Sistema sanitario IRANIANO:

un modello per gli USA

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

 

 

 

Sala operatoria in un ospedale iraniano

 

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 

Da quello che leggeremo in questo piccolo dossier salta fuori una cosa molto interessante: non esistono "stati canaglia" in assoluto, ma tutto dipende dal punto col quale si guarda ad una determinata realtà. Prendiamo ad esempio il sistema sanitario iraniano che, a detta anche dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha un sistema sanitario invidiabile e capillare e dove la mortalità infantile, piaga secolare che tuttora affligge la popolazione povera degli Stati Uniti, è stata ridotta ad un livello che ogni stato civile dovrebbe garantire ovunque. Dunque non credete alle balle che quotidianamente vi propinano alla TV e sui giornali  per “orientare” e per "preparare" l’opinione pubblica che esistono nazioni degne di essere bombardate ad ogni costo, per ragioni legate al sistema di egemonia geopolitica nel M.O. da parte dei soliti stati che parlano di pace ma che nel cuore hanno la guerra.  Tutto questo è talmente vero che sulle rive americane del Mississippi qualcuno ha adottato in piccolo il modello sanitario iraniano con notevoli risultati, andando così contro il modello primitivo, capitalista ed incivile del "o paghi o muori" di matrice Yankee.

 

 

 

 

 

Il dottor Aaron Shirley, che ha portato il modello

sanitario iraniano sulle sponde del Mississipi

 

 

 

 

 

Può il modello iraniano

salvare il Mississippi?

Fonte web

Un articolo sul numero in edicola di AARP Bulletin ha fatto domandare a tutti i lettori “Ma cos’è questo?” Il titolo era “La cura iraniana per il blues del delta” e proseguiva con “il Mississippi si ispira al sistema sanitario iraniano”, “questo modello migliorerà notevolmente la salute”, “potrà funzionare per Baptist Town?”

I media hanno dipinto l’Iran come un paese arretrato del terzo mondo, con 72 milioni di abitanti che hanno davvero poco da insegnarci. Il presidente Bush e Obama, studiando l’Iran esclusivamente dal punto di vista militare, hanno una visione del paese molto limitata. Gli iraniani soffrono di una mancanza di libertà d’espressione e di continue violazioni dei diritti umani.

Ma diffidate da questi stereotipi che ci fanno credere che questo popolo non possa essere fonte d’ispirazione; in questo caso ad esempio, hanno un’esperienza rilevante e profonda che può essere utile per Baptist Town – una comunità trascurata e impoverita dal paga-o-muori previsto dal sistema sanitario americano.

Ci sono troppe malattie trascurate e prevenibili in questa città, come in tutto il delta del Mississippi – il luogo di nascita del Blues – e numerose zone di povertà nella “land of the free, home of the brave”.

Come scrive Joel K. Bourne Jr, autore del bollettino: “quest’area soffre di gravi drammi sanitari, con uno dei più alti tassi di diabete, obesità, ipertensione e mortalità infantile della nazione”. Molti milioni di dollari spesi nell’ultimo decennio hanno fatto troppo poco per la popolazione del Delta.

E’ accaduto che un anziano pediatra di 77 anni, Aaron Shirley, che ha lavorato per 40 anni nella zona del delta, disperato per i cambiamenti necessari, si è imbattuto in un iraniano, il dottor Mohammad Shahbazi, alla presidenza del Department of Behavioral and Environmental Health della Jackson State University.

L’ Iran ha un sistema medico d’avanguardia, lodato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO - World Health Organization), che il dottor Shahbazi ritiene utile adottare. E’ semplice quanto geniale. E’ basato sulla prevenzione, sulla diagnosi e sulla corretta suddivisione delle malattie a tre livelli.

Al livello base sono state istituite delle “health houses” (alla lettera “case della salute” noi diremmo “ambulatori”, NdT) presidiate da abitanti dei villaggi addestrati, detti “behvarzes”, le quali forniscono servizi sanitari di base [per un bacino di utenti che] può arrivare a 1500 persone. Così ci sono 17 000 case della salute con un numero doppio di behvarzes - metà donne e metà uomini - che raggiungono il 90% della popolazione rurale. Questi presidi sanitari si stanno ora diffondendo nelle periferie delle città.

Il centro sanitario regionale supervisiona i Bhevarzes e le “health houses”. Il centro regionale inoltre si occupa degli ammalati che non possono essere ricevuti dalle case di cura. Tra di loro, circa l’80% dei casi viene curato.

Per le malattie più gravi ci sono i grandi ospedali. Gli iraniani possono andare al livello che preferiscono. Il governo iraniano ritiene questo sistema delle “health houses” una politica che prevede un bassissimo costo di assicurazione sanitaria per chiunque.

Negli ultimi 30 anni, questo programma ha ridotto la mortalità infantile nelle aree rurali del 90% e molte altre malattie sono in netta diminuzione grazie all’attenzione che le “health houses” pongono nella prevenzione.

C’è stato uno scambio di personale medico tra l’Iran e il Mississippi, per cercare di capire come adattare questo contesto alla differente cultura del profondo sud, dove la maggior parte delle persone non ha neppure una copertura assicurativa medica.

Vecchia casa sulle rive del MississipiUn paese povero, con il prodotto interno lordo del Connecticut, può fare quello che la nazione più ricca del mondo non riesce a fare, mettere da parte l’avidità aziendale. Attualmente, oltre 46 milioni di americani non hanno una copertura sanitaria e come risultato ogni anno 45.000 di essi muoiono.

E’ vero, il Delta non ha i mullah per fronteggiare le assicurazioni mediche private. Ma i suoi centri medici continuamente assediati ci fanno capire che questo sistema medico ha funzionato in tutti i posti del mondo in cui è stato sperimentato (Costarica, Cile, Cuba, Brasile e, da quando si è trasformata in capitalista, la Cina).

Attivandosi, il dr Shirley con i suoi colleghi, che possiede molte cliniche a Jackson, ha richiesto 20 milioni di dollari al dipartimento della salute americano per costruire 10 “health houses” pilota in Louisiana, Arkansas e in Mississippi. Senza aspettare troppo, sta trasformando le baracche di Baptist Town in un centro primario gratuito per diagnosi e vaccinazioni per la gente del posto.

James Miller, consulente medico che lavora con il dr. Shirley, ha detto a Joel Bourne che “mettere al primo posto la prevenzione delle malattie e la cura postoperatoria farà risparmiare miliardi in riammissioni. Questa potrebbe essere una vera risposta alle sofferenze del sistema sanitario americano. Ma lasciando stare i soldi, che dire della sofferenza degli ammalati? Il valore di restituire alla società esseri umani sani e produttivi? Dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare. Se si guarda alla disparità di cure per le minoranze negli Stati Uniti, noi siamo da considerare come un paese sottosviluppato, per il modo in cui trattiamo i nostri cittadini.”

Con l’eccezione, evidentemente, dell’Iran.

Di sicuro, il concetto delle “health houses” e del sistema a tre livelli è noto da molti anni a tutti i professionisti medici ed alle compagnie assicurative degli Stati Uniti.

Il problema è che questo sistema è visto come una minaccia dalle intransigenti società mediche, avide di grandi profitti, alle quali non importa degli innocenti senza un soldo che per avere una copertura sanitaria si fanno reclutare per combattere le guerre criminali di Bush e di Obama.

Questo paradosso ci deve far vergognare e spingere all’azione.

 

 

Il dottor Shirley con un medico iraniano

 

 

Conoscete il sistema sanitario iraniano?

Fonte web

(....) Secondo l`Organizzazione Mondiale della Sanità, questo sistema ha permesso di ridurre del 70 % la mortalità infantile in questo paese, l’Iran Islamico, nel corso di trent`anni. ( 7). Il Dottor Aaron Shyrley, primo pediatra di colore nel Mississippi del 1965, lo conosce bene il modello iraniano, e a settantasette anni, vorrebbe importarlo nel delta del Mississippi, dove il tasso di mortalità infantile è il più alto degli Stati Uniti ( 50% in più rispetto alla media nazionale) e dove l`aspettativa di vita è la più fragile del paese. Aaron, assieme a due colleghi, ha trascorso dieci giorni in Iran nel Maggio 2009.

Nell`Ottobre del 2009 sono stati quattro medici iraniani, di cui uno membro del Ministero della Sanità, a trascorrere una settimana nel Mississippi. C’è una certa morale in questa storia di cui nessuno parla sui grandi network della televisione occidentale. Quella di un pediatra di colore che ha subito durante la sua militanza per i diritti civili le violenze da parte della polizia, che ha contribuito alla creazione del più grande centro comunitario di sanità dello Stato, e che ha accolto degli iraniani nel profondo Sud al fine di ispirarsi al loro sistema di accesso alle cure mediche: che lezione per tutti i filosofi, filantropi e politici che abbaiano sull'Iran e che gettano letame su questo paese.

Malgrado la quantità di milioni di dollari iniettate dal governo federale, pochi sono stati i riscontri nella diffusione delle cure mediche basilari. L`Iran conta 17000 case di cura, dei dispensari rurali che impiegano addetti locali alla sanità.
A tutt`oggi oltre il 90% dei 23 milioni di iraniani che risiedono in aree rurali hanno accesso alle prestazioni sanitarie grazie a questo sistema, secondo i responsabili, e in modo gratuito (8). Senza che questo trovasse eco nei media occidentali interessati a parlare dell´Iran solo quando c´è la possibilitá di dirne male, senza grande clamore Stati Uniti ed Iran hanno dato discretamente il loro sostegno all´iniziativa proposta nel delta, dove la maggior parte della popolazione è di colore.

L´Istituto nazionale della sanità ( National Health Institute) americano ha a sua volta dato la propria approvazione, come conferma un testo pubblicato sul sito internet dell´istituto: Il notevole successo dell´idea iraniana di case di cura […] apporta speranza e ispirazione alle autoritá del delta del Mississippi» (9).

Durante la visita in Iran il dottor Aaron Shirley, il pediatra di colore che ha ideato il progetto ha dichiarato, ridendo: «Mi sono sentito piú sicuro in Iran che nel Mississippi degli anni 60».

Gli iraniani che sono andati in America invece hanno avuto uno shock, constatando l´immensa povertà dell´America rurale quando sono arrivati a Baptist Town, un dedalo di vie fangose, terreni abbandonati e baracche incuneate tra due binari e un acquitrinio. Niente scuole, niente cliniche, nessun centro comunitario. Il Dottor Shirley recentemente ha fatto visita al congresso, a Washington, assieme ad un collega, per raccogliere fondi al fine di aprire delle case di cura di tipo iraniano a Baptist Town, alla periferia di Greenwood, e in altre quattordici zone del delta del Mississippi. Il progetto del Mississippi mira a formare del personale medico ausiliario, poi ad inviarlo porta a porta per dispensare cure di base, come misurare la pressione arteriosa, o per delle profilassi di tipo igienico. Per le cure più specialistiche, i pazienti continueranno ad essere indirizzati nelle cliniche e negli ospedali, e in seguito avranno la possibilità di essere seguiti a domicilio, al momento dell`avvio delle case di cura create nelle vicinanze (10), ispirandosi al sistema iraniano.

Il modello iraniano per salvare dalla morte dei bambini statunitensi che i milioni di dollari federali non arrivano a mettere al riparo dalla malattia e dalla miseria, che ironia, no?

Mentre gli Stati Uniti sperperano dei trilioni di dollari nelle loro guerre mondiali, all`estero, per dominare e saccheggiare il pianeta, i media e i grandi network americani sanno parlare solo dell`Iran demoniaco e tirannico.

Non se ne abbia a male Shimon Perez che dichiara che “l`Iran è un pericolo per il mondo” (11), esso è comunque un modello, per gli Stati Uniti in primis.

Durante le sue visite al Congresso il dottor Shirley avrebbe dovuto cercare di farsi ricevere dal presidente, e dirgli due paroline di tutto questo.

Nel delta del Mississippi è probabile che gli statunitensi vedano l`Iran in modo diverso rispetto al resto del mondo occidentale.

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(7) http://www.who.int/whr/2008/media_centre/iran_fr.pdf
(8) Op. Cit.
(9) Iran’s health houses provide model for Mississippi Delta, (in inglese) : http://www.fic.nih.gov/news/publications/global_health_matters/2009/1209_health-house.htm
(10) http://www.courrierinternational.com/article/2010/02/11/le-mississippi-seduit-par-le-modele-iranien
(11) http://www.alterinfo.net/Perez-L-Iran-cherche-a-prendre-le-controle-du-Moyen-Orient_a41922.html

 

 

Il dottor Mohammad Shahbazi che

 ha collaborato al progetto

 

 

Medici iraniani in Mississippi

Fonte web

Può sembrare una storia bizzarra ma è tutto vero. Aaron Shirley è un pediatra di Greenwood, nel Mississippi. Ha dedicato la vita ad aiutare la popolazione urbana del delta del fiume. Ora ha 77 anni e crede di aver trovato il modo per ridurre la mortalità infantile: copiare quello che fanno i colleghi medici nella Repubblica islamica dell’Iran.

Lo abbiamo scritto più volte, tra Washington e Teheran non corre buon sangue dalla presa degli ostaggi americani all’ambasciata degli Stati Uniti nel novembre 1979. E oggi la Casa Bianca fa tutto il possibile per impedire all’Iran di andare avanti con il programma nucleare.

Nonostante questo, a maggio dello scorso anno il dottor Shirley e un paio di colleghi si sono avventurati in Iran per studiare il sistema sanitario destinato alla popolazione delle aree rurali. Un sistema sanitario che, secondo l’Oms, in trent’anni ha salvato la vita a parecchi bambini.
A ottobre quattro medici iraniani, tra cui un funzionario del ministero iraniano della Sanità, si sono recati in Mississippi per una settimana. Facendo conferenze nella capitale Jackson e andando in giro per i paesini situati sul delta del fiume.
Comunicare non è stato facile ma la volontà non mancava. E così il sistema iraniano è stato mutuato dagli americani. In cambio la popolazione locale (americana) ha suonato gospel e blues per gli ospiti stranieri.

Cosa si fa dietro le quinte? L’università di Shiraz e quella di Jackson hanno firmato un accordo, approvato (in Iran) dai ministeri degli Esteri e della Salute. A Washington gli addetti ai lavori hanno firmato un documento in cui si dice che i medici del Mississippi non stavano violando il regime di sanzioni.

Cosa c’è di tanto particolare nel sistema sanitario iraniano dedicato alle aree rurali? E’ pervasivo: i medici si avventurano nelle aree più remote, le infermiere appartengono alle stesse comunità in cui lavorano: fanno formazione e tornano a casa loro. Se il loro intervento non basta il paziente va in ospedale e al ritorno a casa a farsene carico sono i medici locali. Sembra che questo metodo possa servire anche nel delta del Mississippi, dove sono stati spesi (inutilmente) decine di milioni di dollari.

Una sola cosa è passata sotto silenzio: questo programma sanitario dedicato alle aree rurali era stato proposto e messo in atto al tempo dello scià con il pacchetto di riforme passato alla storia come Rivoluzione bianca. Bianca perché contrapposte alle rivoluzioni rosse (comuniste) e volute dagli americani. Peccato che nessuno usi la Storia per leggere il presente.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

L'IRAN SUL SITO DI WIKIPEDIA