NUOVA EVANGELIZZAZIONE

E PRESBITERI DIOCESANI

(di Claudio Prandini)

 

 

Questa settimana vorrei porre l'attenzione (della quale mi prendo interamente la responsabilità) dei nostri lettori su alcuni punti del discorso che il Papa ha tenuto ai vescovi polacchi, lo scorso 3 dicembre 2005, in visita "AD LIMINA APOSTOLORUM" in Vaticano. Quello che il Papa ha detto per la chiesa polacca vale anche per le altre chiese, quindi anche per quella italiana! Farò riferimento solo ai primi due punti del discorso papale. Chi vuole leggerlo in forma integrale può trovarlo qui.

Il Papa, ricordando le parole e gli scritti di Giovanni Paolo II sulla nuova evangelizzazione, ripropone il fine che il suo predecessore aveva dato come compito: "risvegliare una fede (viva, consapevole e responsabile). Successivamente egli affermò che ciò doveva essere opera comune dei Vescovi, dei sacerdoti, dei consacrati e dei laici. Ma in che modo e con quali modalità?".

Subito dopo Il Papa si sofferma appunto su due aspetti nodali della vita della Chiesa: a) Il vescovo come "modello" di vita  e di "premurosa" paternità per i suoi preti; b) la preparazione dei sacerdoti nei seminari. Il Papa su questo punto afferma: "Bisogna tener presente non soltanto la preparazione intellettuale dei futuri sacerdoti per i loro futuri compiti, ma anche la loro formazione spirituale ed emotiva".

Con il secondo punto (punto b) tocchiamo un tasto piuttosto sensibile della preparazione dei sacerdoti, poiché negli ultimi decenni nei seminari, si è lavorato molto sul piano intellettuale e meno su quella spirituale. Se il Papa, che conosce bene la vita interna della chiesa, lo ricorda significa che questa è una grave lacuna molto frequente nella preparazione dei futuri sacerdoti, alla quale i vescovi dovrebbero provvedere con la massima cura e attenzione! D'altronde, basta vedere come, in genere, la  "tipologia" pastorale e spirituale tra sacerdoti anziani e quelli più giovani sia spesso molto diversa. I primi con una forte tensione pastorale di cura delle anime, con una preparazione spirituale che faceva sbocciare in loro un senso naturale di paternità vera verso la gente e la parrocchia in cui erano chiamati a svolgere il loro ministero. Forse non erano al corrente dell'ultima corrente teologica o filosofica, ma dal punto di vista spirituale, che è quello che più conta per un sacerdote, avevano avuto una preparazione robusta, capace cioè di affrontare le domande e i drammi della vita a testa alta! Con i sacerdoti più giovani, invece, capita spesso che il discorso sia rovesciato: sono molto preparati a livello intellettuale e poco a livello spirituale e pastorale! E questo per un sacerdote diocesano è un grave handicap, non solo per lui ma anche per la gente che dovrà guidare! Questo, grazie a Dio, non significa che non ci siano anche giovani preti santi e neanche che tutti i preti di una volta siano sempre stati perfetti sacerdoti! Ciò che si vuol far rilevare è piuttosto una generale tendenza lacunosa di questi ultimi decenni, la quale, ha la sua principale origine nel seminario stesso.

Che cosa è accaduto in questi ultimi decenni alla vita del seminario da sfornare preti con una tipologia così diversa, rispetto ad appena una o due generazioni prima? Sgombriamo subito il campo da malintesi: non sono un lefebvriano e neppure un nostalgico preconciliare! Tuttavia, bisogna imparare a dire le cose come stanno! Dunque, che cosa è accaduto, in genere, ai nostri seminari? Ci vorrebbe un libro intero per spiegare come i cambiamenti socio-culturali della nostra società occidentale (secolarizzazione, relativismo, ecc.) abbiano, nel bene e nel male, influenzato anche la vita e la pedagogia dei seminari, ma qui bastano solo alcuni punti:

1. Un certo razionalismo è entrato nel curriculum formativo del sacerdote, trasformando il seminario più in una esperienza di conoscenza dei dati della fede piuttosto che una vivente esperienza non solo di studio, ma anche e soprattutto come esperienza spirituale forte che permetta poi di porre le basi del futuro sacerdote. Il seminario, sotto questo aspetto, dovrebbe assomigliare più ad un eremo che ad altro. Conseguenza del razionalismo è poi anche un certo orizzontalismo teologico della futura pastorale del sacerdote, che tende a privilegiare il "fare" più che "l'essere", svalutando così di fatto  la realtà verticale della fede: preghiera, direzione spirituale, ritiri, ecc. Giovanni Paolo II, in un discorso agli Officiali della congregazione per l'educazione cattolica dei seminari e degli istituti di studi, ebbe a dire a tal proposito: "Sono ben note le attuali insidie dell’individualismo, del pragmatismo, del razionalismo, che si estendono persino negli ambiti che hanno il compito della formazione (cioè seminari e altri istituti di studi religiosi, ndr)".

2. Al razionalismo e all'orizzontalismo, sul piano intellettuale, si aggiunge, mutuato in parte da una società sempre più polverizzata ed individualista, anche un fattore psicologico negativo per il futuro sacerdote, che gli anni di seminario non hanno il più delle volte corretto se non favorito. Stiamo parlando di un certo individualismo che ha sempre più insidiato lo stile educativo dei seminari stessi, come ha ricordato sopra Papa Giovanni Paolo II. Anche in questo caso si ripropongono, in linea di massima, le differenti tipologie generazionali gia viste sopra, tra sacerdoti anziani e giovani: i primi più attaccati alla pastorale parrocchiale e più spiritualmente preparati, mentre i secondi meno sensibili a sviluppare quella paternità pastorale che dovrebbe essere naturale per un sacerdote spiritualmente maturo! Abbiamo così, in questi ultimi anni, sacerdoti con una personalità psicologica essenzialmente da "single", pieni di cose da fare, intellettualmente preparati, ma poco portati alla spiritualità, alla paternità e alla comunione in tutte le sue dimensioni, con tutte le evidenti ricadute sulla pastorale individuale e comunitaria! Come si vede, il punto veramente importante per il futuro sacerdote è, oltre la vocazione, l'educazione globale che il seminario gli imprime, sia dal punto di vista spirituale che esistenziale! Più il seminario risponde al suo compito di educare integralmente il futuro sacerdote e più c'è la possibilità di avere sacerdoti santi! Al contrario, più il seminario si lascia insidiare dal razionalismo, dal pragmatismo e dall'individualismo e più farà fatica a formare integralmente dei veri sacerdoti. Occorre perciò rinnovare i seminari in senso comunitario, dove la pastorale, in tutte le sue sfaccettature, ridiventi la vera genitrice dei futuri sacerdoti! Dunque, più momenti in comune obbligatori, oltre alle lezioni, camere non singole, ma da quattro o cinque posti letto ciascuna, in modo che il futuro sacerdote acquisisca una personalità meno individualista e più predisposta alla comunione, sia con i propri confratelli sacerdoti e sia con le comunità che dovranno guidare!

E' però importante, tuttavia, che il "processo di formazione intellettuale e spirituale non termini con il seminario. È necessaria una costante formazione sacerdotale", afferma ancora Papa Benedetto XVI nel citato discorso ai vescovi polacchi. Come fare questa "costante formazione sacerdotale?". Il Papa risponde: con "dei corsi, giorni di ritiro, esercizi spirituali ed altri incontri, durante i quali i sacerdoti possono condividere i loro problemi e i loro successi (o insuccessi, ndr) pastorali, confermandosi vicendevolmente nella fede e nell’entusiasmo pastorale".

E qui dovrebbero essere i vescovi, con la loro premurosa e sollecita paternità, a farsi carico di questa costante formazione dei propri sacerdoti, magari creando una nuova figura, un sacerdote capace ed esperto, all'interno delle loro diocesi, che sia come una sorta di "direttore spirituale" o di "accompagnatore spirituale" per tutti i sacerdoti, in particolare per i più giovani!

Concludo dicendo che l'articolo è stato scritto con spirito di Carità costruttiva, senza voler giudicare nessuno, ricordando però che a volte la Carità vera può urtare perché va contro le nostre pie sicurezze del "tutto va bene"! Del resto, questa è anche una delle caratteristiche della profezia biblica e cristiana: andare contro il quieto vivere affinché la luce risplenda nelle tenebre...
 

 

***

 

 

Benedetto XVI traccia l’identikit del

sacerdote di cui ha oggi bisogno la Chiesa
Ricevendo i seminaristi e i sacerdoti del Collegio Capranica di Roma

 

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 20 gennaio 2006 (ZENIT.org).- Amore per la verità, annuncio di Cristo, dedizione nei confronti di chi soffre: sono questi alcuni dei tratti fondamentali dell’identikit del sacerdote tracciato questo venerdì da Benedetto XVI.

Lo hanno ascoltato sacerdoti, seminaristi e diaconi di vari Paesi del mondo che frequentano il Collegio Capranica, seminario della diocesi di Roma fondato nel 1547 in cui hanno studiato Papi come Benedetto XV e Pio XII.

“Per rispondere alle attese della società moderna, per cooperare alla vasta azione evangelizzatrice che coinvolge tutti i cristiani – ha detto il Papa –, c’è bisogno di sacerdoti preparati e coraggiosi che, senza ambizioni e timori, ma convinti della Verità evangelica, si preoccupino anzitutto di annunciare Cristo e, in suo nome, siano pronti a chinarsi sulle sofferenze umane, facendo sperimentare il conforto dell’amore di Dio e il calore della famiglia ecclesiale a tutti, specialmente ai poveri e a quanti versano in difficoltà”.

Ciò comporta, ha spiegato il Vescovo di Roma, “insieme ad una maturazione umana e a un’adesione diligente alla verità rivelata, che il Magistero della Chiesa fedelmente propone, un serio impegno nella santificazione personale e nell'esercizio delle virtù, specialmente dell'umiltà e della carità; occorre pure alimentare la comunione con le varie componenti del Popolo di Dio, perché cresca in ciascuno la consapevolezza di essere parte dell’unico Corpo di Cristo, membra gli uni degli altri”.

Perché tutto ciò possa realizzarsi, il Pontefice ha invitato i seminaristi e i sacerdoti “a mantenere lo sguardo fisso su Cristo, autore e perfezionatore della fede”.

“Quanto più, infatti, resterete in comunione con Lui, tanto più sarete in grado di seguirne fedelmente le orme, così che, ‘nella carità, che è il vincolo della perfezione’ (Col 3,14), maturi il vostro amore per il Signore, sotto la guida dello Spirito Santo”, ha detto agli studenti.