IOR - VATICANO:
FUORI I MERCANTI DAL TEMPIO!
(a cura di Claudio Prandini)
INTRODUZIONE
La storia dell'Istituto per le Opere di Religione
L'organismo collegato al Vaticano che ha sempre creato il maggior numero di problemi. La sua nascita risale all'11 febbraio 1887, quando Leone XIII costituì la Commissione delle Opere Pie. Non va dimenticato che in quel periodo la Questione Romana è ancora aperta e la Santa Sede preferisce non appoggiarsi a amministrazioni finanziarie esterne.
Nel 1908, Papa Pio X conferma la struttura, con il nuovo nome di Commissione amministratrice delle Opere di Religione. Dopo i Patti Lateranensi dell'11 febbraio 1929, che riconoscono l'extraterritorialità del piccolissimo Stato vaticano e dei suoi organismi, l'Italia versa una somma di 750 milioni di lire ai quali si aggiunge una consistente parte di titoli di debito pubblico, a mo' di risarcimento per gli espropri dei beni ecclesiastici iniziati in epica napoleonica e finiti con la presa di Roma. È la «dote» iniziale delle finanze d'Oltretevere. Pio XI, al secolo Achille Ratti, il Papa di origini brianzole, sceglie il banchiere laico Bernardino Nogara per metterlo a capo dell'Amministrazione speciale per le Opere di Religione.
Il banchiere accetta, chiedendo però la libertà di investire in ogni parte del mondo. Il 27 giugno 1942 un chirografo di Pio XII fa nascere l'Istituto per le Opere di Religione, che ha lo scopo di investire e far fruttare i capitali che ha a disposizione per finalità legate appunto alle «opere di religione». Nel corso degli anni più volte il nome della «banca vaticana» è stato tirato in ballo e più o meno direttamente coinvolto in scandali e inchieste, a partire dal ruolo del banchiere siciliano Michele Sindona.
All'inizio degli anni Settanta alla guida dello Ior arriva il prelato statunitense Paul Marcinkus, già energico organizzatore dei viaggi papali di Paolo VI. Nel 1982 esplode il caso del Banco Ambrosiano. Il crac della banca di Roberto Calvi coinvolge anche i vertici dell'Istituto, a motivo di alcune lettere di «patronage» firmate da monsignor Marcinkus e usate da Calvi per coprire le sue spericolate operazioni finanziarie all'estero, in un sistema di scatole cinesi e società fantasma. Marcinkus viene indagato in Italia nel 1987 per concorso in bancarotta fraudolenta.
Il Vaticano non ammette alcuna responsabilità ma a titolo di «contributo volontario», dà alle banche creditrici dell'Ambrosiano 250 milioni di dollari. Il nome dello Ior ricompare poi nelle inchieste di Tangentopoli: per i suoi conti sarebbe passata parte della maxi-tangente Enimont. Nuove indagini si susseguono su questo o su quel conto sospetto, dove prelati - più o meno ignari - vengono usati come prestanome per operazioni di riciclaggio.
Nel 1990 Giovanni Paolo II ristruttura l'Istituto e istituisce, tra l'altro, la figura del prelato, con ampi poteri di visionare la documentazione della banca. Benedetto XVI e il cardinale Tarcisio Bertone nel 2009 chiamano alla presidenza dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, e l'anno successivo Papa Ratzinger applica alla Santa Sede le norme internazionali antiriclaggio. È un percorso lungo e difficile, che incontra resistenze. La «banca vaticana» finisce nuovamente nel mirino della magistratura per un movimento di alcuni milioni di euro, l'esperienza di Gotti Tedeschi finisce con un licenziamento brusco che non ha precedenti recenti nella storia della Santa Sede.
Lo scorso febbraio, quando ormai mancano pochi giorni all'inizio della sede vacante per la rinuncia di Benedetto XVI, viene nominato nuovo presidente dello Ior il nobile tedesco Ernst von Freyberg, appartenente ai Cavalieri di Malta, il quale, a tre mesi dal suo insediamento, avvalendosi di una società di comunicazione esterna, inizia a concedere una fitta serie di rassicuranti interviste sulla stampa internazionale, dicendo che il processo verso la trasparenza continua, che si stanno vagliando tutti i conti dello Ior, e che il problema reale per l'Istituto è quello dell'immagine e della comunicazione. Al tempo stesso von Freyberg dichiara di lavorare in piena sintonia con il management dell'Istituto, rappresentato dal direttore Paolo Cipriani.
Ior tra denaro e paradiso fiscale
Ecco il memoriale segreto di Gotti Tedeschi sullo Ior
Che l’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi avesse scritto un memoriale, contenente la sua verità su quanto stava accadendo all’interno della banca del Vaticano, era cosa nota. Lo aveva fatto qualche mese prima (due, secondo alcuni) di quel 25 maggio 2012, giorno in cui è stato sfiduciato per presunte inadempienze ed allontanato dal torrione di Nicolò V.
Un memoriale, quello di Gotti Tedeschi, che venne poi consegnato alla magistratura, o meglio rinvenuto nel corso di una perquisizione effettuata nell’abitazione dell’ex presidente dello Ior in riferimento a una diversa inchiesta della Procura di Napoli, relativa a una presunta tangente girata da Finmeccanica alla Lega Nord. Un processo, quest’ultimo, nel quale Gotti Tedeschi sarebbe coinvolto in qualità di testimone. Nessuno, sino ad oggi, era però riuscito a leggere questo dossier segreto. Chi lo ha fatto nei giorni precedenti parla di “guerra feroce tra alti prelati e personaggi vicini ai vertici della Chiesa per garantirsi il controllo dello Ior” e di “scambio di lettere e sms, anche minacciosi”.
I timori per un possibile
incidente
Sono le 17.41 del 26 marzo 2012 quando la segretaria di Gotti Tedeschi,
Emanuela Mazzanti, riceve un’e-mail dall’ex presidente dello Ior. Il
testo della comunicazione è tanto sintetico quanto chiaro. In allegato, infatti,
Gotti Tedeschi invia alle propria segretaria un “memoriale riservato” (così lui
stesso lo definisce) invitandola a renderlo noto solamente nel caso di
“incidente di qualsiasi tipo, in qualsiasi circostanza o momento” e a
consegnarlo “a tre persone, nonché a Don Georg”. Nelle
intenzioni di Gotti Tedeschi, infatti, sarà poi Don Georg a dover mettere
Benedetto XVI al corrente del contenuto del memoriale. Una
decisione, quella di Gotti Tedeschi, dettata dalla paura. L’ex presidente dello
Ior teme per la propria vita, tanto da avere assunto, negli ultimi mesi alla
guida della banca del Vaticano, una scorta privata e un’agenzia di
investigazione per vigilare sulla sua sicurezza. Su Gotti Tedeschi aleggia,
infatti, lo spetto del banchiere Roberto Calvi, il cui corpo fu
trovato appeso sotto al ponte dei “Frati neri” a Londra.
I nemici di Gotti Tedeschi
Dal memoriale dell’ex presidente della banca vaticana emergono in maniera chiara
quelli che Gotti Tedeschi considera i suoi principali nemici. C’è, in primo
luogo, il Segretario di Stato Tarcisio Bertone, colui che, e
pochi se lo ricordano, volle proprio Gotti Tedeschi alla guida della banca. Ma
la luna di miele durò poco, tanto che Bertone iniziò presto a scontrarsi con
Gotti Tedeschi e con il cardinale Attilio Nicora, presidente
dell’Autorità finanziaria del Vaticano, l’unico ad opporsi, insieme al cardinale
Tauran, al “defenestramento” di Gotti Tedeschi.
Un ruolo di primissimo piano è stato giocato poi, secondo Gotti Tedeschi, da Marco Simeon, cresciuto, secondo quanto si dice, all’ombra del cardinale Bertone. Uomo di fiducia di Cesare Geronzi (un nome, quest’ultimo, che per lungo tempo venne preso in considerazione per la guida dello Ior), Simeon è stato direttore delle relazioni istituzionale di Mediobanca, per poi passare alla Rai dove, oltre alle relazioni istituzionali, è stato per alcuni anni anche alla guida della struttura Rai Vaticano. Ma tra i nemici di Gotti Tedeschi c’è anche Paolo Cipriani: direttore generale dello Ior, Cipriani è il vero deus ex machina dell’istituto, tanto che da molti è considerato, insieme all’americano Anderson, come il vero artefice dell’allontanamento di Gotti Tedeschi.
Di chi si fida Gotti Tedeschi?
Nell’ultimo periodo passato alla guida dello Ior, Gotti Tedeschi sembra non
fidarsi di nessuno. E’ convinto di essere pedinato, controllato. Ma ci sono
alcune persone verso le quali sembra nutrire ancora fiducia. Sono le persone
alle quali deve essere consegnato, nelle sue intenzioni, il memoriale segreto
qualora rimanga vittima di qualche incidente. Persone che lui stesso indica alla
propria segretaria in una e-mail. Si tratta del giornalista Massimo
Franco, editorialista del Corriere della Sera, spesso ben informato di
quanto avviene in Vaticano e recentemente autore di un libro di grande successo
dal titolo “La fine dell’impero vaticano”, del direttore dell’Osservatore
Romano, il quotidiano della Santa Sede, Giovanni Maria Vian, e,
infine, di un amico personale di lunga data, un certo ingegner Garofano.
Ma c’è anche un alto prelato del quale Gotti Tedeschi sembra fidarsi, e si
tratta del Sostituto presso la Segreteria di Stato Angelo Becciu,
al quale invia una memoria riservata per illustrare la sua posizione “sulla
modifica della lex antiriciclaggio”, che secondo il banchiere è una delle
ragioni che stanno alla base del suo licenziamento.
Gotti Tedeschi si sente spiato e
minacciato
Ma perché questo memoriale? Gotti Tedeschi, come detto, ha paura. E’ stata una
confidenza del fratello di Emanuela Orlandi, Pietro Orlandi, (che
Gotti Tedeschi definisce come “fatto marginale ma da non sottovalutare”) a
fargli gelare il sangue: “Dopo che Tarcisio Bertone ha scoperto che lei parla
con Don Georg, ha dato ordine di isolarla e controllarla”. E c’è poi il ruolo di
Jeffrey Lena, l’avvocato americano che si occupa degli affari
della Santa Sede, a preoccuparlo. Scrive Gotti Tedeschi: “Lena sa chi vedo.
Vengono riferite tutte le visite a Cipriani, le mie e-mail sono aperte e lette.
A volte sono state persino aperte lettere a me indirizzate, dalla Segreteria di
Stato e dall’Aif”. Ma non basta. Gotti Tedeschi, infatti, viene “minacciato”
anche da Marco Simeon e da Paolo Cipriani che spesso gli dicevano: “Lei passerà
alla storia per avere distrutto lo Ior”. E poi c’è quell’sms inviato sempre
dall’avvocato Lena: “Caro Presidente Gotti Tedeschi, lei crede che in qualità di
legale rappresentante dello Ior sia del tutto legittimo che incontri i membri
dell’Aif? E li incontra per lavorare segretamente contro la legge 127? E’ sicuro
di sapere cosa sta facendo?”. Un messaggio, quest’ultimo, che secondo molti è in
realtà un avvertimento.
Gli intrecci tra lo Ior e la
finanza laica
Ma al centro del suo memoriale segreto ci sono i rapporti tra la banca vaticana
e presunti conti aperti da laici presso lo Ior. Ed è qui che arriva sulla scena
quel Michele Briamonte, avvocato presso lo studio Grande
Stevens, del quale si è recentemente parlato per essere stato fermato in
aeroporto ed essersi rifiutato di aprire la propria borsa esibendo un passaporto
diplomatico della Santa Sede. Si sospetta, da sempre, che presso la banca del
Vaticano ci siano conti intestati a laici. E Gotti Tedeschi ritiene che una
delle ragioni principali dell’avversione nei suoi confronti sia da rinvenire nei
conti non intestati a preti presso la banca da lui presieduta. Gotti Tedeschi
rivela una confidenza del Ministro della Giustizia Paola Severino,
da lei smentita, secondo la quale l’avvocato Briamonte avrebbe confessato “di
essere lì per risolvere il problema dei conti laici, soprattutto di Geronzi”. E
in allegato al memoriale segreto l’ex presidente dello Ior inserisce una memoria
proprio sui conti laici, da lui chiamata “Hotel Cipriani’s story”.
Il ruolo della Segreteria di
Stato
Ma qual è il ruolo della Segreteria di Stato e del cardinale Bertone in tutto
questo, secondo Gotti Tedeschi? L’ex presidente dello Ior si lamenta delle
calunnie del Segretario di Stato Bertone. Bertone, infatti, avrebbe messo in
giro parole negative su Benedetto XVI pronunciate da Gotti Tedeschi. Ed il
banchiere spiega che “solo l’intelligenza, la perspicacia, e la buona fede di
don Georg mi hanno permesso di spiegare la calunnia”. Ma in Segreteria di Stato
lavorava, sino a qualche mese fa, anche quel monsignor Ettore Balestrero,
che non sembra tenere Gotti Tedeschi in grande considerazione. Secondo l’ex
presidente dello Ior, infatti, Balestrero “mi tratta con stizza quando gli
confermo, durante la visita degli ispettore Moneyval, che mio compito era
portare la Santa Sede nella white list, dicendomi che era compito suo”. Ma non
sono solo le calunnie Bertone e l’atteggiamento di Balestrero, ora nunzio in
Colombia, a preoccupare Gotti Tedeschi. C’è, infatti, un generale clima di
sfiducia nei suoi confronti alla quale si unisce “una totale indifferenza del
Segretario di Stato alla descrizione di questi fatti ed alla sua indifferenza al
processo adottato da Cipriani verso il sistema bancario che ha portato
l’istituto a vedersi chiudere alcuni conti”. Una sfiducia, quella verso Gotti
Tedeschi, della quale l’ex presidente dello Ior troverà conferma nella
drammatica riunione di quel 25 maggio 2012.
IOR, lasciano Tulli e Cipriani. Rumors:
resa dei conti Bertone-Tauran
Arrivano
le prime due dimissioni allo IOR, la banca papale. Lasciano il direttore
generale, Paolo Cipriani, e il suo vice Massimo Tulli. La notizia è
stata data da un comunicato della sala stampa vaticana: il Consiglio di
sovrintendenza e la Commissione cardinalizia di vigilanza sullo IOR hanno
accettato le dimissioni. Al momento, quindi, il presidente Ernst von Freyberg ha
assunto "ad interim" le funzioni di direttore generale e sarà coadiuvato da
Rolando Marranci in qualità di vicedirettore e Antonio Montaresi, chiamato a
svolgere il ruolo di Chief Risk Officer con responsabilità di compliance e
progetti speciali. Marranci è stato invece Chief Operating office in una banca
italiana a Londra, mentre Montaresi ha lavorato come Chief Risk Office e Chief
Compliance Officer in varie banche americane.
RESA DEI CONTI? NON PROPRIO- Fin qui la cronaca. Ma queste due
dimissioni non sono del tutto un fulmine a ciel sereno. Cipriani, ad esempio, è
arrivato allo IOR il 19 giugno 2007. classe 1954, romano de Roma, sposato e due
figli, una carriera prima al Banco di S. Spirito e poi a quello di Roma, in
seguito compiti di rappresentanza per questi istituti in Lussemburgo, New York e
Londra, viene issato sulla poltrona di direttore generale dalla Commissione di
vigilanza presieduta al momento da Angelo Sodano, da poco ex Segretario di Stato
prima di Giovanni Paolo II e poi di Benedetto XVI. Piccolo particolare: in
quella commissione c'è anche il cardinale Tarcisio Bertone, successore di Sodano
al timone della Curia e poi alla guida della Commissione cardinalizia di
vigilanza. Cipriani subentra al posto dell'anziano Lelio Scaletti, "giunto
felicemente al traguardo degli ottant'anni d'età" come dice la nota vaticana. Un
buon direttore Scaletti, che piaceva alle eminenze per la capacità di ascoltare.
Cipriani subentra ufficialmente il 1° ottobre 2007.
LA COABITAZIONE CON GOTTI TEDESCHI- Passa qualche tempo e però
al timone della Banca vaticana, precisamente nel settembre 2009, arriva
l'economista Piacentino Ettore Gotti Tedeschi. Proprio lui che nel maggio 2012
sarà defenestrato all'unanimità dal board della banca, decisione appoggiata
anche dalla Commissione cardinalizia di vigilanza presieduta da Bertone . Tanto
per non perdere il segno, Cipriani nei giorni tormentati della cacciata di Gotti
Tedeschi dichiara in un'intervista al Corriere che allor IOR la trasparenza è
ok, e sul comportamento di Gotti dice: "Avevamo chiesto al presidente di
interessarsi dell'Istituto, ma non prendeva in mano le cose. Era come se fosse
assente anche quando era presente. A volte veniva in presidenza, che è
distaccato dal resto dell'istituto, e non ci diceva nulla. Poi, partiva". In
compenso è sempre il Corriere, a giugno dell'anno scorso, a parlare del
memoriale Gotti e in quei giorni si parla di una lettera, stesa dall'economista
piacentino nei giorni precedenti la sua cacciata dalla banca vaticana, per
lamentarsi col cardinal Bertone su un complotto massonico per la sua
defenestrazione.
QUANDO
GOTTI LO INDICO' TRA I SUOI NEMICI- Non è tutto: nel memoriale
compaiono più volte i nomi di quelli che Gotti considera suoi grandi nemici: uno
è Marco Simeon, il sanremese prodigio venuto da Capitalia (ex responsabile di
Rai Vaticano) e buon amico del faccendiere Luigi Bisignani, molto vicino al
cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone; l'altro è Cipriani, che
specialmente quando c'è stato il sequestro - sempre nel settembre 2010 - dei
famosi 23 milioni di euro del mistero (20 diretti in Germania e 3 alla Banca del
Fucino, ma senza indicazione di chi avesse disposto le operazioni) sequestrati
dalle autorità italiane (e dissequestrate dopo alcune verifiche) costata a Gotti
e Cipriani l'ipotesi di riciclaggio per entrambi da parte della Procura di Roma.
In questo frangente mentre Gotti - rompendo una lunga tradizione vaticana in
materia - sarebbe stato disponibile alla collaborazione con i giudici italiani,
Cipriani sarebbe stato contrario a dare elementi per l'individuazione dei
titolari dei depositi e l'eventuale indicazione su conti correnti non più attivi
ma di cui si potrebbero eventualmente ricostruire le movimentazioni pregresse.
Idea che sarebbe stata anche di Bertone, secondo Gotti Tedeschi.
CHE COSA SI DICE OLTRETEVERE-
Ma in Vaticano c'è chi trae una considerazione e riporta una voce che gira in
queste ore: "Un direttore generale telefona almeno 5 volte al giorno al
presidente dello IOR, lo conosce, sa tutto di lui", dice un monsignore. Che dice
la sua: "Bertone resterà. Ne cadranno tanti, ma lui resterà. Forse ha intuito
che c'è bisogno di un ricambio". E nel ricambio, dice la nostra fonte, "Non
saranno pochi i bertoniani che potrebbero essere sostituiti". Dentro l'Istituto
c'è chi prevede un'eventuale caccia ai "gottiani", in nome della pulizia. Ma non
teme la scomparsa della Banca papale: "Chiamatela IOP, Pif o come volete voi -
dice un altro prelato sentito da Affaritaliani -, ma la Chiesa ha bisogno in
ogni caso di uno strumento che gestisca del denaro. Immaginare una Chiesa senza
un Istituto come lo IOR è fantasia".
LE
DUE QUESTIONI: FREYBERG E TAURAN- Ma la vera domanda, la vera questione
è un'altra. Anzi, sono due. La prima è che ieri sera, dopo la notizia delle
dimissioni di Cipriani e Tulli, Oltretevere c'è chi ha iniziato a chiedersi
quanto ancora potrà durare la presidenza del tedesco Ernst von Freyberg, altra
nomina targata Bertone e ottenuta - insieme al rinnovo della Commissione
cardinalizia di vigilanza sempre da Bertone presieduta - negli ultimi giorni del
papato di Benedetto XVI. Per quanto tempo ancora il numero uno dello IOR resterà
al suo posto? È tutto da vedere e c'è chi ipotizza una solta di "scivolo
morbido" di Freyberg verso altri lidi. La seconda questione ha un nome, cognome
e un doppio ruolo nelle gerarchie vaticane: stiamo parlando del cardinale
protodiacono Jean Louis Tauran, attuale presidente del Pontificio Consiglio per
il Dialogo Interreligioso, ex ministro degli esteri vaticano e - al contempo -
membro della Commissione di Vigilanza cardinalizia sullo IOR (con Bertone) e
della Commissione Referente sullo IOR insediata da Francesco (dove quindi
riferisce ed eventualmente può investigare su quanto fa con Bertone). Una
posizione curiosa, senza dubbio, ma di forza. Estrema forza. C'è un uomo adesso
- dicono ad Affari dal Vaticano - che ha un potere effettivo allo IOR, ed è
Tauran. Perché è uomo di fiducia del Papa: Bertone dovrà mediare con lui se
vorrà tentare di restare ancora alla guida della Commissione cardinalizia di
Vigilanza sulla banca vaticana. E sarà questa la cartina al tornasole di tutta
la vicenda: da qui si potrà valutare l'entità dell'operazione pulizia dentro la
banca papale e i suoi effetti. Quali i risultati? Difficile prevederli, ma c'è
chi ipotizza delle riforme in souplesse, mediate il più possibile salvo
eventuali sorprese. Soprattutto, c'è chi è pronto a scommettere che gradualmente
questa vicenda procederà a smorzare l'eco suscitata nell'opinione pubblica. Fino
ad una serie di riforme mediate.
Lo Ior necessita un'operazione verità
Fonte web
L’arresto
avvenuto ieri di monsignor Nunzio Scarano, prelato in servizio all’Apsa
(Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), nel quadro di
un’indagine sullo Ior, conferma la necessità di un intervento rapido per
strappare l’Istituto per le Opere di Religione dalle mani di personaggi quanto
meno ambigui.
Monsignor Scarano, 61 anni, originario di Salerno, è anche uno del
mestiere, visto che prima di entrare in seminario ha lavorato per la
Deutsche Bank, ma questo non gli ha impedito di beccarsi un’accusa di
riciclaggio, truffa e corruzione da parte della Procura di Roma, da condividere
con altre due persone: l’ex 007 Giovanni Maria Zito e il broker Giovanni
Carenzio.
Mettere mano allo Ior è dunque urgente, e di questa necessità
si è già fatto interprete papa Francesco dando precedenza assoluta a questo
dossier rispetto ad altri movimenti di curia e soprattutto rispetto alla
nomina di un nuovo segretario di Stato. Così, dopo aver nominato nei giorni
scorsi monsignor Ricca prelato dello Ior, carica vacante da due anni, mercoledì
26 giugno il Papa ha comunicato l’istituzione di una Commissione Referente sullo
Ior presieduta dal cardinale Raffaele Farina e composta da altri 4 membri: il
cardinale Jean-Louis Tauran, monsignor Juan Ignacio Arrieta, mons. Peter Bryan
Wells, la professoressa Mary Ann Glendon. I cinque avranno pieno accesso a tutti
i documenti dello Ior, presenti e passati, e riferiranno direttamente al papa su
quanto succede nella “banca vaticana”.
Il punto chiave dell’operazione sta in una frase contenuta nel
chirografo (documento scritto e firmato di proprio pugno dal Pontefice)
con cui papa Francesco ha istituito la Commissione Referente, ovvero nella
finalità di “consentire, qualora necessario, una migliore armonizzazione dello
Ior con la missione universale della Sede Apostolica”. La preoccupazione dunque
sta nella contro-testimonianza che lo Ior genera con quella mancanza di
trasparenza, scandali, strane carriere che accompagnano la sua attività. Oltre
che per l’atteggiamento immorale di alcuni protagonisti, la contro-testimonianza
sta anche nel paradosso di una Chiesa che con il suo Magistero indica i criteri
della giustizia e bacchetta il potere finanziario internazionale e poi ha in
casa un istituto che invece di ergersi come modello di finanza virtuosa è
diventato sinonimo di malaffare. Lo Ior continuerà ad essere utile solo se sarà
davvero a servizio della misisone evangelizzatrice della Chiesa.
Papa Francesco però, non ha intenzione di fare giustizia sommaria
e lo Ior non è infatti commissariato, come qualcuno ha invece detto. La
Commissione Referente ubbidisce soprattutto all’esigenza del Papa di sapere
esattamente ciò che accade, come funziona lo Ior e come ci si muove all’interno.
Casomai un elemento di perplessità sta nel fatto che nessuno dei 5 componenti la
Commissione Referente ha dimestichezza con i conti, visto che tutti hanno
competenze non direttamente legate all’economia e alla finanza. Ma evidentemente
il papa ritiene che in questa fase sia importante stabilire anzitutto come si
muove lo Ior soprattutto dal punto di vista legale e, ci si augura, voglia far
luce su quanto avvenuto soprattutto negli ultimi anni.
La vicenda dello Ior non si è infatti sviluppata in modo lineare.
Già Benedetto XVI si era posto l’obiettivo di cambiare il volto della “banca
vaticana” e con questa prospettiva nel settembre 2009 era stato chiamato a
presiedere l’istituto Ettore Gotti Tedeschi. Che infatti ha perseguito
l’obiettivo di fare inserire lo Ior nella white list delle banche
internazionali rendendo più trasparenti tutti i movimenti e in linea con le
norme internazionali antiriciclaggio. Un passo fondamentale era stata la
promulgazione della legge 127 nel dicembre 2010 (norme contro il riciclaggio e
il finanziamento del terrorismo) insieme al Motu Propriu di Benedetto XVI che
istituiva anche l’Autorità di Informazione Finanziaria (Aif), un organo di
vigilanza presieduto dal cardinale Attilio Nicora. Ma il nuovo corso è stato
bruscamente interrotto nel gennaio 2012 con delle modifiche limitative apportate
alla legge 127 su input della Segreteria di Stato, un vero e proprio colpo di
mano a insaputa e contro il volere di Gotti Tedeschi e Nicora, che ha anche
fatto nascere dubbi sulle reali intenzioni della Santa Sede. La vicenda ha poi
avuto un epilogo con il “licenziamento” vergognoso di Gotti Tedeschi nel maggio
2012, accompagnato da un comunicato della Segreteria di Stato di una durezza
senza precedenti nella storia della diplomazia vaticana.
Nei mesi successivi si è tentato di coprire in qualche modo quanto
accaduto cercando di dare l’impressione che tutto filasse liscio verso
l’approvazione dello Ior nella white list, ma ora piano piano
cominciano ad emergere frammenti di verità, se non altro grazie alle vicende di
cronaca. Sarebbe dunque importante che la Commissione Referente riuscisse a
chiarire cosa è successo a partire dall’approvazione della legge 127, chi l’ha
contrastata e per quali motivi, riabilitando anche chi è stato sommerso di fango
per aver tentato di seguire le indicazioni del Papa.
APPROFONDIMENTO
Caso Ior, i colloqui intercettati:
«Ti porto i soldi e ci prendiamo un caffè»
A raccontare la storia sono le intercettazioni. Il piano messo in piedi dal religioso Nunzio Scarano, lo 007 Giovanni Zito e il broker Giovanni Carenzio si delinea al telefono, così come il fallimento del progetto. E anche le paure del monsignore, preoccupato nonostante sia certo che lo Stato non possa arrivare alla banca Vaticana.
Istituto per le Opere di Religione
Da Wikipedia