MARIO MONTI

L'UOMO DEI POTERI FORTI CHE IN PRATICA

HANNO COMMISSARIATO L'ITALIA

 

IL "GOVERNO GOLDMAN SACHS"

AI VERTICI DELL'EUROPA

 

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

CON LA UE È FINITA LA SOVRANITÀ NAZIONALE

Il cancelliere tedesco proclama terminata la sovranità nazionale

Parlando a Berlino nel pomeriggio del 9 novembre, Angela Merkel ha censurato il progetto greco, ormai peraltro abbandonato, di indire un referendum, perché "le decisioni interne ad una nazione hanno un impatto nell'intera eurozona".

"Ciò che abbiamo ottenuto a Cannes [al vertice dei G20] è la consapevolezza che non ci sarà più ciò che chiamiamo legislazione nazionale", ha detto. "Interno è ciò che è interno all'area della valuta comune. La Grecia non può più decidere da sola se tenere o meno un referendum".

"La decisione della Grecia ha avuto effetto su tutti noi, poiché è stata posta in pericolo l'attendibilità delle decisioni assunte dai diciassette membri dell'eurozona. Tutti gli altri sedici sono stati colpiti dalla decisione sul referendum".

 

 

INTRODUZIONE

Mario Monti e l’euro: ecco in che mani siamo

Fonte web

Da quando qualcuno ha deciso per tutti gli italiani e al loro posto che il prossimo capo del governo dovrà essere il professor Mario Monti, gira sul web e sui social network un video che forse era sfuggito ai più. Si tratta di una puntata dell’Infedele, la trasmissione politica che Gad Lerner conduce su La7, risalente allo scorso 26 settembre.

Ebbene, uno degli ospiti in studio era proprio Mario Monti, il quale ha dichiarato testualmente che “oggi stiamo assistendo al grande successo dell’euro”, la cui manifestazione più concreta è la Grecia, costretta in questo modo a dare peso alla “cultura della stabilità” con la quale sta trasformando se stessa.

Non bisogna essere degli esperti in economia per capire che in questa frase qualcosa non va e stona pesantemente con il sentire comune ed il buon senso. Di fronte al crollo greco, l’esimio professore, ritenuto non a torto amico di quei “poteri forti” che gestiscono le sorti degli Stati, afferma in buona sostanza la validità e i meriti della moneta unica europea. Se una riflessione simile fosse stata elaborata da un Berlusconi qualsiasi, sarebbe scoppiato l’ennesimo scandalo e subito i media avrebbero bollato la battuta come imperdonabile gaffe. Ma poiché autore di tutto ciò è stato l’economista e “uomo della provvidenza” Monti, allora nessuno apre bocca. Anzi, magari qualcuno applaude. In verità, quel che sostiene il professore non è sbagliato dal suo punto di vista. Rappresentando quei circoli ristretti che ruotano attorno ai grandi organismi sovrastatali, Monti ha espresso chiaramente quello che è l’obiettivo dell’euro, ovvero la drastica riduzione della sovranità nazionale.

Oggi ormai i governi possono far ben poco, hanno un margine di discrezionalità ristretto, perché devono rispondere prima di tutto al Fondo monetario internazionale (Fmi), alla Banca centrale europea (Bce), i ad altri potentati, che hanno il potere di ricattarli. Non è un caso che i vertici di questi organismi vedano con favore la nomina di Monti a capo di un governo tecnico per l’Italia.

C’è solo un piccolo problema: nessuno ha mai eletto i membri del Fmi o della Bce e nessuno ha votato Monti come presidente del consiglio. Si fa un gran parlare di democrazia e sovranità popolare, ma a quanto pare si tratta di discorsi vuoti, pronunciati ipocritamente per nascondere il perseguimento di ben altri interessi. L’Italia rischia di essere governata da un uomo che è membro del comitato direttivo del discutibile Gruppo Bilderberg, presidente europeo della Commissione Trilaterale fondata da David Rockefeller, International aAdvisor per Goldman Sachs, strettamente legato ai “poteri forti” che stanno cercando di pilotare la crisi in cui si dibatte il nostro Paese. Il che non è certo rassicurante.

 

 

Maurizio Crozza a Italialand - Mario Monti e la Goldman Sachs

 

Lew Rockell: L'Euro e l'Europa sono stati un errore

 

 

L’Italia alle banche. Chi è Mario Monti.

Fonte web

E’ finita l’era del berlusconismo. Re Silvio, (....), il bulletto di quartiere abdica ai potenti del mondo. Quello che non è riuscito alla politica nostrana per quasi un ventennio, è riuscito ai mercati mondiali in poche settimane di battaglia borsistica.
Ora, visto la criticità del momento, data l’eccezzionalità degli eventi che stanno investendo l’oramai ex Belpaese, assisteremo a un cambio di regime antidemocratico.
Bypassando il “normale” processo elettorale, in Europa è roba retrò, in Italia si andrà a insediare un governo tecnico, trasformando una barcollante democrazia semirappresentativa in una tecnocrazia sinarchica europeista-mondialista.

Non saremo più un paese sovrano. Anche se c’è da dire che la nostra sovranità politica l’abbiamo regalata anni orsono quando rinunciammo alla sovranità monetaria, gettandoci nelle fiamme dell’inferno capitalista. Ora ci troviamo sommersi da un debito internazionale, illegale, e per garantirsi quel che gli spetta le èlite finanziare hanno deciso di papparsi l’Italia. Deposto il dittatorello di Arcore, ecco che la folla politica acclama il salvatore della patria, il tecnocrate Mario Monti.

Ma chi diavolo è sto Mario Monti?

E’ un economista di fama internazionale. Ha studiato nelle scuole altolocate mondialiste: laurea in economia alla Bocconi di Milano, e specializzazione all’Università di Yale, vera e propria fucina mondialista. Ha insegnato nelle università di Trento, Torino e alla stessa Bocconi, di cui è stato anche rettore e di cui ora è presidente.
Ha rivestito diversi incarichi politici, ed è stato per dodici anni vicedirettore della Banca Commerciale italiana, una delle banche storiche della Penisola. E’ stato per lungo tempo il membro italiano della Commissione europea, appoggiato sia dal governo Berlusconi, che da quello D’Alema.

E’ economista di stampo mondialista, Monti sostiene il mercato, le liberalizzazioni e il rigore dei conti pubblici. E’ un profeta del turbocapitalismo e del governo mondiale. È stato il primo presidente del Bruegel, un think-tank, nato a Bruxelles nel 2005, composto e finanziato da 16 Stati membri dell’UE e 28 multinazionali.
È inoltre presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller. E’ un membro di spicco del comitato direttivo del gruppo Bilderberg, ed anche International Advisor per Goldman Sachs.
Appoggia il gruppo Spinelli, fondato per rinvigorire la spinta federalista nell’Unione Europea.

E’ un uomo idolatrato da tutti gli schieramenti politici. E’ un pezzo grosso, uno di quelli che conta, altro che Berlusconi! Poveri sinistrati italiani, gli toccherà iniziare a parlare di politica ora che il mostro non c’è più. Ce la faranno?

Come prima cosa il Presidente della Repubblica Napolitano ha investito Mario Monti della preziosa carica di senatore a vita. Giusto per favorire un antipasto di quello che ci aspetta.
Questi signori consegneranno il nostro paese nelle mani dei banchieri internazionali, svenderanno le nostre ricchezze per ripianare debiti contratti con gli usurai internazionali. Il potere economico ci ha teso una trappola e noi ci siamo cascati alla grande. Non avrei mai pensato di dire una cosa del genere, ma presto rimpiangeremo quel farabutto di Berlusconi.

Il Nuovo Ordine Mondiale è alle porte.

 

 

Nella recente puntata di “Servizio Pubblico” Michele Santoro ha dimostrato di avere più o meno il coraggio di una cipolla. Nella trasmissione dedicata all’attuale crisi di governo, Santoro ha invitato Claudio Messora, giornalista e ricercatore indipendente, il quale con grande serenità ha spiattellato la “parte nascosta” del curriculum vitae di Mario Monti: Commissione Trilaterale, Goldman Sachs e Bilderberg. E scusate se è poco. Ma a quel punto, invece di approfittarne per portare finalmente in luce il vero problema, e cioè che la politica mondiale è ormai tutta in mano dei banchieri, Santoro ha fatto una penosa retromarcia, fingendosi scandalizzato per l’apparente assurdità della tesi proposta da Messora, mentre arrivava addirittura a dargli del “complottista”.

 Chi è veramente Mario Monti?

 

Ecco quello che Messora avrebbe potuto spiegare, se

 avesse avuto una ventina di minuti a disposizione:

Il grande golpe globale

 

 

È IL GOVERNO NAPOLITANO-Monti-Goldman Sachs

Fonte web

Il disegno è compiuto: ora abbiamo un banchiere di Goldman Sachs come premier. L'Europa è riuscita dove han fallito pm e 'bunga Vincendo la nausea affacciamoci sul dopo Berlusconi.

Monti arriva come commissario al quadrato. I suoi vice saranno gl’ispettori del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea. Come in Grecia. Inizia un’altra repubblica: la terza? Che annuncia di voler cancellare la sovranità nazionale dell’Italia, la Costituzione Repubblicana, ogni forma di reale espressione della volontà popolare (avete visto gli strilli dei “mercati” contro l’ipotesi del referedum greco?).

Il Presidente della Repubblica ha costruito la via d’uscita di Berlusconi facendo mosse assai dubbie dal punto di vista della legalità costituzionale, che avrebbe dovuto difendere strenuamente. Era il suo compito, che non ha saputo e voluto attuare mentre firmava tutto ciò che arrivava da Palazzo Chigi. E che oggi palesemente ignora.

Ne viene fuori un governo della casta, che verrà definito di “salvezza nazionale”, ovvero “tecnico”. False la prima e la seconda definizione. Perché, primo, non salverà il paese ma obbedirà al diktat della finanza, colpendo la popolazione; secondo, sarà il più politico dei governi del secondo dopoguerra: perché sancisce l’assoggettamento del nostro paese a un “governo” straniero e ostile (e non mi si venga a dire che sudditi lo eravamo già, perché questa eterodirezione è l’inizio di un cambio d’epoca orwelliano).

La prova? Tutte le componenti della casta (che entrerà a frotte nel Governo Napolitano-Monti-Goldman Sachs) parlano della necessità di attuare “misure impopolari”. Cioè antipopolari. Ma guarda che democratici!

Molti si illudono che Monti voglia fare qualche cosa di buono. Ma lui non è qui per questo. Neanche per fare una decente legge elettorale. Lui viene qui per “rieducare” gli italiani alla religione del Debito. Lui arriva per eseguire gli ordini della Banca Centrale Europea, i 39 punti, la lettera di Draghi-Trichet. Un maoista dei nostri tempi: “educare il popolo”. L’ha perfino detto, con riferimento alla Grecia. Adesso lo farà con noi, se gli riesce.

Che fare? Occorre mobilitare la più vasta opposizione sociale e prepararsi a costruire una nuova opposizione politica. Respingere l’“ordine di servizio” preparato dal Quirinale su indicazione dei grandi centri finanziari dell’Occidente.

Occorrerebbe un governo di saggi che, protetti dalla loro statura morale, dal loro prestigio intellettuale, dalle loro conoscenze, siano in grado di sconfiggere le potenti pressioni che si eserciteranno contro di loro, e che varino una nuova legge elettorale, rigorosamente proporzionale, per le elezioni di tutti gli ordini e gradi. Il loro compito sarebbe quello di liquidare la finzione del bipolarismo, che adesso si sgretola sotto i nostri occhi. Qualcuno si chiederà: ci sono questi uomini e queste donne? Io so che ci sono, potrei farne l’elenco. Ma Napolitano non è andato a consultare loro. Ha consultato le mummie e quelli che tirano i fili per farle muovere.

Poi occorrerebbe andare a votare in tempi rapidi. Uso il condizionale perché so bene che questo non avverrà. Ma so anche che il Governo Nmgs difficilmente durerà due anni. Perché la crisi sta precipitando. Annunciano “riforme” per la crescita. Ma tutti gli indicatori dicono che noi andremo in recessione, insieme all’intera Europa. Dunque la crisi arriverà ben presto, o la faranno precipitare “loro”, i “proprietari universali” (e per le grandi masse non farà differenza alcuna, perché in entrambe le varianti a pagare saranno loro).

Secondo: il debito, che ora viene usato come una spada sul capo degli italiani, non può e non deve essere “onorato” con manovre che ridurranno drasticamente non solo il tenore di vita di larghissime masse popolari, ma annulleranno i loro diritti fondamentali, sanciti dalla Costituzione Italiana. Il debito è una truffa ai danni dei molti, a vantaggio dei pochissimi. Il debito è iniquo e illegale. Lo paghino coloro che ne sono stati i responsabili.

Noi ci attestiamo sui nostri diritti costituzionali. A essi non abbiamo rinunciato e non intendiamo rinunciare. La Costituzione ci dà il diritto e il dovere di difenderci contro ogni violazione delle sue norme.

La sovranità che abbiamo delegato a questa Europa non è stata usata nei nostri interessi, e in armonia con i nostri principi costituzionali. Abbiamo dunque il diritto di chiederne la restituzione. Almeno fino a che questa Europa cessi di essere lo scranno dei banchieri e cominci a corrispondere alle nostre aspettative.

Si dia dunque modo al popolo di esprimersi in tempi brevi sul tema del debito: con un referendum. L’Italia può e deve farlo, anche se alla Grecia è stato impedito. Compito di un presidente della Repubblica avrebbe dovuto essere, tra gli altri, quello di sottrarre il paese al ricatto dei potenti, siano essi interni o esterni. Nel nome della Costituzione. Se non lo fa lui, lo faremo noi.

 

 

 

 

La dittatura giacobina dei “poteri forti”.

Ci sarà una nuova “Vandea”?

Fonte web

Le vicende italiane ed estere dell’anno che si conclude rendono sempre più evidente la presenza di “poteri forti”, come oggi si usa dire, che operano dietro le quinte della scena internazionale. Un tempo questi poteri venivano chiamati “forze occulte”. Oggi essi non hanno bisogno di nascondersi: mostrano il loro volto, e dialogano e interferiscono con le istituzioni politiche.

Uno dei principali centri di potere è la Banca Centrale Europea (BCE), con sede a Francoforte, un organismo di carattere privato, con propria personalità giuridica, incaricato dell’attuazione della politica monetaria per i diciassette paesi dell’Unione europea che aderiscono all’ “area dell’euro”. La BCE, ideata dal Trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992 e istituita  il 1º giugno 1998, ha assunto, di fatto, la guida della politica non solo monetaria, ma economica  e sociale europea, espropriando progressivamente gli Stati nazionali della loro sovranità in questo campo.

In una lettera inviata al presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi il 5 agosto 2011, Mario Draghi e Jean Louis Trichet, a nome del Consiglio direttivo della BCE, hanno dettato una precisa agenda al governo italiano.  Essi non si sono limitati a suggerimenti e raccomandazioni di carattere generale, ma hanno fissato, punto per punto, la politica economica e sociale del nostro Paese, indicando come “misure essenziali”: 1) privatizzazioni su larga scala; 2) la riforma del sistema di contrattazione salariale; 3) la revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti; 4) la modifica del sistema pensionistico; 5) il taglio dei costi del pubblico impiego, fino alla riduzione degli stipendi dei dipendenti statali. Hanno infine chiesto che tali regole fossero prese per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare, auspicando una riforma costituzionale che le rendesse più cogenti.

Si può pensare ciò che si vuole di queste misure economiche e sociali. E’ certo però che per la  prima volta un gruppo di eurocrati, indipendenti dal potere politico, interviene  in maniera così diretta e imperativa nella vita pubblica del nostro Paese. Che cosa accade se un governo nazionale resiste all’imposizione di questi dettami? Lo abbiamo visto proprio in Italia. La BCE è oggi l’unica istituzione europea che può esercitare una prerogativa tipica dello Stato sovrano, quale è l’emissione di moneta. La forza di una moneta dovrebbe corrispondere alla ricchezza di uno Stato. In realtà la Banca Centrale, non essendo uno Stato, emette moneta e stampa banconote senza produrre ricchezza. Essa però impone agli Stati nazionali, a cui è interdetto battere moneta, le regole per produrre la propria ricchezza. Se gli Stati in difficoltà si allineano, la Banca Centrale li aiuta comprando i loro titoli di Stato e diminuendone in questo modo l’indebitamento. Se essi non obbediscono alle indicazioni ricevute, la BCE cessa di sostenerli finanziariamente riducendo l’acquisto degli stessi titoli di Stato. Ciò comporta un aumento del cosiddetto “spread”, che è la differenza tra il rendimento dei titoli di Stato tedeschi (Bund), considerati i più affidabili, e quelli italiani (BTp), percepiti come “a rischio” dagli investitori. Se lo spread aumenta, lo Stato italiano è costretto a garantire ai propri titoli rendite più alte, aumentando così il suo deficit, a tutto vantaggio della speculazione dei potentati finanziari. E’ difficile che in una situazione di questo genere un governo regga. Né la Spagna, né la Grecia, né l’Italia hanno resistito a questa formidabile pressione. La BCE, in una parola, “pilota”, e qualche volta provoca, le crisi politiche degli Stati nazionali.

Naturalmente la BCE non agisce isolata, ma di concerto con altri attori: il Fondo Monetario Internazionale, le agenzie di rating, che valutano la solidità finanziaria di stati e governi nazionali, l’Eurogruppo,  che riunisce i ministri dell’Economia e delle finanze degli Stati membri che hanno adottato l’Euro. Queste iniziative sono concordate in luoghi discreti, ma ormai a tutti noti, come gli incontri periodici del Council on Foreign Relations (CFR), della Commissione Trilaterale, del Gruppo Bilderberg. Sarebbe riduttivo immaginare che dietro queste manovre siano Stati nazionali come la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, la Germania o la Francia. L’obiettivo non dichiarato della BCE è proprio la liquidazione degli Stati nazionali.

L’Unione europea, presentata come una necessità economica, è stata infatti una precisa scelta ideologica. Essa non prevede la nascita di un forte Stato europeo, ma piuttosto di un non-Stato policentrico e caotico, caratterizzato dalla moltiplicazione di centri di decisione con compiti complessi e contrastanti. Ci troviamo di fronte a trasferimenti di potere che avvengono non verso una sola istituzione ma verso una pluralità d’istituzioni internazionali, le cui competenze rimangono volontariamente oscure. Ciò che caratterizza questa situazione è la grande confusione di poteri e la loro conflittualità latente o manifesta: in una parola un’assenza di sovranità tale da esigere il costituirsi di una suprema Autorità mondiale. L’ex presidente della BCE Trichet in un discorso tenuto a New York il 26 aprile 2010, presso il CFR ha esplicitamente evocato la necessità e l’urgenza di un super governo mondiale, che fissi regole economiche e finanziarie per affrontare lugubri scenari di depressione economica.

Questa visione viene da lontano e vuole imporre all’umanità una “Repubblica universale” direttamente antitetica alla Civiltà cristiana nella quale si amalgamerebbero tutti i Paesi della terra, attuando cosi il sogno ugualitario di fondere tutte le razze, tutti i popoli e tutti gli Stati. Il romanzo profetico di Robert Hugh Benson Il Padrone del mondo (Fede e Cultura, Verona 2011, con prefazione di S.E. Mons. Luigi Negri) mostra come questa utopia tecnocratica possa sposarsi con l’utopia religiosa del sincretismo. In nome di questo superecumenismo tutto viene accettato fuorché la Chiesa cattolica di cui si programma l’eliminazione, dopo quella degli Stati nazionali.

L’eliminazione della sovranità nazionale comporta, come logica conseguenza, quella della rappresentanza politica. L’ultima parola è ai tecnocrati, che non rispondono alle istituzioni rappresentative, Parlamento e governi, ma a club, logge, gruppi di potere i cui interessi sono spesso in antitesi con quelli nazionali.

I tecnocrati aspirano a guidare governi di emergenza, con leggi di emergenza, che spianano la strada alla dittatura giacobina, come accadde nella Rivoluzione francese. Al giacobinismo si contrapposero però allora, in Francia e in Europa, con successi e insuccessi, le insorgenze contro-rivoluzionarie.  Ci sarà oggi una nuova Vandea nel Vecchio continente devastato dagli eurocrati?

 

 

APPROFONDIMENTO

 

Una repubblica fondata sullo spread

Tutti gridano “Fate presto! Fate presto!”. Improvvisamente gli italiani si svegliano e scoprono che non c’è più nemmeno il tempo di bere il caffè. Fino al giorno prima la priorità assoluta del Governo era il decreto intercettazioni, mentre quella indiscussa degli italiani era il video hard di Belen. Poi, dalla sera alla mattina, tutti vanno di corsa. Berlusconi, meno incline alle dimissioni di quanto non fosse Gheddafi, si precipita al colle. Napolitano convoca anche il portinaio del Quirinale. In meno di 24 ore un uomo che il giorno prima era noto solo ai feticisti dell’economia spinta diviene non solo il politico più popolare d’Italia, ma viene insignito della carica di Senatore a vita per i suoi innegabili, inequivocabili altissimi meriti. Senza nessuna discussione parlamentare. Senza nessuna investitura popolare.