L'INVOLUZIONE:

L'IPOTESI DI UN PARADISO PERDUTO.

UNA VERITÀ CHE ANCHE I CRISTIANI HANNO PERDUTO

ATTACCANDOSI AL CARRO DELLA TEORIA EVOLUZIONISTA

Ciò che è purtroppo scomparso nella nostra cultura occidentale è il concetto di "involuzione" e di "decadenza", di cui il Peccato originale ne è il paradigma più vero. Il fatto che ci siano preti che affermino che si può credere nel racconto biblico sulla creazione solo ignorando la conoscenza scientifica, è il segno della resa di certi settori della Chiesa alla cultura materialista dell'occidente. E il contagio, spesso, avviene proprio a partire dai seminari.

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

La cacciata di Adamo ed Eva

dal paradiso terrestre

 

 

INTRODUZIONE

PAOLO VI - CREDO DEL POPOLO DI DIO

 SOLENNE PROFESSIONE DI FEDE

Pronunciata dal Papa Paolo VI davanti alla Basilica di San Pietro il 30 giugno 1968 alla chiusura dell'Anno della fede e nel diciannovesimo del martirio dei santi Apostoli Pietro e Paolo.

16. Νοi crediamo che in Adamo tutti hanno peccato: il che significa che la colpa originale da lui commessa ha fatto cadere la natura umana, comune a tutti gli uomini, in uno stato in cui essa porta le conseguenze di quella colpa, e che non è più lo stato in cui si trovava all'inizio nei nostri progenitori, costituiti nella santità e nella giustizia, e in cui l'uomo non conosceva né il male né la morte. È la natura umana così decaduta, spogliata della grazia che la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e sottomessa al dominio della morte, che viene trasmessa a tutti gli uomini; ed è in tal senso che ciascun uomo nasce nel peccato. Νοi dunque professiamo, col Concilio di Trento, che il peccato originale viene trasmesso con la natura umana, non per imitazione, ma per propagazione, e che esso è proprio a ciascuno (Cf CONC. DI TRENTO, Sess. V, Decr. De pecc. orig.: Dz.-Sch. 1513 - Fonte: www.vatican.net).

Questa professione di fede di Papa Paolo VI è illuminante sulla falsità (teologica, oltre che scientifica) dell'evoluzionismo, in modo particolare per quanto riguarda l'uomo e questo per due ragioni:

A) perché tutte le volte che si afferma, anche da parte di esponenti della Chiesa, dell'inesistenza di Adamo ed Eva si dà implicitamente appoggio alla teoria darwinista che dice che l'uomo è il mero prodotto non solo del caso ma di una vera e propria evoluzione di tipo meccanicista, in cui Dio non centra assolutamente nulla. Purtroppo, chi vive in una società dove dalla mattina alla sera gli viene detto che in fondo l'uomo è solo un animale e che da esso deriva, finisce per crederci sul serio anche se tutto questo è senza alcuna prova concreta, cioè solo una teoria non provata. Una teoria, quella darwiniana, a cui mancano le prove scientifiche fondamentali, ovvero gli anelli che legherebbero le specie inferiori a quelle superiori. A tutt'oggi nessuno ha mai trovato un solo reperto che sia una via di mezzo tra due specie. Ciascuna delle specie esistenti, da quelle più semplici a quelle più complesse, sono infatti già complete in se stesse. Per cui un'ameba sarà sempre un'ameba e un elefante sarà sempre un elefante.  

B) Il problema è che se anche in casa cattolica si fa propria questa teoria, anche involontariamente, non scompare solo Adamo ed Eva (monogenesi), ma scompare anche il Peccato d'origine (infatti chi ne parla più?!) nel senso che non si sa più che cosa sia e chi lo abbia compiuto. Non solo, ma assieme al Peccato originale scompare anche la necessità della Redenzione, cioè il motivo preciso del perché il Figlio di Dio ha dovuto farsi uomo. Se l'uomo discendesse direttamente dalla scimmia non ci sarebbe stato alcun bisogno di redenzione, poiché esso, nel bene come nel male, sarebbe stato solo il frutto della sua natura. Gesù è venuto a redimere anche le scimmie? Certamente no, perché esse sono così come Dio le ha fatte e volute. Non hanno bisogno di essere diverse da quello che già sono. Solo l'uomo è decaduto col Peccato ed ha quindi avuto bisogno di un Redentore.
 
In tale ottica evoluzionista il Cristianesimo tende così a scomparire e da religione "redentiva", cioè di recupero del vero essere dell'uomo, si trasforma in religione "moralista", ovvero ti dice ciò che è "bene" o "male" ma non ti dice chi veramente "sei", né quale era il progetto di Dio sull'uomo fin dalle origini, quando fu creato nell'integrità del suo essere.
 

Se oggi il messaggio cristiano fatica ad essere compreso è anche per questa caduta "moralistica" in cui è stato spesso relegato nelle prediche e non solo. Ciò che è purtroppo scomparso nella nostra cultura occidentale è il concetto di "involuzione" e di "decadenza", di cui il Peccato originale ne è il paradigma più vero. (Nota del curatore)

 

 

Scienziati onesti e la FRODE della

 TEORIA dell'evoluzione

 

Intervista ad uno scienziato che da ateo

divenne credente. Scoprite perchè!

 

 

Evoluzione od Involuzione?

di Giovanni Balducci

Fonte web

Secondo le dottrine esoteriche indù, jainiste e buddhiste, la presente umanità si troverebbe da più di seimila anni in un’“età oscura’’, il cosiddetto Kali Yuga. Secondo tali dottrine tradizionali, il cammino dell’uomo sarebbe involutivo ed avverrebbe attraverso un percorso di tipo circolare, a differenza di quanto presupposto dalle teorie darwiniane, che invece presentano un processo evolutivo lineare. Traccia di questa divisione del tempo in ere cicliche è possibile rinvenirla in Occidente nello schema proposto da Esiodo, relativo alla cosiddetta teoria delle Quattro Età: età dell’oro, età dell’argento, del bronzo e del ferro.

Il fatto è che lo sviluppo di ogni manifestazione implica necessariamente un allontanamento sempre maggiore dal principio da cui essa procede: partendo dal punto più alto, essa tende per forza di cose al basso. Questa caduta consisterebbe in una materializzazione progressiva della manifestazione cosmica, la quale si allontanerebbe sempre più dal suo principio puramente spirituale. Bisogna considerare a tal proposito due tendenze opposte, discendente l’una, e l’altra ascendente, o meglio, l’una centrifuga e l’altra centripeta; una fase di allontanamento dal principio ed un’altra di ritorno al principio. E’ facile riscontrare come un tale senso discendente, dal superiore verso l’inferiore, sia agli antipodi dell’idea di ‘’progresso’’ quale è intesa dai moderni. Del resto, l’idea di progresso come di ciò che è inscritto nella “natura delle cose”, come asseriva il filosofo tedesco Hans Jonas, nasce soltanto nell’epoca moderna e di preciso quando la tecnica si presenta quale causa necessaria e vincolante per permetter all’umanità di effettuare passi più grandi e importanti.

«L’evoluzionismo è il prodotto di superstizioni moderne» ebbe ad asserire quel grande filosofo ed esoterista che è stato René Guénon, a cui faceva eco in Italia la magistrale opera del barone Julius Evola, Rivolta contro il mondo moderno. In questo libro, l’autore siculo-romano ripercorre la storia dell’umanità sottolineandone la continua involuzione spirituale. Riprendendo la tradizionale concezione delle Quattro Età, comune a tutti i popoli indeuropei, delinea le vicende che hanno portato la razza umana da una esistenza divina ad una mera sopravvivenza materiale: «Il nostro punto di partenza non sarà la teoria moderna dell’evoluzione bensì la teoria tradizionale dell’involuzione» (1), avrà a dire, con il solito piglio aristocratico.

Tali Età, infatti, non coinciderebbero con le “magnifiche sorti e progressive’’, tanto decantate dai positivisti, ma sarebbero, altresì, tappe involutive e degenerescenti di un lungo cammino discensionale. Già il de Maistre si era fatto portavoce della tesi secondo cui lo stato primordiale dell’umanità non sarebbe stato quello di una brutalità semi-ferina, ma anzi, che l’uomo avrebbe goduto di una condizione numinosa, supernaturale, per cui il cosiddetto “uomo primitivo’’, sarebbe essenzialmente «il discendente di un uomo staccatosi dal grande albero della civiltà in seguito ad una prevaricazione che non si può ripetere» (2). Da una siffatta idea alla concezione cristiana del “peccato originale”, il passo è breve.

Similmente, la tradizione tibetana, ad esempio, indica nello yeti un uomo decaduto a causa di una non ben specificata prevaricazione; nel Venezuela è diffusa, altresì, una credenza che vuole che le scimmie siano la gente di un mondo precedente a questo. L’antichissima Popol Vuh, testo sacro dei Quiché‚ popolazione india di stirpe maya, oggi stanziata nel sud ovest del Guatemala, afferma che siano le scimmie a derivare da una razza remota di uomini e non il contrario. Non solo, anche il testo tibetano Le stanze di Dzyan, di cui l’originale, si narra, sarebbe custodito nella mitica città di Shambhala, fa riferimento a tale ascendenza. In sostanza, la scimmia viene presentata come un ramo imbastardito nell’evoluzione della razza umana.

In tempi recenti, il biologo Giuseppe Sermonti ha evidenziato come i fossili di ominidi, molto vicini all’uomo, risalgano a oltre cinque milioni di anni fa, mentre i fossili di scimmia risalgano ad appena alcune centinaia di migliaia di anni. Questo ci fa dedurre che le scimmie, appartenendo alla specie più recente, non possono aver dato origine ad una specie più antica. Ciò, tuttavia, andrebbe inserito nel più ampio contesto dalle tradizionali Quattro Ere cosmiche del Satya Yuga, del Treta Yuga, del Dwapara Yuga e del Kali Yuga, a loro volta comprese in quello che gli orientali definiscono Mahayuga, il Grande Anno, al termine del quale si verificherà la dissoluzione dell’universo cui succederà una nuova creazione di Brahma.

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(1) Julius Evola, Rivolta contro il mondo moderno, 1934.

(2) cit. Julius Evola, Ricognizioni. Uomini e problemi, 1974.

 

 

La Scienza conferma la Bibbia

 

La legge dell'entropia dimostra che Dio esiste

e che l'evoluzione non è possibile

 

 

Le origini dell’uomo:

evoluzione od involuzione?

di Giuseppe Sermonti

Fonte web

A tutt’oggi c’è molta poca chiarezza sull’argomento dell’origine dell’uomo, tanto che per la maggior parte delle persone “educate” si crede ancora verità la Teoria dell’Evoluzione della Specie trattata da Darwin.
La Teoria classica dell’evoluzione, in poche parole, spiega la macroevoluzione (cioè il passaggio da una specie ma di un’altra) con  la microevoluzione (cioè quei cambiamenti accertati che avvengono all’interno di una specie per adattamento), venuta a cadere questa ipotesi, cade di conseguenza tutto il palazzo. Come disse T.H. Morgan: “La selezione non ha prodotto niente di nuovo, ma solo una maggior quantità di tipi d’individui, una maggior quantità, ma l’evoluzione significa produrre cose nuove, non moltiplicare quello che già esiste”. (G. Sermonti – genetista)

La biologia molecolare ci dimostra che “non sono le novità biochimiche che hanno generato la diversificazione degli organismi….”
In breve i dati e i calcoli  dei biologi molecolari avevano portato a concludere che, 4-5 milioni di anni fa, le linee dell’uomo e dello scimpanzé si erano separate. I paleontologi avevano trovato invece un ominide primato di c.a 15 milioni di anni fa. Ma come poteva esistere un ominide prima che la linea dell’ uomo-scimpanzè si fossero separate?

Di fronte a queste incongruenze la Scienza ufficiale non ammette mai di essersi perduta ma cerca un “compromesso” con i fatti per non essere screditata. Una delle caratteristiche che ci distingue dalle scimmie è l’uso della parola, la Teoria di Darwin spiega questa con un ipotesi alquanto bizzarra: ”le scimmie tendono ad imitare tutto ciò che odono, esse mandano gridi di allarme per avvisare le compagne, una scimmia particolarmente abile potrebbe aver imitato i suoni di altri animali, e questo può essere stato il primo passo verso il linguaggio”.

In realtà, l’idea che i progenitori degli uomini fossero le scimmie è stata un idea che pian piano si è insinuata come verità, ben al di la delle prove scientifiche che la negano, e queste idee venivano dalla visione della società progressista dell’occidente nell’ 800.
Freud attinse ampiamente alla tradizione di pensiero evoluzionista e collocò  gli istinti primordiali come sesso e violenza, nelle tenebre dell’inconscio, elementi dell’aridità irrazionale derivante  all’uomo dalla sua ascendenza animale. Tutto questo è a discrezione del Biologo Durant “mitologia zoologica”.

La legge di von Baer ci viene in aiuto su tutto questo problema, essa distingue gli animali in inferiori e superiori sulla base del grado di eterogeneità strutturale; cioè una forma inferiore, meno specializzata, rimanda più alle sembianze del suo embrione, cioè le forme inferiori, non specializzate, sono quelle che non hanno modificato molto i loro geni, mentre le forme altamente superiori cioè diversificatene specializzate sono quelle più evolute; da ciò  risulta chiaro che l’uomo, tale e quale sia da bambino che da adulto tranne che nelle proporzioni risulta essere l’animale meno evoluto e quello che si è differenziato di meno in assoluto.

Un altro anatomista e medico di fama come Max Westenhofer affermò: “l’uomo è il più antico dei mammiferi e fra tutti sembra essere quello che si è allontanato di meno da loro ipotetico prototipo, infatti questi ha la base del cranio rotonda e il foro occipitale centrale ed articolato su un collo verticale, lo sguardo è in avanti, mentre negli animali che poggiano gli arti anteriori( le braccia) la visione richiede un raddrizzamento della testa, la base del cranio si appiattisce, il foro occipitale arretra e il cervello resta incastrato tra la colonna vertebrale e le mascelle”.

La posizione umana in questo quadro è più originaria a quella quadrupede o quadrumene. Inoltre è interessante notare che il foro occipitale nei neonati scimmie inizialmente centrale, migra poi posteriormente. Seguendo un intuizione geniale del 1836 di E.G. Saint-Hilaire che dichiarò: “Il cranio di un giovane orango somiglia moltissimo a quello di un bambino, la volta cranica rotonda inizialmente potrebbe essere scambiata per quella di un bambino mentre se consideriamo la forma adulta della testa di scimmia appaiono tutte le differenze che ci sono.”

Pian piano caddero tutte le teorie evoluzioniste rifacenti a Darwin, sia per la documentazione fossile dei paleontologi in quanto le scimmie risultano più giovani dell’uomo, sia per l’anatomia e la biologia che affermano che una forma specializzata rappresenta una condizione ridotta rispetto alla forma generale, possiamo allora trarre la conclusione che l’uomo attuale è una specie “giovanile” nel senso che ha mantenuto i suoi caratteri non specializzati proprio a favore della sua Universalità. Poste le scimmie al di fuori della nostra ascendenza rimane da chiarire l’origine della forma umana.

Le conoscenze più recenti sull’origine dei gruppi evocano figure che sprofondano nella storia, queste Madri-forme originali sono state come uno sbocciare le forme primitive degli insettivori, i Chirotteri e i primati, più tardi si sono originati i Lemuri, le Scimmie e gli Ominidi. La contemporaneità degli ominidi è emersa dagli scavi del Lago Rodolfo condotti dal prof. R. Leakey in cui sono emersi fossili di uomo eretto c.a 1,4 m.a.f. (milioni di anni fa)  asustralopitechi di 1,5 m.a.f. e ominidi pressoché uguali a l’uomo moderno ma molto più piccoli nell 2,6 m.a.f. Tutte queste scoperte accanto alla paleontologia e alla biologia molecolare affermano che l’uomo australe, l’abile e l’eretto non possono essere i nostri ascendenti poiché sono pressoché contemporanei a noi, sorti tutti insieme dalla grande Madre-matrice originaria dell’ordine dei mammiferi (R.T. Bird, paleontologo).

Per non accennare alle scoperte di Max Westenhofer che l’uomo sia il più antico dei mammiferi secondo i calcoli bio-chimici condotti dallo stesso su alcuni tipi di amminoacidi presenti nell’Uomo. Proprio da questi biologi molecolari come il Templeton si arrivò a capire che “gli uomini non si sono evoluti da discendenti quadrumeni ma bensì è l’andatura delle scimmie che inizialmente era bipede” .
Inoltre con la decifrazione del DNA si è scoperto che studiando il DNA dell’uomo e della scimmia quest’ultima ha più geni modificati (microevoluzione) che non l’uomo (253 contro 154) quindi è più “evoluto” dell’uomo.

La ricerca delle differenziazioni tra due specie si fonda sulla presunzione della derivazione di una specie all’altra o da un ascendente comune, ma in ambedue i casi sarebbe comunque una specie differenziata, mentre lo studio scientifico ci porta ad avvicinarci all’idea di Grass, seconda il quale una specie differenziata non darà mai vita ad un’altra specie. La Madre-matrice è una forma indifferenziata, non specializzata da cui emergono vortici di forme come nel caso dei cavalli i quali balzando fuori da un ramo de-generalizzato e dominante della madre-matrice a cui appartiene l’attuale cavallo, da qui poi i successivi passi sono stati specializzati in zebre, muli, onagro e tutti gli equidi.

Così pure per l’uomo la cui fonte de-generalizzata e dominante è rimasta semplicemente umana dando vita a quei tronconi specializzati di scimmie, macachi etc.., poiché come ci spiegano i genetisti B.C. Goodwin” Ogni specie contiene in sé assai più di ciò che manifesta, ogni organismo porta il potenziale per creare grandi quantità e varietà di forme” . Se apparteniamo ai mammiferi e a questo tronco uscito dalla madre-matrice  di tutte le forme viventi possibili, non è la ricerca fisica che ci darà la risposta delle nostre origini, bensì la nostra “scelta di campo” (d’azione). Concludo con una frase di J.Gribbin:” le scimmie discendono dall’uomo ma non intendo dire che l’antenato comune fosse un essere umano pienamente sviluppato, ma che era più simile all’uomo che all’antropoide, così scimmie e gorilla sono comparsi dopo di noi in quanto discendenti da una linea proto-umana”.

 

 

Mickey Robinson testimonia il suo ritorno

dall'aldilà - L' incontro con Dio dopo

 

 

Il mondo è piombato in un'età oscura

 di Julius Evola

Fonte web

È più o meno noto che mentre l’uomo moderno ha creduto e, in parte tuttora crede al mito dell’evoluzione, le civiltà antiche quasi senza eccezione e perfino le popolazioni selvagge riconobbero invece l’involuzione, il graduale decadere dell’uomo da uno stato primordiale concepito non come un passato semiscimmiesco ma come quello di un’alta spiritualità.

 La forma più nota di tale insegnamento è il mito di Esiodo circa le quattro età del mondo – dell’oro, dell’argento, del bronzo e del ferro – le quali corrispondono a gradi successivi dell’accennata discesa o decadenza. Del tutto analogo è l’insegnamento indù circa gli yuga, cicli complessivi e successivi che sono ugualmente in numero di quattro e che da una “età dell’essere” o “della verità” – satya yuga – vanno fino ad una “età oscura” – kali yuga. Secondo tali tradizioni, i tempi attuali corrispondono all’epicentro proprio di quest’ultimo periodo: noi ci troveremmo nel bel mezzo della “età oscura”.

 Benché la formulazione di tali teorie sia antichissima, di fatto i caratteri previsti per “l’età oscura” corrispondono in modo abbastanza sconcertante alle caratteristiche generale dei tempi nostri. Se ne può giudicare da alcuni passi che traiamo dal Vishnu-purana, testo che ci ha conservato gran parte del tesoro delle antiche tradizioni e degli antichi miti dell’India. Noi ci siamo limitati ad aggiungere, fra parentesi, alcune delucidazioni e a sottolineare le corrispondenze più evidenti.

 Per incominciare:

 “Razze di servi, di fuori casta e di barbari si renderanno padroni delle rive dell’Indo, del Darvika, del Candrabhaga e del Kashmir... I capi che regneranno sulla terra, come nature violente... si impadroniranno dei beni e dei loro soggetti. Limitati nella loro potenza, i più sorgeranno e precipiteranno rapidamente. Breve sarà la loro vita, insaziabili i loro desideri ed essi quasi ignoreranno cosa sia la pietà. I popoli dei vari paesi, ad essi mescolandosi ne seguiranno l’esempio.” (Si tratta di quelle nuove invasioni barbariche con conseguente immissione del virus del materialismo e della selvaggia volontà di potenza propria all’Occidente moderno in civiltà ancora fedeli e millenarie, sacre tradizioni. Tale processo, come si sa, in Asia è in pieno sviluppo).

 “La casta prevalente sarà quella dei servi” (epoca proletario-socialista: comunismo). “Coloro che posseggono diserteranno agricoltura e commercio e trarranno da vivere facendo servi o esercitando professioni meccaniche” (proletarizzazione e industrializzazione).

 “I capi invece di proteggere i loro sudditi, li spoglieranno e sotto pretesti fiscali ruberanno le proprietà alla casta dei mercanti” (crisi della proprietà privata e del capitalismo, statizzazione comunista della società).

 “La sanità (interiore) e la legge (conforme alla propria natura) diminuiranno di giorno in giorno finché il mondo sarà completamente pervertito. Solo gli averi conferiranno il rango. Solo movente della devozione sarà la preoccupazione per la salute fisica, solo legame fra i sessi sarà il piacere, sola via al successo nelle competizioni sarà la frode. La terra sarà venerata solo per i suoi tesori minerali” (industrializzazione ad oltranza, morte della religione della terra). “Le vesti sacerdotali terranno il luogo della dignità del sacerdote. La debolezza sarà la sola causa dell’obbedire (fine degli antichi rapporti di lealismo e di onore). “La razza sarà incapace di produrre nascite divine. Deviati da miscredenti, gli uomini si chiederanno insolentemente: “Che autorità hanno i testi tradizionali? Che sono questi Dei, che è la casta detentrice dell’autorità spirituale? (Brahmana)”. “Il rispetto per le caste, per l’ordine sociale e per le istituzioni (tradizionali) verrà meno nell’età oscura. I matrimoni in questa età cesseranno di essere un rito e le norme connettenti un discepolo ad un maestro spirituale non avranno più forza. Si penserà che chiunque per qualunque via possa raggiungere lo stato di rigenerati (è il livello democratizzante delle pretese moderne della spiritualità) e gli atti di devozione che potranno ancora esser eseguiti non produrran no più alcun risultato. Ogni ordine di vita sarà uguale promiscuamente per tutti” (conformismo, standardizzazione). “Colui che distribuirà più danaro sarà signore degli uomini e la discendenza familiare cesserà di essere un titolo di preminenza” (superamento della nobiltà tradizionale). “Gli uomini concentreranno i loro interessi sull’acquisizione, anche se disonesta, della ricchezza. Ogni specie di uomo si immaginerà di essere pari ad un brahmana” (pretese prevaricatrici della libera cultura accademica; arroganza dell’ignoranza). “La gente quanto mai avrà terrore della morte e paventerà l’indigenza: solo per questo conserverà forma (un’apparenza) di culto. Le donne non seguiranno il volere dei mariti o dei genitori. Saranno egoiste, abiette, discentrate e mentitrici e sarà a dei dissoluti che si attaccheranno. Esse diventeranno semplici oggetti di disfacimento sessuale”.

Se l’attualità di tale profezia del Vishnu-purana ha tratti difficilmente contestabili, per il significato complessivo di esso bisognerebbe aver un senso del punto di riferimento, ossia di ciò che sarebbero state le origini, lo stato da cui via via l’umanità sarebbe decaduta. Ma che significato oggi potrebbero avere, per i più, termini come “età dell’essere” e “età dell’oro”? Purtroppo si ridurranno a semplici, vuote reminiscenze mitologico-letterarie.

Nel testo in questione varrebbe la pena di notare due motivi ulteriori che mitigano alquanto le tetre prospettive dell’età oscura. Vi accenneremo soltanto. Il primo è l’idea che chi, essendo nato nel Kali-yuga, malgrado tutto sa riconoscere i veri valori e la vera legge, raccoglierà frutti sovrannaturali difficilmente raggiungibili in tempi più facili. “Pessimismo eroico” direbbe un Nietzsche e questa idea non è estranea allo stesso cristianesimo. Il secondo punto è che lo stesso Kali-yuga, per rientrare in uno sviluppo ciclico cosmico più vasto, avrà esso stesso una fine. Per via di un fatto non semplicemente umano si produrrà un mutamento generale. Ne seguirà una specie di rigenerazione, un nuovo principio. Speriamo che sia così e soprattutto che, prima, non si debba giungere proprio sino in fondo alla china, con le delizie che “l’era atomica” ci riserva.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

Antievoluzionismo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

 

CONTRO DARWIN E IL NEODARWINISMO - 1

EVOLUZIONE: FATTO O CREDO?

Il fatto che ci siano preti che affermino che si può credere nel racconto biblico sulla creazione solo ignorando la conoscenza scientifica, è il segno della resa di certi settori della Chiesa alla cultura materialista dell'occidente. E il contagio, spesso, avviene proprio a partire dai seminari.