I VESCOVI TEDESCHI E LA PILLOLA:

UNA BRECCIA NELLA BIOETICA CATTOLICA?

 

(a cura di Claudio Prtandini)

 

 

 

 

INTRODUZIONE

Vescovi tedeschi, si alla pillola del giorno dopo per casi di stupro

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La conferenza episcopale tedesca ha decretato che le cliniche cattoliche possano somministrare la pillola del giorno dopo nei casi di donne che abbiano subito violenza sessuale, se il farmaco evita la fecondazione e non provoca l'aborto.

Adesso i vescovi tedeschi compiono una clamorosa marcia indietro, anche se precisano che la pillola del giorno dopo può essere fornita ad una donna stuprata solo per impedire la fecondazione dell'ovulo e non per abortire.

 Il presidente della Conferenza episcopale, Robert Zollitsch, ha sottolineato che rimangono invece vietate le pillole che provocano la morte dell'embrione, precisando che la pillola del giorno dopo non deve essere usata come un mezzo anticoncezionale o di pianificazione familiare. Attualmente esistono due preparati in Germania, noti come la «pillola del giorno dopo».

 Il «Pidana» ha come principio attivo il Levonorgestrel, che impedisce all'ovulo di staccarsi e di venire fecondato, con il risultato di evitare una gravidanza. L'assunzione del medicinale è consentita fino a 72 ore dopo la consumazione di un rapporto sessuale, mentre perde la sua efficacia se la donna è già incinta. Il secondo preparato, «Ellaone», è sul mercato tedesco dal 2009 e con il suo principio attivo Ulipristalacetat impedisce il distacco dell'ovulo, fino a quando gli spermatozoi hanno perduto la loro capacità fecondatrice.

 

 

Vescovi tedeschi, si alla pillola del giorno dopo

 

 

Il grande pasticcio dei vescovi tedeschi

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Pillola del giorno dopo, i vescovi spagnoli contro i vescovi tedeschi. Ieri è intervenuto il portavoce e segretario della Conferenza episcopale spagnola, monsignor Juan Antonio Martinez Camino, per spiegare che se è legittimo prevenire la gravidanza di una donna che abbia subito uno stupro, non lo è usare la "pillola del giorno dopo". Il motivo è quello già spiegato da La Nuova BQ, oltre a un effetto contraccettivo non si possono escludere effetti abortivi: «Noi non conosciamo alcun farmaco» di cui si possa escludere l'effetto abortivo - ha detto Camino - «se esiste e i vescovi tedeschi lo conoscono, ce lo facciano sapere».

Una risposta chiara, che mette in evidenza il pasticcio provocato dalla Conferenza episcopale tedesca in materia. Del resto sono stati proprio i vescovi a parlare di "pillola del giorno dopo", facendo dunque riferimento a un farmaco ben preciso.

«Moraltheologische Fragen im Zusammenhang von Vergewaltigung („Pille danach“)», in tedesco. vale a dire «Questioni etiche nel contesto dello stupro („Pillola del giorno dopo“)», questo è infatti il titolo del capitolo "incriminato" facente parte del documento diffuso dalla Conferenza Episcopale della Germania per cui i media hanno parlato di un via libera dei vescovi tedeschi all’uso della pillola del giorno dopo in caso di stupro. Si tratta di una direttiva che segue il caso avvenuto nel dicembre scorso di una donna violentata a Colonia che non fu presa in carico da due ospedali cattolici. Per inciso l’apertura dei vescovi tedeschi non sembra immediatamente motivata dallo specifico caso di Colonia dove, secondo i resoconti giornalistici, il medico dell’emergenza che per primo aveva soccorso la donna aveva già provveduto in proprio a prescrivere la pillola del giorno dopo.

Alcuni commenti volti a minimizzare la portata della presa di posizione dell’episcopato germanico lasciano stupefatti. “Pillola del giorno dopo” non è infatti un termine inventato dai giornalisti. Di “pillola del giorno dopo” hanno parlato i presuli tedeschi e con quella espressione, che pure non appartiene al linguaggio scientifico, non si indica qualcosa di indeterminato o futuribile, ma una procedura farmacologica istituita dopo un rapporto sessuale non protetto per evitare la gravidanza.

In Occidente essa è attuabile soltanto in due modi: con dosi elevate di estroprogestinico, di solito secondo uno schema conosciuto come Yuzpe, dal nome del suo ideatore, oppure attraverso la somministrazione in un’unica soluzione di levonorgestrel alla dose di 1,5 milligrammi. Lo schema Yuzpe è caduto in disuso per la sua minore tollerabilità ed efficacia, esso peraltro non si sottrae a problematiche circa il meccanismo d’azione (Kahlenborn, et al. 2002). Quindi si è in presenza di una direttiva rivolta al personale sanitario che opera nelle strutture cattoliche per consentire, in caso di stupro, la prescrizione del levonorgestrel, una volta accertato che tale farmaco non possa indurre un aborto, inteso come qualsiasi atto volto ad interrompere lo sviluppo vitale dell’embrione eventualmente formato.

Chi scrive ha imparato dal fondatore del centro di bioetica dell’Università Cattolica, S.E. mons. Elio Sgreccia, che il ragionamento bioetico, prima di articolarsi nella valutazione antropologica e concludersi nel giudizio etico, deve partire esaminando il dato scientifico. Qualcuno che non aveva titoli per farlo ha dichiarato che la pillola del giorno dopo non è un abortivo, ma si tratta di un’affermazione che, oltre a possedere un potenziale diseducativo non trascurabile, è da ritenersi scientificamente superficiale, indimostrata, e supina alla lettura dei risultati fornita dalla lobby dei diritti riproduttivi.

Cercherò di fare due esempi emblematici. Il gruppo di ricerca del Karolinska Institutet guidato dalla ginecologa Kristina Gemzell Danielsson ha valutato in vitro la capacità di adesione di embrioni umani a un tessuto endometriale tridimensionale in presenza di placebo o di levonorgestrel nel mezzo di coltura. Con il placebo hanno aderito al tessuto endometriale 10 embrioni su 17 mentre in presenza di levonorgestrel l’adesione è avvenuta da parte di 6 embrioni su 14. Poiché la differenza non è risultata statisticamente significativa i ricercatori hanno concluso che il levonorgestrel non è in grado di ostacolare l’adesione degli embrioni e quindi di esplicare effetti anti-nidatori (eticamente abortivi). Come notato però dai ginecologi Mozzanega e Cosmi questo modello non riproduce la realtà, dove il levonorgestrel viene somministrato con significato clinico in fase peri-ovulatoria. Inoltre il nostro gruppo di lavoro ha evidenziato come la differenza rilevata dagli autori nel tasso di adesione sia del 16% e possa risultare statisticamente non significativa a causa della insufficienza numerica del campione (Puccetti et. al. 2012).

Per rilevare una differenza statisticamente significativa pari al 16% abbiamo calcolato che sarebbero servite almeno 333 osservazioni, una cifra 10 volte maggiore rispetto a  quella effettuata dagli autori che pertanto traggono conclusioni da risultati che non le consentono. Un altro caso è quello del gruppo peruviano del dottor Horacio Croxatto, fondatore dell’Istituto Cileno di Medicina Riproduttiva. In uno dei lavori più recenti sono stati valutati gli effetti del levonorgestrel post-coitale somministrato a 103 donne prima dell’ovulazione e ad altre 45 che avevano già ovulato. Nel primo gruppo gli autori non hanno registrato alcuna gravidanza rispetto alle 16 previste, mentre nel secondo caso le gravidanze osservate sono state 8 rispetto alle 8,7 attese, una differenza non significativa che ancora una volta ha portato a sostenere che il levonorgestrel, se somministrato dopo l’ovulazione, non avendo alcuna efficacia non può agire come abortivo.

Anche in questo caso però vi sono una serie di elementi che contraddicono conclusioni così rassicuranti. È stata notata ancora una volta l’inadeguatezza numerica del campione per escludere effetti anti-nidatori a bassa incidenza (Lopez-del Burgo, et al. 2011). Ancora il nostro gruppo di lavoro ha segnalato una grave incongruenza nella modalità di rilevazione della gravidanza che ha portato a sottostimare le gravidanze cliniche attese. Invece di effettuare nella popolazione trattata il test di gravidanza a 6 settimane rispetto al giorno della mestruazione precedente come nella popolazione di riferimento, gli autori hanno effettuato la rilevazione nel giorno in cui le mestruazioni sarebbero dovute presentarsi, cioè circa due settimane prima. Dominic Pedulla ha poi evidenziato la fragilità argomentativa degli autori nello spiegare come nessuna gravidanza si sia verificata tra le 103 donne trattate prima dell’ovulazione nonostante tra queste l’ovulazione si sia comunque verificata in ben l’80% dei casi. Questi elementi sono solo un piccolo assaggio di come la lettura erronea del dato scientifico possa indurre a giudizi morali fallaci. Soltanto una conoscenza vasta ed approfondita della materia può rendere accorti di errori scientifici sottili, ma gravi. Allo stato non è possibile somministrare la pillola del giorno dopo senza accettare il rischio di indurre un aborto.

Da qui nasce la preoccupazione per una questione che ci pare assai rilevante: chi sono stati i consiglieri scientifici dei vescovi tedeschi? Si sono forse affidati al parere della Berufsverbandes der Frauenärzte, l’Associazione dei Ginecologi Tedeschi e della Deutschen Gesellschaft für Gynäkologische Endokrinologie und Fortpflanzungsmedizin, la Società Tedesca di Endocrinologia Ginecologica e Medicina della Riproduzione? Possono dire di avere interpellato la Pontificia Accademia per la Vita, istituita proprio per fornire questo genere di informazioni? I vescovi tedeschi possono affermare di avere ottenuto da questo organismo pontificio l’esclusione di effetti abortivi? In ogni caso oppure solo in caso di somministrazione prima dell’ovulazione?

In assenza di totali rassicurazioni da chi non ha possibili conflitti d’interesse, consentire che la pillola del giorno dopo sia somministrabile negli ospedali cattolici non significa forse adottare il principio di probabilità al posto del principio di precauzione? E se così è, come sarà possibile non ammettere in casi simili anche l’uso della spirale al rame, dato che questa può sì indurre un aborto con meccanismo antinidatorio, ma può anche agire semplicemente con azione spermiotossica? Sono domande che sembrano degne di risposta, anche perché il dr. Leo Alexander nel 1948 insegnava a stare attenti ai piccoli mutamenti, “From small beginnings”, diceva dalle pagine del New England Journal of Medicine, da piccoli cedimenti iniziali sulla indisponibilità della vita umana innocente si giunge, a piccoli passi, a disastri inenarrabili.

 

 

La pillola dei 5 giorni dopo (1a parte)

 

 

L'ignoranza di storia e scienza genera mostri

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monsignor zoellitschLa vicenda dei "vescovi tedeschi e la pillola del giorno dopo" è decisamente grave e ha un valore che va oltre il fatto stesso, ovvero la somministrazione o meno nelle strutture sanitarie cattoliche di pillole contraccettive (abortive) a donne che hanno subito una violenza sessuale.

Da un punto di vista della dottrina morale, infatti, la posizione dell’episcopato non fa una grinza, eppure giunge a una conclusione gravemente sbagliata. Come mai? Nella migliore delle ipotesi è mancanza di conoscenza delle basi scientifiche e storico-politiche, e ignoranza delle posizioni ideologiche che influenzano entrambe.

Partiamo dalla questione storico-politica: la definizione di contraccezione d’emergenza data alla pillola del giorno dopo ha un’origine che dovrebbe immediatamente mettere in guardia. Essa infatti si colloca nel quadro dei mezzi di controllo delle nascite distribuiti dalle agenzie dell’Onu e dalle organizzazioni non governative a esse associate. Vale a dire che lo scopo è anzitutto la penetrazione in quei paesi che mantengono il divieto di aborto nella loro legislazione ma permettono la contraccezione; e inoltre ne permette la diffusione tra le adolescenti evitando di informare i genitori, il cui consenso sarebbe invece necessario nella maggior parte dei paesi in caso di aborto.

C’è dunque un progetto ideologico ben definito dietro la diffusione della pillola del giorno dopo, tanto che si è formato anche un “Consorzio” per la sua diffusione formato da diverse agenzie internazionali. Insomma, a nessuno sfugge la potenzialità abortiva del farmaco ma con la definizione di “contraccezione”, per quanto d’emergenza, se ne permette la diffusione laddove altrimenti sarebbe  vietata.

Ignorare questa origine, da parte dei vescovi è una colpa grave che fa cadere anche loro nella trappola, e apre nella Chiesa quel varco all’uso di metodi potenzialmente abortivi che può provocare facilmente scivolamenti peggiori. Senza considerare gli effetti mediatici della decisione: si possono fare tutti i distinguo e le precisazioni che si vuole, da oggi per tutto il mondo “la Chiesa apre alla pillola del giorno dopo”.

C’è poi una questione più ampia che riguarda le basi scientifiche, o meglio il rapporto tra norme morali e le conoscenze scientifiche per applicarle. Il caso dei vescovi tedeschi ci mostra chiaramente che anche una affermazione corretta della norma morale può portare a una applicazione gravemente erronea se non si conosce bene la realtà. Giustamente il nostro Renzo Puccetti e anche i vescovi spagnoli (vedi articolo in Primo piano) chiedono all’episcopato tedesco di chiarire quali sono le loro fonti scientifiche in base alle quali hanno preso quella decisione. E sarebbe il caso che anche la Pontificia Accademia per la Vita si facesse carico di questa richiesta, più che legittima. Si scoprirebbe così con tutta probabilità che la documentazione scientifica di riferimento è ideologicamente orientata.

Qui la questione è molto più ampia, perché si applica a diversi campi che richiedono conoscenze scientifiche specifiche. Un esempio clamoroso degli ultimi anni è quello della climatologia, con interi episcopati che danno per scontata una certa visione catastrofista dei cambiamenti climatici che peraltro nasce da un approccio neo-pagano ed essenzialmente anti-cristiano e anti-umano. La si spaccia per scienza condivisa, ma lo è soltanto sui media non certo nella reale comunità scientifica. Anche qui c’è un grave peccato di superficialità, perché non è così difficile reperire informazioni almeno sulle molteplici posizioni esistenti in materia nell’ambito della comunità scientifica.

Sarà un caso ma anche sui temi ambientali, è l’episcopato tedesco che si distingue per le posizioni più discutibili che si basano su una scienza distorta e fortemente inquinata dall’ideologia.

Vista la crescente complessità delle materie in cui è richiesto un giudizio morale, e le conseguenze che comportano per il popolo cristiano e per le persone in generale, è dunque necessario che si cominci a prevedere che si giochi a carte scoperte, che si confrontino seriamente le conoscenze scientifiche disponibili e che i singoli episcopati o vescovi evitino fughe in avanti pensando di essere più intelligenti e brillanti degli altri.

 

 

La pillola dei 5 giorni dopo (2a parte)

 

 

Vescovi tedeschi e pillola: un sì poco convincente

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Pillola del giorno dopo“L'assemblea plenaria ribadisce che negli ospedali cattolici le donne che sono state vittime di violenze sessuali ricevono ovviamente supporto umano, medico, psicologico e pastorale. Questo può includere anche la somministrazione della "pillola del giorno dopo", purché abbia un effetto contraccettivo e non abortivo. Metodologie medico-farmacologiche che causino la morte dell'embrione, continuano a essere vietate”. Questo il passaggio del comunicato stampa rilasciato dai vescovi tedeschi che ha attirato l'attenzione dei media e che ha fatto parlare di "aperture" della Chiesa alla pillola del giorno dopo.

In realtà l'attenzione nei confronti di una possibile gravidanza a seguito di stupro da parte della riflessione morale della Chiesa non è affatto nuova. In risposta ad una lettera pervenuta alla rivista Studi Cattolici nel dicembre 1961 le risposte di tre distinti moralisti concordarono nel ritenere moralmente lecita l'assunzione della pillola contraccettiva in previsione di una possibile violenza sessuale. Non è infatti l'assunzione di un farmaco antiovulatorio ad essere moralmente illecita, ma è il suo impiego come contraccettivo in un rapporto consenziente che costituisce una fattispecie moralmente ben definita indicata come male intrinseco dalla dottrina cattolica. A causa della guerra in Congo e degli stupri perpetrati anche sulle religiose, si parlò in quegli anni di “pillola congolese”.

Quindi intervenire per evitare la gravidanza impedendo il concepimento è da almeno cinquant'anni un'azione che la Chiesa, seppure in maniera non definitiva, non rifiuta. Nel 2001 la Conferenza episcopale americana emanò le direttive etiche e religiose per le strutture sanitarie cattoliche degli Stati Uniti. Al punto 36 del documento si legge: “Una donna che è stata violentata dovrebbe potersi difendere da un potenziale concepimento derivante da una violenza sessuale. Se dopo esami appropriati non c'è evidenza che il concepimento sia già avvenuto, può essere trattata con farmaci che prevengono l'ovulazione, la capacitazione degli spermatozoi o la fecondazione. Non è permesso intraprendere o raccomandare trattamenti che hanno lo scopo o l'effetto diretto della rimozione, distruzione o interferenza con l'impianto di un ovocita fecondato”.

L'interpretazione su quali siano gli esami appropriati e quali siano i farmaci utilizzabili è stata quanto mai varia. Alcuni bioeticisti un po' di manica larga hanno ritenuto un test accettabile il semplice test di gravidanza che escludesse l'avvenuto annodamento dell'embrione, altri hanno ritenuto necessario verificare la non ancora avvenuta ovulazione. In entrambi i casi si è ritenuto il levonorgestrel una molecola adeguata ad assolvere quanto prescritto dai vescovi americani. Fu elaborato dal dottor McShane e dal comitato etico del St. Francis Medical Center un protocollo (conosciuto come protocollo di Peoria, dal nome della cittadina dove risiedeva il centro), teso a prescrivere la pillola del giorno dopo alle donne vittime di stupro soltanto nei casi in cui l'ovulazione, non essendo ancora avvenuta, poteva essere ancora bloccata. Tale protocollo ha successivamente ricevuto l'approvazione di alcuni vescovi del Connecticut.

Ma la pillola del giorno dopo agisce soltanto come contraccettivo? Il meccanismo d'azione del levonorgestrel post-coitale costituisce una questione molto tecnica, tremendamente complessa che qui non è possibile affrontare in dettaglio, ma su cui è comunque possibile svolgere qualche riflessione, avendo ricevuto in sorte di avere studiato piuttosto a fondo la materia. Nell'ottobre 2008 il consorzio internazionale per la contraccezione d'emergenza (ICEC) e la federazione internazionale dei ginecologi (FIGO) stilarono un documento estremamente rassicurante circa il meccanismo d'azione della pillola del giorno dopo, descritta come un semplice anovulatorio. Parrebbe che i vescovi tedeschi e prima di loro almeno alcuni vescovi americani abbiano accettato questa presentazione dei dati che la letteratura scientifica mette a disposizione.

C'è però un piccolo problemino: che le cose stiano così non è affatto pacifico. Sia ben chiaro, nessuno è più felice di sapere che la pillola del giorno dopo non interferisce con lo sviluppo vitale del concepito di coloro che hanno a cuore la sorte dell'essere umano a partire dal primo istante di vita, ma siamo ben lontani dall'avere prove convincenti che l'efficacia della pillola del giorno dopo si realizzi totalmente prima della fecondazione. Si potrebbe porre una molteplicità di critiche a chi nega qualsiasi effetto post-fertilizzativo della pillola del giorno dopo, ma ci limitiamo a porne una, segnalata dal mio amico Dominic Pedulla, formatosi al New York Medical College e alla Creighton University, che notava come secondo gli autori di uno degli studi considerato tra i più probanti per escluderne l'effetto abortivo, il levonorgestrel dimostrava il 100% di efficacia nel prevenire la gravidanza quando somministrato prima dell'ovulazione, a fronte di un tasso di fallimenti dell'80% nel prevenire l'ovulazione. Come riesce ad essere così efficace la pillola del giorno dopo se gli studi recenti dimostrano che non ha effetti sul muco cervicale né sugli spermatozoi e se la cosiddetta disfunzione ovulatoria indotta dalla pillola in molti casi non si realizza e anche quando si realizza non si sa quale significato clinico abbia?

Ora non vorremmo che i vescovi tedeschi fossero stati un po' precipitosi, forse un po' disattenti verso il principio di precauzione, ci piacerebbe conoscere se la loro uscita sia stata il frutto di un serio ed approfondito confronto con la Pontificia Accademia per la Vita, che nell'ottobre del 2000 si espresse negativamente. Saremmo anche interessati a conferire con quelle che immaginiamo essere state le strutture di consulenza scientifica dell'episcopato tedesco per comprendere in quale modo siano giunti alla certezza che la somministrazione della pillola del giorno dopo non possa mai agire con meccanismo abortivo. Già, siamo molto interessati a vedere le loro carte, e soprattutto, tanto per evitare che in clima di sede vacante imminente qualcuno sia tentato da frenesie autoreferenziali, sarà opportuno che le carte siano esaminate nelle sedi competenti.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

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La vita e la morte sono dei fatti. Ma, si sa, i fatti sono oggetto di interpretazioni delle più varie. Come per un incidente stradale: alcuni testimoni lo raccontano fedelmente, aderendo al fatto vero e proprio, ed altri quasi lo stravolgono tanto lo infarciscono di proprie considerazioni personali, così lontane dal vero. Lo stesso accade per la bioetica, che si occupa del vivere e del morire degli uomini. Molte sono le letture critiche che si danno dell’aborto, dell’eutanasia, della fecondazione artificiale, della contraccezione, ma solo alcune sono aderenti al vero ed altre molto meno.

 

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