NATUZZA EVOLO

L'UMILE SERVA DEL SIGNORE

a cura di Claudio Prandini

 

 

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"...in alcuni ambienti della Chiesa i carismi sono disconosciuti e rifiutati, talvolta non solo da parte di sacerdoti, ma addirittura di vescovi e cardinali. Tale chiusura viene giustificata tendenzialmente con l'idea secondo cui i Sacramenti o il Vangelo basterebbero. Si tratta di un grave equivoco: troppo spesso oggi la Chiesa catechizza, senza più evangelizzare. Troppo spesso non è più capace di annunziare Cristo agli increduli, non ha più segni da dare a coloro che sono lontani, poiché in qualche modo li ha persi". (Padre Emiliano Tardif)

Qui tocchiamo, probabilmente, una piaga che affligge sempre di più la Chiesa di oggi - clero compreso - e che chiamerei una "fede spoglia del soprannaturale", una fede razionalista e semipelagiana che non è certo la "Fede" dei Santi! Come dire: "Sì, io credo, ma non parlatemi di segni, miracoli e madonne che appaiono... Io non ho bisogno di queste cose!".
Il problema invece è che proprio la S. Scrittura e la Tradizione mostrano che i "segni", quando vengono concessi, sono parte integrante di una vera evangelizzazione! Essi sono un annunciò integrale ed hanno come scopo la conversione del cuore. I "segni", infatti, non parlano soltanto alla ragione, ma a tutti i sensi dell'uomo!

Natuzza è, allora, uno di questi "segni" viventi per le anime che essa incontra e che in questo spazio web presentiamo volentieri...

 

 

 

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NATUZZA, MISTERO DEL TRASCENDENTE

"Tutta la gioia che sento nell'amare il Signore

 la vorrei trasmettere a tutto il mondo,..."
 

 

 

 

fonte web

 

È una donna semplice e umile, povera e nascosta, che da circa settant'anni è un simbolo vivente della fede cristiana, vive in un orizzonte di amore e di sofferenza, possiede doni e carismi straordinari, misteriosi e unici, dei quali è ignara spettatrice e docile strumento.

Questa donna che non è mai andata a scuola, non sa leggere né scrivere e parla con influssi dialettali, ha tuttavia una capacità assolutamente naturale e spontanea di comprendere in profondità i problemi che le vengono prospettati dai suoi interlocutori. Lei entra nella loro anima, nelle loro menti e nei loro cuori. Ha il dono di saper scrutare nelle coscienze.

Questa donna, fin da quando era bambina, ha un continuo colloquio con il suo angelo custode, che la guida, la ammonisce, la consiglia, le fa conoscere anche gli angeli protettori delle persone che incontra e con le quali parla, permettendole così di dare risposte che solo una persona colta potrebbe dare. Ha quindi il dono delle visioni angeliche, e il suo è anche un raro caso di "possessione" angelica.

Questa donna, in particolari momenti della sua vita e quando cade in estasi, ha apparizioni e colloqui diretti con Gesù e con la Madre di Dio, è visitata anche da santi e da anime elette della Chiesa. È un dono riservato solo alle autentiche personalità mistiche.

Questa donna ha visioni e colloqui con le anime dei defunti, che le appaiono in sembianze umane, presentandosi con il proprio nome e con particolari distinguibili solo dai parenti. La frequenza di contatti è assolutamente sbalorditiva rispetto ai casi studiati nella storia di alcuni grandi santi. Ha così il modo di esercitare una enorme funzione consolatoria, perché ricuce quel legame umano che la morte ha interrotto.

Questa donna, che ovviamente non conosce nulla di medicina, ha tuttavia il dono della illuminazione diagnostica, perché è in grado di stabilire immediatamente una diagnosi, suggerire un farmaco o la necessità o meno di subire un'operazione chirurgica.

Questa donna ha la facoltà di "bilocarsi", di poter cioè apparire persino a centinaia di chilometri di distanza, spesso anche con un aspetto completamente reale e addirittura producendo azioni fisiche nella casa da lei "visitata".

Questa donna ha il carisma delle guarigioni prodigiose mediante la preghiera, ha il carisma della profezia, e quello di poter parlare lingue sconosciute.

Questa donna che, lo ripetiamo, è analfabeta, possiede la facoltà dell'emografia, della scrittura con il sangue, attraverso la spontanea e strabiliante apparizione di frasi a carattere sacro, anche in lingue straniere, su oggetti (magliette, fazzoletti, garze) che vengono a contatto con il sangue da lei trasudato.

Questa donna vive sulla sua carne tutte le sofferenze mistiche, dalle stigmate ai tremendi patimenti della Passione del Cristo, dalle malattie non decifrabili alle vessazioni diaboliche, dai dolori fisici a quelli morali e spirituali

Questa donna ha il dono del "profumo mistico", che viene spesso percepito anche a distanza, nei suoi viaggi bilocativi.

Questa donna, infine, che in tutti questi settant'anni ha incontrato alcuni milioni di persone che hanno bussato alla sua porta, ha il dono della conversione delle anime, che è forse il fine ultimo della sua missione.

Si chiama Natuzza Evolo, ed è l'immagine del mistero trascendente.

 

 

 

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La storia di Natuzza

 

 

E nata il 23 agosto 1924 a Paravati, frazione di Mileto, un paesino di tremila abitanti nella nuova provincia calabrese di Vibo Valentia. Il papà, Fortunato, non l'ha mai conosciuto, perché alcuni mesi prima della sua nascita era partito con una valigia di cartone per l'Argentina e non è più ritornato. Sua madre, Maria Angela Valente, ha dovuto arrangiarsi per racimolare un pezzo di pane, quando non era la piccola Natuzza (diminutivo di Fortunata) ad andare a mendicarlo al forno del paese.

Cresce in queste condizioni, senza mai andare a scuola, quasi facendo da mamma agli altri figli che la signora Angela ha avuto, frequentando però il catechismo con assiduità, ma senza particolare fervore. A otto anni riceve la "visita" di san Francesco di Paola - grande santo calabrese (1416-1507) - e le sembra una cosa del tutto normale. Quando riceve la prima Comunione, invece, si accorge che la sua bocca si riempie di sangue. Lei lo inghiotte, pensa di "aver mangiato" Gesù e di aver fatto peccato, ma ha paura di dirlo al sacerdote e torna a casa contrita.

Erano i primi segni di un'anima privilegiata, che si moltiplicheranno qualche anno più tardi quando, verso la fine del 1938, Natuzza va a servizio nella casa dell'avvocato Silvio Colloca a Mileto. È una ragazza svelta nei mestieri di casa, molto obbediente e schiva, che presto si conquista la fiducia dei Colloca, i quali le affidano anche le chiavi della cassetta dei soldi.

Ma un pomeriggio, quando la signora Alba Colloca offre il caffè ad alcuni ospiti, Natuzza le chiede come mai non lo avesse dato anche al sacerdote. «Scusa, quale sacerdote?» «Quello seduto con gli altri due signori» le risponde Natuzza. La signora torna in salotto, riferisce l'episodio e uno dei due ospiti racconta che suo fratello, morto da anni, era prete. Natuzza comincia a descriverlo alla perfezione. Era lui.

Nei giorni e nei mesi seguenti, Natuzza vede altri defunti, e spesso si tratta di parenti dei Colloca o di loro amici. Nel giugno del 1939 comincia ad avere perdite di coscienza e svenimenti (poi rivelatisi stati di estasi), e una volta ritornata in sé racconta di aver visto e parlato con Gesù e la Madonna, la quale le ha detto di fare la Comunione per i primi nove venerdì di nove mesi.

Un altro giorno la sentono bisbigliare: «Attenti a non far cadere quei bicchieri, sennò la signora mi sgrida!». Natuzza dice che stava parlando con alcuni angeli che erano venuti a trovarla. E quando, all'età di quindici anni, torna a casa Colloca dopo aver ricevuto la Cresima, si accorge che la maglietta è bagnata. La toglie e scopre che si è formata una grande croce di sangue.

Non sarà che quella dei Colloca è diventata la casa degli spiriti? La famiglia è un po' preoccupata, perché già in paese si mormora di queste visioni della sua domestica e la sola ombra di un sospetto, in una Calabria contadina e arretrata, potrebbe avere conseguenze nefaste per lo studio legale. Natuzza viene così portata in chiesa per alcune benedizioni esorcistiche di padre Antonio Albanese.

La sera, durante la cena, i coniugi Colloca discutono sottovoce di cosa fare di quella ragazza tanto buona ma tanto strana e adombrano l'idea di rispedirla a casa sua, a Paravati. Ma quando la signora entra nella cameretta di Natuzza per iniziare quel ragionamento, la trova in un mare di lacrime. Fra un singhiozzo e l'altro dice alla padrona: «E venuta una signora che mi ha detto che è sua madre e che voi volete cacciarmi di casa!». La signora Alba la rassicura, mentendo. Ma il giorno dopo Natuzza le chiede: «Perché vostra mamma parla con la voce abracatizza?». La signora quasi sviene: sua madre era infatti morta alcuni anni prima di un tumore alla gola e quindi parlava con la voce roca, abracatizza in dialetto calabrese. E quando le mostra una foto della mamma scomparsa, Natuzza non ha dubbi: «Sì, è proprio quella che è venuta a trovarmi ieri sera».

Nel 1941 Natuzza lascia i Colloca e va ad abitare nella casa della nonna materna. Pensa di farsi suora, ma viene presto dissuasa: è troppo povera e poi quei suoi fenomeni avrebbero turbato la vita di qualsiasi convento. E allora decide di sposarsi. Il 14 agosto 1943, si unisce in chiesa a Pasquale Nicolace, un giovane falegname che era però arruolato nell'esercito.

Il matrimonio avviene quindi per procura e dopo un "contratto": lui deve accettare di non avere una moglie come le altre e permettere a Natuzza di dividere il suo tempo tra la famiglia e il prossimo. Pasquale accetta, e dal felicissimo matrimonio nascono Salvatore (1945), Antonio (1947), Anna Maria (1950), Angela (1954) e Francesco (1956). Adesso hanno anche undici nipotini.


 

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I colloqui con il Cielo

 

 

II giardino segreto di Natuzza è abitato da molte presenze celesti. La signora Alba Colloca l'ha scoperta più volte inginocchiata a gridare: «Come sei bello... Ti amo pazzamente... Dimmi cosa devo fare», dopodiché la donna le diceva di aver visto e parlato con Gesù. Questi colloqui si ripetono regolarmente nella settimana santa, quando Natuzza riceve la gioia dolorosa delle stigmate.

Vede Gesù come un uomo molto alto, di indescrivibile bellezza, sempre vestito di bianco, con i capelli biondi tendenti al nocciola, con una scriminatura al centro. Qualche volta si presenta anche nelle forme di un uomo povero e con molte ferite sanguinanti. Ma quello che più colpisce Natuzza è il suo sguardo che le attraversa l'anima e la riempie di gioia. Lei attende questi incontri «con la stessa ansia di una mamma che aspetta il ritorno del figlio da un paese lontano».

La Madonna le appare invece come una donna piccolina, giovane, dell'età di quindici o sedici anni, con i capelli neri e gli occhi scuri, con il volto tondo e dalla carnagione olivastra. È quindi diversa dalle classiche iconografie occidentali, dove la Vergine ha i capelli biondi e il volto diafano. E quando lo scultore Conrad Moroder di Ortisei presenta la statua lignea secondo le indicazioni di Natuzza, lei conferma la somiglianza, «anche se la Madonna è molto più bella».

Una delle prime apparizioni che Natuzza ha raccontato risale al 17 gennaio 1944, quando improvvisamente la sua stanza si inonda di una luce azzurra e lucentissima e le appaiono la Madonna, Gesù e san Giovanni. Lei è turbata, teme di aver tradito la loro fiducia perché si è sposata. Rassicurata che avrebbe potuto fare bene il suo dovere di sposa e di madre, quelle figure sparirono, «e si udì per tutta la casetta un cupo rimbombo, come di un tuonare in lontananza». Spesso, invece, prima dell'esplosione di luce e della visione celeste, Natuzza avverte uno strano ronzio, come quello prodotto da un nido di api.

L'angelo custode è il compagno inseparabile della sua vita. Come tutti gli angeli che ha potuto conoscere, è un bambino bellissimo di otto o dieci anni, con i piedi sollevati da terra. Natuzza vede queste creature celesti collocate in una sorta di gerarchia spirituale, perché l'angelo delle persone consacrate, dei sacerdoti e delle suore, sta a sinistra, dando quindi loro la destra perché li rispetta come rappresentanti del Signore; sta invece alla destra delle persone laiche, che in questo modo riconoscono la superiorità spirituale dell'angelo.

Si vuole una prova di questo? Un giorno si presentano a Natuzza due distinti signori. Il primo è uno studente di Medicina e il secondo un sacerdote gesuita. Entrambi avevano sentito parlare dei carismi di questa donna, volevano conoscerla e, nel caso, smascherarla come una fattucchiera ingannatrice. Per questo il prete si presenta in abiti civili e con un aspetto di giovane scanzonato.

A un certo punto il prete chiede consiglio a Natuzza: «Signora, io dovrei sposarmi presto con una bella ragazza della quale sono molto innamorato...». Natuzza non gli fa finire il discorso, si inginocchia e gli bacia la mano. «Signora, cosa fa?» «Le bacio la mano perché lei è un sacerdote di Dio, perché quando è entrato qui il suo angelo le dava la destra, essendo grande la dignità sacerdotale, mentre l'amico che l'ha accompagnata dava la destra all'angelo.»

Il gesuita, così come moltissime persone che hanno incontrato Natuzza in questi settant'anni, è rimasto colpito dal suo modo di parlare, al tempo stesso semplice e profondo, che testimonia una sapienza che un'analfabeta non potrebbe mai avere. Ma molti hanno potuto anche notare che, quando Natuzza risponde al suo interlocutore, spesso fissa un luogo alle sue spalle. E l'angelo che le sussurra le risposte (lei dice di vederlo anche muovere le labbra), che l'aiuta a centrare immediatamente il problema, che le suggerisce una diagnosi medica o un consiglio spirituale, che le fa uscire dal cuore parole, termini scientifici, concetti teologici che Natuzza non potrebbe mai aver appreso. E quando l'interlocutore è uno straniero, che le parla in inglese piuttosto che in francese, lei gli risponde nella sua stessa lingua.


 

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Le stigmate di Natuzza

 

 

 

 

È infatti un'"anima vittima", fin dall'adolescenza, da quando porta la croce per la riparazione dei peccati e la salvezza del prossimo. Per nulla al mondo Natuzza sarebbe disposta a rinunciare al dolore che l'affligge, o a condividerne una parte con altri, anche adesso che soffre di seri disturbi cardiaci. Lei dice che «la bontà del Signore merita che io soffra per Lui». La scienza medica è in grado di spiegare le ragioni vascolari della sudorazione del sangue (ematidrosi), ma non può attribuire carattere "naturale" alle emografie. Queste non hanno neppure una valenza "paranormale", perché non dipendono dalla sua volontà. Aveva appena dieci anni quando ha cominciato ad avere delle piccole lesioni ai polsi e ai piedi, quasi dei forellini, che apparivano spontaneamente e le davano un gran fastidio. A partire dal 1958, specie nel periodo della Quaresima e della settimana santa, queste lesioni sono diventate più estese e più profonde in corrispondenza delle cinque piaghe di Cristo.

«Ero piccolissima... Un giorno Gesù mi ha detto: "Mi appoggio a te con un dito!". E mi uscì il primo buco. A me sembrava una cosa bella, perché Dio mi toccava ed era una gioia perché vedevo il Signore. Poi, dopo cinque o sei anni, mi ha detto: "Mi appoggio con una mano". E mi è uscita una ferita alla spalla. Io ero di una felicità immensa, perché pensavo che il Signore si appoggiava a una meschina come me. Poi sono arrivate le piaghe e io le accettai sempre e con amore, perché c'è Gesù che mi conforta.»

Per molti anni Natuzza ha nascosto questi segni divini, indossando camicioni con maniche lunghe, tenendo sempre le braccia conserte quando riceveva qualcuno, evitando di aprire la porta ai pellegrini nei periodi cruciali, riuscendo a celare perfino al marito e ai figli la ferita al costato. Ma, nel 1965, la notizia delle stigmate si è talmente diffusa che negare diventa impossibile.

«Per tre anni (1979-1981) ho assistito Natuzza il venerdì santo» ha raccontato la dottoressa Isolina Mantelli al professor Valerio Mannelli. «Arrivo sempre a mezzogiorno e la trovo già in sofferenza, a letto, che sta male. L'aspetto di Natuzza è quello di una donna martoriata fisicamente e spiritualmente. È tutta una piaga. Le piaghe delle mani sono enormi, alcune volte sanguinano, altre no. Quando le ho esaminato la piaga sul torace, mi sono entrate tre dita dentro.

«Il maggior momento di sofferenza è quando dice di vedere il Demonio, che le mostra la distruzione della sua famiglia, con i figli che muoiono di morte violenta. E l'unica volta che Natuzza si ribella: "Io questo non lo sopporto, questo proprio no!", continua a dire. Ma, subito dopo le tentazioni, entra in uno stato di estasi, non parla più, ha gli occhi fissi, il volto rasserenato. È come se ci fosse un premio per la sofferenza. Tutto questo fino alle ore 14,30 circa. L'ultima scena è quando Natuzza assapora qualcosa di amaro, fa una smorfia e poi trae tre grandi sospiri come quelli dei comatosi. Le sue labbra sono cianotiche, lei è fredda ma il polso c'è. È un'asfissia, la ragione più probabile della morte di Gesù.

«Non è piacevole assistere a tutto questo. Io vado da lei in qualità di medico, ma soprattutto per rassicurare il marito, perché Natuzza, in quelle circostanze, non ha certo bisogno di un medico. Io mi metto in un angolo, ma vedere una sofferenza così forte, a cui non si può partecipare e che non si può capire, mi sconvolge. A un malato si può dare aiuto, a lei no.»

Questa è la testimonianza di uno dei molti medici che hanno assistito Natuzza quando riceve le stigmate e rivive tutti i momenti della Passione, che si conclude nel primo pomeriggio, proprio nell'ora della morte di Gesù. Nella sua casa, in quei giorni, oltre ai familiari ci sono sempre alcuni sacerdoti, in particolare don Michele e don Pasquale Barone, parroco di Paravati e presidente della fondazione Cuore immacolato di Maria, Rifugio delle anime.

«Abbiamo visto nella sua persona Gesù sulla via del Calvario e poi appeso al legno della croce» ha raccontato il venerdì santo del 1995 a tutti i fedeli riuniti dentro e fuori la parrocchia. È tutto il paese che partecipa costernato alle sofferenze di Natuzza, aspetta con ansia notizie sulla sua salute e spera che Dio l'abbia nuovamente benedetta con i suoi segni. Qualcuno interpreta l'evento anche in modo scaramantico (come accade per la liquefazione del sangue di san Gennaro).



 

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La Chiesa e Natuzza

 

 

Eppure, in un passato ormai lontano, l'atteggiamento della Chiesa non era favorevole a Natuzza. Anche lei, purtroppo, come Padre Pio e altre personalità mistiche, nel 1940 ha subito la sfortuna di una "diagnosi a distanza" di padre Agostino Gemelli, che, pur non avendola mai incontrata, l'ha bollata ugualmente come isterica. Gemelli consigliava al vescovo Paolo Albera di tenersi lontano, indifferente, sostenendo che in questo modo i suoi fenomeni sarebbero svaniti.

Svanirà invece la prudente diffidenza delle autorità ecclesiastiche, di fronte all'"ottima impressione" ricevuta dalla vita umile, povera e obbediente di Natuzza. Come ha detto, dopo averla conosciuta, un gran fustigatore dei costumi come il gesuita padre Bartolomeo Sorge, ex direttore de «La Civiltà Cattolica», «l'umiltà, se uno ce l'ha, traspare anche se sta zitto. Se uno non ce l'ha, anche se dice ad alta voce "sono umile", si capisce che è un gran superbo. Natuzza è un'anima umile e questo è il segno della presenza di Dio... Il secondo aspetto che mi ha colpito davvero molto è la sua preghiera, lo spirito di adorazione e di amore che questa donna offre al Signore. Quando questi due elementi vanno insieme, si può stare tranquilli che c'è un'opera di Dio sostanziale».

Il nuovo vescovo di Mileto, monsignor Domenico Tarcisio Cortese, più volte ha espresso pubblicamente il suo giudizio estremamente positivo su Natuzza, sottolineando come sia «una donna di pazienza, di grande fede, che obbedisce alla Chiesa e non si è mai lasciata strumentalizzare dal denaro, non ha mai ceduto a questa tentazione che avrebbe potuto renderla miliardaria, con le folle che vanno da lei... Natuzza non costituisce un problema per la Chiesa, il problema è semmai la gente che va da Natuzza, perché spesso le chiedono di tutto e di più. Io penso che la maggior parte delle persone escano dalla sua casa con una serenità di spirito che non facilmente si ottiene andando dai padri spirituali. E quindi una persona che va molto rispettata» .
 

 

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P.S.: Per sapere di più sulla vita e i carismi di Natuzza Evolo bisogna leggere i cinque volumi (quasi 1.700 pagine) del professor Valerio Marinelli, edizioni Mapograf, e della Fondazione del Cuore Immacolato di Maria, Rifugio delle Anime. Si consiglia anche la lettura dei libri di Turi A.M., Natuzza Evolo, Mediterranee e di Mesiano F., I fenomeni paranormali di Natuzza Evolo, 1974. Per contattare questa grande personalità mistica bisogna scrivere a Paravati (Vibo Valentia), alla Fondazione Cuore Immacolato di Maria, Rifugio delle Anime (tel. 0963.336478).

 

Per saperne di più:

 

I Carismi nelle lettere paoline

 

Netuzza Evolo, stampa locale