FATIMA, LOURDES E

MEDJUGORJE

 

I TRE BALUARDI CONTRO

L'ANTICRISTO E I SUOI SEGUACI

 

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

 

 

la Madonna è apparsa così frequentemente in questo tempo «perché prevedeva» una grande apostasia dalla fede (anche all'interno della Chiesa, ndr), le persecuzioni alla Chiesa, la sofferenza del Papa e - testualmente - «la venuta dell'Anticristo» (cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, Lourdes 2008)

 

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Attenti a certi teologi del dialogo con il mondo perché la loro "apertura" non ha nulla di realmente evangelico. La loro è sostanzialmente una resa al mondo! Vogliono una Chiesa del "sì" al mondo, una Chiesa pienamente naturalizzata e sganciata dall'Assoluto.

Questi sono i vari Vito Mancuso, gli Hans Kung, e altri ancora che aspettano solo il momento buono per uscire allo scoperto. Questo sarà il tempo della grande apostasia profetizzata a Fatima e che colpirà anche la Chiesa, ma Gesù ha anche promesso che essa non cadrà nelle mani del nemico infernale: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" (Mt 16,18).

 

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Recentemente un gruppo cattolico di laici e preti di Palermo, in un loro appello alla Chiesa, così si esprimono ad un certo punto: "Vanno ripensati, ad esempio, le questioni riguardanti l'esercizio della collegialità episcopale e del primato papale, i criteri nella nomina dei vescovi che salvaguardino il pluralismo, la condizione dei divorziati, dei separati e delle persone omosessuali, l'accesso delle donne ai ministeri ecclesiali, la dignità del morire non terrorizzati. Vogliamo una Chiesa che non imponga mai a nessuno le proprie convinzioni sui problemi dell'etica e della politica e si fidi solo della forza libera e mite della fede e della grazia di Dio" (Vedere qui).

Ripeto: questo non è il linguaggio degli Atti degli Apostoli, non è il linguaggio dei santi e dei martiri, non è il linguaggio della Chiesa, ma è un linguaggio suadente di sostanziale resa al mondo e alla sua cultura!

 

 

 

 

 

 

Fatima il richiamo alla conversione - I parte

 

 

Fatima il richiamo alla conversione - 2 parte

 

 

 

A più di novant'anni da Fatima

 

Fonte web

Novantadue anni sono trascorsi dalle apparizioni di Nostra Signora del Santo Rosario alla Cova da Iria, dall’impressionante miracolo della danza del sole e dal grande “lascito” che Ella ci ha fatto: la rivelazione del Segreto sul nostro futuro individuale e sociale. Una riflessione s’impone oggi a noi che conosciamo la tragica storia del secolo appena trascorso, ma che viviamo ancora immersi nel corso degli eventi preannunciati dal Cielo il 13 luglio 1917 a tre pastorelli portoghesi.

1917-2009: novantadue anni dalle apparizioni di Fatima. Apparizioni a cui sono legati tre segreti, o meglio: tre parti di quello che si presenta come un unico segreto.

La prima parte è la visione dell’inferno, ma va fatta una precisazione: la rivelazione dell’inferno non può essere lo svelamento di un segreto essendo la sua esistenza parte integrante della fede cattolica, piuttosto il segreto è nel fatto che la Madonna rivelò che da qualche tempo era e sarebbe aumentato il numero delle anime meritevoli dell’inferno. Per questo arrivò a far vedere ai piccoli veggenti (Lucia, Francesco e Giacinta) il luogo della dannazione eterna, per far capire loro la necessità di sacrificarsi per i poveri peccatori.

La seconda parte del segreto è l’annuncio del castigo che si sarebbe realizzato a causa della diffusione del peccato, castigo che sarebbe consistito nello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e soprattutto nella diffusione del comunismo.
La terza parte (che è rimasta segreta fino all’anno 2000) riguarda la persecuzione nei confronti dei cristiani e la profondissima crisi della Chiesa.
Le apparizioni, però, si conclusero con una grande speranza, espressa dalle parole stesse della Madonna: “(…) alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà!”

 

Il perché di Fatima: la condanna del naturalismo


Come abbiamo detto, la Vergine disse che troppe anime andavano e sarebbero andate all’inferno. Certamente anche prima c’erano anime che andavano all’inferno, ma la Madonna fece capire che da qualche tempo (e prefigurò anche il futuro) il numero delle anime che andavano all’inferno sarebbe aumentato, per cui occorreva far qualcosa per loro.

Occorreva (e occorre) pregare e sacrificarsi. Ella chiese ai bambini nella prima apparizione, quella del 13 maggio: “Volete offrirvi a Dio, per sopportare tutte le sofferenze che vorrà inviarvi, come atto di riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?”. Poi disse nell’apparizione del 13 luglio: “Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte e in modo speciale quando fate qualche sacrificio: O Gesù, è per amor vostro, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria”.

Fatima, dunque, denuncia senza equivoci l’errore naturalista che iniziava a diffondersi, ovvero la convinzione che ciò che conta sarebbe solo la vita naturale, biologica… e – se non si arriva questo estremo – che vita naturale e vita soprannaturale avrebbero comunque la stessa importanza.
La Vergine di Fatima, invece, fa chiaramente capire che l’uomo deve mirare primariamente al Paradiso. Ella disse che tutto passa e che la più grande tragedia è il peccato mortale con la conseguente perdita della Grazia. Per questo ai bambini fece vedere l’inferno.  

Per evitare l’inferno, la Madonna disse che bisognava far di tutto, che bisogna pregare, sacrificarsi… ed anche accettare i sacrifici più inauditi. A Fatima la Vergine non donò ai bambini cose materiali, fece vedere l’inferno. Non assicurò loro un radioso futuro su questa terra, piuttosto annunciò loro che avrebbero lasciato presto questa vita per godere del Paradiso. Non chiese loro chissà quali gesti pubblici, quanto sacrificarsi e pregare in silenzio e nel segreto. 

 

Il significato di Fatima: la rinascita della cristianità


L’essenza dei messaggi di Fatima è tutta incentrata sulla questione della sconfitta della Cristianità, cioè della civiltà cristiana. Negli ultimi tempi il Magistero ordinario ha insistito sul dramma della separazione tra fede e cultura, che è appunto l’incapacità della fede di trasformarsi in giudizio sull’esistente e su tutti i campi della propria vita; e quindi anche la rinuncia della fede di tradursi con coerenza in decisioni e strutture politiche. 

Sappiamo che i luoghi delle apparizioni non sono senza significato. A Lourdes (1858) la Vergine apparve confermando il dogma dell’Immacolata Concezione promulgato quattro anni prima (1854). Lourdes è in Francia e la Francia in quei tempi si preparava ad essere il centro del positivismo che avrebbe negato il valore della libertà individuale e affermato che ogni comportamento umano scaturirebbe dal contesto sociale. A Lourdes, invece, la Madonna, definendosi Immacolata Concezione, ricordava che tutti gli uomini nascono con il peccato originale, per cui la prima riforma non è sul piano sociale bensì su quello interiore: è la conversione. 

Questo per Lourdes… e per Fatima? Fatima è all’estremo ovest dell’Antico Continente. Alle spalle non vi è che l’oceano. Ebbene, scegliendo Fatima, la Vergine è come se avesse voluto dire ai cristiani: “non potete più indietreggiare, non c’è più spazio per farlo”. Infatti, tutto il messaggio è nella prospettiva di una riconquista sociale del Cristianesimo.

Prima le terribili parole del castigo: “La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio nel regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore (…) Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto…”. Poi abbiamo le parole finali della Vergine: “… alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà!”. Esse non sembrano prefigurazioni di un’imminente fine del mondo, quanto di un ritorno del mondo a Dio, di una forte ricristianizzazione della società. Questo sulla scia di autorevoli opinioni e rivelazioni private che vanno da san Luigi Maria Grignon de Monfort, a san Giovanni Bosco, fino a san Massimiliano Maria Kolbe e oltre.
 

La persecuzione… e cosa ci attenderà


Abbiamo detto che la terza parte del segreto (quello che è stata resa pubblica solo nel 2000) riguarda la persecuzione dei cristiani e la crisi della Chiesa. Parole terribili, che parlano di una tremenda persecuzione. Ma quello che è ancora più preoccupante è la morte del “Vescovo vestito di bianco”, che suor Lucia ha detto esserle sembrato il Santo Padre.

Sappiamo che l’attentato che Giovanni Paolo II subì il 13 maggio del 1981 ferì il Pontefice ma non l’uccise. In questa visione, invece, si vede chiaramente che il Papa soccombe, ma soccombe sotto colpi diversi: si parla di colpi di arma da fuoco, ma, stranamente, si parla anche di frecce.
I colpi di arma da fuoco rimandano alla persecuzione fisica, mentre le frecce rimandano ad altro. La crisi dottrinale che sta attraversando la Chiesa Cattolica è senza paragoni. In passato le crisi erano più sul piano disciplinare (certamente pericolose), ma negli ultimi tempi la crisi si configura più sul piano dell’ortodossia (ed è sicuramente più pericolosa).

Il modernismo, condannato da San Pio X, purtroppo si è rivelato come una sorta di fiume carsico: è andato sottoterra, sembrava sparito, ma poi è riemerso, in maniera non sempre evidente, ambigua, ma certamente riconoscibile.

Il Santo Padre che muore anche a cause delle frecce ci fa pensare ad una questione che è difficile negare: oggi, per quanti cattolici è ancora viva l’autorità del Papa? per quanti cattolici il Magistero è ancora vincolante e non soltanto un vago, molto vago, punto di riferimento?
 

Un senso alla nostra vita


A Fatima, dunque, la Vergine è venuta ad ammonirci e a farci comprendere la crisi della fede, la crisi della Vita di Grazia, la crisi della Chiesa e il dramma della società contemporanea.  Ella, come madre, è venuta a soccorrerci; soffre per il serio rischio che abbiamo di perderci, soffre per la nostra disperazione. 

Il poeta Cesare Pavese in alcuni suoi versi condensa la contraddizione dell’uomo di oggi: da una parte, l’agnosticismo della cultura dominante lo obbliga a credere che la sua vita non abbia senso se non nell’“hic et nunc” quotidiano; dall’altra, il suo costitutivo desiderio di Assoluto lo fa continuare ad attendere e bramare qualcosa più grande di sé. Dice Pavese: «Che cosa tremenda è pensare che nulla a noi sia dovuto. Qualcuno ci ha forse promesso qualcosa? Ma allora, perché attendiamo?».

Ebbene, questa attesa ha una risposta ed è quella della Resurrezione di Cristo, vincitore sulla morte. E questa attesa ha una speranza anche per la società civile ed è quello della Vergine che a Fatima dice: “…alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà!”
Forse non avremo personalmente il privilegio di vedere il “Regno di Maria” (la società tornata alla Legge di Dio) ma ci rincuori la speranza di lavorare affinché questo possa realizzarsi.

I costruttori delle cattedrali medievali iniziavano a lavorare, e lo facevano con dedizione ed entusiasmo, pur sapendo che non sarebbero stati presenti il giorno della conclusione dell’opera; li animava il desiderio di lavorare per una Verità impermeabile a qualsiasi divenire del tempo, li entusiasmava la fede di offrire il proprio operato ad un Destino che coinvolgeva totalmente la propria esistenza.
Anche a noi basti la speranza della promessa della Vergine: “…alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà!”.

 

 

Incoronazione della statua della Madonna

di Fatima: 13 giugno 1946

 

 

Una persecuzione in quattro fasi

Fonte web

Nel precedente articolo si è visto che non è né ragionevole né conforme allo spirito di fede, dedurre che gli avvertimenti di persecuzioni religiose fatte dalla Madre di Dio a Fatima si riferiscano ai soli avvenimenti del secolo XX. Vediamo ora qual è l’ombra che si proietta sulla Chiesa in questo inizio del terzo millennio.

Bisogna non farsi illudere dalle apparenze “liberali” della società odierna. Voltaire coniò la famosa frase: “Non sono d’accordo con le tue idee, ma darei la vita per difendere il tuo diritto a diffonderle”. Pochi anni dopo, il suo discepolo Antoine de Saint-Just diede la parola d’ordine per scatenare le persecuzioni politiche e religiose della Rivoluzione Francese: “Niente libertà per i nemici della libertà”, passando alla storia come “l’angelo del Terrore”.

La spiegazione a questa contraddizione fra la promessa di libertà senza limiti e la sua smentita nei fatti, ci viene data, con la solita profondità, da Plinio Corrêa de Oliveira: «Quando la Rivoluzione proclama la libertà assoluta come principio metafisico, lo fa unicamente per giustificare il libero corso delle peggiori passioni e degli errori più funesti»,  ossia, «il diritto di pensare, sentire e fare tutto ciò che esigono le passioni sfrenate», concludendo che il «liberalismo dà  poca importanza alla libertà per il bene; gli interessa solo la libertà per il male», in modo che, pervenuto al potere, esso «protegge, favorisce, sostiene in molti modi la libertà per il male»; e «facilmente toglie al bene la libertà, in tutta la misura del possibile».

Essendo la Chiesa Cattolica il baluardo della verità e del bene, il laicismo liberale non accetta l’influenza che essa esercita sulle società cristiane e, col pretesto che la religione non deve interferire nella politica, cerca di ridurla al silenzio.

Quando vede che la Chiesa continua ad appellarsi alle coscienze, esso getta la maschera e dà inizio alla persecuzione, prima velatamente e dopo apertamente. Si possono distinguere nel meccanismo persecutorio 4 tappe logiche, ma non necessariamente cronologiche nella loro applicazione concreta.

Prima fase della persecuzione religiosa

La prima fase è stabilire il falso principio che la religione deve rimanere rinchiusa nell’ambito delle coscienze e nelle sagrestie, senza interferire in nessun modo nella vita pubblica. Altrimenti si rischia il “fondamentalismo”, cioè, il pericolo che le nazioni diventino come l’Afganistan sotto i talebani. La paura di donne rivestite col burka fa a molti vedere con simpatia i tentativi di conservare la “laicità” dello Stato.
L’ex Presidente francese Chirac, nell’inaugurare la commissione creatasi a causa della polemica sull’uso del velo islamico nelle scuole pubbliche, dichiarò: «(…) Una tendenza nuova porta alcuni concittadini a voler che prevalgano convinzioni particolari sulla legge comune. (…) [Tuttavia] non ci sono in Francia regole superiori a quelle della Repubblica. (…) Infine, la laicità non è solo un diritto. È un dovere (…) essa pone limiti all’espressione pubblica delle proprie particolarità».

Ma questo potrebbe servire, ad esempio,  per dire che nessun cattolico deva invocare la Legge divina o la Legge naturale per opporsi al massacro di 220.000 nascituri ogni anno nel grembo materno, giacché “non ci sono in Francia regole superiori a quelle della Repubblica”.  Quindi i cittadini devono “accettare le regole comuni” (come l’aborto) e rimanere zitti, cioè “porre limiti all’espressione pubblica delle proprie particolarità”.
Addirittura una minaccia. La laicità non è più la buona vicina del passato. Anche al gulag si andava accusati di opporre i particolarismi all’interesse generale.

Un altro caso rivelatore è quanto accaduto al Parlamento Europeo a proposito della Risoluzione sulle Donne e il Fondamentalismo. La relatrice Maria Izquierdo Rojo, dei socialisti spagnoli, spiega che il termine fondamentalista fu associato inizialmente ai cristiani “ultraconservatori e rigoristi” e solo dopo applicato al mondo islamico. Per quanto riguarda le donne, il rapporto Izquierdo Rojo asserisce che «i principi sui quali si basano molti fondamentalisti sono contrari e incompatibili con le libertà democratiche (…) e molte negazioni di questi diritti si basano sulla trasposizione nell’ambito giuridico e politico di norme religiose».
Dunque, ritiene «lamentabili le ingerenze delle chiese e comunità religiose nella vita pubblica e politica degli Stati», specialmente «nell’ambito sessuale e riproduttivo» (ancora l’aborto).

Se tali diritti e libertà trovassero fondamento nella Legge divina e naturale, ciò sarebbe vero. Ma non è il caso delle istituzioni europee, dove è bollato come fondamentalista chi, per esempio, si oppone al peccato contro natura. Per non dire del paradosso che la risoluzione del Parlamento Europeo fu approvata con un chiara interferenza laica nella vita ecclesiastica, laddove si «condannano  le organizzazioni religiose (…) che favoriscono (…) il fanatismo e l’esclusione delle donne da posizioni dirigenti nella gerarchia politica e  religiosa»! 
Insomma la Chiesa Cattolica che vieta l’accesso delle donne al sacerdozio.
Anche nella Rivoluzione Francese il clero fu perseguitato sotto l’accusa di “fanatismo” e  “oscurantismo”.

Seconda fase

Il caso più palese è l’opposizione all’omosessualismo con base a “principi morali e religiosi”. Dalla fine del secolo scorso la sinistra ha preteso di estendere il concetto di lotta contro la discriminazione razziale (paradigma di discriminazione illegittima) a tutte le minoranze che avrebbero bisogno di protezione, omosessuali compresi. E dunque via con le legislazioni che comminano pene pesanti alle “discriminazioni causate dall’orientamento sessuale”.
La Congregazione per la Dottrina della Fede protestò contro l’estensione abusiva del concetto di discriminazione in un documento di luglio 1992, dove tra l’altro affermava: «esistono aree in cui non è una discriminazione ingiusta prendere in considerazione l’inclinazione sessuale, ad esempio, nella adozione e cura dei bambini”; “i diritti al lavoro e alla casa, ecc., non sono assoluti e possono essere limitati a causa di disordini esteriori di condotta, dove evitare lo scandalo”; “non esiste un diritto all’omosessualità e, pertanto, non può costituire una base giuridica di lamentele».

Terza fase

L’Episcopato scozzese ha reagito: «Questa norma (...) che si applicherà alla fornitura di beni e servizi, potrà colpire dal sacerdote che si rifiuta a concedere gli spazi parrocchiali a coppie omosessuali all’editore di un giornale cattolico che nega la pubblicità alla parata dell’orgoglio omosessuale».
Dopo che questi regolamenti furono approvati, arrivò nelle scuole confessionali una circolare ministeriale, che spiegava che incorrerà in sanzioni penali chiunque insegni una morale che affermi essere “oggettivamente vera”. La baronessa Detta O’Caithain ha commentato che così lo Stato britannico ha stabilito che «il diritto di un cittadino di manifestare il suo orientamento sessuale è assoluto, ma il diritto a manifestare un credo religioso non lo è».
Come si sa, sia il “matrimonio omosessuale” che l’adozione di bambini da parte di questi, erano già leggi nel Regno Unito. Ebbene, Tony Blair rifiutò personalmente d’includere una eccezione richiesta dalla Chiesa Cattolica in favore d’istituzioni cattoliche che non possono, in coscienza, consegnare bambini a queste coppie. Né si potranno rifiutare i normalissimi coniugi proprietari o gestori dei popolari Bed and Breakfast di accettare il pernottamento a casa di queste persone.

E lo stesso accade in Francia, come in Brasile, dove secondo un progetto presentato in Parlamento, il rettore di un seminario che si accingerà ad esaudire recenti disposizioni della Santa Sede nel senso di respingere candidati omosessuali, potrà essere incriminato. Oppure verrà incriminata la mamma che non accetti la tata lesbica. O quelli che si oppongono a manifestazioni di “affetto” omosessuale in pubblico, come appena accaduto ad una pattuglia di carabinieri italiani sotto il Colosseo, fatto che ha destato il clamore mediatico mondiale contro questo corpo di polizia.

Ed eccoci alla terza tappa del meccanismo persecutorio laicista “liberale”: ridurre al silenzio gli oppositori e trascinargli in galera.

Un Paese pioniere è la Danimarca che già dal 1987 castiga con “multa e prigione fino a 2 anni” chiunque si esprima con «l’intenzione che le sue parole raggiungano un circolo più ampio» e che queste possano essere ritenute offensive «alla razza, al colore della pelle, all’origine nazionale o etnico, alla fede e all’orientamento sessuale» delle minoranze protette.

In Francia è arrivata nel 2004 un dispositivo legale contro “le espressioni di carattere sessista e omofobico”. Ne ha fatto le spese l’onorevole Christian Vanneste, il quale, parlamentare e professore di filosofia in una scuola cattolica, è stato condannato a versare 5000 euro in multe varie in favore di associazioni omosessualiste. Il reato: avere detto che l’omosessualità è inferiore alla eterosessualità, perché se diffusa finisce la riproduzione umana. Vanneste si è appellato alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo affermando che non ci sono più le condizioni per fare un dibattito scientifico sull’omosessualità. ...

Così, Paese dopo Paese, si costruisce l’arsenale giuridico per cui diverrà delitto citare la Bibbia o il Catechismo della Chiesa Cattolica: la prima afferma che l’omosessualità è abominevole, infame, una pratica contro natura. Il secondo dice che è una condotta contro natura. Cioè, tutti e due vanno ben oltre l’on. Vanneste. Non a caso è stato condannato un pastore protestante svedese per aver citato l’Antico e il Nuovo Testamento al riguardo dell’omosessualità.  

Di recente è capitato al Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate americane, il generale cattolico Peter Pace, di dover affrontare una tempesta mediatica per avere detto: “credo che gli atti omosessuali fra due individui siano immorali. Non ritengo che gli Stati Uniti siano ben serviti da una politica consistente nel dire OK a qualsiasi cosa”. Dovette chiedere scuse pubbliche.

Mentre l’omosessualità era ritirata dalla lista delle malattie mentali dall’Organizzazione Mondiale della Salute, un’altra le subentrava: la cosiddetta “omofobia”. Questa parola è un neologismo inventato dallo psicologo americano Kenneth Smith nel 1971. Si arriverà al giorno in cui gli “omofobi” verranno obbligati a sottoporsi a una terapia psicoanalitica?

Quarta e ultima  fase

La rivoluzione laicista “liberale” non si  accontenterà del silenzio degli oppositori; ne vorrà anche il consenso positivo. Nella quarta fase si pretenderà di abolire anche l’obiezione di coscienza delle persone che rifiutano di collaborare. Già se ne notano le avvisaglie.

Uno degli handicap dell’industria dell’aborto è la mancanza di medici disposti a procurarli. Quando la Slovacchia – Paese al 70% cattolico – siglò un concordato con la Santa Sede in cui veniva garantito l’obiezione di coscienza dei medici, la Commissione dell’Unione Europea mobilitò i suoi giuristi per vedere l’eventuale non conformità di esso con la Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE. Il pretesto era assai contorto: le limitazioni al pieno godimento dei loro diritti che altri europei potrebbero trovare in un Paese membro.

I giuristi stesero la raccomandazione nº 4-2005, sul “diritto di obiezione di coscienza e la conclusione degli Stati membri dell’UE di concordati con la Santa Sede”. In essa si chiede «che sia imposto al medico che esercita questo diritto di obiezione di coscienza l’obbligo d’indirizzare la donna che sollecita un aborto a un altro medico qualificato che accetti di praticarlo». Così ipso facto il medico cattolico si rende complice indiretto di un omicidio!

In analogo senso, in alcuni posti già vengono imposte penalità ai farmacisti che non trattano la “pillola del giorno dopo” abortiva, col pretesto che sarebbe appena un “contraccettivo d’urgenza”. Organizzazioni cattoliche americane si stanno impegnando per impedire l’applicazione di leggi statuali che prescrivono di includere nei piani di salute degli impiegati il rimborso delle spese decorrenti dell’acquisto di contraccettivi e prodotti abortivi.

Mai smarrire la speranza!

Il panorama che si spalanca davanti ai cattolici è dunque veramente allarmante. Che pensarne? Ci servano di orientamento queste parole del beato Pio IX nel 1871: «La vita della Chiesa (...) è stata sempre un tormento, una passione continua, a causa delle persecuzioni e degli attacchi degli empi: a volte da una parte, a volte dall’altra; in un secolo più, in un altro secolo meno; ma sempre attaccata, sempre tormentata. E proprio così: la Chiesa di Gesù Cristo nacque e crebbe in mezzo alle persecuzioni. (...). Ma (...) Dio combatte per la sua Chiesa. La Chiesa di Gesù Cristo non sarà mai scossa, qualsiasi sia la virulenza della tempesta. Essa ha come garanzia la propria parola di Dio che disse: “Portae inferi non praevalebunt” (…) la Chiesa uscirà vittoriosa da questa lotta come da tutte le altre».

Il che si armonizza perfettamente con la grande promessa della Madonna ai pastorelli formulata a Fatima: “Infine il Mio Cuore Immacolato trionferà!”.

Invano. Le legislazioni pro-omosessualismo si moltiplicano. In vari Paesi sono stati creati organismi di vigilanza e di lotta alla discriminazione, affidando questi compiti persino ad associazioni omosessualiste.

Il Parlamento Britannico ha approvato la Sexual Orientation Regulations che condanna ogni discriminazione nella contrattazione d’impiegati e nell’offerta di beni e servizi. La seconda fase logica della persecuzione religiosa consisterebbe nel dare compimento alla minaccia. Cioè, approvare leggi limitanti della libertà di espressione e azione di coloro che invocano principi religiosi. E tutto questo come difesa dei “diritti umani”, delle “libertà pubbliche”, della lotta “contro le discriminazioni”, perché così fu stabilito dalla “legge suprema”, da Chirac denominata “leggi della Repubblica”.

 

 

Statua della madonna a Lourdes
 

 

 

ed anche a Lourdes irrompe

l'Anticristo

di ANTONIO SOCCI

I ripetuti richiami all'Anticristo del Vaticano. Dall'enciclica “Spe salvi” all'omelia del cardinale Dias a Lourdes, la Chiesa evoca l'avvento del Male. Ma la Vergine sarà con noi.

È sorprendente ricevere una conferma tanto clamorosa e tempestiva da un'alta autorità come il cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli e stretto collaboratore del Papa . Sabato scorso, su queste colonne, avevo segnalato un “dettaglio” allarmante contenuto nella recentissima enciclica pontificia “Spe salvi”: la menzione dell'Anticristo, tramite una citazione di Immanuel Kant. È assai raro oggi, nel mondo cattolico, sentir parlare di questo terribile personaggio profetizzato nel Nuovo Testamento. Colpisce ancor più vederlo evocare, in relazione ai tempi presenti, in un documento solenne come un'enciclica e da un Papa così rigoroso, pacato e colto come Benedetto XVI. Nell'articolo di sabato avevo ricordato che già il 27 febbraio scorso, nel più stretto entourage papale, si era riflettuto con il Pontefice su quell'inquietante profezia, durante gli esercizi spirituali predicati dal cardinal Biffi che citò “Il racconto dell'Anticristo” di Vladimir Solovev. Infine avevo rammentato che lo stesso Ratzinger, da cardinale, in un memorabile discorso tenuto a New York e a Roma, aveva citato quelle pagine.

 

PAROLE CLAMOROSE

Ma le parole pronunciate dal cardinale Dias sempre sabato scorso, poi pubblicate dall'Osservatore romano (fatto significativo), sono le più clamorose. Il prelato stava facendo la sua omelia nel santuario di Lourdes «per inaugurare, come inviato del Papa, l'Anno celebrativo del 150° anniversario delle apparizioni». Si tratta delle apparizioni della Madonna a Bernadette Soubirous, che iniziarono l'11 febbraio 1858. Nella solenne circostanza l'inviato del Papa ha portato «il saluto molto cordiale di Sua Santità» e poi ha detto: «La Madonna è scesa dal Cielo come una madre molto preoccupata per i suoi figli... È apparsa alla Grotta di Massabielle che all'epoca era una palude dove pascolavano i maiali ed è precisamente là che ha voluto far sorgere un santuario, per indicare che la grazia e la misericordia di Dio superano la miserabile palude dei peccati umani.

Nel luogo vicino alle apparizioni, la Vergine ha fatto sgorgare una sorgente di acqua abbondante e pura, che i pellegrini bevono e portano nel mondo intero significando il desiderio della nostra tenera Madre di far arrivare il suo amore e la salvezza di suo Figlio fino all'estremità della terra. Infine, da questa Grotta benedetta la Vergine Maria ha lanciato una chiamata pressante a tutti per pregare e fare penitenza e così ottenere la conversione dei poveri peccatori». Il cardinale ha inquadrato queste apparizioni nel «contesto della lotta permanente, e senza esclusione di colpi, tra le forze del bene e le forze del male». Una lotta che sembra arrivata, nella nostra generazione, all'epilogo finale, preparato dalla «lunga catena di apparizioni della Madonna» nella modernità, iniziate «nel 1830, a Rue du Bac, a Parigi, dove è stata annunciata l'entrata decisiva della Vergine Maria nel cuore delle ostilità tra lei e il demonio, come è descritto nei libri della Genesi e dell'Apocalisse».

È un vero affresco di teologia della storia quello tracciato dal cardinale che richiama anche Fatima e - ritengo - Medjugorje: «Dopo le apparizioni di Lourdes, la Madonna non ha smesso di manifestare nel mondo intero le sue vive preoccupazioni materne per la sorte dell'umanità nelle sue diverse apparizioni. Dovunque, ha chiesto preghiere e penitenza per la conversione dei peccatori, perché prevedeva la rovina spirituale di certi Paesi, le sofferenze che il Santo Padre avrebbe subìto, l'indebolimento generale della fede cristiana, le difficoltà della Chiesa, la venuta dell'Anticristo e i suoi tentativi per sostituire Dio nella vita degli uomini: tentativi che, malgrado i loro successi splendenti, sono destinati tuttavia all'insuccesso».

È una frase breve, ma folgorante questa del prelato: la Madonna è apparsa così frequentemente in questo tempo «perché prevedeva» una grande apostasia dalla fede, le persecuzioni alla Chiesa, la sofferenza del Papa e - testualmente - «la venuta dell'Anticristo». È una frase dirompente che si rifà, evidentemente, alle parole pronunciate dalla Vergine in qualcuna delle apparizioni citate. Così l'inviato del Papa, parlando del nostro tempo, evoca di nuovo e pubblicamente l'Anticristo a pochi giorni dall'uscita dell'enciclica. Nel Nuovo Testamento questa figura non si colloca necessariamente alla fine dei tempi. Gesù stesso preannuncia l'arrivo di «falsi cristi e falsi profeti» capaci di «indurre in errore, se possibile, anche gli eletti» e profetizza «una grande tribolazione», mai vista così terribile nella storia umana (Mt 24, 24). San Paolo spiega che si verificherà l'«apostasia» (2 Tes. 2, 3), ovvero l'abbandono di Dio e della Chiesa, quindi esploderà «la manifestazione dell'uomo iniquo», «il figlio della perdizione», colui che «nella potenza di Satana... si contrappone a Dio» fino a sedersi «nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio» (2 Tes. 2, 3-4).

 

IL DOMINIO DEL MALE

È un dominio quasi totale del Male sulla terra che viene qui preconizzato. Non si sa come, quando e per quanto. Uno scenario di orrore e di malvagità agghiacciante. I teologi discutono se sia un preciso individuo che viene preannunciato o un sistema di potenze. Ma colpisce in queste settimane sentirlo evocare con tanta insistenza accorata dalla Santa Sede, evidentemente anche in base a “informazioni” (che Oltretevere si conoscono e si valutano) provenienti da “fonti” speciali, quali appunto i messaggi delle apparizioni mariane, di mistici e di rivelazioni private. Questi pronunciamenti pubblici mostrano con quanto allarme in Vaticano si guardi agli eventi mondiali. Del resto, drammatico è anche il messaggio pontificio per la Giornata della pace del 1° gennaio prossimo, dove si mette in guardia dalle devastazioni morali (delle famiglie e della vita) e materiali (per esempio con gli immensi rischi della corsa alle armi nucleari). Il quadro è cupissimo. Ma la Santa Sede non è un'entità politica e non valuta la situazione con uno sguardo solo terreno. Infatti vi è la certezza di poter contare su un aiuto “superiore”. Il cardinale Dias nella clamorosa omelia di sabato spiegava: «Qui, a Lourdes, come dovunque nel mondo, la Vergine Maria sta tessendo un'immensa rete nei suoi figli e figlie spirituali per lanciare una forte offensiva contro le forze del Maligno nel mondo intero, per chiuderlo e preparare così la vittoria finale del suo divin Figlio, Gesù Cristo. La Vergine Maria oggi ci invita ancora una volta a fare parte della sua legione di combattimento contro le forze del male».

 

IL MONITO DI WOJTYLA

Il prelato ripete - se non fosse chiaro - che «la lotta tra Dio e il suo nemico è sempre rabbiosa, ancora più oggi che al tempo di Bernadette, 150 anni fa» e «questa battaglia fa delle innumerevoli vittime». Quindi rivela delle parole - forse inedite - pronunciate dal cardinale Karol Wojtyla il 9 novembre 1976, pochi mesi prima di essere eletto Papa: «Ci troviamo oggi di fronte al più grande combattimento che l'umanità abbia mai visto. Non penso che la comunità cristiana l'abbia compreso totalmente. Siamo oggi davanti alla lotta finale tra la Chiesa e le Anti-Chiesa, tra il Vangelo e gli Anti-Vangelo». Parole clamorose. Un'ulteriore conferma. Sembra evidente che il Vicario di Cristo e i suoi più stretti collaboratori conoscano qualcosa di più e desiderino preparare i cristiani a quella “lotta finale”. I loro ripetuti appelli a rispondere alla chiamata della Madonna sono già sufficienti per riflettere seriamente su ciò che sta accadendo e che accadrà alla Chiesa e al mondo. Un futuro prossimo che noi non conosciamo, ma che, spiega Dias, sarà vittorioso grazie a Maria. Come lei stessa annunciò a Rue du Bac: «Il momento verrà, il pericolo sarà grande, tutto sembrerà perduto. Allora io sarò con voi».
 

 

Madonna col bambino

 

 

 

 

FATIMA E MEDJUGORJE

UN LEGAME STRETTO

 

"Cari figli anche oggi vi invito alla preghiera, adesso come mai prima, quando il mio piano ha cominciato a realizzarsi. Satana è forte e desidera bloccare i piani della pace e della gioia e farvi pensare che mio Figlio non sia forte nelle sue decisioni. Perciò vi invito, cari figli, a pregare e digiunare ancora più fortemente. Vi invito alla rinuncia durante nove giorni, affinché con il vostro aiuto sia realizzato tutto quello che voglio realizzare attraverso i segreti che ho iniziato a Fatima. Vi invito, cari figli, a comprendere l'importanza della mia venuta e la serietà della situazione. Desidero salvare tutte le anime e presentarle a Dio. Perciò preghiamo affinché tutto quello che ho cominciato sia realizzato completamente. Grazie per aver risposto alla mia chiamata." (messaggio di Medjugorje del 25.8.1991)

 

  

TESTIMONIANZE

 «Don Gabriele Amorth, il noto esorcista di Roma, intervistato da "Medjugorje-Torino" ha risposto così a proposito del rapporto fra Fatima e Medjugorje (dal numero 99, maggio-giugno 2001)

(...) Domanda - Lei ha più volte affermato di vedere in Medjugorje una continuazione di Fatima. Come spiega questo rapporto?

Risposta - A mio parere il rapporto e strettissimo. Le apparizioni di Fatima costituiscono il grande messaggio della Madonna per il nostro secolo. Alla fine della prima guerra mondiale, afferma che, se non si fosse seguito quanto la Vergine ha raccomandato, sotto il pontificato di Pio XI sarebbe incominciata una guerra peggiore. E c'è stata. Poi ha proseguito chiedendo la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, se no... E' stata forse fatta nel 1984: tardi, quando già la Russia aveva sparso nel mondo i suoi errori. Poi c'è stata la profezia del terzo segreto. Non mi ci fermo, ma dico solo che non si è ancora realizzato: non c'è nessun segno di conversione della Russia, nessun segno di sicura pace, nessun segno del trionfo finale del Cuore Immacolato di Maria.

In questi anni, specie prima dei viaggi a Fatima di questo Pontefice, il messaggio di Fatima era stato quasi accantonato; i richiami della Madonna erano rimasti disattesi; intanto la situazione generale del mondo si aggravava, con una continua crescita del male: calo di fede, aborto, divorzio, pornografia imperante, corsa alle vane forme di occultismo, soprattutto magia, spiritismo, sette sataniche. Era indispensabile una nuova spinta. Questa e venuta da Medjugorje, e poi dalle altre apparizioni mariane in tutto il mondo.
Ma Medjugorje è l'apparizione-pilota. Il messaggio punta, come a Fatima, sul ritorno alla vita cristiana, alla preghiera, al sacrificio (ci sono tante forme di digiuno!).

Punta decisamente, come a Fatima, sulla pace e, come a Fatima, contiene pericoli di guerra. Credo che con Medjugorje il messaggio di Fatima abbia ripreso vigore e non c'è dubbio che i pellegrinaggi a Medjugorje integrano i pellegrinaggi a Fatima, e hanno gli stessi scopi...».

 

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Intervista al vescovo Pavel Hnilica, un vecchio amico di Giovanni Paolo II, morto alcuni anni fa.

fonte web

«Domanda: Vescovo Hnilica, Lei ha trascorso molto tempo vicino a papa Giovanni Paolo II ed ha potuto condividere con Lui anche momenti molto personali. Ha avuto occasione di parlare con il papa degli avvenimenti di Medjugorje?

Quando nel 1984 feci visita al Santo Padre a Castel Gandolfo e pranzai con Lui, gli raccontai della consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, che avevo potuto compiere il 24 marzo di quello stesso anno in modo del tutto insperato, nella Cattedrale dell’Assunzione nel Cremlino di Mosca, così come la Madonna aveva chiesto a Fatima. Egli ne rimase molto colpito e disse: “La Madonna ti ha guidato fin lì con la Sua mano”, ed io risposi:”No, Santo Padre, mi ci ha portato in braccio!”. Poi mi chiese che cosa pensassi di Medjugorje e se vi ero già stato. Risposi: “No. Il Vaticano non me l’ha proibito, ma me l’ha sconsigliato”. Al che il papa mi guardò con sguardo risoluto e disse: “Va' in incognito a Medjugorje, così come sei andato a Mosca. Chi te lo può vietare?”. In questo modo il papa non mi aveva ufficialmente permesso di andarci, ma aveva trovato una soluzione. Poi il papa andò nel Suo studio e prese un libro su Medjugorje di René Laurentin. Cominciò a leggermene qualche pagina e mi fece notare che i messaggi di Medjugorje sono in relazione con quelli di Fatima: “Vedi, Medjugorje è la prosecuzione del messaggio di Fatima”. Andai tre o quattro volte in incognito a Medjugorje, ma poi l’allora vescovo di Mostar-Duvno, Pavao Zanic, mi scrisse una lettera nella quale mi intimava di non andare più a Medjugorje, altrimenti avrebbe scritto al papa. Qualcuno l’aveva evidentemente informato dei miei soggiorni, ma non dovevo certo avere paura del Santo Padre.

In seguito ha avuto un’altra possibilità di parlare di Medjugorje con il papa?

Sì, la seconda volta che abbiamo parlato di Medjugorje - me lo ricordo bene - è stato il 1° agosto 1988. Una commissione medica di Milano, che allora aveva esaminato i veggenti, venne dal papa a Castel Gandolfo. Uno dei medici fece notare che il vescovo della diocesi di Mostar creava delle difficoltà. Allora il papa disse: “Dato che è il vescovo della regione, dovete ascoltarlo”, e, diventato subito serio, aggiunse: “Ma dovrà rendere conto davanti alla legge di Dio di non aver gestito la cosa nel modo giusto”. Il papa rimase un momento pensieroso e poi disse: “Oggi il mondo sta perdendo il senso del soprannaturale, cioè il senso di Dio. Ma molti ritrovano questo significato a Medjugorje attraverso la preghiera, il digiuno e i sacramenti.” È stata la testimonianza più bella ed esplicita per Medjugorje. Ne rimasi colpito perché la commissione che aveva esaminato i veggenti dichiarò allora: Non constat de supernaturalitate. Al contrario il papa aveva da tempo capito che a Medjugorje accadeva qualcosa di soprannaturale. Dai più svariati racconti di altre persone sugli avvenimenti di Medjugorje, il papa si era potuto convincere che in questo luogo si incontra Dio.

Non è possibile che molto di quello che accade a Medjugorje sia stato invece inventato di sana pianta e che prima o poi risulterà che il mondo è caduto in un grosso imbroglio?

Alcuni anni fa, a Marienfried si è svolto un grande incontro di giovani a cui sono stato invitato anche io. Allora un giornalista mi chiese: “Signor vescovo, non pensa che tutto ciò che avviene a Medjugorje abbia origine dal diavolo?”. Gli risposi: “Sono un gesuita. Sant’Ignazio ci ha insegnato che bisogna distinguere gli spiriti e che ogni evento può avere tre cause o ragioni: umana, divina o diabolica”. Alla fine ha dovuto acconsentire che tutto ciò che accade a Medjugorje non è spiegabile da un punto di vista umano, ossia che giovani del tutto normali attirino in questo luogo migliaia di persone che accorrono qui ogni anno per riconciliarsi con Dio. Intanto Medjugorje viene chiamata il confessionale del mondo: né a Lourdes né a Fatima si verifica il fenomeno di così tante persone che si confessano. Che cosa accade in un confessionale? Il sacerdote libera i peccatori dal demonio. Ho risposto allora al giornalista: “Certamente il demonio è riuscito a fare molte cose, ma una cosa non può sicuramente fare. Può il demonio mandare le persone al confessionale per liberarle da sé stesso?”. Allora il giornalista si mise a ridere e capì che cosa volevo dire. L’unica ragione rimane dunque Dio! In seguito ho riferito anche al Santo Padre questa conversazione.

Come si può riassumere in un paio di frasi il Messaggio di Medjugorje? Che cosa distingue questi Messaggi da quelli di Lourdes o di Fatima?

In tutti e tre questi luoghi di pellegrinaggio, la Madonna invita alla penitenza, al pentimento e alla preghiera. In questo i messaggi dei tre luoghi di apparizione si somigliano. La differenza è che i Messaggi di Medjugorje durano da 24 anni. Questa continuità intensa di apparizioni soprannaturali non è diminuita negli ultimi anni, tanto che sempre più intellettuali si convertono in questo luogo.

Per alcune persone i Messaggi di Medjugorje non sono degni di fede perché poi è scoppiata la guerra. Dunque non luogo di pace, ma di lite?

Quando nel 1991 (esattamente 10 anni dopo il primo Messaggio: “Pace, pace e solo pace!”) scoppiò la guerra in Bosnia Erzegovina, ero di nuovo a pranzo con il papa ed egli mi chiese: “Come si spiegano le apparizioni di Medjugorje, se ora in Bosnia c’è la guerra?”. La guerra è stata veramente una brutta cosa. Perciò dissi al papa: “Eppure ora sta accadendo la stessa cosa che accadde a Fatima. Se allora avessimo consacrato la Russia al Cuore Immacolato di Maria, si sarebbe potuta evitare la Seconda Guerra Mondiale, ed anche la diffusione del comunismo e dell’ateismo. Proprio dopo che Lei, Santo Padre, ebbe compiuto questa consacrazione nel 1984, in Russia ci furono grandi cambiamenti, attraverso i quali iniziò la caduta del comunismo. Anche a Medjugorje, all’inizio, la Madonna avvertì che sarebbero scoppiate delle guerre se non ci fossimo convertiti, ma nessuno prese sul serio questi Messaggi. Questo significa che se i vescovi della ex-Jugoslavia avessero preso sul serio i Messaggi ­naturalmente non possono ancora concedere un riconoscimento definitivo della Chiesa, dato che le apparizioni sono ancora in corso forse non si sarebbe arrivati a questo punto”. Allora il papa mi disse: “Dunque il vescovo Hnilica è convinto che la mia consacrazione al Cuore Immacolato di Maria sia stata valida?”, ed io risposi: “Certamente è stata valida, il punto è solo quanti vescovi abbiano compiuto questa consacrazione in comunione (in unione) con il papa”.

Torniamo di nuovo a papa Giovanni Paolo II e alla sua speciale missione ...

Sì. Alcuni anni fa, quando il papa era già di salute malferma e cominciava a camminare col bastone, gli raccontai di nuovo della Russia durante un pranzo. Poi si appoggiò al mio braccio, affinché lo accompagnassi all’ascensore. Era già molto tremolante e ripeté per cinque volte con voce solenne le parole della Madonna di Fatima: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”. Il papa sentiva davvero di avere questo grande compito per la Russia. Anche allora sottolineò che Medjugorje non è altro che la continuazione di Fatima e che dobbiamo riscoprire il significato di Fatima. La Madonna ci vuole educare alla preghiera, alla penitenza e ad una maggiore fede. È comprensibile che una madre si preoccupi dei suoi figli che sono in pericolo, e così fa anche la Madonna a Medjugorje. Ho anche spiegato al papa che oggi il più grande movimento mariano parte da Medjugorje. Dovunque ci sono gruppi di preghiera che si riuniscono nello spirito di Medjugorje. Ed egli l’ha confermato. Perché ci sono meno famiglie sante. Anche il matrimonio è una grande vocazione.

Alcuni si meravigliano che nessuno dei veggenti di Medjugorje, una volta cresciuti, sia entrato in convento o si sia fatto prete. Questo fatto può essere interpretato come un segno del nostro tempo?

Sì, lo vedo in modo molto positivo, perché possiamo vedere che questi uomini che la Madonna ha scelto sono semplici strumenti di Dio. Non sono loro gli autori che hanno escogitato tutto, ma sono collaboratori di un più vasto progetto divino. Da soli non ne avrebbero la forza. Oggi è particolarmente necessario che la vita dei laici si rinnovi. Ci sono, ad esempio, anche delle famiglie che vivono questa consacrazione alla Madonna, non solo suore o sacerdoti. Dio ci lascia la libertà. Oggi dobbiamo dare nel mondo una testimonianza: forse nel passato tali limpide testimonianze si trovavano maggiormente nei conventi, ma oggi abbiamo bisogno di questi segni anche nel mondo. Ora è soprattutto la famiglia a doversi rinnovare, poiché la famiglia oggi si trova in una profonda crisi. Non possiamo conoscere tutti i piani di Dio, ma sicuramente oggi dobbiamo santificare la famiglia. Perché ci sono meno vocazioni?

Che cosa pensano oggi di Medjugorje i suoi colleghi vescovi?

Marija Pavlovic-Lunetti, una delle veggenti che riceve ancora messaggi dalla Madonna, una volta davanti a me ha pianto, perché aveva sentito che alcuni vescovi mettono in dubbio l’autenticità dei Messaggi. L’allora vescovo di Mostar, Pavao Zanic, l’aveva perfino definita una bugiarda. La mia risposta al vescovo di Mostar fu: “Lei si sbaglia. Pensi soltanto a come si comportano normalmente i ragazzi in una grande famiglia. Se viene loro confidato un segreto speciale, il giorno dopo già litigano e raccontano il segreto ad altri. Se fossi la Madonna, probabilmente avrei scelto un solo ragazzo, e non addirittura sei, perché mi sarebbe sembrato troppo rischioso. Ma questi ragazzi sono stati torturati per molti anni dalla polizia, eppure non hanno mai rivelato nulla”. Indubbiamente, forse questi Messaggi non sono così profondi e misteriosi come quelli di Fatima, ma qui si tratta di una trasposizione dei Messaggi di Fatima, come l’ha intesa anche il papa. Non bastano solo i grandi Messaggi, che poi non possono essere divulgati. Attraverso Medjugorje vengono divulgate la preghiera continua ed anche la penitenza. Fa meraviglia che a Medjugorje la gente digiuni a pane ed acqua anche due volte a settimana, si consacri al cuore della Madonna e La veneri.

Negli anni '80, una volta sono venuti da me sei vescovi brasiliani perché avevano sentito dire che mi interessavo di Medjugorje. Mi chiesero se potevo fare in modo che potessero concelebrare una Santa Messa con il papa. Poi volevano andare a Medjugorje. Il papa aveva acconsentito a riceverli, ma il Suo segretario, mons. Stanlislaw Dziwisz, in seguito disse: “Vi prego di non dire che il papa vi ha ricevuto ad una Messa privata perché andate a Medjugorje, ma vi ha invitato perché siete venuti dal lontano Brasile”. Questo significa che naturalmente il papa non ha mai riconosciuto esplicitamente ed ufficialmente Medjugorje, poiché non vuole anticipare il vescovo della diocesi di Mostar. Lo stesso papa si sarebbe recato volentieri a Medjugorje, ma il vescovo di Mostar avrebbe dovuto dare un segnale chiaro. Quando due anni fa il papa è andato in Croazia, e a Zagabria fu beatificato il card. Stepinac, ci fu un incontro di circa 50 vescovi al quale partecipai anch’io. Dunque salutai i vescovi che conoscevo già. Poi uno di loro mi disse con cordialità: “Sono il Nunzio Apostolico di Zagabria, e Lei è quindi il Legato Apostolico di Medjugorje!”. Lo disse non con tono di disprezzo, ma di amicizia. Anche il card. Kuharic di Zagabria non si è mai pronunciato pubblicamente su Medjugorje, però mi disse: “Vi accadono cose molto interessanti”. Nel 1994, 10 anni dopo la solenne consacrazione del mondo al Cuore di Maria, il papa invitò a pregare in modo particolare per la Bosnia, dove c’era ancora la guerra. Allora andai a Medjugorje e incontrai anche il vescovo di Mostar. Egli mi chiese perché fossi andato lì ed io risposi: “Il papa ci ha esortato a pregare per la pace in Jugoslavia nei santuari mariani. Perciò siamo venuti in un luogo di pellegrinaggio che si trova vicino a questi avvenimenti". Il vescovo mi corresse e disse che quello non era un luogo di pellegrinaggio, ma solo un luogo di preghiera. Ma io gli chiesi quale fosse la differenza e gli dissi anche che dovevamo riconoscere che l’aiuto più grande che fosse giunto alla Croazia e alla Bosnia durante la guerra, era arrivato dai gruppi di preghiera di Medjugorje. Tuttavia il vescovo volle minimizzare questi fatti. Il vescovo di Spalato, invece, ha avuto sempre un atteggiamento molto positivo nei confronti di Medjugorje ed è interessante che anche la sua città sia stata risparmiata dalla guerra.
A quel tempo il Papa mi chiese anche se era vero che a Medjugorje e a Spalato non fosse successo nulla durante la guerra. Sì, gli risposi.


La posizione ufficiale della Chiesa nei confronti di Medjugorje è cambiata negli ultimi anni?

Soltanto negli ultimi dieci anni, milioni di persone si sono recate in pellegrinaggio a Medjugorje. Se la Chiesa credesse veramente che in questo luogo viene divulgato qualcosa di contrario alla fede o alla morale, allora sarebbe stata obbligata a prendere delle misure contro Medjugorje. Avrebbe dovuto fare di tutto per proteggere gli uomini da questo fenomeno. Il fatto che tace, è un buon segno e, di fatto, un riconoscimento di Medjugorje. Basta sfogliare il registro parrocchiale per vedere quanti sacerdoti celebrino ogni anno la Santa Messa a Medjugorje. Non verrebbero, se avessero scoperto qualcosa che metta in dubbio l'attendibilità dei messaggi. Dai frutti si riconoscerà se da qui è cresciuto un albero buono o cattivo.

Qual è stata la sua personale esperienza spirituale a Medjugorje?

Ho avuto la fortuna di poter incontrare personalmente i veggenti e così di potermi fare un'idea chiara su di loro. Sono riuscito a guadagnarmi la loro fiducia ed ho avuto la sensazione di venire personalmente introdotto ai misteri di Medjugorje, così come era successo prima anche a Fatima e a Lourdes, quando avevo potuto incontrare Suor Lucia e il Vescovo di Fatima. Ne sono stato felice e mi sono sentito anche alquanto privilegiato di poter partecipare così da vicino agli eventi di Medjugorje. Anche adesso, quando a volte parlo con Vicka Ivankovic-Mijatovic o con Marija Pavlovic-Lunetti, mi sento vicino a loro. Perciò provo nei loro confronti anche una certa responsabilità, mi sento parte di una grande famiglia.

In uno dei primi messaggi, secondo quel che si dice, la Madonna ha affermato che queste sarebbero state le ultime apparizioni. Molte persone pensano con questo alla fine del mondo e all’Apocalisse. Come lo si può interpretare correttamente?

Sì, l’ho sentito dire, ma spesso nelle profezie si parla dell’”ultimo giorno”. Già San Paolo ne parlava. Noi viviamo nell’ultimo giorno, ma i veri profeti non hanno mai indicato una data precisa nella quale queste profezie si sarebbero compiute. Gesù stesso ha detto che neanche il Figlio dell’Uomo conosce il momento in cui ci saranno il “secondo avvento” e il “giudizio finale”: solo il Padre lo sa. Perciò si può dire la stessa cosa che si diceva prima di Fatima: Medjugorje è il più grande intervento di Dio nella storia dell'umanità».

 

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LA PEDAGOGIA

Il messaggio di Fatima

Il messaggio di Fatima è un appello alla preghiera e alla pratica della comunione riparatrice, alla penitenza e alla conversione del cuore; è un messaggio perfettamente ortodosso che rivela una grande ampiezza dottrinale ed integrità dogmatica che fa di esso una perfetta sintesi evangelica. Esso rientra nella tradizione più perfetta e fedele della Chiesa. Dal contenuto trinitario fino alla dottrina sulle ultime realtà, il messaggio percorre tutto l'insegnamento della fede cattolica tradizionale, in modo così trasparente e facile da penetrare le coscienze, educandole alla linea più pura del cattolicesimo.

A Fatima, il culto della Vergine nasce sin dai primi momenti delle apparizioni. Nel 1919 sorse la prima cappella e il Vescovo permise la prima Messa all'aperto il 13 ottobre 1921. Allo stesso tempo aumentarono le persecuzioni delle autorità civili, anticlericali e massoniche. La notte tra il 5 e il 6 marzo 1922 la cappella fu fatta saltare con la dinamite. Nel 1928 cominciarono i lavori per la costruzione della nuova basilica che fu terminata nel 1951. All'inizio sia il parroco che l'arciprete che il patriarca di Lisbona mostrarono la loro reticenza secondo quella che è la prassi comune nella Chiesa. Il nuovo vescovo assunse un atteggiamento più comprensivo che non ostacolava, ma anzi favoriva pellegrinaggi e celebrazioni liturgiche. Nel 1922 nominò una commissione di investigazione che concluderà i lavori nel 1930. Il vescovo pubblicò una lettera pastorale in cui dichiarava che le visioni dei ragazzi erano degne di fede e che era consentito il culto ufficiale della Vergine di Fatima....

Il messaggio di Medjugorje

Qualcuno ha detto che Medjugorje è diventata in questi ultimi 26 anni il confessionale del mondo e non ha del tutto torto. Qui la gente viene carica di pene, preoccupazioni, ansie e anche di peccati, e qui trova sacerdoti che sanno amare, ascoltare, consigliare e perdonare nel nome del Signore.

A flotte vengono da tutte le parti pur di ricevere la pace e il perdono che il mondo non può dare! Medjugorje non è solo allota un gran confessionale, ma è anche una grande clinica dello spirito: dai frutti saprete giudicare l’albero, dice il Vangelo! Medjugorje è la clinica di Maria in mezzo agli uomini per i nostri tempi!

Un punto molto importante della pedagogia medjugorjana  è il tema delle cinque colonne (o cinque sassi) su cui si basa la pastorale e la spiritualità di Medjugorje:

1. La Preghiera;

2. L’Eucarestia;

3. La Sacra Scrittura;

4. Il Digiuno;

5. La Confessione mensile.

Non è questo il luogo per darne una spiegazione approfondita di ognuna, ma mi sembra doveroso dire che nell’attuale crisi pastorale in cui versa in genere la parrocchia oggi, il fenomeno Medjugorje, visto in quanto parrocchia, risplende per una pastorale coerentemente cristocentrica, ascetica, orante, sacramentale, mariana, carismatica, profetica e piena di tantissime conversioni.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

CHI STA CON BENEDETTO XVI, CONTRO L'ULULATO

 DI HANS KUNG E SIMILIA?!!!

 

Chi sta con papa Benedetto? Credo si debba avere il coraggio di gridare apertamente: basta! contro le illazioni, critiche, accuse più o meno velate, dirette e/o indirette nei confronti del papa Benedetto XVI. Mi sembra che questo sia diventato un gioco al massacro. Abbiamo già dato conto degli interventi inopinati della Merkel, del cardinale Karl Leheman. Ieri è stato diffuso un sondaggio realizzato dall’Istituto demoscopico Enmnid per incarico dei vari mezzi di comunicazione tedeschi, secondo cui un 67% di cattolici tedeschi considerano che papa Benedetto avrebbe causato danni all’immagine della Chiesa con la riabilitazione dei quattro vescovi lefebvriani, tra i quali il negazionista Richard Williamson. Il 56% dei tedeschi chiederebbe che Williamson sia nuovamente scomunicato. Tale posizione il sondaggio attribuirebbe anche al presidente della Conferenza Episcopale, Robert Zöllitsch. "Il signor Williamson è un irresponsabile; non vedo un posto per lui nella Chiesa Cattolica”, avrebbe detto Zöllitsch in una dichiarazione al domenicale "Bild am Sonntag".
 

 

Suora USA: contro il Vaticano

"resistenza non violenta"
 

Un esempio di ribellione nella Chiesa: Una religiosa che insegna alla Jesuit School di Berkeley si oppone alla Visita Apostolica decisa per gli ordini femminili americani.

 

 

“Medjugorje è un luogo di grazia e i frutti, ovvero le tante

conversioni, lo dimostrano” (Mons. Giovanni Battista Pichierri)

Parliamo con Monsignor Giovanni Battista Pichierri, Vescovo di Trani, in Puglia il quale precisa: “Ritengo giusta e legittima la posizione di prudenza della Chiesa sul tema. I veggenti continuano a parlare, quindi bisogna aspettare. Ma se i fedeli quasi in massa ci vanno, una ragione positiva ci sarà”.