O LA PACE O LA GUERRA!
NON C'E' ALTRA VIA SE NON IL
DIALOGO TRA CULTURE DIVERSE
Maria e Gesù, fonte d'incontro
tra
occidente e Islam
A cura di Claudio Prandini
"Bomba contro l'Islam a Milano - si
leggeva sui
giornali qualche giorno fa - L'ordigno
rudimentale, ma - secondo la polizia - potenzialmente
mortale, è stato recuperato di fronte
ad un ex centro isalmico milanese. Ma
la cosa più preoccupante è il
contenuto della stessa telefonata anonima giunta al quotidiano milanese (cioè
Libero, ndr). ''E' iniziata la campagna contro il mondo islamico''. Una
frase pesante, a quanto trapela dalle prime indiscrezioni, pronunciata da un
uomo italiano, senza alcuna inflessione dialettale. La bomba non è esplosa, ma
solamente - con buona probabilità - per la pioggia che ieri sera (12 agosto, ndr)
si era abbattuta su Milano, e che ha contribuito a spegnere l'ordigno, comunque
già acceso. L'episodio è grave e non è da sottovalutare. Probabilmente opera di
un isolato fanatico anti islamico, ma indice di una possibile crescita di
preoccupazione diffusa nei confronti della presenza immigrata in Italia.
Episodio che merita tutta l'attenzione possibile e che non può diventare
l'inizio di ciò che la telefonata stessa annuncia".
Che i tempi siano difficili lo sanno
e lo vedono tutti, ma che qualcuno faccia da piromane morale a certi comportamenti da
scontro di civiltà è altrettanto irresponsabile e pericoloso! Una certa stampa sta agendo in modo
da infiammare gli animi, complici anche fatti di cronaca difficili da
comprendere per un occidentale (padre pachistano che uccide la figlia solo
perché non seguiva la tradizione islamica. Delitto d'onore?), aprendo così la strada a fatti come
la bomba inesplosa di Milano.
Quando, ad esempio, Angelo Panebianco su
Il Corriere (13 agosto) fa l'apologia della tortura per carpire segreti sui
terroristi perché, dice lui, siamo in guerra... Questo è già un incitamento implicito alla
guerra e allo scontro! Anche certi titoli come quello di Libero (11 agosto) che
titolava «L'islam ci vuole morti!», tendono a creare un clima di tensione
creando un nemico da sconfiggere con tutti mezzi. Poi ci stupiamo se qualcuno
comincia a mettere vere bombe etniche!??
Si potrebbe continuare
con l'elenco, ma poiché parlo da
cattolico, soprattutto, a cattolici voglio ricordare una beatitudine evangelica:
"Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9). Non si può essere cattolici ed aderire alla stesso tempo ai
proclami, più o meno velati, di una certa stampa che incita alla guerra e
allo scontro di civiltà, appropriandosi spesso dei valori cattolici solo per
convenienza ideologica o politica.
Il Papa non parla con
il verbo dello scontro di civiltà e della guerra, ma parla di dialogo e
d'incontro soprattutto con l'Islam, che deve diventare uno stimolo per
riscoprire la propria fede cristiana. Il vero pericolo per l'occidente, sembra dire il
Papa, non viene tanto dall'esterno ma dal suo interno... Sentite cosa ha detto:
«Una "ondata di nuovo drastico illuminismo o laicismo" si sta abbattendo sul
mondo occidentale e in particolare sull'Europa, dove "credere e' diventato piu'
difficile"... Nel nostro mondo, afferma il Papa, "Dio, per cosi' dire, non compare piu' direttamente". Una dimenticanza, testimoniata nella
Costituzione Ue dall'assenza del riferimento alle radici cristiane, alla cui
origine, per il Pontefice, sembra esserci una volonta' massificatrice: "Non si
beve alla fonte, ma da cio' che, gia' imbottigliato, ci viene offerto"...
E' cosi' che l'Occidente rischia di perdere la propria identita' spirituale
proprio mentre, "e' toccato fortemente da
altre culture, in cui l'elemento religioso originario e' molto forte, e che sono
inorridite per la freddezza che riscontrano in Occidente nei confronti di Dio".
Da questo incontro con l'Islam e le altre religioni dovrebbe venire, auspica il
Papa, uno stimolo ai cristiani a riscoprire la propria fede. "Anche se velata in
molte maniere - dice - questa presenza del sacro in altre culture, tocca
nuovamente il mondo occidentale, tocca noi che ci troviamo al crocevia di tante
culture"» (fonte
web).
Si, il dialogo può
ricominciare da Maria
1968 - Foto apparizione di Maria
a Zeitun, il Cairo in Egitto.
di
Vittorio Messori - Corriere della Sera, 15 giugno 2006.
L’attuale cultura “ufficiale“ sembra
incapace - malgrado l’impegno e la buona volontà - di instaurare non si dice un
dialogo, ma anche solo una convivenza meno conflittuale con il mondo musulmano.
Questo mondo per il quale la religione non è, come in Occidente, una scelta
personale (per giunta, sempre meno praticata) ma è la base che regge e dà forma
non solo alla vita del singolo ma a quella di tutta la comunità. L’approccio
“laico“ di europei ed americani, il loro rifarsi a categorie politiche,
economiche o anche solo meramente “culturali“, non provoca accettazione ma
rifiuto in un blocco islamico per il quale tutto deve rifarsi a una prospettiva
teologica. Per la Umma, la comunità dei credenti, Dio “si è fatto carta“, la
carta di al Quràn, che raccoglie il codice immutabile dettato a Muhammad e al
quale ogni secolo e popolo deve obbedienza.
Per questo mi sembrano davvero preziose le parole di Magdi Allam ai 60mila
partecipanti del pellegrinaggio notturno da Macerata a Loreto. Sono parole
fuori dal coro degli auspici impotenti di agnostici, atei, “laici“ in genere,
convinti che la religione sia un hobby privato se non una sovrastruttura ormai
in disgregazione. L’egiziano che, per rifarsi al titolo del suo libro, “ama
l’Italia“ forse più di molti italiani, ha addirittura lanciato un appello
scandaloso o, almeno, incomprensibile per una certa intellighenzia: “Musulmani
italiani, fratelli miei, facciamo del culto di Maria un momento unificante con i
cristiani e del pellegrinaggio a Loreto e in ogni altro santuario dedicato a Lei
un momento di condivisione e di fratellanza tra le persone di buona volontà“.
Allam ha ricordato ciò che molti cristiani hanno ormai dimenticato e che, in
ogni caso, lascia indifferente la loro cecità a ciò che muove davvero le masse.
Il Corano dedica alla Madre di Gesù un’intera Sura, ne fa il nome venerato per
quaranta volte, l’innalza sino al fianco di Fatima, la figlia prediletta del
Profeta, le affida un ruolo di maternità misericordiosa, ne difende l’onore
contro gli ebrei che la diffamano (la “calunnia mostruosa“ sulla sua verginità
che provocherà “il castigo di Dio“ e “l’ira dei credenti“ contro Israele, dice
il Testo sacro). Tutta la Tradizione islamica successiva non ha fatto che
esaltare la “Signora Maria“, come la chiamano. Chi, in ambiente cristiano, la
bestemmi è considerato, al massimo, un maleducato. Chi osasse farlo tra
musulmani, chi ne mettesse in dubbio la purezza perpetua, rischierebbe il
linciaggio sul posto da parte della folla inferocita.
Il vicedirettore di questo giornale ha ricordato ciò che tanti nostri “esperti“
ignorano o non sanno valutare: proprio i santuari mariani sono, in terra
d’Islam, i luoghi d’incontro tra cristiani e musulmani. Gesù è venerato ma solo
come penultimo dei profeti, come annunciatore di quello definitivo, Muhammad. Al
rispetto per il Nazareno si accompagna non solo la venerazione ma anche l’amore
appassionato per la Madre. A partire dalla Pasqua del 1968 una Donna
biancovestita apparve sulla cupola della chiesa copta di Zeitun (1), un sobborgo
del Cairo. Furono operai musulmani che la scorsero per primi. Accorsero subito
le folle a recitare, prostrate, i versetti coranici che esaltano Maria e ad
acclamare la Sempre Vergine che - secondo la tradizione - proprio a Zeitoun si era
riposata, fuggendo in Egitto con il Figlio e con Giuseppe. Per molte notti la
Signora si mostrò, luminosa e circondata di colombe bianche, alle masse che
giungevano ormai da tutto il Paese, guidate dai loro imam. Se il Patriarca copto
- in accordo con quello cattolico - dichiarò ufficialmente che era proprio la
Madonna ad apparire fu anche per la pressione entusiasta dei musulmani che già
da sempre frequentavano santuari come quello del monte Al Tir, altro luogo di
sosta per la Sacra Famiglia.
Magdi Allam ha ricordato un aspetto importante, eppure per molti insospettabile:
tra i modi per cercare di evitare il disastroso “scontro di civiltà“ c’è la
riscoperta di questo “luogo d’incontro“ che è la persona della Vergine. E’ anche
questa, forse, una delle ironie della storia: certi laicissimi politologi, certi
autorevoli commentatori, certi onniscienti analisti dovranno far posto, nelle
loro biblioteche, a testi di sinora irrisa devozione mariana e dovranno
pellegrinare per santuari dove croce e mezzaluna pacificamente s’incrociano.
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(1) Maria appare in Egitto a Mussulmani e Cristiani, rimanendo in
silenzio:
LE APPARIZIONI MARIANE DI ZEITUN, IN EGITTO
La figura di Cristo nell’islam
del professor Niyazi Oktem,
Università di Istambul - fonte web
La Moschea blu di Istambul - Turchia
Secondo una felice caratteristica dei Congressi internazionali sul Volto
di Cristo, promossi dal cardinale Fiorenzo Angelini, anche quest’anno vi è
stato un relatore di religione islamica. Pubblichiamo il testo
dell’intervento del professore turco Niyazi Oktem, dell’Università di
Bilgi, Istanbul |
Premessa
L’islam, la nostra religione, riconosce come libri
sacri – alla luce del Corano – sia l’Antico sia il Nuovo Testamento non
alterati.
In realtà, la Bibbia dei cristiani si compone
di due parti: l’Antico Testamento e il Nuovo Testamento. Diversamente, la Bibbia
degli ebrei è costituita soltanto dall’Antico Testamento. Per i musulmani
l’Antico Testamento comprende la Torah e il Salterio.
Non riconoscendo Cristo né come profeta né
come messia, gli ebrei non riconoscono alcun valore al Nuovo Testamento che
considerano completamente manipolato essendo stato redatto da diversi autori
dopo la morte di Cristo ed essendo privo, perciò, di qualsivoglia prerogativa
celeste o divina. L’unico libro sacro, per gli ebrei, è dunque l’Antico
Testamento, cmposto di diversi libri e ispirato a vari profeti. Il carattere
sacro, perciò, viene dagli ebrei attribuito sooltanto all’Antico Testamento.
Per noi musulmani, invece, sia l’Antico sia
il Nuovo Testamento (non alterato) sono considerati testi sacri. Tuttavia, va
precisato che il termine “vangelo”, nella terminologia islamica, indica
esclusivamente il Nuovo Testamento.
Tutti i profeti menzionati in queste
Scritture anche per noi
sono profeti.
Il fatto che tutti i profeti menzionati nelle
Sacre Scritture siano riconosciuti da noi musulmani e soprattutto che la Vergine
Maria e suo figlio godano di una considerazione del tutto speciale rappresenta
un fattore di incontro tra la teologia cristiana e quella musulmana. Ovviamente
non mancano divergenze.
Tra queste differenze, sono da segnalare
innanzitutto le modifiche che hanno subito sia l’Antico sia il Nuovo Testamento.
Dobbiamo però riconoscere che, ciononostante, non si può affatto parlare di
alcuna falsificazione in materia di valori morali o di giustizia. Le
disposizioni morali contenute nei dieci comandamenti, quali “Non uccidere”, “Non
rubare”, “Non desiderare la casa, la donna, i beni del tuo prossimo”, eccetera,
sono fuori discussione. Inoltre, noi ammettiamo anche i miracoli di Gesù di cui
parla il Nuovo Testamento. Gli atti e i comportamenti di Gesù Cristo riferiti
dal Nuovo Testamento sono di indole universale e servono come modelli di retta
condotta e di verità. Ecco perché sarebbe un grave errore respingere l’Antico e
il Nuovo Testamento come attualmente si presentano.
Va anche precisato che un cristiano e un
musulmano, con il termine “rivelazione” non intendono la medesima cosa. Per noi
la rivelazione è il messaggio inviato da Dio altissimo a sua maestà Maometto. In
stato di estasi, il nostro profeta esprimeva la Parola proveniente da Dio
altissimo così che queste parole formano il nostro Libro sacro. Orbene, la
rivelazione cristiana non è la medesima cosa. I detti e gli atti di Gesù Cristo
furono redatti più tardi e quindi trasformati in libro dagli autori dei Vangeli
(il Nuovo Testamento).
In questo senso, quello che noi chiamiamo
“hadit” e “sunna”, cioè l’insieme delle parole e degli atti del profeta, sono
considerati dai cristiani come “rivelazione”. Gesù Cristo non aveva al suo
fianco scribi che trascrivessero all’istante la rivelazione che egli riceveva.
Erano invece apostoli, evangelisti, coloro che più tardi misero per iscritto
quanto avevano visto o sentito. Si capisce, perciò, perché si abbiano diversi
Vangeli, il cui contenuto essenziale è senz’altro il medesimo, ma formulato in
maniera differente dagli autori, per quanto tutti fedeli all’essenziale.
Ispirati da Gesù Cristo, questi autori hanno tuttavia fatto delle aggiunte. Lo
stesso san Paolo, che non aveva mai visto Gesù Cristo, ha contribuito alla
redazione del Nuovo Testamento.
In altri termini, il concetto cristiano di
rivelazione non si fonda sull’estasi di Gesù mentre entra in comunicazione con
il divino e detta, di conseguenza, la parola divina agli scribi, dei quali
invece non vi è neppure traccia nei testi tradizionali islamici. Il santo
Corano, invece, parla esplicitamente di apostoli.
Sarebbe quindi improprio dire che la “sunna”
e la “hadit” musulmane equivalgono a ciò che la religione cristiana chiama
rivelazione.
Un’altra divergenza che, forse, costituisce
il più grande motivo di contrasto tra le due religioni è, per così dire, il
concetto di trinità che sta alla base della fede cristiana secondo la quale Gesù
Cristo è considerato Figlio di Dio. La fede musulmana ammette soltanto Dio, del
quale non si può affermare né che è stato generato né che ha generato un figlio.
Dio è Uno, e distinguerlo in tre sarebbe come attribuirgli dei simili, il che
contraddice nettamente ai principi fondamentali del monoteismo. Personalmente,
non ammetto che possa aversi un triteismo, ma soltanto una interpretazione
filosofica peraltro abbastanza difficile da comprendere per i musulmani. I
problemi posti dalla Trinità furono a lungo dibattuti nel corso della storia,
sia dai cristiani sia dai musulmani. Tanto che esistono gruppi di cristiani o
singoli cristiani che non accettano la Trinità.
Dal punto di vista della convivenza con i
cristiani ci sembra di grande importanza guardare a questi problemi soltanto per
approfondirli nella prospettiva di creare un clima favorevole al dialogo
interreligioso. In altre parole, volendo soprattutto favorire il processo di
pace, sarebbe meglio non entrare in discussioni puramente filosofiche su questi
argomenti. Riprendere continuamente questi problemi non servirà che a provocare
la reazione delle masse ignoranti e ne approfitterebbero soltanto i politici
male intenzionati. Sappiamo per esperienza che questo genere di politici e i
mercanti di armi si sono sempre serviti delle interpretazioni errate e
ingannevoli dei fanatici. Spesso a causare delle guerre sono state proprio
queste divergenze tra punti di vista religiosi diversi.
Al contrario, i punti di convergenza sono
molto più numerosi delle diversità e riguardano proprio l’essenziale.
Il giudaismo, il cristianesimo e l’islamismo
riconoscono tutti e tre che un solo creatore ha creato l’universo. Il creatore è
misericordioso, benigno, ama e perdona. Tra le sue creature, l’uomo è quello che
a Lui più assomiglia; avendo da Lui ricevuto la ragione, la volontà e la
coscienza, è di conseguenza in grado di distinguere il bene dal male; e questo
lo “condanna” alla responsabilità. Dio non abbandona mai l’uomo. La salvezza è
possibile soltanto obbedendo alla Parola divina. Tutte e tre le religioni
monoteiste credono nell’inferno e nel paradiso, negli angeli e nel demonio,
nella vita nell’aldilà, nel giudizio finale, nella risurrezione, eccetera.
Secondo tutte e tre queste religioni, Dio è
essenzialmente una volontà inaccessibile, indeterminabile, impercettibile.
Tuttavia, la religione cristiana comporta, al riguardo, maggiore immanenza
rispetto alla fede musulmana che, salvo per quanto attiene ai sufiti, si colloca
maggiormente sul piano della trascendenza. Insomma, secondo l’insegnamento
cristiano, Dio è in qualche modo coinvolto in questo universo, il che spiega la
possibilità dei miracoli in qualunque momento. Per esempio, la Vergine può
apparire in qualche luogo, c’è chi può guarire gli altri o prevedere il futuro.
Al contrario, nel sistema dottrinale musulmano, il miracolo e ogni fenomeno di
preveggenza sono esclusi. Dio solo ha creato l’universo, Lui solo può conoscere
ciò che è stato e ciò che sarà. Sua maestà Maometto è l’ultimo “messaggero”; non
ci sarà più né un altro profeta né un altro messaggero né altra persona del
genere. Il messaggio divino è stato interamente comunicato, l’appello è stato
trasmesso. L’esistenza dell’universo costituisce la prova del miracolo celeste.
Malgrado le differenze di accento
sull’immanenza e sulla trascendenza, tutte e tre le religioni professano
l’inaccessibilità del mistero divino. Dio, nella sua infinità, ha creato per
amore l’universo. L’universo materiale è un segno concreto della Sua grandezza.
Accedere a Lui è perciò impossibile. La spiritualità che si manifesta
all’interno del mondo materiale, il suo aspetto astratto e la morale sono tutti
segni dell’esistenza di Dio.
In tutte e tre le religioni, i primi esseri
umani sono Adamo ed Eva. Diversamente dall’islam e dal giudaismo, la religione
cristiana dà un fondamento materiale e concreto al peccato originale.
Secondo la fede musulmana, Allah ha posto ad
Adamo ed Eva una scelta libera tra il bene e il male, condannandoli in questo
modo all’avventura del dimostrare la loro dignità e non già a subire la
penitenza del loro peccato, perché egli li aveva già perdonati.
Questo punto di vista islamico è accettato
dalle Chiese nestoriana e siriaca che vengono chiamate le Chiese d’Oriente, e
dalla Chiesa ortodossa. Le Chiese cattolica e protestante insistono sul concetto
di peccato originale.
I versetti del Corano riguardanti
Gesù Cristo e la Vergine Maria
Gesù Cristo e la Vergine Maria si incontrano
in circa 100 versetti del Corano, dei quali 25 menzionano Gesù Cristo, 11 il
Messia, 34 la Vergine Maria, 12 il Vangelo (il Nuovo Testamento) e 14 i
cristiani (nazareni). Ci sembra che, tra i 6666 versetti coranici, questo numero
sia rilevante.
Com’è noto, al momento della redazione del
Corano, non è stato rispettato l’ordine cronologico dei versetti. Se disponiamo
i versetti cronologicamente, notiamo che la prima metà (quelli cosiddetti “della
Mecca o meccani”) riguarda
i principi fondamentali della fede, mentre la seconda parte (quelli cosiddetti
della “Medina o medinesi”),
appartenendo a un momento in cui lo Stato islamico era già
stato costituito, pur rimanendo di indole spirituale privilegia le formalità
attinenti alle procedure amministrative. Rispetto ai versetti medinesi quelli
della Mecca danno uno spazio più rilevante a Gesù Cristo e alla Vergine Maria e
invitano l’umanità al sistema di fede non alterato da Gesù Cristo, e cioè
all’islam, letteralmente “il rendiconto”.
Gesù Cristo, la Vergine e il cristianesimo
nei versetti della Mecca o meccani
Composta di 98
versetti, dei quali 50 trattano di questi problemi, la sura “Maria” così
affronta questi argomenti.
Zaccaria prega Iddio di dargli un figlio. Sua
moglie è sterile e lui è ormai molto vecchio. Affidandosi totalmente ad Allah,
egli continua la sua preghiera, tiene stretto il libro con forza e riceve
l’annuncio della buona novella di un figlio (riassunto dei versetti 2-11).
I versetti 12-14 parlano di Yahya (Giovanni).
Egli è saggio, tenero e purificato. Analoghi propositi sono presenti anche nei
versetti 89, 90 e 91 della sura “I Profeti”.
La sura “Maria”, fino al versetto 33, riporta
il racconto della Vergine.
Dio sovrano dice espressamente al versetto
17: «E noi le inviammo il Nostro Spirito».
Si tratta dunque della nascita di Gesù, dell’intervento
dello Spirito Santo, che è una delle Persone della Trinità, sul cui contenuto si
è discusso particolareggiatamente per secoli giungendo poi alla sua definizione
in occasione di concili che condannarono come eresia ed empietà ogni forma di
dissidenza, il che diede origine alla nascita di nuovi sistemi dottrinali.
La tradizione musulmana interpreta lo
“Spirito Santo” come l’arcangelo Gabriele. Al versetto 19 della sura “Maria” si
allude all’angelo. Onde evitare malintesi, ci sembra necessario citare i
suddetti versetti:
17. «Ed essa prese, a proteggersi da loro, un
velo. E Noi le inviammo il Nostro Spirito che apparve a lei sotto forma d’uomo
perfetto.
18. Ella gli disse : “Io mi rifugio nel
Misericordioso, avanti a te, se tu sei timorato di Dio!”.
19. Le disse: “Io sono il Messaggero del tuo
Signore, per donarti un fanciullo purissimo”.
20. “Come potrò avere un figlio”, rispose
Maria, “se nessun uomo m’ha toccata mai, e non sono una donna cattiva?”.
21.
Disse: “Così sarà. Perché il tuo Signore ha detto: ‘Cosa
facile è questa per me’, e Noi per certo faremo di Lui un Segno per gli uomini,
un atto di clemenza Nostra: questa è cosa decretata”.
22. Ed essa lo concepì e s’appartò col frutto
del suo seno in luogo lontano.
23. Ora le doglie del parto la spinsero
presso il tronco di una palma e disse: “Oh fossi morta prima, oh fossi ora una
cosa dimenticata e obliata!”.
24. E la chiamò una Voce di sotto la palma:
“Non rattristarti, ché il Signore ha fatto sgorgare un ruscello ai tuoi piedi.
25. Scuoti verso di te il tronco della palma
e questo farà cadere su di te datteri freschi e maturi.
26. Mangiane dunque e bevi e asciuga gli
occhi tuoi! E se tu vedessi qualcuno, digli: ‘Ho fatto voto al Misericordioso di
digiunare e non parlerò oggi ad alcun uomo’”.
27. Poi venne col bambino alla sua gente
portandolo in braccio: “O Maria”, le dissero, “tu hai fatto cosa mostruosa.
28. O sorella di Aronne! Non era tuo padre un
uomo malvagio né fu peccatrice tua madre!”.
29. Ed essa indicò loro il neonato, e
dissero: “Come parleremo noi a chi è ancora nella culla bambino?”.
30. Egli disse: “In verità io sono il Servo
di Dio, il quale mi ha dato il Libro e mi ha fatto Profeta,
31. e m’ha benedetto dovunque io mi sia e
m’ha prescritto la Preghiera e l’Elemosina finché sarò in vita,
Il fatto che tutti i profeti
menzionati nelle Sacre Scritture siano riconosciuti da noi musulmani e
soprattutto che la Vergine Maria e suo figlio godano di una considerazione
del tutto speciale rappresenta un fattore di incontro tra la teologia
cristiana e quella musulmana. Ovviamente non mancano divergenze |
32. e m’ha fatto dolce
con mia madre, non mi ha fatto violento e scellerato.
33. Sia pace su di me, il dì che nacqui e il
dì che muoio, e il dì quando sarò suscitato a Vita”».
Ne deriva che Gesù Cristo è uno dei due
profeti nati senza padre (l’altro è Adamo). La sua nascita è dovuta alla grazia
divina accordata attraverso l’intermediazione dello Spirito che ha recato alla
Vergine il “soffio”. Guardando alla situazione concreta, noi ci troviamo di
fronte a un magnifico miracolo. La volontà divina invia l’arcangelo Gabriele
come Spirito Santo che trasmette il soffio divino alla Vergine, da cui nasce
Gesù Cristo come una prova e un atto di misericordia di Dio. È quello che si
incontra nel versetto 50 della sura “I credenti” (al-Mu’minûna):
«E Noi designammo il figlio di Maria – come pure sua madre – come un segno; e a
tutti e due noi demmo asilo presso un luogo tranquillo da cui sgorgava un
ruscello d’acqua».
Insomma lo Spirito Santo è venerato anche
nell’islam. È stato Lui che ha assicurato la comunicazione tra Maria e la
volontà divina.
Tenuto conto di quanto detto sopra, sarebbe
davvero senza senso che un musulmano reagisse negativamente quando si parla di
Spirito Santo o della Sacra Famiglia.
I versetti 30-37 parlano di Gesù neonato.
Egli è “parola della verità” e non figlio di Dio. Vorremmo insistere un po’ su
questo concetto di “parola della verità”. Con uno sguardo esclusivamente
teologico e senza ricorrere alla filosofia, e cioè identificando la “parola” con
la sua fonte, si può facilmente cadere nell’errore di confondere l’essenza e
l’esistenza; e chiamare Dio o figlio di Dio la “parola” che ne esprime di fatto
l’essenza. Attribuire l’essenza divina a Gesù Cristo è, in effetti, la
conseguenza di una tale interpretazione, quanto mai discussa, della teologia
cristiana. L’islam, invece, fa questa distinzione dichiarando che Gesù è parola
di Dio, ma per nulla Dio né figlio di Dio.
Pertanto, trascurando l’importanza di Gesù e
della Vergine Maria appellandosi a questa interpretazione, anche il
mullah cade nell’errore.
La sura VI “Gli Animali/Le Greggi” “al-An’âm”
elenca la catena dei profeti da Abramo fino a Maometto, precisando che essi sono
stati tutti «collocati al disopra d’ogni altra creatura» (alamîn).
83. «Questo è l’argomento che Noi demmo ad
Abramo contro il suo popolo. Noi eleviamo a diversi gradi quelli che vogliamo:
in verità il tuo Signore è saggio e sapiente.
84. E ad Abramo Noi donammo Isacco e
Giacobbe, ciascuno dei quali Noi dirigemmo sulla retta via. E prima ancora
guidammo al Vero Noè e, fra i suoi discendenti, David e Salomone e Giobbe e
Giuseppe e Mosè e Aronne: così Noi compensiamo i benefici.
85. E anche Zaccaria e Giovanni e Gesù ed
Elia, ciascuno dei quali fu annoverato tra i santi,
86. e Ismaele e Eliseo e Giona e Lot,
ciascuno levammo al di sopra d’ogni altra creatura».
Allo stesso modo, al versetto 13 della sura
XLII “La Consultazione/La Deliberazione” (as-Sûrâ),
il tema è sempre lo stesso: si tratta dell’obbedienza ai profeti:
13. «Egli ha prescritto a voi quel culto che
già raccomandò a Noè e che rivelammo a te, e che raccomandammo ancora ad Abramo
e a Mosè e a Gesù, dicendo: “Osservate la religione e non dividetevi in sette”
[...]».
Il posto di Gesù è espressamente indicato nei
versetti 57-66 della sura XLIII “L’Ornamento” (az-Zuhruf):
57. «E quando fu proposto ad esempio il
figlio di Maria, ecco che il tuo popolo vociferò
58. dicendo: “È costui migliore dei nostri
dei?”. Ma non ti propongono questo paragone altro che come pretesto di disputa,
ché son gente amante di liti.
59. Egli non è che un Servo cui concedemmo i
Nostri favori e ne facemmo un esempio per i figli di Israele
60. (ché, se volessimo, faremmo ereditare la
terra, dopo di voi, ad angeli).
61. Ed egli non è che un presagio dell’Ora:
pertanto non dubitate che essa venga, e seguite Me; questo è il retto sentiero.
62. E non vi distolga Satana, ché egli è
vostro dichiarato nemico.
63. E allorché Gesù venne, con prove
chiarissime, disse: “Io sono venuto a portarvi la Sapienza, sono venuto a
chiarirvi qualcosa di quello di cui disputate: temete dunque Iddio e obbeditemi.
64. In verità Iddio è il mio Signore e il
vostro Signore, adorate Lui: questo è il sentiero diritto”.
65. E le Fazioni discordarono tra loro: ma
guai a coloro che operano iniquità; guai, per il castigo di doloroso giorno!
66. Che cos’altro possono attendere se non
che li colga d’un tratto l’Ora, mentre di nulla si avvedono?».
I commentatori del Corano concordano nel
sostenere che l’Ora sta ad
indicare il giorno del Giudizio finale. La traduzione del versetto 61 differisce
da una versione all’altra:
«È un segno dell’Ora [...]» (traduzione di
Régis Blachère).
«Gesù è, in verità, l’annuncio dell’Ora
[...]» (traduzione di D. Masson).
«Questo Corano è, in verità, la scienza
dell’Ora» (traduzione di
Muhammad Hamidullah).
Ne risulta che è Gesù ad avere la conoscenza
di un evento fondamentale come il Giudizio finale. È lui che dispone della
saggezza, verrà prima del Giudizio finale per farne partecipi le genti, vale a
dire salverà l’umanità. La credenza che Gesù ritornerà è ancora abbastanza
diffusa anche nell’islam.
Ecco, in grandi linee, il posto di Gesù nelle
sure della Mecca, in cui figurano soprattutto la Vergine, Gesù Cristo e altri
profeti che sono considerati senza eccezione profeti dell’islam o, in altre
parole, che sono collocati nell’insieme del sistema, professandone ciascuno, a
suo turno, il rendiconto. Quindi, è chiaro che la Vergine e Gesù hanno una
posizione del tutto particolare e assolutamente eccezionale.
Gesù Cristo, la Vergine e il cristianesimo
nei versetti medinesi
La buona novella della salvezza è chiaramente
annunciata ai cristiani, giudei e sabei nel versetto 62 della sura II “La
Giovenca” (al-Baqara), che
è la prima a riunire i versetti medinesi:
62. «Ma quelli che credono (i musulmani),
coloro che praticano il giudaismo, i cristiani e i sabei, quelli cioè che
credono in Dio e nell’Ultimo Giorno e operano il bene avranno la loro mercede
presso il Signore, e nulla avranno a temere né li coglierà tristezza».
Alcuni pensano che per ottenere la salvezza i
cristiani, i giudei e i sabei dovrebbero convertirsi all’islam. Non siamo
affatto d’accordo, proprio perché questo versetto sembra dire il contrario. Se
il santo Corano, libro sacro dei musulmani, comprende i non musulmani e precisa
per essi la condizione della salvezza, si tratta allora di un giudizio del tutto
particolare, chiaro e definitivo.
A sua volta, il versetto 87 di
al-Baqara afferma che Gesù era
sostenuto dallo Spirito Santo:
87. «In verità Noi demmo a Mosè il Libro e
gli facemmo successivamente seguire gli altri Messaggeri, e demmo a Gesù figlio
di Maria prove evidenti e lo confermammo con lo Spirito di Santità. Ma dunque,
ogniqualvolta un Messaggero vi porta ordini non graditi, voi superbamente vi
ribellate e alcuni ne smentite, altri ne uccidete?».
I versetti 135 e 136 della medesima sura
accentuano l’importanza assegnata ad Abramo:
135. «Ed essi dicono: “Diventate ebrei o
cristiani o sabei ben guidati! Ma tu rispondi: “No, noi siamo della Nazione di
Abramo, che non fu affatto tra i pagani”.
136. E dite loro ancora: “Noi crediamo in
Dio, in ciò che è stato rivelato a noi e in ciò che fu rivelato ad Abramo, a
Ismaele, a Isacco, a Giacobbe, e alle Dodici Tribù, e in ciò che fu dato a Mosè
e a Gesù, e ai profeti del Signore; non facciamo differenza alcuna fra loro e a
Lui tutti ci diamo!”».
La stessa sura, al versetto 253, indica una
gerarchia tra i profeti, mettendo in testa ad essi Gesù. Ne offriamo qui diverse
versioni:
253. «Di questi Messaggeri, alcuni li abbiamo
resi superiori ad altri: ad alcuni Dio ha parlato ed Egli li ha elevati alcuni
di vari gradi. A Gesù figlio di Maria demmo prove e lo abbiamo confermato con lo
Spirito di Santità [...]» (traduzione di Muhammad Hamidullah).
253. «Noi abbiamo elevato alcuni profeti al
di sopra degli altri. Ad alcuni Dio ha parlato, e Dio ha elevato molti di loro a
gradi superiori. Abbiamo dato a Gesù figlio di Maria delle prove chiare.
L’abbiamo confermato con lo Spirito di Santità [...]» (traduzione di D. Masson).
253.
«Noi abbiamo posto alcuni Apostoli al di sopra di altri. Tra
loro ve ne sono alcuni ai quali Allah ha parlato. Allah ne ha elevati altri
gerarchicamente. Noi abbiamo dato le prove a Gesù figlio di Maria, che Noi
abbiamo assistito con lo Spirito Santo»
(traduzione di Régis Blachère).
253. «Noi elevammo i profeti gli uni al di
sopra degli altri. I più elevati sono quelli a cui Dio ha parlato. Noi abbiamo
inviato Gesù figlio di Maria accompagnato da prove evidenti, e l’abbiamo
fortificato con lo Spirito di Santità [...]» (traduzione di Kasimirski).
Dalle diverse traduzioni risulta chiaramente
che, tra gli inviati, esiste una gerarchia e che coloro ai quali Dio si è
rivolto direttamente sono collocati agli stadi superiori, come Gesù, con il
richiamo al sostegno da lui ricevuto dallo Spirito Santo.
La sura III “La Famiglia di Imràn” (Âl
‘Imrân) parla diffusamente di Gesù e di Maria,
particolarmente ai versetti 33-67.
In sintesi, Dio accoglie la fanciulla, la fa crescere molto
bene e l’affida a Zaccaria. Purificata da Dio, Maria riceve il suo nutrimento da
parte di Dio che dona, senza limiti, il suo sostentamento a chi Egli vuole.
Nessun’altra madre di profeta è altrettanto venerata nel Corano. Leggiamo il
versetto 45 che è
interessantissimo:
45. «E quando gli angeli dissero a Maria: “O
Maria, Iddio ti annunzia la buona novella di un Verbo che viene da Lui, e il cui
nome è: il Messia, Gesù, figlio di Maria, eminente in questo mondo e nella vita
immediata e ultima; egli è tra i vicini a Dio”».
In modo visibile Allah annuncia la buona
novella di un Verbo che emana da Lui. Sua Maestà Gesù Cristo è dunque benedetto,
è il Messia.
Secondo il versetto 46,
Gesù, appena nato, parla agli uornini: 46. «Ed egli
parlerà agli uomini dalla culla come un adulto e sarà nel numero dei giusti».
Il versetto 49 parla dei suoi miracoli: egli
modella dall’argilla un uccello soffiandogli la vita. Guarisce il cieco e il
lebbroso, resuscita i morti.
Un tema che si trova nel Nuovo Testamento
viene spiegato nel versetto 50,
come, per esempio, che Gesù è mandato per dichiarare lecite
alcune cose che erano state dichiarate proibite:
50-51.
«E sono venuto a confermare quella Torah che fu rivelata
prima di me, per dichiararvi lecite alcune cose che v’erano state proibite, e
v’ho portato un segno da Dio; pertanto temete Dio e obbeditemi. Allah è il mio
Signore e il vostro Signore. Adoratelo: questa è la retta via».
Il versetto 55 annuncia che Gesù, dopo la
morte, sarà chiamato presso Dio stesso:
55. «[Ricorda] quando Dio dice: “O Gesù, io
ti chiamerò a me, e poi ti innalzerò fino a me e ti purificherò dagli infedeli e
fino al giorno della Risurrezione porrò coloro che ti hanno seguito al di sopra
degli infedeli. Poi a Me tutti tornerete e io giudicherò tra voi delle vostre,
discordie”».
Al versetto 59 Gesù viene paragonato ad
Adamo:
59. «Gesù, presso Allah, è come Adamo. Egli
lo creò dalla terra, poi gli disse: “Sii, ed egli fu”».
Gli apostoli vengono ricordati in diverse
sure, come “La Famiglia di Imràn” (versetto 52); “Il Rango” (as-Sâff)
(versetto 14); “La Mensa servita” (al-Mâ’ida)
(versetti 111-112).
Con il termine “apostoli” intendiamo i
credenti che si sono legati a Gesù durante la sua vita, che l’hanno rispettato
con fedeltà, proprio come i compagni del Nostro Profeta. Da questo punto di
vista, gli apostoli di Gesù, canonizzati dalla religione cristiana e menzionati
nel Corano, devono essere adeguatamente rispettati dai musulmani. Ciononostante,
non è sempre così. Non è affatto raro che da noi un musulmano comune abbia un
atteggiamento negativo verso san Giovanni o san Pietro.
La sura “Le Donne” (al-Nisâ’),
che occupa il quarto posto nel santo Corano, ai versetti 156-159 parla anche di
Maria e di Gesù. In questi versetti si tratta dei conflitti tra giudei e
cristiani:
156. «[Noi li abbiamo maledetti] a causa
della loro incredulità per aver detto contro Maria una calunnia immensa,
157. per aver detto: “Abbiamo ucciso il
Messia, figlio di Maria, il profeta di Allah”, mentre né lo uccisero né lo
crocifissero, bensì qualcuno fu reso ai loro occhi simile a Lui. Coloro la cui
opinione è diversa a questo proposito restano certamente in dubbio. Non hanno
alcuna conoscenza di Gesù: essi non seguono che una congettura;
158. essi non l’hanno certamente ucciso, ma,
al contrario, Allah lo ha innalzato a sé. Allah è potente e saggio.
Gesù Cristo e la Vergine Maria si
incontrano in circa 100 versetti del Corano, dei quali 25 menzionano Gesù
Cristo, 11 il Messia, 34 la Vergine Maria, 12 il Vangelo (il Nuovo
Testamento) e 14 i cristiani (nazareni) |
159. Non c’è
nessuno della gente del Libro che non creda in lui, prima della sua morte, ed
Egli nel giorno della Risurrezione sarà testimone contro di loro».
Al versetto 171 vengono disapprovati i
sostenitori della Trinità e, ancora una volta, viene riaffermato che Gesù non è
figlio di Dio:
171. «O gente del Libro! Non siate
stravaganti nella vostra religione, e non dite di Dio altro che la verità. Il
Messia Gesù figlio di Maria è soltanto il profeta di Allah. Il suo Verbo immesso
da Lui in Maria è uno Spirito emanante da Lui. Credete dunque in Allah e nei
suoi profeti e non dite affatto: “Tre”; smettete di farlo. Sarà meglio per voi.
Allah non è che una sola divinità! Gloria a Lui! A Lui non piace di avere un
figlio. A Lui appartiene ciò che è in cielo e ciò che è in terra. Lui solo basta
a proteggerci!».
Il versetto 172 ribadisce che Gesù, come
peraltro gli angeli, non sono che servitori di Dio:
172. «Il Messia non diversamente degli angeli
vicini al Signore non hanno disdegnato di essere servi di Allah».
D’altra parte, il versetto 27 della sura LVII
“Il Ferro” (al-Hadid)
ingiunge l’obbedienza a Gesù e a Maria, senza dei quali non sarebbe sorto il
monachesimo:
27. «E allora sulle loro orme in successione
inviammo i nostri profeti e dopo di loro inviammo Gesù figlio di Maria. A lui
demmo il vangelo e ponemmo nei cuori di coloro che lo seguirono mitezza e
misericordia, e il monachesimo fu da loro instaurato (e non fummo noi a
prescriverlo loro) unicamente per desiderio di piacere ad Allah. Essi però non
l’hanno osservato come avrebbero dovuto. E a quelli fra di loro che credettero
abbiamo dato la loro ricompensa, ma molti fra di loro sono empi».
Al versetto 6 della sura LXI “Il Rango” (as-Sâff),
si accenna all’annuncio da parte di Gesù di un futuro profeta di nome Ahmad:
6. «E [ricorda] quando Gesù figlio di Maria
disse: “O figli di Israele! Io sono il messaggero di Dio a voi inviato, a
conferma di quella Torah che fu data prima di me, e ad annunzio lieto di un
Messaggero che verrà dopo di me e il cui nome è Ahmad”. Ma quando egli [Gesù]
portò loro prove chiarissime, essi dissero: “Questo è un chiaro incantesimo”».
Un’altra sura medinese che ha un ruolo
importante per quanto attiene a Gesù e Maria è la V, intitolata “La Mensa
servita” (al-Mâ’ida),
della quale circa trenta versetti trattano di questo argomento.
I versetti 14-19 criticano i cristiani per
aver detto che «Dio è, in verità, il Messia figlio di Maria», e li dichiarano
empi.
La stessa sura sembra attribuire ai cristiani
uno statuto quasi autonomo. Particolarmente il versetto 48 spiega la saggezza
che si cela dietro le diverse vie e direzioni rivelate all’umanità:
48. «E a te (Muhammad) Noi abbiamo rivelato
il Libro secondo Verità, a conferma delle Scritture rivelate prima e a loro
protezione. Giudica dunque fra loro secondo quello che Allah ha rivelato. Non
seguire le loro passioni a preferenza della verità che ti è giunta. A ognuno di
voi abbiamo assegnato una regola e una via, mentre, se Allah avesse voluto,
avrebbe fatto di voi una comunità unica, ma ciò non ha fatto per mettervi alla
prova in ciò che vi ha dato. Gareggiate dunque nelle opere buone. Ad Allah voi
tutti tornerete. Allora egli vi informerà sulle cose che ora vi dividono».
Secondo questo versetto appare chiaro che la
pluralità delle leggi e dei cammini da seguire costituisce una cosa saggia e che
l’umanità dipenderà da legislazioni diverse. Il Dio Altissimo non maledice
nessuno di coloro che cercano di superarsi nel compimento delle opere buone.
Quale che sia la sua fede o confessione, ognuno è servitore di Dio. Pertanto il
versetto 51 proibisce ai credenti di venire a patti con giudei e cristiani:
51. «O voi che credete! Non prendete i giudei
e i cristiani come alleati: alleati essi sono gli uni con gli altri, e chi di
voi si alleerà con loro diventerà dei loro. In verità, Dio non guida il popolo
degli ingiusti».
Questo versetto, pensiamo, deve essere
interpretato raffrontandolo con i versetti 66, 67, 68 e 69 della medesima sura,
in cui i veri cristiani sono rassicurati contro vane afflizioni.
Soprattutto il versetto 69 che in gran parte
è simile ad al-Baqara 62
spiega bene la situazione:
66. «Se essi avessero messo in pratica la
Torah e il Vangelo, e quel che è stato loro rivelato dal loro Signore, essi
avrebbero goduto dei frutti che hanno sulle loro teste e sotto i loro piedi. Vi
è tra di loro un gruppo che segue la via diritta, ma molti di loro quanto
agiscono male!
67. O Messaggero! Comunica agli uomini ciò
che ti è stato rivelato dal tuo Signore, poiché se non lo farai non avrai
comunicato il Suo messaggio. E Allah ti proteggerà dalle genti. Certamente Allah
non guida al bene i Negatori.
68. Di’: “O gente del Libro! Voi non farete
nulla di buono finché non metterete in pratica la Torah e il Vangelo e quello
che vi è stato rivelato dal Signore”. Ma in molti di loro ciò che a te è stato
rivelato dal tuo Signore aumenterà la ribellione e l’empietà. Non ti crucciare
per questa gente empia!
69. Ma coloro che credono, e i giudei, e i
sabei e i cristiani (quelli che credono in Allah, nell’Ultimo Giorno e che
compiono le buone opere) nulla essi hanno da temere e non saranno rattristati».
A noi sembra che, secondo il Corano, il
compimento delle opere buone e la fede nell’Ultimo Giorno, siano sufficienti per
la salvezza. In altre parole, essere un credente virtuoso e di buona condotta e
accettare l’esistenza dell’aldilà basteranno per la salvezza.
La sura della “Mensa servita”
rimprovera i cristiani (versetti 72-75) di attribuire
a Dio dei simili sostenendo il terzo di tre e di pretendere che il Messia figlio
di Maria è Dio; così pure rimprovera i giudei per aver dubitato della castità di
Maria e di non aver riconosciuto Gesù come profeta.
Per riassumere quanto detto, l’uomo, quale
che sia la sua fede, può sempre ottenere la salvezza a condizione che:
a) sia di buona condotta;
b) creda nel Giudizio finale;
c) non attribuisca a Dio dei simili;
d) creda che Gesù non è affatto figlio di
Dio, ma Parola di Dio;
e) riconosca la castità e la verginità di
Maria.
Sia egli cristiano o giudeo, chiunque mette
in pratica le suddette condizioni, potrà ottenere la redenzione senza aver nulla
a temere. La sura della “Mensa servita”
(versetto 82) sembra confermarlo:
82. «Troverai
che i più feroci nemici di coloro che credono sono i giudei e i pagani, mentre
troverai che i più cordialmente vicini a coloro che credono sono i cristiani che
dicono: “Siamo cristiani”. Questo avviene perché tra di loro ci sono preti e
monaci che non si gonfiano di superbia».
Appare chiarissimo che i preti modesti sono
indicati come i più vicini ai credenti. Il che vuol dire che si può costruire un
ponte di amore nei confronti dei cristiani virtuosi e non smarriti. I versetti
110, 111, 112 e 113 della stessa sura privilegiano nuovamente Gesù e Maria
attraverso il racconto dei miracoli, della mensa servita discesa dal cielo su
Gesù e i suoi apostoli. I versetti 116, 117 e 118 riprendono il tema su Gesù che
non è Dio.
Conclusione
Per concludere, come abbiamo già detto, si
potrebbe contribuire al processo di pace precisando il posto di Gesù, di Maria e
dei cristiani nel Corano. I musulmani, al pari dei cristiani, avrebbero così
l’opportunità di vedere l’importanza data dal Corano a Gesù e a Maria. Non
bisogna infatti dimenticare che la diversità di religione è una delle cause
principali dei conflitti internazionali. Gli adepti di ciascuna religione
cercano di propagare la loro fede. I missionari sono in piena attività. Perciò
la Turchia, futuro membro dell’Unione europea, deve imporre l’idea del dialogo.
Coloro che vi si oppongono mancano di fiducia in sé stessi. Resta naturale che
l’idea del dialogo implica l’idea di convincere o di convertire l’interlocutore.
La fede musulmana non ha nulla da temere.
Dio Altissimo stabilisce d’altronde questa
concorrenza, ma attraverso uno stile elegante: «Non discutere con la gente del
Libro che nel modo più cortese, eccetto che con coloro che, tra di essi, sono
crudeli (o empi)» (“Il
Ragno”, 46).