GUERRA AL LIBANO:
I VERI MOTIVI D'ISRAELE
(a cura di Claudio Prandini)
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IL PACIFISMO ISRAELIANO
E LA GUERRA
(di Uri Avnery)
Giornalista e scrittore, è fondatore di Gush Shalom,
organizzazione indipendente del pacifismo israeliano.
fonte web - Tel aviv - 18.7.2006
Il vero scopo è cambiare il regime in
Libano e installare un governo fantoccio.
Questo era lo scopo dell'invasione del Libano di Ariel Sharon, nel 1982. Fallì.
Ma Sharon e i suoi allievi della leadership politica e militare non hanno mai
davvero rinunciato. Come nel 1982, anche l'operazione in corso è stata
pianificata e viene portata avanti in pieno coordinamento con gli Stati Uniti.
Come allora, non c'è dubbio che sia coordinata con parte dell'élite libanese.
Questo è il punto principale. Il resto è clamore e propaganda.
Alla vigilia dell'invasione del 1982, il Segretario di Stato Alexander Haig
disse ad Ariel Sharon che, prima di dare il via all'operazione, era necessario
avere una “chiara provocazione”, che sarebbe stata tenuta per buona dal mondo.
La provocazione infatti ebbe luogo - proprio al momento giusto - quando il
gruppo terroristico di Abu Nidal cercò di assassinare l'ambasciatore israeliano
a Londra. Tutto ciò non aveva alcuna relazione con il Libano, e ancora meno con
l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (nemica di Abu Nidal), ma
servì allo scopo.
Questa volta, la necessaria provocazione è stata fornita dalla cattura dei due
soldati israeliani da parte di Hizbollah. Tutti sanno che non possono essere
liberati se non attraverso uno scambio di prigionieri. Ma l'enorme campagna
militare, che era pronta a partire da mesi, è stata venduta al pubblico
israeliano e internazionale come un'operazione di salvataggio.
(Curiosamente, la stessa identica cosa era avvenuta due settimane prima nella
Striscia di Gaza. Hamas e e i suoi alleati hanno catturato un soldato, il che ha
fornito la scusa per una massiccia operazione che era stata preparata da molto
tempo, e il cui scopo è distruggere il governo palestinese).
Lo scopo dichiarato dell'operazione in Libano è di allontanare Hizbollah dal
confine, affinchè sia per loro impossibile catturare altri soldati e lanciare
razzi sulle città israeliane. Anche l'invasione della Striscia di Gaza è
ufficialmente finalizzata a portare Ashkelon e Sderot fuori dalla portata dei
razzi Qassam.
Questo ricorda l'"Operazione Pace per la Galilea”, nel 1982. Allora, si disse
alla gente e alla Knesset (il Parlamento israeliano, ndt) che lo scopo della
guerra era “allontanare i Katiuscia di 40 chilometri dal confine”.
Questa era una deliberata menzogna. Nel corso degli undici mesi precedenti alla
guerra, attraverso il confine non era stato sparato un solo razzo Katiuscia (né
un solo colpo). Fin dall'inizio, lo scopo dell'operazione era raggiungere Beirut
e installarvi un dittatore collaborazionista. Come ho riferito più di una volta,
lo stesso Sharon mi disse così nove mesi prima della guerra, e puntualmente lo
pubblicai, con il suo consenso (ma non attribuendolo a lui).
Naturalmente, l'operazione in corso ha anche diversi scopi secondari, che non
includono la liberazione dei prigionieri. Chiunque capisce che questo non si può
ottenere con azioni militari. Ma probabilmente è possibile distruggere una parte
delle migliaia di missili che Hizbollah ha accumulato negli anni. A questo
scopo, i comandanti dell'esercito sono pronti a mettere in pericolo gli abitanti
delle città israeliane che sono esposte ai razzi. Credono che ne valga la pena,
come in uno scambio di pedine a scacchi.
Un altro scopo secondario è riabilitare il “potere deterrente” dell'esercito.
Questa è una parola in codice per la restaurazione dell'orgoglio ferito
dell'esercito, duramente colpito dalle temerarie azioni militari di Hamas nel
sud e Hizbollah al nord. Ufficialmente, il governo israeliano chiede che il
governo del Libano disarmi Hizbollah e lo allontani dalla zona di confine.
Questo è chiaramente impossibile con l'attuale regime libanese, un delicato
mosaico di comunità etnico-religiose. Il minimo shock può far crollare l'intera
struttura e gettare lo Stato nell'anarchia totale - in particolare dopo che gli
statunitensi sono riusciti a cacciare l'esercito siriano, l'unico elemento che
per anni aveva garantito una qualche stabilità.
L'idea di installare un governo collaborazionista in Libano non è cosa nuova.
Nel 1955, David Ben Gurion propose di prendere un “funzionario cristiano” e
insediarlo come dittatore. Moshe Sharet dimostrò che questa idea si basava sulla
completa ignoranza degli affari libanesi e la silurò. Ciò nonostante, 27 anni
dopo Ariel Sharon ci riprovò. Bashir Gemayel fu infatti insediato come
presidente, solo per essere assassinato poco tempo dopo. Suo fratello, Amin, gli
sucedette e firmò un accordo di pace con Israele, ma fu cacciato dall'incarico.
(Lo stesso fratello ora sostiene pubblicamente l'operazione israeliana).
La previsione adesso è che se le forze aeree israeliane riescono a far piovere
colpi abbastanza pesanti sulla popolazione libanese – paralizzando porti e
aereoporti, distruggendo le infrastrutture, bombardando i quartieri
residenziali, interrompendo l'autostrada Beirut- Damasco eccetera – il popolo
libanese si infurierà con Hizbollah e farà pressione sul governo libanese per
soddisfare le richieste di Israele. Dal momento che l'attuale governo non può
neanche sognare di fare una cosa del genere, verrà instaurata una dittatura, con
il supporto di Israele.
Questa è la logica militare. Io ho i miei dubbi. Si può supporre che la maggior
parte dei libanesi reagirà come farebbe chiunque altro al mondo: con furore e
odio contro l'invasore. Così accadde nel 1982, quando gli sciiti del sud del
Libano, fino ad allora docili come zerbini, si sollevarono contro gli occupanti
israeliani e crearono Hizbollah, che è diventata la forza più potente del Paese.
Se ora l'élite libanese viene assimilata ai collaboratori di Israele, sarà
cancellata dalla faccia della terra. (Peraltro, i razzi Qassam e Katiuscia hanno
fatto sì che la popolazione israeliana facesse pressione sul nostro governo per
arrendersi? Piuttosto il contrario).
La politica statunitense è piena di contraddizioni. Il Presidente Bush vuole
“cambi di regime” in Medio Oriente, ma l'attuale regime libanese è stato
istituito solo di recente, sotto la pressione americana. Nel frattempo, Bush è
riuscito solamente a fare a pezzi l'Iraq e scatenare una guerra civile. Potrebbe
ottenere la stesso risultato in Libano, se non ferma in tempo l'esercito
israeliano. Inoltre, un devastante attacco contro Hizbollah potrebbe far
crescere la furia non solo in Iran, ma anche fra gli sciiti in Iraq, sul cui
sostegno si fondano tutti i programmi di Bush per un regime filo-statunitense.
Dunque qual è la risposta? Non per caso, Hizbollah ha condotto il suo raid di
rapimento dei soldati in un momento in cui i palestinesi hanno un gran bisogno
di aiuto. La causa palestinese è popolare in tutto il mondo arabo. Mostrando che
sono amici nel momento del bisogno, mentre gli altri arabi falliscono
miseramente, Hizbollah spera di accrescere la sua popolarità. Se un accordo fra
Israele e Palestina fosse già stato raggiunto, Hizbollah non sarebbe altro che
un fenomeno libanese, irrilevante per la nostra situazione.
A meno di tre mesi dal suo insediamento, il governo di Olmert e Peretz è
riuscito a trascinare Israele in una
guerra su due fronti, i cui obbiettivi sono irrealistici e i cui risultati non
possono essere previsti.
Se Olmert spera di essere visto come Mister Macho-Macho, uno Sharon bis, rimarrà
deluso. Lo stesso vale per i disperati sforzi di Peretz di essere preso sul
serio come Mister Sicurezza. Chiunque capisce che questa campagna - sia a
Gaza che in Libano - è stata pianificata dall'esercito e imposta dall'esercito.
Chi prende decisioni in Israele, adesso, è Dan Halutz. Non è un caso che il
lavoro in Libano sia stato affidato alle Forze aeree.
La gente non è entusiasta della guerra. Si è rassegnata, in uno stoico
fatalismo, perchè è stato detto che non c'è alternativa. E infatti, chi può
essere contrario? Chi è che non vuole liberare i “soldati rapiti”? Chi non vuole
rimuovere i Katiuscia e riabilitare la deterrenza? Nessun politico osa criticare
l'operazione (ad eccezione dei membri arabi della Knesset, ignorati dal pubblico
ebraico). Sui media, i generali regnano incontrastati, e non solo quelli in
uniforme. Non esiste praticamente ex generale che non sia stato invitato dai
media a commentare, spiegare e giustificare, tutti con una voce sola.
(A titolo d'esempio: la più seguìta televisione israeliana mi ha chiesto
un'intervista , dopo aver sentito che avevo preso parte a una manifestazione
contro la guerra. Ero abbastanza sorpreso. Ma non per molto - un'ora prima della
trasmissione, un contrito conduttore mi ha chiamato per dirmi che c'era stato un
terribile errore - in realtà volevano invitare il professor Shlomo Avineri, un
ex direttore generale del Foreign Office, su cui si può contare per giustificare
qualsiasi atto del governo, qualunque esso sia, in forbito linguaggio
accademico.
“Inter arma silent Musae” - quando parlano le armi, le muse tacciono. O,
piuttosto: quando rombano i cannoni, il cervello smette di funzionare. E' solo
un pensiero: quando lo Stato di Israele fu fondato, nel mezzo di una guerra
crudele, un poster tappezzava i muri: “Tutto il paese - un fronte! Tutto il
popolo - un esercito!”
Sono passati 58 anni, e lo stesso slogan è valido come lo era allora. Che cosa
ci dice, questo, su generazioni di statisti e generali?
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APPENDICE
La prima costituzione israeliana in assoluto dichiara esplicitamente che lo
stato di Israele è sia "democratico", sia "ebraico". In un articolo diviso in
due parti Jonathan Cook mette in evidenza la contraddizione in termini.
I bambini palestinesi e la scuola dell’odio
La rappresentazione di Israele e degli ebrei nei libri di testo dell’Autonomia Palestinese.
Io vi accuso!
di Tsilli Goldenberg, cittadina
israeliana
lunedì 24 luglio 2006
«Io, Tsilli Goldenberg, cittadina
israeliana, vi accuso - Ehud Olmert, primo ministro di Israele, Amir Peretz,
ministro della Difesa, Dan Halutz capo di Stato Maggiore dell'esercito
israeliano - di commettere questo bestiale e barbaro macello in Libano.
Io vi accuso di commettere crimini contro l'umanità verso il popolo palestinese.
Io vi accuso di abbandonare i nostri soldati, quando le loro vite potrebbero
essere salvate mediante negoziati, e io vi accuso di aver iniziato una guerra
ingiustificata in mio nome.
Haniya, primo ministro del popolo palestinese, voleva negoziare con noi non solo
il rilascio del soldato Gilaad Shalit, ma anche un cessate il fuoco a lungo
termine, che avrebbe concesso al popolo di Israele e della Palestina
sicurezza e salute mentale. Voi avete rifiutato.
Nasrallah voleva negoziare il rilascio dei soldati rapiti al nord.
Voi avete rifiutato.
Invece avete messo in pericolo le vite di centinaia di migliaia di israeliani,
avete causato la morte di 27 israeliani [fino ad ora], civili e soldati.
Voi avete causato l'uccisione in massa di più di 350 libanesi, molti dei quali
bambini, avete causato 500.000 profughi libanesi, e continuate a uccidere e ad
affamare bambini palestinesi, solo perché essi vivono nella loro terra.
I palestinesi non sono i miei nemici, e neppure i libanesi.
Voi siete diventati il mio nemico.
E vi combatterò e altrettanto faranno molte altre persone sane di mente in tutto
il mondo».
Tsilli Goldenberg
Gerusalemme
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Per saperne di più:
I neoconservatori e la politica del «costruttore di caos»
Condi “devi
dire a Bush che mandare truppe USA in Libano è un disastro garantito”