EURO:

L'ARMA DI DISTRUZIONE DI

MASSA DEI POPOLI EUROPEI

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

 

 

INTRODUZIONE

Crisi Europa, Stiglitz: "E' un disastro creato dall'euro"

Fonte web

Nella foto l'economista Joseph StiglitzPer il Premio Nobel, i problemi dell'Europa sono stati provocati dalla moneta unica. "Ha creato disparità". Adesso serve solidarietà, altrimenti ristrutturazione Ue. George Soros: caos politicamente inaccettabile.

La crisi dell'euro è colpa dell'euro. Per il professore della Columbia University, Joseph Stiglitz, i problemi economici dell'Europa sono tutti racchiusi lì: nella moneta unica. L'agonia che alcuni Paesi continentali più di altri stanno vivendo è "un disastro provocato dall'uomo e soprattutto dall'euro", ha denunciato il premio Nobel. Ma forse "abbiamo abbastanza solidarietà per cercare di dare vita davvero al progetto dell'euro."

La soluzione che suggerisce è quella di
sacrificare l'euro e riformare il "quadro europeo". Una tesi basata sulla realtà dei fatti. L'analisi di Stiglitz parte infatti riconoscendo lo stato di recessione in cui si trovano oggi molti paesi europei. Stiglitz definisce questa situazione una depressione, che sta comportando una perdita enorme di capitale umano.

Mentre in questi anni è stato cavalcata la
politica dell'austerity come strategia di crescita, adesso sarebbe più opportuno valutare una completa ristrutturazione dell'Unione europea, piuttosto che degli Stati che la compongono. Una tesi condivisa dal guru di Wall Street, George Soros, convinto che "l'euro abbia fatto nascere a una situazione viziata fin dall'inizio".

Per l'esperto di investimenti è palese che la moneta unica abbia fatto emergere divisioni fra i Paesi europei che sono diventati col passare del tempo sempre più evidenti a causa di Paesi in surplus e in deficit. Una situazione a suo avviso
politicamente inaccettabile.

 

 

Antonio Maria Rinaldi: Morire per l'Euro?

Docente di Finanza Aziendale presso l’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara e di Corporate & Investment Banking e Mercati Finanziari&Commercio Internazionale presso la Link Campus University di Roma. La democrazia in Europa è stata sostituita con meccanismi tecnici automatici robotizzati
 

 

 

Luttwak nel 1996: “L’Euro, un disastro. Ma in Italia c’è

istinto del gregge verso la Germania. Come con Mussolini”

Fonte web

Edward LuttwakProfetiche le parole del politologo americano: “Perché invece di fare come la Grecia non fate come la Svizzera. A voi non conviene una moneta forte. Se negli Usa la Fed si comportasse come la Bundesbank tutti ne chiederebbero l’abolizione”. E ancora: “Si chiama istinto del gregge, paura di essere considerati di Serie B. Come quando Mussolini vi portò in guerra sapendo cosa lo aspettava”

Magari l’uomo a molti non è simpatico, ma l’intervista di Orazio Riccardo, a pagina 20 del Corriere della Sera del 14 ottobre 1996, in questo momento è di una attualità incredibile: tutto si è verificato nell’esatto modo in cui è stato previsto da Edward Luttwak. E tutto sembra che possa finire (quando?) sempre con la profezia del politologo americano, scritta al termine dell’articolo: “Voi italiani ce la farete, perché verrete espulsi dall’euro, e tornerete competitivi”.

Qual è il problema? Il problema è che non abbiamo uomini come Edward Luttwak (qualunque siano le convinzioni politiche di ognuno: qui parliamo di spine dorsali, che vengono prima del resto) nei nostri governi fantoccio. Mentre Luttwak, infatti, descriveva il futuro che stiamo vivendo con precisione profetica, ecco cosa facevano i nostri uomini di riferimento attuali:

- Enrico Letta, attuale presidente del Consiglio dei Ministri d’Abbazia, scriveva un altro libro profetico, “Euro sì. Morire per Maastricht“. Grazie alla serie infinita di errori nelle sue 92 pagine, a 32 divenne ministro e a 46 Presidente del Consiglio;

- Su Mario Monti, dopo aver ammesso l’errore di previsione del 1992, e dopo che nel 1994 chiedeva ulteriori massacri di tassi e tagli al ministro Spaventa, Luttwak diceva di lui: “Le sue prediche piacciono molto perché sembrano dare una base logica a quello che è un istinto solo irrazionale”. Per premio è diventato in 4 giorni senatore a vita e presidente del Consiglio del peggiore governo (dati economici e sociali, non stime) della storia Repubblicana;

- Romano Prodi, l’uomo autore di cotanto “disastro”, affermava: “Sono sicuro che l’Euro ci costringerà a introdurre un nuovo insieme di strumenti di politica economica. Proporli adesso è politicamente impossibile. Ma un bel giorno ci sarà una crisi e si creeranno i nuovi strumenti“. Nel giorno in cui la crisi è arrivata l’architettura da lui pensata era così fragile che la casa è crollata, e a lui è rimasto da dire solo: “Sono sconvolto“. Per premio hanno provato a farlo Presidente della Repubblica;

- Silvio Berlusconi invece inveiva contro qualche giudice comunista. Abbiamo perso il conto e non riusciamo a verificare chi.

 

 ”L’ Italia? Starà meglio senza Euro”

“Finirà come nel 1940. Allora l’ Italia non aveva alcuna convenienza ad entrare in guerra, ma l’ istinto del gregge fece sì che Mussolini . che pure l’ aveva intuito, facesse questo errore. Si diceva: tutte le potenze mondiali entrano nel conflitto, perché noi dobbiamo starne fuori? Siamo forse di serie B? E così l’ Italia commise un grande errore. Maastricht è paragonabile a quel momento storico: sarà un massacro e l’ Italia, per paura di finire come la Grecia e perdere la faccia, andrà al massacro economico programmato dagli estremisti ai quali avete affidato l’ unificazione monetaria. D’altra parte, nella loro storia gli europei si sono sempre fatti travolgere da tragiche passioni concettuali“.

Edward Luttwak, il politologo e superconsulente americano che da alcuni anni si è assunto il ruolo di “Grillo parlante” straniero della realtà italiana, è convinto di “parlare al vento”. “Tanto, queste sono profezie che non vengono mai ascoltate dai diretti interessati”. E aggiunge: “Ma perché voi italiani continuate a lamentarvi della possibilità di restare fuori dalla moneta unica come la Grecia e invece non dite “come la Svizzera“?”.

Luttwak ha un’ idea precisa: la moneta unica europea va bene, purché sia gestita come il dollaro. Cioè da una banca centrale indipendente, ma non ossessionata dal pericolo inflazione (in realtà l’ossessione deriva non dal timore di nuove Weimar ma dalla consapevolezza che in questo modo si vince la battaglia dell’export, ndr) come la Bundesbank. “L’ Unione europea fa un ottimo lavoro quando si esercita in negativo, cioè quando elimina dazi, differenze legislative o dogane. Ma nell’azione in positivo la Ue è un disastro. Basta pensare agli aiuti all’agricoltura. Lo stesso vale per la moneta unica”.

Il dilemma che sta alla base di questo dibattito è quello tra un’ economia dominata da una moneta forte, anzi fortissima, blindata anche a costo di avere una disoccupazione alta e una produzione industriale congelata, e un’economia dove un po’ di inflazione è tollerata in nome della necessità di posti di lavoro. Luttwak, che oggi è consulente del ministero del Tesoro giapponese oltre che di molte grandi corporation nipponiche, ricorda che “da noi, negli Stati Uniti, quando arriva la notizia che il dollaro va male i businessmen festeggiano. E se la Federal Reserve si comportasse come la Bundesbank, governo e business community ne chiederebbero l’abolizione. In Europa rischiate di farvi governare da estremisti monetari. L’economia globale è già in tempi di deflazione e loro non sono ancora contenti. E’ come se qualcuno, mentre la temperatura scende e si avvicina l’inverno, inserisse l’aria condizionata al massimo in nome dei benefici dell’aria fresca“.

Consulente a più riprese della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato, considerato vicino alla destra americana, uomo poliglotta (è un ebreo della Transilvania la cui famiglia ha vissuto molti anni a Milano) e poliedrico, Luttwak ama provocare. E oggi parla di “cretino orgoglio monetario“. “Ma cosa avete voi italiani da guadagnarci ad entrare nell’Europa monetaria tra i primi? Non vi serve una moneta fortissima unita a una disoccupazione alta, perché i vostri investimenti all’estero non sono una cosa rilevante. Voi dovete esportare e produrre. Il 30 per cento del vostro export va fuori dall’Unione europea. Invece vi fate condizionare dai banchieri centrali, che sono come gli esorcisti: vedono il diavolo, in questo caso l’ inflazione, dappertutto. Le prediche di Mario Monti piacciono molto perché sembrano dare una base logica a quello che è un istinto solo irrazionale”.

In Italia per una serie di conferenze, Luttwak fa una previsione catastrofica: “L’ Italia riuscirà ad entrare nell’ Euro perché Francia e Germania sono pronte ad accettare anche i trucchi statistici pur di aprirvi la porta. Vi accetteranno turandosi il naso e imponendo un rapporto lira-euro molto svantaggioso. E basta vedere cosa sta già succedendo in Francia per capire quale prezzo vi faranno pagare: anche i panettieri sono in crisi, l’ economia più che rallentare è nel rigor mortis. L’ Euro sarà come il franco svizzero: tutti lo vorranno comprare, tutti vi vorranno investire e tutti vorranno depositare nelle banche legate all’Euro. Seguirete tutti l’esempio dell’ Olanda, che è al servizio della Bundesbank e del sistema Germania“.

A dir la verità, anche in Germania l’opinione pubblica non è tenera nei confronti della moneta unica e dell’ Europa. Anzi, c’è la sensazione che più si avvicina il momento della verità e più gli elettori di Helmut Kohl siano impauriti dal progetto del loro cancelliere. “Sì”, risponde Luttwak, ma per la Germania ha senso presidiare un’ Europa a moneta forte. La Bmw viene a produrre in America dove il costo del lavoro è infinitamente più basso di quello tedesco (poi abbassato con le riforme Hartz e i minijobs, ndr) e poi riesporta in Europa le sue automobili. Anche alla Spagna conviene l’Euro, nonostante la disoccupazione. Ma l’ Italia è un caso diverso“.

Quindi lo scenario è senza speranze? Luttwak sorride e risponde: “No, ce la farete. Perché verrete espulsi dall’Euro. E allora tornerete competitivi”.

 

 

Alberto Bagnai: Morire per l'Euro?

Professore associato di Politica economica presso il Dipartimento di Economia dell’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, e ricercatore associato al CREAM (Centro di ricerca in economia applicata alla globalizzazione, Università di Rouen – Francia). Il futuro dell’integrazione politica e sociale europea: quali lezioni dalla crisi?
 

 

 

La verità sull'Economia italiana:

tutti i dati che non potete non sapere

Fonte web

Il quadro esatto di come sta il paese. Una "pagina della memoria economica", che fa da contraltare alla propaganda dei "poteri forti".

In questa pagina Wall Street Italia pubblica in sintesi il quadro oggettivo dell'economia italiana, aggiornato con i piu' recenti dati statistici, macro-economici e di politica monetaria. L'obiettivo: avere qui una "pagina della memoria economica" che faccia da contraltare alla massiccia propaganda mediatica di lobby, ovvero stato, partiti, banche e "poteri forti". Costoro nascondono la verita' agli italiani manipolando il consenso con strategie che beneficiano l'oligarchia mentre milioni di cittadini e piccole imprese sono ridotti alla mera sopravivenza. Bisogna opporsi a questo mediocre surrogato di democrazia e mercato.

- Ammortizzatori: 80 miliardi erogati dall’Inps dall’inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione; a giugno, richiesta Cig in aumento + 1,7% rispetto a maggio e in calo -4,9% su giugno 2012 (fonte: Inps);

- Benzina: da gennaio a luglio 2013 i consumi di benzina sono calati -6,3%, per cui il gettito fiscale (accise e imposte) e' sceso -2,9%. Considerando i primi sette mesi del 2013, i consumi petroliferi sono complessivamente scesi del 7,3% rispetto allo stesso periodo del 2012 (fonte: Unione Petrolifera);

- Cassa integrazione: nel complesso sono state autorizzate 704 milioni di ore nel periodo gennaio-agosto 2013 (fonte Inps); ad agosto Cig +12,4%. Salgono straordinaria e in deroga;

- Chiusura aziende: per la crisi, tra il 2008 e il 2012 hanno chiuso circa 9mila imprese storiche, con più di 50 anni di attività. Si tratta di 1 impresa storica su 4 (fonte: Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza);

- Competitività: Italia al 49° posto nel mondo, battuta anche da Lituania e Barbados (fonte: World Economic Forum);

- Consumi: nel periodo 2012-13 contrazione record dei consumi di -7,8% (fonte: Federconsumatori). Cio' equivale ad una caduta complessiva della spesa delle famiglie (vedi sotto "Spesa famiglie") di circa 56 miliardi di euro;

- Credito alle imprese: secondo la Bce nel luglio 2013 contrazione di -3,7%, superiore a quella registrata a giugno (-3,2%) e maggio (-3,1%). Prestiti bancari fino a 12 mesi, quelli piu' adatti a finanziare il capitale circolante delle imprese: -4,0%. In fumo 60 miliardi di prestiti solo nel 2012;

- Debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche: 400% del Pil, circa 6.000 miliardi;

- Debito pubblico: a giugno 2013 nuovo record a 2.075,71 miliardi di euro, dai 2.074,7 miliardi di maggio; oltre il 130% del Pil. Gli interessi pagati dal Tesoro sono stati 86,7 miliardi nel 2012. Secondo le previsioni il debito pubblico salirà al 130,8% del Pil nel primo trimestre 2014, rispetto al 123,8% del primo trimestre 2012;

- Deficit/Pil: 2,9% nel 2013. Peggioramento ciclo economico Imu, Iva, Tares, Cassa integrazione in deroga lo portano ben oltre la soglia del 3%. Per la Bce ci sono rischi crescenti su obiettivi deficit 2013, peggiora disavanzo, con sostegni a banche e rimborso debiti PA;

- Depositi: nelle banche italiane in totale sono scesi nel luglio 2013 a 1.110 miliardi di euro contro i 1.116 miliardi di giugno. I depositi delle famiglie sono stabili a 918,5 miliardi, quelli delle società sono scesi da 198,4 a 191,6 miliardi (fonte: Bce);

- Disoccupazione: a luglio 2013 si attesta al 12% (fonte Istat). Disoccupazione giovanile balza al nuovo record negativo storico: 39,5%. Le domande di disoccupazione e mobilita' sono salite +19,8% nei primi 7 mesi del 2013 (fonte Inps). Nell'Eurozona per il 2013 le stime confermano una disoccupazione al 12,3%, e per il 2014 al 12,4% (fonte Bce);

- Entrate tributarie: a maggio -0,7 miliardi rispetto allo stesso mese di un anno fa (a 30,1 miliardi, -2,2%). Nei primi 5 mesi del 2013 il calo è dello 0,4% rispetto ai primi 5 mesi del 2012;

- Evasione: Nel 2013 5mila evasori totali e 17,5 miliardi nascosti. Secondo le stime elaborate dall'Istat l'imponibile sottratto al fisco si aggira ogni anno attorno ai 275 miliardi di euro;

- Export: E' una delle poche voci positive dell'Economia italiana. A luglio 2013 si registra un surplus commerciale di 2,8 miliardi di euro nei paesi extra Ue, rispetto all'avanzo di 1,9 miliardi dello stesso mese del 2012, che porta a un saldo positivo di 10,5 miliardi nei primi 7 mesi del 2013, rispetto al disavanzo di 3,6 miliardi nel periodo gennaio-luglio 2012 (fonte: Istat); a luglio si registra un rallentamento dell'export extra Ue di -2,0% sul mese precedente;

- Fabbisogno dello stato: nei primi 8 mesi del 2013 ha superato i 60 miliardi, quasi il doppio rispetto ai 33,5 dello stesso periodo 2012;

- Fallimenti: nel primo semestre 2013 si sono registrate 6.500 nuove procedure fallimentari, in aumento +5,9% rispetto allo scorso anno;

- Felicità: Italia depressa, il 'fu-Belpaese' è 45° nella classifica mondiale, stando al secondo Rapporto sulla Felicità dell'Onu;

- Fiducia aziende: l'indice composito sale da 79,8 di luglio a 82,2 di agosto.

- Fiducia consumatori: torna ai livelli massimi da due anni. Il clima di fiducia dei consumatori aumenta, ad agosto, a 98,3 da 97,4 del mese di luglio.

- Gettito Iva: nel periodo gennaio/aprile 2013 tra le imposte indirette prosegue l'andamento negativo dell'IVA (-7,8%) per effetto della flessione registrata dalla componente relativa agli scambi interni (-4,7%) e di quella relativa alle importazioni da Paesi extra UE (-21,4%) che risentono fortemente del deterioramento del ciclo economico;

- Immobiliare: nel primo trimestre 2013 l'indice dei prezzi delle abitazioni ha registrato una diminuzione dell'1,2% rispetto al trimestre precedente e del 5,7% nei confronti dello stesso periodo del 2012 (fonte: Istat);

- Inflazione: i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza registrano ad agosto 2013 una variazione congiunturale nulla e crescono su base tendenziale + 1,7% (fonte: Istat);

- Insolvenze bancarie: quelle in capo alle imprese italiane hanno sfiorato a maggio 2012 gli 84 miliardi di euro (precisamente 83,691 miliardi);

- Lavoro: Lavoro: 6 milioni in cerca e 7 su 10 temono di perderlo (fonti: Istat e Coldiretti);

- Manifattura: l'indice Pmi è salito a 51,3 punti ad agosto, dai 50,4 del mese precedente, segnando il livello massimo da 27 mesi a questa parte. Secondo Markit alla base dell'espansione della produzione c'è stato un incremento dei nuovi ordini, il più marcato in oltre due anni, in particolare dall'estero.

- Neet: 2,2 milioni nella fascia fino agli under 30, ragazzi che non studiano, non lavorano, non imparano un mestiere, i totalmente inattivi sono il 36%;

- partite Iva: crollate -400.000 (-6,7%) dal 2008 (fonte Cgia Mestre);

- poveri: per la crisi sono raddoppiati dal 2007 al 2012 a quasi 5 milioni (fonte Istat);

- Prezzi produzione: l'indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali è aumentato a luglio dello 0,1% rispetto al mese precedente e diminuito dello 0,9% nei confronti di luglio 2012. Lo ha comunicato l'Istat.

- Pil: il Prodotto interno lordo dell'Italia, ovvero la ricchezza complessiva del paese, alla fine del 2012 era di 2.013,263 miliardi di dollari (dati Ocse) o 1.565,916 miliardi di euro (fonte: relazione del governo al Parlamento - 31 marzo 2013). Nel secondo trimestre il Pil Italia è stato confermato in contrazione -0,2% dopo il -0,6% nei primi tre mesi dell'anno. Comparando il secondo trimestre del 2013 con gli stessi mesi dell'anno precedente il calo è -2,0% (fonte: Eurostat). S&P ha abbassato la sua previsione di crescita 2013 per l'Italia, a -1,9% rispetto al -1,4% previsto a marzo 2013 e al +0,5% stimato a dicembre 2011. L'ultima previsione dell'Istat per il 2013 e' -2,1%. Il Fmi ha tagliato le stime del pil Italia 2013 a -1,8%. Anche l'Ocse prevede una contrazione di -1,8%, unico paese in recessione del G7. Nel 2012 il Pil ha subito una contrazione di -2,4%. E un crollo senza precedenti di -8,8% dall'inizio della crisi nel secondo trimestre del 2007 (fonte Eurostat);

- Potere d'acquisto delle famiglie: -2,4% su base annua, -94 miliardi dall’inizio della crisi, circa 4mila euro in meno per nucleo;

- Precariato: contratti atipici per il 53% dei giovani (dato Ocse);

- Produzione industriale: crollata -17,8% negli ultimi dieci anni. La produzione industriale e' calata -1,1% a luglio 2013 e -4,3% rispetto a luglio 2012 (fonte Istat);

- Reddito famiglie: nel 2013 e' tornato ai livelli di 25 anni fa, oggi 1.032 miliardi di euro, rispetto ai 1.033 del 1988 (fonte: Confcommercio;

- Ricchezza: dall'inizio della crisi nel secondo trimestre del 2007 il pil e' crollato -8,8% (fonte: Eurostat), pari a una perdita di oltre 150 miliardi di euro. L'Italia comunque e' il paese piu' ricco in Europa per via del patrimonio immobiliare dei cittadini ma tra quelli a minor reddito e con il piu' alto tasso di poverta': la ricchezza netta pro-capite, pari a 108.700 euro, supera di poco quella dei francesi (104.100 euro) e dei tedeschi (95.500 euro) (Fonte Bce-Bankitalia);

- Servizi: il fatturato delle aziende che operano nel settore servizi (80% del Pil Italia) nel secondo trimestre 2013 risulta in calo -2,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente; l'indice Pmi relativo alle imprese dei servizi in Italia resta sotto i 50 punti (che indica contrazione): 48,8 ad agosto (fonte: Markit);

- Sofferenze bancarie: in totale sono passate dai 115,8 miliardi di agosto 2012 al nuovo record di 141,8 miliardi di agosto 2013 (+22,4%) in aumento di 25,9 miliardi (Fonte: Centro studi Unimpresa, su dati Bankitalia);

- Spesa famiglie:: prosegue il calo della spesa delle famiglie italiane, nel secondo trimestre del 2013 si contrae -3,2%, e per i beni durevoli -7,1% (fonte: Istat);

- Tasse: 262 scadenze per i cittadini italiani dall'Irpef, all'Iva, all'Irap, etc. Il livello eccessivo di tassazione provoca un effetto negativo, noto come curva Laffer e non e' compatibile con la crescita;

- Spesa pubblica: in 15 anni e' salita +69% a 727 miliardi. Rispetto a una ricchezza di 1.565 miliardi di euro, lo stato spende il 48% del pil. E con gli interessi sul debito pubblico supera il 52%;

- Vendite al dettaglio: in calo a giugno 2013 -3% su base annua, -0,2%. Nel trimestre aprile-giugno 2013 l'indice è calato -0,3%.

 

 

Magdi Cristiano Allam, Intervento al Convegno "Morire per l'euro?"

 

 

Oskar Lafontaine: “BASTA CON L’EURO,

STA PORTANDO AL DISASTRO”

Fonte web

Oskar Lafontaine, il ministro delle finanze tedesco che lanciò l’EuroOskar Lafontaine, il ministro delle finanze tedesco che lanciò l’Euro, ha chiesto la fine della moneta unica per permettere la ripresa dell’Europa del sud, avvertendo che il percorso attuale sta “portando al disastro”. “La situazione economica sta peggiorando di mese in mese, e la disoccupazione ha raggiunto un livello che mette sempre più a rischio le stesse strutture democratiche” ha detto.  “I tedeschi ancora non hanno realizzo che i paesi dell’Europa meridionale, compresa la Francia, prima o poi saranno costretti dalla miseria a combattere contro l’egemonia tedesca” ha detto, attribuendo gran parte delle responsabilità della crisi alla compressione salariale della Germania per guadagnare quote di esportazione (The Telegraph)

Questa volta non è da Oltremanica dove gli euroscettici del partito Ukip nelle elezioni locali di giovedì scorso in Inghilterra e Galles hanno ottenuto un successo esplosivo sulla scena politica britannica, ma è dalla Germania che soffia sempre più forte aria di fronda contro il progetto dell’Europa unita.

Anche chi è stato fra i più strenui sostenitori dell’euro sta cambiando idea. E’ il caso di Oskar Lafontaine, l’ex ministro delle finanze tedesco, le cui parole fanno eco a quelle pronunciate dal capo del Tesoro francese, Pierre Moscovici, secondo cui “e’ giunta la fine del dogma of austerity”.

Ebbene, fra il 1998 e il 1999 ha lavorato alacremente nella squadra che si è occupata di supervisionare il varo dell’euro; oggi è un’altra storia: è finito a militare nelle fila dei più accesi euroscettici. Come ricordato dal giornalista Ambrose Evans-Prithard del quotidiano britannico The Telegraph, Lafontaine è arrivato a chiedere un break-up della moneta unica per consentire che l’Europa meridionale possa tornare a crescere. (e Wall Street Italia aveva infatti parlato del caso Fontaine.

“La situazione economica sta peggiorando di mese in mese, la disoccupazione ha raggiunto livelli che mettono in dubbio la democrazia”, ha denunciato. A suo avviso “i tedeschi non hanno ancora capito che l’Europa meridionale, tra cui anche la Francia sarà costretta per uscire dallo stato di miseria a combattere contro l’egemonia tedesca prima o poi”, colpevole di guadagnare continuamente quote sull’export.

Lafontaine sul sito web del Partito della Sinistra tedesca si è rivolto direttamente alla Cancelliera tedesca, Angela Merkel, dicendole di svegliarsi dal suo torpore ipocrita e di pensare per una volta anche ai Paesi in difficoltà per forzare un cambiamento nella politica a spese degli elettori tedeschi.

Una tesi forte che si ritrova nelle dichiarazioni del ministro delle Finanze francese, Pierre Moscovici che ha chiesto la fine delle politiche di austerità, perché non ci siano strappi nelle relazioni fra Parigi e Berlino.

Sempre più economisti osservano che la moneta comune avrebbe potuto essere sostenibile se i Paesi della zona euro avessero concordato una politica salariale comunitaria. Invece così non è stato perché – spiegano – “le istituzioni stabilite per il coordinamento sono state aggirate dai governi e oggi il sistema non funziona”. Una recente analisi riportata dal quotidiano, Handelsblatt, ha segnalato come Grecia, Portogallo o Spagna dovrebbero contrarre i loro salari del 20-30% per essere di nuovo competitivi, mentre la Germania dovrebbe apprezzarli di un ulteriore 20%.

Qualche esperto di mercato ammette l’evidenza e riconosce che “se apprezzamenti e svalutazioni in tal senso non sono possibili, è meglio dire addio alla moneta comune“. In fondo “sarà necessario imporre rigorosi controlli di capitale per regolare i flussi di capitale. Ma dopo tutto – ricorda – l’Europa ha già compiuto questo primo passo con il caso Cipro”.

Durante il periodo di transizione, l’Unione europea dovrà fornire aiuti ai Paesi che dovranno effettuare svalutazioni per evitare un collasso. Ma c’è anche qualche economista che abbozza a una soluzione.

“Una pre-condizione per far funzionare il sistema monetario europeo sarebbe quello di riformare il settore finanziario come se fosse una cassa di risparmio pubblica”. Come ricorda la saggezza popolare, la speranza è sempre l’ultima a morire, ma gli ultimi dati macro sulla disoccupazione in Europa la soffocano.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

IL DISASTRO DELL'EURO SPIEGATO TRENT'ANNI PRIMA

 

Uno degli aspetti più inquietanti e forse il più criminale, che ha portato alla nascita della moneta unica, risiede proprio nel fatto che il suo fallimento era già stato previsto almeno tre decenni prima della sua nascita. La sua insostenibilità era già stata scritta e documentata scientificamente da autorevoli economisti, appartenenti a differenti scuole di pensiero economico, che denunciarono, già a quell'epoca, quelle che sarebbero state le conseguenze in termini di macelleria sociale, di aggressione dei diritti e dei salari del ceto medio popolare, che si sarebbero determinate per effetto della creazione di un'area valutaria non ottimale tra nazioni con strutturali differenze economiche.