MARIA VALTORTA

IL SEGNO DI CONTRADDIZIONE

DEI NOSTRI TEMPI

a cura di Claudio Prandini

 

 

PREMESSA 1

di don Pietro Cantoni

 

Accanto al Magistero vivente della Chiesa, alla riflessione teologica,

 al sensus fidei del popolo di Dio, le rivelazioni private sono segno

della Provvidenza di Dio. Bisogna però discernere bene.

 

 

Il Catechismo della Chiesa Cattolica sintetizza così il pensiero della Chiesa in tema di "rivelazioni private": "Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate "private", alcune delle quali sono state riconosciute dall'autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di "migliorare" o di "completare" la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa. La fede cristiana non può accettare "rivelazioni" che pretendono di superare o correggere la Rivelazione di cui Cristo è il compimento. È il caso di alcune religioni non cristiane ed anche di alcune recenti sette che si fondano su tali 'rivelazioni' " (n. 67. Vedere tutto il testo del Cantoni).
 

 

PREMESSA 2

Del webmaster

 

Apparizioni, profezie, messaggi escatologici, locuzioni interiori, visioni, rivelazioni private. Dagli albori dell'umanità, seguendo un progetto imperscrutabile, Dio continua a parlare al mondo per mezzo dei mistici, ossia attraverso coloro che hanno ottenuto doti straordinarie, detti carismi. Interrogarsi è lecito, ma è pure onesto ammettere che la nostra ragione non può spiegare tutto affidandosi ai cinque sensi: il soprannaturale, il divino, sfuggono alle leggi terrestri e non sono suolo di conquista per la scienza. Questa è la storia di una donna straordinaria, per buona parte della vita immobilizzata a causa di una paresi agli arti inferiori, che in una manciata di anni ha scritto sotto dettatura divina quindicimila pagine di quaderno, senza correzioni né cancellature, dando vita ad una sorta di Quinto Vangelo col proposito dichiarato di integrare, ampliare e completare gli scritti dei quattro evangelisti, senza per questo voler aggiungere nulla al deposito della fede o alla Rivelazione definitiva di Cristo, ma semmai di aiutare a vivere la fede più pienamente in una determinata epoca storica.

Ho letto tutti e 10 i volumi 3 O 4 volte e devo dire che li ho trovati sempre MAGNIFICI; si vive con Gesù, con Maria, con gli Apostoli,  una catechesi stupenda di vita che oggi si fa sempre più fatica a trovare nella normale vita di chiesa; è il richiamo di un Padre Amoroso verso i suoi figli, sono le Lacrime Dolorose di una Madre, la Madonna, per noi; è la gioia soprannaturale di essere figli di un Dio così Amorevole. Perché allora tanta acredine e astio, dovute anche ad ignoranza, da parte soprattutto di sacerdoti e teologi verso la Valtorta e la sua opera? Il mio confessore, ormai di una certa età, un giorno mi disse a tal proposito, che quando lui era un giovane seminarista un suo professore di teologia consigliava ai suoi studenti le opere della Valtorta, in particolare Il "poema dell'Uomo Dio"! E allora, mi chiedo, che cosa è cambiato nel frattempo? La possibile risposta ci viene dal Gesù valtortiano, che in una delle tante lezioni agli apostoli, squarcia per un attimo un particolare della Chiesa futura...: "Verranno i tempi nei quali, cosi come avvenne a noi d’Israele e ancor più profondamente, il Sacerdozio crederà d’essere classe eletta perché sa il superfluo e non conosce più l’indispensabile, o lo conosce nella morta forma con cui ora conoscono i Sacerdoti la Legge... Verranno i tempi nei quali tutti i libri si sostituiranno al Libro, e questo sarà solo usato cosi come uno, che deve forzatamente usare un oggetto, lo maneggia meccanicamente, cosi come un contadino ara, semina, raccoglie senza meditare sulla meravigliosa provvidenza che è quel moltiplicarsi di semi che ogni anno si rinnovella... Così verrà il tempo che sarà insegnato il Vangelo scientificamente bene, (ma) spiritualmente male. Or che è la scienza se manca (la) sapienza? Paglia e Paglia che gonfia e non nutre... Che nutrimento ne avranno gli spiriti dei fedeli? Tanto da trascinare una languente vita. Che frutto matureranno da questo insegnamento e da questa conoscenza imperfetta del Vangelo? Un raffreddarsi dei cuori, un sostituirsi di dottrine eretiche, di dottrine e idee ancor più che eretiche, all’unica, vera dottrina, un prepararsi il terreno alla Bestia per il suo fugace regno di gelo, di tenebre e orrore" (Il Poema dell'Uomo Dio, vol X, p. 219).



 

Maria Valtorta

"Chi è?"

 

Maria Valtorta

 

fonte web

Nasce a Caserta il 14 marzo 1897. Suo padre Giuseppe (1862 - 1935), era Maresciallo Maggiore capo armaiolo del 19° Reggimento Cavalleggieri Guide; di carattere mite e amoroso. Sua madre, Iside Fioravanzi (1861 - 1943), era un'insegnante di francese, di carattere duro e severo. È figlia unica. Nel 1901 la sua famiglia si trasferisce a Milano (per il lavoro del padre);a 4 anni va all'asilo dalle Suore Orsoline, dove avvenne il suo primo incontro con Dio, e comincia a crescere nella piccola Maria l'ansia di consolare Gesù, divenendo uguale a Lui nel dolore, volontariamente patito per amore.

Il 30 maggio 1905, riceve il Sacramento della Cresima dal Cardinale Andrea Ferrari, ricevendo veramente lo Spirito d'Amore. Nel 1908, riceve la Prima Comunione. Maria ha una grande generosità, è molto ferma nelle sue decisioni, ma è anche forte e fedele; è molto ordinata,  studiosa  e  ubbidiente. La madre la intralcia sempre molto (e lo farà per tutta la vita), cercando di rovinarle l'esistenza. Ha   però l'amore e la comprensione del padre.

Nella primavera del 1913, la famiglia Valtorta si trasferisce a Firenze, perché il babbo andava in pensione per motivi di salute. Maria conosce Roberto, un bravo ragazzo, di buona famiglia laureato in lettere; si vollero bene, un bene pulito, rispettoso, ma la madre di Maria tronca quel sentimento sul nascere. Nella primavera del 1916 "un gran brutto periodo per Maria", il Signore la torna a chiamare attraverso un sogno, che ella non scorderà mai per tutta la vita. Venne soccorsa da Gesù, le cui parole di monito e di pietà, unite all'assoluzione e benedizione, furono per lei un lavacro che la purificava tutta. Svegliandosi Maria si sentì l'anima illuminata dal cielo.

Nel  1917, entra  a  far parte  delle infermiere  samaritane, prodigandosi  per i sofferenti dell'ospedale  di Firenze. Il 17 marzo 1920, Maria passa per strada con la mamma, quando all'improvviso un piccolo delinquente, le dà una "mazzata ai reni" con una sbarra di ferro; ella rimane a letto per tre mesi, iniziando a contemplare la sua futura infermità totale.

Nel settembre del 1924, la famiglia si trasferisce a Viareggio definitivamente, Maria conduce una vita ritirata (come sempre), va quotidianamente a  visitare Gesù  Sacramentato, senza (per fortuna) attirare le "ire" materne. Il 28 gennaio 1925, si "Offre vittima all'Amore Misericordioso", rinnovando ogni giorno questa offerta. L'amore che Maria ha per Gesù Cristo, cresce vertiginosamente giorno per giorno. Nel 1929, viene accolta nell'Azione Cattolica, cosi si  può dare apertamente al bene delle anime.

Il 1° luglio 1931, si offre "Vittima alla Giustizia Divina", alla quale si prepara con una vita sempre più mortificata e pura, mentre le sofferenze fisiche e spirituali la risparmiano sempre meno. Il 4 gennaio 1933, è l'ultimo giorno in cui Maria, camminando con moltissima fatica, esce di casa. Dal 1° di aprile del 1934, non si alzerà più dal letto, iniziando così un intensissimo trasporto d'amore alla sua perenne e operosa infermità. Diventa "lo Strumento  nelle mani di Dio". La sua missione d'ora in poi è quella di "Donarsi, soffrire, espiare, e amare".

Il 24 maggio 1935, entra nella casa della famiglia Valtorta Marta Diciotti, la quale diventerà la compagna fedele di Maria, l' uditrice dei suoi scritti, quella che l'avrebbe accudita e assistita amorevolmente sino alla sua morte; e che poi ne custodirà le memorie. Il 30 giugno del 1935, muore il padre di Maria, provocandole un immenso dolore. Sua madre, invece di consolarla e starle accanto, diventa ancora più crudele e dispotica di prima.

Nel 1942, Maria riceve a casa il Sacerdote P. Romualdo. M. Migliorini dell'ordine dei Servi di Maria, che diventa il suo direttore spirituale per quattro anni. Nel 1943, Padre Migliorini le chiede di scrivere la sua "Autobiografia", a patto che ella vi metta tutto il bene e il male, con una vera apertura dell'anima.

Ma subito dopo, Dio fa emergere la sua vera dote di scrittrice; facendole scrivere di getto 15.000 pagine in pochi anni, fra grandissimi tormenti dell'anima e del corpo.

Il 18 aprile 1949, Maria offre a Dio il sacrificio  di "non vedere l'approvazione dell'Opera che Gesù Cristo le aveva dettato". Gesù la prende subito in parola; di fatti, dopo che Maria vede l'Opera "Bloccata", inizia a chiudersi in sé stessa in un isolamento psichico a partire dal 1956. Quando rimase del tutto senza più scrivere o lavorare (nel letto)  conservò il suo aspetto lucido e sereno; ma a chi si rivolgeva a lei, rispondeva parole senza senso, troncando la conversazione.

Il 12 ottobre 1961, Maria muore in silenzio alle 10,30 nel 65°mo anno e nel 28°mo di infermità.


 

 

UN VESCOVO PARLA DI

 MARIA VALTORTA

IN DIFESA DEL POEMA DELL'UOMO-DIO

 

Il vescovo Roman Danylak

 

+ Roman Danylak, Vescovo titolare di Nissa in Ucraina, ora residente a Roma

P. Philip Pavich, OFM, sacerdote francescano americano-croato, nel 1991 spedì una lettera circolare ai devoti di Medjugorje, mettendo in questione le presunte visioni di Maria Valtorta e i volumi da lei scritti, intitolati Poema del Uomo-Dio - l'Evangelo Come mi e stato Rivelato, pubblicato in inglese in 5 volumi (10 volumi in italiano, ed già uscita la quarta edizione ampliata di quest'opera, pubblicata dal Centro Valtortiano in Isola dei Liri, in Italia. Le tre ultime edizioni sono state curate dall'editore, dott. Emilio Pisani.)

Mi resi conto di sovrabbondanza di pareri simili tra vari autori, sacerdoti, cattolici impegnati, fedeli tradizionali, e non solamente cattolici radicali o liberali, che erano pronti a rigettare tali visioni e rivelazioni su due piedi. La mia prima reazione a questa lunga lettera circolare fu quella d'apprensione. E ritornai alle origini: il testo de Il Poema dell'Uomo-Dio, in originale italiano e nella traduzione inglese, alle sue esaurienti introduzioni, annotazioni in calce e appendici, al decreto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede sull'abolizione dell'Indice di libri proibiti; e in particolare le sezioni che causarono a P. Pavich tale impegno. Rividi un'altra volta l'opera principale di P. Gabriele Roschini: La Vergine Maria negli scritti di Maria Valtorta.

Riflettendo sui punti di riguardo alla luce delle difficoltà sollevate da P. Pavich, e dal gran numero di scrittori per i diversi bollettini o settimanali, come ad. es. The Wanderer, presto mi divenne chiaro che tutti i riserbi di P. Pavich e degli altri scrittori provengono dalle loro interpretazioni dei commenti per sentito dire e delle interpretazioni degli episodi né Il Poema dell'Uomo-Dio, e in particolare della loro cattiva lettura e del fatto che la prima edizione de Il Poema era stata messa sull'Indice dei libri proibiti. Nessuno di questi scrittori, comunque, si applicò a studiare il decreto, e meno ancora a studiare a fondo Il Poema dell'Uomo-Dio, e le affermazioni di studiosi e delle autorità della Chiesa e le buone cose che teologi rinomati avevano da dire de Il Poema dell'Uomo-Dio.

Parlerò delle maggiori questioni per esteso. Gli scrittori menzionati sopra non erano nemmeno a conoscenza della notevole letteratura degli anni cinquanta, delle dichiarazioni favorevoli dei contemporanei di Maria Valtorta, e specialmente dell'approfondimento teologico e del commento scientifico di P. Corrado Beiti, un teologo Servita, alla seconda edizione italiana de Il Poema dell'Uomo Dio.

Le principali obiezioni dei censori, che misero Il Poema dell'Uomo-Dio sull'Indice dei libri proibiti, furono che gli editori della prima edizione, facendo intendere di presentare visioni e rivelazioni private, non sottomisero l'opera alla precedente censura ecclesiastica, la quale cosa è vera. Inoltre loro accusarono il libro d'inaccuratezze archeologiche e geografiche, teologia sbagliata, sentimentalismo affettato, etc., etc. Due teologi Serviti, P. Corrado Berti, che allestì un commento scientifico teologico e scritturale per la seconda edizione de Il Poema, e P. Gabriele Roschini, un noto mariologo, l'autore de La Vergine Maria negli scritti di Maria Valtorta, attestano l'ortodossia della fede cattolica, l'accuratezza dei fatti delle descrizioni della geografia biblica descritta nel Poema, e la profondità del discernimento teologico di questi scritti. P. Roschini fece uso degli scritti di Valtorta per il suo corso di mariologia degli anni 1970, e le annotazioni per il suo corso divennero la base per il suo finale e definitivo libro di mariologia, La Vergine Maria negli scritti di Maria Valtorta. Inizialmente P. Roschini si era dimostrato molto riservato verso gli scritti di Valtorta. Ma cambiò opinione, superò il suo iniziale riserbo, per scoprire un tesoro immenso di cognizione del mistero di Maria, egli commenta nell'introduzione al suo ultimo libro su Maria (pg. 21 nella traduzione inglese).

L'Osservatore romano pubblicò il 6 gennaio 1960, un articolo su // Poema dell'Uomo Dio assieme ad un'aspra critica contraria. Tuttavia lo stesso articolo apertamente ammise che era possibile trovare in quest'opera delle lezioni di teologia mariana le che dimostrano conoscenza completa di studi ulteriori d'odierni specialisti nella materia. Queste lezioni teologiche sono scritte in termini uguali a quelli che un professore contemporaneo userebbe ora. Nella nota in calce, P. Roschini aggiunge che questi ufficiali non erano nemmeno a conoscenza della dichiarazione del Papa Pio XII del 26 febbraio 1948, durante la speciale udienza che aveva concesso a P. Berti e a due testimoni P. Andrea M. Cecchini, Priore, e P. Romualdo Migliorini (tutti e tre teologi). (Cf. Osservatore Romano, 27 febbraio 1948) — con la raccomandazione: "Pubblicate quest'opera così come è. Non c'è bisogno di dare un'opinione sulle sue origini, se siano straordinari o no."

Le successive edizioni, sebbene similmente stampate senza il Nihil Obstat, furono pubblicate dopo che l'indice era stato annullato. P. Pavich era a conoscenza soltanto dei commenti per sentito dire di P. T. Pervan sulla dichiarazione attribuita al Cardinale Ratzinger. Sfortunatamente, né P. Pavich né P. Pervan indicano le sorgenti di questo riferimento alle presunte dichiarazioni del Cardinale. Altri scrittori ugualmente fanno menzione alla risposta del Cardinale Ratzinger ai quesiti del Cardinale Siri di Genova; eppure nessuno di loro propone riferimenti precisi, cosicché i lettori possano valutare l'impatto della risposta del (allora, ndr) Cardinale Ratzinger.

Con risposta a queste obiezioni semplicemente citerò e commenterò il testo del nuovo decreto e il pubblico pronunciamento della Congregazione per la Dottrina della Fede, pubblicato in Acta Apostolicae Sedis del 1966. Presento la traduzione inglese del testo latino di ambedue i documenti, cosicché i lettori possano da soli avere un'idea dell'impatto di questi due documenti.

    Il decreto che ha annullato l'indice dei libri proibiti, distingue tra quei libri che furono collocati sull'indice a causa della loro morale riprovevole, il carattere teologico anti-ecclesiale, e quell'altra letteratura relativa agli scritti sulle rivelazioni private o presunte visioni che furono pubblicate senza previa approvazione dell'autorità ecclesiastica. Il desiderio profondo di Maria Valtorta, che rifiutava qualsiasi personale paternità del Poema dell'Uomo-Dio a parte quella di essere la portavoce o la segretaria annotatrice — dichiarando che gli scritti erano un dono del Signore — era che la Chiesa approvasse quest'opera. Una delle sue croci più grandi, era che questa approvazione non fu mai ottenuta, anche se l'edizione finale dell'intero corpo del Poema dell'Uomo-Dio fu pubblicato in adesione alle nuove regole stabilite dalla Santa Sede. Né fu lei di persona responsabile per la prima, né, in quanto a ciò, per le successive pubblicazioni. Ciò è stato il lavoro d'amici zelanti che desideravano di condividere una buona cosa con il mondo.

Non c'è stata né c'è alcuna cosa moralmente, teologicamente o scritturalmente riprovevole, nulla che fosse contrario all'insegnamento della Chiesa o in opposizione all'autorità della Chiesa, nelle opere della Valtorta. Questa fu la conclusione delle diverse autorità che io ho citato, come pure i critici delle sue opere, responsabili per l'articolo nell'Osservatore Romano del 1960.

In secondo luogo, P. Pavich è in disaccordo con il titolo del libro: Il Poema dell'Uomo-Dio arguendo che il Cristo dovrebbe più propriamente essere chiamato il Dio-Uomo. Desidero riferirmi all'opera di San Alfonso Liguori "La passione e la morte di Gesù Cristo". Citando Santo Agostino, Santo Alfonso inverte le parole di Santo Agostino, 'Deus-Homo', e scrive: "Nulla è più salutare del pensare quotidianamente di quanto l'Uomo-Dio ha sopportato per noi." (p. 159). Questo nome di Cristo, l'Uomo-Dio è di comune uso in italiano. Il Cardinale Pietro Parente, uno dei più eminenti teologi italiani prima e durante il Concilio vaticano II, segretario del Sant'Ufficio sotto il Card. Ottaviani, nel suo articolo sul Verbo Incarnato in Euntes Docete (1952) intitola la sua tesi "Unità ontologica e psicologica dell'Uomo-Dio"; quest'espressione si trova spesso in molti suoi scritti di cristologia.

P. Pavich afferma la propria autorità in merito in quanto già professore di seminario, tuttavia lui rifiuta le autorità citate dagli editori del Poema, uomini reputati non solo per la loro scienza ecclesiastica, ma anche per la loro autorità in seno alla Chiesa. Ne addurrò solo alcuni: Il Cardinale Agostino Bea, l'Arcivescovo Carinci, segretario della Congregazione per i Santi, Mons. Ugo Lattanzi, il Prof. Camillo Corsanego, avvocato concistoriale per le cause dei santi; i Padri Corrado Berti, Romualdo Migliorini, Gabriele Roschini, tutti teologi o canonisti e professori alle università pontificie, e altri. (Cf. Poema dell'Uomo-Dio, edizione 1986, vol VII. appendice ppg. 1865-1871; e vol X, nota 65, ppg. 369-370, per un elenco di autorità che supportano il lavoro di Maria Valtorta, e per la valorizzazione critica della competenza biblica e teologica dei suoi scritti).

Ho studiato il Poema a fondo, non solo nella traduzione inglese, ma nell'originale edizione italiana con le annotazioni critiche di P. Berti, ed affermo la sua teologica validità, e accolgo cordialmente la perizia di P. Berti e il suo concetto critico all'edizione italiana degli scritti. Inoltre ho studiato in originale i Quaderni di Maria Valtorta per gli anni dal 1943 al 1950. E desidero asserirne l'ortodossia teologica.

P. Pavich allude a due particolari punti di riguardo. In primo luogo, le parole della Beata Madre pronunciate nell'infanzia: "Vorrei anche esser peccatrice, tanto peccatrice, se non temessi di offendere il Signore... Dimmi, mamma. Si può esser peccatrici per amore di Dio?" (Poema I, pg. 47. Seconda edizione, l'Evangelo come mi è stato rivelato 1 pg.37 (terza edizione), ossia 7,5). Mi sembra di ricordare un simile commento di Santa Teresa del Bambino Gesù. La sua profonda comprensione dell'Infinita Misericordia di Dio che trova gioia nel dar perdono ai peccatori. E forse non molto lontano da ciò è l'offerta di San Paolo: "...ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne...". (Rom. 9:3)

Per me, Nostra Signora, con la sapienza di una bambina, cerca di esprimere il suo profondo discernimento, come bambino, dell'infinita misericordia e compassione del Dio che redime, la cui più gran gioia è perdonare al peccatore che si pente. Se ha realmente detto tali parole o no, non lo sapremo mai per certo al di qua del cielo, salvo un'altra visione o rivelazione.

La seconda difficoltà di P. Pavitch si riferisce all'apparentemente dura risposta di Cristo a Sua Madre, che chiama la sua attenzione alla mancanza di vino, e il successivo mutamento dell'acqua in vino nelle nozze di Cana. Secondo Maria Valtorta, Cristo indica che i successivi traduttori delle Scritture omisero una parola chiave. Le parole di Cristo a sua Madre dovrebbero leggersi, secondo Maria Valtorta: "Donna, che vi è più fra Me e Te?" (Giov. 2:4). Diversi traduttori traducono in varie forme l'enigmatico "Quid mihi et tibi, mulier?" nella Vulgata latina, o nell'originale greco. I commenti dei Padri orientali e dei Dottori occidentali della Chiesa su queste parole colmano molte pagine. Il commento di Cristo, secondo Maria Valtorta (Poema, II, pg. 76 seconda edizione, I, pg.293 terza edizione, ossia 52,9, quarta edizione, l'Evangelo come mi stato rivelato, p.329, n.52.7), fa capire che la parola "più" fu omessa da molti traduttori. Questo implicherebbe una correzione ai testi delle Scritture come noi le possediamo, o il suggerimento che l'originale testo in greco può aver avuto incluso la parola greca per "più". Non ero in grado di consultare una varietà più vasta di fonti dei manoscritti greci, per trovare manoscritti con questo "più". P. Pavich muove obbiezione a queste parole attribuite dalla Valtorta a Cristo. Studiosi delle Scritture dovranno applicarsi alle questioni di testo. Qualsiasi sia l'esito, la spiegazione offertaci nel Poema dell'Uomo-Dio è più accettabile delle grandi quantità di scritti dei teologi e persino dei Padri della Chiesa nei secoli, per non parlare delle oltraggiose interpretazioni del Protestantesimo, come se Gesù avesse messo Sua Madre dove le spetta di stare. P. Roschini fa sua l'interpretazione di Maria Valtorta:

Citando la risposta di Gesù a Sua Madre alle nozze di Cana: "Donna, che vi è fra Me e Te?" Maria Valtorta spiega il passaggio come segue:

"Donna, che vi è più fra Me e Te?" L'avverbio "più" è stato aggiunto. Valtorta scrive quanto segue: "Gesù mi spiega il significato della frase. 'Quel "più", che molti traduttori omettono, è la chiave della frase e la spiega nel suo vero significato. Ero il Figlio soggetto alla Madre sino al momento in cui la volontà del Padre mio m'indicò esser venuta l'ora di essere il Maestro. Dal momento che la mia missione ebbe inizio, non ero più il Figlio soggetto alla Madre, ma il Servo di Dio. Rotti i legami morali verso la mia Genitrice. Essi si erano mutati in altri più alti, si erano rifugiati tutti nello spirito. Quello chiamava sempre "Mamma" Maria, la mia Santa. L'amore non conobbe soste, né intiepidimento, anzi non fu mai tanto perfetto come quando, separato da Lei come per una seconda filiazione, Ella mi dette al mondo per il mondo, come Messia, come Evangelizzatore. La sua terza sublime mistica maternità fu quando, nello strazio del Golgota, mi partorì alla Croce facendo di Me il Redentore del mondo.

"Che vi è più fra Me e te?". Prima ero tuo, unicamente tuo. Tu mi comandavi, Io ti ubbidivo. Ti ero "soggetto". Ora sono della mia missione. Non l'ho forse detto? " Chi, messa la mano all'aratro, si volge indietro a salutare chi resta, non è adatto al Regno di Dio". (Lk 9:6 1-62) Io avevo posto la mano all'aratro per aprire col vomere non le glebe, ma i cuori, e seminarvi la parola di Dio. Avrei levato quella mano solo quando me l'avrebbero strappata di là per inchiodarmela alla croce ed aprire con il mio torturante chiodo il cuore del Padre mio, facendone uscire il perdono per l'umanità.

Quel "più", dimenticato dai più, voleva dire questo: "Tutto mi sei stata, o Madre, finché fui unicamente il Gesù di Maria di Nazareth, e tutto mi sei nel mio spirito; ma, da quando sono il Messia atteso, sono del Padre mio. Attendi un poco ancora e, finita la missione, sarò da capo tutto tuo; mi riavrai ancora sulle braccia come quand'ero bambino, e nessuno te lo contenderà più, questo tuo Figlio, considerato un obbrobrio dell'umanità, che te ne getterà la spoglia per coprire te pure dell'obbrobrio d'esser madre di un reo. E poi mi avrai di nuovo, trionfante, e poi mi avrai per sempre, trionfante tu pure in Cielo. Ma ora sono di tutti questi uomini. E sono del Padre che mi ha mandato ad essi".

Quel "più", dimenticato dai più, voleva dire questo: "Tutto mi sei stata, o Madre, finché fui unicamente il Gesù di Maria di Nazareth, e tutto mi sei nel mio spirito; ma, da quando sono il Messia atteso, sono del Padre mio. Attendi un poco ancora e, finita la missione, sarò da capo tutto tuo; mi riavrai ancora sulle braccia come quand'ero bambino, e nessuno te lo contenderà più, questo tuo Figlio, considerato un obbrobrio dell'umanità, che te ne getterà la spoglia per coprire te pure dell'obbrobrio d'esser madre di un reo. E poi mi avrai di nuovo, trionfante, e poi mi avrai per sempre, trionfante tu pure in Ciclo. Ma ora sono di tutti questi uomini. E sono del Padre che mi ha mandato ad essi"..., (Poema II, p.76 seconda edizione, Evangelo come mi è stato rivelato 1 pg 292 (terza edizione), ossia 52,7.IV edizione, p, 330, ).

Quale che sia la verità sulla parola "più", una cosa su cui sono d'accordo con P. Pavich è che questi scritti, come tutte le relazioni sulle visioni e rivelazioni private, rimangono nella categoria delle rivelazioni private; e lo stesso vale per tutti gli scritti di Maria Valtorta, cosi come per le parole e scritti e testimonianze di altri veggenti. E ve ne sono molti. Comunque essi devono tutti essere sottoposti all'autorevole giudizio della Chiesa, la sola che può giudicare con autorità sulla loro autenticità. "Videant auctores. Videat Ecclesia."

Ma nello stesso momento desidero sottolineare che la storia della Chiesa è una costante testimone delle irruzioni della Divina Misericordia nella storia umana e della Chiesa, attraverso gli autorevoli pronunciamenti del Magistero, gli scritti dei mistici e dei santi, e anche, in modo particolare, le visioni e apparizioni del cielo. Perché mai dovrebbero cessare adesso, in particolare ora che il mondo è entrato in una situazione di crisi che non aveva ancora sperimentato? P. Roschini esamina i principi teologici delle rivelazioni private, e stabilisce un criterio sano con il quale possiamo discernere la loro autenticità. Ho incluso come supplemento gli importanti punti che lui pone. Rimando il lettore alla sua esauriente analisi offerta nel suo libro La Madonna negli scritti di Maria Valtorta.

In terzo luogo, i critici sono infastiditi dalle descrizioni dell'intimità di Cristo con sua Madre, e delle sue relazioni personali con le donne del Vangelo. Desidero rammentare al lettore non soltanto che portiamo i nostri tesori in vasi di terracotta; ma anche che abbiamo dimenticato cosa vuol dire veri uomini e vere donne nello stato di giustizia originale. Sperimentando la nostra fragilità ci siamo circuiti con tanti caveat e precauzioni, oppure ci siamo lasciati andare negli stati di peccato (come degli) animali. Gesù è vero Dio e vero uomo, il migliore esemplare non soltanto dell'umanità ma anche di virilità. La sua relazione con il genere femminile fu santa e sana. Concludo queste riflessioni con le parole di Cristo stesso, secondo Maria Valtorta (Il Poema dell'Uomo-Dio, X, pp. 362-374, seconda edizione, L'Evangelo come mi è stato rivelato, si tratta di passaggi della sezione 652 del "Commiato all'Opera"; ediz. IV, p.513), secondo le visioni e parole che ella ha ricevuto il 27 aprile 1948):

Io sono venuto... restituire nella loro verità le figure del Figlio dell'Uomo e di Maria, veri figli di Adamo per la carne e il sangue, ma di un Adamo innocente. Come noi, così dovevano essere i figli dell'Uomo, se il Progenitore e la Progenitrice non avessero avvilito la loro perfetta umanità — nel senso di uomo, ossia di creatura nella quale è la duplice natura spirituale, a immagine e somiglianzà di Dio, e la natura materiale — come voi sapete che hanno fatto. Sensi perfetti, ossia sottomessi alla ragione pur nella loro grand'acutezza. Nei sensi includo quelli morali insiemi a quelli corporali. Amore completo e perfetto perciò, e per lo sposo al quale non la stringe sensualità, ma soltanto vincolo di spirituale amore, e per il Figlio. Amatissimo. Amato con tutta la perfezione di una perfetta donna per la creatura nata da lei. Così avrebbe dovuto amara Eva: come Maria, ossia non per quello che di godimento carnale era il figlio, ma perché quel figlio era figlio del Creatore e ubbidienza compiuta al suo comando di moltiplicare la specie umana.

E amato con tutto l'ardore di una perfetta credente, che sa quel suo Figlio non figuratamene ma realmente: Figlio di Dio. A coloro che giudicano troppo amoroso l'amore di Maria per Gesù, dico di considerare chi era Maria: la Donna senza peccato e perciò senza tare alla sua carità verso Dio, verso i parenti, verso lo sposo, verso il Figlio, verso il prossimo; di considerare cosa vedeva la Madre in Me oltre che vedere il Figlio del suo seno; e infine di considerare la nazionalità di Maria. Razza ebrea, razza orientale, e tempi molto lontani dagli attuali. Perciò, da questi elementi scaturisce la spiegazione di certe amplificazioni verbali di amore che a voi possono parere esagerate. Stile fiorito e pomposo anche nel parlare comune, lo stile orientale ed ebraico. Tutti gli scritti di quel tempo e di quella razza ne sono un documento, né il volger dei secoli ha molto mutato lo stile d'oriente.

Pretendereste che, perché voi, venti secoli dopo e quando la perversità della vita ha ucciso tanto amore, dovete esaminare queste pagine, Io vi dessi una Maria di Nazaret qual è la donna arida e superficiale del vostro tempo? Maria è ciò che è, e non si muta la dolce, pura, amorosa Fanciulla d'Israele, Sposa di Dio, Madre verginale di Dio, in una eccessivamente, morbosamente esaltata, o in una glacialmente egoista donna del vostro secolo.

A coloro che giudicano troppo amoroso l'amor di Gesù per Maria dico di considerare che in Gesù era Dio e che Dio uno e trino prendeva i suoi conforti amando Maria, Colei che lo ripagava del dolore di tutta la razza umana, il mezzo perché Dio potesse tornare a gloriarsi della sua Creazione che dà cittadini ai suoi Cieli. E considerino infine che ogni amore diventa colpevole quando, e soltanto quando disordina, ossia quando va contro la volontà di Dio e il dovere da compiere.

Ora considerate: l'amore di Maria ha fatto questo? Il mio amore ha fatto questo? Mi ha Ella trattenuto, per egoistico amore, dal compiere tutta la volontà di Dio? Per un disordinato amore per mia Madre ho rinnegato forse la mia missione? No. L'uno e l'altro amore hanno avuto un solo desiderio: che si compisse la volontà di Dio per la salute del mondo. E la Madre ha detto tutti gli addii al Figlio, e il Figlio ha detto tutti gli addii alla Madre, consegnando il Figlio alla croce del magistero pubblico e alla croce del Calvario, consegnando la Madre alla solitudine e allo strazio, perché fosse Corredentrice, senza tenere conto dell'umanità nostra che si sentiva lacerare e del nostro cuore che si spezzava nel dolore. È questo debolezza? Sentimentalismo? È amor perfetto, o uomini che non sapete amare e non comprendete più l'amore e le sue voci!

E ancora quest'Opera ha scopo di illuminare dei punti che un complesso di circostanze hanno coperto di tenebre e formano così zone oscure nella luminosità del quadro evangelico e punti che sembrano di frattura, e non sono che punti oscurati, fra l'uno e l'altro episodio, punti indecifrabili e che nel poter decifrarli sta la chiave per comprendere esattamente certe situazioni che si erano create e certe maniere forti che avevo dovuto avere, così in contrasto con le mie esortazioni continue al perdono, alla mitezza e umiltà, certi irrigidimenti verso i tenaci, inconvertibili avversari. Ricordate tutti che, dopo avere usato tutta la misericordia, Dio, per onore di Sé stesso, sa anche dire "Basta" a coloro che, perché è buono, credono lecito di abusare della sua longanimità e tentarlo. Dio non s'irride. È parola antica e sapiente.

A concludere questa alquanto lunga esposizione, desidero condividere alcune delle mie personali esperienze. Nonostante alcune dichiarazioni contrarie, teologi autorevoli, studiosi delle Scritture, che hanno studiato Il Poema, confermano l'accuratezza delle descrizioni di luoghi, della geografia date dalla Valtorta, la sua esatta conoscenza della Terra Santa, ecc. E dobbiamo ricordare che Maria Valtorta non aveva la salute né l'opportunità di studiare o di correlare le sue osservazioni. Leggendo i cinque volumi in inglese o i dieci in italiano, mi sono molto stupito della sua maestria non soltanto relativa al componimento poetico, ma dei dettagli, delle personalità, degli eventi del racconto evangelico. Trovo conferme significative sui molti personaggi, apostoli, discepoli, penitenti, ecc., menzionati non solo nelle Scritture, ma anche nella tradizione liturgica e patristica della Chiesa, nella tradizione bizantina. I suoi personaggi non sono immaginari, come quelli descritti nella narrazione di un'altra veggente e mistica, Catherine Emmerich, ma sono gente vera, la cui identità è confermata dai Padri e dalle feste liturgiche della Chiesa bizantina. Sono certo che potremmo trovare simili conferme nella tradizione patristica dell'Occidente. Sono meno a conoscenza di quest'ultima e lascio alle autorità più competenti in quest'area di ricerca.

Inoltre troviamo nelle narrazioni di Maria Valtorta le risposte a molte delle questioni bibliche che sono state discusse e ribattute dagli studiosi delle Scritture e teologi per lunghi secoli, a causa delle apparenti contraddizioni nelle relazioni della Resurrezione, fra i sinottici e il Vangelo di San Giovanni.

In ultimo luogo Maria Valtorta presenta una delle più vivide, più belle, viventi e convincenti immagini del vivente Gesù che io abbia mai incontrato. Molti lettori hanno rinvigorito la loro fede, ed hanno attinto una più profonda comprensione delle scritture canoniche del Nuovo Testamento. Il Poema dell'Uomo-Dio merita serio studio.

Esorto vivamente tutti i critici a studiare Il Poema dell'Uomo-Dio, o l'Evangelo Come mi e stato Rivelato, leggendolo nella sua interezza, e non basandosi su impressioni superficiali o per lo più ripetute rielaborazioni di altri critici. Vi troveranno, ne sono sicuro, la pace e il gaudio, una conoscenza più profonda e più intima del Nostro Divino Salvatore e della Sua Beata Madre che io e innumerevoli altri lettori sparsi nel mondo, abbiamo trovato.

 

 

APPENDICE

 

S. S. Papa Pio XII a chi gli chiedeva se tale opera poteva essere pubblicata il Papa rispose:  "Pubblicate quest'opera così come sta; chi legge capirà". E aggiunse: "Si sente parlare di tante visioni e rivelazioni. Io non dico che tutte siano vere; ma qualcuna vera ci può essere". Padre Berti chiese al Papa se si dovessero togliere le diciture: "visione" e "dettato". Ed egli rispose di non togliere nulla.

Riporto anche l'opinione di un teologo noto ai suoi tempi (mons. Maurizio Raffa) che in un suo libro del 1952 sulla Valtorta scrisse di aver trovato in essa “ricchezze incomparabili” e aggiunse: "Volendo esprimere un giudizio sul valore intrinseco ed estetico, osservo che, per scrivere uno solo fra i molti volumi componenti l’Opera, occorrerebbe un Autore (che oggi non esiste) che fosse insieme grande poeta, valente biblista, profondo teologo, esperto in archeologia e topografia, e conoscitore profondo della psicologia umana. Mi consta inoltre che la lettura del testo esercita particolare fascino e desta viva commozione non solo presso le persone dotte ma anche nelle anime semplici, che non conoscono la scienza ma posseggono la sapienza".

 

 

Maria Valtorta, scrivana di Dio

di Pino Marinaro

 

Le piaghe del Messia

In questa sezione offriamo una sinossi della Passione

specialmente della flagellazione del Signore - vista da persone mistiche,

Maria Valtorta compresa.

 

 

 

Il sito UFFICIALE DI Maria Valtorta

 

 

MARIA VALTORTA FUORI D'ITALIA

Sito tutto in inglese con testimonianze