NUOVO ORDINE MONDIALE, NO AL
PROGETTO DI SCUDO SPAZIALE
LA NATO RIDOTTA A UNA SUCCURSALE DEL PENTAGONO,
MENTRE I POPOLI EUROPEI COME PECORE VENGONO
PORTATI SULL'ORLO DI UN MACELLO...
MA PER CHI E PER CHE COSA?
(a cura di Claudio Prandini)
“Vecchia Europa e nuova Europa. Non significate nulla, non siete nulla. Siete una colonia americana. Ritirate le vostre bandiere, esponete quella americana e riconoscete il vostro status coloniale. Siete una destinazione turistica esotica. E‘ l’unica cosa che siete in grado di fare.“ (Scott Ritter, ex capo ispettore degli armamenti per le Nazioni Unite, Ufficiale dei marines durante la prima guerra del golfo) |
INTRODUZIONE
"Patrick Buchanan, il giornalista che è stato candidato presidenziale conservatore, ha giudicato in questo modo l’accusa di Bush, secondo cui la risposta russa è stata «sproporzionata»: «Ma noi non abbiamo autorizzato Israele a bombardare il Libano per 35 giorni in risposta ad una scaramuccia di frontiera in cui erano stati catturati due soldati israeliani? Questo non è stato molto più ‘sproporzionato’? La Russia ha invaso un Paese sovrano, ha lamentato Bush. Ma gli USA non hanno bombardato la Serbia per 78 giorni e non l’hanno invasa per obbligarla a cedere il Kossovo, su cui la Serbia aveva pretese storiche più giustificate di quelle della Georgia sull’Abkhazia e il Sud-Ossezia, popoli etnicamente separati dai georgiani? Non è stupefacente l’ipocrisia dell’Occidente?».
Mosca, scrive Buchanan, «ha ritirato l’Armata Rossa dall’Europa, ha chiuso le sue basi a Cuba, ha disciolto ‘l’impero del male’ e lasciato che l’Unione Sovietica si frazionasse in 15 Stati, ed ha cercato l’alleanza e l’amicizia degli Stati Uniti. E noi, cosa abbiamo fatto? Trafficanti americani in combutta con mascalzoni moscoviti hanno saccheggiato la nazione russa. Rompendo una promessa fatta a Gorbaciov, abbiamo esteso la nostra alleanza militare in Est Europa, fino alla porta della Russia. Sei Paesi del Patto di Varsavia e tre ex-repubbliche dell’URSS sono oggi membri della NATO».
Bush e Cheney spingono per portare nella NATO anche Ucraina e Georgia, rincara Buchanan. Ciò significa che «saremo obbligati ad entrare in guerra con la Russia per difendere la città di nascita di Stalin (Gori) e la sovranità (ucraina) sulla Crimea e Sebastopoli, tradizionale sede della flotta russa del Mar Nero».
Immaginate se fosse accaduto l’inverso, suggerisce ai suoi lettori. Se fosse stata Mosca a inglobare l’Europa occidentale nel Patto di Varsavia. Se, per di più «avesse stabilito basi in Messico e Panama, piazzato missili e radar a Cuba, e si fosse unita alla Cina a costruire oleodotti per trasferire il greggio venezuelano e messicano nel Pacifico per imbarcarlo verso i porti asiatici. Se ci fossero consiglieri russi e cinesi ad addestrare gli eserciti latino-americani, come noi facciamo nelle repubbliche ex-sovietiche: Come avremmo reagito?»..." (vedere qui).
Queste considerazioni non sono di un Bertinotti, di un comunista o di un antiamericano, ma di Patrick Buchanan, americano, conservatore ed ex candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Chi ha dunque aiutato, armato e sostanzialmente spinto il presidente della Georgia, un avventuriero (quasi maniacale: Saakashvili, il presidente georgiano, si mangia la cravatta. Guardare per credere "video") e un despota nel suo stesso paese, che però l'occidente definisce democratico per puro interesse geopolitico (sia in Afghanistan che in Georgia sono in ballo enormi interessi petroliferi), ad attacare l'Ossezia del sud? Cosa ci faceva la Rice a Tbilisi proprio nei giorni dell'attacco? Di chi le armi e gli istruttori militari? E' lo stesso ministro ebreo della Georgia, Temur Yakobshvili, a dircelo: "Israele dovrebbe essere fiero delle sue milizie che hanno addestrato i soldati georgiani," Yakobashvili ha dichiarato in ebraico all'Army Radio (la radio militare israeliana), facendo riferimento a un gruppo israeliano privato assunto dalla Georgia..." (vedere qui)
Purtroppo ciò che è successo in Georgia è la diretta conseguenza dello snaturamento della Nato ad opera degli Americani,
il cui "sistema politico, grazie al fallimento sia dei Repubblicani che dei Democratici nel gestire il problema del finanziamento delle campagne elettorali, è marcio dalla testa ai piedi. Sotto l’amministrazione Bush, però, la corruzione ha raggiunto livelli nigeriani. Il governo federale è solo un immenso programma di benessere aziendale, che ricompensa con contratti da miliardi le industrie che danno milioni di dollari in donazioni politiche. La difesa missilistica è pertanto il più grosso barile di carne di maiale di tutti i tempi, la magica torta che non si esaurirà mai, per quanta se ne possa sbafare. I fondi incanalati nelle industrie della difesa, dello spazio e di altre produzioni e servizi, non si esauriranno mai perché il sistema non conosce e non prevede vie d'uscita" (The Gardian).La Nato che era nata come alleanza strettamente "difensiva" è diventata negli ultimi anni sempre più "offensiva", cioè poco più di una succursale del Pentagono e delle sue mire espansioniste. Non è un caso che ora il quartier Generale della Nato si trovi negli Stati Uniti e non più in Europa. Afghanistan e allargamento a est sono i suoi nuovi compiti e poco ci manca che sia operativa anche in Iraq. Questo è accaduto per la grande stupidità degli europei che si sono fatti strumento del grande pifferaio americano. Ma forse non è neanche questione di pura stupidità ma bensì di un piano ben congeniato dalla elite globalista "illuminata" che vuole creare un Nuovo Ordine Mondiale... In questo nuovo contesto la Nato assumerebbe il compito che gli strateghi globalisti le stanno preparando, cioè di polizia internazionale nelle aree di crisi. Allora chi se ne frega se la Russia è costretta a riarmarsi, se il mondo ritorna alla guerra fredda o peggio, i signori globalisti non temono neanche di provocare una ecatombe nucleare perché in fondo loro credono che la guerra sia il fertilizzante della storia.
E' il mistero di iniquità, di paolina memoria, che si sta svelando pian piano in una chiesa che lo ha dimenticato da tempo (chi commenta più l'Apocalisse nelle chiese o il mistero di iniquità di s. Paolo?) e in una società sonnolenta, incapace di cogliere in pieno i segni dei tempi. Anche per questo dobbiamo dire no allo scudo spaziale americano in Polonia e nella repubblica Ceca, vera premessa alla terza guerra mondiale, come anche un no va detto alla entrata della Georgia nella Nato.
Clicca sull'immagine di Gandi e firma anche tu contro lo scudo...
UNICA FORMA DI PRESSIONE POSSIBILE CONTRO LO SCUDO
SPAZIALE È BOICOTTARE I PRODOTTI AMERICANI!
La Merkel, dal canto suo, si è bevuta il cervello quando è andata a dire ai georgiani che per loro le porte della Nato rimangono aperte. Non pensa che avere la Georgia nella Nato sarebbe troppo pericoloso? Non si deve dimenticare che i paesi aderenti alla Nato hanno l’obbligo della mutua collaborazione e dell’intervento militare se uno dei suoi membri è attaccato o occupato; paradossalmente, se la Georgia occupata entrasse nella Nato, bisognerebbe fare subito la guerra alla Russia. D'altronde, che affidabilità può avere un brutale avventuriero come il presidente georgiano Saakashvili che ha fatto bombardare di notte la capitale dell'Ossezia del sud senza tener conto della vita di un centinaio di civili osseti, che poi sono morti senza neanche sapere il perché? Molti hanno trovato la morte nelle chiese dove si erano rifugiati, nella speranza che almeno le chiese non venissero bombardate.
La pace globale è ancora possibile se la gente prenderà sempre più coscienza della realtà... Consiglio di vedere attentamente i video inseriti in questo dossier, in quanto danno un quadro esauriente della posta in gioco.
L'Europa ridotta a colonia esotica americana...
LA STORIA
17 marzo 1948: Benelux, Francia, e Regno Unito firmano il Trattato di Bruxelles, creando quindi l'Unione dell'Europa Occidentale (UEO) che è il precursore dell'accordo NATO.
14 maggio 1955: Il Trattato del Patto di Varsavia viene firmato a Varsavia (Polonia) dall'Unione Sovietica e dai suoi stati satelliti allo scopo di controbilanciare la NATO. Entrambe le organizzazioni si fronteggiarono durante tutta la Guerra Fredda.
1966: Charles de Gaulle decide di rimuovere la Francia dal comando militare NATO per poter perseguire il proprio programma di difesa nucleare. Questo fatto accelera il trasloco del quartier generale NATO da Parigi a Bruxelles, che avviene il 16 ottobre 1967. Mentre il quartier generale politico si trova a Bruxelles, il quartier generale militare (SHAPE, ovvero Supreme Headquarters Allied Powers Europe), si trova poco più a sud, nella città di Mons.
8 luglio 1997: Tre paesi ex-comunisti, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, sono invitati ad unirsi alla NATO nel 1999.
24 marzo 1999: La NATO vede il suo primo impiego militare durante la Guerra del Kosovo, dove per 11 settimane conduce - in violazione del suo stesso statuto e senza autorizzazione da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU - una campagna di bombardamenti contro la Jugoslavia, composta ormai soltanto da Serbia e Montenegro che terminerà l'11 giugno 1999 (Operazione Allied Force).
12 settembre 2001: La NATO invoca, per la prima volta nella sua storia, un articolo del suo statuto che stabilisce che ogni attacco a uno stato membro è da considerarsi un attacco all'intera alleanza. Questo avviene in risposta all'attacco terroristico dell'11 settembre.[1]
28 maggio 2002 Viene avviata la "collaborazione per la pace" (Partnership for Peace, PfP) con la Russia.
21 novembre 2002: Durante il vertice di Praga (Repubblica Ceca) altri sette stati sono invitati ad aprire dei colloqui per l'unione all'alleanza: Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania.
10 febbraio 2003: Francia e Belgio rompono la procedura del tacito assenso riguardante la tempistica delle misure protettive a favore della Turchia in caso di una possibile guerra con l'Iraq. La Germania, pur non usando il suo diritto di rompere la procedura, annuncia il suo supporto al veto.
16 aprile 2003: La NATO accetta di prendere il comando, in agosto, dell'ISAF (International Security Assistance Force) in Afghanistan. La decisione viene presa su richiesta della Germania e dei Paesi Bassi, che guidavano l'ISAF al momento dell'accordo. Il progetto viene approvato all'unanimità. Il passaggio del controllo alla NATO avvenne l'11 agosto, ed è, nella storia della NATO, la prima missione al di fuori dell'area nord-atlantica. Era originariamente previsto che il solo Canada avrebbe preso il controllo dell'ISAF in quella data.
19 giugno 2003: Inizia una grossa ristrutturazione del comando militare NATO. Il quartier generale del Comandante Supremo alleato atlantico viene abolito, e viene stabilito un Comando Alleato Trasformazione a Norfolk, negli Stati Uniti.
29 marzo 2004: Si completa il processo di adesione di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia. È il quinto e più grande allargamento nella storia dell'alleanza.
Dal 2007 due italiani rivestono importanti ruoli di vertice, il vicesegretario generale è l'ambasciatore Claudio Bisogniero, e il presidente del comitato militare è l'ammiraglio Giampaolo Di Paola.
Nel 2008 Albania e Croazia sono state ufficialmente invitate a far parte dell'Alleanza. La Repubblica di Macedonia, invece, è stata momentaneamente esclusa per motivi di discordia con la Grecia.
L'ANALISI
«La NATO
fu creata come alleanza «difensiva»: doveva affrontare una possibile
invasione sovietica (che si supponeva avrebbe dato inizio al conflitto) in una
terza guerra mondiale, che si sarebbe combattuta essenzialmente sul territorio
europeo - occidentale, e specificamente sul suolo tedesco. Un articolo del
trattato, l’articolo 6, prescriveva appunto questo: si combatte solo entro i
confini dei paesi NATO.
Caduta l’URSS, la NATO avrebbe dovuto essere sciolta (come fu il Patto di
Varsavia) o almeno profondamente ridimensionata.
Non lo fu.
Anzi, si è tramutata in una coalizione militare dedita ad operazioni «fuori
area» (out of area).
Ossia è diventata un’alleanza «aggressiva», ridefinita in modo da lanciarsi in
conflitti lontani dall’area europea.
Non è avvenuto di colpo né senza avvisaglie.
Già nel 1973 Henry Kissinger, allora segretario di Stato richiese l’assistenza
degli alleati nella fornitura d’urgenza di armamenti ad… Israele, allora
impegnata nella guerra-lampo dello
Yom-Kippur.
E tuonò contro la «corsa alla dissociazione» degli alleati europei
quando questi si rifiutarono appunto in base all’articolo 6.
«Argomento legalistico», gridò Kissinger.
Era già un avvertimento:
Bush ci ha dato più di un esempio di come considera gli argomenti legalistici,
dal disprezzo dei trattati di disarmo con Mosca alle aggressioni preventive,
dalla legalizzazione della tortura all’uso di armi proibite dalle Convenzioni...
Ricordo che a mettere a punto la metamorfosi aggressiva della NATO fu, con gli
americani, la Thatcher: roba di oltre vent’anni fa, passata anche allora sotto
silenzio.
Washington intanto ampliava la NATO sotto i nostri occhi volontariamente chiusi.
Vi faceva entrare Paesi dell’ex patto di Varsavia: la Polonia, la repubblica
ceka, l’Ungheria.
Il fatto solo che questi Paesi fossero e siano indifendibili da Est, essendo
pianure senza difese naturali, deve inquietare almeno i militari.
Avranno fatto presente ai politici il problema?
Se l’hanno fatto, nulla risulta agli atti.
Poi, nel ‘97, entravano nella NATO Bulgaria e i paesetti baltici; nel 2002,
Slovacchia e Slovenia.
Oggi persino Thomas Friedman del New York Times (1) ammette che
questa estensione dissennata fu un errore.
«D’accordo, abbiamo irritato la Russia per espandere l’alleanza fino ai suoi
confini; e cosa ci abbiamo guadagnato? La marina da guerra ceca?».
Oggi, «non c’è grande questione internazionale, specie come l’Iran, che
l’America possa risolvere senza l’aiuto della Russia», dice Friedman, «invece
l’abbiamo trattata come un nemico, o un socio di minoranza».
Questo lo dice ora un americano.
Tanto più dovevamo porci la questione noi: ci conviene alienarci la Russia,
farci situare nel campo dei suoi nemici?
Ai primi di febbraio, Washington ha spinto Polonia e la Cekia,
ormai membri NATO, ad ospitare sul proprio suolo installazioni di «difesa
missilistica balistica» (BMD), altresì detto «scudo stellare»: la
scusa, difendere l’Europa da - tenetevi forte - missili dell’Iran e della Siria.
In realtà, come ha sottolineato Putin, ridurre il tempo di reazione russo di
fronte ad un attacco americano, e così di piegare Mosca allo stato in cui noi
siamo già, di socio-servo di minoranza.In Polonia, l’opinione pubblica è sempre
più scettica sulla «special relationship» con gli Stati Uniti, il
gigante idiota per cui hanno già versato sangue in Iraq, al punto che il governo
attuale è indebolito da questo passo e può cadere; a Praga il presidente Vaclav
Klaus è esplicitamente preoccupato che le buone relazioni con gli USA finiscano
per danneggiare le «ottime relazioni» con Mosca. (2)
L’occasione era buona, bastava obiettare con energia, e la situazione
poteva del tutto cambiare per Bush.
Ma noi non abbiamo obiettato.
Mai...
E così abbiamo «l’emergenza NATO».
Come l’emergenza-spazzatura, l’emergenza-camorra, l’emergenza-stadi.
Tutte emergenze che testimoniano la nostra insipienza, la nostra incapacità di
studiare e prevedere. Perché nei trent’anni in cui tutto questo si preparava, i
nostri politici hanno fatto i pesci in barile,
i furbetti con doppia morale e coscienza sporca, mentre l’opinione pubblica
riceveva dalla TV informazioni sulle veline, soap-opera, telefilm e concorsi a
premi; e nulla, nulla dai giornali presunti serii.
In Africa, i negri si spendono la paga settimanale in bevute in un solo sabato,
e poi scoprono con stupore che devono far la fame il resto dei giorni: è la
stessa nostra imprevidenza idiota.
I negri, siamo noi.»
-------------------
1) Thomas Friedman, «Putin pushes back»,
Herald Tribune, 15 febbraio 2007.
2) Federico Bordonaro, «The trans-atlantic BMD showdown»,
ISN Security Watch, 15 febbraio 2007.
La forza della non violenza contro
un progetto criminale
UNICA FORMA DI PRESSIONE IN QUESTO CASO È
BOICOTTARE I PRODOTTI AMERICANI!
Presentato come un sistema di difesa contro i possibili attacchi dei missili iraniani, il progetto degli Stati Uniti NMD – sistema missilistico nazionale, conosciuto come “Scudo spaziale” - è in realtà un’arma di offesa e mira alla militarizzazione ed al controllo dello spazio. Come sostiene Noam Chomsky, “l’installazione da parte degli Stati Uniti di un sistema di difesa missilistica in Europa orientale è praticamente una dichiarazione di guerra, uno strumento per il dominio globale”.
Il progetto è avvolto in un alone di mistero, con accordi segreti tra gli Stati Uniti e vari paesi europei, tagliando fuori l’opinione pubblica e gli stessi Parlamenti. L’Europa non è riuscita a dare una risposta unitaria, coerente e nonviolenta alla politica aggressiva degli Stati Uniti e questa sua inerzia ha contribuito a spingere la Russia, che si sente direttamente minacciata dal progetto americano, sulla strada del riarmo, ricreando un’atmosfera da “guerra fredda”.
In un momento di crisi economica mondiale, dove persino il costo degli alimenti cresce a dismisura e si privatizzano sia l’istruzione che la sanità, è una follia spendere miliardi per la guerra e la produzione di nuove armi! L’Europa non deve appoggiare alcuna politica che trascini il pianeta verso la catastrofe: qui è in gioco la vita di milioni di persone, è in gioco il futuro stesso dell’umanità. Non possiamo permettere ai nostri politici di assecondare la folle intenzione degli Stati Uniti di trasformare l’Europa nel teatro di una possibile guerra nucleare.
Proprio in questi giorni l’Europa sta assistendo senza reagire all’occupazione militare che gli Stati Uniti stanno attuando in Repubblica ceca. Esprimiamo solidarietà all’umanista Jan Tamas, portavoce del movimento contro le basi in Repubblica Ceca, che a Praga ha cominciato uno sciopero della fame per chiedere che venga rispettata la volontà del 70% della popolazione e che sul tema dell’installazione di una base militare degli Stati Uniti nel suo paese si decida democraticamente tramite un referendum.
Chiediamo pertanto ai singoli governi e al Parlamento Europeo di prendere una posizione chiara e decisa, rifiutando di appoggiare il progetto dello “scudo spaziale” in quanto mette in pericolo la pace e la coesistenza dei nostri popoli.
Non vogliamo nuove basi militari di potenze straniere sul territorio europeo, né l’allargamento di quelle già esistenti. Vogliamo lo smantellamento di tutti gli arsenali nucleari.
Il nuovo riarmo della Russia è una risposta allo scudo spaziale Usa.
Una conseguenza dell'allargamento a est della Nato.
Sciopero della fame in Repubblica ceca
contro l’occupazione militare USA
Lettera aperta a tutte le organizzazioni
Le scriviamo per attirare la sua attenzione su un fatto gravissimo che si sta consumando in questi giorni nel cuore dell’Europa: di fatto gli Stati Uniti d’America stanno per occupare militarmente la Repubblica ceca. Non si tratta di una invasione o di una guerra, ma dell’installazione di basi militari all’interno del progetto degli Stati Uniti NMD – sistema missilistico nazionale - con il consenso di un governo fantoccio, corrotto e molto vicino agli interessi economici degli Stati Uniti.
Piu’ del 70% della popolazione ceca è contraria e molti altri sono dubbiosi, ma ogni opposizione è stata messa a tacere. Tramite agenzie lobbistiche che fanno gli interessi delle grandi industrie di armi direttamente interessate alla costruzione del cosiddetto “scudo spaziale”, il governo statunitense cerca di controllare il governo ceco, i mezzi di comunicazione e settori della vita economica e scientifica. Stanno realizzando una grande campagna di denigrazione contro tutti quelli che si oppongono all’occupazione militare, e, fortunatamente, per ora non sono arrivati alla violenza fisica. Si tratta di un business di miliardi di euro! In Repubblica Ceca sono note le connivenze tra il partito ODS che ha la maggioranza al governo e queste agenzie lobbistiche. Il Governo ceco può contare su una maggioranza minima grazie a un Partito verde, che miracolosamente nelle ultime elezioni raggiunge il 6%, e che attua una politica favorevole al riarmo e filo americana, ben diversa dalle scelte degli altri partiti verdi nel mondo.
D’altra parte lo stesso Congresso degli Stati Uniti non è informato adeguatamente su quanto realmente sta accadendo in Repubblica Ceca: la maggioranza dei congressisti credono che questo accordo con la Repubblica Ceca si stia svolgendo in piena armonia e democrazia, con il consenso della maggioranza della popolazione e solo con una piccola protesta da parte di alcuni gruppi estremisti.
Gli Stati Uniti possono controllare la vita politica del cuore dell’Europa grazie al silenzio consenso dei Governi degli altri Paesi europei. Un silenzio vergognoso e complice che permette l’intervento di truppe straniere in Europa contro il volere delle popolazioni e che assiste alla distruzione di una giovane democrazia come quella Ceca. Le conseguenze di tutto questo andranno molto piu’ in là di quello che si immagina.
Esprimiamo la nostra solidarietà agli amici che in Repubblica Ceca cominceranno uno sciopero della fame.
Le chiediamo di appoggiare con forza e
decisione questa campagna facendo il possibile affinchè il nostro governo e il
Parlamento europeo prendano una posizione chiara contro questa interferenza
politico militare e che facciano tutte le pressioni diplomatiche necessarie in
modo che qualsiasi accordo tra gli USA e la Repubblica Ceca avvenga in maniera
trasparente e secondo le vere regole della democrazia.
Le chiediamo di appoggiare la petizione online
www.nonviolence.cz e di
spingere affinchè nel nostro Paese si apra un dibattito su una questione cosi
importante.
Il Nuovo Ordine Mondiale è una realtà...
e la NATO uno dei suoi strumenti.
Una sicurezza multilaterale alla
base di un nuovo ordine mondiale
Lontano dall'essere un "relitto
della Guerra Fredda", il Trattato INF rappresenta la base su cui costruire un
ordine mondiale fondato sui principi della sicurezza multilaterale
Nell’ottobre del 1986, quello che sembrava un mero colloquio preliminare tra i capi di stato delle allora due grandi superpotenze, Ronald Reagan e Mikail Gorbaciov, si trasformò presto in un incontro dalla portata storica, che portò l’umanità alle soglie di un disarmo nucleare totale. L’incontro precedente, tenutosi nella capitale islandese Reykjavik, era stato un fallimento, e si era concluso senza neanche sfiorare il concetto di disarmo: gli americani e i sovietici certo si accordarono per una drastica riduzione delle testate da lì a un decennio, ma l’intesa venne compromessa quando Reagan insistette nel voler mantenere il sistema missilistico di difesa SDI (Strategic Defense Initiative), conosciuto anche come Star Wars.
Anche se il mondo perdeva l’opportunità di
lasciarsi defnitivamente alle spalle l’abisso nucleare, l’incontro non risultò
tuttavia del tutto inutile. Poco più di un anno dopo, dalle fondamenta di
rispetto e fiducia gettate a Reykjavik, Ronald Reagan e Mikail Gorbaciov
firmarono il Trattato INF (Intermediate Nuclear Forces Treaty) che
portò alla completa eliminazione di due intere classi di missili nucleari (a
raggio medio e corto) e all’introduzioni di rigide ispezioni internazionali sul
proprio territorio, che mutarono per sempre il punto di vista mondiale sul
controllo delle armi e il disarmo.
Conservo un ricordo nitido di quei giorni. Come ufficiale dei marines,
partecipai alla prima squadra assegnata alla On-Site Inspection Agency,
col compito principale di dare attuazione al Trattato INF. Nel giugno del 1988,
neanche sei mesi dopo la firma del trattato, ebbi l’onore di partecipare alla
prima ispezione come membro di un gruppo inviato in un impianto sovietico di
produzione missili, alla periferia di Votkinsk. Nei due anni successivi ho
contribuito a un nuovo capitolo della storia del controllo degli armamenti,
supervisionando l’installazione di un impianto di monitoraggio all’esterno di
uno stabilimento che aveva prodotto missili a raggio medio (SS-12 e SS-20) e
stava ancora producendo il modello SS-25 (missile intercontinentale con testate
multiple e veicolo di lancio costituito da un autocarro).
Oltre ad assicurarci che i sovietici rispettassero l’accordo a loro volta (come gli americani, anch’essi monitoravano un centro nella città di Magna, nello Utah, dove erano stati prodotti i missili Pershing II), il nostro lavoro a Votkinsk, e ovunque altrove, facilitò un’intesa più ampia e profonda tra due superpotenze che, prima del Trattato INF, si erano giurate distruzione reciproca. La condivisione di un sistema comune di ideali e valori umani consentì di superare le barriere create dalla diffidenza e dalla villania tipiche degli anni della Guerra Fredda. Il Trattato INF condusse ad ulteriori iniziative di disarmo; un esempio è quello del START (Strategic Arms Reduction Treaty – Trattato per la Riduzione delle Armi Strategiche), che prevedeva limiti al numero di armi e mezzi di cui ogni fazione poteva dotarsi. In seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, questo accordo iniziò a regolare gli arsenali nucleari della Russia e delle altre repubbliche.
Quando il presidente George W. Bush, nel giugno del 2001, fissò negli occhi il presidente russo Vladimir Putin e “comprese la sua anima”, avrebbe dovuto guardare meglio. Sebbene i due leader se la intendessero sul piano personale, il loro primo incontro venne compromesso a causa della preoccupazione russa sull’espansione della NATO e delle mire Usa verso uno scudo missilistico difensivo. La firma del Trattato di Mosca, nel giugno del 2003, avrebbe dovuto consentire a Bush di conoscere meglio la suscettibilità del leader russo. Mentre il presidente Usa parlava di un accordo “fondato sul rispetto reciproco e un impegno comune per un mondo più sicuro”, le aree critiche di interesse russo (l’espansione della NATO e il sistema missilistico di difesa americano) venivano considerate solo in modo vago, costringendo così gli Stati Uniti a garantire ai russi di non provare alcuna ostilità rispetto al loro paese.
Oggi l’anima di Putin è più che mai tetra. Pur avendo investito un certo capitale politico nell’avvicinarsi alla politica di Bush – sperando, in questo modo, di dare nuova linfa alla relazione Russia-Stati Uniti – Putin non solo ha fallito nel raggiungimento di accordi fondamentali, ma ha visto incrinarsi lo stato di sicurezza della sua nazione a causa dell’“unilateralismo” americano. Sin dall’inizio della relazione tra Bush e Putin, i russi hanno sempre mostrato una discreta prudenza verso la tendenza unilaterale americana. L’uscita Usa dall’Anti-Ballistic Missile Treaty (2001), l’invasione dell’Iraq (2003), l’espansione della NATO fino ai confini della Russia (2004), hanno messo a dura prova la pazienza e la credibilità del leader russo. La politica di ferro condotta dagli Stati Uniti nei confronti dell’Iran nel 2005 ha aggravato la frizione tra i due paesi – anche se ciò che sembra essere stata l’ultima goccia è stato l’annuncio americano, nell’ottobre del 2006, di voler costruire una grande base missilistica sia in Polonia sia in Repubblica Ceca.
Putin aveva tollerato la decisione presa dall’amministrazione Bush di ritirarsi dall’Anti-Ballistic Missile Treaty, notando che, nonostante non fosse una buona scelta, non era neanche una minaccia diretta contro la Russia. Però l’audacia nei confronti dell’unilateralismo americano e dell’espansione della NATO ha indebolito la sua posizione a Mosca. Le nuove iniziative americane rappresentano tutto ciò che i russi hanno sempre temuto: un’inesorabile marcia americana verso il completo annullamento della Russia come superpotenza. Un sistema centrato sull’America sarebbe stato inaccettabile per il ristretto circolo della leadership russa. Grazie alle crescenti entrate derivanti dal petrolio, per qualche tempo i russi hanno ricostruito silenziosamente la loro antica, immensa industria militare. Qualche anno fa, testarono con successo un nuovo missile balistico intercontinentale con lanciatore mobile (comunemente detto ICBM, Intercontinental Ballistic Missile), il modello SS-27M Topol, che presenta caratteristiche di resa mirate alla sconfitta dei parametri operativi del sistema missilistico difensivo americano. In sostanza, Putin ne ha abbastanza degli Stati Uniti che mirano a costruire un sistema missilistico difensivo a ombrello sfruttando i nuovi membri della NATO che vivono al confine con la Russia.
All’inizio del mese scorso, nel suo discorso alla Munich Security Conference, Putin ha condannato la condotta americana che mira alla creazione di un mondo “unipolare”. Il leader russo ha affermato che gli Stati Uniti mirano alla “creazione di un solo centro di forza mondiale, all’istituzione di un unico padrone”. Ha continuato osservando che “l’America ha scavalcato i suoi confini in ogni modo: lo si vede dai sistemi economici, politici, culturali ed educativi che impone alle altre nazioni”, e ciò equivale a un “disastro”. Molti osservatori hanno giudicato controproducenti le uscite di Putin, altri le hanno definite nient'altro che retorica. Questa volta, però, la reazione russa è sembrata andare oltre. Rifacendosi alla stessa ragione richiamata dagli Stati Uniti in occasione del ritiro dall’ABM Treaty, il ministro della difesa russo, Sergei Ivanov, ha definito il Trattato INF un “relitto della Guerra Fredda”, mentre il capo di stato maggiore delle forze armate, Yuri Baluyevsky, ha affermato che la Russia se ne potrebbe ritirare completamente.
Un eventuale ritiro russo dal Trattato INF
sarebbe un disastro per l’Europa, per la NATO, per la sicurezza globale e, come
dovrebbe essere evidente sia per i membri del Congresso che per i cittadini
americani, anche per gli Stati Uniti. Sin dall’inizio, i sostenitori americani
dell'unilateralismo hanno definito la difesa missilistica come la “panacea”
della sicurezza reale, riproponendola come unica risposta possibile alle minacce
di Russia, Iraq, Iran e Corea del Nord. La realtà è molto diversa. La difesa
missilistica ha sempre seguito una linea simile a quella ideata dalla Francia
dopo la prima Guerra Mondiale (linea Maginot) – adottando ogni volta tecnologie
già obsolete prima ancora di essere attuate. Dato che intercettare missili è
molto più difficile che lanciarne, la realizzazione tecnologica dei sistemi di
lancio è sempre stata più rigorosa rispetto a quella dei sistemi di
intercettazione. Questo significa che un sistema di difesa missilistico non sarà
mai capace di prevenire il pericolo, soprattutto se questo viene da una
superpotenza come la Russia. Se la Russia si ritira dal Trattato INF, gli Usa e
la NATO dovranno presto confrontarsi con un’intera nuova generazione di missili
a corto e medio raggio che rappresenteranno, ancora una volta, una potenziale
minaccia per le città europee.
Ho avuto l’opportunità di servire la mia nazione, contribuendo a mettere da
parte una serie di armi nucleari che destabilizzavano la sicurezza dell'America,
dell'ex Unione Sovietica e di tutta l'Europa. Esistevano già accordi che, sia in
termini di disarmo che di controlli internazionali, avevano reso possibile la
riduzione delle forze militari convenzionali, l'eliminazione delle armi di
distruzione di massa in Iraq e l'espansione del Trattato di non proliferazione
nucleare – e non solo. Grazie alla politica dell'amministrazione Bush, però,
questi progressi diventeranno presto un ricordo del passato, sotto la bandiera
dell’unilateralismo. Una delle lezioni fondamentali, partendo dagli accordi
iniziali sul disarmo stipulati quasi vent’anni or sono da Ronald Reagan e Mikail
Gorbaciov, è che il mondo in cui viviamo è un mondo multilaterale, un mondo che
presenta problemi multiformi che richiedono soluzioni poliedriche.
Il Trattato INF ha incarnato lo scenario ideale per lo sviluppo di negoziati
multilaterali sul disarmo. Il mondo attuale richiede la necessità di misure di
sicurezza di questo tipo. Lontano dall’essere un “relitto della Guerra Fredda”,
il Trattato INF rappresenta la base su cui costruire un ordine mondiale fondato
sui principi della sicurezza multilaterale. Se l’amministrazione Bush continuerà
a seguire la propria imprudente politica fondata sull’unilateralismo e la Russia
concretizzerà il proprio ritiro dal Trattato INF, il mondo diventerà per tutti
più pericoloso.
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Scott Ritter è stato ispettore Onu per gli
armamenti in Iraq tra il 1991 e il 1998. Prima di lavorare per le Nazioni Unite
è stato ufficiale dei marines e consigliere del generale Schwarzkopf nella prima
guerra del Golfo. Attualmente è opinionista di FoxNews. Ritter è autore di
Iraq Confidential – Intrighi e raggiri: la testimonianza del più famoso
ispettore ONU (prefazione
di Seymour Hersh,
prefazione all'edizione italiana di Gino Strada).
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APPROFONDIMENTO
Saakashvili ammette di aver attaccato l'ossezia
del sud per il Nuovo Ordine Mondiale
14 agosto 2008 (MoviSol) – “Questa cosa non riguarda più soltanto la Georgia”, ha detto Mikheil Saakashvili, presidente della Georgia, al giornalista Wolf Blitzer di CNN, il 10 agosto scorso. Gustandosi la notorietà internazionale raggiunta, Saakashvili ha ecceduto nella retorica: “Questo riguarda i valori fondamentali dell’umanità… Si tratta del futuro dell’ordine mondiale. E penso che vi siano in ballo cose più grandi che la sola Georgia. Quanto a me, sono preoccupato per la mia nazione. Ma per il mondo in senso lato, si tratta del futuro ordine mondiale”. (continua)
DIFESA MISSILISTICA: WASHINGTON E LA POLONIA
PORTANO IL MONDO VERSO LA GUERRA
La firma il 14 agosto di un accordo tra i governi degli Stati Uniti e della Polonia per lo spiegamento sul suolo polacco di ‘missili intercettori’ Usa è la più pericolosa mossa verso una guerra nucleare che il mondo abbia visto dalla crisi cubana dei missili del 1962. Lungi dall’essere una mossa difensiva per proteggere gli Stati europei della Nato da un attacco nucleare russo, come hanno fatto notare gli strateghi militari i missili Usa in Polonia pongono una minaccia esistenziale totale alla futura esistenza della nazione russa. Il governo russo ha rilasciato ripetuti avvertimenti su questo fatto a partire dal momento in cui per la prima volta i piani Usa vennero svelati all’inizio del 2007. Oggi, nonostante ripetuti tentativi diplomatici da parte della Russia di raggiungere un accordo con Washington, l’amministrazione Bush, in seguito all’umiliante sconfitta Usa in Georgia, ha esercitato pressioni sul governo polacco perché infine firmasse l’accordo. Le conseguenze potrebbero essere impensabili per l’Europa e per il pianeta. (continua)
Chi ha dato inizio alla Seconda guerra Fredda?
Il popolo americano dovrà essere eternamente grato alla Vecchia Europa per aver fatto saltare il piano Bush-McCain teso a far entrare la Georgia nella NATO. Se la Georgia fosse stata nella NATO quando Mikheil Saakashvili ha invaso l'Ossezia del Sud, saremmo faccia a faccia con la Russia e dovremmo fronteggiare una guerra nel Caucaso dove la superiorità di Mosca è grande almeno quanto lo era quella americana nei Caraibi al tempo della crisi dei missili di Cuba.
Se anche questa
fosse l'unica evidenza dovuta alla guerra Russia-Georgia, ci dimostra la
pericolosa stupidità dell'affidare a teste calde, vaganti per nazioni
evanescenti, il potere di tirar dentro in una guerra gli Stati Uniti. (continua)
La micidiale “guerra umanitaria” del 1999 contro Belgrado – l’ossimoro, ancorché troppe volte reiterato, ci restituisce in qualche misura quel grumo di follia che tra tante e ben più corpose altre ragioni sta tuttavia di sicuro alla base delle nuove strategie belliche del XXI secolo – fu condotta direttamente dalla Nato, senza autorizzazione delle Nazioni Unite e in un contesto internazionale in cui si andava ormai configurando un vero e proprio passaggio storico-politico per i destini dell’Alleanza atlantica. Non a caso in un summit dei Capi di Stato e di governo della Nato, svoltosi a Washington nell’ultima settimana di aprile di quell’anno, in piena attività bellica contro la Serbia, veniva messo definitivamente a fuoco e formalizzato, come orientamento condiviso dai Paesi membri, il Nuovo Concetto Strategico della Nato. La Nato, in quell’occasione, assunse definitivamente – come spiegano gli analisti di cose militari – i connotati e la funzione di polizia planetaria, preposta a tenere sotto controllo tutto ciò che in qualche misura avrebbe potuto da allora in poi mettere in scacco o attentare alla sicurezza dei Paesi alleati: dalle trasmigrazioni “fuori controllo” di gruppi umani alle azioni terroristiche, dalla messa in discussione per l’Occidente dell’accesso alle risorse energetiche – punto nodale – alle guerre a varia intensità che insanguinano intere regioni del mondo. (continua)
Nel 1997 si costituisce un'organizzazione: "Project for
the New American Century" (PNAC), ossia Progetto per il Nuovo Secolo Americano.
Fra i suoi membri troviamo: il vicepresidente Dick Cheney e il segretario alla
difesa Donald Rumsfeld. La filosofia di questo progetto è più o meno la
seguente. La fine della Guerra Fredda con la Russia fa emergere gli States come
l'unica superpotenza mondiale. E' un momento strategico da non perdere per
aumentare la potenza ed estendere i propri interessi in tutte le aree del
pianeta. Quindi è giunto il tempo per esportare la democrazia in regimi
considerati ostili agli interessi USA e per far ciò non vi è esitazione alcuna
nel dover ricorrere all?uso di mezzi militari. Anzi, questa convinzione è
talmente cogente che una parte del Documento si occupa proprio della
"Trasformazione delle forze armate Statunitensi", trasformazione che viene
chiamata "rivoluzione nelle questioni militari". In questa "rivoluzione" è
coinvolta l'Europa, la Nato e l'Italia. Così sta scritto:
"La nuova opportunità di una più grande stabilità europea offerta dall'ulteriore
espansione della NATO richiederà innanzitutto basi a terra per le forze aeree su
tutto il territorio europeo. Poiché il perimetro di sicurezza americano in
Europa è stato spostato verso est, questo andamento continuerà sebbene le forze
navali giocheranno un ruolo importante nel Mar Baltico, nel Mediterraneo
Orientale e nel Mar Nero, e continuerà a supportare le operazioni USA e NATO da
terra." (pagg 43-44)... (continua)