QUANDO RITORNA GESÙ?

PARUSIA E ANTICRISTO: I GRANDI

ASSENTI NELLA VITA DELLA CHIESA

 

"Voi riconoscerete il momento del Mio ritorno quando vedrete scoppiare le guerre

di religione. Quando vedrete accadere questo, sappiate che sto per arrivare".
 

Gesù ad Alphonsine, Kibeho, Rwanda, 1981-1989 -

Apparizioni riconosciute dalla Chiesa locale

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

Gli “ultimi tempi” negli scritti del Montfort

"P. Lhomeau in un suo scritto del 1919, a commento degli apostoli degli ultimi tempi secondo il Montfort, così sintetizza cosa la Chiesa intenda per “ultimi tempi”:

“Il linguaggio cristiano dà il nome di “ultimi tempi” a un periodo di una durata senza dubbio indeterminata che può comprendere anni o secoli, nei quali le catastrofi o gli avvenimenti di qualunque genere, particolarmente i lutti della Chiesa, le sue cadute e i suoi trionfi, infine, tutto avrà un carattere estremo, e per così dire, terminale, che preparerà la seconda venuta di Cristo (…). Questo è ciò che noi chiamiamo parusia. Questo ritorno di Cristo è l’oggetto della nostra fede; e lo stesso Maestro ci ha comandato di vegliare e di attendere (…). La sua data è nel segreto di Dio”

Il Montfort, profeta dallo sguardo d’aquila che ricorda da vicino l’evangelista Giovanni, ha “visto” e vissuto drammaticamente nello spirito questi avvenimenti e ne ha fatto la base della sua impostazione teologica e apostolica: “In questi ultimi tempi, Dio vuole dunque rivelare e manifestare Maria, capolavoro delle sue mani…” (VD 50). Così, nel Trattato della Vera Devozione, inizia la sezione riguardante l’azione di Maria in preparazione alla venuta del regno di Gesù.

Come Gesù portò i suoi apostoli prediletti sulla montagna della trasfigurazione per aprire loro gli orizzonti dello spirito, così Maria conduce il suo apostolo sulla cima della sublime Montagna che Ella stessa è, per fargli vivere la trasfigurante esperienza degli apostoli degli ultimi tempi.

Nell'alto di questa “Montagna” il Montfort viene inserito nella dimensione di Fuoco dei profeti del Vecchio e Nuovo Testamento, in particolare Daniele e l'apostolo Giovanni: come questi vide la lotta degli Angeli in cielo (Ap 12,7-9) così il Monfort vede e vive con drammatica realtà la lotta degli uomini sulla terra, “la progenie di Belial” e la discendenza di Maria (PI 15). E' l'ultima lotta di Maria-Chiesa contro il “dragone dalle sette teste e dieci corna” (Ap 12,3) che terminerà con la vittoria di Cristo e di Maria sul “grande avversario” e con l'instaurazione del regno del Padre.

Giovanni Battista ha preparato la via a Gesù. San Luigi Maria Grignion “per mezzo di Maria, con Maria, in Maria e per Maria” (VD 257) negli ultimi tempi prepara la via alla seconda venuta di Gesù “con grande potenza” (Mt 24): la “potenza” è un attributo specifico di Dio Padre e, nella Preghiera Infocata, il Montfort si rivolge direttamente a Lui, chiedendogli di intervenire in nome di tutta la creazione: “La tua volontà non deve compiersi in terra come in cielo e non deve stabilirsi il tuo regno? Non hai rivelato, già da tempo, a qualcuno dei tuoi amici un futuro rinnovamento della Chiesa? Non devono gli Ebrei riconoscere la verità? Tutto questo attende la Chiesa. Tutti i santi del cielo gridano: non farai giustizia? Tutti i giusti della terra implorano: Amen. Vieni, Signore! Tutte le creature, anche le meno sensibili, gemono sotto il peso degli innumerevoli delitti di Babilonia e invocano la tua venuta che restauri ogni cosa: sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme...” (PI 5)".

In questo quadro d'attesa della "Parusia" del Signore vanno viste le apparizioni della Madonna, in modo particolare quelle da Fatima a Medjugorje, come un modo per preparare l'umanità e la Chiesa tutta alla ormai vicina venuta di Cristo per stabilire il Regno del Padre anche sulla Terra.

 

 

INTRODUZIONE

LA PARUSIA INTERMEDIA DEL SIGNORE,

LA GRANDE SCONOSCIUTA

 

Un giorno un teologo, Padre Martino Penasa, chiese al Card. Ratzinger (non ancora Papa), se era una eresia credere alla venuta intermedia di Gesù? No! Credere ed affermare che esiste una Venuta Intermedia di Gesù per Regnare anche su questa terra non è un’eresia. La Chiesa Cattolica, disse il Card. Ratzinger, non si è mai pronunciata ufficialmente su questo argomento, per cui chi crede alla Venuta intermedia non è eretico.

di Claudio Prandini

 

L'argomento di questa settimana, con il quale apriamo anche il 2011, non è molto semplice da spiegare, in quanto si tratta probabilmente del più grande equivoco in cui la Chiesa cattolica sia incorsa, gestendolo acriticamente nel suo seno, da S. Agostino (e anche s. Girolamo) in poi. Si tratta del problema teologico della Parusia (manifestazione - venuta) del Signore. Il tema della Parusia finale è di per sé un punto fermo nella Chiesa che nessuno può mettere in discussione, ma ciò che invece è ancora in discussione, quindi lasciato alla libera ricerca dei teologi, sono le sue modalità temporali, in particolare se si debba ammettere una Parusia intermedia, come le scritture e i primissimi tempi della Chiesa sembrano lasciare intravedere (Esempio: Is 2,1-5; salmo 85,10-14; At 3,19-21).

Sinteticamente la questione è questa: da S. Agostino in poi, cioè dal quinto secolo, la Chiesa cattolica adottò integralmente la visione di Agostino per quanto riguardava la venuta di Gesù, in contraddizione con quanto aveva affermato una buona parte della patristica prima di lui.

Che cosa affermavano molti padri della Chiesa, appoggiandosi sulle scritture, sulla venuta del Signore? Essi affermano che vi sarebbe stata una venuta intermedia del Signore, per instaurare sulla terra il Regno di Dio per un certo periodo, poi il diavolo sarebbe di nuovo stato liberato, per l'ultima battaglia contro Dio. L'ultima venuta di Cristo sarebbe stata quella del giudice e della fine della vita sulla terra, perché alla fine esisteranno solo due realtà: il paradiso e l'inferno (s. Ireneo, p. 123; s. Giustino, 113-114).

Che cosa afferma invece S. Agostino, il quale aveva anche lui professato in un primo tempo la dottrina della "Parusia intermedia" come i Padri della Chiesa precedenti, a riguardo della venuta del Signore?  Egli meditando il testo dell'Apocalisse (cap. 19 e 20), nella sua monumentale opera della "Città di Dio", ne dà una spiegazione molto allegorico-simbolica, perdendo in tal modo tutti i tratti specifici del problema che tale testo pone in evidenza con chiarezza. L'allegorismo spinto è sempre stato per gli esegeti un cattivo consigliere e anche S. Agostino, in questo frangente, vi era caduto in pieno. Proviamo a leggere un breve brano del'Apocalisse:

 

1 Poi vidi scendere dal cielo un angelo che teneva in mano la chiave del mondo sotterraneo e una lunga catena.

2 L'angelo afferrò il drago, il serpente antico, cioè Satana, il diavolo, e lo incatenò per mille anni,

3 lo gettò nel mondo sotterraneo, ne chiuse l'entrata e la sigillò sopra di lui. Così il drago non avrebbe più ingannato nessuno per mille anni. Alla fine dei mille anni però, dev'essere sciolto per un periodo di tempo.

4 Poi vidi, seduti in trono, coloro che Dio ha incaricato di giudicare: vidi le anime dei decapitati, uccisi perché si erano messi dalla parte di Gesù e della parola di Dio, e vidi quelli che non si erano mai inginocchiati davanti al mostro e alla sua statua e non hanno avuto il suo marchio segnato sulla fronte o sulla mano. Tornarono in vita e regnarono con Cristo per mille anni.

5 Gli altri morti non tornarono in vita finché non furono passati i mille anni. Questa è la prima risurrezione.

6 Beati quanti partecipano alla prima risurrezione! Essi appartengono al Signore, e la seconda morte non ha nessun potere su di loro; anzi, essi saranno sacerdoti di Dio e di Cristo, e regneranno con lui per mille anni.

7 Quando saranno trascorsi i mille anni, Satana sarà liberato dalla sua prigione,

8 e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra... (Ap. 20,1-8)

 

Agostino leggendo questo passo tirò fuori la dottrina dell'unica venuta di Cristo alla fine del mondo, che è poi quella che è arrivata fino a noi e che la Chiesa insegna da secoli, ma che diverge da quello che hanno creduto molti padri della Chiesa prima di lui.

Tredici anni fa un cardinale, ad un congresso mariano, si è espresso in questo modo: "La Chiesa sta arrivando alle soglie del Terzo millennio, che sicuramente sarà quel Millennio di cui parla l'Apocalisse, nel quale il demonio sarà incatenato" (Cardinale Stickler, maggio '98). Evidentemente anche lui non la pensa come Agostino, visto che accetta di più l'interpretazione letterale del passo sopra citato.

Ma cos'è accaduto a Sant'Agostino per discostarsi così profondamente, su questo tema, dalla patristica precedente? Forse tre cose sono a fondamento del grande equivoco, come dicevamo sopra:

a) la sua dipendenza culturale dal neoplatonismo, in genere, e da Origene, in particolare, il quale aveva portato avanti un'esegesi troppo basata sull'allegorismo;

b) la battaglia contro le eresie, in particolare, nel nostro caso, contro il millenarismo, che si risolse a suo favore, solo dopo aver sacrificato la verità principale: che Gesù sarebbe tornato ancora una volta, prima della sua venuta finale, per permettere ai poveri, in senso evangelico, di possedere la terra per un lungo periodo, come è detto anche nel discorso della Montagna (Mt 5,5) e nel Salmo 37, 9-11;

c) il bisogno di portare a termine un'opera che, in mezzo al suo ufficio di vescovo, portava avanti da ben più di un decennio. Questi motivi non permisero al santo di approfondire più diligentemente e ulteriormente la questione, così, anche grazie all'autorità morale di cui ha sempre goduto nella Chiesa, la sua dottrina della sola Parusia finale è arrivata fino a noi.

Ma qualcosa d'inaspettato si è mosso, soprattutto nel XX secolo e nel primo decennio del XXI secolo, a questo riguardo: grandi movimenti carismatici, scaturiti dalle apparizioni della Vergine, hanno fatto riaffiorare l'antica verità della Parusia intermedia.

Citiamo tre casi:

1° Fatima;

2° il Movimento Sacerdotale Mariano;

3° Medjugorje.

A Fatima la Vergine promise "che il suo cuore Immacolato avrebbe trionfato (Ap 12) e che sarebbe stato concesso al mondo un periodo di pace" (seconda parte del segreto). Questo "periodo di pace" non può essere quello che abbiamo avuto in Europa dopo la seconda guerra mondiale, perché la Madonna parla di pace mondiale e sappiamo che fin'ora essa non vi è mai stata! Poi una cosa è la pace del mondo e una cosa è la Pace di Dio,  che sarà portata con la Parusia  intermedia e che segnerà anche il trionfo del Cuore Immacolato di Maria.

Al Movimento Sacerdotale Mariano, ormai riconosciuto da parte del Vaticano, Maria, attraverso le locuzioni interiori donate a don Stefano Gobbi, sta preparando la Chiesa, in particolare i sacerdoti, ai "tempi nuovi" che stanno giungendo e che la nostra generazione vedrà con i propri occhi (Messaggio del 26/5/1996, p. 1105 del libro di don Gobbi).

A Medjugprje (1981)la Madonna è come se portasse a termine la lunga parabola delle apparizioni, iniziate con la Salette (1846), passando poi per fatima (1917) fino ad arrivare ai nostri giorni. Il fine è sempre il medesimo: combattere all'origine le conseguenze nefaste dell'apostasia di massa, di cui noi oggi ne vediamo tutte le conseguenze, con la preghiera, il ritorno a Dio, la vita santa, la penitenza e il digiuno, in attesa dei tempi nuovi.

"Riassumendo, ci è possibile affermare che al di là del millenarismo condannato dalla Chiesa esiste un millenarismo ortodosso, che è quello biblico. È presente nel testo di Ap 20, 1-6. Detto passo si capisce soltanto nel suo contesto, che è quello della Settimana Universale. I santi Padri lo hanno insegnato nei primissimi tempi della Chiesa, prima che Origene, che fu scomunicato dal suo vescovo (e che purtroppo Agostino seguì), intervenisse a creare lo scompiglio" (crf. PARUSIA INTERMEDIA - Apostasia. Apocalisse. Apoteosi).

Ricordiamo che non si tratta di una vana discussione, ma della retta interpretazione della Parola di Dio la quale ha enormi conseguenze sul piano pastorale! Non si possono pienamente comprendere fenomeni come Fatima e Medjugorje senza prendere in considerazione la dottrina patristica della Settimana Universale, ovvero come preparazione ai tempi nuovi promessi dalle Sacre Scritture.

 

 

Papa Benedetto XVI guida la Chiesa

 all'incontro con Cristo che viene.

 

Gesù ritorna presto....

 

 

QUANTE SONO LE PARUSIE DEL SIGNORE?

Fonte web

Nel dibattito teologico si è imposta recentemente una questione escatologica che sembrava risolta, ma che ora riemerge per i molti interrogativi che essa pone. Illustreremo brevemente la questione che, della venuta del Signore Gesù Cristo alla fine dei tempi, data dalle molti apparizioni e messaggi celesti appare imminente, ma non come l'ultima e definitiva. Viviamo nella consapevolezza che i tempi dell'iniquità, della ribellione alla legge di Dio, del disordine morale e sociale stanno per aver un termine. E' una fine stabilita da Dio e non dalla presunzione umana, che può giungere perfino alla totale distruzione del pianeta. E' l'ora che scade con la venuta o Parusia del Signore, che viene per ristabilire l'ordine divino nella società e nel creato. Introduciamo, pertanto, il tema focalizzando le tesi contrapposte di due teologi italiani per giungere a delle conclusioni critiche.

Nel dibattito sulla questione della Parusia intermedia, apparso sulla rivista "Il Segno del Soprannaturale" (n. 106), il prof. Ivo Cisar Spadon riafferma in sintesi la posizione ufficiale della Chiesa sull'unicità della Parusia di Cristo risorto alla fine del tempo.

In risposta al prof. Spadon, nell'articolo seguente, il padre Martino Penasa, sulla base di una rinnovata lettura esegetica, patristica e profetica-rivelativa, riscontra invece tre parusie: l'Incarnazione, la parusia intermedia di Apocalisse 19-20 e la parusia finale.

Ad essere più precisi, il prof. Spadon si sbilancia oltremodo per sostituire, sic et simpliciter, al termine Parusia il termine analogo in lingua italiana 'venuta', per cui abbiamo molte più venute del Signore di quelle indicate da p. Penasa, come la trasfigurazione e la risurrezione... Chi dei due ha ragione? Entrambi citano le Scritture e la Tradizione, suscettibili entrambe di varie interpretazioni, ma il Magistero, che definisce il contenuto della Rivelazione pubblica, sul dogma della Parusia (il Credo, Documenti conciliari, il Catechismo della Chiesa Cattolica) sembra dare più forza alle argomentazioni del professore.

Il biblista Martino Penasa, nel sostenere la Parusia intermedia, non entra in contraddizione con la dottrina della Parusia finale, come qualcuno ha pensato, ma mette in luce l'esistenza di un 'vuoto dogmatico' nella Sacra Dottrina. In breve, manca una parusia, la così detta Parusia intermedia di Apocalisse 19-20. Quindi è bene sottolineare che non è in discussione il dogma della Parusia finale; fin qui siamo tutti d'accordo, ma la mancata definizione di una parusia, riconosciuta unanimemente dai primi cristiani, studiata dai padri della Chiesa e cancellata successivamente dall'interpretazione allegorica di Origene, Agostino e Girolamo!

La posizione teologica di p. Penasa ha posto in questione la Parusia dimenticata dai più e coraggiosamente riaffermata dalle recenti rivelazioni private.

L'interpretazione del biblista è da prendere in seria considerazione, senza schierarsi aprioristicamente dietro l'autorità del Magistero, che in questo caso non può venire in aiuto alla soluzione del problema, se prima i teologi e i fedeli tutti non si impegnano a discernere le cause che hanno portato nella teologia la sparizione di una Parusia del Signore.

Ricordiamo che non si tratta di una vana discussione, ma della retta interpretazione della Parola di Dio. Innanzitutto, prima di entrare direttamente nella questione, occorre aver chiaro il concetto di "parusia", giacché la terminologia è fondamentale per la soluzione del problema.

Il termine Parousia viene dal greco che significa in genere 'presenza' e 'venuta'. Ma il termine ha propriamente un senso tecnico impiegato per l'arrivo di un signore, di un sovrano, persino di un dio, che soccorre i suoi credenti dall'ingiustizia (cfr. Braumann 1976: 1214).

Ora, nel testo dell'Apocalisse, non appare espressamente il termine parusia, ma "benché il nostro vocabolo non v'appaia affatto, è piena di una vibrante speranza parusiaca" (oepke 1974: 871).

Pertanto, le Sacre Scritture non esprimono chiaramente l'unicità o la ternarietà della Parusia del Signore. Ed è proprio l'esatta definizione del termine 'parousia', impiegato dalla comunità credente per dare un contributo fondamentale nello stabilire il senso letterale della Parusia intermedia di Apocalisse 19-20, distinguendola così dall'Incarnazione e dalla Parusia finale. E' questa la chiave del problema.

Le soluzioni proposte sono tre: la prima, la più antica, afferma l'indipendenza tematica di Apocalisse 19-20, accettando, al di là del linguaggio apocalittico del testo, un contenuto letterale alla Parusia intermedia; la seconda, apparsa intorno al secolo IV d.c., presenta una dipendenza tematica di Apocalisse 19-20, tramite una lettura allegorizzante, dall'Incarnazione (così Origene, Agostino, Gerolamo); la terza soluzione, la più moderna, illustra il testo Apocalisse 19-20, tramite una lettura redazionale, come il doppione dalla Parusia finale (così Ugo Vanni).

Se si dimostra che Ap 19-20 gode di una indipendenza tematica, e quindi che si può ricavare da essa un senso letterale proprio, si giustifica a livello teologico la presenza di un'ulteriore parusia, che è intermedia perché posta tra la venuta del Signore nella carne (Incarnazione) e la venuta del Signore nella gloria universale (Parusia finale). Questa parusia, la chiamiamo d'ora in poi Parusia intermedia per distinguerla da quella finale, era focalizzata dai primi Padri della Chiesa all'interno del modulo della 'settimana universale', cioè i sette millenni dell'umanità come sette sono i giorni in cui Dio creò l'universo. La Parusia intermedia veniva posta al principio del settimo millennio (alla fine del sesto l'Anticristo e al settimo il Cristo parusiaco, così Ireneo 1984b: 226-227), secondo l'impostazione della 'settimana universale' a cui, peraltro, si rifà implicitamente l'autore dell'Apocalisse nella scansione del settenario dei sigilli. L'esegeta A. Ferrer, ha notato nell'Apocalisse una settimana di settimane in un complesso collegamento con il racconto della creazione di Gn 1-2, e con le quattro parti dell'anno, a loro volta in relazione con le feste giudaiche e i loro lezionari, con gli elementi cosmici, con i segni zodiacali e con le dodici tribù.

In tal modo ai settenari, sei come i giorni dell'opera creativa di Dio, seguirebbe il sabato del riposo divino, esso senza opere e senza suddivisione settenaria (cfr. Ferrer, Rebirth, cit. in Biguzzi 1996: 31). Se, secondo il modulo della settimana universale l'umanità vivrà tanti millenni quanti i giorni impiegati da Dio per creare il mondo, allora il regno messianico della durata di mille anni coincide col settimo della creazione, quindi, secondo un rapporto di analogia, col 'riposo' (in ebraico 'sabbath', da cui la parola sabato) di Dio, dopo la vittoria definitiva del Signore sull'Anticristo e sullo pseudoprofeta e la reclusione del loro capo, Satana, per mille anni nell'abisso.

Pertanto, la Parusia intermedia è posta all'inizio del settimo millennio dalla nascita di Adamo (stimata intorno al 4004 a.C.). Una esegesi seria su Ap 19-20 prende in considerazione il carattere profetico del regno messianico dei mille anni (cfr. Prigent 1985: 604-605), senza associarlo al periodo della Chiesa a partire dall'Incarnazione, quindi "al tempo presente, quello cioè della prima venuta" (Agostino 1992: 968); né all'eternità dopo la Parusia finale, come afferma perentoriamente Ugo Vanni: "si tratta senz'altro della seconda venuta" (cioè la Parusia finale, n.d.A.)(Vanni 1991: 319); né tanto meno alle interpretazioni ereticali delle varie sètte millenaristiche.

Riassumendo, si constata che la Parusia intermedia non gode presso la maggior parte dei teologi di una propria autonomia tematica perché, o viene associata alla prima venuta, ossia all'Incarnazione, o alla Parusia finale.

Generalmente i teologi associano la Parusia intermedia all'Incarnazione, perché seguono pedissequamente l'esegesi allegorica di s. Agostino (ad esempio Wikenhausen, Bordoni, Gozzellino). La nuova interpretazione redazionale non trova il sostegno di grandi esegeti come Prigent o Brütsh.

Dobbiamo chiederci come mai sono sorte dal testo di Ap 19-20 due interpretazioni della stessa Tradizione. Precedentemente abbiamo abbozzato in modo schematico una linea storica dell'esegesi del testo dell'Apocalisse in questione. Senza dubbio la prima Tradizione era unanime nell'accettare il senso letterale di Ap 19-20, così ad esempio la Didaché, Barnaba, Papia, Giustino, Ireneo, Lattanzio (cfr. Penasa 1994; 103-134). Pertanto l'esegesi patristica più antica accettava l'indipendenza tematica di Ap 19-20, senza confonderla con altri momenti dell'economia salvifica come l'Incarnazione e la Parusia finale. In effetti, già nel libro dell'Apocalisse si trovano in perfetta sintesi i tre momenti salienti dell'economia salvifica: l'Incarnazione in Ap 12, 1-6; la Parusia intermedia in Ap 19, 11-21. 20, 1-6, che è ben distanziata, con la cifra dei 'mille anni', dalla Parusia finale di Ap 20, 11-15.

Teniamo presente che la maggior parte dei Padri di questa venerabile Tradizione erano di lingua greca, ed alcuni beneficiarono direttamente dell'insegnamento apostolico. Quindi si suppone una maggiore autenticità di questa tesi rispetto a quella sorta dalla Tradizione latina che forse, proprio per aver dimostrato una scarsa conoscenza della lingua dei testi sacri, non seppe decodificarla in modo opportuno.

Sappiamo per certo che proprio s. Agostino, colui che più di tutti incise per l'interpretazione allegorica di Ap 19-20, rapportandola al tema dell'Incarnazione, non aveva una buona acquisizione di questa lingua (Agostino 1987: 52). Ed inoltre, registriamo, al momento del passaggio dal senso letterale al senso allegorico di Ap 19-20, un uso esagerato del metodo allegorico adottato dalla scuola di Alessandria a danno, come tutti sanno, della retta comprensione delle Sacre Scritture.

Il primo ad allegorizzare in modo sistematico Ap 19-20 è stato Origene (cfr. Commento a Giovanni), che fu un teologo scomunicato dal suo stesso vescovo e ritenuto un eretico già in vita, ma non dai suoi estimatori, tra i quali troviamo proprio coloro che hanno allegorizzato in maniera definitiva Ap 19-20, cioè Agostino e Girolamo. Questi padri, nel dare un senso allegorico ad Ap 19-20, credettero di risolvere la questione millenarista. E qui dobbiamo precisare che la questione della Parusia intermedia è da collocare in una problematica teologica più ampia che abbraccia le concezioni del millenarismo e del messianismo regale.

Si nota nell'interpretazione di s. Agostino un difetto di comprensione del termine parousia. E' bene, dunque, ritornare sul vocabolo specificando la sua eccezione nel Nuovo Testamento.

La Parusia del Signore presenta quattro caratteristiche:

1° è universale: riguarda sia i vivi che i morti;

2° è conflittuale: vi è una battaglia definitiva tra bene e male, con vittoria definitiva di Dio sul Maligno;

3° è giudiziale: segue alla battaglia definitiva una separazione netta dei due schieramenti;

4° è trasformante: l'universo viene purificato da ogni traccia del male; vi è una resurrezione dei corpi o trasfigurazione dei fedeli vivi, a seconda dei due momenti di ricreazione.

Si dà una Parusia quando si realizzano le quattro caratteristiche succitate.

E le caratteristiche si riscontrano solo nella Parusia intermedia e nella Parusia finale. Se i primi cristiani hanno potuto trovare nel vocabolo greco un concetto quasi analogo per designare un evento sacro, quale la Parusia del Signore, i latini dovevano accontentarsi di un comunissimo 'adventus', che non ha nessuna accezione tecnica né sacrale come il suo corrispettivo in italiano, 'venuta'.

Questa ipotesi filologica può essere la base per spiegare l'interpretazione grossolana di Agostino, che in nulla coincide con la Sacra Tradizione e forza inevitabilmente il contesto di Ap 19-20 e il suo senso letterale (cfr. Penasa 1994: 139-168).

Ci chiediamo: "Può l'Incarnazione essere una Parusia?". La risposta è adesso a portata di mano.

Brevemente: l'Incarnazione può definirsi una venuta ma non come una parusia, perché non è stata universale, ma limitata al popolo ebraico; è parzialmente conflittuale, perché il male non è stato completamente debellato, sicché Satana è ancora il principe di questo mondo; non è giudiziale, perché i giusti convivono ancora con i malvagi; non è trasformante in quanto il mondo e l'umanità sono rimasti tali come Cristo li ha lasciati, sebbene agisca in modo misterioso la grazia santificante.

Si impone, dunque, un distinguo nelle venute del Signore Gesù, che non sono tutte uguali, come qualcuno lascia intendere, ma vanno opportunamente differenziate.

In conclusione, siamo dell'avviso che tecnicamente sono due le Parusie del Signore: la parusia intermedia per sconfiggere la Triade infernale e ricreare il mondo per gli eletti trasfigurati dalla seconda Pentecoste; e la Parusia finale per sconfiggere Satana e ricreare il mondo per i risorti. E se con la teologia giungiamo a queste conclusioni, a livello profetico-rivelativo non manca una maggiore chiarezza sulla binarietà della Parusia del Signore. (Tratto da: Teofilo il Siculo, IL TEMPO DELL'ANTICRISTO E LA PARUSIA INTERMEDIA, Edizioni Segno, Udine 1998, prima appendice, pp. 175-183)

 

 

La venuta intermedia di Gesù apre i tempi nuovi

 

 

SEGNI PARTICOLARI CHE PRECEDONO

LA PARUSIA INTERMEDIA 

L'APOSTASIA (abbandono) DI MASSA (secolarizzazione) DALLA FEDE: 2 Ts 2,3

LA COMPARSA DEL FALSO PROFETA (o anticristo): 2 Ts 2,3 e 2 Ts 2, 1-12. Anche Giovanni Paolo II, in un discorso tenuto a Fatima il 13/05/82, sembra presentire tale pericolo: "Di fronte a noi sta il pericolo dell'apostasia da Dio, della lotta contro Dio e contro tutto ciò che è sacro e divino. Siamo forse vicini al tempo predetto da S. Paolo, il tempo dell'anticristo che si alza contro Dio e contro ogni specie di religione. E' il tempo però in cui anche lo Spirito Santo mobilita, attraverso la Madonna, tutta la Chiesa." (Citato da don A. Mutti su 'Eco' 72 - Il riferimento è a 2 Tess, 2, 1-8).

 

SCHEMA DEI TESTI BIBLICI, PATRISTICI E CARISMATICI CHE

 FANNO PENSARE AD UNA PARUSIA INTERMEDIA.

 

Antico Testamento

Nuovo Testamento

Padri della Chiesa

Voci Carismatiche

Letture principali

 

Letture principali

Alcuni autori e opere

Alcuni esempi

Isaia

 

2, 1-5;  9, 5-6; 11, 4-9; 14,9ss

65,17-25; 66,14ss

 Luca

 

21, 23-24; 21, 27-33

 (parusia intermedia)

La Didaché

A Fatima (1917)

Qui la Madonna profetizza la vittoria e il trionfo del Suo Cuore Immacolato

Daniele

 

7, 9-14; 7, 23-27

Matteo

Padre nostro (cap. 6)

Tutto il capitolo 24 (parusia intermedia); tutto il capitolo 25 (parusia finale)

La Lettera di Barnaba

A Suor Faustina (anni '30)

 (polacca), negli anni della seconda guerra mondiale, Gesù le dona il suo messaggio di amore e di speranza in un mondo pacificato dal suo amore misericordioso. Suor Faustina è ora riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa.

Ezechiele

 

Tutto il capitolo 37 (37,1-14)

 

Atti degli apostoli

 

At 3, 19-21;

La Parusia

intermedia in Papia

Maria Valtorta (anni '40)

Con i  "quaderni" e i 10 volumi sul Vangelo

Michea

 

4,1-4.

 

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Sofonia

 

3,9-13.

 

______________

 

Salmi

 

Come esempio riporto il salmo 85 vv. 10-14, ma ve ne sono altri.

Lettere apostoliche

 

Paolo

Soprattutto Prima e seconda lettera ai Tessalonicesi e in particolare 2, 1-12

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Giuda

 

Gd 17-19; 12-13

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Giacomo

Gc 5, 8-9

_________________

Pietro

2 Pt 3, 13

Testimonianza di s. Giustino martire

 

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Testimonianza di s. Ireneo

 

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Testimonianza di Tertulliano

 

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Testimonianza di Lattanzio

 

MEDJUGORJE 

Dal Giugno '81 la Madonna appare e guida non solo una parrocchia, ma è diventato un santuario internazionale di preghiera  e conversione per il mondo intero in attesa dei "tempi nuovi".

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Don Stefano Gobbi

 Amico del Papa, dal 1973 guida il Movimento Sacerdotale Mariano, promosso dalla Madonna stessa, che conta tra i suoi aderenti circa 400 vescovi, 100.000 sacerdoti, qualche cardinale e milioni di aderenti laici.

Il movimento è già stato riconosciuto da parte del Vaticano. Don Gobbi riceve messaggi da Maria circa i "tempi nuovi".

 

Apocalisse

 

Cap. 12 e 13;  19, 11ss e 20, 1-8;

 21,24

 

 

E TANTI ALTRI

Tutta la carismatica più seria sembra gridare con una sola voce: "Gesù sta per venire", per adempiere le scritture.

S. AGOSTINO e S. GIROLAMO (una sola parusia finale)

 

 

L'umanità è alla vigilia di grandi cambiamenti

 

 

IL TEMPO DELL'ANTICRISTO

 

(Prima parte)

(Articolo scritto nel 1996 da Claudio Prandini per la Rivista il Segno del soprannaturale)

 "Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo sappiamo che è l'ultima ora (...). Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio" (1 Gv 2,18-22). 

L'ultima ora" che s. Giovanni descrive, come l'ora dell'anticristo, riguarda anche il nostro tempo, poiché anche noi siamo "dentro" in quell'ora. L'ora di cui parla Giovanni non è l'ora dell'orologio, composta di sessanta minuti, con cui noi scandiamo il ritmo del tempo. L'ora di Giovanni designa l'era escatologica, quella che la Bibbia chiama "ultimi giorni", inaugurata dalla morte e dalla risurrezione di Cristo, che comprende tutto il tempo della Chiesa militante fino al tempo della salvezza, al ritorno di Cristo.

Se dunque anche il nostro tempo rientra in questo periodo intermedio, possiamo affermare che questo è anche il tempo dell'anticristo. Giovanni, nella sua lettera, ci mostra una specie di progressione del male nel corso della storia: prima gli "anticristi", poi l'"Anticristo" in persona. Ma chi sono gli anticristi? Giovanni risponde al singolare: "E' colui che nega che Gesù è il Cristo! L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio".

Storicamente parlando, l'anticristo è quello spirito di opposizione e di corruzione che contrasta l'azione salvifica di Cristo sulla terra. La sua è un'azione multiforme e intelligente, che ha come scopo quella di contrastare l'opera di Dio tra gli uomini e di allontanare definitivamente l'uomo dal suo creatore. Possiamo dividere l'opera dell'anticristo in due periodi storici principali che vanno dal I secolo dell'era cristiana fino al XVII secolo e dal XVIII secolo fino al XXI secolo

Primo periodo - Uno dei primi passi dell'anticristo fu di seminare discordie sulla natura e sulla persona di Gesù, di qui le prime eresie già a partire dal I secolo. Il contrasto con il potere politico di Roma pagana, che causò la prima grande fioritura di martiri cristiani e che proseguì, a fasi alterne, fino al IV secolo. Poi vennero i problemi ecclesiologici, teologici e politici, di qui i due maggiori scismi: quello fra la Chiesa d'Occidente e la Chiesa d'Oriente, nel 1054, e quello fra la Chiesa Cattolica e il Protestantesimo, avvenuto nel XVI secolo. Il contrasto religioso e militare con il mondo islamico occupò, a fasi alterne, l'epoca medioevale e, in parte, anche il Rinascimento tanto che solo per un miracolo l'Occidente riuscì a fermare la sua forza d'espansione militare (assedio di Vienna 1683). Ma, se la battaglia contro l'Islam era stata vinta, altre battaglie più insidiose attendevano il cristianesimo. Con il Rinascimento si cercò di portare quell'equilibrio, fra mondo spirituale e mondo materiale, fra scienza e teologia, fra ragione e fede, che nel periodo precedente era mancato. Tuttavia, l'umanesimo rinascimentale imboccò ben presto, grazie anche al trauma della Riforma protestante,  la strada che lo porterà, nei secoli successivi, verso l'Illuminismo e il Positivismo. Lo spirito dell'anticristo aveva ancora una volta sedotto l'uomo facendo leva sul suo orgoglio e sulla sua fragilità. Quanti scandali e quante infedeltà, non solo in quest'epoca, da parte degli stessi cristiani, hanno aiutato, anche se indirettamente, lo spirito dell'anticristo!

Secondo periodo - In questa fase storica, che comprende il periodo che va dal XVIII secolo fino al XXI secolo, abbiamo il pieno sviluppo dello scientismo e del razionalismo. Qui l'anticristo prosegue la sua opera di contrapposizione, di demolizione della Chiesa e del Messaggio cristiano. Dopo avere diviso la Chiesa nella sua unità organica (a livello teologico, liturgico, ecclesiologico e culturale, vere premesse di un'unità anche politica dell'Europa), inizia la sua campagna di demolizione ontologica del concetto di uomo e della metafisica del creato. Scientismo e razionalismo, che ben poco avevano a che fare con la vera "scienza" e la vera "retta ragione" intese in senso tomista, rappresentavano la nuova sapienza da contrapporre al Cristianesimo. Una volta che questa sapienza stabilì che solo il principio pensante era reale, essa giunse presto ad identificarlo con l'Essere supremo, infine questo scomparve, dietro all'immagine gigantesca, ma immaginaria, dell'uomo-re della natura e dio unico del suo piccolo universo. L'anticristo giunse ad intaccare, in tal modo, l'uomo sul piano religioso, intellettuale, sociale e morale.

Così, durante questi ultimi secoli, si cadde sempre più nel relativismo religioso e morale. Con lo studio comparato delle religioni, si giunse alla conclusione che, in pratica, le religioni si rassomigliano tutte e che esse sono il vero oppio dei popoli (Marx). La società veniva così evolvendosi su principi essenzialmente immanentistici e materialistici. Nasceva il marxismo, come reazione interna al capitalismo e alla società liberal-borghese del XIX secolo, ma la visione del mondo e dell'uomo, ereditata dall'Illuminismo e dal Positivismo, era sempre la stessa: Dio non esiste e l'uomo è un animale come tutti gli altri, anche se ha la prerogativa della razionalità. Il marxismo, nato nel seno del capitalismo europeo, esasperò semmai l'aspetto sociale e politico, imponendo di fatto la dittatura di una classe (in realtà di un partito!) sulle altre. Al mito dell'economia e del libero mercato, del liberalismo europeo, il marxismo contrappose la dittatura in nome di un certo tipo di economia e di un certo tipo di credo materialista, già insito nel capitalismo stesso. Liberalismo economico e marxismo, solo apparentemente contrapposti, erano in realtà le due teste di un unico mostro, quelle del materialismo pratico e teorico. Non per niente l'Apocalisse dipinge tutti i sistemi politici sotto le sembianze di forme mostruose, cioè come l'immagine della multiforme azione dell'anticristo.

A livello individuale, la cultura dell'anticristo si basò sempre più sul culto della propria individualità (individualismo) e del proprio benessere (edonismo), sul relativismo morale e religioso, che finirà ben presto per tramutarsi in quel nichilismo che è la vera culla di ogni violenza sia individuale che collettiva dell'era moderna. Lo spirito dell'anticristo, nel nostro tempo, ha scisso sempre più l'uomo dalla sua vera origine e dal suo vero scopo, lasciandolo in balia della sua fragilità e della precarietà dell'esistenza, come se un naufrago si trovasse a un tratto su una barca senza timoniere, senza ricordare né da dove viene né dove deve andare.

Tuttavia, in questa seconda fase, siamo ancora nel tempo degli "anticristi", come direbbe Giovanni. Solo quando tutti i preparativi saranno ultimati, preparativi durati molti secoli, apparirà colui, cioè l'Anticristo, che dovrà incarnare alla massima potenza il rifiuto della vera fede e della persona di Cristo in tutte le sue dimensioni: umane, culturali, religiose e politiche. Egli, per avere successo (anche tra gli eletti di Dio: Mt 24,24), userà le armi tipiche del serpente antico, cioè la menzogna e l'inganno (vedere anche il paragrafo 675 del Catechismo della Chiesa Cattolica). Spesso nella storia della Chiesa ci si è chiesti se, l'Anticristo, dovesse essere una persona concreta o se invece sarà solo la manifestazione di una cultura anticristiana al massimo grado. San Giovanni è chiaro: "E' colui che nega che Gesù è il Cristo! L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio".

Tuttavia, per essere chiari, parlare di Anticristo in senso sociale o politico non ha alcun senso. Stalin o Hitler non erano "l'Anticristo" in senso stretto. Erano dei feroci dittatori, questo sì, ma non l'Anticristo personificato. È stato così, per limitarci al solo '900, per il comunismo, per il nazismo, per il fascismo, per quel capitalismo arrogante, sfacciato e mortifero che ora si chiama "globalizzazione" e per l'aborto. Erano cioè dentro quella serie di precursori dell'Anticristo di cui la storia è piena. L'Anticristo vero acquista invece il suo vero senso solo se visto come una realtà che appartiene e si sviluppa all'interno della Chiesa. Per questo che tutte le profezie che parlano di questo personaggio lo pongono dentro la Chiesa come il novello Giuda degli ultimi tempi. Cercheremo perciò di tratteggiarne l'identikit nei paragrafi successivi

A dire il vero, non possiamo, cristianamente parlando, chiudere gli occhi di fronte ad una molteplicità di segni che c'inducono a pensare che siamo ormai nella fase della piena maturazione dei "tempi". Anche Giovanni Paolo II, in un discorso tenuto a Fatima il 13/05/82, sembra presentire tale pericolo: "Di fronte a noi sta il pericolo dell'apostasia da Dio, della lotta contro Dio e contro tutto ciò che è sacro e divino. Siamo forse vicini al tempo predetto da S. Paolo, il tempo dell'anticristo che si alza contro Dio e contro ogni specie di religione. E' il tempo però in cui anche lo Spirito Santo mobilita, attraverso la Madonna, tutta la Chiesa." (Citato da don A. Mutti su 'Eco' 72 - Il riferimento è a 2 Tess, 2, 1-8). Di qui il compito della vigilanza che il Vangelo sempre raccomanda (Lc 12,35).

 

IL VOLTO DELL'ANTICRISTO

 (seconda parte)

"Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo..., di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare..., quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà essere rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. [...] Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato l'empio..., la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi" (2 Ts 2,1-10).

In questo brano (2 Ts 2,1-12), Paolo, si limita a precisare che il ritorno (a quel tempo) di Gesù non era imminente, ma che occorreva prima che si verificassero due fatti fondamentali: l'"apostasia" e l'apparizione sulla scena della storia (soprattutto della storia della Chiesa) dell'"uomo iniquo".

Cerchiamo ora di esaminare entrambi questi fatti, attualizzandoli.

La parola "apostasia", in teologia, significa l'abbandono volontario della fede da parte di chi professava una determinata fede religiosa (nel nostro caso la fede cristiana). Al concetto di apostasia si accompagna, per vicinanza tematica, anche il concetto di "eresia", non come abbandono totale della fede, ma come abbandono di singole verità che appartengono anch'esse all'insieme della rivelazione, così come la Tradizione della Chiesa le ha tramandate. Ora, nell'era moderna e in particolare nel XX secolo, ebbe luogo un fenomeno che, diversamente dall'eresia, non era mai accaduto nella storia della Chiesa, cioè l'apostasia di massa di intere popolazioni un tempo cristiane. Non si trattò più di un rifiuto di singole verità da parte di singoli o di piccoli gruppi, ma del rifiuto organico, sistematico e pratico di ogni fede soprannaturale da parte di vaste masse di uomini e donne. Fu un capovolgimento ontologico e antropologico che segnò profondamente interi continenti e alla quale la Chiesa non era preparata.

Ed è questa l'"apostasia" cui Paolo si riferisce nella sua lettera ai Tessalonicesi. Essa è un passaggio storico troppo importante e decisivo per la storia della Chiesa e dell'umanità perché Paolo (e con lui tutta la Sacra Scrittura) non ci facesse caso. Ed è proprio in questo humus materialista e immanentista che si fa strada "l'uomo iniquo" di cui parla la lettera di Paolo. Tuttavia, lo si noti bene, l'Anticristo, quando apparirà, non si presenterà apertamente come apostata, ma come un rinnovatore religioso, amico di Dio e degli uomini. Ma qui sta la menzogna e l'inganno, poiché la sua sarà in realtà una eresia gnostica molto vicina al Modernismo. Esso si servirà della secolarizzazione, da una parte, e del risorgente sincretismo religioso alla "New age", dall'altra,  per attaccare, dall'interno, il nocciolo del cristianesimo, cioè Gesù Cristo. Proprio per lui sembrano state dette queste parole di Gesù: "In verità, in verità vi dico: Chi non entra per la porta nell'ovile delle pecore, ma s'arrampica da un'altra parte, è un ladro e un bandito. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore [...] in verità vi dico: Io sono la porta delle pecore..." (Gv 10,1-2;7a).

Allora che cosa distingue gli anticristi dall'Anticristo? Ci sono, a mio modesto parere, una pluralità di gradi nel fare il male, come ci sono diversi gradi nel fare il bene. Un santo, ad esempio, raggiunge un grado di perfezione superiore rispetto ad un cristiano mediocre. La stessa cosa accade anche nel male dove, l'Anticristo personificato, raggiungerà una perfezione maggiore nel fare e nel volere il male, superiore al resto degli anticristi che l'hanno preceduto. Egli s'insuperbirà talmente che si contrapporrà a Cristo stesso fino a sedere nel tempio di Dio, come dice Paolo, non come servo dei servi ma con un culto maniacale per la propria persona, "additando se stesso come Dio".

Che cosa s'intende per "tempio"? Per tempio di Dio si possono intendere tre cose:

a) il cuore dell'uomo, in quanto egli esercita un potere seduttore là dove dovrebbe regnare solo Dio (Mt 24,24; Ap 13,1-8);

b) il tempio di pietra, cioè il centro religioso della cristianità cattolica, ovvero il Vaticano. La Sacra Scrittura, con Ezechiele, parla anch'essa di un luogo concreto dove è situato questo tempio: "seggio divino in mezzo ai mari" (28,2) e, con Isaia, di "monte dell'assemblea nelle parti più remote del settentrione" (14,13);

c) la Chiesa come tempio dove dimora il popolo di Dio.

Io propendo più per l'interpretazione "b", anche se le soluzioni "a" e "c" sono strettamente collegate e contigue al punto "b".

Paolo dice ancora che "Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato l'empio...". Questo significa che l'azione del male contro la Chiesa era già in atto ai tempi di Paolo, ma che solo quando sarà tolto di mezzo la fede in Cristo, per mezzo dell’attuale apostasia (o secolarizzazione) di massa e dopo che l'annuncio del Vangelo, grazie anche ai numerosi viaggi papali (soprattutto quelli compiuti da Giovanni Paolo II) e l'impegno di tanti missionari sparsi per il mondo sarà stato portato a tutti i popoli della terra, come già sta avvenendo, l'empio potrà rivelarsi in tutta la sua potenza di seduttore.

Dicevamo sopra che egli, secondo Paolo, siederà nel tempio. Nessuno può assidersi nel "tempio di Dio", nel nostro caso all'interno della Santa Sede, senza avere una qualche dignità sacerdotale o episcopale. Infatti, il termine "sedere nel tempio di Dio" esprime innanzi tutto una dignità e una qualità "sacra" di comando, o di grandi responsabilità, da parte di chi "siede" nel tempio. È perciò probabile che egli sia attualmente già collocato nella gerarchia cattolica (anche se non è necessario che lavori già in Vaticano), estremamente colto in teologia e nelle scienze umane e che, prima di cambiare segretamente padrone, sia stato un campione nel campo dello spirito. Egli sarà per questo il Giuda perfetto, come già scriveva s. Giovanni: "Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri" (1 Gv 2, 19. Vedere anche 2 Pt 2,20-22).

Il problema dell'Anticristo, o falso profeta come lo chiama l'Apocalisse (16,13), è quindi un fatto che riguarda prima di tutto la vita della Chiesa. Esso non giunge dall'esterno, ma dall'interno. Egli è il cavallo di Troia del Dragone (il diavolo), della prima e seconda bestia (cioè della massoneria mondiale e della massoneria infiltrata nella gerarchia della Chiesa), citati nell'Apocalisse (Ap 13), che vogliono una chiesa fantoccio, non più al servizio di Dio, ma del mondo e dei suoi più o meno occulti padroni.

Il suo cavallo di battaglia sarà l'ecumenismo e il rinnovamento della Chiesa in molti campi, ma in realtà sarà una sorta di neo-modernismo. Alcuni segni già si avvertono in diversi paesi europei dove, i suoi epigoni, già si battono per il sacerdozio per donne e uomini sposati; l'abolizione del celibato dei sacerdoti; l'ammissione ai sacramenti dei divorziati; la democratizzazione del governo della Chiesa, fino ad arrivare anche alla trasformazione della s. Messa facendo di essa una semplice commemorazione di tipo protestante, eliminando di fatto l'eucaristia (Mt 24,15).

Sarà il paladino del dialogo, ma non della comunione fraterna; della filantropia, ma non della carità; della cultura, ma non della sapienza di Dio; sembrerà saggio per il mondo, ma sarà empio agli occhi di Dio; sembrerà benedire, ma in realtà le sue saranno maledizioni; forse farà anche dei prodigi (Mt 24,24), ma questi non verranno da Dio; sembrerà essere il  rinnovatore della Chiesa, ma in realtà sarà uno scismatico e cercherà di dividere e di demolire la Casa di Dio fra gli uomini, tuttavia non riuscirà nel suo intento perché il Verbo di Dio interverrà personalmente (Ap 19,20).

A conclusione di quest’articolo vorrei citare alcune frasi di una giovane suora vissuta tra il XVII e il XVIII secolo a riguardo dell'Anticristo. Di umili origini, nata nel 1680 a Dresda e morta nel 1706, "scelta da una voce celestiale per inviare Messaggi ai grandi della terra", profetizzò questa terribile crisi della Chiesa sul finire del secondo millennio (o inizio del terzo millennio). La monaca di Dresda, come usavano chiamarla in Sassonia, pur essendo pressoché analfabeta scrisse parecchi Messaggi, parzialmente in buona forma latina, o tedesca, spesso ricchi di elementi storici. Ecco ciò che afferma a riguardo dell'Anticristo: "...Scempio sarà fatto della corte. E scempio dei cortigiani, perché falsi fratelli entreranno con le falci nella casa (cioè in Vaticano) e mieteranno la verità. Giuda sarà tra loro e porterà le insegne di Pietro. Così mi ha detto la voce" (Cfr. RENZO BASCHERA, Le profezie della monaca di Dresda, Ed. MEB, Padova 1986, p. 17).

 

 

APPROFONDIMENTO

 

PARUSIA INTERMEDIA

Stiamo per entrare in un'Era nuova, che sarà di pace. Gesù ritorna sulla Terra per instaurare il suo Regno, quello messianico. Il suo ritorno sarà preceduto dall'apostasia di molti e da una serie di disordini apocalittici. Apostasia e disordini cesseranno, consumati dalla generale Purificazione che precederà di poco l'apoteosi del ritorno di Gesù.

 

Maria Esperanza dice che l'esito della

purificazione sarà "glorioso"

Ogni tanto contattiamo Maria Esperanza de Bianchini, la famosa mistica venezuelana il cui sito di apparizioni ha ricevuto un'approvazione ecclesiastica. Quando un paio di settimane fa abbiamo parlato con Maria Esperanza - che ancora combatte con i disturbi dovuti al morbo di Parkinson e con le difficoltà a camminare (per i quali necessita delle nostre preghiere) - lei ha dato qualche consiglio su come affrontare questi tempi così tormentati, quest'epoca in cui la Chiesa e il mondo sono sottoposti ad una purificazione.

 

messaggio di Gesù del 4 novembre alla mistica

venezuelena Maria Esperanza de Bianchini:

 

"Non potete vederMi con i vostri occhi umani ma potete sentirMi nelle vostre anime. Per questo vi invito a pregare, a fare penitenza, a meditare e a ricevere l'Eucarestia. Questi sono i fondamenti della Mia amata Chiesa. Voglio che cresciate nella fede, in tutti i sensi, perché il tempo rimasto è poco...."