LEGGE SULL'OMOFOBIA:

IL CAVALLO DI TROIA PER LA MESSA

AL BANDO DEL CRISTIANESIMO

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

La distruzione di Sodoma descritta nella Bibbia

 

 

INTRODUZIONE

 

UNIONI GAY: BELLETTI (FORUM FAMIGLIE), “BATTAGLIA

 MONDIALE” CONTRO IL MATRIMONIO

 

Fonte web

 

“La congiura contro la famiglia ha scavalcato l’Atlantico”: questo il titolo del comunicato stampa diffuso questa sera dal Forum delle Associazioni famigliari in cui si commenta la decisione della Corte Suprema Usa di riconoscere i matrimoni gay. “Le due rive dell’Atlantico si sono saldate nel nome delle unioni omosessuali - dice il testo -. La Corte Suprema americana, sia pure con una maggioranza minima (5 a 4) ha bocciato la legge federale che definisce matrimonio solo quello tra uomo e donna in quanto violerebbe il quinto emendamento sulla difesa delle libertà individuali. Di fatto le nozze gay ora sono parificate a quelle etero. In particolare estendendo a tutti i benefici federali riconosciuti dal matrimonio”. “Dopo tre millenni in cui la famiglia è sempre stata quella tra un uomo ed una donna, oggi è in corso una battaglia su scala mondiale per scardinare questo fondamento antropologico della società” commenta Francesco Belletti, presidente del Forum. “Anche se ovunque si procede a colpi di maggioranze risicate, nonostante si abbia a che fare con temi importanti che richiederebbero consensi ben più ampi”. “’L’amore è amore’, ha detto il Presidente Obama. Non sappiamo quanto abbia ragione - prosegue il comunicato -, ma la famiglia, certo basata sull’amore, è altro, molto altro. Alla riproduzione e alla cura dei figli l’amore da solo non basta, serve la complementarietà fisica e spirituale di un uomo e di una donna”.

 

*************

Fonte web

Se verrà introdotta in Italia l’aggravante dell’omofobia avremo procedimenti penali contro chiunque critichi l’omosessualità.

Ricordiamo tutti, due mesi fa, il caso di un padre di famiglia a passeggio per i giardini del Lussemburgo con una felpa che riporta la scritta “Manif pour tous” e il disegno di una famigliola: viene fermato da poliziotti ed è costretto a togliere la felpa, «indumento contrario ai buoni costumi».

Il 16 giugno Nicolas Bernard-Buss, 23 anni, indossando la maglietta (pericolosa per la sicurezza nazionale) col logo della famiglia, manifesta contro la legge sul matrimonio gay con circa 1.500 persone davanti alla sede della tv M6, a Neully-sur-Seine, mentre il presidente Hollande partecipa a una trasmissione. Interviene la polizia, lo insegue, lo arresta e lo conduce in Tribunale, che lo processa per direttissima e lo condanna a quattro mesi di reclusione: in Francia, a pochi passi da casa nostra.

È il trailer del film che, se non ci svegliamo, vivremo non da spettatori, ma da protagonisti fra breve. Introdurre in Italia il riconoscimento delle unioni di fatto e l’aggravante dell’omofobia – un mix di leggi già pronto all’approvazione in Parlamento – vuol dire attribuire all’orientamento omosessuale non un valore in sé positivo, ma un valore maggiormente positivo rispetto ad altri motivi discriminatori non previsti dall’ordinamento. Vuol dire, quindi, rendere automatico l’avvio di procedimenti penali di fronte a qualsiasi giudizio critico, sul piano scientifico, etico ed educativo, dell’omosessualità, di fronte a qualsiasi posizione che sostenga la contrarietà al diritto naturale degli orientamenti sessuali diversi da quello eterosessuale: nei seminari, nei corsi di catechismo, nella preparazione al matrimonio, in convegni sul tema. Se sosteniamo che essere sessuati non è una questione di scelta, ma di natura, guardiamo alla sorte del ventitreenne Nicolas: se continuiamo a dormire sarà la nostra sorte.

 

 


La Manif Pour Tous en France di FreeMyFrance

La Francia in piazza contro i matrimoni sodomiti

(Se il video non parte cliccare su La Manif Pour Tous en France)

 

 

Legge Omofobia: ecco cosa potrà accadere

Fonte web

carcereDiamo per scontato che il Parlamento non andrà in ferie senza aver prima approvato la legge cosiddetta antiomofobia. Diamolo per scontato perché martedì prossimo il provvedimento viene votato in Commissione giustizia, alla Camera, e subito dopo – probabilmente la settimana successiva – ci sarà l’approvazione dell’Aula. Poiché finora nessuno nel Palazzo ha espresso serie riserve verso la nuova normativa – anzi, il testo base prossimo a essere votato viene dall’ unificazione di tre proposte di legge, una delle quali del Pdl, primo firmatario il capogruppo Brunetta –, è da immaginare un iter rapido anche al Senato. E’ giusto così: che cosa mai saranno quisquilie come incentivi seri allo sviluppo, la sorte dell’Imu o dell’aumento dell’Iva, o le emergenze sociali e di ordine pubblico per le quali non si hanno strumenti adeguati? È tutto secondario! La priorità del momento è annientare le discriminazioni omofobe: è questione di civiltà. Esattamente come la legalizzazione dell’incesto, divenuta operativa col decreto legislativo varato dal governo nei giorni scorsi (esercitando una delega votata con legge dal precedente Parlamento nel novembre 2012) è stata presentata come la fine della differenza tra figli di serie A e figli di serie B!

Proviamo a uscire dagli slogan? Guardiamo che cosa dice la legge che sta per passare: in modo automatico essa estende la “legge Mancino” del 1993 alle “discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere della vittima”. La “legge Mancino”, a sua volta, punisce con la reclusione fino a un anno e mezzo chi “propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico” o istiga in tale direzione, e con la reclusione fino a quattro anni chi istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi. La stessa legge vieta ogni associazione che fra i propri scopi abbia quelli appena indicati: per chi ne fa parte la reclusione è fino a quattro anni; per chi le promuove fino a sei anni. Il tutto è accompagnato da una serie di previsioni sul sequestro e sulla confisca dei mezzi adoperati per compiere tali attività. Le proposte di legge all’esame della Camera estendono queste disposizioni, come si è detto, alle “discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere della vittima”.

Quale sarà l’area di applicazione della nuova disciplina? È lecito domandarselo non solo per curiosità accademica (che pure non manca: uno dei cardini del diritto penale è la precisione della norma incriminatrice, e qui si va molto sul generico), ma anche per capire come si può evitare una imputazione, per es., di propaganda di discriminazione che abbiano questa motivazione. Il testo unificato qualche aiuto lo fornisce, attraverso la definizione delle espressioni che introduce nel sistema penale; all’articolo 1 chiarisce che “orientamento sessuale” è “l’attrazione nei confronti di una persona dello stesso sesso, di sesso opposto, o di entrambi i sessi”, e che invece “identità di genere” è “la percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile, anche se opposto al proprio sesso biologico”. Chiaro? Archiviamo un sistema penale fondato, per senso di realtà e per garanzia, su dati oggettivi. Diventano penalmente rilevanti, con conseguenze non lievi, viste le sanzioni in discussione, due elementi, entrambi soggettivi e transitori: la “percezione di sé” quanto al genere, “anche se opposto al proprio sesso biologico” e “l’attrazione” verso il proprio o l’altro o entrambi i sessi.

Curiosità soddisfatta? Temo di no. Poiché il diritto vive se concretamente applicato, immaginiamo qualche ricaduta delle nuove disposizioni su casi specifici. Esempio n. 1. Il parroco organizza il corso di preparazione al matrimonio. Spiega che la famiglia è quella fondata sull’unione permanente fra un uomo e una donna, che non è immaginabile altro tipo di unione, e aggiunge che non sta bene assecondare l’ “attrazione” verso persone dello stesso sesso, o anche di altro sesso se si tratta di persona diversa dalla propria moglie, e infine che non funziona nemmeno la versione bisex. Di più, aggrava la situazione quando, a domanda di un nubendo se ciò di cui parla è materia di peccato, risponde che gli “atti impuri contro natura” costituiscono uno dei quattro peccati che “gridano vendetta al cospetto di Dio” (copyright: Catechismo della Chiesa cattolica). A Rocco Buttiglione una decina d’anni fa una affermazione di questo tipo costò l’incarico di commissario europeo; al nostro parroco, con la nuova legge, può costare un po’ di carcere. Qualcuno mette la firma perché a nessun p.m. venga in mente una bella incriminazione di “propaganda” fondata su “discriminazione” per “orientamento sessuale”?

Esempio n. 2. Il docente di psicologia insegna ai suoi allievi che “la percezione che una persona ha di sé” come appartenente a un genere “opposto al proprio sesso biologico” è qualcosa da affrontare con equilibrio e delicatezza, sapendo che provoca non poco disagio in cui la vive. Ma può essere positivamente risolta, superando situazioni difficili, come in più d’un caso è accaduto. Chi assicura che quel docente potrebbe continuare a tenere lezione, e non trasferirsi, anche lui, in un luogo più ristretto, nel quale riflettere con maggior tempo a disposizione? Esempio n. 3. Riguarda chi scrive e chi pubblica considerazioni come quelle che sto tentando. Lascio alla fantasia di chi legge arricchire la casistica.

Attenzione: l’articolo 4 del testo Scalfarotto-Brunetta-Fiano (sono i primi firmatari delle proposte originarie) si preoccupa saggiamente, dopo il profilo della repressione, di quello della rieducazione. A chi viene condannato per i fatti prima indicati viene inflitta pure una sanzione accessoria: quella di “prestare un’attività non retribuita a favore della collettività per finalità sociali” per un periodo fra tre mesi e un anno. Tra tali attività, è prescritto che vi sia pure “lo svolgimento di lavoro (…) a favore delle associazioni a tutela delle persone omosessuali”. Dunque, per il parroco del corso pre matrimoniale, per il docente di psicologia e per chi scrive, chiuse le porte del carcere, si aprirebbero quelle – per es. – nobilissime dell’Arcilesbica: qualche mese di lavoro obbligatorio e gratuito, socialmente rieducativo ad avviso di un legislatore che mai come oggi, a destra come a sinistra, ha mostrato tanta compattezza in questa materia.

Invito coloro che immaginano che stia scherzando a consultare il testo omofobia sul sito della Camera. Ma invito, come meritoriamente fanno da qualche giorno questa e altre testate, a far presente con ogni mezzo lecito ai nostri parlamentari, che una legge del genere non è contro la religione: è contro la libertà e la ragionevolezza.

 

 

Come si sviluppa l'omosessualità - Intervista con il Dr. J. Nicolosi

 

 

Legge contro l’omofobia o contro la libertà?

Fonte web

Il rispetto e la libertà. Tutto, in democrazia, ruota attorno a questi princìpi complementari l’uno all’altro: c’è rispetto verso l’altro nella misura in cui gli si assicura la libertà, c’è libertà se si garantisce al prossimo il rispetto. Non può cioè esistere rispetto compiuto a libertà parziale, così come non è tale una libertà parzialmente rispettata. Premesse ovvie, si dirà. Purtroppo non è così dato che, se verrà approvato, il disegno di legge contro l’omofobia destabilizzerà l’equilibro e la complementarietà tra detti princìpi – il rispetto e la libertà -, dal momento che, rafforzando il rispetto di alcuni, limiterà la libertà di altri. Col conseguente cortocircuito logico per cui alcuni saranno ritenuti più uguali di altri. Chi sono gli “alcuni” e chi sono gli “altri”: i primi – legati da un’appartenenza sessuale – sono i cittadini di orientamento non eterosessuale, i secondi – accomunati da una convinzione morale – quelli, credenti e non credenti, persuasi del primato della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna. Perché i secondi, se passasse la legge contro l’omofobia – legge curiosa, fra l’altro, per l’ottavo Paese al mondo per accettazione dell’omosessualità [1] – sarebbero meno uguali dei primi?

Semplice: perché sottolineando il primato della famiglia naturale, finirebbero interpreti  – recita il testo del ddl – di «idee fondate sulla superiorità», e potrebbero quindi rischiare «la reclusione fino a un anno e sei mesi» (art. 2, comma 1, lettera a). Del resto è dialetticamente impossibile difendere il primato dell’istituto matrimoniale senza affermarne la «superiorità»; così come è impossibile negare l’equiparazione al matrimonio di altre formazioni affettive i cui componenti non sono eterosessuali prescindendo «dall’identità sessuale» di costoro. Il matrimonio infatti non viene negato alle coppie omosessuali in quanto s’immagina che i loro componenti non siano persone come le altre, non siano titolari di dignità o non abbiano il diritto di provare dei sentimenti: sarebbe effettivamente follia, crudeltà allo stato puro. Nessuno, o comunque certo non il cattolico, è autore di un pensiero simile [2]. Il matrimonio – che non è la certificazione di un affetto ma la pubblica assunzione di un impegno – è negato alle coppie omosessuali poiché queste sono aprioristicamente escluse dalla possibilità di ordinare la società e di assicurarne il futuro attraverso la generazione e l’educazione dei figli.

Si ribadirà che non tutte le coppie sposate hanno figli e che non tutti i figli nascono da coppie sposate: vero. Ma i figli, che del futuro della società sono la sola garanzia, hanno nella coppia sposata la massima garanzia di equilibrio e stabilità, e risentono molto dell’assenza di un padre o una madre [3]. Qui, a scanso di equivoci, urge una precisazione che magari apparirà scontata ma è doverosa. Dicendo che il matrimonio, istituto che pure etimologicamente rimanda alla genitorialità – da matris munus, il dovere della madre [4] -, merita tutela specifica in quanto luogo ideale per la nascita, l’educazione e la crescita dei figli non si pensa ingenuamente che tutti i figli cresciuti in coppie sposate siano felici, equilibrati e realizzati; si sostiene invece che in generale (e la legge a questo guarda: alla generalità, non certo al singolo caso) per un bambino è meglio avere accanto un padre e una madre, che non debbono essere necessariamente i suoi genitori biologici – sfatiamo così la tesi che, se negate agli omosessuali perché sterili, le nozze andrebbero negate anche agli eterosessuali non fertili – ma che con la loro presenza gli assicurano, componendo una sorta – dice Tommaso (1225-1274) – di «utero spirituale» [5], la stabilità di cui abbisogna per lo sviluppo.

Tornando a noi, se venisse approvata la legge contro l’omofobia, la convinzione morale che il matrimonio, per il bene dei figli e in definitiva del futuro della società, debba rimanere fra uomo e donna – convinzione che non vuole essere difesa se non dialetticamente – potrebbe essere perseguita penalmente in quanto espressiva di «idee fondate sulla superiorità» della famiglia, come tale oltraggiosa dell’«identità sessuale» di coloro che appartengono a coppie non eterosessuali. Il punto è proprio questo: quanti desiderano che il matrimonio resti com’è credono al primato della famiglia naturale, e cioè ad una sua «superiorità»! Dovranno dunque essere perseguiti tutti a meno che, qui sta il nocciolo del problema, non sceglieranno di tacere: per questo la legge contro l’omofobia è liberticida, perché dilatando oltremodo rispetto di alcuni – lo dicevamo all’inizio – comprime la libertà di altri, che peraltro non negano né vogliono sottrarre alle coppie conviventi anche omosessuali i tanti diritti di cui già godono [6]: chiedono solo che la famiglia naturale preservi il proprio primato.

Un primato, lo vogliamo ribadire nuovamente, che non solo non nega in alcun modo alle coppie di fatto – eterosessuali e non – alcun diritto, ma neppure pregiudica la doverosa lotta alle discriminazioni, da tempo saldamente incorporata nel nostro ordinamento, con tanto di previsione di apposite sanzioni [7]. Ultima nota conclusiva: com’è noto vi sono, a livello nazionale e internazionale [8], non pochi cittadini omosessuali anche conosciuti, che si sono pronunciati apertamente contro il matrimonio omosessuale: che ne sarà di loro? Potranno dire la loro pubblicamente o forse la legge contro l’omofobia potrebbe, per un incredibile paradosso, condurli all’arresto e alla detenzione? In teoria dovrebbe, in quanto pure costoro condividono «idee fondate sulla superiorità». Si svelerebbe così fino in fondo la sua natura di norma ingiusta anche se contrabbandata per buona e perfino per necessaria; di proposta contraddittoria – si propone la tutela tutte le discriminazioni sessuali ma parla solo di «contrasto all’omofobia e alla transfobia», dimenticando l’eterofobia [9] – finalizzata in realtà a preparare il terreno allo smantellamento dell’istituto matrimoniale.

In questo senso, la legge contro l’omofobia tradisce un sapore fortemente repressivo perché non aggiunge diritti effettivi ai cittadini omosessuali o transessuali, mentre ne toglie uno fondamentale, quello della «libera manifestazione del pensiero» [10], a coloro – eterosessuali o meno che siano – che credono nella famiglia. A coloro che, ribattendo a vecchi sterotipi e nuove minacce – prima fra tutte quella del divorzio breve, che in Spagna ha generato solo un aumento delle separazioni conflittuali [11] –, sono dell’avviso che difendere il matrimonio non solo equivalga a difendere la società, ma ne sia una necessaria premessa. Che fare in modo che ciascun bambino possa crescere con un padre e una madre non significhi negare diritti a nessuno ma solo evitare che ai bambini ne sia sottratto uno fondamentale. E che una società, per dirsi davvero democratica, debba contemperare i princìpi del rispetto e della libertà. Perché quando il rispetto per qualcuno vale più della libertà di un altro, non solo non c’è più vero rispetto e vera libertà, ma non c’è più neppure vera eguaglianza.

 

 

TERAPIA RIPARATIVA Joseph Nicolosi - Prima parte

 

 

Così nell’Europa dei diritti le leggi ingabbiano la fede in Dio

 

Un saggio dell’americano Paul Coleman racconta “la fatale

privatizzazione del cristianesimo in occidente”

Fonte web

Si tratta di una forma di vessazione “bianca”, legale, all’apparenza incruenta. “Ma non dovremo aspettare ancora a lungo prima che la parola per descrivere questo fenomeno diventi persecuzione”. Così si chiude il lungo saggio sulla secolarizzazione in Europa pubblicato dalla rivista americana First Things, madrina del cattolicesimo conservatore statunitense. “European faith made private”, il saggio a firma di Paul Coleman, passa in rassegna questo arcipelago europeo dell’intolleranza, volano di una rivoluzione del cristianesimo in occidente. Ovvero la sua “totale e fatale privatizzazione”.

“Si ritiene che l’Europa occidentale sia la sola parte del mondo in cui la cristianità è in declino e che i cristiani dentro a quei confini siano sottoposti a pressione perché nascondano la propria fede a livelli inusitati altrove in paesi anche solo nominalmente cristiani”, scrive Coleman. “La ragione non sta nella persecuzione, ma nella privatizzazione. In Europa è stata tracciata una linea chiara fra fede e pratica religiosa, così che ai cristiani viene costantemente ricordato che possono credere quello che vogliono o fare quel che vogliono dentro le loro chiese, ma semplicemente non lo possono fare o dire in pubblico. Ai cristiani viene detto di essere miti e di tenere la loro fede fuori dallo spazio pubblico. E il miglior modo per mantenere privato il cristianesimo è mantenere quieti i cristiani. L’Europa oggi ha dozzine di leggi per impedire ai cristiani di esprimersi su questioni controverse, non soltanto nei luoghi pubblici, ma anche nei pulpiti e nelle conversazioni private, rafforzate dal codice penale”. Coleman passa in rassegna i casi principali e le sentenze di Bruxelles.

“Alcuni anni fa il pastore svedese Ake Green fu condannato a un mese di carcere per aver predicato l’insegnamento biblico contro l’immoralità sessuale dalla sua piccola chiesa di Borgholm”. Il crimine di Green era stato quello di “mancanza di rispetto per gli omosessuali”, un nuovo reato a Stoccolma che comporta una sentenza massima di quattro anni di carcerazione. “Fortunatamente, Green ha beneficiato della pubblicità e la Corte suprema lo ha prosciolto due anni dopo aver tenuto quel sermone. Ma anziché rigettare la censura, molti paesi europei l’hanno adottata”.

L’anno scorso in Irlanda la polizia ha aperto un fascicolo sul vescovo Philip Boyce, dopo che uno dei leader del secolarismo nazionale, John Colgan, si era lamentato di una omelia “offensiva” in cui il vescovo dichiarava che la chiesa è sotto attacco “da parte di una cultura senza Dio”. Colgan disse che “questo è incitamento all’odio contro dissidenti e laici”. Anziché ignorare la denuncia, la polizia irlandese l’ha girata al procuratore generale, che a sua volta ha aperto un’inchiesta. Il vescovo avrebbe rischiato due anni di carcere se giudicato colpevole.

“In Spagna, il vescovo Juan Antonio Reig Plà è stato minacciato di azione legale dopo aver predicato contro gli effetti del comportamento peccaminoso. La lobby gay era oltraggiata dalla sua citazione dell’omosessualità. Mentre l’azione penale non è andata avanti, il comune di Madrid ha approvato una mozione in cui chiede che il vescovo venga rimosso dal suo incarico e che non venga mai più invitato a eventi pubblici della capitale”.

Silenzio in privato e nel posto di lavoro
“Anche le conversazioni private fra cittadini possono diventare oggetto di azione penale in molti paesi europei”, afferma Coleman. Due anni fa, i proprietari di un hotel inglese, Ben e Sharon Vogelenzang, sono stati denunciati da un ospite dell’albergo di fede islamica per aver usato “parole offensive”. Il caso raggiunse la Corte di giustizia. Alla fine i due coniugi vennero prosciolti da ogni accusa, ma il caso ha distrutto la loro attività commerciale.

“Il cristianesimo è tenuto fuori anche dal posto di lavoro”. Quattro casi di alto profilo nel Regno Unito stanno raggiungendo la Corte europea dei diritti dell’uomo. Gary McFarlane e Lillian Ladele sono stati licenziati per essersi rifiutati di registrare o sostenere il matrimonio omosessuale. Ladele era una funzionaria addetta alla registrazione delle nascite, dei decessi e dei matrimoni. “Quando le unioni civili omosessuali furono introdotte dal governo nel 2005, Ladele comprese che registrare quelle unioni andava contro la sua religione. C’erano molti altri addetti alle registrazioni e le unioni gay erano soltanto una piccola parte del suo lavoro, per cui un compromesso con i suoi principi sul matrimonio sarebbe stato facile da raggiungere”. Ladele invece è stata attaccata dai colleghi, che l’hanno accusata di “omofobia”, mentre il suo supervisore riferì del caso ad altri funzionari. In tribunale il suo superiore ha sintetizzato la propria posizione dicendo: “Non penso che dobbiamo assecondare i principi religiosi nel Servizio dell’anagrafe”. Alla fine, Ladele è stata costretta a dimettersi.

McFarlane lavorava come consulente delle relazioni per una organizzazione caritatevole. Aveva già sollevato dubbi sul fatto di fornire consulenze alle coppie omosessuali, pensando che questo avrebbe significato assecondare delle relazioni che lui reputava sbagliate. Tuttavia, dopo averne discusso con il proprio superiore, McFarlane decise che fornire consulenza a queste coppie non costituiva una forma di sostegno. Ma disse anche di avere difficoltà nel trattare comportamenti omosessuali secondo l’insegnamento della Bibbia. “McFarlane non mandò mai via dei clienti, ma soltanto il fatto di aver sollevato la questione con il suo supervisore portò alla sua cacciata per condotta sbagliata. Tentativi di arrivare a una mediazione, come un cambio interno all’azienda, furono rigettati dal tribunale, che stabilì che il suo supervisore ‘ha il diritto di trattare la questione come un principio, in cui il compromesso è inappropriato’”.

Gli altri due, Nadia Eweida e Shirley Chaplin, chiedevano il diritto di continuare a indossare una piccola croce sul luogo di lavoro, cosa che avevano fatto per anni. Nel caso di Eweida, la British Airways dopo uno scontro pubblico ha emendato la regola aziendale, ma si è rifiutata di rimborsare Eweida per lo stipendio perso durante il periodo di riposo coatto a casa. Il datore di lavoro di Chaplin, un ospedale statale, introdusse una nuova uniforme che rendeva l’uso della croce molto più difficile. Il datore di lavoro menzionò ragioni “di salute e di sicurezza” a giustificazione della rimozione della croce, senza però indicare mai quali fossero queste ragioni. La Corte europea si è espressa a favore di Eweida, stabilendo che la compagnia aerea non aveva il diritto di limitare la sua libertà religiosa. Ma ha rigettato gli altri tre casi, che oggi sono in attesa dell’appello.

Accade ovunque in Europa
L’analisi spietata di Coleman è confermata da un rapporto dell’Osservatorio sull’intolleranza e sulla discriminazione contro i cristiani in Europa (Oidce), membro dell’Agenzia Ue per i diritti fondamentali e che lavora in stretta collaborazione con l’Osce. Gli incidenti d’intolleranza e discriminazione contro i cristiani in Europa sono suddivisi dall’Osservatorio in diverse categorie: libertà di religione, libertà di espressione, libertà di coscienza, politiche discriminatorie, esclusione dei cristiani dalla vita politica e sociale, repressione dei simboli religiosi, insulto, diffamazione e stereotipi negativi, incidenti per odio, vandalismi e dissacrazione e, da ultimo, crimini di odio contro singoli individui. In Inghilterra, a Jersey, i postini si sono rifiutati di distribuire cd contenenti registrazioni del Vangelo di San Marco. Una farmacia di Berlino è stata invece boicottata e attaccata perché il farmacista non ha venduto la pillola del giorno dopo, a motivo delle sue convinzioni cattoliche. “Simili battaglie hanno luogo ovunque in Europa”, scrive Coleman.

La ministra francese dei Diritti delle donne, Najat Vallaud-Belkacem, ha appena presentato il suo progetto di legge per favorire “l’uguaglianza tra uomini e donne”. Tra le molte disposizioni previste ce n’è una che farà discutere: quella che obbliga i provider di Internet (i corrispettivi francesi di Fastweb o Tiscali) a denunciare tutto ciò che in rete ha un “contenuto sessista o omofobo”. La proposta è contenuta nell’articolo 17 del progetto di legge, già ridefinito “delazione per tutti”.
“I medici in Norvegia sono sottoposti a pressione perché partecipino alle procedure abortiste contro la loro coscienza”, scrive ancora Coleman. Di recente il ministro della Salute norvegese, Robin Kass, ha affermato che “se neghi a un paziente contraccezione o aborto non puoi essere un medico”. Lo stesso vale per la Svezia, che ha votato 271 a 20 contro una risoluzione del Consiglio di Europa che sostiene il diritto all’obiezione di coscienza dei medici. In Scozia, due ostetriche hanno fatto causa ai propri ospedali dopo che i manager avevano obbligato le due a supervisionare aborti contro la loro volontà. Il tribunale ha stabilito che la clausola di coscienza non si applica alle ostetriche. Oggi sono in appello. Ma in gioco, secondo Coleman, c’è molto di più del loro posto di lavoro. “E’ il futuro della libertà europea”. 

Questo doppio fenomeno di privatizzazione e repressione della fede ha una storia emblematica nella moneta da due euro che la Slovacchia (nell’Unione monetaria dal 2009) aveva approntato per festeggiare la predicazione di Cirillo e Metodio in terra slava, dai due santi convertita al cristianesimo. L’Europa ha giudicato intollerabile la croce e l’aureola attorno al capo dei due predicatori. I due santi alla fine sono rimasti senza aureola. “Una pagina totalitaria”, come l’ha definita l’episcopato slovacco, degna dei vecchi tempi del socialismo reale.

 

 

TERAPIA RIPARATIVA Joseph Nicolosi - Seconda parte

 

 

Gay, un arresto a Londra per avere letto San Paolo

SUCCEDERÀ ANCHE IN ITALIA?

Fonte web

Gran Bretagna, Wimbledon, 1 luglio 2013, ore 16.50, davanti al Center Court Shopping Center. 
Questa è la scena in cui viene eseguito da tre agenti di polizia l’arresto di Tony Miano, quarantanovenne statunitense, ex Vice Sceriffo della Contea di Los Angeles oggi “street preacher”, predicatore di strada, che ha avuto la disavventura di commentare in pubblico il Capitolo 4 della Prima Lettera ai Tessalonicesi di San Paolo, nel punto in cui si condanna l’immoralità sessuale. Alcune ore prima, infatti, un’adirata signora, dopo aver apostrofato Tony Miano con un sonoro «F... off», ha richiesto l’intervento della polizia, sentendosi minacciata ed offesa dalle «affermazioni omofobiche al vetriolo» udite durante la predica.

Da qui l’arresto disposto ai sensi dell’art.5 del Public Order Act, con l’aggravante omofobica. Al reo la polizia propone di accettare una multa di 90 sterline e la garanzia di poter tornare nel Regno Unito, minacciando di sottoporlo, in caso di mancata accettazione, ad un formale interrogatorio. Tony, ritenendo di non aver commesso alcun reato, chiede l’intervento di un avvocato. A quel punto, dopo le fotografie di rito, la registrazione delle impronte digitali ed il prelievo di un campione di DNA, viene tenuto per più di sette ore in una cella con una toilette priva, peraltro, di carta igienica. Alle 21.08, nella Stanza Interrogatori n.3 della Wimbledon Police Station, Tony Miano subisce l’interrogatorio.

Ho ricevuto dagli amici e colleghi avvocati del Christian Legal Center il verbale di quell’interrogatorio,  che merita di essere trascritto in alcuni suoi passi, apparendo il relativo contenuto assai più eloquente di tanti astratti ragionamenti attorno al tema.

I soggetti coinvolti nell’interrogatorio sono il Police Interviewer (P), l’arrestato Tony Miano (T), e il suo avvocato Michael Phillips (A): (…)

P: «Vuole dirci cosa stava facendo fuori dal Center Court Shopping Center oggi pomeriggio?»
T:  «Stavo predicando il Vangelo».
P: «Lo stava facendo da solo?»
T: «No, ero insieme a degli amici, alcuni dei quali vengono dagli Stati Uniti, altri sono di Londra».
P: «Da quanto tempo predica il Vangelo?»
T: «In tutta la mia vita?»
P: «No, intendo recentemente in questo Paese»
T: «Dallo scorso 22 giugno».
(…)
P: «Quindi Lei predica il Vangelo. C’è una parte specifica del Vangelo che Lei è solito predicare?»
T: «No. Tutto il Vangelo»
P: «Quindi Lei comincia dall’inizio e prosegue?»
T: «Si. Di solito inizio predicando diversi passaggi delle Sacre Scritture. E una parte della predicazione del Vangelo è costituita dalla condivisione della legge di Dio, al fine di rendere le persone consapevoli dei propri peccati in modo da far comprendere loro l’esigenza di salvezza».
(…)
P: «Bene, veniamo ora alle circostanze del Suo arresto. Ricorda esattamente le modalità in cui Lei è stato arrestato? Gli eventi che lo hanno determinato? Le ragioni per cui Lei pensa di essere arrestato? Indipendentemente dal fatto che Lei condivida o meno tali ragioni»
T: «Certo. Stavo predicando un passaggio del Capitolo 4 della Prima Lettera ai Tessalonicesi di San Paolo»
P: «Questo deve consentirmi di scriverlo»
T: «Certo»
P: «1 Tessalonicesi…»
T: «Capitolo 4»
P: «Grazie»
T: «In quel passaggio biblico, l’apostolo Paolo esorta i Tessalonicesi ad astenersi da tutte le forme di immoralità sessuale, ed a vivere un’esistenza santa, ovvero coerente con Dio e la santità di Dio.
P: «Quindi Lei stava predicando quel Capitolo, o meglio alcuni versi dei quel capitolo?»
T: «Esatto»
P: «E dopo cosa è accaduto?»
T: «Stavo predicando sulle varie forme di immoralità sessuale, relative sia agli omosessuali che agli eterosessuali, compresa la fornicazione, ovvero il sesso fuori dal matrimonio»
P: «Bene»
T: «Così come predicavo sull’adulterio, non solo inteso come tradimento del coniuge ma anche come desiderio lussurioso. Gesù ha, infatti, detto che chiunque guarda una persona con concupiscenza, ha già commesso adulterio nel suo cuore. Ho anche predicato che tutte le forme di immoralità sessuale sono un peccato agli occhi di Dio. Peccato che Dio giudicherà, ma peccato che Dio può anche perdonare. Ebbene, prima che riuscissi a completare la declamazione della buona novella del Vangelo, sono stato interrotto. Stavo ancora parlando della legge di Dio, quando sono stato interrotto, proprio sul punto in cui avrei dovuto affrontare il tema del perdono e del dono della vita eterna grazie alla fede in Gesù Cristo».
 (..)
P: «Qual è stata la reale intenzione di quello che ha fatto oggi?»
T: «La mia unica intenzione deriva dalla mia fede cristiana che mi insegna di amare Dio con tutto il mio cuore, la mia anima e la mia mente, e di amare il mio prossimo come me stesso. E il più grande gesto d’amore che potrei fare per il mio prossimo è quello di mettere in guardia dalla collera di Dio contro il peccato ed indicare l’unica Persona che può perdonare, ossia Gesù Cristo»
P: «D’accordo»
T: «Quindi il mio solo intento era quello di amare il mio prossimo mediante il Vangelo»
P: «D’accordo, ma Lei crede a causa della Sua religione che l’omosessualità sia un peccato?»
T: «Certamente»
P: «Come pensa che la gente possa percepire questo?»
T: «Io penso che sia assolutamente importante distinguere tra l’omosessualità come peccato e l’individuo come peccatore. Una persona che pecca contro di Dio è sottoposta alla giustizia divina indipendentemente dal tipo e dalla natura del peccato. Questo vale anche per una persona che  mente, una che ruba, una che prova nel proprio cuore rancore, risentimento, odio, una persona scontenta dei doni che Dio gli ha regalato e invidia ciò che hanno gli altri, una persona che pronuncia il nome di Dio invano, che è egoista»
P: «Va bene»
T: «Vorrei tornare alla distinzione tra l’atto in sé e la persona che ha l’inclinazione a compiere l’atto. Non è la stessa cosa. Non si può dire che una persona è malvagia solo perché ha un’inclinazione all’omosessualità.(…) Il punto è che tutti noi siamo peccatori e indegni della gloria di Dio. Ecco perché quando oggi parlavo pubblicamente non lo facevo soltanto nei confronti dell’omosessualità ma di tutte le forme di fornicazione. Fornicazione eterosessuale, adulterio eterosessuale, desiderio concupiscente, e tante altre forme di sessualità immorale che rappresentano un peccato agli occhi di Dio»
P: «D’accordo. Mi faccia fare un esempio giusto per capire meglio. Deve scusare la mia ignoranza in materia religiosa. Quindi, se due uomini passeggiano tenendosi per mano, e a Lei appaiono due omosessuali, li considererebbe peccatori?»
T: «Sì»
P: «Bene, questo è quello che volevo sapere. Quindi , tenendo conto del senso della parola peccato, a questo riguardo, Lei non pensa che quello che ha fatto oggi, predicare il Vangelo facendo apprezzamenti sul fatto che l’omosessualità sia un peccato, possa aver indispettito qualcuno?»
T: «Io penso che potrebbe aver indispettito qualcuno, perché molti amano il proprio peccato. Io penso che se qualcuno fosse passato mentre io parlavo a proposito della menzogna, e quel qualcuno avesse appena mentito, probabilmente si sarebbe indispettito. La stessa cosa sarebbe successa se avessi parlato dell’odio nei confronti del prossimo e qualcuno che cova rancore nel profondo del proprio cuore fosse passato da lì. Tutto ciò dipende dal fatto che la gente non ama sentirsi rinfacciare il proprio peccato contro la santità di Dio»
P: «Sì ma il punto è che non tutti hanno un sentimento religioso, e quindi non tutti vedono l’omosessualità come un peccato. Non è così?»
T: «Non penso che il punto sia rilevante, perché Dio lo vede come un peccato».
(…)
P: «Così Lei invece è offeso da questo perché è religioso?»
T:  «Offeso da cosa, scusi?»
P: «Dall’omosessualità»
T: «Gli omosessuali non mi fanno nulla»
P: «No»
T: «Loro offendono Dio, perché…»
P: «Va bene. Non la offende»
T: «Proprio come i miei peccati offendono Dio»
P: «Non La offende?»
T: «No. Io non nutro né rancore né risentimento»
P: «Va bene»
T: «Nei confronti degli omosessuali o…»
P: «Questo è quello che volevo sentire. Lei non ha, non ha…»
T: «Io non ho nessuna rabbia nei loro confronti»
P: «E non li ha mai discriminati?»
T: «No»
P: «Quindi se qualcuno che Lei sa essere un omosessuale venisse da Lei e Le chiedesse un favore, Lei sarebbe disposto a farglielo?»
T: «La parola di Dio mi dice di amare il mio prossimo come me stesso»
P: «Va bene»
T: «Questo vuol dire che se un omosessuale viene da me e mi dice: “Ho fame e ho bisogno di mangiare”, io lo porterei nel più vicino ristorante e gli darei da mangiare e condividerei con lui la parola del Vangelo, perché lo amo»
P: «Bene, mi dica allora cosa stava facendo oggi, visto che dagli atti risulta che Lei abbia offeso qualcuno».
(…)
P: «Il punto ovviamente è sempre quello che Lei già sa. Io comprendo le Sue opinioni religiose e il fatto che Lei stesse predicando il Vangelo. Come Le ho detto prima, però, non tutti sono religiosi. Pertanto non tutti, ovviamente, hanno la Sua stessa conoscenza del Vangelo»
T: «Giusto»
P: «Io certamente no, per esempio. Quindi, Lei accetta che quello che Lei dice può offendere qualcuno?»
T: «No. Non lo accetto. Io ho anche visto persone con le lacrime agli occhi convertirsi alla fede di Gesù Cristo, dopo aver preso coscienza del proprio peccato contro Dio. Per me, ciò che conta è la parola di Dio a proposito della natura umana, indipendentemente da quello che una persona esprime con la bocca, con il comportamento o con il  linguaggio del corpo, e anche se qualcuno dicesse di sentirsi offeso o insultato, questo potrebbe non essere vero. Potrebbe benissimo verificarsi il caso che quella persona si sia convinta nel cuore, ma non voglia darlo a vedere a chi l’ha convinta»
P: «Va bene»
T: «E questa, tra l’altro, è sempre la mia speranza».
P: «Va bene»
T: «La mia speranza è che quella signora che mi ha denunciato vada a casa stasera, si penta del suo peccato e confidi nella misericordia salvifica di Nostro Signore Gesù Cristo, che un giorno potrei adorare nei cieli accanto a lei»
P: «Va bene. Ho un’ultima domanda per Lei. Crede che quello che Lei ha fatto possa essere accettabile in un luogo pubblico?»
T: «Assolutamente»
P: «Io non so quanta della gente che camminava oggi avesse in mente solo il campionato di tennis, ma Lei crede davvero che quello che ha fatto, le cose che ha detto fosse accettabile dal 100% delle persone in un luogo pubblico?»
T: «Non solo accettabili dal 100%, ma anche volute da Dio».
P: «Va bene»
T: «Io sono stato inviato da Dio ad amare il mio prossimo e proclamare il Vangelo a quanta più gente posso raggiungere»
P: «Lo farebbe di nuovo domani?»
T: «Se avessi la possibilità, sì»
P: «Va bene. Va bene. Ho capito. Ho fatto  la domanda che avevo bisogno di fare. Questo è il Suo interrogatorio, ovvero la possibilità di dare la Sua versione dei fatti in ordine alle circostanze che hanno determinato il Suo arresto, e a qualunque altro elemento utile al caso. Ha qualcos’altro da riferire o aggiungere prima che venga spento il registratore?»
T: «Non penso. Ritengo di aver detto tutto».
A: «Io avevo solo un paio di domande. Cosa risponderebbe a qualcuno che dicesse che Lei stava cercando di insultare le persone?»
T: «Direi che si sbaglia»
A: «E perché direbbe così?»
T: «La ragione per cui ero là fuori a predicare. La ragione per cui sono venuto a Londra dal Sud della California è che amo il mio prossimo e intendo trasmettere a tutti la verità del Vangelo. Io spero di essere uno strumento di Dio per condurre le persone al pentimento ed alla conversione nella fede in Gesù Cristo. Non c’è mai stato in me nessun intento di offendere, e nessun intento di infiammare gli animi. Certo la gente non sarà d’accordo con tutto quello che dico, così come io non sono d’accordo con tutto quello che la gente dice. Ma la mia intenzione è amare il mio prossimo come lui ama me, e condividere il Vangelo, in modo che io possa ricevere il perdono per i miei peccati e la grazia della vita eterna. Questo è il motivo per cui sono venuto a Londra l’anno scorso durante le Olimpiadi. Questo è il motivo per cui sono venuto a Wimbledon quest’anno. E questo è il motivo per cui spero di ritornare molte alte volte in futuro. Perché io amo questo Paese e amo la gente di questo Paese. E non voglio vedere nessuno condannato alla dannazione eterna».
A: «Un’altra domanda in merito al contesto culturale. Qualcuno potrebbe dire che il Suo comportamento è molto americano e che gli Stati Uniti sono un Paese molto più religioso del nostro. Lei cosa replicherebbe?»
T: «Beh, certamente riguardo a questo tema, in realtà, non ci sono differenze tra i nostri due Paesi, dal punto di vista culturale. So cosa accade nel vostro Paese e posso assicuravi che da noi è esattamente lo stesso. Il messaggio che ho predicato ieri è lo stesso che continuo a predicare nel mio Paese,  perché i temi sono esattamente gli stessi».
(…)

Quanto accaduto a Wimbledon dovrebbe davvero far riflettere tutti i politici italiani che in questi giorni, con un solerte zelo bipartisan, si battono per accelerare il dibattito parlamentare sulla legge ambigua e scivolosa con cui si pretende di combattere la cosiddetta omofobia.

Tempo fa, intervenendo sul tema, mi chiesi se, a seguito di qualche improvvido intervento legislativo, nel nostro Paese sarebbe stato ancora possibile per un cattolico sostenere – senza per questo essere tacciato di omofobia – che l’omosessualità rappresenta una «grave depravazione» (Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10.), che i suoi atti «sono intrinsecamente disordinati» (Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana), e «contrari alla legge naturale», poiché «precludono all’atto sessuale il dono della vita e non costituiscono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale» (art. 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica). A tale preoccupazione qualcuno replicò che si trattava di infondato allarmismo, di considerazioni semplicemente risibili. Beh, guardando ciò che è successo a Wimbledon, pare evidente che ci sia davvero poco da ridere.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

Parigi, la protesta muta dei “veilleurs”
In piedi, in piazza, contro le nozze gay

L’eroe della protesta è uno studente di nome Nicolas, che durante una manifestazione era stato fermato, aveva rifiutato di sottoporsi a un test del Dna, era stato incolpato di «ribellione», addirittura, e condannato a quattro mesi di galera

 

Un dossier racconta la repressione della polizia francese

Risale a pochi giorni fa il dossier Testimonianze delle vittime della repressione della polizia in Francia presentato alla sezione “Diritti Umani” del Parlamento Europeo da cinque avvocati francesi, che raccoglie sessantaquattro testimonianze di partecipanti alla manifestazione parigina di Manif pour tous contro la legge Taubira, che apre alla possibilità di unioni omosessuali parificate ai matrimonio eterosessuali.

 

Francia e matrimoni gay: la polizia francese contro la repressione hollandista

Pare che la resistenza non-violenta dei parigini (perché notoriamente, in Francia, le cose importanti avvengono nella Capitale, e il Paese segue a ruota) stia iniziando a riportare le prime vittorie contro le violenze del governo: nonostante i tanti giovani arrestati, di cui abbiamo già parlato, nonostante un ragazzo ventitreenne condannato a due mesi di carcere per motivazioni inconsistenti (con gli stessi capi d'accusa, un agitatore di sinistra fu rilasciato, mesi fa, dallo stesso giudice che ha condannato questo Nicolas Bernard, uno dei fondatori del movimento dei Veilleurs), la resistenza alla legge Taubira continua fermissima, calma e nobile.