FATTI PER LA
RISURREZIONE
(a cura di Claudio Prandini)
INTRODUZIONE
Questa settimana che precede la Pasqua, chiamata anche settimana santa, lasciamo i grandi temi internazionali che tanto interesse riscuotono tra i nostri lettori per immergerci nel mistero della santa Pasqua cristiana. Lo facciamo con due meditazioni tratte, la prima, dall'articolo del nostro parroco in occasione dell'uscita del bollettino parrocchiale per la Pasqua 2008, mentre la seconda è tratta dagli scritti di Mons. Tonino Bello. Non aggiungo altro se non per augurare una santa Pasqua a tutti i nostri lettori...
Don Giuliano Guidetti,
parroco di Fosdondo e Canolo
DAL BOLLETTINO PARROCCHIALE PER LA PASQUA 2008
Cari parrocchiani,
in questo bollettino pasquale desidero condividere con voi la riflessione fatta sul Vangelo di Giovanni letto domenica 9 marzo scorso; mi pare che possa aiutarvi per vivere bene la Pasqua.
In questa Parola di Dio mi ha colpito particolarmente la frase detta da Gesù davanti alla tomba dell’amico Lazzaro “Togliete la pietra!”.
Cosa può significare questo comando di Gesù?
Già nella Prima Lettura il profeta Ezechiele chiariva che Dio apre le nostre tombe e i nostri sepolcri, perché desidera farci uscire, liberarci e farci venire fuori da ciò che ci imprigiona; Dio ci dona il Suo Santo Spirito per poter farci ri-vivere eternamente, per sempre.
Anche San Paolo affermava, nella Seconda Lettura, che lo Spirito Santo di Dio abita in noi; è questo Spirito d’Amore che ci fa appartenere a Cristo; solo con questo Suo Spirito potremo vivere per sempre, perché noi siamo fatti per la vita, per la risurrezione, non per la morte.
Ma togliere la pietra allora come è da intendere?
Per venire fuori dal nostro sepolcro, occorre rotolare via questa pietra.
La pietra è tutto ciò che uccide il nostro cuore e lo calcifica al punto da non farlo più essere un cuore che ama, capace di riflettere l’Amore ricevuto da Dio e da donare agli altri.
La pietra è ciò che imprigiona lo Spirito Santo di Dio e lo sigilla dentro noi stessi sotto chiave, chiudendolo come in una cassaforte a combinazione che custodisce solo per sé il proprio contenuto.
La pietra rappresenta i nostri dubbi e le nostre incredulità davanti ad un Gesù che ha vinto la morte dell’amico Lazzaro e anche quella di ciascun uomo (quanti cristiani cattolici esistono anche oggi che non credono nella risurrezione dopo la morte, increduli come San Tommaso).
La pietra coincide con il nostro peccato, che si intromette tra noi e Dio separandoci, allontanandoci da Lui con l’intento di farci marcire e imputridire per sempre.
La pietra concretizza il nostro egoismo che ci chiude in noi stessi, non ci fa essere pienamente liberi tanto da farci morire eternamente.
Incontrare Gesù nei Sacramenti, nella Sua Parola Divina, nella Preghiera e nella Comunità, credere in Lui e restare con Lui, è togliere la pietra, rotolarla via da noi, per risorgere e vivere la nostra vera Vita che il Signore dall’Eternità desidera offrire.
Scegliamo di venire fuori dalle nostre tombe per ritornare a vivere eternamente in Cristo.
Noi siamo fatti per la risurrezione e non per la morte.
Auguri di Buona Pasqua a tutti.
Il vostro parroco.
Gesù risorto con la Maddalena
La donna del terzo giorno
DI Mons. Tonino Bello
Molti si chiedono
sorpresi perché mai il Vangelo, mentre ci parla di Gesù apparso nel giorno di
Pasqua a tantissime persone, come la Maddalena, le pie donne e i discepoli, non
ci riporti, invece, alcuna apparizione alla Madre da parte del Figlio risorto.
Io una risposta ce l’avrei: perché non c’era bisogno!
Non c’era bisogno, cioè, che Gesù apparisse a Maria, perché lei, l’unica fu
presente alla Risurrezione.
I teologi, per la verità, ci dicono che questo evento fu sottratto agli occhi di
tutti, si svolse nelle insondabili profondità del mistero, e, nel suo attuarsi
storico, non ebbe alcun testimone. Io penso, però, che un’eccezione ci fu: Maria,
l’unica, dovette essere presente a questa peripezia suprema della storia.
Come fu presente, l’unica, al momento dell’incarnazione del Verbo.
Come fu presente, l’unica, all’uscita di lui dal suo grembo verginale di carne.
E divenne la donna del primo sguardo su Dio fatto uomo.
Così
dovette essere presente, l’unica, all’uscita di lui dal grembo verginale di
pietra: il sepolcro “nel quale nessuno era stato ancora deposto”. E divenne la
donna del primo sguardo dell’uomo fatto Dio.
Gli altri furono testimoni del Risorto. Lei, della Risurrezione.
Del resto, se il legame di Maria con Gesù fu così stretto che ne ha condiviso
tutta l’esperienza redentrice, è impensabile che la Risurrezione, momento
vertice della salvezza, l’abbia vista dissociata dal Figlio.
Sarebbe l’unica assenza: e resterebbe, per di più, un’assenza stranamente
ingiustificata.
Santa Maria, donna del terzo giorno, destaci dal sonno della roccia. E
l’annuncio che è Pasqua pure per noi, vieni a portarcelo tu, nel cuore della
notte.
Non aspettare i chiarori dell’alba. Non attendere che le donne vengano con gli
unguenti. Vieni prima tu, coi riflessi del Risorto negli occhi e con i profumi
della tua testimonianza diretta.
Quando le altre Marie arriveranno nel giardino, con i piedi umidi di rugiada, ci
trovino già desti e sappiano di essere state precedute da te, l’unica
spettatrice del duello tra la vita e la morte. La nostra non è mancanza di
fiducia nelle loro parole. Ma ci sentiamo così addosso i tentacoli della morte,
che la loro testimonianza non ci basta. Esse hanno visto, sì, il trionfo del
vincitore. Ma non hanno sperimentato la sconfitta dell’avversario. Solo tu ci
puoi assicurare che la morte è stata uccisa davvero, perché l’hai vista
esaminare a terra.
Santa Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che, nonostante tutto,
la morte non avrà più presa su di noi. Che le ingiustizie dei popoli hanno i
giorni contati. Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci
crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli. Che
la fame, il razzismo, la droga sono il riporto di vecchie contabilità
fallimentari. Che la noia, la solitudine, la malattia sono gli arretrati dovuti
ad antiche gestioni. E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle
violenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della
primavera.
Santa Maria, donna del terzo giorno, strappaci dal volto il sudario della
disperazione e arrotola per sempre, in un angolo, le bende del nostro peccato.
A dispetto della mancanza di lavoro, di case, di pane, confortaci col vino nuovo
della gioia e con gli azimi pasquali della solidarietà.
Donaci un po’ di pace. Impediscici di intingere il boccone traditore nel piatto
delle erbe amare. Liberaci dal bacio della vigliaccheria. Preservaci
dall’egoismo.
E regalaci la speranza che, quando verrà il momento della sfida decisiva, anche
per noi
come per Gesù, tu possa essere l’arbitra che, il terzo giorno, omologherà
finalmente la nostra vittoria.
APPROFONDIMENTO
TESTIMONIANZA STORICA SU GESU' DI NAZARETH
Gli Annali di Roma riportano la seguente lettera che Publio Cornelio Lentulo, proconsole in Giudea all’epoca di Tiberio Cesare, inviò ad un suo amico senatore a Roma: “È qui apparso e vive tuttora un uomo di straordinario potere di nome Gesù. Dalla gente è detto profeta di verità, i suoi discepoli lo chiamano Figlio di Dio; risuscita i morti e guarisce tutte le malattie. È un uomo dalla statura ben alta e proporzionata, dallo sguardo allo stesso tempo autorevole ed amabile: quanti lo guardano lo possono amare o temere. Il suo aspetto è semplice e maturo. I suoi occhi sono vivaci e brillanti. È temibile quando rimprovera, accarezzevole e amabile quando insegna e consola. Non fu mai visto ridere bensì piangere (di compassione per gli altri). La statura del suo corpo è alta e diritta. Parla poco e in modo misurato”.
Tratto da: LENTULA, Laura Battistini - Da: Grido di Battaglia, supplemento di 67, Marzo 2008, pag. 6
Una domenica da parroco (di campagna)
Una serie di foto della nostra chiesa e del nostro parroco
Piccola galleria di foto di Don Tonino Bello
DON TONINO (così tutti affettuosamente chiamavano mons. Antonio Bello) nacque ad Alessano (Lecce) il 18 marzo 1935.