NOI STIAMO CON IL PAPA

E LA CHIESA CATTOLICA

 

DAI DOMENICANI OLANDESI UN ATTACCO

AL SACERDOZIO ED ALL'EUCARISTIA

 

(A cura di Claudio Prandini)

 

 

 

INTRODUZIONE

 

Che siano tempi difficili quelli che stiamo vivendo credo che nessuno possa metterlo in dubbio. Siamo infatti dentro una crisi economica proveniente dall'americana che ha tutti i caratteri e le potenzialità per essere simile alla crisi del '29, la grande depressione. Poi c'è il prezzo del petrolio che miete record su record (oggi siamo a 80-83 dollari al barile) quasi ogni giorno in previsione probabilmente di un'altra guerra, già in avanzata preparazione, contro l'Iran con tutti i risvolti di un sicuro incendio di tutto il Medio Oriente e anche oltre. Fermare il Presidente Bush prima che un'altra guerra inizi dovrebbe essere soprattutto compito del popolo americano, ma i popoli sono spesso impotenti nei confronti dei loro capi. Capi che nel loro delirio si possono persino sentire investiti di una missione divina. Così è Bush che, nel suo delirio di cristiano rinato, può dire al presidente dell'entità palestinese, Abbas, che «Dio mi ha detto di colpire Al Qaeda e io l’ho colpita; poi mi ha ordinato di colpire Saddam, e l’ho fatto. Ora sono deciso a risolvere il problema del Medio Oriente» (vedere qui).

E per finire c'è poi la crisi ideale e politica in cui l'Italia è scivolata in questi ultimi anni per colpa di una serie di fattori tra cui una classe politica sempre più inadeguata, immatura e litigiosa per guidare un paese come l'Italia. Finché, da una parte e dall'altra, non si troverà un terreno di dialogo vero per il solo  bene del paese e della gente, le cose non si aggiusteranno di certo, anzi andranno di male in peggio. I figli stanno forse distruggendo l'eredità dei padri, pagata con il sangue di una guerra mondiale, tanta miseria e una cruenta lotta di liberazione, nella quale perirono anche numerosi sacerdoti?

 

Ma la crisi è entrata anche dentro la Chiesa stessa e non solo con il calo delle vocazioni. Preti che vogliono avere una donna senza rinunciare al sacerdozio, preti che raccontano di nascosto la loro omosessualità in tv, ecc...  Sentite cosa dice il giornalista cattolico Antonio Socci in un suo recente articolo: «Mentre ogni giorno i quotidiani riportano notizie spaventose sullo stato della Chiesa, voglio lanciare un appello al Santo Padre: Santità, governi lei la Chiesa che sta andando in rovina! Per carità, non lasci il gregge di Cristo, già smarrito e provatissimo, in altre mani... L’ultimo episodio riguarda lo stesso Motu proprio che l’ex arcivescovo di Milano (Martini, ndr) ha clamorosamente bocciato (dando la linea a molti vescovi italiani che si sono apertamente ribellati al Papa). Mentre le condizioni della Chiesa, anche in Italia, sono tragiche – come mostrano quotidianamente le cronache dei giornali – sembra che in Curia (cioè in Vaticano, ndr) siano affaccendati solo in lotte di potere. Il Papa invece ha una percezione drammatica delle condizioni della Chiesa. Lo dimostra il grido che lanciò nella storica Via Crucis del 25 marzo 2005: “Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia!”... Ricordo il drammatico grido di don Giussani nella sua ultima intervista: “La Chiesa si è vergognata di Cristo”. Intendeva dire: gli uomini di Chiesa, che però non si sono vergognati della tremenda “sporcizia” denunciata da Ratzinger. Ma quando, dove e come si è fatta pulizia dopo una così clamorosa denuncia? Il Papa da solo non può, ma anche lui prima o poi dovrà fare scelte coraggiose...» (vedere qui).

 

L'attacco però più insidioso e subdolo alla Chiesa viene in questi giorni da parte dei frati domenicani olandesi che, con il loro opuscolo distribuito in tutte le parrocchie del paese, intacca e mortifica il Sacerdozio e l'Eucaristia rientrando in tal modo nel quadro che il Papa chiamò "sporcizia" e "superbia". Essi dicono: ormai in molte parrocchie manca il prete (in Olanda molte parrocchie e relative chiese sono state soppresse e chiuse per questo motivo, ndr) per cui perché non far celebrare la Messa ai laici, consacrazione compresa?! In questo modo però si butta all'aria sia l'idea del sacerdote come "alter Christus" e sia l'idea della Messa come "Sacrificio", cioè il fatto che il santo Sacrificio della Messa è lo stesso Sacrificio della Croce che si perpetua incessantemente lungo tutto il corso della storia fino alla fine dei tempi. In ogni Messa si perpetua così quell'unico sacrificio della Croce per la salvezza del mondo.

 

Nel mondo protestante si plaude come purtroppo si plaude anche in certi settori del modernismo cattolico italiano, senza rendersi conto che abolendo il sacerdote come "alter Christus" e la Messa come "Sacrificio" si abolisce il Mistero stesso che Cristo ha stabilito per la salvezza degli uomini. Solo il Sacerdote, debitamente ordinato dalla Chiesa, può efficacemente tramutare il pane e il vino nel corpo e sangue di Cristo nel momento della consacrazione. Se si tolgono questi due fondamenti della Messa, il sacerdote e il sacrificio, si toglie Cristo stesso.

San Paolo accenna a questa realtà riferendosi ai segni che precederanno la venuta di Cristo, cioè che un giorno si tenterà di togliere di mezzo Cristo stesso.  Sentiamolo: «Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora.  Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo, la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi» (2 Tes. 1-10).

 

Capite? Se si toglie il sacerdozio non c'è più consacrazione valida e se non c'è più consacrazione non c'è più Cristo tra noi! Tolto Cristo non c'è più neppure il grande Sacrificio che salva continuamente coloro che sono degni della salvezza. Questo è il mistero di cui parla Paolo quando afferma: «E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora.  Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene». Che cosa impedisce al mistero d'iniquità di manifestarsi pienamente? L'eucaristia! Paolo non lo dice apertamente ma è il mistero dell'eucaristia, Cristo divinamente e fisicamente tra noi, a trattenere la manifestazione completa dell'empio o dell'anticristo.

 

Quindi tutti questi tentativi di togliere il sacerdozio e il sacrificio nella Messa nascondono questo mistero d'iniquità che avanza assumendo magari sembianze umanamente buone e dettate dal bisogno e dalla carenza di preti, ma micidiale dal punto di vista della salvezza eterna.

 

Concludendo questa introduzione vorrei lanciare un appello particolare ai sacerdoti: dovete tornare a porre al centro, soprattutto nelle prediche e nella catechesi, il tema dell'anima e della sua salvezza perché questo è l'antidoto migliore contro ogni tipo di schiavitù e di iniquità. Non seguite la sapienza del mondo ma quella del Vangelo, l'unica che può rallentare il mistero d'iniquità nella sua avanzata. Ne va, in fondo, della vocazione alla quale il Signore vi ha chiamati, cioè ad essere salvatori di anime incarnate nella storia umana...

 

Claudio Prandini

 

 

 

 

Il libretto dei domenicani olandesi

 

 

 

 

In Olanda inventano un'altra messa.

Col copyright dei domenicani

La sperimentazione è già in corso. Al posto del prete ci sono uomini e donne designati dai fedeli. E tutti assieme pronunciano le parole della consacrazione, anch'esse variate a volontà. A giudizio dei domenicani olandesi, è questo ciò che vuole il Concilio Vaticano II

di Sandro Magister

ROMA, 3 ottobre 2007 – Nel ridare piena cittadinanza al rito antico della messa, con il motu proprio “Summorum Pontificum”, Benedetto XVI ha detto di voler reagire anche a quell'eccesso di "creatività" che nel rito nuovo "ha portato spesso a deformazioni della liturgia al limite del sopportabile".

Stando a quel che accade in alcune aree della Chiesa, questa creatività incide non solo sulla liturgia ma sugli stessi fondamenti della dottrina cattolica.

In Olanda, a Nimega, nella chiesa dei frati agostiniani, ogni domenica la messa è presieduta assieme da un protestante e da un cattolico, che a turno curano uno la liturgia della Parola e il sermone, l’altro la liturgia eucaristica. Il cattolico è quasi sempre un semplice laico, e spesso è una donna. Per la preghiera eucaristica, ai testi del messale si preferiscono i testi composti dall’ex gesuita Huub Oosterhuis. Il pane e il vino sono condivisi da tutti.

Nessun vescovo ha mai autorizzato questa forma di celebrazione. Ma padre Lambert van Gelder, uno degli agostiniani che la promuove, è sicuro d'essere nel giusto: "Nella Chiesa sono possibili diverse forme di partecipazione, noi siamo parte della comunità ecclesiale a tutti gli effetti. Non mi considero affatto scismatico".

Sempre in Olanda, i domenicani hanno fatto di più, con il consenso dei provinciali dell'ordine. Due settimane prima dell'entrata in vigore del motu proprio "Summorum Pontificum" hanno distribuito in tutte le 1300 parrocchie cattoliche un opuscolo di 38 pagine intitolato “Kerk en Ambt”, Chiesa e ministero, nel quale propongono di trasformare in regola generale ciò che in vari luoghi già si pratica spontaneamente.

La proposta dei padri domenicani è che, in mancanza di un prete, sia una persona scelta dalla comunità a presiedere la celebrazione della messa: “Non fa differenza che sia uomo o donna, omo o eterosessuale, sposato o celibe”. La persona prescelta e la comunità sono esortati a pronunciare insieme le parole dell'istituzione dell'eucaristia: “Pronunciare queste parole non è una prerogativa riservata al prete. Tali parole costituiscono la consapevole espressione di fede dell’intera comunità”.

L'opuscolo si apre con l'esplicita approvazione dei superiori della provincia olandese dell'ordine dei frati predicatori e dedica le prime pagine a una descrizione di ciò che accade di domenica nelle chiese d'Olanda.

Per la scarsità di preti, non in tutte le chiese si celebra la messa. Dal 2002 al 2004 il numero complessivo delle messe domenicali in Olanda è calato da 2200 a 1900. Viceversa, nello stesso periodo è aumentato da 550 a 630 il numero dei "servizi di Parola e comunione": cioè le liturgie sostitutive, senza il prete e quindi senza celebrazione sacramentale, nelle quali la comunione si fa con ostie consacrate in precedenza.

In alcune chiese la distinzione tra la messa e il rito sostitutivo è percepita con chiarezza dai fedeli. Ma in altre no, le due cose sono considerate di eguale valore, interscambiabili in tutto. Anzi, il fatto che sia un gruppo di fedeli a designare l'uomo o la donna che guida la liturgia sostitutiva consolida negli stessi fedeli l'idea che la loro scelta "dal basso" sia più importante dell'invio di un sacerdote da fuori e "dall'alto".

E lo stesso accade per la formulazione delle preghiere e per l'ordinamento del rito. Si preferisce dar libero campo alla creatività. Le parole della consacrazione, nella messa, sono spesso sostituite da "espressioni più facili da capire e più in sintonia con la moderna esperienza di fede". Nel rito sostitutivo, capita di frequente che alle ostie consacrate si aggiungano ostie non consacrate e si distribuiscano tutte assieme per la comunione.

In questi comportamenti i domenicani olandesi individuano tre aspettative diffuse:

– che siano scelti "dal basso" gli uomini e le donne ai quali affidare la presidenza della celebrazione eucaristica;

– che auspicabilmente "la scelta di queste persone sia seguita da una conferma, o benedizione, o ordinazione da parte dell'autorità della Chiesa";

– che le parole della consacrazione "siano pronunciate sia da coloro che presiedono l'eucaristia, sia dalla comunità di cui essi sono parte".

A giudizio dei domenicani olandesi, queste tre aspettative hanno pieno fondamento nel Concilio Vaticano II.

La mossa decisiva del Concilio, a loro giudizio, è stata quella di introdurre nella costituzione sulla Chiesa il capitolo sul "popolo di Dio" prima di quello su "l'organizzazione gerarchica costituita dall'alto al basso dal papa e dai vescovi".

Questo implica sostituire a una Chiesa "piramide" una Chiesa "corpo", con il laicato protagonista.

E questo implica anche una visione diversa dell'eucaristia.

L'idea che la messa sia un "sacrificio" – sostengono i domenicani olandesi – è anch'essa legata a un modello "verticale", gerarchico, nel quale solo il sacerdote può pronunciare validamente le parole della consacrazione. Un sacerdote maschio e celibe, come prescritto da "un'antiquata teoria della sessualità".

Dal modello della Chiesa "popolo di Dio" deriva invece una visione dell'eucaristia più libera e paritaria: come semplice "condivisione del pane e del vino tra fratelli e sorelle in mezzo a cui c'è Gesù", come "tavola aperta anche a gente di differenti tradizioni religiose".

L'opuscolo dei domenicani olandesi termina esortando le parrocchie a scegliere "dal basso" le persone alle quali far presiedere l'eucaristia. Se per motivi disciplinari il vescovo non confermasse tali persone – perché sposate, o perché donne – le parrocchie procedano ugualmente per la loro strada: "Sappiano che esse sono comunque abilitate a celebrare una reale e genuina eucaristia ogni volta che si riuniscono in preghiera e condividono il pane e il vino".

Gli autori dell'opuscolo sono i padri Harrie Salemans, parroco a Utrecht, Jan Nieuwenhuis, già direttore del centro ecumenico dei domenicani di Amsterdam, André Lascaris e Ad Willems, già professore di teologia all'università di Nimega.

Nella bibliografia da essi citata spicca un altro, più famoso teologo domenicano olandese, Edward Schillebeeckx, 93 anni, che negli anni Ottanta finì sotto l’esame della congregazione per la dottrina della fede per tesi vicine a quelle ora confluite nell’opuscolo.

La conferenza episcopale olandese si riserva di replicare ufficialmente. Ma ha già fatto sapere che la proposta dei domenicani appare “in conflitto con la dottrina della Chiesa cattolica”.

Da Roma, la curia generalizia dei frati predicatori ha reagito flebilmente. In un comunicato del 18 settembre – non pubblicato nel sito dell'ordine – ha definito l'opuscolo una "sorpresa" e ha preso le distanze dalla "soluzione" proposta. Ma ha detto di condividere "l'inquietudine" dei confratelli olandesi sulla scarsità di preti: "Può darsi che sentano che l'autorità della Chiesa non abbia trattato sufficientemente questa questione e, di conseguenza, spingano per un dialogo più aperto. [...] Crediamo che a questa inquietudine si debba rispondere con una riflessione teologica e pastorale prudente tra la Chiesa intera a l'ordine domenicano".

Dall'Olanda, i domenicani hanno annunciato una prossima ristampa dell'opuscolo, le cui prime 2500 copie sono andate presto esaurite.
 

 

Un gruppo di domenicani in posa per una foto

 

 

 

 

L'Ordine dei Domenicani:

no alla richiesta dei confratelli

 olandesi di permettere ai laici

di presiedere l'Eucaristia

 

(Fonte: Radio Vaticana - 19/09/2007)

 

L’Ordine dei Domenicani ha diffuso un comunicato sul libretto “Chiesa e ministero” diffuso in Olanda a fine agosto dai Domenicani olandesi in 1300 parrocchie del Paese. Nell’opuscolo si propone che a presiedere l’Eucaristia, in mancanza di sacerdoti, siano anche laici, “senza che ci sia differenza fra uomo o donna, omo o eterosessuale, sposato o celibe". La brochure - rileva l'Ordine dei Domenicani - è “una sorpresa”. La "mancanza di vocazioni" - si legge nel comunicato - è urgente, "specialmente in alcune parti del mondo". I nostri fratelli domenicani olandesi "mostrano la loro inquietudine e il desiderio di dialogare su questo tema".

Ma il metodo e la soluzione indicati – si legge ancora nel testo – non sono salutari per la Chiesa e non sono in armonia con la tradizione. A questa inquietudine - fa notare l'Ordine dei Domenicani - si deve rispondere con "una riflessione teologica pastorale prudente tra la Chiesa intera e l'ordine Domenicano". Sul libretto si è espresso anche il vescovo emerito di Breda, mons. Huub Ernst, secondo cui l'opuscolo è “in contrasto con la dottrina della Chiesa cattolica”. Il testo in questione, ha aggiunto il presule, “riflette tesi vicine a padre Edward Schillebeeckx”, che negli anni ‘80 finì sotto l’esame della Congregazione per la Dottrina della Fede, guidata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger. Benedetto XVI ha più volte riaffermato la dottrina della Chiesa in merito al ruolo del sacerdote quale guida della comunità e unico soggetto autorizzato a celebrare la Santa Messa.

 

 

Benedetto XVI

 

 

il sinodo dei vescovi del

2005 sull'eucaristia ha

 dato PERò indicazioni diverse

Fonte web

Nell'esortazione apostolica postsinodale "Sacramentum caritatis" Benedetto XVI ha dedicato alle "assemblee domenicali in assenza di sacerdote" il paragrafo 75. Eccolo:

"Riscoprendo il significato della Celebrazione domenicale per la vita del cristiano, è spontaneo porsi il problema di quelle comunità cristiane in cui manca il sacerdote e dove, di conseguenza, non è possibile celebrare la santa Messa nel Giorno del Signore. Occorre dire, a questo proposito, che ci troviamo di fronte a situazioni assai diversificate tra loro. Il Sinodo ha raccomandato innanzitutto ai fedeli di recarsi in una delle chiese della Diocesi in cui è garantita la presenza del sacerdote, anche quando ciò richiede un certo sacrificio. Là dove, invece, le grandi distanze rendono praticamente impossibile la partecipazione all'Eucaristia domenicale, è importante che le comunità cristiane si radunino ugualmente per lodare il Signore e fare memoria del Giorno a Lui dedicato. Ciò dovrà tuttavia avvenire nel contesto di un'adeguata istruzione circa la differenza tra la santa Messa e le assemblee domenicali in attesa di sacerdote. La cura pastorale della Chiesa si deve esprimere in questo caso nel vigilare perché la liturgia della Parola, organizzata sotto la guida di un diacono o di un responsabile della comunità al quale tale ministero sia stato regolarmente affidato dall'autorità competente, si compia secondo un rituale specifico elaborato dalle Conferenze episcopali e a tale scopo da esse approvato.

Ricordo che spetta agli Ordinari concedere la facoltà di distribuire la comunione in tali liturgie, valutando attentamente la convenienza di una certa scelta. Inoltre, si deve fare in modo che tali assemblee non ingenerino confusione sul ruolo centrale del sacerdote e sulla componente sacramentale nella vita della Chiesa. L'importanza del ruolo dei laici, che vanno giustamente ringraziati per la loro generosità al servizio delle comunità cristiane, non deve mai occultare il ministero insostituibile dei sacerdoti per la vita della Chiesa. Pertanto, si vigili attentamente a che le assemblee in attesa di sacerdote non diano adito a visioni ecclesiologiche non aderenti alla verità del Vangelo e alla tradizione della Chiesa. Piuttosto dovrebbero essere occasioni privilegiate di preghiera a Dio perché mandi santi sacerdoti secondo il suo cuore. Toccante, a questo proposito, quanto scriveva il Papa Giovanni Paolo II nella Lettera ai Sacerdoti per il Giovedì Santo 1979, ricordando quei luoghi dove la gente, privata del sacerdote da parte del regime dittatoriale, si riuniva in una chiesa o in un santuario, metteva sull'altare la stola ancora conservata e recitava le preghiera della liturgia eucaristica fermandosi in silenzio 'al momento che corrisponde alla transustanziazione', a testimonianza di quanto 'ardentemente essi desiderano di udire le parole che solo le labbra di un sacerdote possono efficacemente pronunciare'. Proprio in questa prospettiva, considerato il bene incomparabile derivante dalla celebrazione del Sacrificio eucaristico, chiedo a tutti i sacerdoti una fattiva e concreta disponibilità a visitare il più spesso possibile le comunità affidate alla loro cura pastorale, perché non rimangano troppo tempo senza il Sacramento della carità".

 

APPROFONDIMENTO

 

The Church and the Ministry

Il testo integrale dell'opuscolo dei

domenicani olandesi, in traduzione inglese

 

"Sacramentum caritatis":

 alla domenica tutti alla messa

Per una lettura complessiva dell'esortazione

 postsinodale "Sacramentum caritatis"  (14.3.2007)

 

 

Il sogno delle due colonne

Tra i sogni di Don Bosco, uno dei più noti è quello

 conosciuto con il titolo di "Sogno delle due colonne".

L'Eucaristia e la Madonna sono la salvezza della Chiesa.
Lo raccontò la sera del 30 maggio 1862.

 

 

 

IN BRASILE C'È CHI CHIEDE

IL SACERDOZIO FEMMINILE