IL PARLAMENTO DEI NABABBI

 Introduzione

 di Claudio Prandini

 

Vorrei introdurre l'articolo di Maurizio Blondet con una mia brevissima nota (della quale mi assumo interamente la responsabilità) sulla squallida problematica, tutta italiana, della retribuzione dei nostri parlamentari europei. Da una recente ricerca pubblicata dal Times salta fuori che l'Italia ha un record difficile da capire: quello dei parlamentari più pagati d'Europa (144.084,36 euro annui)! La nostra classe politica litiga e si accapiglia tutto il giorno, divenendo così la più squallida e vera "Isola dei famosi" del teatrino della politica italiana, ma quando si tratta della busta paga, miracolo, tutti zitti!

A questo riguardo voglio lanciare una provocazione bonaria (da non confondersi con "buonista") soprattutto per quanto riguarda i nostri parlamentari europei, ad iniziare da quelli reggiani, se ce ne sono: perché non devolvete una piccola percentuale della vostra busta paga in beneficenza!?! E questo potrebbe valere anche per i nostri amministratori locali e  parlamentari al parlamento italiano, che percepiscano da 2.000 euro mensili in su!

"Moralizzare il politico..." potrebbe essere un nuovo slogan della prossima campagna elettorale, pena il non voto per coloro che non renderanno pubblico il loro reddito da attività politico-parlamentare ai propri elettori.

 

 

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ARRABBIAMOCI

ALTRIMENTI E' LA FINE

di Maurizio Blondet

 

 

fonte web - 24/11/2005

 

Un lettore ci invia una istruttiva tabella, pubblicata dal Times, sulla retribuzione annua dei parlamentari europei.
Ebbene sì, avete indovinato: ecco un altro record italiano.
I parlamentari italiani sono in assoluto quelli più pagati tra i parlamentari in Europa e cioè euro 144.084,36 annui.
Per comprendere la differenza con gli altri Paesi, considerando solo i più importanti, rileviamo che un parlamentare tedesco guadagna euro 84.108,00 annui, uno inglese euro 81.600,00, uno francese euro 62.779,00 (meno della metà di quanto guadagna un italiano), uno spagnolo euro 35.052,00; i meno pagati sono i parlamentari polacchi, euro 7.370,00 annui.
Che dire?

Il lettore fa alcune amare considerazioni sui sacrifici che vengono chiesti agli italiani lavoratori, con i loro salari da mille euro mensili, da parte di gente che ha stipendi da mille-e-una notte.
Ci chiedono «flessibilità» (leggi: licenziabilità), «moderazione salariale», e di accettare la «riforma delle pensioni» (tagli alle medesime).
Proprio loro.
Mi associo.
Ma non basta.
Quell'attività che in Italia chiamiamo «la politica» è diventata l'unico vero lucroso mestiere, in un Paese in declino.
A Milano, già un presidente di consiglio di zona riceve un gettone di euro 2.000 mensili: la sinecura comincia dal livello più basso, dei molti e troppi strati di «amministrazione» che ci opprimono.

Fino ai miliardari della disfunzione pubblica.
Il capo della Banca d'Italia guadagna (anche se il suo stipendio è un segreto di Stato) sul milione di euro l'anno, contro i 180 mila dollari del capo della Federal Reserve, la Banca Centrale USA, che ha qualche responsabilità in più.
Il capo dello Stato della repubblica costa al contribuente più di quanto costi agli inglesi la regina.
Il funzionamento del Quirinale ci costa 250 miliardi di vecchie lire l'anno, quello che basta a far funzionare una città di 400 mila abitanti come Padova; gli stipendi della Banca d'Italia risucchiano 4 mila miliardi annui.
Un ceto di ricchi nullafacenti e arroganti divora un'Italia che impoverisce.

Il caso dei deputati italiani in Europa, le cui retribuzioni sono molto più alte di quelle dei deputati italiani in Italia, è particolarmente scandaloso, perché a quelle cariche i partiti destinano i più inutili fra loro.
Questo «mestiere» della politica ha allevato un ceto parassitario schiacciante, i cui livelli di retribuzione sono di per sé corruzione.
Perciò la «politica» s'è ridotta a un comitato d'affari, dove opposizioni e maggioranze sono colluse nell'arraffare - e nel continuare ad arraffare - tutto quello che possono.
E possono tutto.
Non possiamo tollerarlo; ne va del nostro futuro.
Sono «loro» il nostro primo e più urgente problema, al di là dei sedicenti «schieramenti».
Scriviamo ai giornali, protestiamo.
Bisogna che il popolo (se esiste) cominci a far sentire la sua rabbia, cominci a far paura.