Quei bravi ragazzi global del

Fondo Monetario Internazionale

 

OVVERO COME TOGLIERE AI POVERI PER DARE AI RICCHI

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

Indovinello: Qual è la differenza fra Tony Soprano e il Fondo Monetario Internazionale? Risposta: nessuna, eccetto il fatto che Tony e i suoi compari mafiosi, che estorcono denaro e impoveriscono una manciata di persone nel New Jersey, sono personaggi televisivi; il FMI, invece, fa le stesse cose a centinaia di milioni di persone nel mondo reale....

 

 

Logo del FMI

 

 

 

 

FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE

& BANCA MONDIALE
 

 

COSA È IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE (FMI)?

 

Un problema di fondo per il commercio internazionale è quello dei pagamenti, perché non esiste una moneta universale. I pagamenti quindi sono sempre avvenuti facendo riferimento all'oro o a monete di economie forti come quelle dell'Inghilterra e degli Stati Uniti.

All'inizio di questo secolo tuttavia, il mondo attraversò una grande crisi economica che generò sfiducia in tutte le monete. Anche le relazioni monetarie internazionali, di conseguenza, divennero confuse, provocando gravi difficoltà per gli scambi internazionali.

Agli inizi degli anni '30 furono indette numerose conferenze internazionali per trovare una soluzione ai problemi monetari mondiali, ma non ebbero successo. Finalmente nel luglio 1944, nella cittadina di Bretton Woods, situata nel New Hampshire (USA), venne organizzata proficuamente la Conferenza Internazionale Monetaria e Finanziaria a cui parteciparono 44 paesi. La soluzione trovata per ridare stabilità monetaria al mondo non fu quella di istituire un'unica moneta (ipotesi proposta dal famoso economista J.M. Keynes), ma quella di creare un organismo denominato Fondo Monetario Internazionale (FMI) con due scopi fondamentali: - supervisionare e garantire la parità tra le monete dei diversi paesi, - fornire aiuto finanziario a breve termine (3-5 anni) ai paesi membri che attraversano crisi economiche legate a gravi squilibri della bilancia dei pagamenti, attraverso la concessione di prestiti attinti da un fondo formato dai versamenti dei paesi membri.

Ogni paese membro con momentanee difficoltà di pagamento può ritirare dal fondo fino al 25% della quota che ha versato. Se ha bisogno di una quota superiore, deve chiedere un prestito. Per riceverlo, deve però dimostrare come intende risolvere i suoi problemi di pagamento e deve accettare le indicazioni date dal Fondo stesso per risanare la sua economia. Questi piani di aggiustamento influiscono più o meno pesantemente nella politica economica dei vari paesi.

Oggi aderiscono al FMI 178 paesi, e il loro potere decisionale è proporzionale alle quote versate. Le 5 nazioni più industrializzate del mondo (Usa, Giappone, Germania, Inghilterra e Francia) controllano, da sole, il 39% dei voti. (vedi figura)

 

COSA È LA BANCA MONDIALE?

 

Come il FMI, fu fondata nel 1944 a Bretton Woods, la conferenza che si tenne negli Stati Uniti alla vigilia della fine della seconda guerra mondiale, per cercare di stabilire delle regole all'economia mondiale.

La comunità internazionale assegnò alla Banca Mondiale il ruolo indicato dal suo nome formale: Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (IBRD International Bank for Reconstruction and Development) ed i primi prestiti della banca furono diretti alla ricostruzione delle economie europee distrutte dalla Seconda Guerra Mondiale. Quando l’Europa ebbe terminata la sua ricostruzione la banca volse il suo sguardo verso i paesi più poveri del pianeta. Attualmente lo scopo ufficiale della BM e’ quello di favorire lo sviluppo dei paesi poveri fornendo loro risorse finanziarie ed assistenza tecnica in progetti specifici. Nei suoi primi due decenni di vita, due terzi dei contributi hanno finanziato progetti idroelettrici
e di trasporto.

Alla Banca Mondiale aderiscono 151 paesi, ciascuno dei quali partecipa con una quota di
capitale compatibile con la propria forza economica.

Data la suddivisione del capitale, i paesi industrializzati insieme hanno all'interno della Banca più del 60% dei voti.

La Banca Mondiale è definita un ente che promuove lo sviluppo, ma il concetto di sviluppo su cui si fonda è molto legato alla "crescita" del Prodotto Interno Lordo, più che la benessere degli abitanti di un paese.

Viene criticata dalle organizzazioni non governative perché finanzia progetti con effetti negativi dal punto di vista sociale e ambientale. In molti paesi sono state finanziate opere (dighe e miniere, ad esempio) che oltre a distruggere migliaia di ettari di foreste e di buona terra, hanno messo in seria difficoltà migliaia di persone che abitavano la zona.

In altri casi sono stati finanziati progetti inutili e costosi che hanno solo procurato profitti alle imprese costruttrici del Nord e debiti ai paesi del Sud.

Attualmente la Banca mondiale ha un ruolo importante, assieme al Fondo Monetario Internazionale, nella gestione del debito estero.

 

 

DOVE PRENDONO I SOLDI?

 

 

La BM è una banca d’investimento che riceve soldi da soggetti investitori e li “gira” ai paesi richiedenti. Proprietari della banca sono i 181 paesi che la costituiscono. Ottiene i soldi che presta ai paesi in via di sviluppo attraverso l’emissione di obbligazioni (che hanno una classificazione (rating) AAA, cioè ottima, poiché sono garantiti dai governi membri), che
vengono vendute direttamente anche a governi e banche centrali.

Il FMI non e’ un intermediario fra investitori e beneficiari, anche se ha a disposizione un fondo valutato in più di 215 miliardi di dollari. Queste risorse provengono dalle quote di sottoscrizione dei paesi associati. L’adesione al FMI comporta, infatti, il versamento di una quota di sottoscrizione. Questa, oltre ad alimentare il fondo, è la base per determinare quanto un Paese può chiedere in prestito o ricevere nella periodica allocazione di speciali beni chiamati SDR (special drawing rights) e determina il potere di voto: più quote versate = più potere acquisito.

 

 

CHE EFFETTI HANNO?

 

BM E FMI ED I PIANI DI AGGIUSTAMENTO STRUTTURALI

 

 

Nel 1982, quando il Messico dichiarò di non poter più pagare i suoi debiti, il FMI intervenne in suo aiuto per salvare le banche creditrici. In cambio dell’aiuto, il Messico fu però costretto ad attuare una serie di riforme che facevano del ripianamento del debito l’obiettivo primario del paese. Nacquero così i Piani di Aggiustamento Strutturale.

Le scelte imposte partono da una considerazione molto semplice: chi ha un debito da pagare  deve lavorare molto, vendere molto e consumare poco, in modo da disporre di un grande avanzo per ripagare il debito. I paesi devono cioè produrre il più possibile per l'esportazione, sfruttando ogni risorsa naturale vendibile, senza curarsi dei danni ambientali e sociali che ne possono derivare. Inoltre devono svalutare la moneta e bloccare i salari, per rendere le proprie merci meno care delle altre e acquistare competitività a livello internazionale. Queste misure fanno calare i consumi, perché i lavoratori hanno meno reddito a disposizione e spesso la svalutazione della propria moneta rispetto al dollaro provoca l'aumento dei prezzi.

Viene anche chiesto di aumentare i tassi di interesse per far arrivare capitali dall'estero e per stabilizzare l'inflazione (rialzo dei prezzi). Ne subiscono le conseguenze le imprese locali che per investire devono chiedere prestiti ad un tasso molto alto.

Infine è richiesto di tagliare nel bilancio pubblico, e questo significa quasi sempre tagli
ad esempio nel settore dell'istruzione, della sanità e dei servizi sociali.

Non si hanno invece "ingerenze" nel bilancio militare, considerando la sicurezza interna
dello Stato non discutibile dall'esterno.

Secondo un rapporto del 1996, prodotto dalla stessa BM per analizzare l’impatto sociale dei PAS, in 8 dei 23 paesi esaminati si è avuto un aumento della povertà, mentre in 11 dei rimanenti 15 paesi la povertà è diminuita meno del 2%. Inoltre i tagli alle spese sociali hanno portato ad un incremento della mortalità infantile e alla diminuzione del livello scolare.

 

 

BM E FMI ED L’AMBIENTE

 

 

Secondo un documento interno della BM, datato giugno 1996, la valutazione di impatto ambientale non svolge un ruolo determinante nell’attuazione dei progetti poiché spesso viene svolta troppo tardi.

BM e FMI, pur riconoscendo la rilevanza della Convenzione ONU sui mutamenti climatici, continuano a finanziare progetti che contribuiscono al riscaldamento globale del pianeta: gli studi realizzati dal Fondo per la Difesa dell’Ambiente indicano che, sui 48 prestiti accordati dalla BM a programmi energetici per un complessivo ammontare di 7 miliardi di
dollari, solo 2 di essi considerano l’efficacia nell'uso e nella conservazione dell'energia.

 

 

BM E FMI ED I DIRITTI UMANI

 

 

BM e FMI non hanno mai mostrato di accettare la funzione di coordinamento attribuita all'ONU dalla Carta delle Nazioni Unite, e tanto meno di sottomettersi ai principi generali del Diritto Internazionale; esse, infatti, forti del loro controllo sulla quasi totalità del finanziamento estero, si sono poste in contraddizione con i principi della sovranità degli Stati, del non-intervento negli affari esteri e della libera determinazione dei popoli, con il risultato di favorire la violazione massiccia e continua dei diritti dell'uomo, in particolare dei suoi diritti economici, sociali, culturali; in definitiva dei suoi diritti allo sviluppo.

Secondo le analisi della BM, il monitoraggio degli effetti sociali viene trascurato in circa il 50% dei progetti della Banca e i Piani di Aggiustamento Strutturale, che rappresentano almeno la metà di programmi della Banca, raramente sono sottoposti a tali valutazioni.

 

 

CONCLUSIONI

 

 

A 56 anni dalla loro creazione, BM e FMI hanno dimostrato di non essere in grado di creare le basi per un sistema di giustizia e stabilità economica al quale possano partecipare tutti i popoli del pianeta.

Occorre pertanto sviluppare un nuovo approccio economico e finanziario che faccia prevalere i bisogni ed i diritti dei popoli rispetto agli imperativi di liberalizzazione e globalizzazione dei mercati.

Benché all’interno della BM e del FMI siano ben consci di ciò (nel 2000 l'autore principale del Rapporto sullo Sviluppo Mondiale, Ravi Kanbur, si è dimesso in segno di protesta dopo i tentativi da parte del management della BM di alterare parte dei risultati delle sue ricerche sulle cause della povertà), le due istituzioni continuano a fare gli interessi delle imprese multinazionali e dei governi dei paesi più industrializzati, i reali beneficiari dell’attuale stato delle cose, riproponendo le vecchie ricette (PAS) per contrastare la povertà, i cui risultati sono stati definiti catastrofici anche dal “New York Times”.


Per maggiori informazioni contatta la Rete di Lilliput:
e-mail: rete.lilliput.tn@libero.it - sito: nodi.retelilliput.org/trento/

 

 

 

Altro logo del FMI

 

 

 

 

La verità sul Fondo

Monetario Internazionale

Fonte web

Il Fondo Monetario Internazionale (International Monetary Fund, di solito abbreviato in FMI in italiano e in IMF in inglese) è, insieme al Gruppo della Banca Mondiale, una delle organizzazioni internazionali dette di Bretton Woods, dalla sede della Conferenza che ne sancì la creazione.
L'Accordo Istitutivo acquisì efficacia nel 1945 e l'organizzazione nacque nel maggio 1946. L 'FMI si configura anche come un Istituto specializzato delle Nazioni Unite (ONU). 

I suoi obiettivi sono (dovrebbero essere):
- Promuovere la cooperazione monetaria internazionale

- Facilitare l'espansione del commercio internazionale

- Promuovere la stabilità e l'ordine dei rapporti di cambio, evitando svalutazioni competitive
- Dare fiducia agli Stati membri rendendo disponibili, con adeguate garanzie, le risorse del Fondo per affrontare difficoltà della bilancia dei pagamenti
- In relazione con i fini di cui sopra, abbreviare la durata e ridurre la misura degli squilibri delle bilance dei pagamenti degli Stati membri.

Ogni membro (attualmente 185 paesi) può accedere al credito del fondo (SBA ed EFF), in un anno, fino al massimo del 100% delle quote sottoscritte e, cumulativamente, fino al massimo del 300%; l'ammontare dei prestiti può essere elevato in casi eccezionali. 
Il Fondo Monetario Internazionale è fortemente criticato dal movimento no-global e da alcuni illustri economisti, come il Premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, che lo accusano di essere un'istituzione manovrata dai poteri economici e politici del cosiddetto Nord del mondo e di peggiorare le condizioni dei paesi poveri anziché adoperarsi per l'interesse generale.
Il sistema di voto, che chiaramente privilegia i paesi "occidentali", è considerato da molti iniquo e non democratico. Il FMI è accusato di prendere le sue decisioni in maniera poco trasparente e di imporle ai governi democraticamente eletti che si trovano così a perdere la sovranità sulle loro politiche economiche.

Il board esecutivo e il board dei governatori del FMI non danno a tutti i Paesi la stessa possibilità di essere rappresentati.
L’assegnazione del numero dei voti è basata sul sistema “un dollaro un voto”, che quindi antepone la ricchezza alla democrazia. I paesi più ricchi controllano il board esecutivo sia in termini di seggi che di voti, nonostante il Fondo sia quasi completamente impegnato in Paesi a basso e medio reddito. Questo sistema, creato durante il periodo coloniale e controllato dai governi dei Paesi sviluppati, è inadeguato e necessita di essere radicalmente modificato.
Perciò molti economisti, rappresentati del governo e associazioni chiedono una struttura del Fondo che sia realmente democratica, che abbia gli stessi standard di democrazia richiesti a livello nazionale. Per raggiungere questo obiettivo, si auspica l’adozione immediata di un sistema di voto a doppia maggioranza. Le decisioni dei board dovrebbero essere prese solo con il consenso della maggioranza dei governi membri e con la maggioranza dei voti a favore. Il sistema “un Paese, un voto” contro-bilancerebbe il sistema “un dollaro, un voto”. La combinazione dell’attuale sistema di voto con la richiesta di un accordo della maggioranza dei governi membri contribuirebbe a superare l’ineguaglianza che caratterizza il meccanismo decisionale del FMI.

Come espresso prima Joseph Stiglitz ha apertamente criticato l’operato del Fondo Monetario Internazionale.
Stiglitz ha rivestito ruoli rilevanti nella politica economica. Ha lavorato nell'amministrazione Clinton come Presidente dei consiglieri economici (1995 –1997); alla Banca Mondiale ha assunto la posizione di Senior Vice President e Chief Economist (1997 – 2000), prima di essere costretto alle dimissioni dal Segretario del Tesoro Lawrence Summers.
Stiglitz esprime il suo disappunto per la politica del FMI nel suo libro intitolato "Globalization and Its Discontents" 92 ("La globalizzazione e i suoi oppositori"), dove analizza gli errori del FMI e della gestione delle crisi finanziarie che si sono susseguite negli anni novanta, dalla Russia ai paesi del sud est asiatico all'Argentina. Stiglitz illustra come la risposta del FMI a queste situazioni di crisi sia stata sempre la stessa, basandosi sulla riduzione delle spese dello Stato, una politica monetaria deflazionista e l'apertura dei mercati locali agli investimenti esteri. Tali scelte politiche venivano di fatto imposte ai paesi in crisi ma non rispondevano alle esigenze delle singole economie, e si rivelavano inefficaci o addirittura di ostacolo per il superamento delle crisi.

Stiglitz critica il FMI su diversi punti.
Analizzando la crisi dell’Est asiatico, Stiglitz ricorda che il 2 luglio 1997 crollò il baht tailandese che segnò l’inizio della più grande crisi economica dai tempi della Grande depressione, una crisi che partendo dall’Asia sarebbe andata a colpire anche Russia e America Latina.
Il baht, che per dieci anni era stato scambiato con un rapporto di 25:1 rispetto al dollaro, dalla sera alla mattina subì una svalutazione di circa il 25 per cento.

America latina... Povero che grida contro la politica neoliberista del FMI

America latina... Povero che grida contro la politica neoliberista del FMI

Ormai la crisi è passata ma sfortunatamente le politiche imposte dal FMI durante quel periodo tumultuoso hanno peggiorato la situazione, e in molti casi hanno provocato addirittura l’inizio di una crisi: secondo Stiglitz una liberalizzazione eccessivamente rapida dei mercati finanziari e dei capitali è stata probabilmente la causa principale della crisi, sebbene vi abbiano condotto anche alcune politiche sbagliate condotto dai singoli paesi.
Oggi gli esperti del FMI hanno riconosciuto molti errori, ma non tutti.
Si sono resi conto, per esempio, di quanto possa essere pericolosa una liberalizzazione troppo rapida del mercato dei capitali, ma è un cambiamento di opinione che arriva quando ormai è troppo tardi per aiutare i paesi in difficoltà.

Nei tre decenni precedenti alla crisi, l’Est asiatico non era soltanto cresciuto più velocemente di qualsiasi altra regione del mondo, più o meno sviluppata, riuscendo addirittura a ridurre la povertà, ma aveva anche acquisto stabilità e si era salvato dagli alti e bassi che caratterizzavano tutte le economie di mercato.
Tanto che quei risultati positivi vennero descritti come “il miracolo asiatico”.
Quando scoppiò la crisi però il FMI e il Tesoro degli Stati Uniti fecero aspre critiche contro questi paesi, incolpandoli di avere dei governi corrotti e urgeva una riforma radicale.

Stiglitz però si interroga: “come è possibile che le istituzioni di questi paesi abbiano funzionato così bene per tanto tempo se sono marce e corrotte?” . La risposta si evinse chiaramente dalla relazione intitolata “The East Asian Miracle” realizzata dalla Banca Mondiale su pressione dei giapponesi: quei paesi asiatici avevano avuto successo non solo malgrado il fatto di non aver seguito il diktat del Washington Consensus, ma proprio perché non li avevano seguiti; fu così evidenziato l’importante ruolo svolto dai governi.

Mentre le politiche del Washington Consensus mettevano in risalto la privatizzazione, i governi asiatici a livello nazionale e locale davano contributi per la creazione di imprese efficienti che hanno svolto un ruolo decisivo nel successo di alcuni di questi paesi.
Quando cominciò la crisi, l’Occidente non ne colse la gravità.
Il FMI per risolvere la crisi impose un’impennata dei tassi d’interesse e tagli alle spese, nonché di introdurre nei paesi cambiamenti sia economici che politici.
Il FMI stava fornendo miliardi di dollari a questi paesi, ma a condizioni di così ampia portata che i paesi che accettavano i finanziamenti finivano per rinunciare a gran parte della loro sovranità economica.

Nonostante ciò, i programmi del FMI sono falliti: avrebbero dovuto arrestare la caduta dei tassi di interesse, che invece si sono mantenuti in discesa, senza che il mercato abbia minimamente dimostrato di aver preso atto che fosse arrivato il FMI a “salvare la situazione”. Imbarazzato dal fallimento della sua ricetta il FMI ha puntualmente incolpato il paese di turno di non aver attuato sul serio le riforme necessarie.
Con l’aggravarsi della crisi aumentò la disoccupazione: la percentuale di disoccupati era quadruplicata in Corea, triplicata in Thailandia e decuplicata in Indonesia.
Il rallentamento nella regione ha avuto ripercussioni globali:la crescita economica complessiva fu rallentata e, con questo rallentamento, sono crollati i prezzi delle materie prime.

Secondo il premio Nobel americano, a generare le crisi economiche dall’Est asiatico all’America Latina, dalla Russia all’India, ritiene che la colpa vada imputata alla liberalizzazione dei movimenti di capitali. Secondo Stiglitz essa può creare rischi enormi persino in quei paesi che hanno banche forti, borse valori mature e altre istituzioni che molti di quei paesi in crisi non possedevano. Nonostante egli esempi del passato, il FMI ripropone la sua ricetta di liberalizzazione dei capitali, nella bizzarra ipotesi che questa migliorerebbe la stabilità economica attraverso una maggior diversificazione delle fonti di finanziamento. Basterebbe però analizzare i dati relativi ai flussi di capitali per rendersi conto che essi hanno un andamento prociclico, cioè defluiscono da un determinato paese in tempi di recessione, proprio quando il paese ne ha più bisogno, e affluiscono verso il paese nel periodi di rapida espansione, esasperando le pressioni inflazionistiche. 

Analizziamo due casi: la Corea del Sud dove è intervenuto il FMI e la Cina che scelse di non seguire le politiche del Fondo.

1. In Corea il FMI, nonostante conoscesse l’eccessivo indebitamento delle aziende, insistette che fossero aumentati i tassi di interesse e ciò aumentò il numero delle aziende in crisi e, di conseguenza, il numero delle banche che si trovarono a gestire “crediti in sofferenza”. In pratica il FMI era riuscito a congegnare una contrazione simultanea tanto della domanda quanto dell’offerta.
Il FMI si giustificava dicendo che le sue politiche avrebbero aiutato a riportare la fiducia nei mercati dei paesi colpiti. Ma chiaramente un paese in piena recessione non ispira alcuna fiducia.

2. Confrontando quello che è successo in Cina invece, che come la Malesia scelse di non seguire i programmi del FMI, vediamo chiaramente gli effetti negativi delle politiche del FMI.
La Cina , del resto come l’India, fu uno dei grani paesi in via di sviluppo che è riuscita ad evitare la devastazione della crisi economica mondiale introducendo dei controlli sui movimenti dei capitali.

Mentre i paesi in via di sviluppo con mercati dei capitali liberalizzati hanno registrato un declino dei redditi, l’India è cresciuta di oltre il 5% e la Cina quasi dell’8%. Questi risultati notevoli sono stati seguiti non certo seguendo le ricette del FMI, bensì quelle dell’ortodossia economica che gli economisti insegnano da più di mezzo secolo. La Cina ha colto l’occasione di associare ai suoi obiettivi a breve termine quelli di una crescita di lungo periodo, stimolando una domanda enorme di infrastrutture.
Conn Hallinan è analista in politica estera al Foreign Policy, ed insegnante di giornalismo all’Università della California a Santa Cruz. Hallinan scrive che l’ultima vittima in ordine di tempo del FMI sia stata appunto l’Argentina: la terza economia, per importanza, dell'America Latina è stata fatta deragliare dalle politiche del Fondo Monetario Internazionale che hanno già devastato popolazioni ed economie da Mosca a JaKarta riempiendo al contempo i forzieri delle banche e delle organizzazioni finanziarie.

Secondo Hallinan il mito più diffuso riguardo al FMI è che si tratti di un organismo “internazionale". Infatti, ha molti membri ma gli Stati Uniti ed i suoi alleati prendono tutte le decisioni. L'Olanda, ad esempio, ha più potere di voto della Cina e dell'India. "Internazionale" sarebbe quindi una comoda finzione che permette all'organizzazione di evitare il controllo del Congresso. Quello che il FMI fa è di fare un'offerta che non è possibile rifiutare.  
Quando L’Argentina attraversò un periodo economico burrascoso all’inizio degli anni ’90, il Presidente Bush (senior) e il Fondo offrirono un prestito condizionato all’ancoraggio del Peso Argentino al Dollaro, alla totale privatizzazione di banche e servizi, alla rimozione di dazi doganali ed alla liberalizzazione della circolazione dei capitali.

L’Argentina ha abboccato e i capitali stranieri sono affluiti. Per alcuni (i benestanti) l’economia decollò, ma legare il peso al dollaro ha reso le esportazioni argentine proibitive mentre l’inondazione di importazioni estere a basso costo ha minato la base industriale del paese: chiusura di fabbriche, diffusione della disoccupazione ed implosione del debito. La libera circolazione dei capitali ha permesso a compagnie straniere di spillare profitti all’estero ed ha aperto le porte ai “vulture funds”, che hanno acquistato gran parte del debito per fare il colpo grosso con gli elevati tassi d’interesse.
Il fondo Toronto Trust Argentina98 ha avuto un ritorno del 79,25% sui debiti acquistati pari a trenta volte quello che avrebbe realizzato con i Bonds del tesoro statunitensi.

L’effetto delle privatizzazioni proposte dal FMI portarono una compagnia francese ad acquistare gli acquedotti del paese e aumentare le tariffe del 400%.
L'Argentina era guardata dal mondo come il paese dove il pensiero unico del F.M.I. e della Banca Mondiale aveva vinto. Un miracolo economico! Ma le privatizzazioni prima o poi finiscono, lo squilibrio commerciale resta, lo Stato deve drenare denaro sui mercati internazionali attraverso prestiti internazionali in valuta, ad ogni giro i tassi salgono e il rating diminuisce. I tassi alti scoraggiano l'economia e per tre anni l'Argentina va in recessione. Le Grandi Famiglie (3% della popolazione) incominciano a cambiare i pesos in dollari. Servono altri prestiti, sempre più cari.

A questo punto scoppia la crisi finanziaria.
Nessuno presta più soldi all'Argentina che è costretta a tagliare del 13% i salari pubblici e a bloccare totalmente la spesa pubblica. Neanche questo basta, ed ecco l'F.M.I., caritatevole, giungere in soccorso, prestando 8 miliardi di dollari . con una clausola, però, che l'Argentina aderisca al F.T.A.A. (Free Trade Area of the Americas) cioè si apra al libero scambio con gli USA.

Doppia trappola: il deflusso di dollari non potrà che aumentare, per il libero scambio e in più si mette in ginocchio il Brasile e si fa saltare il Mercosur (il Mercato dell'America del sud).
La crisi finanziaria argentina è solo rimandata di qualche mese: una boccata d'ossigeno per l'UBS, Citygroup e Chase Manhattan e altre grandi banche che hanno ancora qualche mese per “securizzare” i propri crediti, cioè farli scomparire nel risparmio gestito di fondi pensione. Quando la stessa cosa avvenne in Messico nel 1995 a rimetterci fu il Fondo Pensione degli Insegnanti della California! Ma ormai è fin troppo chiaro: le ricette virtuose del F.M.I. sono catastrofiche.
Dopo il Sud Est asiatico e la Russia hanno rovinato il Sudamerica. Ma la grande fornace di Wall Street ha bisogno di capitali esteri che tengano su i corsi azionari e quindi `mors tua vita mea'!

Meraviglie della globalizzazione dei mercati finanziari!
Ma a dicembre del 2001 la crisi esplode senza remissione. Prima l'annuncio del default sul debito, bonds sovereign e local market instruments collocati compiacentemente sui mercati internazionali per un valore di oltre 58 miliardi di dollari vanno in default. Il Ministro dell'Economia Domingo Cavallo tentò un ultimo colpo da presitigiatore finanziario: lo Swap del debito.
Tassi al 7% invece del 30% e più e allungamento delle scadenze. I mercati non accettano. Gli argentini così incominciano a dubitare che un dollaro valga un peso. Le banche sono prese d'assalto per cambiare pesos in dollari. I capitali defluiscono e con essi la possibilità di far fede agli impegni assunti con il F.M.I. In più la crisi riduce i profitti e i consumi. Crollano dunque anche le entrate fiscali e l'obiettivo del `deficit di bilancio zero torna ad essere quello che era sempre stato: una pura utopia. Si limita la possibilità di ritirare denaro a 1.000 dollari mese. I bancomat vengono presi d'assalto e presto vanno in Tilt. Ormai è crisi di liquidità. Il F.M.I. nega la `tranche' di oltre 1 miliardo di dollari dell'ultimo accordo di sostegno.

Anche loro sanno che sarebbe ormai solo una goccia in un mare di debiti. Iniziano gli assalti ai supermercati e la crisi che tutti conosciamo.
Il crac in Argentina non può essere imputato semplicemente alla corruzione nazionale ma al sistema “politico” del FMI che, invece di sostenere una partecipazione vera nello sviluppo della nazione, ha introdotto meccanismi monetaristici che hanno portato alla rovina economica il paese.
Tra Paesi che soccombono in crisi finanziarie, c’è invece un paese che si libera dal debito nei confronti del FMI e Banca Mondiale, ovvero il Venezuela del Presidente Hugo Chàvez.
Il paese sudamericano ha estinto il debito con il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale e adesso nutre come secondo obiettivo la costituzione del Banco del Sur.
Il Venezuela ha recuperato interamente la sua sovranità; le sue orme potrebbero essere seguite da tanti altri paesi sudamericani od europei. Naturalmente tutto dipende se al tavolo delle trattative si indossi la veste del finanziatore pro-lobby o del debitore. 

 

Si commenta da sola....

 

 

 

 

Quei bravi ragazzi global del

Fondo Monetario Internazionale

Siccome la situazione italiana non è molto distante da quella Argentina di qualche anno fa, proponiamo un articolo del 2002 che fa comprendere - se ancora ce ne fosse bisogno - il vero scopo del Fondo Monetario Internazionale...

Fonte web

Indovinello: Qual è la differenza fra Tony Soprano (1) e il Fondo Monetario Internazionale? Risposta: nessuna, eccetto il fatto che Tony e i suoi compari mafiosi, che estorcono denaro e impoveriscono una manciata di persone nel New Jersey, sono personaggi televisivi; il FMI, invece, fa le stesse cose a centinaia di milioni di persone nel mondo reale.

L’ultima vittima in ordine di tempo dell'organizzazione è l’Argentina: la terza economia, per importanza, dell'America Latina è stata fatta deragliare dalle politiche del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) che hanno già devastato popolazioni ed economie da Mosca a Jakarta riempiendo al contempo i forzieri delle banche e delle organizzazioni finanziarie.
E queste politiche sono state ideate proprio qui, negli USA.

Il mito più diffuso riguardo al Fmi è che si tratti di un organismo “internazionale". Infatti, ha molti membri ma gli Stati Uniti ed i suoi alleati prendono tutte le decisioni. L'Olanda, ad esempio, ha più potere di voto della Cina e dell'India. "Internazionale" è una comoda finzione che permette all'organizzazione di evitare il controllo del Congresso. Quello che il Fmi fa è di fare un'offerta che non è possibile rifiutare. Quando L’Argentina attraversò un periodo economico burrascoso all’inizio degli anni ’90, il Presidente Bush (senior) e il Fondo offrirono un prestito condizionato all’ancoraggio del Peso Argentino al Dollaro, alla totale privatizzazione di banche e servizi, alla rimozione di dazi doganali ed alla liberalizzazione della circolazione dei capitali.

L’Argentina ha abboccato e i capitali stranieri sono affluiti. Per alcuni – i benestanti – l’economia decollò, ma legare il peso al dollaro ha reso le esportazioni argentine proibitive mentre l’inondazione di importazioni estere a basso costo ha minato la base industriale del paese: chiusura di fabbriche, diffusione della disoccupazione ed implosione del debito. La libera circolazione dei capitali ha permesso a compagnie straniere di spillare profitti all’estero ed ha aperto le porte ai “vulture funds”(1), che hanno acquistato gran parte del debito per fare il colpo grosso con gli elevati tassi d’interesse.
Il fondo Toronto Trust Argentina ha avuto un ritorno del 79,25% sui debiti acquistati – 30 volte quello che avrebbe realizzato con i Bonds del tesoro statunitensi (3)

L’effetto delle privatizzazioni 
Una compagnia francese acquistò gli acquedotti del paese e aumentò le tariffe del 400%. La mafia lavora con manganelli e fucili a canne mozze, il Fmi, invece, fa danni con documenti dal nome ottuso come Technical Memorandum of Understanding (memorandum tecnico d’intesa) che l’Argentina ha firmato nel 2000.
L’accordo obbligava l’Argentina a tagliare il suo budget, diminuire gli stipendi dei dipendenti pubblici del 15% e le pensioni del 13%.

Niente di cui preoccuparsi ha detto il Fmi. Fate come diciamo e la produzione farà un salto in avanti del 3,7%. Invece è caduta del 2,1% (fino a scomparire dai grafici quattro mesi fa). «Hey ragazzi, siamo qui per voi», ha detto il Fmi. «Abbiamo pronto un prestito di 26 miliardi di dollari per aiutarvi». Non esattamente. Gli Argentini possono ottenere il prestito se saldano in dollari il loro debiti.
A causa del disastro, devono pagare un premio del 16% per ottenere i dollari. Il pagamento di un anno del loro debito estero di 132 miliardi di dollari, più il premio, arriva a 27 miliardi di dollari. Gli Argentini non vedranno neanche l’ombra del “prestito” dell’Fmi: finirà direttamente nei caveau della Citibank a New York o della Fleet Bank di Boston. L’Fmi insiste anche affinché l’Argentina pareggi il bilancio per fine 2002, cosa che richiederebbe al governo di tagliare il bilancio di 7 miliardi di dollari e di aumentare le tasse di altri 4 miliardi di dollari, come se gli Stati Uniti effettuassero tagli di spesa e aumenti di tasse per 400 miliardi di dollari in un solo anno o 2.500 dollari per famiglia.

Nessuno dovrebbe sorprendersene.
Il curriculum del Frni è un puro disastro. E’ stato il Fmi che aiutò la Russia a fare bancarotta e che trasformò il panico monetario asiatico del 1997 in un completo disastro economico.
Quando è iniziata la crisi delle banche asiatiche, il Fmi arrivò con i suoi prestiti ma solo se tutti avessero privatizzato ed aperto i loro mercati. Il risultato è stato un enorme disastro per tutte le economie asiatiche eccetto Giappone e Taiwan. In Indonesia, 100 milioni di persone vivono con meno di 1 dollaro al giorno. Quando gli Argentini hanno chiesto aiuto all'amministrazione Bush, era logico pensare che l'avrebbero ottenuto. Dopo tutto, l'Argentina è stata uno dei pochi paesi dell'America Latina a sostenere attivamente la guerra del Golfo del 1991, è una sostenitrice vigorosa della NATO e sta inviando forze di pace in Afghanistan per un costo di 20 milioni di dollari. Ma, come Tony Soprano e i suoi bravi ragazzi, l'amministrazione non permette all'amicizia e alle alleanze di intromettersi negli affari. 

L'amministrazione Bush si è lavata le mani da ogni responsabilità, nonostante tutta la crisi sia disseminata delle sue impronte digitali. «E’ chiaramente stato il Dipartimento del Tesoro a spingere l'Argentina oltre i limiti facendola collassare», commenta Walter Molano della Bcp Securities, «quindi penso che l'aspetto della responsabilità debba essere sollevato». Proprio così. La Casa Bianca afferma di voler arrestare il terrorismo. Può iniziare tenendo a freno un'organizzazione che ha terrorizzato popolazioni in tutto il pianeta.

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1) Protagonista principale della serie televisiva "I Sopranos" che tratta la vita di una famiglia di italoamericani mafiosi dei New Jersey. 
2) Letteralmente “fondi avvoltoio": si tratta di fondi comuni, soprattutto americani, specializzati nell'investimento in società fallite. Tali fondi puntano sul capital gain ottenibile in seguito alla loro ristrutturazione. 
3) Negli USA: obbligazioni a medio-lungo termine della Tesoreria dello Stato. Le treasury bonds vengono emesse in un procedimento d'asta e scambiate su base d'interesse. Simili ai BTP italiani.

Documento originale: The Global Goodfellas at the FMI, traduzione di Stefano Traldi. L’autore è cronista dell’Examiner e assistente di giornalismo e soprintendente presso l'Università della California, Santa Cruz.

 

 

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