ISIS, LA STUPIDITÀ

DELL'OCCIDENTE

 

DOPO AVERLO FORAGGIATO PER ANNI IN FUNZIONE ANTI ASSAD

ORA SI RIVOLTA CONTRO CHI LO HA ALLEVATO E CURATO

 

 

 

 

Siria. I ribelli sostenuti da Obama firmano

un accordo con i terroristi dell′ISIS

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I ribelli del Fronte Siriano della Rivoluzione, sostenuti dagli Stati Uniti che li considera moderati, hanno firmato il cessate il fuoco con i combattenti dello Stato Islamico nel governatorato di Damasco. Secondo l'accordo, i due gruppi armati non si combatteranno nella città di Hajar Al-Aswad, un sobborgo densamente popolato appena a sud di Damasco. L'accordo fa riferimento al loro interesse reciproco a "usurpare il Governo Nusayri" (Nusayri è un termine dispregiativo usato per insultare i musulmani alawiti) a Damasco.

Altri gruppi ribelli coinvolti nel cessate il fuoco con l'ISIS sono Liwaa " Ahrar Turkman Al-Golan, Liwaa 'Hittin, e Liwaa' Al-'Ummah Al-Waheeda. Questi gruppi operano principalmente nelle zone di Damasco, Al-Quneitra e Dara'a. Recentemente, i militanti dello Stato Islamico sono apparsi anche nel campo profughi palestinese di Yarmouk, a due passi dalla capitale, e nel villaggio di Babeela a sud di Damasco.

Come sottolinea il giornale Almasdar News, la maggior parte dei gruppi ribelli nella zona di Damasco hanno accuratamente evitato il confronto con lo Stato Islamico, mentre il solo gruppo ribelle Jaysh al-Islam ha combattuto i jihadisti nella Ghouta orientale.

L'accordo, evidenzia il giornale arabo, è stato firmato due giorni dopo le dichiarazioni del presidente americano Barack Obama sulla presenza dei jihadisti dello Stato Islamico nella regione. Si ritiene, infatti, che i miliziani dell'IS siano entrati in Siria attraverso il confine libanese, dove hanno una presenza significativa nel distretti di Arsal, dove da mesi infuriano i combattimenti con l'esercito libanese.

 

Al Baghdadi creatura degli Usa. Lo sostiene Snowden

Fonte web

Al Baghdadi, il leader dell’Isis, ovvero il gruppo jihadista estremista che vuole formare un califfato tra Iraq e Siria, sarebbe al soldo degli Stati Uniti. Edward Snowden però ha reso pubblico un documento dell’Nsa che rivelerebbe come Al Baghadi sia in realtà stato formato dai servizi americani e israeliani proprio per dirigere l’Isis. Altro che guerra al terrore…

Se volete capire bene come mai Edward Snowden rimarrà ancora a lungo a vivere in Russia vi basterà leggere attentamente quanto successo in merito all’Isis in Medio Oriente. Secondo un documento dell’Nsa reso pubblico proprio da Snowden sarebbe emerso che l’Isis sarebbe niente altro che una creatura dei servizi segreti occidentali, e anche anche il suo capo, il temibile Abu Bakr Al Baghdadi, altro non sarebbe che uomo al soldo dei servizi israeliani e americani, già detenuto proprio dagli Stati Uniti a Camp Bucca nel 2004. Secondo il documento di Snowden insomma, i servizi britannici, americani e israeliani sarebbero direttamente responsabili della creazione dello Stato Islamico d’Iraq e Siria (Isis), una organizzazione estremista e terroristica nata portando tutti i fanatici del mondo nello stesso posto, ovvero il nord della Siria strappato a Damasco mediante violenze inenarrabili. Secondo il “Gulf Daily News”, dietro alla figura di Al Baghdadi ci sarebbe il Mossad, che avrebbe addestrato in prima fila molti dei soldati dell’Isis. In sostanza Israele avrebbe appoggiato l’Isis per creare la percezione di una minaccia forte ai propri confini, anche se la notizia è stata smentita dal diario personale dell’ex primo ministro israeliano Moshe Sharett, il quale ha affermato che Tel Aviv non ha mai preso sul serio la minaccia musulmana alla propria sicurezza nazionale. Ma vere o false che siano le voci su Al Baghdadi abbiamo sufficienti elementi in mano per sostenere che se non altro fino a pochi mesi fa nessuno in Occidente prendeva sul serio l’Isis, al contrario, le cancellerie occidentali probabilmente leggevano con con soddisfazione di attacchi contro l’esercito siriano. Ora l’Isis ha attaccato l’Iraq, guardacaso altro paese allineato con Damasco e Teheran, guardacaso tutte guerre contro avversari storici di Stati Uniti e Israele.

Fonti Utili:

http://www.lindro.it/politica/2014-07-25/136080-israele-palestina-nodi-foglie-e-foreste

http://www.tunisienumerique.com/snowden-abou-bakr-al-baghdadi-est-un-pur-produit-des-la-cia-et-du-mossad/229611

http://www.gulf-daily-news.com/NewsDetails.aspx?storyid=381153

 

 

Isis, una tappa verso la terza guerra mondiale?

 

 

L’ISIS è stata partorita dagli americani: tutte le prove

Fonte web

Prima di gridare al “complotto” state fermi: è tutto vero. Le fonti ci sono, sono tante e io ve ne elencherò solo alcune tra le più accreditate. Parto dai giorni nostri, o meglio, da quanto è accaduto una settimana fa quando Hillary Clinton, in un’intervista rilasciata a Jeffrey Goldberg del giornale web “The Atlantic“, ha ammesso: “L’Isis è roba nostra ma ci è sfuggita di mano“. Queste parole hanno fatto il giro del web e sono state pubblicate integralmente da numerosi organi d’informazione, ma non dai media nazionali italiani che, da sempre, si pongono ormai passivamente di fronte ai più grandi problemi di politica estera. Veniamo dunque alle dichiarazioni della signora Clinton:

Il senatore americano McCain durante una visita in Siria tra i ribelli islamici. Tra loro c'è anche il capo dell'ISIS LE CONFESSIONI DI HILLARY – «È stato un fallimento. Abbiamo fallito nel voler creare una guerriglia anti Assad credibile. Era formata da islamisti, da secolaristi, da gente nel mezzo. Il fallimento di questo progetto ha portato all’orrore a cui stiamo assistendo oggi in Iraq» – E ancora – «In un’intervista che risale allo scorso febbraio il presidente Obama mi disse: “Quando hai un esercito di professionisti che combatte contro contadini, falegnami e ingegneri che iniziano una protesta devi fare qualcosa. Purtroppo modificare l’equazione delle forze in campo è difficile, e quasi mai ci si riesce. All’epoca non capii. Oggi mi è tutto chiaro», scrive Goldberg.

Clinton: «Obama in politica estera è troppo cauto. L’America ha bisogno di un leader che crede che il proprio Paese sia un’indispensabile forza di pace, nonostante gli errori commessi. Anzi, gli errori li commette proprio chi fa, fanno parte del ruolo dell’America. Obama cerca con troppa insistenza di comunicare agli americani che non sta facendo qualcosa di folle. È troppo ragioniere. Noi, invece, dovremmo portare avanti una politica estera bilanciata. Una via di mezzo tra la bellicosità di Bush e l’attesa di Obama. Attendere lo sviluppo degli eventi non ti porta a prendere decisioni migliori e più sagge per il mondo e per l’America». L’ex Ministro degli Esteri americano continua: «Abbiamo fatto un gran lavoro contro l’Unione Sovietica. Ma abbiamo anche commesso molti errori. Abbiamo appoggiato personaggi veramente cattivi. Abbiamo fatto cose in America Latina e nel Sud-est asiatico di cui non vado per nulla fiera. Ma all’epoca c’era un obiettivo più grande. E lo abbiamo raggiunto. Tutto il resto è passato in secondo piano. È così che bisogna agire, che deve agire l’America».

Insomma, Hillary lo ammette, si confessa: l’Isis, quello che oggi viene ritenuto “il male assoluto”, è in realtà una loro creatura. Ma, andando un pò più nel particolare, chi ha finanziato l’Isis? Quali erano le sue funzioni originarie?

Bin Laden con la Rice prima che l'ex collaboratore della CIA si mettesse in proprioLA GENESI DELL’ISIS – Come rivelò a tempo debito lo stesso Edward Snowden fornendo, a supporto delle sue dichiarazioni, anche i documenti ufficiali trafugati dalla National Security Agency (NSA) “a finanziare lo Stato Islamico di Iraq e Sirya (ISIS) sono stati i paesi del Golfo, gli stati arabi (in particolar modo Qatar e Kuwait), con l’appoggio di israeliani, americani e britannici. Ne scrive anche Marcello Foa, ex giornalista de Il Giornale oggi direttore del gruppo editoriale svizzero Timedia (leggi). La teoria, in pratica, conferma quanto confessato da Hillary Clinton. Tuttavia una domanda sorge spontanea: come mai Hillary Clinton ha rivelato queste cose attaccando persino la posizione di Obama e definendolo “troppo attendista”? L’ex Ministro degli Esteri ha infatti affermato nel corso della stessa intervista al “The Atlantic”, che Obama “avrebbe dovuto fare come Netanyahu, affondando il colpo”. In realtà la posizione degli americani è stata compromessa proprio dalla diffusione di file segreti ad opera di Edward Snowden. E’ verosimile infatti, che se non fossero circolate le foto scattate all’attuale leader dell’ISIS definito “moderato” da McCain che posa accanto a lui in ben due fotografie, la Clinton se ne sarebbe guardata bene dal mettere la pulce nell’orecchio alla stampa internazionale. Non è tutto: sin dai tempi dell’attacco ad Assad (settembre 2013), il parlamento americano si spaccò in due tronconi: c’era chi preferiva fare una partita a scacchi col fine di dare lezioni di diplomazia come Obama, e chi come la Clinton avrebbe preferito un bel bombardamento come antipasto. Giocando su questa divisione s’insinuò Vladimir Putin che, confondendo le carte, spiazzò tutti eliminando il casus belli: “Assad vi restituirà le armi chimiche”. Non importa se qualche tempo prima sia Assad che Vladimir Putin dichiararono che l’attacco con le armi chimiche in Syria non era stato fatto dall’esercito siriano (che pure si è macchiato di crimini, intendiamoci), ma dai cosiddetti ribelli e non importa se persino le email trafugate alla Britam e pubblicate su un sito d’intelligence canadese rivelarono una mercificazione di armi chimiche che coinvolgeva direttamente i ribelli, gli inglesi, gli americani e il principe arabo Bandar Bin Sultan. Chi sono questi ribelli? Sono quelli intervistati da un grande giornalista: Dale Gavlak, corrispondente dal Medio Oriente per Mint Press. In passato ha lavorato come corrispondente per l’Associated Press, la NPR e la BBC. Verso la fine di agosto Dale Gavlak si è recato a Damasco e Ghuta dove ha avuto modo di domandare proprio a loro, ai ribelli “chi ha lanciato le armi chimiche?”. La risposta ha spiazzato tutti: “Non ci hanno detto che tipo di armi erano, né come dovevano essere utilizzate. Noi non sapevamo che fossero armi chimiche“. Una frangia di ribelli indica come responsabile un nome noto alla maggior parte dei giornalisti d’inchiesta: il signore della guerra, Bandar Bin Sultan principe saudita che avrebbe continuato ad incontrare segretamente diplomatici USA. Tuttavia, la stampa nazionale italiana tace e tace per molti mesi. Ma poi è costretta a dire la verità quando un maestro del giornalismo investigativo americano, Seymour Hersh, premio Pulitzer nel 1970, oggi firma del New Yorker, disse che nell’operazione sarebbe stata coinvolta anche la Turchia per favorire l’intervento americano (LA FONTE). Il quotidiano La Stampa ha inoltre rivelato che è stato il Qatar a finanziare l’Isis, mentre altre fonti indicano la Turchia come principale finanziatore dei ribelli di al-Nusra.

Il leader dello Stato Islamico (ISIS) Abu Bakr al-Baghdadi ai tempi in cui era un agente del Mossad, poi entrò in al-Qāʿida, organizzazione da cui nacque lo Stato IslamicoCHI SONO I RIBELLI? Prima di proseguire, è necessario precisare che coloro che sono stati definiti dalla stampa internazionale “ribelli” sono in realtà i gruppi jihadisti ISIS (finanziati dal Qatar che, insieme all’Arabia Saudita, ha maggiori rapporti con i servizi segreti americani e britannici), Al Nusra (finanziati prevalentemente dalla Turchia) ed i qaedisti di Al Zawahiri. Si tratta quindi di tre rami uniti in nome della Jihad, la loro unione è avvenuta soprattutto nel territorio siriano ed è dimostrata dai numerosi scambi di ostaggi tra i tre gruppi. Una settimana fa lo Stato Islamico ha massacrato e decapitato 700 civili siriani. I mass media di tutto il mondo non hanno riportato la notizia ad eccezione di Russia Today. L’attenzione dei mass media occidentali è tutta rivolta a quanto sta accadendo in Kurdistan, regione che è sempre stata interessata da violazioni dei diritti umani ad opera soprattutto del governo turco e la cui situazione cominciò a degenerare già due anni fa come riportò l’Osservatorio Italo Siriano (QUI l’articolo del 2012).

La Turchia ed i suoi alleati (tra cui il Qatar, sempre in collegamento con inglesi e americani) ha dato un grande supporto agli uomini di Al Baghdadi, attuale capo dell’ISIS, consentendo agli jihadisti provenienti dai paesi caucasici - in particolare da Cecenia e Uzbekistan - di introdursi in Siria tramite i confini turchi. Ma restiamo qui, restiamo in Cecenia. Anche qui ci sono gruppi jihadisti. Nulla di nuovo sotto al cielo stellato di agosto. Anzi, tornano in mente le parole di Dmitry Yarosh, un leader nazionalista ucraino che avrebbe scritto su un social network un messaggio rivolto a un signore della guerra ceceno per finanziare attacchi in Russia. Il Signore della guerra però si dice sia morto da molti anni (anche se nessuno ci crede) e si tratta di Doku Umarov (in foto), un uomo classificato come terrorista sia dalla Russia che dagli Stati Uniti. Per questa invocazione il governo russo emise un mandato di cattura internazionale per il nazionalista ucraino. Se la reazione sembra esagerata si capirà più avanti che non lo era affatto. Putin infatti aveva subito già dei velati ricatti dal principe arabo Bandar Bin Sultan: siamo nell’aprile 2013 e Putin si reca segretamente in Arabia saudita per incontrare il famoso principe il quale sta per fargli una proposta: rovesciare il regime di Assad in favore di un governo più moderato e vicino a Israele e Stati Uniti. La proposta del leader arabo termina così: “Io posso dare una garanzia per proteggere le Olimpiadi invernali del prossimo anno. I gruppi ceceni che minacciano la sicurezza dei giochi sono controllati da noi”. Inutile precisare quale poteva essere la reazione di un ex agente segreto come Vladimir Putin.

McCain tra i terroristi siriani. Nel cerchietto il futuro capo dell'ISISCHI è DAVVERO IL CAPO DELL’ISIS AL BAGHDADI? - Ma di agenti segreti e di ex 007 insospettabili ne è pieno anche l’ISIS a cominciare sul loro capo, Abu Bakr al-Baghdadi. Secondo quanto rivelato dalla talpa americana della NSA, Edward Snowden, il capo dello Stato Islamico non sarebbe altri che un attore ebreo di nome Simon Elliot. Più che musulmano dunque, al-Baghdadi sarebbe di religione ebraica (ammesso che ce l’abbia). Più che arabo, sarebbe un agente del Mossad. E in qualità di agente del Mossad e di artefice nell’operazione di creazione dello stato islamico incontrò il parlamentare americano McCain come immortalano alcune foto.

IL RAPPORTO TRA McCain ED I TERRORISTI SIRIANI – Il senatore McCain è tra i maggiori critici della politica estera di Obama soprattutto in relazione alla questione siriana. Come rivelato già dal giornalista Seymour Hersh, McCain non ha mai smesso di incontrarsi con i membri di alcune cellule arabe sin dal 2007. Alcuni incontri, soprattutto quello avuto con Al-Baghdadi è decisamente più recente, risale infatti al maggio 2013 e concerne unicamente la questione siriana. McCain ha infatti attraversato il confine turco ed è giunto in Syria guidato dal generale Salem Idris, il capo del Consiglio militare supremo dell’Esercito siriano libero. McCain e Idris hanno poi avuto un incontro con i leader delle maggiori cellule anti-Assad tra cui il leader del Free Syrian Army (FSA), che non sono degli eroi ma sono coloro che hanno girato questo video (attenzione, immagini troppo forti). Della visita segreta in Syria di McCain è stata pubblicato un report esclusivo sul thedailybeast.com.

Gli americani c’entrano e non poco sul finanziamento di gruppi terroristici arabi e sulla genesi della Terza Guerra Mondiale a cui, come precisammo un anno fa, si stavano preparando sin dal 2010 (con i primi scontro in Nord Africa e poi con l’approvazione del National Defense Authorization Act (NDAA) del dicembre 2011. Se tutto questo ancora non basta per comprendere il ruolo centralissimo degli USA nell’operazione di finanziamento ai terroristi arabi (tra cui l’ISIS) allora non resta che tirare fuori un’altra confessione: quella del senatore americano Rand Paul il quale, senza alcuna esitazione, conferma che gli USA e altri loro alleati finanziano ISIS. Il video risale al giugno 2014 ed è stato trasmesso in tutto il mondo tramite il canale della CNN (video visibile alla fine dell’articolo). Una confessione, anche questa, che deve aver messo in crisi Hillary Clinton che ha provveduto poi a giustificare il ruolo degli USA nell’orrore che si sta consumando in Medio Oriente. Non è tutto: anche alcuni politici iracheni confermano il legame tra USA e gli jihadisti. Il parlamentare iracheno Mohammed Sehoud ha dichiarato: “Gli Usa hanno bombardato l’ISIS perché si è esteso più di quanto concordato con essi“. Quella avanzata dal parlamentare iracheno Sehoud è un’ipotesi possibile, tuttavia quello che sta per accadere in Syria non fa che portarci alla mente il tentativo bellico auspicato da alcuni diplomatici statunitensi un anno fa e poi finito con una mossa astuta da parte del presidente russo Vladimir Putin. L’obiettivo non è mai cambiato: la Syria va bombardata e il governo di Assad rovesciato. A qualsiasi costo. Sembra quasi che il califfato degli orrori, rappresenti il prezzo da pagare per la creazione di un orribile casus belli che apra la strada verso Damasco all’esercito di Obama.

 

 

Un po' di storia, almeno ciò che si conosce dell'ISIS

 

 

Tutte le ambiguità della coalizione anti-Isis

Fonte web

Gli Stati Uniti allargano le operazioni aeree contro lo Stato Islamico e per la prima volta hanno compiuto raid vicino a Baghdad contro gli integralisti sunniti che cercano di avanzare verso la capitale irachena. Secondo quanto riferito dal Pentagono aerei di guerra americani hanno compiuto ieri mattina un attacco vicino a Baghdad e un altro vicino al Monte Sinjar, nel nord dell'Iraq. Dal 9 agosto i jet e i droni statunitensi hanno effettuato 162 missioni di combattimento distruggendo una sessantina di veicoli e mezzi blindati per lo più nel settore curdo, tra Erbil e la diga di Mosul. Missioni tese soprattutto a difendere il Kurdistan dove sono presenti centinaia di militari e civili statunitensi. Da un paio di settimane i velivoli americani hanno allargato le operazioni anche ad altre aree colpendo i jihadisti intorno alla diga di Haditha e in altre aree della provincia di al-Anbar su richiesta delle autorità di Baghdad che lamentavano lo scarso appoggio aereo ricevuto finora dagli americani.

Nonostante il probabile incremento dei raid e l’ampliamento dell’area operativa dei velivoli americani un rapido successo contro il Califfato potrà essere ottenuto solo invadendo il territorio occupato dai jihadisti, unica strategia efficace e sensata per impedire che Abu Bakr al-Baghdadi continui ad attrarre migliaia di volontari pronti per il jihad da tutto il mondo islamico.

Lo Stato Islamico non è più un movimento insurrezionale e terroristico ma controlla un territorio vasto quanto il Regno Unito, uno Stato con un’amministrazione pubblica, province, un sistema giudiziario e scolastico, l’esazione delle tasse e un esercito stimato dalla CIA in oltre 30 mila uomini ma che secondo altre stime raggiungerebbe i 50 mila effettivi.

Contro il Califfato l’unica guerra che ha un senso è quella convenzionale, con un’offensiva condotta simultaneamente da più direzioni con forze terrestri con l’appoggio aereo dell’aeronautica siriana e statunitense con il contributo delle piccole forze aeree di Baghdad o di eventuali altri Paesi occidentali.

Un’operazione simile, da effettuare con reparti convenzionali, porterebbe in poche settimane alla liberazione di Mosul, Tikrit, Fallujah e Raqqa, aree che occorrerebbe poi stabilizzare con una seria politica di inclusione (non di rappresaglia) nei confronti della popolazione sunnita che sostiene o tollera lo Stato Islamico.

Di fatto un attacco simile a quelli effettuati dagli anglo-americani contro l’Afghanistan dei talebani nel 2001 e contro il regime iracheno di Saddam nel 2003, ma che contro il Califfato non è attuabile perché gli Stati Uniti mettono in campo solo aerei e unità di forze speciali e gli altri membri della Coalizione ancor di meno, preparando così il terreno a una guerra lunga del tutto ingiustificata sul piano militare. La rinuncia statunitense a impiegare forze terrestri e l’inconsistenza militare dei contributi simbolici offerti per ora dagli altri 30 Paesi della Coalizione lascia cadere il peso delle operazioni sul terreno sulle forze locali.

I curdi sono pochi per compiere offensive su vasta scala ed è già molto che riescano a difendere il loro territorio e ad addestrare 4 battaglioni di profughi cristiani e yezidi. L’esercito di Baghdad è a malapena in grado di difendersi e non ha comandanti e truppe addestrate per combattere una guerra convenzionale anche perché gli istruttori statunitensi li hanno preparati fino al 2011 alla contro-insurrezione e da allora i reparto non si sono più addestrati con continuità. Infine, le milizie sciite che affiancano le truppe irachene sono più adatte alle rappresaglie che alla guerra vera.

Disponibilità a inviare aerei contro il Califfato è giunta sulla carta anche dalle monarchie del Golfo ma da un lato si tratta degli sponsor dei gruppi islamisti e dello stesso Stato Islamico e, dall’altro, le capacità belliche dei piloti degli emirati sono state ridicolizzate durante la guerra in Libia del 2011, tra velivoli che si schiantavano in atterraggio sfasciando i carrelli e altri che perdevano la rotta in volo. Per una ragione o per l’altra, Abu Bakr al-Baghdadi non sembra avere nulla da temere da un’eventuale presenza militare delle monarchie del Golfo.

Di fatto gli unici a “metterci la faccia” e a combattere a muso duro con le truppe del Califfo sono i militari siriani, che lottano contro i jihadisti da tre anni, e i Guardiani della Rivoluzione iraniani i cui battaglioni, questa estate, hanno respinto dai sobborghi di Baghdad le milizie del Califfato.

Strano a dirsi gli unici Paesi in grado di cancellare militarmente il Califfato non sono ben visti nella Coalizione a guida americana e Bashar Assad viene ancora considerato un nemico. Certo Washington sembra decisa a liberare i territori iracheni, ma a ben guardare la presenza del Califfato in territorio siriano, opposto al regime di Assad, non ha mai indotto la comunità internazionale a mobilitarsi.

Per conquistare il territorio siriano occupato dallo Stato Islamico, Washington e Riyadh hanno in programma di addestrare, in un anno, 5mila miliziani, ovviamente tutti “moderati”, che in Siria dovrebbero muovere guerra al Califfo invece che alle forze governative. Visti i precedenti chi può credere alla buona fede di un simile piano? E in ogni caso, sempre ammesso che una volta armati e addestrati da americani e sauditi non corrano anche loro ad arruolarsi nell’armata del Califfo, 5mila miliziani con armi e mezzi leggeri sarebbero comunque insufficienti a riprendere Raqqa e le regioni orientali siriane. Bastano pochi freddi conti numerici per rendersi conto che, senza gli eserciti siriano e iraniano, è impossibile sconfiggere il Califfato, ammesso e non concesso che questo sia il vero obiettivo dell’ambigua Washington e dei suoi infidi alleati arabi.

A proposito di ambiguità, ieri un bell’esempio l’hanno fornito il numero uno del Pentagono e il capo di stato maggiore delle forze armate statunitensi. Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Chuck Hagel, in un'audizione davanti al Senato ha confermato che non vi sarà nessun coordinamento con le forze di Damasco, precisando che le truppe americane non saranno impegnate in combattimento ma sosterranno quelle irachene e curde, perché spetta principalmente alle "forze locali combattere" la minaccia.

Sempre ieri il generale Martin Dempsey ha invece reso noto che forze terrestri americane potrebbero partecipare alla guerra. «Se vi fosse una minaccia diretta per gli Stati Uniti» o «se ritenessi necessario affiancare con i nostri soldati le truppe irachene per colpire specifici bersagli, andrei dal presidente per raccomandargli il ricorso anche a truppe da combattimento a terra», ha detto Dempsey in Senato.

 

 

Chi c'è dietro l'ISIS?

 

 

John McCain, un uomo pericoloso. Il

suo ruolo nel ′lancio′ dell′Isis

Fonte web

Il senatore repubblicano, ex candidato alla Casa Bianca, compare in varie foto e VIDEO con estremisti siriani, fra cui Al Baghdadi, ora califfo dello Stato Islamico.

Una foto inequivocabile. Il ruolo di McCain nella nascita dell'Isis va indagato con attenzione.

NEW YORK (WSI) - In un editoriale pubblicato su Boulevard Voltaire, Thierry Meyssan è tornato qualche giorno fa sulle fotografie e video apparsi su diversi media e che mostrano il senatore repubblicano, ex candidato alla Casa Bianca, John McCain in compagnia di rappresentanti di fazioni opposte al regime siriano, fra cui Al Baghdadi, futuro califfo dello Stato Islamico.

Meyssan parla anche di una riunione organizzata dalla NATO il 4 febbraio 2011 al Cairo per lanciare la "primavera araba" in Libia e in Siria. A suo dire la riunione era presidiata da John McCain.

Il 22 febbraio 2011, scrive, John McCain era in Libano per organizzare il trasferimento di armi in Siria. Dopo aver lasciato il Libano, aveva ispezionato la frontiera siriana e individuato i villaggi che sarebbero serviti come base ai mercenari per la guerra che si stava preparando.

Meyssan scrive anche dell’incontro in Siria di McCain con i leader dell’opposizione armata: "Il viaggio era stato organizzato dalla Syrian Emergency Task Force, che contrariamente a quanto fa pensare il suo nome è un’organizzazione sionista guidata da un membro palestinese dell’AIPAC [un gruppo di pressione americano noto per il forte supporto allo stato di Israele, ndr].

Sulle immagini che erano state diffuse si nota la presenza di Mohammad Nour, portavoce del fronte terrorista Al-Nosra. Interrogato sulla sua vicinanza a terroristi islamici, il senatore repubblicano aveva affermato di non conoscere Mohammad Nour, che si era intrufolato nella foto di sua iniziativa.

Supponendo che effettivamente McCain non conoscesse Mohammad Nour, l’obiettivo del suo viaggio segreto in Siria era comunque quello di incontrare i vertici dell’Esercito siriano libero. A suo dire, questa organizzazione si compone esclusivamente di siriani che combattono per la libertà di fronte alla dittatura di Bashar al Assad e i suoi capi sono dei moderati degni di fiducia.

 

Un'altra prova fotografica da cui si vede che McCain, nel suo viaggio segreto in Siria, fu a contatto con i futuri leader dell'Isis.

McCain tra i terroristi siriani. Nel cerchietto il futuro capo dell'ISISNella foto si vede il senatore discutere con Ibrahim Al-Badri, che con il nome di Abou Bakr Al-Baghdadi sarà il futuro califfo dello Stato islamico. Dall’ottobre 2011 Al-Badri, alias Al-Baghdadi, figura sulla lista dei terroristi ricercati dagli Stati Uniti e sulla lista del Comitato delle sanzioni delle Nazioni Unite.

Un mese prima di ricevere il senatore McCain, Ibrahim Al-Badri, alias Al-Baghdadi, aveva creato lo Stato islamico in Irak e nel Levante – sempre facendo parte dell’Esercito siriano libero.

Aveva rivendicato l’attacco alle prigioni di Taj e Abou Graïb in Irak, da cui aveva fatto evadere centinaia di jihadisti che avevano integrato le fila della sua organizzazione. L’attacco era coordinato con altre operazioni quasi simili in diversi paesi. I fuggiti andavano a raggiungere organizzazioni combattenti in Siria.

Lo scopo perseguito da McCain (senza alcun mandato peraltro dallla Casa Bianca di Barack Obama, che subi' l'iniziativa senza saperne nulla) era quello di dividere l’Irak in diverse parti per meglio sfruttarne le risorse energetiche. In passato gli americani non ci sono riusciti, malgrado avessero tolto di mezzo il presidente iracheno Saddam Hussein. Oggi ci riprovano con l’aiuto dello Stato islamico.

L’operazione è preparata da tempo, ancor prima dell’incontro di McCain e Al-Baghdadi. Migliaia di jihadisti sono stati formati in Qatar e in Libia dopo la caduta di Gheddafi e lo Stato islamico ha ricevuto finanziamenti per quasi 3 milioni di dollari.

Violando l’accordo di difesa con l’Irak, gli Stati Uniti non sono intervenuti e hanno lasciato che lo Stato islamico proseguisse la sua conquista territoriale e il massacro di oppositori e minoranze religiose.

E’ stato solo di fronte al crescere dell’emozione pubblica per via delle decapitazioni degli ostaggi che Barack Obama si è trovato costretto a bombardare le posizioni dello Stato islamico. Però, secondo il generale William Mayville, direttore delle operazioni dello Stato maggiore:

"questi bombardamenti sono poco suscettibili di pregiudicare le capacità globali dei jihadisti o le loro attività in Irak e in Siria".

I bombardamenti americani non puntano a distruggere le postazioni militari dei jihadisti ma servono a fare in modo che ogni gruppo si mantenga nel territorio che gli compete. Si è trattato di bombardamenti simbolici. A rallentare l’avanzata dello Stato islamico sono invece stati i curdi del PKK turco e siriano, aprendo un corridoio che ha permesso alle popolazioni civili di sfuggire ai massacri.

 

 

APPROFONDIMENTO

Iraq, paradiso per i mercanti di morte

I leader dei gruppi dei partiti politici della Camera dei rappresentanti degli USA non hanno letto la lettera del loro collega siriano Jihad al-Lahham con l’appello a non armare gli avversari “moderati” del regime di Assad.

 

Israele ospita i terroristi Takfiri

in alture Golan occupato

Le immagini esclusive della rete iraniana in inglese Press TV mostrano i terroristi Takfiri nelle alture di Golan occupato da Israele in Siria.  Nel video preso dal corrispondente della Press TV, si vedono i terroristi vestiti di nero e mascherati che tengono in mano le armi mentre passano i veicoli blindati. Questo filmato non è l'unica prova ad indicare il sostegno di Israele ai gruppi terroristici che combattono in Siria contro il governo legittimo di Assad.