GOLFO DEL MESSICO:

TRA ODORE DI MORTE E DI SOLDI

 

Disastro da profitto

"Dovremmo tutti DIRE:

Sono incazzato nero e tutto

questo non lo accetterò più!!!"

 

 

NELLA TRAGEDIA DEL PETROLIO CHE CONTINUA A RIVERSARSI IN MARE SI  AGGIUNGE ANCHE L'AVVELENAMENTO DA DISPERDENTE CHE LA BP STA GETTANDO IN MARE IN QUANTITÀ ENORMI. QUALCUNO STA FACENDO SOLDI A PALATE... SI CHIAMA NALCO. MA CHI C'È DIETRO LA NALCO? INTANTO PIOGGE TOSSICHE HANNO INIZIATO A DISTRUGGERE LE COLTIVAZIONI NEL TENNESSEE E FANNO LA LORO COMPARSA MISTERIOSE MACCHIE BIANCHE SULLE PIANTE CHE DISTRUGGONO I RACCOLTI.

È IL DISPERDENTE CHE, EVAPORANDO NELLE CALDE ACQUE DEL GOLFO, RICADE POI CON LA PIOGGIA NELLE ZONE INTERNE, PORTANDO MORTE E DISTRUZIONE NELLE CAMPAGNE.

sui forum americani si STA diffondendo il panico. Chi vive sulla costa sente tremende puzze "chimiche", ed alcuni cittadini si sono attrezzati acquistando rilevatori di benzene e altre sostanze ed andando a fare test fai-da-te sulle spiagge. A tal punto è ridotta la fiducia nelle istituzioni e la credibilità di ciò che ci raccontano.

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

INTRODUZIONE

Un disastro di proporzioni epiche: la perdita di petrolio nel Golfo del Messico è il doppio di quanto si pensava. La nuova stima, basata anche sull’impiego di telecamere ad alta risoluzione più potenti parlano adesso di un flusso giornaliero oscillante tra i 20 e i 40 mila barili di petrolio al giorno.

Fonte web

Come è risaputo, la Deepwater Horizon è esplosa nel Golfo del Messico. E’ da più di un mese che sta riversando petrolio da un tubo danneggiato. La BP e il Governo statunitense hanno affermato di stare facendo tutto il possibile per fermare la fuoriuscita di tutti quei milioni di litri di petrolio nel Golfo del Messico. Sto per contestare tale affermazione, e dimostrare che la storia di loro che cercano di fare tutto il possibile è una bugia, oltre che un’iniziativa redditizia per coloro che possono trarre arricchimento da questo disastro. Il metodo Top Kill è stato avviato e fermato diverse volte. E’ stato un tentativo incerto. Questo perché non si fanno soldi con una soluzione così semplice.  I soldi veri si fanno con l’uso dei disperdenti.

C’è una compagnia che si chiama NALCO. Loro producono sistemi di purificazione delle acque, e disperdenti chimici. La NALCO ha base a Chicago, con filiali in Brasile, Russia, India, Cina e Indonesia. La NALCO è associata a un programma della University of Chicago Argonne. La University of Chicago Argonne ha ricevuto 164 milioni di dollari di fondi incentivi nell’ultimo anno. La University of Chicago Argonne ha appena aggiunto due nuovi dirigenti al suo elenco. Uno della NALCO. L’altro dal Dipartimento dell’Educazione dell’Illinois. Scavando un po’ più a fondo, si può scoprire che la NALCO ha anche legami con Warren Buffett, Maurice Strong, Al Gore, Soros, Apollo, Blackstone, Goldman Sachs, Hathaway Berkshire. Warren Buffett e Hathaway Berkshire hanno incrementato le loro quote NALCO proprio lo scorso Novembre (il tempismo è tutto).

Il disperdente chimico è noto col nome di Corexit. Quello che fa è mantenere il petrolio al di sotto della superficie dell’acqua. Dovrebbe scomporre la fuoriuscita in perdite di dimensioni minori. E’ tossico ed è proibito in Europa. La NALCO afferma di stare utilizzando versioni più vecchie e più recenti del Corexit nel Golfo. (perché si dovrebbe avere bisogno di una versione più nuova, se quella vecchia funziona bene?) In questa truffa ci sono grandi quantità di denaro, e grandissimi giocatori. Mentre lasciano che il petrolio si diffonda nel Golfo del Messico, la posta in gioco e i profitti salgono.

I delfini, le balene, i lamantini, le tartarughe marine, e i pesci vengono soffocati e muoiono. Le regioni costiere, le paludi salmastre, le attrazioni turistiche e le proprietà balneari vengono distrutte, anche permanentemente. La qualità dell’aria si abbassa. L’industria peschiera del Golfo del Messico viene messa in ginocchio. Tutto questo per creare la richiesta del loro costoso e redditizio veleno.

 

 

Il logo della Società che produce il Corexit 9500,

quattro volte più tossico del petrolio

 

 

BRITISH PETROLEUM: UNA CATASTROFE ACCIDENTALE?

Mentre la pioggia tossica causata dalla fuoriuscita della BP ha cominciato a distruggere coltivazioni nel Tennessee, aumentano i sospetti sull’intenzionalità dello stesso.

Fonte web

Un rapporto del Ministero delle Risorse Naturali della Federazione Russa avverte che la fuoriuscita di petrolio e gas della BP nel Golfo di Messico è sul punto di trasformarsi nella peggior catastrofe ambientale di tutta la storia.

Gli scienzialti russi stanno segnalando i primi danni per la “pioggia tossica” nello stato del Tennessee. Informazioni stampa di questa regione confermano queste voci in base a quanto si legge nel Servizio di Notizie WREG nell' articolo intitolato “ Misteriosi danni alle coltivazioni minacciano centinaia di ettari”.

“Le troviamo ovunque, nelle erbe, nei fiori, nei ciliegi, nella gramigna”, ha detto l’agricoltore Toni Holt riferendosi alle misteriose macchie biancastre che stanno sterminando le sue coltivazioni”. Sembra che siano dappertutto.

Holt coltiva prodotti organici che vende nei mercati degli agricoltori della zona. Mentre lui ed altri contadini ispezionano la crescita di nuove macchie di questa piaga sconcertante, temono per tutto il loro raccolto, che potrebbero perdere”. “Ci sono due uccelli morti appesi a due nidi differenti di uccelli, siamo preoccupati. Non so se c’è relazione ma è allarmante” ha detto Tolt. “Abbiamo galline. Vendiamo le nostre uova al mercato”.

La dispersione dell’agente Corexit 9500 sviluppato originariamente dalla Exxon e adesso prodotto dalla Holding Company Nalco di Naperille, Illinois, è quattro volte più tossico del petrolio (l’olio è tossico 11 ppm per milione),Corexit 9500 a solo 2,61 ppm). In un dossier scritto da Anita Georges-Ares e James r.Clarck da Exxon Scienze Biomediche,Inc, intitolato “Un’acuta tossicità acquatica di tre prodotti Corexit: una panoramica“ corexit 9500 è risultato essere uno dei propellenti più tossici mai sviluppati.

In combinazione con il riscaldamento delle acque del Golfo del Messico, le sue molecole saranno capaci di modificare il loro stato liquido a gassoso, che permette di essere assorbito dalle nuvole e la sua liberazione come “pioggia tossica” in tutto il Nord America.

Come se non bastasse, gli uragani e le recenti condizioni meteorologiche avverse stanno devastando la zona, mentre milioni di litri di Corexit 9500 sono sulla superficie del mare.

Le conseguenze di una “pioggia tossica” che potrebbe abbattersi sugli USA potrebbe “teoricamente” distruggere tutta la vita a qualsiasi profondità causando una "inimmaginabile catastrofe ambientale".

Documenti provenienti dagli USA puntano alla possibilità che il governo si stia preparando in segreto ad evacuare decine di milioni dei suoi cittadini dagli Stati del Golfo del Messico.

Dall’altra parte, e anche se potrebbe trattarsi di un’enorme coincidenza, la Goldman Sachs, più mafia che banca, ha beneficiato dalla crisi economica, e collocata nei posti più importanti del gabinetto degli USA, ha venduto il 43.7 delle sue azioni dell’azienda BP tre settimane prima della fuoriuscita del petrolio del Golfo del Messico, che ha significato più di 266 milioni di dollari. La Goldman Sachs ha venduto precisamente 21 giorni prima della Giornata della Terra, che come parte di un oscuro umorismo cosmico è risultato essere il giorno della fuoriuscita del petrolio.

Ora sappiamo che la Goldman Sachs usa softwares che si avvicinano all’intelligenza artificiale per predire il futuro del mercato, ma i risultati della BP, che aveva avuto un guadagno di oltre i 6 milioni di dollari nel primo trimestre dell’anno, non sembrava mostrare nessuna tendenza contraria.

Se la Goldman avesse venduto oggi avrebbe perso 96 milioni di dollari. Questo non basta per convincerci che la fuoriuscita del greggio è stato pianificato con anticipo. Ma, esiste altra informazione.

Secondo la giornalista Andy Borowitz nel Huffinton Post il governo degli USA ha ricevuto mails di un impiegato della Goldman Fabrice “Faboluos Fab” Tourre nei quali parlava alla sua fidanzata, il giorno prima, della fuoriuscita che la sua compagnia prendeva come una “vendita corta” come posizione di fronte al Golfo. Basicamente scommetteva contro il petrolio nel Golfo del Messico. “Una piattaforma petrolifera cade e ci rotoleremo nel denaro”, ha scritto Tourre in una mail. “Inghiottita da pesciolini e uccellini”.

Queste parole sembrano troppo inquietanti. Ma non è tutto.
Il direttore non-operativo della Goldman Sachs International (filiale inglese della banca statunitense) è Peter Sutherland, che è stato anche direttore non-operativo della BP e, che come dice nella sua prima pagina su wikipedia, è membro del potente gruppo Bilderberg e della Commissione Trilaterale.

Questo potrebbe essere casuale ma l’infame protagonista di questo ecocidio, la BP, è una compagnia che si è fusa con Amoco Oil, prima Standard Oil, la compagnia petrolifera dell’impero Rockefeller. Come si sa David Rockefeller è un membro centrale della Commissione Trilaterale e parte molto importante dei Bilderberg, per alcuni l’uomo più potente del mondo.

Per aggiungere al cocktail di sospetto:

Lavoratori assunti dalla BP per provare la forza delle fondamenta di cemento nel pozzo sono stati inviati quasi 11 ore prima dell’esplosione del 20 aprile, superando l'esame che, secondo un dirigente di una società di cemento è l'unico test che possa veramente determinare la efficacia con cui il bene è sigillato". (Nota nel Huffington Post).

Un altro punto da considerare è la negligenza nel fermare la marea nera, al tempo stesso usando un disperdente, il corexit, che è altamente tossico per l’ambiente e non è tra i dieci primi più efficaci. Questo suggerisce che si cerca di estendere la marea, forse per causare una crisi alimentare?

Il potere e la scarsa morale della Goldman Sachs è stata denunciata da Matt Taibbi che l’ha chiamata “un calamaro vampiro che soffoca l’umanità”- La sua ingerenza nella politica mondiale è stata dimostrata in varie occasioni.

 

 

Il Corexit 9500 sparso a tonnellate in mare solo per far

affondare il petrolio in modo che non si veda.

 

 

Marea nera, 10 cose che dovreste sapere

Fonte web

In maniera marginale avevo già scritto qualcosa sul disastro petrolifero della BP, riproponendo un vecchio articolo di Murray Rothbard. La realtà di questi giorni è però di gran lunga più complessa.

É da 49 giorni che la piattaforma della BP, Deepwater Horizon, è esplosa nel Golfo del Messico. Da quel momento, è iniziata l'emorragia di greggio nelle acque oceaniche. Sebbene la BP ufficialmente affermi che solo poche migliaia di barili vengono persi al giorno, gli esperti stimano il danno in 60,000 barili, ovvero più di 2,5 milioni di galloni al giorno. Forse, ne sapremmo di più se la BP non avesse proibito agli ingegneri indipendenti di ispezionare la falla. Un trattamento analogo, grazie alla solerte collaborazione della Guardia Costiera statunitense, è stato riservato ai giornalisti. I rimedi per fermare la perdita sono risultate poco brillanti, e diversamente dall'ultimo grande incidente petrolifero - l'Exxon Valdez nel 1989 - il petrolio fuoriesce dal suolo, non da una petroliera, quindi non abbiamo la minima idea di quando si fermerà. I mass media stanno seguendo il disastro con articoli in prima pagina e notiziari notturni ogni giorno, ma gli aspetti nascosti di questo racconto da brividi dipingono un interessante quadro degli attori e delle azioni dietro la catastrofe. Ecco alcune cose che dovreste sapere sulla BP:

1) Il proprietario della piattaforma ha guadagnato 270 milioni di dollari da questo incidente. La Transocean Ltd., la proprietaria della Deepwater Horizon, ceduta in affitto alla BP, è sempre stata nell'ombra del radar dei principali notiziari. Si tratta del più grande contractor di trivellazioni in mare aperto, la compagnia ha sede in Svizzera e non è nuova a disastri petroliferi. La piattaforma è stata assicurata per una somma di gran lunga più grande rispetto al suo valore.

2) La BP ha un lungo curriculum di disastri petroliferi negli Stati Uniti. Nel 2005, la raffineria a Texas City esplose, uccidendo 15 lavoratori e ferendone 170. L'anno successivo, uno degli oleodotti in Alaska per un guasto perse 200,000 galloni di greggio. Secondo Public Citizen la BP pagò una multa di 550 milioni di dollari in multe. La corporation è particolarmente propensa a violare il Clean Air Act e il Clean Water Act, e ha pagato le due multe più onerose nella storia dell'Occupational Safety and Health Administration (è una sorpresa che la BP ha avuto un ruolo centrale, sebbene passato in secondo piano, nel tentativo fallito di contenere la perdita della Exxon Valdez?) Con la Deepwater Horizon il trend non è cambiato.In aggiunta alla scelta di un più conveniente e meno sicuro rivestimento per equipaggiare il pozzo, la compagnia ha scelto di non dotare la Deepwater Horizon con un meccanismo acustico, un'opzione che avrebbe potuto chiudere il pozzo anche se fosse stato pesantemente danneggiato, e che è richiesto nei paesi più sviluppati che permettono le trivellazioni in mare aperto. Infatti la BP utilizza questi strumenti nelle sue piattaforme a largo dell'Inghilterra, ma poichè gli Stati Uniti si limitano a raccomandarli, la BP non ha alcun incentivo a dotarsene, nonostante costino solo 500,000 dollari. Una cifra che secondo seizeBP.org, la compagnia guadagna in meno di otto minuti.

3) Le perdite di greggio sono un costo d'impresa per la BP. Secondo l'Harte Research Institute, circa 1,6 miliardi di dollari in attività economiche annuali sono a rischio per via del disastro della Deepwater Horizon. Comparate questo numero all'attuale somma che la BP deve pagare per danni economici come posti di lavoro e turisti persi, che ammonta a 75 milioni di dollari. Comparateli ai profitti del primo quadrimestre, registrati dalla BP a una settimana dall'incidente: 6 miliardi di dollari. Tony Hayward, l'amministratore delegato di BP, ha solennemente promesso che la somma coperta sarà più di quella richiesta inizialmente. Il 10 maggio la BP ha annunciato che erano stati spesi 350 milioni di dollari. Che gesto generoso da parte di una compagnia valutata 152,6 miliardi di dollari e che guadagna 93 milioni di dollari ogni giorno.

4) Il Dipartimento dell'Interno è complice. I primi allarmi su possibili guasti dei sistemi di supporto risalgono a dieci anni fa. Il Dipartimento dell'Interno dichiarò un'allerta per la sicurezza, ma poi lasciò decidere alle compagnie che supporti utilizzare. Nel 2007 lo stesso dipartimento minimizzò le possibilità e i danni di una perdita. Probabilmente la filiale della Louisiana del Dipartimento dell'Interno potrebbe essere confusa per via della propria fraternizzazione con l'industria del petrolio. La Minerals Management Service, ovvero l'agenzia che supervisiona le trivellazioni in alto mare, accetta quotidianamente regali dalle aziende petrolifere e persino si considera una branca delle stesse, piuttosto che un'agenzia di regolazione governativa. Volare sugli aerei privati non era un evento raro per gli ispettori della MMS in Lousiana, un rapporto federale riporta: "Le gare di tiro al piattello, le battute di caccia, la pesca, i tornei di golf e le feste di Natale" erano passatempi comuni. Attività che non hanno permesso agli ispettori di obbligare la BP a stilare un rapporto sui danni di un'eventuale perdita di greggio. Non stupisce che il Dipartimento dell'Interno, dal 20 aprile, giorno in cui è esplosa da Deepwater Horizon, abbia approvato 27 nuovi permessi per la trivellazione in mare aperto. Due di questi sono per la BP. Analogamente non stupisce che la BP, dal 2000, abbia guadagnato più di 9 miliardi di dollari attraverso gli appalti governativi.

5) Le prospettive di bonifica sono minime. I mass media hanno fatto un gran chiasso attorno ai diversi metodi che la BP sta utilizzando per bonificare la perdita di greggio. La realtà è che anche se la BP dovesse trovare un metodo affidabile, gli esperti affermano che il miglior scenario di bonifica consista nel recuperare il 20% del greggio disperso.

6) La BP non ha un piano reale di bonfica.

7) L'amministratore delegato della BP, poche settimane prima della perdita di greggio, ha venduto 1,4 milioni di dollari delle sue quote del gigante petrolifero. Circa un mese prima dell'esplosione, Tony Hayward ha venduto un terzo della suq quota.

8) La BP esponeva costantemente i propri impiegati a dei rischi. Un documento interno dimostra come nell'esplosione del 2005 a Texas City, che uccise 15 persone e ne ferì 170, si scelse di risparmiare piuttosto che garantire la sicurezza.

9) Il Corexit, il famigerato disperdente che la BP continua a riversare in mare, è altamente tossico, non consentito in Europa, ma è prodotto dalla Nalco. Esistono almeno 12 detergenti più efficaci. Nel consiglio d'amministrazione dell'azienda siedono manager della BP, della Exxon e la Goldman Sachs possiede una quota considerevole della Nalco stessa.

10) Il dato peggiore della calamità della Deepwater Horizon è che nessuno ha la minima idea di cosa fare. Non sappiamo quanto è ingente il danno perchè nessuno può misurare cosa stia accadendo. Non sappiamo come fermarlo e nell'eventualità che accadesse non sappiamo come bonificare. L'incidente potrebbe ripetersi nuovamente nel Golfo, dato che la piattaforma Atlantis sta violando norme di sicurezza cruciali e non dispone di importanti documenti ingegneristici, la cui assenza aumenta notevolmente le probabilità di rischio. L'amministrazione Obama e l'MMS non hanno la minima intenzione di obbligare la BP a fermare le operazioni di trivellazione. Molto probabilmente sono impegnati in una partita di golf.

 

 

Disastro da profitto. Dovremmo dire tutti:

Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!!!

 

 

Marea nera. M. Simmons: c'è un lago di petrolio,

 che non smetterà di fuoriuscire.

Fonte werb

Forse qualcuno ricorda Matthew Simmons, che abbiamo talvolta citato su questo blog. E' un autorevole esperto di petrolio, consulente anche del Presidente Bush, nonché CEO della Simmons & Co, una banca di investimenti nel settore dell'energia. Su Wiki trovate il resto. E' considerato un esperto tra i più informati, a conoscenza di dettagli e segreti ben custoditi.

Proprio ieri Simmons, durante un'intervista televisiva alla MSNBC, ha rilasciato dichiarazioni che hanno fatto il giro del mondo: in sintesi, Simmons sostiene che non è solo il pozzo Macondo a dare problemi ed a far fuoriuscire greggio, ma tutta l'area circostante è al momento instabile e oggetto di fuoriuscite. Insomma, il petrolio starebbe uscendo da numerosi punti di quello che è un vero cratere sotto lo strato di fango del fondale. Il pennacchio che vediamo nelle webcam non è quello principale, ed è chiaro dalla ridotta quantità che fuoriesce, e che ammonterebbe invece ad un totale di oltre 100 mila barili al giorno. Nessuno ha visto ancora dove sia il BOP (che secondo Simmons è stato "sparato" dall'esplosione, avvenuta a 50 mila psi, a qualche centinaio di metri di distanza), quel che vediamo e su cui stanno lavorando è solo il riser.

Quando arriveranno al pozzo, non troveranno nessun casing di cemento, perché si è disintegrato, visto che è stato un pessimo lavoro fin dall'inizio. Scopriranno che c'è un lago di petrolio destinato a coprire buona parte del Golfo, ad arrivare all'Atlantico ed a spargersi su vaste aree della terraferma una volta che comincerà la stagione degli uragani.

Dati questi presupposti, non servirà neppure il pozzo di contenimento che si attede tanto ansiosamente per il mese di Agosto. L'unica soluzione è un'esplosione nucleare.

Fin qui il riassunto dell'intervista a Matt Simmons. Su TOD hanno aperto un thread per discutere la plausibilità delle affermazioni di questo che è stato presentato da MSNBC come "uno dei più autorevoli esperti del pianeta". Gli amici di TOD, malgrado la storica stima per Simmons, sono piuttosto scettici perché trovano nel suo racconto gli estremi per una teoria del complotto, visto che sia la BP sia il governo dovrebbero stare occultando molte e sostanziali informazioni, molto più di quanto già non si sospettasse. Ma la teoria di Simmons è supportata anche dal Senatore della Florida Ben Nelson, uno dei più competenti tra i membri del Congresso, che già 5 giorni fa sosteneva che il casing di cemento abbia ceduto e che il pozzo di contenimento non servirà.

 

 

 

 

Marea nera. Il racconto del sub.

Fonte web

Sarà stato forse merito delle polemiche dei giorni scorsi ma finalmente la stampa, dopo ben un mese e mezzo, comincia a fare il proprio lavoro. Questo bellissimo servizio è opera dell'Associated Press, che ha seguito un sub in una piccola esplorazione nel Golfo del Messico.

Il sub racconta che dopo cinque secondi di immersione già non riusciva a vedere più nulla, per il film oleoso formatosi sulla maschera. E che dopo cinque minuti non desiderava altro che riemergere, per la paura di intossicarsi: nessun altro collega aveva voluto accompagnarlo. Ci sono voluti 30 minuti di pulizia con detergente sgrassante per togliersi di dosso lo strato di nera colla oleosa.

Per i primi dieci metri non esiste vita. E nei successivi, è come una soluzione chimica. I pennacchi si trovano a venti metri, a quaranta metri, e a una distanza di oltre 200 km dal punto di fuoriuscita.

Le ultime notizie tecniche riportano, almeno secondo gli esperti di TOD, che il cap si sta muovendo moltissimo mentre il BOP rimane fermo. Qualcuno sembra osservare fuoriuscite di greggio da sotto, e dubita che il cap possa resistere fino al pozzo di contenimento di agosto. Se dovesse cedere, sarebbe un disastro senza scampo.

Per gli appassionati di webcam, c'è una nuova pagina multicam da un sito norvegese.

(Nota per i lettori: solo su questo blog, in tutta la Rete italiana, c'è attualmente un esperto di perforazioni deepwater che sta commentando e rispondendo alle domande, con il nick Anacho. Me ne vanto un po' ma non troppo, perché spesso fa le pulci a quello che indegnamente qui vado scrivendo...)

 

 

 

 

Marea nera. Il "racconto" del pilota.

Fonte web

Dopo aver visitato il fondale del Golfo per qualche decina di minuti insieme al sub, ora possiamo vedere l'oceano dall'alto insieme al pilota.

Il giro sul piccolo aereo da turismo è stato effettuato il 9 giugno, sull'area di Grand Isle in Louisiana. Anche se esiste una no-fly zone che non consente di volare sotto i 3000 piedi, è ugualmente sconvolgente vedere come l'estensione della zona inquinata sia praticamente a perdita d'occhio. Si tratta di quelle lunghe strisce bianche, e non nere come la nostra fantasia ci suggerirebbe.

Quello che un po' tutti, in Rete, stanno notando è l'assoluta assenza delle sbandierate flottiglie di natanti addetti alla pulizia. Non c'è nessuno che almeno tenta di pulire, non ci sono equipaggi né barche né niente. Il vuoto, dalla Deepwater Horizon alle coste non c'è proprio nessuno, e nessuno anche sulle spiagge.

E qualcuno comincia a chiamare questo disastro "il lungo 11 settembre".

 

 

 

 

Marea nera. Ancora 48 ore.

Fonte web

Il Presidente Obama ha dato i metaforici otto giorni alla BP, ovvero 48 ore per trovare una soluzione al problema marea nera, e nell'attesissimo discorso alla Nazione di domani sera chiederà alla compagnia di tirar fuori qualche miliardo di dollari e cominciare a rifondere i danneggiati. Qualora la compagnia non acconsentisse, saranno gli avvocati del governo a dar la caccia al denaro.

Beghe politiche a parte, nel weekend si è parlato moltissimo di un'ipotesi che, se avvalorata, getterebbe un'ombra ancora più catastrofica sulla catastrofe in corso. Si vocifera infatti che il famoso casing di cemento, ovvero il rivestimento interno del pozzo che si trova sotto il fondale oceanico, sia rotto in più punti (e questo già lo sapevamo, che era un problema di casing); ma il timore è quello che il greggio stia filtrando da queste crepe e stia fuoriuscendo sul fondale in ulteriori punti oltre alla bocca del pozzo. Ciò significa che, non sapendo l'esatta profondità delle rotture, il pozzo di sfogo che stanno scavando (quello pronto ad agosto e che dovrebbe risolvere la questione) potrebbe rivelarsi inutile. In alternativa, per avere una ragionevole sicurezza di non lasciare perdite sottostanti, tale pozzo andrebbe scavato ad una profondità molto maggiore, con un ulteriore impiego di tempo e senza garanzia di riuscita.

Paranoie internettiane? Mica tanto. Sul sito governativo energy.gov trovate questo grafico del 7 giugno che mostra come si stia studiando il problema della rottura di tre "dischi" all'interno del pozzo e sotto il livello del fondale, dischi che servono a regolare la pressione e il flusso di greggio pompato fuori. Sono stati proprio questi dischi ad impedire il successo del famigerato top kill di qualche giorno fa.

 

 

 

Marea nera. Aria, acqua, terra e fuoco.

Fonte web

Aria. 1200 PPM solfuro di idrogeno, 3400 PPM Benzene. Qui. Nuovo acronimo da imparare: TILT, ovvero Toxicant Induced Loss of Tolerance, la misteriosa sindrome che sta colpendo centinaia di cittadini delle coste del Golfo e specialmente chi sta lavorando in mare alla ripulitura. 

Acqua. Piogge acide? Oppure Corexit che piove dal cielo? C'è un'altra misteriosa malattia che colpisce invece le coltivazioni, e si sospetta che il Corexit via aerosol sia arrivato fino all'interno e stia distruggendo i raccolti.

Terra. Sulle spiagge non arrivano più le palline di catrame, ma cose parecchio più serie come questa palla da una tonnellata (dal sito della Guardia Costiera).

Fuoco. Mentre ci si mettono anche i fulmini (evidentemente il Padre Giove esiste e ce l'ha molto con la BP), si procede con l'altra furbissima idea dei fuochi di contenimento. Ovvero, si dà fuoco al petrolio sulla superficie dell'acqua accendendolo con una mistura di kerosene e gel. I cittadini delle coste sono abituati: quando vedono enormi colonne di fumo nero significa che il petrolio sta arrivando. Finora ne sono stati bruciati oltre 100 mila barili. Con buona pace dell'aria, e ricominciamo dal punto 1.

Obama, intanto, ha preso il peak oil il problema del petrolio per le corna e ha annunciato una nuova era sostenibile, rinnovabile, pulita eccetera eccetera. Voi ci credete al sol dell'avvenir? O sarà solo un alto modo di far quattrini fingendosi tanto buoni?

 

 

APPENDICE

 

Reportage sulla marea nera - Bp censura

il disastro ambientale a Grand Isle

dal nostro inviato Claudio Gatti - 16 giugno 2010 - il Sole24ore

GRANDE ISLE (LOUISIANA) - «Siamo consapevoli che è nostro dovere tenervi informati». Questo dice ai telespettatori americani Tony Hayward, amministratore delegato della Bp nel più recente spot da lui mandato in onda in America. Ma un viaggio dell'inviato de Il Sole 24 Ore a Grand Isle, la piccola isola lunga e stretta che si affaccia sul Golfo del Messico di fronte al luogo della catastrofe, attesta semmai il contrario. E cioè che Bp e i suoi appaltatori stanno facendo di tutto per limitare l'accesso all'informazione sull'impatto della marea nera.

Grand Isle vive di fatto in uno stato di Bp-olizia. Non solo tutto viene coordinato e deciso dalla Bp, ma è vietato l'accesso alle zone più colpite dal petrolio e le forze dell'ordine locali impediscono ai giornalisti di entrare in contatto con gli addetti alla pulizia delle spiagge. Di fatto Bp controlla l'intera filiera informativa. Quando si contatta il quartier generale della Guardia Costiera a Washington per chiedere dettagli, si riceve il numero di telefono del Joint Information Center, o Jic, di Robert, appena fuori New Orleans. Chiamiamo per chiedere di prendere parte a una delle missioni aeree o navali nella zona della piattaforma esplosa. Ci viene detto che qualcuno ci richiamerà. Ma nessuno lo farà mai. In compenso ci è consigliato di visitare il centro di riabilitazione degli uccelli di Fort Jackson. Da lì avremmo potuto scrivere una storia commovente e ricca di speranza su come si stanno salvando gli uccelli, cosa che abbiamo già fatto (Il Sole 24 ore, 11 giugno).

Quando chiediamo al nostro interlocutore la sua qualifica, ci aspettiamo un rango militare. La risposta è invece: «Mi chiamo Jim. E lavoro per Bp». Chiediamo il numero di telefono del Jic di Mobile, in Alabama. Lì ci risponde Nicole. E per chi lavora? Per Bp. «Ma come? - domandiamo - si chiama la Guardia Costiera e ci si trova a parlare con persone della Bp?». «Qui siamo tutti un solo team», è la risposta di Nicole. «Abbiamo tutti lo stesso obiettivo». Può darsi. Ma sul campo la Bp non dà in alcun modo l'impressione di condividere l'obiettivo dei giornalisti.

Come arriviamo a Grand Isle, ci dirigiamo verso la spiaggia. È una lunga striscia bianca larga circa 150 metri e lunga circa 11 chilometri. Proviamo ad avvicinarci al mare. Ma non facciamo in tempo a scavalcare la lunga barriera di sabbia parallela al bagnasciuga creata dagli addetti alle operazioni di pulizia che ci viene incontro a tutta velocità un fuoristrada con due persone a bordo. Sul cofano è ben visibile un adesivo: "BP Safety". La scelta delle parole non è casuale: safety significa tutela. A differenza di security, che vuol dire sicurezza. Ed è quindi una parola più minacciosa.

«Torni subito indietro. È vietato andare oltre la barriera», dicono con fare deciso. Ne chiediamo il motivo. «È zona contaminata». Spiegano che per «ragioni di tutela» nessuno può avvicinarsi al bagnasciuga. È perciò impossibile valutare le condizioni a riva. Dove lavorano squadre di addetti in stivali e camici bianchi che rastrellano la spiaggia. Da lontano si vede che raccolgono qualcosa e la mettono in sacchetti di plastica, anch'essi bianchi. Un gruppo di queste persone sta facendo una pausa sotto una tenda blu che li ripara dal sole tropicale. Ci dirigiamo nella loro direzione per chiedere come si sta evolvendo la situazione - se il catrame sta aumentando. Non facciamo a tempo ad avvicinarci che veniamo fermati da un'altra persona su un furgone. «Niente domande», ci intima. Proviamo a chiedere comunque. Ma nessuno vuole rispondere: «Ci hanno detto di non parlare». Decidiamo di andare qualche chilometro più avanti. Fino alla punta nord dell'isola, dove c'è una riserva naturale. Un signore alto e corpulento ci viene subito incontro. Si chiama Adam Dillon. Ma altro non è autorizzato a dire. «La nostra società ci ha detto che non possiamo parlare», spiega. Chiediamo quale società. Si rifiuta di rispondere.

Proviamo a raggiungere la riva del mare. Ma è stato steso un lunghissimo tubolare arancione oltre al quale non è consentito andare. Proviamo a chiedere informazioni. Ancora una volta la risposta è che nessuno è autorizzato a parlare. Comincia a diventare una litania noiosa e opprimente. Andiamo nel centro del paesino per appurare lo stato d'animo dei locali. «Ormai mi sento come se vivessi nel paese di Bp anzichè nel mio», dice Tammy Foret, manager di un negozio di granite, Meagan's Snowballs, di proprietà del sindaco. Gli affari vanno male: «Il 60% in meno dell'anno scorso, e non c'è neppure la speranza che la situazione migliori». L'unica arma rimasta è l'ironia. Tammy ha creato due nuove granite: una si chiama "la fuoriuscita di petrolio" ed è tutta di cioccolato. L'altra si chiama "Palle di catrame", ed è crema con pezzi di cioccolato.

A Patrick Shay, un commerciante di pesce che vive a New Orleans ma ha un cottage a Grand Isle, non occorre chiedere. Il suo pensiero è espresso dal cimitero di 101 croci bianche che ha costruito nel giardino davanti a casa. Ognuna riporta il nome di una vittima della marea nera: il pellicano bruno, la pesca, la spiaggia. Prima di partire, otteniamo il lasciapassare per andare a visitare Elmer's Island, un'isoletta ancora più piccola accanto a Grande Isle. Di notte è chiusa, durante il giorno normalmente l'ingresso è libero. Ma adesso è concesso solo con uno speciale permesso e se accompagnati da uno dei vicesceriffi della contea che stazionano al bivio della strada che porta all'isola. Per motivi di tutela, ovviamente.

Arriviamo appena dopo le 17. È appena finito il turno di lavoro. Ci avviciniamo per parlare con uno degli addetti. Ma veniamo fermati da un signore che ci dice che non siamo autorizzati a parlare con nessuno. E invita il vicesceriffo ad allontanarci. Chiediamo di parlare con un superiore. Il vicesceriffo ci passa il sergente Todd Vean al cellulare. «Le nostre istruzioni sono di assicurarci che nessuno impedisca agli addetti di lavorare», spiega. Gli facciamo notare che nessuno sta più lavorando. «E chi lo dice? Come si fa a stabilirlo?», risponde agitato. Dopo cinque minuti di futile discussione il suo vice ci informa che il tempo è scaduto: dobbiamo lasciare l'isola. Veniamo scortati via. Lasciamo la zona senza essere mai riusciti ad avvicinarci al bagnasciuga né a vedere alcun segno di catrame. Missione incompiuta. Ma non per Bp.

 

 

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