ISRAELE HA LA BOMBA NUCLEARE
MA IN OCCIDENTE NESSUNO NE PARLA
QUESTA È LA STORIA DI UN TECNICO NUCLEARE CHE HA PASSATO 18
ANNI IN CARCERE PER AVER RIVELATO AL MONDO CHE ISRAELE
HA UN ARSENALE ATOMICO SEGRETO.
(Con video intervista)
(a cura di Claudio Prandini)
«Sono fiero e felice di aver fatto ciò che ho fatto... Il mio messaggio oggi a tutto il mondo è: aprite il reattore di Dimona alle ispezioni» (Mordechai Vanunu).
Forse il vero problema in Medio Oriente è quello dei due pesi e delle due misure. L'occidente chiede giustamente all'Iran di permettere le ispezioni dell'AIEA ai suoi siti nucleari, mentre Israele può permettersi il lusso di rifiutarle senza che nessuno dica niente. Può avere armi nucleari già pronte all'uso e sapere che l'occidente non gli chiederà mai conto di quello che fa. |
Nucleare israeliano (Parte 1)
Nucleare israeliano (Parte 2)
Mordechai Vanunu 18 anni di
carcere per aver rivelato i
piani nucleari di israele
Mordechai Vanunu (מרדכי ואנונו) (nato il 13 ottobre del 1954), anche conosciuto con il suo nome di battesimo di John Crossman, è un tecnico nucleare israeliano, che nel 1986 rivelò al Sunday Times, l'esistenza di un piano segreto di armamento nucleare da parte dello stato di Israele, che all'epoca avrebbe posseduto 200 testate nucleari. All'epoca lavorava alla centrale di Dimona.
Venne sequestrato a Roma da alcuni agenti del Mossad e trasferito in Israele dove venne imprigionato e accusato di alto tradimento. Fu giudicato a porte chiuse e condannato a 18 anni di carcere, 11 dei quali passati in completo isolamento. Uscito di prigione il 21 aprile 2004, è stato sottoposto dalle autorità israeliane a notevoli restrizioni della libertà; in particolare:
non può avere contatti con cittadini di altri paesi che non siano Israele
non può avvicinarsi ad ambasciate e consolati
non può possedere un telefono cellulare
non può accedere ad Internet
non può lasciare lo stato di Israele
Vanunu in un'intervista soggetta a censura, ha rivelato a Jeff Heinrich del Montreal Gazette, che il proprio sogno era emigrare in Canada.
Nell'estate del 2007 Vanunu è stato condannato a sei mesi di reclusione dal tribunale per la pace di Gerusalemme, decisione presa dal giudice Yoel Tzur. Interrotta la libertà vigilata, l'ex tecnico dovrà quindi tornare in carcere. La condanna arriva in seguito ad un tentativo di fuggire da Israele per andare in Cisgiordania.
Mordechai Vanunu, la sfida della pace
Mordechai Vanunu ha
bisogno
del nostro aiuto
Di Mordechai Vanunu
L’8 luglio del 2008 ritornerà in
tribunale per appellarsi contro la nuova sentenza di sei mesi! Ci uniamo
all'appello dell'ingegnere, nella speranza che i media amplifichino questa
ignobile e vergognosa operazione antidemocratica.
Lettera inviata a The People’s Voice e ad altri siti il 4 Giugno 2008
Cari Editori,
Sono Mordechai Vanunu, colui che ha detto la verità sul programma israeliano per
le armi nucleari nel 1986, e ho pagato con 18 anni della mia vita in una
prigione israeliana. Sono stato rilasciato nell’aprile 2004, ma Israele mi ha
negato i miei diritti umani di libertà di parola e di libertà di movimento non
permettendomi dal 1986 sino ad oggi nel 2008 di lasciare il paese.
L'8 luglio 2008 ritornerò in un tribunale per appellarmi contro una nuova
sentenza a sei mesi di prigione per aver parlato a dei media stranieri dopo il
mio rilascio nel 2004. Chiedo che i media riportino il mio caso e gli sforzi
degli avvocati e dei cittadini norvegesi per garantirmi asilo politico.
Israele afferma che detengo ancora un segreto sul loro impianto nucleare
sotterraneo - un posto in cui non sono stato in 23 anni e in cui non sono
nemmeno mai stati gli ispettori internazionali per l'energia atomica.
Ho detto tutto ciò che sapevo sul programma israeliano per le armi nucleari nel
1986 perché ascoltai la voce della mia coscienza e volevo evitare guerre
nucleari. Dal 2004 ho parlato con migliaia di turisti e pellegrini a Gerusalemme
est e registrato ore di video disponibili sul Web.
Israele è stato fondato a condizione del sostegno alla Dichiarazione Universale
dell'Onu sui Diritti Umani. Io chiedo al mondo che richieda ad Israele di
onorarla e non solo in questo caso.
Ognuno ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione; questo diritto
include la libertà di mantenere opinioni senza alcuna interferenza e di
ricercare, ricevere e comunicare informazioni ed idee attraverso qualunque media
indipendentemente dalle frontiere.
La base nucleare di Israele a Dimona. Qui sono stoccate
le 300-400 bombe termo nucleari di Israele.
Mordechai Vanunu: “È perchè Israele
possiede la bomba atomica che può
praticare l’apartheid senza timore”,
a cura di Silvia Cattori
Tratto da http://www.voltairenet.org/article133657.html
Sebbene gli sia vietato di contattare la stampa, ha risposto alle domande di
Silvia Cattori che lo ha intervistato per il Réseau Voltaire.
Silvia Cattori:
Quale era il suo lavoro in Israele prima che agenti del Mossad la rapissero a
Roma nell’ottobre 1986?
Mordechai Vanunu:
Da nove anni lavoravo al centro di ricerche in armamenti di Dimona, nella
regione di Beer Sheva. Poco prima di lasciare quel lavoro, nel 1986, avevo
scattato delle fotografie all’interno dell’impianto per mostrare al mondo che
Israele nascondeva un segreto nucleare. Il mio lavoro a Dimona consisteva nel
produrre elementi radioattivi utilizzabili per fabbricare bombe atomiche. Sapevo
esattamente quali quantità di materia fissile venivano prodotte, quali materiali
erano utilizzati e quali tipi di bombe venivano fabbricate.
Silvia Cattori:
Rivelare al mondo – da solo – che il suo paese deteneva segretamente l’arma
nucleare..., non significava correre un grandissimo rischio?
Mordechai Vanunu:
Se decisi di farlo, fu perchè le autorità israeliane mentivano. Si profondevano,
ripetendo che i responsabili politici israeliani non avevano nessuna intenzione
di dotarsi di armi nucleari. In realtà, producevano molte sostanze radioattive
che potevano servire a un solo fine: fabbricare bombe nucleari. Si trattava di
quantità importanti: ho calcolato che all’epoca – nel 1986! - avevano già 200
bombe atomiche. Avevano anche cominciato a produrre bombe all’idrogeno, molto
potenti. Per questo decisi di far sapere al mondo intero ciò che tramavano nel
più grande segreto. E inoltre, volevo anche impedire che gli israeliani
utilizzassero le bombe atomiche, al fine di evitare una guerra nucleare in
Medioriente. Volevo dare un contributo per portare la pace in questa regione.
Dal momento che Israele deteneva già armi superpotenti, esso poteva fare la
pace: non doveva più temere una qualche minaccia palestinese, nè araba, perchè
possedeva tutto l’armamento necessario alla propria sopravvivenza.
Silvia Cattori:
Lei era preoccupato della sicurezza dell’intera regione?
Mordechai Vanunu:
Si, assolutamente. Certo, non è per il popolo israeliano che ho fatto ciò che ho
fatto. Gli israeliani avevano eletto quel governo e quel governo aveva deciso di
dotarli di armi nucleari. Lei sa, tutti gli israeliani seguono molto da vicino
la politica del governo israeliano.... Ma, per quanto mi riguarda, io ragionavo
dal punto di vista dell’umanità, dal punto di vista di un essere umano, di tutti
gli esseri umani che vivono in Medioriente, ed anche, di tutti gli esseri umani
che vivono nel mondo intero. Perchè ciò che Israele aveva fatto, anche molti
altri paesi avrebbero potuto fare. Per questo decisi, nell’interesse
dell’umanità, di far conoscere al mondo intero il pericolo che rappresentavano
le armi nucleari segrete di Israele. Nel 1986, si era in piena guerra fredda e
le armi nucleari proliferavano. Si stavano diffondendo in diversi paesi ancora
non nucleari, come l’Africa del Sud, ed altri. Il pericolo rappresentato dalle
armi nucleari era reale. Oggi questo pericolo è diminuito.
Silvia Cattori:
Era consapevole del pericolo a cui lei si esponeva? Perchè proprio lei, in
particolare, doveva correre un così grande rischio, e nessun altro?
Mordechai Vanunu:
Certo, sapevo cosa rischiavo. Ma quello che io potevo fare, nessun altro avrebbe
potuto farlo. Sapevo che avrei dovuto vedermela con il governo israeliano. Non è
come se io fossi stato uno che se la prendeva con interessi privati; sapevo che
me la prendevo direttamente con il governo israeliano e con lo stato ebraico
israeliano. Sapevo quindi che potevano punirmi, che potevano uccidermi, fare di
me assolutamente tutto ciò che volevano. Ma sentivo la responsabilità di dire la
verità al mondo. Nessun altro all’infuori di me era in grado di farlo: era
dunque mio dovere farlo. Qualunque fosse stato il rischio.
Silvia Cattori:
La sua famiglia, in quel momento, l’ha sostenuta?
Morechai Vanunu: I membri della mia famiglia sono stati incapaci
di capire la mia decisione. Per loro, la cosa più sconvolgente fu scoprire che
mi ero convertito al cristianesimo. Per loro: questo era più dannoso, più
doloroso dell’aver rivelato i segreti nucleari d’Israele... Io li rispetto, essi
a loro volta rispettano la mia vita. Siamo rimasti in buoni termini, ma non ci
frequentiamo più.
Silvia Cattori:
Lei si sente solo?
Mordechai Vanunu:
Si. Certo, sono solo, qui nella cattedrale di San Giorgio. Ma ho molti amici che
mi sostengono.
Silvia Cattori:
In quali condizioni lei è stato processato e imprigionato?
Mordechai Vanunu:
Il mio processo si è tenuto nel segreto più assoluto. Ero solo, col mio
avvocato. Sono stato condannato per spionaggio e tradimento. Le autorità
israeliane si sono vendicate di me tenendomi isolato in cella durante tutta la
durata del processo. Non autorizzavano nessuno a vedermi o a parlarmi, e mi
proibivano di rivolgermi ai media. Hanno pubblicato molta disinformazione a mio
riguardo. Il governo israeliano ha utilizzato tutto il suo potere mediatico per
fare un lavaggio di cervello all’opinione pubblica. Per fare un lavaggio di
cervello anche ai giudici, al punto di convincerli della necessità di mettermi
in prigione. Così il mio processo è stato tenuto segreto e i media non hanno
potuto accedere alla verità; non hanno potuto ascoltarmi. La gente era convinta
che io fossi un traditore, una spia, un criminale. Non ci fu nemmeno un atomo di
giustizia in quel processo. Ma non c’è stato solo il processo: la cosa più
crudele fu l’isolamento, in prigione. Non mi hanno punito solo con la prigione,
ma anche isolandomi totalmente, spiandomi in permanenza, per mezzo di cattivi
trattamenti particolarmente malvagi e crudeli: hanno tentato di farmi perdere la
calma, hanno tentato di farmi pentire di ciò che avevo fatto. Sono stato
segregato, per 18 anni, di cui 11 e mezzo in isolamento totale. Il primo anno,
hanno collocato delle videocamere nella mia cella. Hanno lasciato la luce accesa
tre anni di fila! Le loro spie mi picchiavano di continuo, mi impedivano di
dormire. Sono stato sottomesso ad un trattamento barbaro; hanno tentato di
spezzarmi. Il mio obiettivo era di tenere duro, di sopravvivere. E ci sono
riuscito! ....
Silvia Cattori:
Per fortuna, lei non è stato impiccato alto e corto, come pure avrebbe voluto
l’allora Ministro della Giustizia, Tommy Lapid. Lei ha tenuto duro, ed è stato
rilasciato il 21 aprile 2004. Aveva da poco compiuto 50 anni.
Mordechai Vanunu:
Se mi hanno rilasciato, è solo perchè avevo scontato i 18 anni di prigione a cui
mi avevano condannato. Volevano uccidermi. Ma, in fin dei conti, il governo
israeliano ha deciso di non farne nulla.
Silvia Cattori:
Nell’aprile 2004, le televisioni hanno mostrato la sua uscita dalla prigione.
Il mondo ha allora scoperto quello che le era successo. Lei è apparso davanti
alle telecamere felice, determinato, combattivo: l’opposto di un uomo
spezzato...
Mordechai Vanunu:
Uscire dalla prigione, andare a parlare al mondo intero, festeggiare tutto
ciò... dopo 18 anni di prigionia, di interdizione di tutto: ... fu un grande
momento...
Silvia Cattori:
I suoi carcerieri non sono dunque riusciti a spezzarla mentalmente?
Modechai Vanunu: No; assolutamente. Il mio obiettivo era uscire,
e parlare al mondo intero, di far capire alle autorità israeliane che avevano
fallito. Il mio scopo era sopravvivere, e questa è stata la mia vittoria contro
tutte queste organizzazioni di spionaggio. Sono riusciti a rapirmi, a
trascinarmi davanti al loro tribunale, a tenermi in prigione, in segregazione,
per 18 anni... ma io sono sopravvissuto a tutto ciò. Ho sofferto, certo; ma sono
sopravvissuto. Malgrado tutti i loro crimini, sono sempre vivo, e godo
addirittura di ottima salute! Sono forte di costituzione; è senz’altro grazie a
ciò che ho superato la prova.
Silvia Cattori:
Cosa l’ha aiutata a tenere duro?
|
Interno della base sotterranea di Dimona |
Mordechai Vanunu:
La mia fermezza. La convinzione che avevo avuto ragione di fare quello che avevo
fatto. La volontà di far loro capire che, qualunque cosa facessero per punirmi,
io avrei continuato a restare in vita.
Silvia Cattori:
Qual’è il più grande ostacolo che lei deve affrontare, attualmente?
Mordechai Vanunu:
Mi si proibisce di lasciare Israele. Sono stato liberato dalla prigione, ma qui
in Israele, sono in una grande prigione. Vorrei lasciare questo paese, andarmene
a godere della libertà nel vasto mondo. Ne ho abbastanza del potere israeliano.
L’esercito può venirmi ad arrestare in ogni momento, può punirmi. Sento di
essere alla loro mercé. Vorrei tanto vivere lontano da qui, molto lontano da
qui...
Silvia Cattori:
Quando Israele le permetterà di lasciare il paese?
Mordechai Vanunu:
Non ne so nulla. Mi hanno proibito di lasciare Israele per un anno. L’anno è
trascorso, hanno rinnovato l’interdizione per un altro anno, che terminerà il
prossimo aprile. Possono ancora prolungare l’interdizione tanto quanto gli farà
piacere....
Silvia Cattori:
Come vede lei il Trattato di non proliferazione nucleare nel momento in cui,
nel caso di Israele, si tollera “l’ambiguità nucleare”, mentre si mette
costantemente sotto torchio l’Iran – un paese che, da parte sua, si sottomette
alle ispezioni?
Mordechai Vanunu:
Tutti i paesi dovrebbero aprire le porte alle ispezioni internazionali e dire la
verità su quello che stanno facendo, segretamente, in tutti gli impianti
nucleari di cui dispongono. Israele non ha firmato il Trattato di non
proliferazione nucleare. Circa 180 paesi l’hanno fatto, tra cui tutti i paesi
arabi. L’Egitto,
Silvia Cattori:
L’Iran, che pure tiene fede ai suoi obblighi e accetta le ispezioni dell’ONU,
viene tuttavia minacciato di sanzioni. Israele, che si è dotato dell’arma
nucleare e rifiuta qualsiasi ispezione dell’AIEA, non è oggetto di alcuna azione
penale. Perchè questi “due pesi e due misure” da parte degli Stati Uniti, ma
anche dell’Europa?
Mordechai Vanunu:
Certo; ma è ancora peggio di quello che dite: non solo non se la si prende con
Israele, ma lo si aiuta in segreto. C’è una cooperazione segreta tra Israele e
Silvia Cattori:
L’Iran non è allora una minaccia, come affermano Israele e gli Stati Uniti?
Mordechai Vanunu:
Essendo sottoposto al controllo degli ispettori dell’AIEA, l’Iran non
rappresenta alcun pericolo. Gli esperti occidentali sanno perfettamente quale è
la natura del programma nucleare iraniano. Al contrario di Israele, che non
lascia nessuno accedere alle sue istallazioni nucleari. Questa è la ragione per
cui l’Iran ha deciso di proseguire nel suo programma e dire al mondo intero:
“Non potete esigere da noi più trasparenza, mentre continuate a chiudere gli
occhi su quanto succede in Israele!” Tutti gli arabi vedono, da quarant’anni,
che Israele ha delle bombe atomiche e che nessuno fa nulla contro questa
situazione. Fintantoché il mondo continuerà ad ignorare le armi atomiche di
Israele, non si potrà permettere di dire alcunché all’Iran. Se il mondo è
veramente preoccupato, e vuole sinceramente mettere un termine alla
proliferazione nucleare, che cominci dall’inizio, vale a dire: da Israele!...
Silvia Cattori:
Lei deve sentirsi irritato, quando sente dire a Israele, il quale non è in
regola, che è pronto a bombardare l’Iran, che, da parte sua, fino a questo
momento, non è assolutamente contravvenuto a nessuna regola!
Mordechai Vanunu:
Si; questo mi fa perdere la calma. Non abbiamo nulla da rimproverare all’Iran:
prima di fare alcunché contro un qualsiasi altro paese, ci si deve occupare del
caso israeliano. Se qualcuno vuole prendersela con l’Iran, deve preliminarmente
prendersela con Israele. Il mondo non può ignorare ciò che fa Israele, in questo
campo, da più di quarant’anni. Gli Stati Uniti dovrebbero obbligare Israele a
firmare il Trattato di non proliferazione nucleare. Ed è anche l’ora per
l’Europa di riconoscere ufficialmente che Israele possiede bombe atomiche.
L’insieme del mondo arabo dovrebbe essere estremamente preoccupato sentendo
tutti questi discorsi che incriminano l’Iran, privo di armi atomiche, e che
continuano ad ignorare Israele.
Silvia Cattori:
Quali stati hanno cooperato con Israele?
Mordechai Vanunu:
Israele ha aiutato
Silvia Cattori:
L’Africa del Sud non ha forse aiutato Israele, fino al 1991?
Mordechai Vanunu:
Effettivamente è in Africa del Sud, nel deserto, che Israele ha effettuato i
suoi test nucleari...
Silvia Cattori:
Negli anni sessanta, il presidente Kennedy avrebbe richiesto, sembra, che ci
fossero delle ispezioni a Dimona, in Israele. Lei vede qualche legame tra questa
richiesta e il suo assassinio?
Mordechai Vanunu:
Ritengo che all’epoca di Kennedy, gli Stati Uniti si opponessero al programma
nucleare israeliano. Kennedy ha cercato di fermare Israele, in questo campo, ma
il suo assassinio non gli ha lasciato il tempo... Secondo me, il movente
dell’assassinio di Kennedy è legato alla diffusione di armi nucleari in Israele
e in altri paesi. Coloro che lo hanno assassinato erano favorevoli alla
disseminazione nucleare. Grazie all’eliminazione dell’importuno Kennedy, la
proliferazione ha potuto continuare. Di fatto, i presidenti Johnson e Nixon
[succeduti a Kennedy, ndt] non ci vedevano alcun inconveniente: hanno lasciato
fare Israele. Constatiamo semplicemente che, dopo l’assassinio di Kennedy, c’è
stato effettivamente un cambiamento in questo senso....
Silvia Cattori:
La sua denuncia non ha impedito a Israele di fare un tabù su questo punto: è
riuscito a non inimicarsi le grandi potenze. La sua strategia dell’opacità si
sarebbe dunque dimostrata efficace?
Mordechai Vanunu:
Bisogna ben riconoscere che è così. Israele è un caso da manuale. Come può un
piccolo paese sfidare il mondo intero e portare avanti una politica aggressiva
senza minimamente preoccuparsi degli altri? Gli israeliani sono riusciti a farlo
nel passato, certo.... Ma oggi il mondo è cambiato. La guerra fredda è finita,
il comunismo è stato sconfitto, il mondo si orienta verso la pace: lo si vede,
le armi nucleari non aiuteranno in nulla Israele. Ora che Israele deve mostrare
che desidera la pace, e in quale modo intende contribuirvi, per questo paese,
quale utilità potrebbero avere le armi nucleari? La politica nucleare israeliana
era possibile nel contesto della guerra fredda. Ma oggi dobbiamo ottenere da
Israele che adotti una nuova politica, che dimostri al mondo intero che vuole la
pace e riconosca che nonha nessun bisogno di armi atomiche.
Silvia Cattori:
Negli anni Cinquanta, Israele disponeva già di un armamento considerevole.
Che ragione aveva allora di dotarsi di armi nucleari?
Mordechai Vanunu:
Un paese piccolo come Israele non ha alcuna ragione valida di possedere un
numero così enorme di armi atomiche. E’ come se il programma di armamento
nucleare d’Israele gli avesse montato la testa. Non è possibile assolutamente
utilizzare l’arma atomica nella regione: una bomba atomica usata contro
Silvia Cattori:
Per Israele, non si tratta forse di un’arma che gli permette di mantenere lo
Statu quo? Di uno strumento di ricatto politico? Per poter discutere da pari a
pari con i grandi – Stati Uniti in testa – e non concedere nulla agli arabi, che
Israele ha spoliato e che sono deboli militarmente?
Mordechai Vanunu:
Si. E’ proprio così. Israele utilizza la potenza delle sue armi nucleari per
imporre le sue politiche. Israele ha molto potere, schiaccia l’insieme dei suoi
vicini con la sua arroganza. Gli Stati Uniti – nemmeno loro! - sono in grado di
dire agli Israeliani quello che devono fare. Oggi l’Europa vede fino a che punto
Israele è potente. Anche senza utilizzare la bomba atomica, anche senza brandire
la minaccia di farlo, gli israeliani possono imporre il loro potere, possono
fare assolutamente ciò che vogliono: possono erigere la loro muraglia, possono
costruire colonie in Palestina..., nessuno è in grado di dir loro che non hanno
il diritto di farlo, perchè sono estremamente potenti.
Ecco il risultato dell’uso che loro fanno delle armi atomiche per ricattare
politicamente. Possono utilizzare les bombe atomiche contro qualsiasi paese che
si impegnasse a fermare la loro politica aggressiva nei riguardi dei
palestinesi. Questa è la situazione oggi. Il mondo intero lo sa, tutti lo sanno.
E c’è un’altra ragione per cui né gli Stati Uniti, né l’Europa fanno
assolutamente nulla: è perchè sanno a che punto Israele è potente. Di
conseguenza, il miglior modo di contrastare Israele consiste nel far sapere al
mondo la verità e nello studiare quello che succede riguardo al suo armamento
atomico, finchè non sarà costretto a rinunciarci.
Silvia Cattori:
Nel 1973, Israele pensò di ricorrere all’arma nucleare contro i suoi vicini
arabi?
Mordechai Vanunu:
Si. Nel 1973, Israele era pronto ad usare l’arma atomica contro
Silvia Cattori:
Lei ha sofferto enormemente per aver rivelato un segreto di stato. In fin dei
conti, per quale risultato?
Mordechai Vanunu:
Prima di tutto, il mondo ha ora la prova che Israele possiede bombe atomiche.
D’ora in avanti, nessuno può ignorare la verità riguardante il progetto nucleare
di Israele. In seguito, Israele si è venuto a trovare nell’impossibilità totale
di ricorrere a queste armi. Un altro risultato della mia azione è che il mondo
ha preso coscienza di ciò che questo piccolo stato ebraico ha fatto, nel più
grande segreto. E così il mondo ha scoperto, anche, su quali menzogne e su quale
disinformazione questo stato è stato edificato. Sapere che uno stato così
piccolo è stato capace di costruire segretamente 200 bombe atomiche ha messo in
allerta l’opinione pubblica mondiale sul suo comportamento. La paura che un
altro piccolo paese possa fare la stessa cosa e fabbricarsi delle armi atomiche
ha incitato il mondo a riflettere al modo di fermare la proliferazione nucleare
e impedire a Israele di aiutare altri paesi a utilizzare queste armi in
avvenire. Quando il mondo ha scoperto quello che Israele è riuscito a fare nel
più grande segreto, la paura della proliferazione nucleare si è manifestata. Il
mondo ha preso coscienza del potere di Israele e ha cominciato a esercitare
pressioni su questo paese per costringerlo a fare la pace con i palestinesi e
gli arabi. Israele non aveva più alcuna ragione di affermare che temeva i suoi
vicini arabi, dal momento che disponeva, dalla fine degli anni Cinquanta, di
armi sufficienti per garantirsi la sicurezza.
Silvia Cattori:
Per quali ragioni Israele continua a perseguitarla?
Mordechai Vanunu:
Quello che io ho fatto è esattamente il contrario di ogni atteggiamento politico
israeliano! Gli israeliani hanno dovuto cambiare i loro piani. La politica
nucleare segreta di Israele è l’opera di Shimon Peres. Ed ecco che questa
politica consistente a fabbricare clandestinamente delle armi atomiche è
crollata! A causa di questa rivelazione, Israele ha dovuto prendere un’altra
direzione, definire nuovi piani e quello a cui assistiamo oggi è la conseguenza
delle mie rivelazioni. Hanno dovuto inventare nuovi tipi di armi. Oggi,
costruiscono la loro muraglia, i loro posti di blocco, le loro colonie e si sono
dati da fare per rendere la loro società ebrea più religiosa, più nazionalista,
più razzista. Tutto ciò, invece di andare nell’altra direzione, invece di capire
che non c’è altra soluzione che la pace, invece di riconoscere uguali diritti ai
palestinesi e invece di mettere fine al conflitto. Israele non vuole mettere
fine al conflitto. Ciò che Israele vuole è continuare a costruire la sua
muraglia e le sue colonie!...
Silvia Cattori:
Lei ha realizzato un’impresa notevole!
Mordechai Vanunu:
Come essere umano ho fatto qualcosa per la sicurezza e il rispetto dell’umanità.
Qualsiasi paese ha il dovere di rispettarci, tutti noi, in quanto esseri umani,
quale sia la nostra religione, che si sia ebrei, cristiani, musulmani,
buddisti... Israele ha un grosso problema: questo paese non rispetta gli esseri
umani. Ciò che questo paese ha potuto fare, perchè non considera gli altri
esseri umani come uguali, è assolutamente terribile. Il risultato è devastante,
per l’immagine di Israele; lo stato di Israele non è assolutamente una
democrazia. Lo stato ebraico è razzista. Il mondo dovrebbe sapere che Israele
mette in pratica una politica di apartheid: se siete ebreo, avete il diritto di
andare dove volete e di fare ciò che vi pare; se non siete ebreo, non avete
alcun diritto. Questo razzismo è il vero problema di Israele. Israele è del
tutto incapace di dimostrare che è una democrazia. Nessuno può accettare questo
stato razzista; Nè gli Stati Uniti, nè i paesi europei. Le armi nucleari
israeliane, quelle, potrebbero, al limite, accettarle.... Ma come potrebbero
giustificare questo stato di apartheid fascista?
Silvia Cattori:
Si direbbe che lei si rifiuta di riconoscere la legittimità di questo stato.
Mordechai Vanunu:
Certamente. É proprio quello che ho detto, quando sono uscito di prigione: non
dobbiamo accettare questo stato ebraico. Lo stato ebraico di Israele è
esattamente il contrario della democrazia; abbiamo bisogno di uno stato per
tutti i suoi cittadini, senza riguardo alla loro fede religiosa. La soluzione è
uno stato unico, per tutti i suoi abitanti, di qualsiasi religione siano, come
avviene nelle democrazie quali
Silvia Cattori:
Secondo lei, Israele è dunque una minaccia più grande dell’Iran? ...
Mordechai Vanunu:
Certamente: sappiamo quello che gli israeliani fanno subire ai palestinesi, da
più di 50 anni! E’ di gran lunga il momento, per il mondo, di ricordarsene e di
preoccuparsi dell’olocausto palestinese. I palestinesi hanno sofferto tanto, e
da tanto tempo, a causa di tutta questa oppressione! Gli ebrei non li rispettano
assolutamente, non li considerano come esseri umani; non riconoscono loro nessun
diritto, e continuano a perseguitarli, a mettere in pericolo la loro vita
attuale, e di conseguenza anche il loro avvenire.
Silvia Cattori:
Cosa dice, lei, al mio paese,
Mordechai Vanunu:
Video intervista con sottotitoli in italiano
APPROFONDIMENTO
«Italia, voglio la verità sul mio sequestro»
Il fatto è che Israele è una superpotenza prima di tutto dal punto di vista psicologico. Stanno proseguendo in quella sorta di lavaggio del cervello in Europa e negli Stati uniti per convincere tutti che gli arabi e l'islam terrorizzano e basta. Approfittando finora degli attacchi dei kamikaze. Israele ha molto controllo sui media statunitensi.
Vanunu sostiene che Israele assassino' Kennedy a causa delle
pressioni esercitate sull'ex Primo Ministro Ben-Gurion
Vanunu sostiene che Israele assassino' John Fitzgerald Kennedy a causa delle pressioni esercitate sull'ex Primo Ministro Ben-Gurion.... In questo sito ci sono altri articoli sul caso Vanunu.
LA NORVEGIA RIFIUTA ASILO A VANUNU
L’ufficio immigrazione, tuttavia, venne esautorato dal governo norvegese di centro-destra dell’epoca. Le considerazioni politiche, e cioè il desiderio della Norvegia di rimanere in buoni rapporti con Israele e con gli Stati Uniti, hanno pesato più dei diritti umani di Vanunu.