INFLUENZA SUINA CREATA

IN LABORATORIO?

 

L'OMS NEGA MA IL DUBBIO RIMANE E

SI ASPETTA L'AUTUNNO CON TIMORE

 

(cura di Claudio Prandini)

 

 

 

 

Ciò che rende differente l’A/H1N1 rispetto ad altre forme di virus che mutano rapidamente all’inizio, poi rallentano la mutazione e infine si fermano completamente, ‘la nuova’ o, come viene chiamata in maniera errata, ‘influenza suina’ non sta ancora mostrando segni di rallentamento del suo ritmo di mutazione e ciò, secondo gli scienziati, preoccupa perché vorrebbe dire che l’A/H1N1 è stato generato sinteticamente, in quanto in natura questo non accade.

 

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 

Il virus dell'influenza H1N1 è stato

creato in laboratorio

Fonte web

La notizia che il virus dell’influenza H1N1, all’origine dell’infezione virale partita dal Messico, con circa 300 casi mortali e poi diffusasi nel resto del mondo sarebbe nato in laboratorio, non si sa se per errore o come ricerca di un arma biologica, sta facendo il giro del pianeta.

Il sospetto, o meglio le tracce di questa presunta manipolazione umana, le ha ravvisate il Professore Adrian Gibbs, 75 anni che da Canberra in Australia, ha inviato all’OMS tutta la documentazione in proposito e ha rilasciato un intervista a Bloomberg Tv...

Secondo Gibbs, la fuga del virus da un laboratorio, potrebbe essere la spiegazione più semplice per come poi è avvenuta la mutazione e per la velocità con cui si è diffuso...

 

 

IL GIALLO DEL VIRUS DELL'INFLUENZA SUINA

 

 

FEBBRE SUINA - VIRUS CREATO IN LABORATORIO?

 

 

LA STORIA DEL VIRUS SINTETICO H1N1

E UN FUTURO NON PROPRIO ROSEO

Fonte web

La storia dell’estrazione del materiale genetico dai cadaveri delle vittime del virus dell’influenza spagnola del 1918 che furono sepolti nel permafrost artico è in parte ‘X-files’ e in parte ‘Jurassic park’.

Dopo una missione senza successo del 1951, che coinvolse degli specialisti statunitensi della guerra biologica, per estrarre materiale genetico dell’influenza spagnola del 1918 da un cimitero nel paese di Inupiat Eskimo a Brevig Mission, in Alaska, gli scienziati fecero una altro tentativo, che si risolse con un successo, nel 1997.

Il dottor Johan Hultin, dell’Università statale dell’Iowa, estrasse con successo del materiale genetico dal cadavere di una obesa di circa 30 anni che morì a causa dell’influenza spagnola del 1918, insieme all’85 percento degli abitanti di Brevig Mission (rinominata Teller Mission nel 1918). La pandemia uccise almeno cinquanta milioni di persone nel mondo.


Una volta che il materiale genetico fu ottenuto dai polmoni, dalla milza, dal fegato, e dal cuore del cadavere della donna di Eskimo gli scienziati, in una scena che ricorda il film fantastico ‘Jurassic Park’, in cui il materiale genetico prelevato da dinosauri estinti viene utilizzato per riportare le creature in vita, ricrearono l’influenza spagnola del 1918, scomparsa da molto tempo, in un laboratorio finanziato dal governo statunitense. Gli organi della donna vennero tagliati in cubi da un pollice e spediti all’Istituto di Patologia delle Forze Armate a Rockville, nel Maryland, dove il materiale genetico RNA del virus fu identificato e l’influenza spagnola del 1918 fu riportata in vita con successo.

La ricerca dei corpi congelati delle vittime dell’influenza del 1918 non fu limitata all’Alaska. Un altro team di scienziati, agendo come ‘Igor’ del dottor Frankenstein, si proposero di scavare le tombe dei minatori che morirono di influenza nel lontano villaggio minerario norvegese di Longyearbyen, a Spitsbergen, che si trova a nord del Circolo Polare Artico.

Il WMR ha appreso da uno scienziato ricercatore che ha lavorato alla ricreazione dell’influenza del 1918 che il materiale genetico è stato ricostruito per creare sinteticamente ciò che è ora conosciuto come virus A/H1N1 o, come lo chiamano i Centers for Disease Control [Centri per il Controllo della Malattia, ndt] (CDC), ‘la nuova influenza’.

L’influenza A/H1N1, che contiene materiale genetico ricavato da due specie di influenza suina, due specie di influenza umana e una specie di influenza aviaria, ha infettato fino al 13 maggio, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un totale di 4880 persone nel Nord America: 2059 in Messico, 2535 negli Stati Uniti e 286 in Canada. Sono stati registrati 56 casi di morte a causa dell’influenza in Messico, tre negli Stati Uniti e uno in Canada.

Il WMR ha appreso da un ricercatore del virus A/H1N1 che l’attuale ‘nuova’ forma di influenza sta mutando rapidamente negli umani ma nessun animale ha contratto il virus. L’enzima nell’A/H1N1, così come tutti i virus dell’influenza A, viene chiamato polimerasi. Gli scienziati hanno calcolato che l’orologio molecolare della forma A/H1N1 è rappresentato dal tasso di polimerasi presente nel virus. A causa del rapido mutamento del virus e del fatto che, diversamente dal 1918 i trasporti globali rapidi sono oggi la norma, gli scienziati prevedono che tale orologio molecolare del virus A/H1N1, associato ai trasporti moderni, significa che quasi tutte le nazioni del mondo avranno a che fare con uno scoppio del virus A/H1N1 entro i prossimi mesi.

Ciò che rende differente l’A/H1N1 rispetto ad altre forme di virus che mutano rapidamente all’inizio, poi rallentano la mutazione e infine si fermano completamente, ‘la nuova’ o, come viene chiamata in maniera errata, ‘influenza suina’ non sta ancora mostrando segni di rallentamento del suo ritmo di mutazione e ciò, secondo gli scienziati che si preoccupano che l’A/H1N1 sia stato generato sinteticamente, non accade in natura.

Nel 2006, durante un summit a Cancun, in Messico, il presidente George W. Bush, il Primo Ministro canadese Stephen Harper e il presidente messicano Vicente Fox si accordarono affinché le loro nazioni si coordinassero per rispondere all’influenza aviaria, che si stava diffondendo in Asia. La Radio Pubblica Nazionale, il 2 aprile 2006, trasmise un pezzo su come l’influenza degli uccelli devastò Brevig Mission nel 1918. L’edizione del weekend della RPN trasmise un servizio da Brevig Mission, curato da Lori Townsend dell’Alaska Public Radio: “La tomba è stata aperta due volte dallo stesso patologo. Nel 1951 Johann Hultin convinse gli anziani del villaggio a concedergli di prelevare dei campioni di tessuto dai corpi sepolti nel permafrost. I suoi tentativi in laboratorio di mappare il virus rimasero senza successo, ma egli ritornò nel 1997, e gli fu concesso ancora una volta il permesso di riaprire la tomba”.

Il WMR ha appreso da un giornalista di Anchorage che coprì l’esumazione della tomba nel 1997 che c’era del personale della CIA assieme al team degli scienziati. Gli anziani di Brevig Mission lamentarono che scavare le tombe delle vittime dell’influenza avrebbe liberato gli spiriti del male. Tuttavia, il denaro presumibilmente cambiò le cose tra il team di ricerca del governo statunitense e alcuni degli anziani, così il permesso di scavare le tombe fu garantito.

NPR e Alaska Public Radio hanno riportato che ciò che fu estratto dal cadavere della vittima dell’influenza del 1918 era il virus H5N1 dell’influenza aviaria, ma si sbagliavano. Oppure no? Se ciò che fu estratto dal corpo della donna morta di Brevig Mission fosse stato utilizzato per creare sinteticamente l’attuale virus A/H1N1, ci sarebbe una specie di influenza aviaria nel virus. Ma l’attuale virus A/H1N1 contiene anche specie di influenza umana e suina.

Il ricercatore ha affermato che il virus originale del 1918 era il virus H1N1. Durante il lavoro in laboratorio, condotto al livello 3 di biosicurezza (BSL-s), che fu in gran parte dichiarato riservato, il virus fu artificialmente combinato con il comune H3N2 e un filamento più piccolo di gene prelevato dalla specie H5N1 dell’influenza aviaria eurasiatica.

L’influenza aviaria, o virus H5N1 che colpì l’Asia nel 2006, conteneva alcune mutazioni genetiche del virus del 1918. E gli scienziati che compiono ricerche sulle specie di influenza pandemica hanno giocato, fin dalla ricreazione dell’influenza del 1918, velocemente e ampiamente con i campioni di influenza. Il 17 aprile 2005, il Washington Post riportava che Meridian Bioscience, che era sotto contratto con il Collegio Americano dei Patologi, distribuì accidentalmente la specie H2N2 di influenza pandemica giapponese, come parte di un kit di test sull’influenza, ai laboratori dell’influenza del mondo. L’OMS ordinò ai laboratori di distruggere immediatamente il campione dell’influenza perché era preoccupata da una possibile accidentale liberazione del virus pandemico, che avrebbe avuto come conseguenza una crisi sanitaria globale. Nel 1957 l’H2N2 uccise un milione di persone nel mondo.

L’articolo del Post, di Wendy Orent, affermava che gli scienziati stavano lavorando al fine di creare una specie artificiale del virus del 1918: “[Gli scienziati] possono combinare alcuni geni del 1918 sia con specie di laboratorio che sono state adattate a crescere nei topi, i quali normalmente non contraggono l’influenza umana, o con specie di ordinaria influenza umana per produrre nuove specie artificiali. In seguito il ricercatore infetta i topi con la sua nuova specie. Si sa già che le specie che utilizzano tre geni del 1918 uccidono i topi”.

Lo stesso articolo del Post cita Peter B. Jahrling, il capo degli scienziati all’Istituto Nazionale delle allergie e delle Malattie Infettive, riguardo il pericolo rappresentato dalla ricerca per la ricreazione del virus. Jahrling affermò che lo studio si poteva paragonare “alla ricerca di una fuga di gas con un fiammifero acceso”. L’articolo prosegue: “Ciò che preoccupa Jahrling e Brown, tra gli altri, è che gli esperimenti che coinvolgono i geni del 1918 non vengono eseguiti sotto il più alto livello di biosicurezza, il BSL-4. Mentre la maggior parte degli scienziati utilizzano quelle che sono conosciute come condizioni BSL-3 plus, o perfino superiori, essi non utilizzano tute spaziali, docce chimiche o stanze a prova di fuga di gas durante il loro lavoro”.

Infine, l’articolo contiene un duro avvertimento riguardo la ricostruzione dell’influenza del 1918 al laboratorio militare di Rockville, ricerca condotta dal dottor Jeffery Taubenberger. L’articolo afferma: “Perfino più preoccupante potrebbe essere ciò che succede quando Taubenberger pubblicherà le tre sequenze di geni rimanenti. Allora l’intera influenza del 1918 potrebbe essere costruita da zero da chiunque ne abbia le sufficienti risorse e conoscenze, e ovunque. E’ abbastanza plausibile che la resuscitata influenza del 1918 possa un giorno essere utilizzata come agente bioterroristico”.

In un articolo di Jamie Shreeve del New York Times del 29 gennaio 2006, intitolato ‘Perché ravvivare un virus dell’influenza morto?’, è riportato che all’influenza del 1918 è stata ridata vita con successo. L’articolo afferma. “In ottobre, un team di scienziati, tra cui [Terrence] Tumpey [del CDC], ha annunciato di aver ricreato l’organismo estinto dal suo codice genetico – essenzialmente lo scenario vissuto nel film ‘Jurassic Park’, quantunque in scala più piccola. Nel film, il ravvivamento dei dinosauri compiuto autonomamente dagli scienziati conduce al caos e alla morte… Quanto è pericoloso il virus del 1918 per la popolazione attuale? Il suo codice genetico si trova ora in database pubblici, dove altri ricercatori possono scaricarlo per condurre esperimenti. Alcuni scienziati dell’Università del Wisconsin e il Laboratorio Internazionale di Microbiologia del Canada hanno già collaborato per ricostruire il virus partendo dalla sequenza pubblicamente disponibile. Quanto sarebbe facile per un bioterrorista sfruttare le stesse informazioni per fini malevoli?”

L’articolo descrive minuziosamente come fu estratto il materiale genetico del 1918 e chi lavorò al progetto: “La resurrezione del virus dell’influenza del 1918 fu uno sforzo compiuto da un team comprendente le risorse del CDC di Atlanta, un oscuro laboratorio militare per le patologie fuori Washington, uno stimato gruppo di esperti d’influenza della Mount Sinai School of Medicine [Scuola di Medicina del Monte Sinai, ndt] di New York e un anziano svedese. Benché la storia sia stata raccontata in precedenza, è impossibile non iniziare dallo svedese. Nel 1950 Johan Hultin, che allora era uno studente venticinquenne all’Università dell’Iowa, stava cercando un argomento per il suo PhD quando sentì dire da un virologo in visita che l’unico modo per risolvere il mistero della pandemia del 1918 consisteva nel recuperare il virus da una vittima che fosse stata sepolta nel permafrost”.

C’era già stato un altro gruppo segreto del governo statunitense coinvolto nella ricerca di agenti per la guerra biologica, come l’influenza. Conosciuto semplicemente come JASON, il gruppo è formato da scienziati civili, i maggiori esperti nei loro campi e un certo numero di premi Nobel, che si incontrano periodicamente e stendono dei rapporti, molti dei quali vengono classificati. JASON esiste da quarant’anni e si pensa sia una prosecuzione del Manhattan Project, il gruppo scientifico top secret che creò la bomba atomica durante la Seconda Guerra Mondiale. Infatti, alcuni dei più vecchi membri di JASON aiutarono a progettare sia la bomba atomica che quella ad idrogeno. I suoi primi tre membri erano scienziati al Laboratorio Nazionale Los Alamos, la casa del Manhattan Project.

Operando sotto l’egida della MITRE Corporation, un’entità finanziata sotto contratto dal governo federale, gli scienziati del JASON si incontrarono inizialmente nell’ipersicuro Building 29 alla 3550 General Atomic Court, a San Diego. La location è l’indirizzo del Torrey Pines Institute. Finanziato dal Defense Advanced Research Project Agency (DARPA), JASON ha collegamenti anche con la CIA, secondo le liste di distribuzione presenti nei rapporti del JASON. La CIA mantiene un elemento chiamato IC [Intelligence Community] JASON Program alle dipendenze dell’Ufficio Capo Tecnico. Tradizionalmente, JASON auto-seleziona i suoi membri da un certo numero di discipline accademiche. Tuttavia, JASON ha perso quasi tutti i suoi finanziamenti un po’ di anni fa, quando, dopo aver redatto una rapporto criticante il programma dell’amministrazione Bush di difesa con missili balistici, il DARPA tentò di spingere tre nuovi membri, ovviamente responsabili politici, nel registro dei membri del JASON. Il capo del DARPA, Tony Tether, ritirò i finanziamenti per JASON, spingendo il gruppo per la prima volta dalla sua nascita nel 1959 a cercare un altro sponsor del Pentagono. Il programma di difesa con i missili balistici, chiamato anche Guerre Stellari II, era il progetto personale preferito del Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld.

JASON sopravvisse quando l’organizzazione padre del DARPA, il Pentagon’s Directorate for Defense Research and Engeneering (DDR&E) [Direzione del Pentagono per la Ricerca e la Progettazione per la Difesa, ndt], finanziò direttamente JASON, un’indicazione del potere di cui godeva l’organizzazione segreta JASON. JASON ha anche altri sponsor del governo federale, tra cui il Dipartimento dell’Energia.

JASON è anche ampiamente coinvolto in tema di guerra biologica. JASON scrisse un rapporto sulla Biodifesa civile nel gennaio 2000, che fu altamente ritoccato quando fu rilasciato. Perfino i nomi degli autori del rapporto e le informazioni riguardo quattro scenari di guerra biologica sono completamente cancellati, eccetto una discussione di un incidente con il vaiolo nello Scenario numero Due. Il rapporto afferma inoltre che il Clandestine Measurement and Signature Intelligence (MASINT) Operation Center e il Counter-Proliferation Center erano interessati nella raccolta e nel tracciamento di armi biologiche. Una sezione del rapporto riguarda ‘la gestione della reazione civile’ ad un attacco biologico, così come una sezione sull’intelligence domestica. Una pagina sulla minaccia dell’antrace cita la ‘guerra psicologica delle armi biologiche’. Il rapporto del JASON fu completato circa due anni prima degli attacchi con l’antrace ma il lavoro del Congresso fu sospeso dopo l’11 settembre e vide il passaggio veloce dell’US Patriot Act.

Il rapporto del JASON discute anche dell’estrazione di dati medici, comprese le cartelle mediche dei pazienti, per scoprire se lo scoppio di una malattia sia accaduto e quanto distante e in quale direzione si stia diffondendo esaminando i percorsi ‘spaziotemporali’, incluse “le medie statistiche delle persone che viaggiano nel mondo”.

In realtà, il rapporto sulla Biodifesa civile del JASON rispecchia, sotto molti aspetti, l’analisi che stanno attualmente conducendo agenzie di intelligence medica (MEDINT) in tutto il mondo riguardo lo scoppio e la diffusione dell’A/H1N1. E ciò non arriva al punto: l’A/H1N1, sviluppato artificialmente dagli scienziati del governo statunitense, rappresenta la realtà o un test condotto per un fine molto peggiore?

 

 

 

 

L'influenza suina costruita in laboratorio

L'ombra di Donald Rumsfeld

Fonte web

Avevamo già sospettato sull'autenticità naturale di questo virus (adesso rinominato AH1N1) e denunciavamo i grossi interessi legati alle multinazionali dei farmaci, di un farmaco in particolare, il Tamiflu, il quale sarebbe, incredibilmente, la panacea di tutte le pandemie. E parlavamo anche di come questo virus abbia carattere territoriale (come l'Aviaria) quindi in grado di focalizzare pericolosamente l'attenzione su un preciso tipo di popolazione, in questo caso messicana.

Troppi sospetti, anche sul fatto che questa febbre sia stata denominata 'suina', ma da molte parti giunge la notizia che i suini non c'entrino nulla. Dove sta la verità? Dov'è il primo maiale che ha infettato l'uomo? Qual è il numero esatto delle persone infette? Perché il Messico?

Il sito Radiomundial riporta un'inchiesta di Fernando Velàzquez che racconta come stanno le cose. La guerra biologica in atto coinvolge anche Donald Rumsfeld, ex vicepresidente degli Stati Uniti, accusato di presunti crimini di guerra, il quale dirige i laboratori Gilead Sciences Inc. e che, guarda caso, detiene anche i diritti del famigerato farmaco Tamiflu.

Questa guerra biologica, pone alla base esperimenti militari compiuti sia al Pentagono, sia a Los Álamos. Tra questi esperimenti, si segnala quello condotto sulla modificazione del virus dell'Aviaria e che sta provocando l'influenza suina. L'obiettivo è quello di modificare alcuni virus, affinché non vi siano risposte immunologiche, ma anche di monitorare i risultati attraverso apparati gestiti dai corpi militari statunitensi. Attraverso il periodico 'Pacifica', sia la popolazione statunitense, sia quella messicana erano state anche allertate sulla progettazione di armi chimiche e sui conseguenti guadagni milionari delle multinazionali farmaceutiche. Naturalmente, i media non mostrano interviste a quei cittadini messicani che nutrono dubbi o che accUSAno.
Anche l'investigatrice Lori Price ha pubblicato un articolo su mondialisation.ca, da cui emerge l'esistenza della mano dell'uomo dietro a questo virus, costruito in laboratorio.

In questo clima di terrore, sguazzano anche i fascisti statunitensi, i quali hanno colto la palla al balzo per demonizzare tutti i messicani, come se fossero questi i responsabili dell'epidemia. Nella foto potete vedere una maglietta made in USA che ironizza sui messicani con la seguente frase: 'I went to Mexico and all I got was swine flu' (sono andato in Messico e tutto ciò che ho avuto è stata l'influenza suina) e con la bandiera del Messico a forma di maiale.

 

 

 

 

E l’influenza suina...?

Fonte web

«La Imperial Genomycs ha annunciato il ritiro dal mercato del suo ultimo modello di virus H1N1 (nome commerciale: Swine Flu) per gravi difetti di fabbricazione. Gli ingegneri genetici avevano fabbricato una copia esatta del virus della Spagnola, che nel 1918-20 fece tra i 50 e i 100 milioni di morti, sperando di superarne il grande successo. Purtroppo il nuovo prodotto si è rivelato meno letale del modello originale. Questo scacco aggrava le difficoltà in cui si dibatte la Imperial Genomycs per la nota restrizione del credito, e vanifica i miliardi di dollari spesi nella promozione allarmistica del prodotto. La Casa ha promesso per quest’autunno un virus migliorato e molto più efficace. Nonostante questo, le azioni della IG sono crollate, a Wall Street, del 42,3%».

D’accordo, la notizia qui riprodotta non è apparsa su nessuna agenzia di stampa. E’ un parto della nostra fantasia. Ma non è lontana dalla realtà adombrata dal professore australiano Adrian Gibbs, una vera autorità in materia (è uno dei creatori del Tamiflu per la Roche AG): secondo lui, il virus dell’influenza suina può essere stato creato in laboratorio, a causa di un errore umano (1).

Il nuovo ceppo, dice in un suo rapporto presentato all’Organizzazione Mondiale della Sanità, può essersi accidentalmente evoluto nelle uova che si usano nei laboratori per coltivare i virus influenzali, e che le ditte farmaceutiche usano per creare vaccini. Gibbs, 75 anni, studia le mutazioni dei virus influenzali da 40 anni, ed è stato uno dei primi ad analizzare la composizione del virus scoperto qualche settimana fa in Messico.

Keiji Fukuda, vicedirettore all’Organizazione Mondiale della Sanità per la sanità generale e ambientale, ha ammesso che sta studiando il rapporto Gibbs.

«Un virus nato da un esperimento di laboratorio o dalla produzione di vaccini può indicare il bisogno di più altre precauzioni di sicurezza», ha detto. E ha aggiunto: localizzare con precisione l’origine del virus può anche aiutarci a meglio comprendere il potenziale di diffusione del virus.

Naturalmente Gibbs ha escluso che il virus suino, ancorchè prodotto in laboratorio, possa essere una creazione deliberata.

«Non credo che sia una cosa fatta per malignità; è più probabile che qualche manipolazione a caso abbia messo insieme questi due virus».

Naturalmente, naturalmente. Ma se esistesse davvero da qualche parte una Imperial Genomycs, deve regnarvi un certo disappunto. Secondo Ralph Tripp, docente alla università di Georgia che ha analizzato le «istruzioni» del virus per la fabbricazione di proteine, la scarsa letalità del virus può spiegarsi col fatto che la popolazione umana è stata già esposta a virus simili, acquistando una certa immunità (2). Ciò spiegherebbe perchè in Messico, dove la nuova influenza è stata più letale, essa ha risparmiato le persone anziane, e colpito soprattutto giovani. La popolazione che è stata esposta alla influenza del 1957 (che fece 2 milioni di morti nel mondo) è semi-immune, è la sua ipotesi.

Stessa ipotesi ha elaborato il professor John Oxford del Royal London Hospital, che fornisce dati storici interessanti. Dei virus di tipo H1N1 hanno avuto ampia circolazione in passato, dominando negli anni ‘20, ‘30 e ‘40. Sembrava scomparso nel 1957, quando cedette terreno ad un nuovo ceppo virale; ma un ceppo di H1N1 è riapparso inaspettatamente nel 1977.

«I discendenti di questo virus sono ancora in circolazione», dice Oxford: «E’ possibile che questo attuale (influenza suina) sviluppi solo una malattia lieve, perchè siamo tutti stati esposti ad un suo lontano cugino, il virus H1N1 che apparve negli anni ‘70». Tutti cioè noi che abbiamo più di 40 anni.

Anche il professor Fukuda dell’OMS sembra condividere questa idea: è giunto al punto di dichiarare che chi si becca l’influenza suina oggi (e sopravvive), è fortunato: perchè sarà probabilmente immune quando, questo autunno, il virus apparirà con molta più forza, in mutazioni più letali. Fukuda ne è sicurissimo. E ciò spiega perchè l’OMS non cessa di accrescere la promozione (pardon, l’allarme) al riguardo. Sostiene che il virus «muterà e diventerà più maligno nell’emisfero Sud (dove comincia l’inverno) e poi tornerà».

Tranquillizza, al contrario, la rivista Science: «Anche se rimangono incertezze sostanziali, la gravità clinica appare minore di quella constatata nel 1918 ma paragonabile con quella vista nel 1957».

L’influenza del ‘57 fu la famosa «Asiatica», e si ritiene che abbia ucciso 14,2 milioni di persone nel mondo. La presente, suina, ha ucciso finora una settantina di persone. Una «normale» influenza uccide ogni anno, di routine, 200-500 mila esseri umani, e in Italia dai 2 ai 35 mila. Quella Asiatica, annuncia la Banca Mondiale, «tagliò del 2% il prodotto lordo globale nel primo anno»: non ci vorrebbe proprio, con questa Borsa già in calo.

Giusto per mettere l’allarme in prospettiva, nel mondo ogni anno muoiono:

400 mila persone per incidenti d’auto.
200 mila per l’abuso di stupefacenti.
1 milione per suicidio.
2 milioni per cause connesse all’alcolismo.
Oltre 500 mila donne muoiono di parto - una morte del tutto evitabile, che avviene soprattutto nei Paesi poveri - e 10 milioni di donne, pur sopravvivendo, soffrono infezioni o malattie per mancanza di igiene e di un sistema sanitario decente. Di conseguenza, un milione di bambini resta orfano alla nascita, e questi hanno 10 volte più probabilità di morire entro due anni dalla morte della madre.
11 milioni di bambini muoiono sotto i cinque anni per cause che sarebbe facile prevenire, se i poveretti non nascessero nel Terzo Mondo.
60-120 milioni di uomini sono morti di comunismo in URSS e Cina (3).
82 milioni sono i morti dovuti alle guerre USA posteriori alle seconda guerra mondiale: Corea, Vietnam, Cambogia, Haiti, Afghanistan, Iraq, eccetera.
24 milioni di morti sono dovuti alle azioni di Israele (sempre minacciata nella sua stessa esistenza) in Palestina, Giordania, Libano, Egitto.
14 mila morti l’anno in USA sono stati addebitati al Vioxx, un farmaco prodotto dalla Merck e autorizzato dalla FDA, l’ente federale per il controllo dei medicinali, dal 1999 al 2003, quando il farmaco è stato finalmente ritirato.

Se esiste una Imperial Genomycs, deve regnarvi lo scoraggiamento: a che serve l’innovazione scientifica e virale, se i vecchi cari metodi escogitati dalla malvagità e dall’avidità umana ottengono tanto meglio lo scopo?


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1) Jason Gale, «Wine Flu May Be Human Error; WHO Investigates Claim», Bloomberg, 13 maggio 2009.
2) «Would getting swine flu now be a GOOD thing?», Washington Blog, 6 maggio 2009.
3) Robert Conquest scrisse nel 1973, per le edizione de Il Borghese, «Il costo umano del comunismo», basato sulle ricerche del senatore del Mississipi James O. Eastland, presidente della Commissione della Sicurezza Interna del Senato degli USA, del capo legale di questa Commissione J. G. Sourwine e del direttore di ricerche John R, Norpel iunior; da tali studi emerse che i morti allora erano stati già oltre 210 milioni nella sola Cina e nell’URSS (nde)

 

 

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