Kim Jong-il, L'ULTIMO
NERONE DELLA TERRA
In nessun altro paese come la Corea del Nord la persecuzione
dei cristiani è altrettanto spietata. Il dittatore è venerato come
un dio e le sue statue giganti sono presenti in tutto il paese.
(a cura di Claudio Prandini)
Il dittatore controlla un cavallo donato da Putin
INTRODUZIONE
L’assolutismo biopolitico di Kim Il Sung
Ginnastica biopolitica e coreografie luminose per vestire un eterno presidente: Kim Il Sung. Questo statista ha schiacciato la Repubblica popolare di Korea con il suo regime totalitario dal 1948 (auspice lo stesso Stalin) fino alla sua morte nel 1994 - quando gli successe il figlio Kim Jong-il. Secondo i principi dell’ideologia Juche - una filosofia politica creata da Kim Il Sung, il governo nord koreano ha trasformato disciplina, controllo e responsabilità collettiva in un sistema di vita. Un patriottismo militarizzato, il principio dell’autonomia etnica e uno studiato volontarismo autodifensivo segnano il sistema biopolitico del paese col marchio di un regime-gulag unico nel suo genere.
Michel Foucault ha definito biopolitico quel tipo di governo e di amministrazione del corpo sociale che funziona come un organismo biologico. I fondamenti della politica nord koreana possono essere considerati come una sorta di network istintuale. Tutte le relazioni sociali e affettive tra gli individui, che tendono verso un medesimo obiettivo, passano attraverso questa rete. L’identificazione biopolitica del popolo nord koreano col suo governo -sperimentata come una sorta di sentire comune- trasforma l’immagine politica di Kim Il Sung nell’effettiva rappresentazione del potere. Basta dire che la festa koreana più importante è celebrata nel giorno successivo al suo compleano, mentre il calendario ufficiale del paese incomincia col 1912, anno di nascita del dittatore. Il suo titolo di Eterno Presidente conferma la presenza di una struttura senza data di scadenza.
Il livello di penetrazione soggettiva di questa filosofia è rafforzato da una serie di rappresentazioni pubbliche del potere, che si incaricano di legittimare e investire continuamente Kim Il Sung della sua autorità. La performatività del governo nord koreano si manifesta così in parate di massa ginniche e sincronizzate e in coreografie sportive studiate nei minimi dettagli. Questi eventi celebrano la solidità e la natura sistematica di questo regime disponendo migliaia di persone nello spazio secondo un complesso disegno prestabilito. Come avviene in occasione delle Olimpiadi o di altri Giochi, disciplina e controllo vengono sublimate nell’immagine collettiva della festa di massa, la cui funzione è appunto quella di conferire una dimensione ed un’immagine ufficiale a questo regime totalitario. Lo scopo di queste pantomime di massa sembra essere quello di trasformare la vita di un intero paese in una sorta di immenso tableau vivant inneggiante al potere in carica.
Nel 1992 l’artista e performer PierPaolo Koss fu invitato dalla capitale Pyongyang come membro di una delegazione diplomatica europea, e prese parte ad una tavola rotonda sul tema delle relazioni fra coreografia e corporalità. Profittando di questo soggiorno di tre settimane nel paese asiatico, scattò numerose fotografie e girò dei video, riuscendo a catturare vari aspetti del regime instaurato da Kim Il Sung. Le immagini della mostra Made in North Korea, sono tratte appunto da questo nucleo di immagini che abbiamo messo, non tutte, anche in questo breve dossier...
Comunque, tornando alla
persecuzione dei cristiani, "secondo un’ex guardia carceraria, la consegna
contro i prigionieri cristiani sarebbe di trattarli più duramente degli altri.
Secondo il rapporto della Commissione sulle Libertà Religiose, sponsorizzato
dall’Alleanza Evangelica Mondiale, questa ex guardia carceraria avrebbe
testimoniato davanti al Congresso americano. Il rapporto menziona il caso di una
donna che ricevette più volte calci e fu lasciata senza cure per giorni interi,
per il solo motivo di essere stata vista mentre pregava per un bambino che era
anch’egli stato percosso.
Le chiese clandestine (in modo particolare quelle evangeliche) della Corea del Nord, duramente perseguitate, danno alla
sofferenza un posto di rilievo, come lo mostrano i seguenti 5 principi, che sono
la loro regola di condotta:
Persecuzioni e sofferenze sono la nostra gioia.
Accettiamo il ridicolo, gli scherni ed il rigetto con gioia per il nome di Gesù.
Come cristiani vogliamo consolare quelli che piangono e sostenere quelli che sono feriti.
Siamo pronti a dare le nostra vita per amore per i nostri vicini, affinché anch’essi possano diventare cristiani.
Desideriamo conformare la nostra vita agli standard della Parola di Dio" (vedere qui).
Dei lavoratori si inchinano davanti alla statua di Kim Il-Sung a Pyongyang
“Dal 1994 ad oggi la Corea del Nord è in mano
al figlio di Kim il-Sung, Kim Jong-il. É
davvero il Dio dei nord coreani?
È un tiranno feudale spietato ed allo stesso tempo bizzarramente moderno. Celebrato in maniera faraonica, il suo compleanno è anche festa nazionale, come del resto quello del padre. Il culto dedicato a Kim il-Sung è una vera e propria religione; sono infatti molti i miracoli a lui attribuiti. Lo stesso Kim Jong-il è oggi venerato come il figlio di un Dio unico e la sua immagine si moltiplica, assieme a quella del padre, in statue monumentali ed in costruzioni di veri e propri templi dedicati al loro culto, come quelli degli imperatori dell’epoca confuciana. Pyonyang, vetrina del potere assoluto, sembra una vera e propria città santa dedicata al culto del padre e del figlio, tutta l’architettura urbana è un omaggio titanico all’unica monarchia comunista ereditaria; domina la torre della “Juche”, “autarchia”, dal nome dell’ideologia propugnata dal Caro Leader, alta oltre 150 metri e sovrastata da una grandiosa fiamma in vetro sempre illuminata.”
Festa per il compleanno di Kim Il-Sung a Pyongyang
Per il quinto anno consecutivo, la Corea del Nord arriva in testa alla classifica mondiale delle persecuzioni. Nessun altro paese tratta i cristiani come questo qui. I media si sono focalizzati sul paese nel 2006, ma niente è cambiato per la popolazione nord-coreana. Il regime ha lanciato dei missili e testato delle armi nucleari nel 2006, il che significa un nuovo irrigidimento politico del paese. Abbiamo potuto ottenere più informazioni che indicano che ci sono stati più cristiani arrestati nel 2006 che nel 2005. Ci sono sempre delle persone detenute nei campi di lavoro e la vita quotidiana in Corea del Nord è semplicemente inumana.
Tra i 50.000 e 70.000 cristiani soffrono attualmente nei campi. Molti sono torturati. I nord-coreani non esitano a rischiare la vita tentando di rifugiarsi in Cina. Una volta attraversata la frontiera, parecchi si sono convertiti dopo essere stati in contatto con dei cristiani. Certi cristiani nati di nuovo tornano anche nel loro paese per condividere il messaggio dell’Evangelo. Il cristianesimo è considerato come una minaccia seria per la stabilità del paese. Il regime ha lanciato una caccia ai cristiani in tutto il paese e più particolarmente quelli che dalla Cina, cercano di ritornare nel paese. Molti di loro sono stati arrestati, torturati, talvolta persino giustiziati. Tuttavia, nonostante le difficoltà incontrate, i cristiani s’impegnano nella Chiesa locale, Corpo di Cristo, e tengono duro durante questo periodo di persecuzione spietata.
Iconografia auto-celebrativa del regime nord coreano
Corea del Nord: Lavori forzati
Questo
“paese senza la Bibbia” vive ancora sotto l’ultimo regime comunista staliniano
che sta sviluppando un programma al fine di produrre la bomba atomica. Esso
perseguita senza pietà i cristiani.
Il missionario Kim Tae Jin, durante un giro in Europa con “Portes Ouvertes”, ha
riferito delle notizie sul suo paese. Prima di potersi rifugiare in Cina, questo
coreano del nord di 50 anni conobbe, per motivi politici, diversi anni di lavori
forzati.
Mentr’era fisicamente esausto, fu costretto a dei lavori estenuanti. Inoltre,
era regolarmente maltrattato e torturato in modo violento. All’uscita dalla
prigione, la sua famiglia rifiutò di riprendere contatto con lui. È in Cina che
Kim è divenuto cristiano.
Dal 2001, egli vive in Corea del Sud dove ha creato un Istituto Biblico per
cristiani espatriati dalla Corea del Nord. “Portes Ouvertes” stima al 2 % il
numero di cristiani in questo paese che conta 23,6 milioni di abitanti.
È troppo pericoloso avere una Bibbia con sé: perciò i rifugiati imparano a
memoria delle porzioni della Bibbia e le ricopiano al loro ritorno a casa. Kim
chiama i cristiani a pregare per il suo paese, la Corea del Nord.
Soldati nord coreani alla frontiera con il sud Corea
Secondo un documento preparato dal Dipartimento propaganda dell’esercito
nordcoreano, intitolato “Salvare i nostri soldati dalla minaccia della
religione”, la fede è diffusa fra i soldati e per questo “deve essere estirpata
senza indugi”.
Seoul – La religione “si sta diffondendo come un cancro persino all’interno
dell’esercito nordcoreano, chiamato a difendere il socialismo”, e per questo
“deve essere estirpata senza indugi, dato che essa viene dai nostri nemici
sparsi in tutto il mondo”. E’ il contenuto di un documento segreto preparato dal
Dipartimento propaganda dell’esercito nordcoreano, intitolato “Salvare i nostri
soldati dalla minaccia della religione”. Il testo è stato inviato ad uno dei
membri della Commissione democratica per la Corea del Nord, che riunisce gli
esiliati ed i rifugiati politici, che lo ha tradotto e fatto circolare.
Secondo il testo, “non si deve guardare, ascoltare o leggere alcun prodotto
fatto dai nemici, che cercano in questo modo di veicolare messaggi religiosi ed
anti-socialisti. Bisogna prestare estrema attenzione alle delegazioni straniere,
che nascondono spie pronte distribuire materiale religioso e superstizioso”.
Questo materiale “è come veleno, che corrompe il socialismo e paralizza le
classi lavoratrici. Dato che questo veleno è nostro malgrado circolato persino
fra i nostri soldati, ora è necessario estirparlo e vigilare affinché non
ritorni”.
In Corea del Nord è permesso soltanto il culto del leader Kim Jong-Il e di suo
padre Kim Il-Sung. Il regime ha sempre tentato di ostacolare la presenza
religiosa, in particolare di buddisti e cristiani, e impone ai fedeli la
registrazione in organizzazioni controllate dal Partito. Sono frequenti le
persecuzioni brutali e violente nei confronti dei fedeli non iscritti e di
coloro che praticano l’attività missionaria.
Da quando si è instaurato il regime comunista nel 1953, sono scomparsi circa 300
mila cristiani e non ci sono più sacerdoti e suore, forse uccisi durante le
persecuzioni. Attualmente sono circa 100 mila quelli che nei campi di lavoro
sono sottoposti a fame, torture e perfino alla morte. Ex funzionari nord-coreani
e prigionieri hanno affermato che i cristiani nei campi di rieducazione o in
carcere sono trattati molto peggio degli altri detenuti.
Ancora la festa del compleanno del dittatore
Dalle
nostre ricerche sembra che il numero dei nord coreani rinchiusi nei campi di
concentramento superi un milione di unità. “Certi lager sono così grandi che,
nelle foto prese dal satellite, sembrano dei veri e propri villaggi!” Afferma
Simon, il responsabile del lavoro di Porte Aperte in Corea del Nord del quale
abbiamo cambiato il nome per motivi di sicurezza. Secondo i nostri calcoli gli
otto campi, nei quali il regime ha rinchiuso i prigionieri politici, contiene da
500.000 a un milione di prigionieri.
Altri centinaia di migliaia di nord coreani lavorano in altri 30 lager. In
totale il numero dei reclusi di questi campi di lavoro supera il milione. Simon
stima che i cristiani presenti in Corea del Nord siano almeno 200.000, ma
potrebbero essere addirittura 500.000. Almeno un quarto di loro si trovano nei
campi di lavoro fra i prigionieri politici, a causa della loro fede. Da questi
campi raramente si esce vivi. “In Corea del Nord è vietato essere cristiano”
spiega Simon ” …e chiunque viene trovato con una Bibbia viene internato con
tutta la famiglia. Anche coloro che cercano di fuggire in Cina rischiano di
essere rinchiusi in questi campi, ma se le autorità sospettano che questi
rifugiati abbiano avuto contatto con cristiani cinesi, li torturano o li
uccidono”.
Iconografia celebrativa del regime stalinista nord coreano
In
un’intervista realizzata dalla Commissione USA sulla libertà religiosa
internazionale (U.S. Commission on International Religious Freedom, USCIRF), sei
tra poliziotti ed agenti di sicurezza hanno ammesso di essere stati
specificatamente formati ed istruiti dai loro superiori per infiltrarsi,
fingendosi cristiani, nelle riunioni di preghiera di fratelli nord coreani, al
fine di incriminare, arrestare e, a volte, giustiziare i credenti in Corea del
Nord. L’obiettivo dichiarato è quello di scovare i piccoli gruppi cristiani ed
eliminarli.
Gli agenti intervistati hanno anche spiegato che il Governo Nord Coreano
considera la religione, ed in particolare il Cristianesimo, un attentato alla
sicurezza nazionale. Perciò il governo forma agenti specificatamente dedicati ad
“arginare” la diffusione della fede cristiana, preparandoli a creare finte
riunioni di preghiera, dando loro basi teologiche ed infiltrandoli nelle chiese
in Cina. Hanno fatto sapere che le detenzioni e gli interrogatori di cristiani
sono continui, dato che il Governo crede che i missionari sud coreani siano un
pericolo per la stabilità dello Stato.
APPROFONDIMENTO
Popolazione piegata dalla carestia,
ma il regime salva le statue dei Kim
Il Programma alimentare mondiale dell’Onu lancia l’allarme: 6,5 milioni di nordcoreani rischiano di morire per fame. Il regime risponde con sprechi enormi dettati dal culto della personalità dei due dittatori: 890 milioni di dollari per salvare le statue di Kim Il-sung e Kim Jong-il in caso di attacco.
testimonianza di una cristiana sopravvissuta
ai gulag del regime stalinista
Nel suo racconto, Soon Ok Lee, la cristiana sopravvissuta, ha definito il regime di Pyongyang "il male peggiore del mondo". "Il campo in cui sono stata mandata racconta si trova nella provincia meridionale di Pyung-yang. All'interno vi erano rinchiusi circa 6 mila prigionieri, 4 mila maschi e 2 mila femmine. Molti di loro erano stati mandati lì per motivi assurdi"...
Intervista con l’arcivescovo di Seoul, il cardinale
Nicholas Cheong Jinsuk, sulle priorità della Chiesa coreana.
Prima del 1949 in Corea del Nord i cattolici erano 55mila. Quando scattò la persecuzione molti scapparono, ma molti vennero uccisi. Oggi c’è chi dice che ci siano ancora mille cattolici, altri dicono che potrebbero essere tremila. Ma non si hanno certezze. Le chiese poi furono tutte distrutte, sennonché quando in Corea del Sud si celebrarono le Olimpiadi, a Pyong-yang improvvisamente ne venne costruita una, dal nulla… Ma non fu un fatto miracoloso: è facile intuire che era una mossa del regime per cercare di dimostrare che anche al Nord c’erano cattolici liberi di professare la loro fede. Il che ovviamente non corrisponde alla realtà.