ABORTO ED EUTANASIA

DEI PIÙ PICCOLI SONO IN SOSTANZA

SACRIFICI UMANI AL DIAVOLO.

 

Stranamente stampa e TV non hanno riportato un pezzo dell'omelia di Papa Francesco del 18 novembre 2013, dove il Papa parla dei sacrifici umani che ancor oggi si fanno. Si tratta di una fortissima denuncia, nel solco di Benedetto XVI, di un «progressismo» che «negozia» la fedeltà al Signore, cede a diabolici «padroni del mondo» e finisce per appoggiare «leggi che proteggono sacrifici umani». Poi purtroppo, prosegue il Papa, «segue la storia»: la Bibbia mostra «le condanne a morte, i sacrifici umani». Sbaglia chi pensa che siano cose di un passato remoto, «Ma voi – ha chiesto il Papa – pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono». Ogni riferimento all'aborto e al l'eutanasia non è casuale. (fonte web)

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 Il segnale di una società che ha paura

Il commento del neonatologo e bioeticista Carlo Valerio Bellien: «Anziché incrementare gli aiuti a chi ne

è affetto e alla sua famiglia, la soluzione adottata dal Parlamento del Belgio va in tutt’altra direzione».

Fonte web

«Questo è il segnale di una società che ha tanta paura e profonda insicurezza nel gestire le difficoltà, che rimangono pur sempre enormi, legate alle condizioni di disabilità. Anziché incrementare gli aiuti a chi ne è affetto e alla sua famiglia, la soluzione adottata dal Parlamento del Belgio va in tutt’altra direzione».

Questo il commento del neonatologo e bioeticista
Carlo Valerio Bellieni di fronte alla notizia dell’approvazione da parte del Parlamento belga della legge che estende l'eutanasia anche ai minori di 18 anni. «Il problema è che serve un consenso informato adeguato o del paziente o dei suoi tutori - prosegue - ma ce l’immaginiamo un minore che con tanta consapevolezza può esprimersi su questo? Ma pensiamo anche ai genitori: quando un bambino è piccolo, la prognosi rimane comunque incerta e si possono fare soltanto ipotesi perché le modalità di espressione e comunicazione sono limitate. Quando, invece, è più grande, in quanto minore, è facilmente influenzabile e con strumenti psicologici completamente insufficienti, ad esempio, per valutare realisticamente il proprio futuro».

Parlare, dunque, di eutanasia in caso di bambini è una questione ancora più delicata e, sostiene Bellieni, «il ruolo di uno Stato dovrebbe essere prevenire, lenire e curare: la strada dell'eutanasia sembra invece una brutta scorciatoia pilatesca».

Prevenzione e assistenza come proposte alternative ma anche nella stessa società belga il dibattito sulla legge è, in realtà, ancora acceso. Il dubbio di spostare l’attenzione dall’interesse del paziente alla comunità che non sa come prendersene cura è legittimo ma, secondo il neonatologo,
diventa un autogol evocare l'eutanasia infantile da parte di chi è favorevole all'eutanasia «perché rimangono gli stessi dubbi sulla libertà della decisione e sul dolore insopportabile sollevati anche quando un adulto chiede di morire».

 

 

Se l'eutanasia di una giraffa fa più notizia dell'eutanasia dei bambini

 

 

Eutanasia infantile, il Belgio legalizza l'orrore

Fonte web

Il giorno, 13 febbraio, la Camera del Parlamento belga, riunita in seduta plenaria, si è pronunciata in modo definitivo sull’estensione dell’eutanasia anche ai bambini (per una sintesi del contenuto di questa legge si legga l’articolo “Morte agli innocenti: l’eutanasia dei bambini in Belgio”). Il risultato appare scontato e così il Belgio sarà la prima nazione al mondo che permetterà di far accedere a pratiche eutanasiche i minori senza limiti di età.

Le reazioni di segno contrario non si sono fatte attendere. Il 30 gennaio scorso 58 parlamentari dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa hanno redatto un Dichiarazione scritta, che però non impegna l’intero Consiglio, in cui  si afferma che il Senato “presume in maniera erronea che i bambini sono capaci di dare un consenso informato all’eutanasia e che possono comprendere il significato grave e le complesse conseguenze associate a una tale decisione”. Poi aggiungono che “questo voto del Senato belga tradisce i bambini più vulnerabili accettando che la loro vita non avrebbe alcun valore intrinseco e, pertanto, devono morire” e “promuove l’idea inaccettabile secondo cui una vita possa essere indegna di essere vissuta rimettendo così in discussione la base stessa di un società civilizzata”. 

A questo proposito i firmatari dell’appello ricordano ai colleghi belgi la Raccomandazione n. 1418 del 1999 che incoraggia “gli Stati membri del Consiglio d'Europa a rispettare e proteggere in ogni modo la dignità dei malati terminali o delle persone morenti accogliendo il divieto di sopprimere malati terminali o persone che stanno per morire”. Altresì i parlamentari hanno rammentato anche la Risoluzione n. 1859 del 2012 della stessa Assemblea parlamentare in cui si esplicita che "l'eutanasia , intesa come uccisione intenzionale per atto positivo o per omissione di un essere umano che dipende da altri e perpetrata a motivo di un suo presunto beneficio, deve essere sempre proibita”.

Facendo eco a questa iniziativa politica anche alcuni medici belgi hanno alzato la voce. Trentotto pediatri infatti hanno pubblicato una lettera-appello  su "La Libre Belgique” con il titolo “Fine-vita dei bambini: una legge inutile e precipitosa”. In essa si fa presente che “questa legge non risponde ad alcuna reale esigenza” e che “la maggior parte delle équipe mediche che hanno in cura bambini in fase terminale, a domicilio o in ospedale, devono ammettere che non si sono mai trovati nella loro pratica davanti a una domanda di eutanasia spontanea e volontaria espressa da un minore. Allo stato attuale della medicina – continuano i pediatri - i mezzi per attenuare il dolore sono largamente disponibili nel nostro Paese, più che in altri Paesi. È evidente che oggi nessun paziente, e dunque bambino, debba soffrire”. 

La discussione frettolosa in Parlamento – svolta senza sentire pediatri ed esperti del settore che avevano chiesto di essere ascoltati - “crea l’impressione che la situazione nel nostro Paese sia drammatica e che occorre quindi agire con urgenza. Noi smentiamo questa falsa impressione e affermiamo che la situazione nel nostro Paese è lontana dall’essere drammatica”. Poi i pediatri puntano il dito sull’effetto plagio che i genitori, anche in modo inconsapevole, potrebbero praticare sui loro figli spingendoli “consciamente o inconsciamente […] a farla finita. Non è incongruo pensare – continua la lettera - che un bambino dotato di una sensibilità particolare percepisca l’opzione dell’eutanasia come una soluzione o addirittura un dovere soprattutto se sente che i suoi genitori non sopportano più di vederlo soffrire”. Non esiste “alcun modo oggettivo” per verificare la reale volontà eutanasica del piccolo, posto che mai possa esistere nei bambini. “Si tratta – concludono i pediatri - di una valutazione largamente soggettiva e soggetta a varie influenze”.

I pediatri belgi hanno trovato solidarietà in alcuni colleghi canadesi. Infatti la Coalition des mèdecisn pour la juistice sociale, un’associazione di medici del Quèbec, ha realizzato un video in cui, anche grazie all’intervento di alcuni bambini (dato che il tema li riguarda da vicino), si chiede al Re del Belgio di non firmare questa legge. La memoria va subito a Re Baldovino che si dimise dalla sua carica per un giorno al fine di non firmare la legge belga che legittimò l’aborto procurato sul suolo belga. Un re amico dei bambini. Tra l’altro in Quèbec è al vaglio una proposta di legge, che sarà votata a fine mese, per legalizzare l’eutanasia e quindi il tema è particolarmente sentito.

Infine contro questa legge che permetterà di uccidere esseri umani senza soluzione di continuità dal concepimento alla pensione, si sono scagliati anche i vescovi del Belgio e rappresentanti di altre confessioni religiose che qualche mese or sono hanno firmato una dichiarazione congiunta. Lo scorso 6 e 8 febbraio ci sono state inoltre alcune veglie di preghiera a Bruxelles, Lovanio e Basse-Wavre, veglie che hanno raccolto migliaia di partecipanti. L’arcivescovo di Malines-Bruxelles monsignor André-Joseph Léonard infine non ha usato mezze misure per tentare di dare la scossa a credenti e non credenti: “Osiamo dire ai nostri concittadini: ‘Non è mai troppo tardi. È questo il momento!’. Scuotiamo le nostre coscienze e con rispetto anche quelle dei nostri fratelli e sorelle in umanità. È giunto il momento di agire. Contiamo su di voi!”.

Tutti d’accordo quindi nel condannare questa legge? Una voce fuori dal coro – e non certo l’unica se ci rammentiamo quanto asserito sul punto dai ricercatori italiani Giubilini e Minerva (si legga “Il sorriso beffardo di Re Erode”)  – è quella del prof. Umberto Veronesi il quale sul settimanale Oggi così si pronuncia sulla legge belga: “È un problema delicatissimo, e io penso che forse non ci sarebbe bisogno di una legge. Una decisione così drammatica non può essere presa che volta per volta, nella discrezione delle coscienze. E questo, a mio giudizio, resta il criterio di riferimento, pur nella necessità di stabilire un quadro giuridico”.

Tradotto: ci vorrebbe anche qui da noi in Italia una bella legge sull’eutanasia infantile, ma non come quella belga che qualche inutile paletto lo mette, bensì ancor più libertaria, la quale permettesse di togliere la vita ai bambini ad arbitrio dei medici e genitori. Non preordiniamo nemmeno le condizioni minime per uccidere, lasciamo decidere liberamente agli adulti. 

Secondo Veronesi la scelta è quasi obbligata perché di fronte al dolore dei bambini “ci sono casi in cui la scienza si trova impotente”. E che dire poi del Protocollo Groningen sull’eutanasia neonatale made in Olanda? Questa nazione, secondo il famigerato oncologo, “è stata accusata di ripetere le pratiche di morte della Germania nazista, scambiando la pietà di oggi con gli orrori di ieri. È una polemica solo ideologica, ingenerosa e crudele”. Il vento della “dolce morte” soffia da nord e porta i propri letali semi sin qui da noi, trovando già terreno fertile per far crescere la mala pianta dell’eutanasia infantile.

 

 

Eutanasia sui bambini?

 

 

«Se la morte è un diritto, tutto è permesso»

«Il caso belga è un punto d'arrivo di una deriva pericolossima», afferma Assuntina Morresi che fa parte del Comitato Nazionale di Bioetica,«quando si parla di diritto a morire non illudiamoci di poter mettere dei paletti. Se si apre una breccia, prima o poi si arriva fino in fondo, è solo questione di tempo»

Fonte web

«Quando si parla di diritto a morire non illudiamoci di poter mettere dei paletti. Se si apre una breccia, prima o poi si arriva fino in fondo, è solo questione di tempo». Così Assuntina Morresi, membro del Comitato Nazionale di Bioetica, commenta il passo avanti compiuto mercoledì in Belgio per l'estensione dell'eutanasia legale anche ai minori.

È un punto di non ritorno, professoressa?

«Sì. Una volta che si apre alla possibilità di uccidere, o lasciar morire, un uomo su sua richiesta – perché questa è l’eutanasia – poi, pian piano, i paletti saltano via tutti. Se si accoglie come vera e buona l’illusione che uccidere un essere umano sia una risposta ai problemi che quest’uomo ha allora è possibile tutto. Alla base di queste leggi c’è l’idea che l’eutanasia sia il rimedio ad un grande dolore. Paradossalmente questo poteva avere un senso nei secoli scorsi quando non c’erano gli antidolorifici, le medicine, e la sofferenza era davvero insopportabile. Noi oggi abbiamo strumenti con cui controllare il dolore fino a farlo quasi scomparire o renderlo almeno sopportabile, anche a costo di accorciare la vita come succede per certi tipi di antidolorifici. L’idea che c’è adesso è che di fronte al dolore o a un disagio personale la morte sia il rimedio di tutto. Una volta aperta questa porta, come dimostra il caso del Belgio, cade tutto. L’ultimo paletto era quello dei minori ed è puntualmente caduto. Ma d’altra parte si era visto già in Olanda con il Protocollo di Groningen con cui la legge permette di sopprimere la vita di neonati e bambini con malattie gravissime nonostante il dolore sia controllabile dai farmaci».

Il caso belga è un punto di arrivo quindi?
«Sì, certo. Tra l’altro faccio notare che la legge arriva quando ci sono delle prassi già instaurate: prima le prassi mediche, poi arrivano delle sentenze che le avallano e poi le sentenze avallano altre prassi mediche in un circuito che esula dal dibattito pubblico e democratico finché il legislatore arriva e prende atto di quel che c’è. Questo è un processo molto pericoloso perché sottrae a un dibattito vero e a un confronto pubblico temi di una portata cruciale come questi. La legge arriva quando i giochi sono fatti».

Succede anche in Italia dove molte sentenze sono in contrasto con quando deciso dal legislatore. O no?
«Nel caso Englaro, ad esempio, noi abbiamo rischiato molto. In quella vicenda la grande battaglia pubblica fatta dalla politica, e supportata anche da tanta opinione pubblica in maniera trasversale e assolutamente laica, ha impedito di fatto che quella porta aperta dalla sentenza della Cassazione aprisse la strada a un percorso di quel tipo. Per questo è importante che le battaglia siano pubbliche e i percorsi siano trasparenti e non si cerchino scorciatoie giuridiche. Ma tutto questo va fatto all’inizio non quando è troppo tardi».

Come mai in Belgio hanno votato contro questa legge solo i partiti d’ispirazione cristiana? Eppure su questi temi la mobilitazione del mondo laico, dagli intellettuali all’opinione pubblica, esiste.

«È una questione interessante e da approfondire. L’area di sinistra confonde queste battaglie con una battaglia di diritti di cui si sente portatrice, ma qui non si tratta di nuovi diritti ma di questioni che mettono in gioco la natura stessa dell’essere umano. Da questo punto di vista, i cristiani sono “avvantaggiati” nell’opposizione a questa deriva perché più facilmente si richiamano all’evidenza di una morale naturale, cioè l’oggettività che un bambino nasce da un padre e da una madre, che la morte appartiene alla vita, che non siamo noi i padroni della vita altrui e che la morte non è un diritto.  Quando si mettono in dubbio questi dati naturale e oggettivo, di realtà, si mette in discussione tutto. L’area di sinistra vede questi temi come una continuazione della battaglia sui diritti civili, l’ambito cristiano riconosce invece la radice dell’educazione che ha ricevuto e in cui è sempre vissuti e vede che questa radice viene messa in discussione».

Dopo Belgio e Olanda, altri paesi europei legalizzeranno l’eutanasia?
«È solo questione di tempo, prima o poi è possibile che accada, soprattutto per via giudiziaria. O il movimento francese della "Manif pour tous", nato per contrastare il matrimonio gay, si estende per contagio ad altri Paesi e riflette seriamente su questi temi oppure la strada è segnata».

 

 

no all'eutanasia, si alla vita

 

 

Bambini, crociata in Belgio

Altro che pedofilia, il rapporto morboso degli adulti verso i bambini è la loro eutanasia “volontaria”. Uno scandalo che ha svegliato dal torpore la chiesa, che ora grida. E torna al suo posto nel dibattito pubblico.

Fonte web

Roma. Il rapporto mostrificante e morboso tra adulti e bambini, il tabù inconfessabile dell’occidente secolarizzato, torna a investire il Belgio. Stavolta la pedofilia non c’entra, e neppure la chiesa. Dopotutto le salme dei cardinali arcivescovi da tempo defunti sono già state esumate quattro anni fa alla ricerca di documenti segreti probanti casi di abusi sessuali. In gioco c’è l’eutanasia per i minori da somministrare ex lege.

Atto di umanità e di dignità, si giustificano luminari della medicina e politici locali, sfoderando sondaggi che attesterebbero l’enorme popolarità del provvedimento in quella che è tra le società più secolarizzate d’Europa. E questo nonostante a finire sul lettino dell’iniezione letale potranno essere anche bambini di cinque, sei, sette anni. L’età non è un problema, sancirà infatti oggi in via definitiva il Parlamento di Bruxelles.

Basta che siano consapevoli della fine cui vanno incontro e che siano malati terminali. D’altronde, a dicembre sedici illustri pediatri valloni e fiamminghi avevano pubblicato un dotto commento sui quotidiani Soir e Morgen in cui certificavano – manuali di medicina e psichiatria alla mano – che “in casi di morte prossima, i minori sviluppano velocemente un forte livello di maturità, fino a diventare spesso in grado di riflettere”.

Sarà anche così, ma ciò non è bastato a far cambiare idea all’arcivescovo di Bruxelles, mons. André Léonard, che protestando per quello che definiva “un orrore”, chiamava a raccolta il popolo, laico e cattolico, per una giornata di digiuno e preghiera: “Bisogna avere il coraggio di dire ai nostri concittadini che non è troppo tardi, il momento è ora! E’ giunto il momento di agire. Contiamo su di voi”. Agitare le coscienze, aveva chiesto l’arcivescovo, perché “l’eutanasia è un problema che trascende il proprio credo, ma è una minaccia per la società, per la vita e per la libertà umana”.

Ecco perché non si può più rimanere preda dell’indifferentismo, ma “si ha il dovere di partecipare attivamente al dibattito pubblico”. In chiesa, nelle piazze, in strada. Far sentire la propria voce: “Questo è un momento cruciale per la società”. Qualche intellettuale abituato a osservare i mutamenti sociali dai bistrot affacciati sulla Grand Place, rideva divertito e scuoteva il capo. Non a torto.

Dopotutto, il Belgio è pur sempre il paese dove il numero di cattolici è crollato del trenta per cento in trentacinque anni, con le chiese che paiono sempre più inutili cattedrali bianche in mezzo al deserto. Il paese dove la polizia può irrompere nel palazzo arcivescovile di Bruxelles e interrogare tutti i membri della Conferenza episcopale riguardo dossier segreti sulla diffusione della pedofilia nel clero. Anche per questo, giovedì scorso, mons. Léonard – l’uomo che lo scorso aprile rimase imperterrito con le mani giunte in preghiera e gli occhi chiusi mentre le attiviste di Femen gli gettavano addosso acqua agitando le madonnine di plastica di solito usate come acquasantiere – si è commosso nel vedere che la basilica del Sacro Cuore di Koekelberg traboccava di almeno milletrecento persone lì convenute per la veglia di preghiera. E alla stessa ora, le chiese erano piene anche a Lovanio, Namur, Wavre, Liegi, “come non succede neanche alla messa di Natale”, ha commentato qualche incredulo prelato locale.

Non solo cattolici si erano radunati tra i banchi lignei che non vedevano anima viva da decenni, ma anche tanti laici inorriditi dalla prospettiva di vedere i bambini – benché previo discernimento – dire sì all’iniezione letale. Se l’obiettivo di Léonard era quello di risvegliare le coscienze, la sfida è stata vinta. Più presenza pubblica della chiesa e meno dibattiti sul celibato sacerdotale che da più di quarant’anni dominano la scena, svuotando le cattedrali e costringendo i vescovi a mettere in vendita le chiese.

Solo qualche giorno fa, ad esempio, il portavoce della diocesi di Bruxelles confermava la decisione

di sconsacrare la chiesa ottocentesca di Santa Caterina, pieno centro cittadino, a due passi dalla Borsa e non troppo distante dal Palazzo reale dove risiedeva anche quel Baldovino che pur di non firmare la legge sull’aborto preferì abdicare. La chiesa di Santa Caterina sarà trasformata in un mercato ortofrutticolo coperto, con il dispiacere di un vecchio curiale locale: “Speravamo ancora di farla diventare un centro di meditazione”. Altre decine di edifici di culto subiranno la stessa sorte. Nella migliore delle ipotesi, le chiese saranno cedute alla comunità ortodossa, che non risente di alcuna crisi, forse non avendo a che fare con discussioni sullo Spirito del Concilio e la consacrazione delle donne prete.

 

 

"24 ore di preghiera per la Vita" 2-3 Novembre 2012 in riparazione

 

 

Petizione contro l'eutanasia infantile

Riportiamo l'appello del sito CitizenGO per bloccare la legge belga che prevede l'eutanasia anche per i bambini. "Gli individui più deboli della società hanno bisogno di assistenza e solidarietà e non di essere autorizzati a morire".

Fonte web

Lo scorso novembre, CitizenGO ha intrapreso un'iniziativa in tutta Europa per chiedere al senato belga di non votare un disegno di legge che prevedeva l'introduzione dell'eutanasia per i bambini. Le decine di migliaia di firme raccolte non sono state sufficienti e la proposta di legge è stato approvata a larga maggioranza sia dalla Commissione che dall'aula.

Nonostante questa sconfitta, non possiamo darci per vinti. Ti invito quindi, se non lo hai già fatto, a firmare questa nostra petizione rivolta direttamente al re Filippo del Belgio. Il sovrano belga, come il Presidente della Repubblica italiano, ha la facoltà di non firmare e quindi di bloccare le leggi votate in Parlamento. Con la nostra iniziativa gli chiediamo proprio questo: di non firmare e quindi di non rendere effettivo questo provvedimento semplicemente agghiacciante.

Questa legge è stata proposta e votata sull'onda di due falsi pregiudizi. Il primo è che essa serva ad alleviare i bambini gravemente malati da atroci sofferenze. Ma ci sono molti modi per far questo (ad esempio, le cure palliative) e non c'è nessun bisogno dell'eutanasia attiva, cioè, in poche parole, di uccidere un bambino, per non farlo soffrire.

Il secondo è che la scelta sull'eventuale eutanasia spetta al paziente, che così avrebbe la possibilità di decidere di se stesso. Ma come può un bambino, oltretutto malato e sofferente, decidere "liberamente" (sempre ammesso che ciò sia possibile) di morire? Evidentemente, a conti fatti, a decidere sulla vita del bambino sarà sempre qualcun altro, si tratti dei genitori, degli psicologi o dello Stato.
Tutto ciò mostra come questo provvedimento, promosso come misericordioso e liberale, sia in realtà l'espressione più orribile di una mentalità semplicemente nazista, che punta a lasciare in vita solo gli individuo "di serie A" e che accompagna verso la morte tutte quelle esistenze ritenute indegne di essere vissute o che rappresentano un costo economico e sociale che la collettività non ha più voglia di sostenere.

In Belgio tutto ciò avviene già nei confronti dei detenuti in carcere e dei malati psichici gravi: i primi vengono lasciati "liberi" di suicidarsi per depressione, facendo finta di non vedere che essa è ovviamente causata dalla loro prigionia, mentre i secondi sono quasi spinti all'eutanasia, con il raggelante proposito di trasformarli in "donatori" di organi per individui ritenuti più degni di vivere, come se esistessero persone più utili da morte che da vive.

Questa concezione nichilista e oscena della vita e della dignità umana rappresenta proprio quella "cultura dello scarto" più volte denunciata da Papa Francesco, quella mentalità secondo cui si tende a d escludere dalla società chi non rientra in determinati parametri fisici, economici o di efficienza: i poveri, i bambini non nati, gli emarginati sociali, gli anziani e (come in questo caso) i malati gravi.
Uccidere chi sta soffrendo (a maggior ragione se bambino) vuol dire scegliere la via più facile e crudele, dimenticando il dovere alla solidarietà e alla vicinanza verso i malati e la pari dignità di ogni singola vita umana.

Per tutte queste ragioni, abbiamo deciso di insistere con la nostra iniziativa: quando avremo raccolto il maggior numero possibile di firme da tutta Europa, le invieremo al sovrano belga Filippo, con la richiesta di rifiutarsi di firmare questa legge abominevole. Se hai già sottoscritto questa iniziativa, ti invito comunque a entrare nel nostro sito e condividere la petizione con i tuoi contatti.

CLICCA QUI PER FIRMARE

 

 

APPROFONDIMENTO

 

No all’eutanasia infantile in Europa

“Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata… Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l’autorità di distruggere la vita… Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un’emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio… Ci alzeremo quando l’istituzione del matrimonio viene abbandonata all’egoismo unano… e affermeremo l’indissolubilità del vincolo coniugale… Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche… e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell’individuo ma anche per quello della società… Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l’energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia… Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto” (Giovanni Paolo II).