è osservata una frequenza doppia di aborti spontanei. Nel 2005, uno studio pubblicato su 'Environmental health perspectives' ha mostrato che dosi bassissime di glifosato interferiscono con i processi ormonali e sono tossiche per le cellule della placenta (fonte web).
Monsanto è ora, a livello mondiale, la seconda casa produttrice di semi (dopo Pionneer) e di fitosemi dopo Syngenta ed è il numero uno degli erbicidi grazie al Roundup, l'erbicida più venduto al mondo (il suo giro d'affari nel 2000 è stato di 2,6 miliardi di dollari, quasi la metà di quello del gruppo). ... Il Roundup è presentato dalla ditta come un prodotto biodegradabile, e questo le è valso un processo per pubblicità menzognera, intentato dalla Direction générale de la concurrence, de la consommation et de la répression des fraudes (Dgccrf) di Lione (Direzione generale per la concorrenza, il consumo e la repressione delle frodi).
Rischi di sterilità. Negli Stati uniti, l'Epa calcola tra i 20 e i 24 milioni di chilogrammi il volume annuo di glifosato utilizzato (1). Il prodotto è presente in modo massiccio soprattutto nella produzione di soia, grano, fieno, nei pascoli e nelle maggesi. Dal 1998, la sua utilizzazione è aumentata di quasi il 20% all'anno. Contenuto nel Roundup, è l'erbicida più venduto al mondo e rende ogni anno alla Monsanto circa 1,5 miliardi di dollari. Il brevetto è scaduto nel 2000, ma la ditta conserverà una parte del monopolio grazie alle piante geneticamente modificate, concepite per essere tolleranti al glifosato. In Bretagna, questo pesticida figura tra gli inquinanti pericolosi e regolari: nell'ottobre 1999 superava di 172 volte la norma nell'Elorn, che fornisce acqua potabile ad un terzo del Finistère, «il che prova che la dichiarata biodegradabilità del Roundup è una impostura» spiega la dottoressa Lylian Le Goff, membro della missione Biotecnologie dell'associazione France Nature Environnement (Francia Natura Ambiente).
L'inquinamento da pesticidi del suolo, dell'acqua e dell'acqua piovana, dell'insieme della catena alimentare e dell'aria è diventato un serio problema di salute pubblica che l'amministrazione francese ha tardato a prendere in considerazione. Ne consegue, per la dottoressa Le Goff, «l'assoluta necessità di applicare il principio di precauzione riconsiderando la sollecitazione ad utilizzare pesticidi, soprattutto se incoraggiata da una pubblicità falsa, che vanta l'innocuità e la biodegradabilità dei prodotti a base di glifosato».
L'ingestione di pesticidi da parte del consumatore sarebbe nettamente più alta
se le piante geneticamente modificate dovessero diffondersi, visto che queste ne
sono impregnate.
Come le diossine, anche i pesticidi - tra cui il glifosato - non sono
biodegradabili nel corpo umano e costituiscono un vero e proprio inquinamento
invisibile (2). Le loro molecole cumulano effetti allergizzanti, neurotossici,
cancerogeni, mutageni e ormonali alterando la fertilità maschile.
Hanno proprietà simili a quelle degli ormoni femminili, gli estrogeni:
globalmente, queste azioni ormonali sarebbero responsabili di una diminuzione
del 50% del tasso di produzione spermatica registrato negli ultimi cinquant'anni.
Se il declino spermatico dovesse proseguire, la clonazione si imporrebbe alla
specie umana intorno al 2060!
Oltre che biodegradabili, i semi transgenici compatibili con il Roundup sono
presentati dalla Monsanto come «amici del clima» (climate friendly), dato che il
loro impiego permetterebbe agli agricoltori di ridurre, o addirittura eliminare
l'aratura, permettendo lo stoccaggio nella terra di dosi massicce di gas
carbonico e di metano, con la conseguenza di ridurre del 30% le emissioni di gas
carbonico degli Stati uniti.
Resta da spiegare in cosa una coltivazione non transgenica
sarebbe meno efficace...
Una sola certezza: i profitti sarebbero minori, in particolare perché una
coltura ordinaria farebbe a meno dell'erbicida Roundup.
L'improvvisa vocazione ecologica della Monsanto e lo zelo del suo «presidente per lo sviluppo sostenibile», Robert B. Horsch, convergono con gli interessi di chi vende i diritti ad inquinare, come quei proprietari terrieri del Montana, già riuniti in una Coalizione per la vendita di diritti di emissione di gas carbonico (3) (fonte web).
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Note:
(1) Cifre citate da Caroline Cox, «Glyphosate», Journal of Pesticide Reform,
autunno 1998, vol. 18, n° 3, pubblicato dalla Northwest Coalition for
Alternatives to Pesticides.
(2) Leggere a questo proposito il lavoro di Mohammed Larbi Bouguerra, La
Pollution invisible, Puf, Parigi, 1997.
(3)
http://www.carbonoffset.org.
Verso il mondo nanotecnologico
Immaginate dei robot
minuscoli, troppo piccoli per essere visti persino al microscopio, che navigano
nel vostro flusso sanguigno uccidendo microbi dannosi e cellule cancerogene; ora
immaginateli fuori dal vostro corpo mentre fabbricano, atomo dopo atomo,
prodotti più versatili, resistenti e duraturi di qualsiasi altra cosa oggi
conosciuta; immaginate che la tecnologia su cui si basano questi robot
rivoluzioni in maniera drastica e senza precedenti i campi della manifattura,
dell’intelligenza artificiale, della produzione e della catena alimentare e
perfino il viaggio nello spazio. Immaginate, ora, queste macchinette che
fabbricano copie di se stesse le quali creano altre copie di se stesse e così
all’infinito…. Benvenuti nel mondo della nanotecnologia.
Qualcuno affermerà che questo scenario è fantascienza e
che non è altro che il sogno di futuroidi inetti, ma un numero sempre maggiore
di scienziati, imprese e governi stanno scommettendo sul futuro nanotecnologico.
La nanotecnologia promette (o minaccia) di cambiare
l’economia mondiale e la vita umana più radicalmente della rivoluzione
industriale. I suoi sostenitori affermano che, oltre a tutti gli altri
innumerevoli benefici, aiuterà a combattere l’inquinamento ambientale, a
eliminare le malattie e la fame nel mondo . I critici e gli scettici temono
invece che questa nuova tecnologia possa scatenare rischi inimmaginabili per
l’ambiente e la salute umana.
La nanotecnologia è la manipolazione della materia su
scala nanometrica. Per darvi un’idea delle proporzioni:
* Un nanometro è la milionesima parte di un millimetro.
* Dieci atomi di idrogeno in fila indiana fanno un
nanometro
* La doppia elica della molecola del DNA è larga 2,5
nanometri
* Un globulo rosso di sangue umano ha un diametro di 5mila
nanometri, 16 di queste cellule in fila indiana (80mila nanometri) equivalgono
come spessore a un pelo umano.
* Alcune delle singole parti dei transistor prodotti dalla
compagnia Intel misurano 130 nanometri, per questo entrano 42 milioni di
transistor in ogni chip Pentium 4
Ancora non esistono nanorobot autoreplicanti e alcuni
esperti pensano che mai ci saranno. La nanotecnologia, però, è un’attività e una
realtà economica in continuo aumento. Più di cento imprese producono
nanoparticelle, parti di sostanze o elementi come oro o carbonio, tagliati in
frammenti di misura nanometrica (900 milioni di questi entrano nella cruna di
un ago). Le nanoparticelle possono essere sotto forma di polvere o di soluzione
liquida e si stanno già usando in centinaia di prodotti come lubrificanti
industriali, saponi, palline da golf, cere per automobili, pneumatici, schermi
televisivi, chip elettronici, telefoni cellulari, cosmetici, creme solari,
occhiali, vestiti (gli articoli Nanotex della Eddie Bauer) e persino
contraccettivi.
Cosa hanno di speciale le nanoparticelle? Solo le loro
dimensioni. Quando i materiali vengono frammentati fino alla nanoscala, le loro
proprietà fisiche cambiano radicalmente. Sotto i 50 nanometri non sono più
applicabili le leggi della fisica classica, che associamo ai macro-oggetti che
vediamo e tocchiamo nel nostro vivere quotidiano, e vengono rimpiazzate da
quelle della fisica quantistica. Caratteristiche come colore, durezza,
reattività chimica e conduttività elettrica possono variare tra oggetti in
nanoscala e oggetti di dimensioni maggiori benché siano fatti della stessa
materia. Una sostanza gialla può diventare rossa quando viene frammentata in
pezzi di pochi nanometri di spessore, come accade per l’oro. Anche un materiale
chimicamente ed elettricamente piuttosto inerte può diventare fortemente
reattivo se portato a livello nano.
Un esempio di questo è il diossido di titanio che è
l’ingrediente attivo delle creme solari in quanto impedisce il passaggio dei
raggi ultravioletti. Questa sostanza è bianca, ma quando le sue particelle sono
in nanoscala diventa trasparente. Esistono già sul mercato creme solari
trasparenti contenenti nanoparticelle di diossido di titanio.
In altro ambito, il carbonio possiede proprietà molto
interessanti a livello nano. Ci sono scienziati decisi a sviluppare applicazioni
pratiche per i nanotubi, molecole di carbonio di forma cilindrica. I nanotubi
sono cento volte più resistenti dell’acciaio e sei volte più leggeri e inoltre
conducono l’elettricità meglio del rame. Le applicazioni di questo innovativo
materiale in medicina, manifattura e computer potrebbero essere praticamente
illimitate.
Attualmente il governo degli Stati Uniti investe mille
milioni di dollari l’anno nello sviluppo della nanotecnologia, una tale somma di
denaro pubblico non veniva impiegata in una ricerca scientifica dal programma
spaziale Apollo. Fin dalla sua fondazione, nel 2000, l’Iniziativa Nazionale di
Nanotecnologia (www.nano.gov/) ha la supervisione del finanziamento federale per
tutto quello che ha il prefisso in “nano”. I governi statali fanno la loro parte
investendo circa 400 milioni di dollari l’anno per cercare di diventare la”
Sylicon Valley” della nanotecnologia; nel settore privato praticamente tutte le
imprese nella lista di Fortune 500 hanno investimenti nella nanotecnologia,
incluse IBM, Exxon Mobil, Dow Chemical, Xerox, Eli Lilly, Dupont e 3M.
I concorrenti degli Stati Uniti non dormono. Le compagnie
giapponesi Sony, Toyota, Mitsubishi e Toshiba e quelle europee Philips, L’Oreal
e Nestlè, tra le molte altre, si sono già lanciate in pieno nella corsa
nanotecnologica. Almeno 35 paesi hanno investimenti statali in questo settore
inclusi Messico, Argentina e Cina.
La grandezza del
piccolo
Nell’ambiente scientifico si parla di nanotecnologia
almeno dal 1959, quando il fisico Richard Feynman (Premio Nobel 1965) ipotizzò
la manipolazione di singoli atomi in una pubblicazione intitolata “There’s
Plenty of Room at the Bottom”. Nel 1986 lo scienziato Eric Drexler pubblicò The
Engines of Creation, considerato ancora oggi la bibbia dei nanotecnologi.
I nanotecnologi già stanno guardando oltre la produzione
in massa di nanoparticelle e prendendo in considerazione applicazioni ancora più
ambiziose. Alcuni di loro si stanno preparando a fabbricare dei robot in
nanoscala (nanobots) capaci di eseguire un’infinità di azioni, inclusa l’autoriproduzione.
Secondo l’inventore Ray Kurzweil (www.kurzweiltech.com)
“cibo, indumenti, anelli con diamante, edifici potrebbero auto-assemblarsi
molecola per molecola. Qualsiasi genere di prodotto potrebbe essere creato
all’istante dove e quando ritenuto necessario. Di fatto, il mondo potrebbe
‘auto-assembrarsi’ per soddisfare le nostre mutevoli necessità, fantasie e
desideri. Per la fine del XXI secolo, la nanotecnologia permetterà di cambiare
l’aspetto e altre caratteristiche – sostanzialmente tramutare in qualcos’altro -
oggetti come mobili, edifici, indumenti, addirittura persone, in una frazione di
secondo.
APPLICAZIONI PRESENTI E FUTURE
Medicina e salute
Secondo la Fondazione Nazionale delle Scienze degli Stati
Uniti, nel 2015 la metà della produzione farmaceutica dipenderà dalla
nanotecnologia.
Le applicazioni mediche della nanotecnologia, attualmente
in sviluppo, tra le molte esistenti, includono: definizione più precisa del
profilo genetico del paziente, nuovi metodi per somministrare medicine
direttamente in organi e tessuti specifici, possibilità di intervento chirurgico
su parti del corpo prima inaccessibili, tessuti e organi artificiali che non
provocano rigetto, biomateriali “intelligenti” per arti artificiali, bio-sensori
per la diagnosi precoce delle malattie.
Alcuni sostenitori della nanotecnologia, come l’inventore
Ray Kurzweil, affermano che entro la prima metà di questo secolo: “ Dei nanobot
introdotti nel nostro flusso sanguigno potrebbero essere un complemento del
nostro sistema immunitario per cercare e distruggere agenti patogeni, cellule
cancerogene e altri agenti responsabili di malattie”. Kurzweil aggiunge che “
Potremo ricostruire ognuno dei nostri organi e sistemi, o tutti, e farlo a
livello cellulare”.
Acqua
Sistemi biologici, i nostri reni come un bosco di
mangrovia, filtrano l’acqua e la purificano. Il geologo Stephen Gillet,
dell’Università del Nevada, sostiene che la nanotecnologia può essere usata per
purificare l’acqua imitando i sistemi biologici e aumentare così l’efficacia di
tecnologie di membrana come l’osmosi inversa e l’elettrodialisi.
La KX Industries produce filtri con membrane
nanotecnologiche antivirali e antibatteriche. I pori di questa membrana sono
così minuscoli che possono filtrare anche i microbi più piccoli. L’azienda
Argonide fabbrica nanofibre di alluminio la cui carica elettrica positiva attrae
i germi con carica negativa. Esistono anche dei materiali fotocatalitici, che
sottopongono l’acqua filtrata a raggi ultravioletti, che potrebbero distruggere
solventi industriali, pesticidi e batteri.
Zvi Yaniv, presidente dell’Applied Nanotechnology,
assicura che si possono creare nuovi materiali con polimeri che si
auto-assemblano in membrane. La sua azienda in collaborazione con una società
giapponese produce colonne nanometriche in ossido di titanio che dovrebbero
servire come potenti fotocatalizzatori. Un’altra tecnologia della sua compagnia
si basa su sensori costruiti con nanotubi di carbonio ricoperti da enzimi che
reagiscono in presenza di fattori contaminanti.
La guerra
La maggior parte degli investimenti del governo
statunitense è diretta alle forze armate. Nel 2002 l’esercito e il
Massachussetts Institute of Thecnology hanno fondato l’Institute for Soldier
Nanotechnologies (http:/web.it.edo/isn/). Il principale obiettivo di questo
progetto è creare un’uniforme leggera, comoda e a prova di proiettile e,
inoltre, in grado di moltiplicare la capacità di combattere del soldato.
Attualmente il tipico soldato di fanteria porta un equipaggiamento di 100-140
libbre, con i progressi della nano-miniaturizzazione, invece, l’uniforme
potrebbe combinare, in un sistema integrato, protezione antiproiettile,
monitoraggio medico e comunicazione. La mantella impermeabile potrebbe essere
rimpiazzata da un nano-mantello che costituirebbe tutto l’equipaggiamento
impermeabile del soldato.
Altri nano-progressi attualmente in via di realizzazione
sono: nano-mimetizzazione per rendere invisibili sul campo di battaglia, sensori
miniaturizzati per rilevare armi chimiche o biologiche, un “esoscheletro” che
darebbe capacità sovraumane al soldato, munizioni e missili fatti con nanotubi
di carbonio; e molto altro.
Esplorazione spaziale
La nanotecnologia potrebbe trasformare in modo
fondamentale l’esplorazione spaziale. Già si parla di usarla per produrre
combustibili di propulsione, mantelli protettivi e materiali strutturali più
leggeri, efficienti e potenti di qualsiasi cosa oggi conosciuta. Secondo
l’utopista Eric Drexler, considerato il guru della nanotecnologia, si potrebbero
fare abiti spaziali ultraleggeri e comodi di solo uno o due millimetri di
spessore.
La parte esterna delle navi spaziali potrebbe essere
dotata di nanosensori e di nanobots che monitorerebbero costantemente la sua
integrità strutturale e, se necessario, eseguirebbero riparazioni
automaticamente senza bisogno dell’intervento dell’equipaggio.
Da diversi decenni si parla di un ascensore spaziale in
orbita sopra la terra che potrebbe trasportare da qualche punto dell’equatore
fino allo spazio carichi di varie tonnellate, se costruito e funzionante
potrebbe facilitare e accelerare la colonizzazione dello spazio in questo
secolo. Nel giugno 2004 si è tenuta, a Washington DC, la terza conferenza per
discutere questa proposta (www.isr.us./Spaceelevatorconference/) ed esiste
un’azienda, The LiftPort Group (www.liftport.com), appositamente organizzata per
realizzare le tecnologie necessarie a costruire l’ascensore. La ricerca e lo
sviluppo di nanotubi super resistenti potrebbero rendere questo ascensore
cosmico una realtà molto prima del previsto.
Alimentazione
"Diversi cibi e generi alimentari contenenti additivi in
nanoscala, senza che sia specificato sull’etichetta, già si trovano sugli
scaffali dei supermercati” lo afferma il Gruppo ETC (www.etcgroup.org),
organizzazione senza fini di lucro, che analizza l’impatto delle nuove
tecnologie.
La maggior parte delle più grandi aziende di alimenti e
bibite del mondo – incluse Unilever, Nestlè e Kraft- stanno sviluppando
tecnologie in nanoscala per delineare, produrre, impacchettare e distribuire gli
alimenti e gli ingredienti nutritivi. La Kraft possiede un laboratorio di
nanotecnologia per alimenti e nel 2000 ha fondato la compagnia Nanotek
attraverso la quale collabora con 15 università e vari laboratori federali.
Questa società è pronta a produrre alimenti personalizzati che riconoscono il
profilo nutrizionale e lo stato di salute del consumatore e anche involucri e
pacchetti in grado di rilevare e correggere le deficienze nutrizionali
dell’individuo.
Stanno anche lavorando all’ideazione di bibite con sapore
e odore rinchiusi in nanocapsule che si aprirebbero solo in risposta a uno
stimolo esterno, come per esempio una specifica frequenza di microonde. Un
consumatore assetato comprerebbe una lattina dal liquido incolore e insapore,
sceglierebbe il colore e il sapore preferiti e li attiverebbe con microonde di
frequenza specifica. Le nano-capsule contenenti altri colori e sapori
rimarrebbero chiuse.
Un altro progetto è la creazione di involucri con
nanosensori capaci di rilevare le trilionesime parti delle sostanze, permettendo
al consumatore di sapere, per esempio, se la carne è contaminata da batteri.
Il nuovo agro-nanotecnologico
Società agrochimiche come Monsanto, Syngenta e Bayer
Cropscience stanno progettando pesticidi nanoincapsulati. Queste nanocapsule si
potrebbero “programmare” per aprirsi in risposta a uno stimolo esterno, per
esempio il contatto con l’acqua, un aumento di temperatura, un diverso PH, il
contatto con qualche sostanza o proteina particolare, l’esposizione a un campo
magnetico o la ricezione di un “comando” trasmesso con ultrasuoni. Si spera che
questi progressi migliorino la precisione di applicazione dei prodotti
agrochimici e ne riducano l’impatto ambientale.
"Tutte le società che detengono il controllo del commercio
mondiale dei transgenici stanno investendo nella nanotecnologia” ha detto nel
2004 Silvia Ribeiro, del Gruppo ETC, in un articolo pubblicato sul quotidiano
messicano La Jornada. “La Monsanto ha un accordo con la società Flamel per
progettare la nuova formulazione in nano-capsule del suo erbicida …
Pharmacia (ora parte della Pfizer) ha i brevetti per fabbricare nanocapsule a
lento rilascio usate in agenti biologici come farmaci, insetticidi, fungicidi,
erbicidi e fertilizzanti. Syngenta ha brevettato la tecnologia Zeon,
microcapsule di 250 nanometri che contengono pesticidi che si liberano al
contatto con le foglie. Sono già in vendita con l’insetticida Karate da usare
per riso, peperoni, pomodori e mais. Syngenta ha anche il brevetto di una
nanocapsula che libera il suo contenuto al contatto con lo stomaco di certi
insetti”.
Il Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti sta
progettando un “Smart Field System” con nanosensori senza fili da usare nelle
tenute agricole per raccogliere dati su fattori come temperatura, umidità,
acidità dei terreni, presenza di insetti o di agenti patogeni e trasmetterli
all’agricoltore. Inoltre la società Intel sta elaborando sistemi di “informatica
proattiva” per uso agricolo che permetterebbe ai nanosensori di anticipare le
necessità dell’agricoltore e di agire per “conto proprio”.
Secondo il parere del Gruppo ETC esiste “un’ampia gamma di
attività di ricerca e sviluppo che comprende: semi atomicamente modificati,
nanosensori per agricoltura di precisione, piante che producono nanoparticelle
metalliche, nano vaccini per pesci d’allevamento, nano codici a barre per
monitorare e controllare i prodotti commestibili e molto altro”.
E I RISCHI?
Nanotossicità
Le nanoparticelle possono danneggiare la salute umana? Già
nel 2001 scienziati del Centro di Nanotecnologia Biologica e Ambientale
dell’Università di Rice, Stati Uniti, avvertirono che le nanoparticelle si
accumulano nel fegato degli animali da laboratorio. Questo significa che queste
particelle possono percorrere la catena alimentare e accumularsi così nei
tessuti animali e umani. Due anni dopo, uno studio pubblicato sulla rivista
scientifica Nature ha dimostrato che le nanoparticelle possono essere assorbite
dai lombrichi e altri organismi del suolo.
Ricerche
effettuate dall’immunologa francese Silvana Fiorito dimostrano che le cellule
reagiscono all’ingresso di particelle estranee se sono in scala micrometrica (un
micrometro sono mille nanometri o un millesimo di millimetro), ma non reagiscono
a particelle nanometriche anche se composte della stessa sostanza. “La capacità
di eludere il sistema immunitario può essere auspicabile per somministrare
medicine, ma, avverte il Gruppo ETC, che succede quando bussano alla porta
nanoparticelle non invitate?” Saranno le nanoparticelle ‘l’incontrollabile’ del
XXI secolo?
Nel 2005 sono emerse diverse informazioni preoccupanti
sugli impatti delle nanoparticelle:
* Il National Institute of Occupational Safety and Health
degli Stati Uniti ha dichiarato che sono stati trovati danni rilevanti nel DNA
di cuore e arterie di topi esposti a nanotubi di carbonio.
* A marzo il Comitato Consultivo su Scienza e Tecnologia
del Presidente Bush ha pubblicato un esteso rapporto sulla nanotecnologia che
pone dei seri interrogativi. Il documento avverte che i consumatori sono già
esposti alle nanoparticelle con prodotti come creme solari e lozioni per
neonati, ma che non viene eseguita nessuna indagine per verificarne il grado di
sicurezza e che la nanotecnologia è in pratica senza controllo e priva di
qualsiasi regolamentazione.
* Uno studio della NASA ha dimostrato che iniettare
nanotubi di carbonio provoca danni importanti ai polmoni dei topi. I ricercatori
hanno detto che la dose iniettata era equivalente a 17 giorni di esposizione di
un lavoratore in una nano fabbrica.
* Scienziati dell’Università di Rochester hanno riportato
che nei conigli che hanno inalato nanosfere di carbonio si è verificato un
aumento della predisposizione a sviluppare coaguli di sangue.
* Nella riunione dell’Associazione Chimica degli Stati
Uniti è stata presentata una relazione che dimostra che le nanoparticelle di
carbonio si dissolvono nell’acqua, contrariamente a quanto si credeva, e che
anche in minime concentrazioni sono tossiche per i batteri del suolo.
Secondo il Gruppo ETC “nei prossimi anni gli scienziati
creeranno nuove materie, probabilmente riorganizzeranno e combineranno elementi
in un modo che oggi non riusciamo a immaginare. È impossibile calcolare le
possibili implicazioni socioeconomiche e ambientali di nuove forme di
materia-materiali mai viste prima sulla terra”.
"I governi e l’industria hanno permesso l’entrata
incontrastata dei nano-prodotti nel mercato, senza la supervisione di autorità
preposte alla regolamentazione” ha affermato Hope Shand, del gruppo ETC, in
un’intervista concessa al quotidiano portoricano El Nuevo Dia. “Oltre 475
prodotti con invisibili particelle in nanoscala, non controllati e senza
etichetta, sono già in commercio, ma nessun governo ha adottato una
regolamentazione in merito”.
”Esistono solo pochi studi tossicologici sulle
nanoparticelle artificiali, ha aggiunto Shand, ma sembra che queste siano più
tossiche della versione più grande dello stesso composto a causa della loro
aumentata mobilità e reattività”.
Il Foresight Institute (www.foresight.org/), che è a
favore della nanotecnología, non condivide i timori del gruppo ETC e di altri
settori. La sua vicepresidente Christine Peterson dichiara che le nanoparticelle
non sono state ancora definite con precisione e di conseguenza è prematuro
imporre regolamentazioni e protocolli di sicurezza”. “Cos’è esattamente una
nanoparticella? Dipende da come lei la definisce -continua la Peterson
nell’intervista- “ molti prodotti naturali, così come sostanze chimiche e
additivi nei nostri alimenti, che vengono usati già da molto tempo contengono
nanoparticelle”.
E’ suo parere che fino a quando le nanoparticelle non
saranno definite in maniera appropriata, qualunque regolamentazione sarà
inadeguata. Afferma che ci sono diverse istituzioni, americane e internazionali,
che si occupano di questo problema, incluse l’American National Standards
Institute, l’American Standards Organization e l’International Accreditation
Forum.
Nano-invasione
Che cosa succederebbe se dei nanobot autoreplicanti si
riproducessero senza controllo? In questo caso dovremmo affrontare pericoli e
forme d’inquinamento ambientale impossibili da immaginare oggi. Fin dal 1991 lo
scrittore Jerry Mander, il preferito dai lettori ecologisti e dagli oppositori
della globalizzazione neoliberale, mise in guardia sui rischi della
nanotecnologia nel suo libro “In the Absence of the Sacred”. Bill Joy, il più
importante scienziato della Sun Microsystems Corporation, ha manifestato
preoccupazione sui potenziali pericoli di questa tecnologia nel suo saggio dal
tetro titolo “Why the Future Doesn’t Need Us”, pubblicato, nel 2000, sulla
rivista scientifica Wired.
Secondo Joy “Le tecnologie del XXI secolo - genetica,
nanotecnologia e robotica (GNR) - sono talmente potenti che possono provocare
nuovi tipi di abusi e d’incidenti”. Nel suo saggio sostiene che non abbiamo
considerato che queste tre tecnologie “rappresentano una minaccia diversa dalle
precedenti tecnologie” poichè i nanobot e gli organismi transgenici possono
autoriprodursi. “Una bomba può esplodere una sola volta, ma un bot può
trasformarsi in molti e andare rapidamente fuori controllo”.
Mooney ipotizza che “In un mondo bionico in cui si fondono
nanotecnologia e biotecnologia, vedremo biocomputer in nanoscala e biosensori
capaci di monitorare tutto, dai meccanismi regolatori della crescita delle
piante alle riunioni politiche… Che succede se non si possono fermare i nanobot?
Quali sono le implicazioni per i piani militari e il terrorismo, specialmente il
terrorismo di Stato? La possibilità che offre la nanotecnologia di fare tutto,
cose fisiche, visibili e invisibili, in modo economico e inesauribile è anche la
più grande minaccia che comporta”.
Nanobrevetti
Ci sono, inoltre, rischi di natura sociale e politica. La
nanotecnologia è avviata sulla stessa strada della biotecnologia per quanto
riguarda i brevetti delle materie della natura. Mark Lemley, dell’Università di
Standford, afferma che “i brevetti getteranno un’ombra sulla nanotecnologia
molto più grande di quella che hanno altre scienze al medesimo stadio di
sviluppo”. Già nel 1964 Glenn Seaborg, premio Nobel per la Fisica, stabilì un
precedente preoccupante brevettando due elementi della tavola periodica:
l’Americio (95) e il Curio (96). La corsa ai nanobrevetti è già sfrenata: tra il
2000 e il 2003 il numero dei brevetti concessi dall’Ufficio Brevetti degli Stati
Uniti è aumentato del 50% arrivando a 8.630 nel 2003.
Ribeiro (La Jornada, 30/9/05) ha raccolto i seguenti
esempi di neobrevetti:
* In Cina il ricercatore Yang Mengjun, ha ottenuto 900
brevetti su erbe utilizzate nella medicina tradizionale cinese allegando
formulazioni nanotecnologiche.
* Charles Liebner, dell’Università di Harvard, ha avuto un
brevetto (ceduto in esclusiva alla Nanosys Inc.) per delle nanobarre di ossidi
composti da metalli. Il brevetto riguarda, oltre gli ossidi di un solo metallo,
altri 33 elementi della tavola periodica (approssimativamente un terzo del
totale) vale a dire 11 dei 18 gruppi degli elementi esistenti. Queste barre
vengono usate in molte industrie, compresa quella biomedica, e questo brevetto è
stato classificato, da vari avvocati che si occupano di brevetti, tra i 10 che
condizioneranno in modo decisivo lo sviluppo dell’industria nanotecnologica.
*L’università del Kansas ha ottenuto il brevetto per altri
procedimenti nanotecnologici con cui si è aggiudicata l’esclusiva del loro uso
nell’industria farmaceutica, alimentare, chimica, elettronica, di catalizzatori,
polimeri, pesticidi, esplosivi e rivestimenti.
"Non si era mai visto prima un uso così esteso di uno
strumento di monopolio come nel caso dei brevetti nanotecnologici” commenta
Ribeiro. “Chi crede che la nanotecnologia possa essere usata per scopi utili
come ipotetici risparmi di energia e di risorse o nel campo medico o che,
illusione ancora più grande, “aiuterà i poveri”, dovrebbe ripensarci di fronte a
questo panorama. Basta vedere come si comportano le multinazionali farmaceutiche
nei confronti delle necessità della salute pubblica, specialmente nel terzo
mondo, controllando brevetti che non coprono neppure una nanofrazione della loro
portata”.
Guardare avanti
Nessuna campagna di protesta fermerà la nanotecnologia, è
troppo tardi ormai. Verrà usata, bene o male, e rivoluzionerà tutti gli aspetti
dell’economia mondiale e della vita umana, che ci piaccia o no.
Cosa possono fare, allora, quelle persone consapevoli che
si preoccupano degli impatti negativi che può avere questa tecnologia sulla
salute umana e sull’ambiente? "La società civile e i movimenti sociali devono
richiedere un ampio chiarimento sulla nanotecnologia e le sue molteplici
implicazioni economiche, ambientali e di salute” consiglia Shand. “I governi e
l’industria non dovrebbero commettere l’errore di confinare le discussioni alle
riunioni di ‘esperti’ o limitarle strettamente agli aspetti della nanotecnologia
riguardanti salute e sicurezza, devono essere presi in considerazione anche gli
aspetti sociali ed economici”.
La storia, però, non finisce qui perché è sempre più
vicina la convergenza delle tecnologie. I governi e le società che stanno
sviluppando tecnologie di punta si apprestano a unire la nanotecnologia con la
biotecnologia, l’intelligenza artificiale con la robotica e a portarci verso un
futuro cibernetico che oggi non possiamo neanche immaginare. Ma questo sarebbe
argomento per un altro articolo.
Carmelo Ruiz Marrero, direttore del Progetto di
Biosicurezza del Portorico (http://bioseguridad.blogspot.com/), è l’autore del
libro"Balada transgénica: biotecnología, globalización y el choque de paradigmas"(
“ballata transgenica: biotecnologia, globalizzazione e lo scontro dei
paradigmi”) e anche il creatore della pagina Web “Haciendo punto en otro blog”
(http://carmeloruiz.blogspot.com/).
APPROFONDIMENTO
Preparato per Greenpeace da The Pesticide Trust
Questo rapporto esamina i possibili cambiamenti
nell'utilizzo degli erbicidi e le relative ripercussioni sui coltivatori ed i
consumatori. La conclusione più' evidente e' che l'introduzione di specie
resistenti agli erbicidi e' più' funzionale alle strategie delle multinazionali
dell'industria agro-alimentare ed all'incremento nell'utilizzo degli erbicidi
che alla promozione di un'agricoltura sostenibile.
Fumigazioni aeree con glifosato
In Colombia, il massiccio ricorso alla pratica delle fumigazioni aeree per lo sradicamento dei campi di coca, ha portato alla contaminazione con pesticidi dei corsi d’acqua e dei terreni e a registrare pesanti danni alla salute della popolazione esposta alle fumigazioni. La problematica si è estesa nelle zone di frontiera equadoriane.
campagna internazionalE dell’Associazione Campesina del
Valle del Rio Cimitarra