IL RITORNO DELLE REALTÀ ULTIME

INFERNO, PURGATORIO E PARADISO

"Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa

la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che

entrano per essa" (Mt 7,13)

 

(Prima parte - Seconda parte - Terza parte)

 

(A cura di Claudio Prandini)

 

 

 

 

PREMESSA

 

Continuiamo, dopo l'intermezzo di Magdi Allam, anche questa settimana il nostro viaggio, come novelli Dante Alighieri, nelle realtà ultime dell'esistenza umana secondo la dottrina cristiana. Lo facciamo soprattutto perché il popolo cristiano, almeno per quel che ne è rimasto, ha bisogno di rinvigorire la grande speranza nell'esistenza del paradiso. Dopo infatti aver visto l'inferno e il purgatorio ora è la volta del paradiso, il luogo dell'eterna felicità con Dio...

 

 

 

 

Terza parte
 

 

 

 

IL PARADISO

 

"La gloria di colui che tutto move per l'universo penetra, e risplende

in una parte più e meno altrove. Nel ciel che più de la sua luce

 prende fu'io, e vidi cose che ridire né sa né può chi di là su

discende; perché appressando sé al suo disire, nostro

 intelletto si profonda tanto, che dietro la memoria

 non può ire" (Dante, Paradiso).

 

 

 

Raffigurazione del paradiso

"Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli,

 si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti  a lui tutte

 le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore

 dai capri,  e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il

 re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre  mio,

 ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione

del mondo" (Mt 25,31-34).

 

 

 

Dall'enciclopedia

La parola paradiso nel contesto religioso comune si riferisce alla vita eterna beata dei defunti che godono della visione del volto di Dio. Il termine deriva dal sanscrito paradesha o "paese supremo", più tardi occidentalizzato in pairidaeza (iranico) che è un composto di pairi- (attorno) e -diz (creare), paràdeisos (greco), "pardes (ebraico), "partez" (armeno) (giardino) e paradisus (latino), da cui derivò in italiano paradiso.

Fonti come Senofonte usavano questo termine per indicare il famoso giardino "paradiso" imperiale persiano, simbolo visibile della capacità ordinatrice (cosmetica) del sovrano, contrapposta al resto del mondo (caotico) che sfuggiva al suo dominio. Le tre principali derivazioni occidentali del termine (ebraico pardès, persiano pairidaēza e greco paràdeisos), contengono la stessa idea fondamentale di un parco o giardino.

L'accezione attuale di "paradiso", che oggi è inteso come "i Cieli" o comunque luogo di piacere finale, deriva dal significato della parola greca paràdeisos usata nella Bibbia dei Settanta per indicare il giardino dell'Eden.

È un termine usato prevalentemente nella tradizione cristiana, ma non è esclusivo del cristianesimo.

 

Nella Bibbia

La certezza della vita eterna beata si è manifestata solo negli ultimi libri dell'Antico Testamento. Precedentemente si considerava che i morti scendessero al "regno dei morti" o sheol, "luogo delle ombre", senza gioie.

Nei libri dei Maccabei, libri deuterocanonici non inclusi nel canone ebraico, si esprime la certezza della risurrezione dei morti e della vita eterna. La retribuzione sarà secondo le opere di ciascuno.

Gesù ha presupposto molto chiaramente questo insegnamento in varie parabole e discorsi:

Il termine appare anche in 2Cor 12,4: L'apostolo Paolo afferma di essere stato rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare.

Apocalisse 2,7 usa la parola in un riferimento all'Eden, che chiama Paradiso: Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio.

 

Dove si trova il Paradiso? (vedere qui)

Provata l’esistenza del Paradiso, sorge spontanea la domanda: dove si trova?
Il primo a farsi questa domanda fu il grande Vescovo di Cesarea, San Basilio, morto nel 379. La sua risposta si limita a dire che esso si trova al di fuori del nostro mondo.
La Sacra Scrittura ci dice poco al riguardo:
1) Giov. 3,13: «Gesù disse a Nicodemo: Nessuno è mai salito al Cielo, fuorché il Figlio dell’uomo (cioè Gesù) che è disceso dal Cielo».
2) Luca 50,51: «Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il Cielo».
3) Atti degli Apostoli 1,9: «Detto questo fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché stavano fissando il cielo mentre egli saliva, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù che è stato tra voi assunto fino al Cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto salire al Cielo».
4) Ef. 4,8-10: «Per questo sta scritto: Ascendendo in Cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. Ma che significa la parola “ascese“ se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che di scese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli».
La Chiesa non ha definito espressamente che il Paradiso sia una località determinata, però la sua convinzione che si tratti di un luogo reale, fisico, determinato, appare chiaro dalla professione del Credo o Simbolo Apostolico. Cos’è il Credo o Simbolo Apostolico? Un breve accenno.
Il Credo, che la Chiesa ha sempre professato fin dalla sua origine, fu composto dagli Apostoli sotto l’assistenza dello Spirito Santo.
Gesù, prima della sua ascensione al Cielo, ordinò agli Apostoli di andare a predicare a tutti i popoli le stesse verità che loro avevano appreso da Lui, per diffondere ovunque la luce dei suoi insegnamenti. Gli Apostoli ubbidienti, ben sapendo che sarebbero sorti dei falsi profeti che avrebbero tentato di corrompere la dottrina di Gesù Cristo, formularono di comune accordo, prima di separarsi, un preciso programma di evangelizzazione e riassumere in poche formule, ma chiare, brevi e facili ad essere imparate da tutti, perché tutti fossero uniformi e precisi nella professione della Fede Cristiana. Quindi il Credo è la fede professata dalla Chiesa fin dalla sua origine e che professerà fino alla fine dei tempi.
Ebbene il Credo afferma: «Geù il terzo giorno risuscitò da morte; salì al Cielo, siede alla destra di Dio Padre Onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti».
San Tommaso d’Aquino spiega il motivo per cui il Paradiso deve essere anche un luogo: «Dal momento che Dio ha destinato i Beati a un duplice gloria, spirituale (per l’anima) e corporale (per il corpo), è logico che sia riservato ad essi un soggiorno particolare, speciale, glorioso».
Il grande Teologo Suarez, assieme a molti altri, è del parere che il Paradiso sia una parte del creato, posta già nello stato di glorificazione, alla quale perverranno, dopo il giudizio universale, le altre parti dell’universo.
Tra i Teologi recenti, il Pesch dice che si può con tutta sicurezza ritenere il Paradiso un astro situato realmente al centro dell’universo, attorno al quale ro teano tutti gli altri corpi celesti, rifatti splendidissimi.
Il Vescovo francese, Mons. Gay, uno dei più rinomati maestri di spiritualità del secolo scorso, scrive nel le sue Elevazioni — N. 96: «Evidentemente Dio è dappertutto, ma non è dappertutto alla stessa maniera, nel senso che non appare e non esplica dappertutto la stessa attività. Il luogo, che la Sacra Scrittura chiama il suo “tempio”, il suo “santuario”, è dove Egli opera in modo più divino, più splendido; là si esplicano meglio le sue perfezioni, meglio si mostra la sua divinità, meglio si effonde il suo amore. In questo luogo soggiornano gli Angeli, i Beati, l’Umanita di Gesù Cristo, del la Santissima Vergine, probabilmente anche di S. Giuseppe e quella di quei privilegiati che risuscitarono, come ci attesta il Vangelo (Mat. 27,52), al momento della morte di Gesù». Le bellezze, le perfezioni, le meraviglie del Paradiso attuale, quando alla fine dei tempi il cosmo sarà rinnovato, saranno estese dall’onnipotenza divina a tutto l’universo, il quale è destinato a divenire per tutta l’eternità l’ambiente reale del Paradiso. Il numero esterminato delle stelle, rinnovate e abbellite dalla onnipotenza divina, saranno, come afferma San Tommaso d’Aquino, l’eterna abitazione dei figli di Dio.

 

 

 

 

(visioni ED ESPERIENZE mistiche)

 

 

 

 

 

La scena illustra Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre, attorniati da animali domestici, volatili e mammiferi. Tutto il giardino delle delizie è in piena fioritura e pervaso da vivi bagliori di luce. Nel paesaggio visto in lontananza si è identificato uno scenario ben noto al pittore: il Monte Grappa e la zona sudoccidentale di Bassano tra San Fortunato e il Lazzaretto, distanziati dal Paradiso da una pianeggiante radura erbosa.

Adamo ed Eva nel paradiso terrestre, Jacopo Bassano (da Ponte)

 

 

 

 

 

viaggio dei veggenti di Megjugorje,

Vicka e Jacov, in paradiso

 

 scrive s. Faustina - in spirito sono stata in Paradiso e ho

 visto l'inconcepibile bellezza e felicità che ci attende

dopo la morte. Ho visto come tutte le creature

 rendono incessantemente onore e gloria a Dio, ho

 visto quanto è grande la felicità in Dio, che si riversa

 su tutte le creature rendendole felici. Comprendo

 ora San Paolo che ha detto: «occhio non vide, nè orecchio udì,

 nè mai entrò nel cuore d'uomo ciò che Dio prepara

 per coloro che lo amano» ( 2Q 187).
 

 

Fonte web

Padre Livio: Dimmi dove eravate e che ore erano.

Vicka: Eravamo nella piccola casa di Jakov, quando la Madonna è venuta. Era un pomeriggio, verso le 15,20. Sì, erano le 15,20.

Padre Livio: Non aspettavate l'apparizione della Madonna?

Vicka: No. Io e Jakov di ritorno da Citluk siamo andati a casa sua dove c'era sua mamma (Nota: La mamma di Jakov ora è morta). Nella casa di Jakov c'è una camera e una cucina. Sua mamma era andata a prendere qualcosa per prepararci da mangiare, perché un po' più tardi avremmo dovuto andare in chiesa. Mentre aspettavamo, io e Jakov ci siamo messi a guardare un album di fotografie. Improvvisamente Jakov è andato giù dal divano prima ancora di me e ho capito che la Madonna era già arrivata. Subito ci ha detto: "Tu, Vicka, e tu, Jakov, venite con me a vedere il Paradiso, il Purgatorio e l'Inferno". Io mi sono detta: "Va bene, se così vuole la Madonna". Jakov invece ha detto alla Madonna: "Tu porta Vicka, perché loro sono in tanti fratelli. Non portare me che sono figlio unico". Diceva così perché non voleva andare.

Padre Livio: Evidentemente lui pensava che non sareste più tornati! (Nota: la riluttanza di Jakov è stata provvidenziale, perché rende ancora più credibile e reale il racconto).

Vicka: Sì, lui pensava che non saremmo più tornati e che saremmo andati per sempre. Io intanto pensavo quante ore o quanti giorni sarebbero stati necessari e mi chiedevo se saremmo andati in alto o in basso. Ma in un attimo la Madonna ha preso me per la mano destra e Jakov per la mano sinistra e il tetto si è aperto per lasciarci passare.

Padre Livio: Si è aperto tutto?

Vicka: No, non si è aperto tutto, ma solo quella parte che era necessaria per farci passare. In pochi istanti siamo arrivati in Paradiso. Mentre salivamo, vedevamo giù in basso le case piccole, più piccole di quando si vedono dall'aereo.

Padre Livio: Ma tu guardavi giù sulla terra, mentre venivate portati in alto?

Vicka: Mentre venivamo portati in alto, guardavamo giù.

Padre Livio: E che cosa vedevate?

Vicka: Tutto molto piccolo, più piccolo di quando si va in aereo. Intanto pensavo: "Chissà quante ore o quanti giorni ci vogliono!" . Invece in un momento siamo arrivati. Ho visto un grande spazio....

Padre Livio: Senti, ho letto in qualche parte, non so se è vero, che c'è un porta, con una persona piuttosto anziana accanto.

Vicka: Sì, sì. C'è una porta di legno.

Padre Livio: Grande o piccola?

Vicka: Grande. Sì, grande.

Padre Livio: E' importante. Significa che vi entra tanta gente. La porta era aperta o chiusa?

Vicka: Era chiusa, ma la Madonna l'ha aperta e noi vi siamo entrati.

Padre Livio: Ah, come l'ha aperta? Si è aperta da sola?

Vicka: Da sola. Siamo andati verso la porta che si è aperta da sola.

Padre Livio: Mi pare di capire che la Madonna è davvero la porta del cielo!

Vicka: A destra della porta c'era S. Pietro.

Padre Livio: Come hai fatto a sapere che era S. Pietro?

Vicka: Ho capito subito che era lui. Con una chiave, piuttosto piccolo, con la barba, un po' tarchiato, con i capelli. E' rimasto uguale.

Padre Livio: Era in piedi o seduto?

Vicka: In piedi, in piedi, vicino alla porta. Appena entrati, siamo andati avanti, camminando, forse tre, quattro metri. Non abbiamo visitato tutto il Paradiso, ma la Madonna ce lo ha spiegato. Abbiamo visto un grande spazio avvolto da una luce che non esiste qui sulla terra. Abbiamo visto le persone che sono né grasse, né magre, ma tutte uguali e hanno vesti di tre colori: il grigio, il giallo e il rosso. Le persone camminano, cantano, pregano. Ci sono anche dei piccoli Angeli che volano. La Madonna ci ha detto: "Guardate quanto sono felici e contente le persone che si trovano qui in Paradiso" . E' una gioia che non si può descrivere e che qui sulla terra non esiste.

Padre Livio: La Madonna vi ha fatto capire l'essenza del Paradiso che è la felicità che non finisce mai. "In cielo c‘è la gioia" , ha detto in un suo messaggio. Vi ha fatto poi vedere le persone perfette e senza alcun difetto fisico, per farci comprendere che, quando ci sarà la resurrezione dei morti, avremo un corpo di gloria come quello di Gesù Risorto. Vorrei, però, sapere che tipo di vestito indossavano. Delle tuniche?

Vicka: Sì, delle tuniche.

Padre Livio: Arrivavano fino in fondo ai piedi o erano corte?

Vicka: Erano lunghe e arrivavano fino in fondo.

Padre Livio: Di che colore erano le tuniche?

Vicka: Grigio, giallo e rosso.

Padre Livio: Secondo te, hanno un significato questi colori?

Vicka: La Madonna non ce lo ha spiegato. Quando Lei vuole, la Madonna spiega, ma in quel momento non ci ha spiegato perché hanno le tuniche di tre diversi colori.

Padre Livio: Come sono gli Angeli?

Vicka: Gli angeli sono come dei piccoli bambini.

Padre Livio: Hanno il corpo completo o solo la testa come nell'arte barocca?

Vicka: Hanno tutto il corpo.

Padre Livio: Indossano anche loro delle tuniche?

Vicka: Sì, ma sono corte.

Padre Livio: Si vedono le gambine allora?

Vicka: Sì, perché loro non hanno le tuniche lunghe.

Padre Livio: Hanno delle piccole ali?

Vicka: Sì, hanno le ali e volano al di sopra delle persone che sono in Paradiso.

Padre Livio: Una volta la Madonna ha parlato dell'aborto. Ha detto che si tratta di un grave peccato e ne dovranno rispondere coloro che lo procurano. I bambini invece non hanno colpa di ciò e sono come dei piccoli Angeli in cielo. Secondo te, gli Angioletti del Paradiso sono quei bambini abortiti?

Vicka: La Madonna non ha detto che i piccoli Angeli in Cielo sono i bambini dell'aborto. Ha detto che l'aborto è un grande peccato e che ne rispondono quelle persone che lo hanno fatto, e non i bambini.

 

Il viaggio di Jacov

PADRE LIVIO: Quello che abbiamo sentito da Vicka, vorremmo ascoltarlo ora anche dalla tua viva voce. Credo che le due testimonianze insieme diventeranno non solo più credibili, ma anche più complete.

Vorrei però prima osservare che mai era successo, in due millenni di cristianesimo, che due persone fossero state portate nell'aldilà col loro corpo e poi riportate fra di noi, affinché ci riferissero quanto avevano visto. Indubbiamente la Madonna ha voluto dare un forte richiamo all'uomo moderno, che spesso pensa che con la vita finisce tutto. Questa testimonianza sull'aldilà è indubbiamente una delle più forti che Dio ci abbia mai rivolto, ed è da ritenere a mio giudizio un atto di grande misericordia nei confronti della nostra generazione.

Vorrei sottolineare il fatto che qui ci troviamo di fronte a una grazia straordinaria che avete ricevuto e che a noi credenti non è lecito sottovalutare. Infatti, lo stesso apostolo Paolo, quando vuole ricordare ai suoi denigratori i carismi che ha ricevuto da Dio, menziona proprio il fatto di essere stato trasportato in Paradiso; non sa dire però se col corpo o senza corpo. Si tratta indubbiamente di un dono rarissimo e straordinario, dato da Dio a voi, ma soprattutto a noi. Ora chiediamo a Jakov di raccontarci questa incredibile esperienza nel modo più completo possibile. Quando è avvenuto? Quanti anni avevi allora?

JAKOV: Avevo undici anni.

PADRE LIVIO: Ti ricordi che anno era?

JAKOV: Era il 1982.

PADRE LIVIO: Non ti ricordi in che mese?

JAKOV: Non mi ricordo.

PADRE LIVIO: Neanche Vicka si ricorda il mese. Forse era Novembre?

JAKOV: Non posso dirlo.

PADRE LIVIO: Comunque eravamo nel 1982?

JAKOV: Sì.

PADRE LIVIO: Il secondo anno delle apparizioni, dunque.

JAKOV: Io e Vicka eravamo nella mia casa vecchia.

PADRE LIVIO: Sì, mi ricordo di averla vista. Ma c'è ancora adesso?

JAKOV: No, non c'è più adesso. C'era mia mamma dentro. La mamma è uscita fuori un attimo, mentre io e Vicka abbiamo parlato e scherzato.

PADRE LIVIO: Dove eravate stati prima? Ho sentito dire che eravate andati a Citluk.

JAKOV: Sì.. Penso che gli altri erano rimasti là, mentre noi siamo tornati a casa. Non mi ricordo bene adesso.

PADRE LIVIO: Dunque voi due eravate nella casa vecchia, mentre tua mamma era uscita un momento.

JAKOV: Vicka ed io abbiamo parlato e scherzato.

PADRE LIVIO: Che ore erano più o meno?

JAKOV: Era pomeriggio. Ci giriamo e vediamo in mezzo alla casa la Madonna e subito ci inginocchiamo. Lei ci saluta come sempre e dice...

PADRE LIVIO: Come saluta la Madonna?

JAKOV: Saluta dicendo "Sia lodato Gesù Cristo Poi subito ci ha detto: “Adesso vi porto con me “. Ma immediatamente ho risposto di no.

PADRE LIVIO: "Vi porto con me" ... Dove?

JAKOV: A farci vedere il Paradiso, l'inferno e il Purgatorio.

PADRE LIVIO: Vi ha detto: "Adesso vi porto con me a farvi vedere il Paradiso, l'inferno e il Purgatorio", e tu ti sei spaventato?

JAKOV: Le ho detto: "No, io non vado". Ho pensato, infatti, che avevo già accettato la Madonna, le sue apparizioni e i suoi messaggi. Ma adesso che dice: "Ti porto a vedere il Paradiso, il Purgatorio e l'inferno", per me è già un'altra cosa...

PADRE LIVIO: Un'esperienza troppo grande?

JAKOV: Si e le ho detto: "No, Madonna, no. Tu portati Vicka. Loro sono otto, mentre io sono figlio unico. Anche se di loro ne rimane uno in meno ...

PADRE LIVIO: Tu pensavi che...

JAKOV: Che non sarei tornato più giù. Ma la Madonna ha detto: "Non dovete avere paura di niente. Io sono con voi"

PADRE LIVIO: Certo che la presenza della Madonna dà grande sicurezza e serenità.

“Ti porto a vedere il Paradiso…”

JAKOV: Ci ha preso per mano.. è durato proprio...

PADRE LIVIO: Senti Jakov; vorrei una precisazione. Ti ha preso per la mano destra o per quella sinistra?

JAKOV: Non mi ricordo.

PADRE LIVIO: Sai perché te lo chiedo? Vicka dice sempre che la Madonna ha preso lei per la mano destra.

JAKOV: E allora ha preso me per la mano sinistra.

PADRE LIVIO: E poi che cosa è successo?

JAKOV: Dopo è proprio durato pochissimo... Abbiamo visto subito il cielo...

PADRE LIVIO: Senti, ma come avete fatto ad uscire di casa?

JAKOV: La Madonna ci ha preso e si è aperto tutto.

PADRE LIVIO: Si è aperto il tetto?

JAKOV: Sì, tutto. Poi siamo subito arrivati in Paradiso.

PADRE LIVIO: In un istante?

JAKOV: In un istante.

PADRE LIVIO: Mentre andavate su in Paradiso, guardavate giù?

JAKOV: No.

PADRE LIVIO: Tu non hai guardato giù?

JAKOV: No.

PADRE LIVIO: Non hai visto niente mentre salivate in alto?

JAKOV: No, no, no. Entriamo in questo spazio immenso...

PADRE LIVIO: Un momento. Ho sentito dire che prima siete passati da una porta. C'era una porta o non c'era?

JAKOV: Sì, c'era. Vicka dice che lei ha visto anche..., come si dice...

PADRE LIVIO: San Pietro.

JAKOV: Si, San Pietro.

PADRE LIVIO: Tu, l'hai visto?

JAKOV: No, non ho guardato. Ero così spaventato in quel momento che nella mia testa non so cosa...


PADRE LIVIO: Vicka invece guardava tutto. Per la verità lei vede sempre tutto, anche su questa .terra.  

JAKOV: Lei era più coraggiosa.

PADRE LIVIO: Lei dice di aver guardato giù e di aver visto la terra piccola, e dice anche che, prima di entrare in Paradiso, c'era una porta chiusa. Era chiusa?

JAKOV: Sì, e dopo man mano si è aperta e siamo entrati.

PADRE LIVIO: Ma chi l'ha aperta?

JAKOV: Non so. Da sola...

PADRE LIVIO: Si è aperta da sola?

JAKOV: Sì, sì.

PADRE LIVIO: Sì è aperta davanti alla Madonna?

JAKOV: Sì, si, proprio così. Entriamo in questo spazio...

PADRE LIVIO: Senti, camminavate su qualcosa di solido?

JAKOV: Cosa? No, non sentivo niente.

PADRE LIVIO: Eri proprio preso da una grande paura.

JAKOV: Eh, non sentivo proprio né i miei piedi, né le mie mani, niente in quel momento.

PADRE LIVIO: Vi ha tenuto per mano la Madonna?

JAKOV: No, dopo non mi ha più tenuto per mano.  

PADRE LIVIO: Lei vi precedeva e voi la seguivate.

JAKOV: Sì.

PADRE LIVIO: È ovvio che fosse lei a precedervi in quel regno misterioso.

JAKOV: Entriamo in questo spazio...

PADRE LIVIO: Anche se c'era la Madonna, avevi lo stesso paura?

JAKOV: Oh!

PADRE LIVIO: Incredibile, avevi paura!

JAKOV: Perché, come ho detto prima, pensi...

PADRE LIVIO: Si trattava di un'esperienza tutta nuova.

JAKOV: Tutta nuova, perché non avevo mai pensato… Lo sapevo, perché ce lo hanno insegnato fin da bambini, che c'è il Paradiso, come pure l'inferno. Ma sai, quando a un bambino parlano di queste cose, ha una paura grandissima.

PADRE LIVIO: Non dobbiamo dimenticarci che Vicka aveva sedici anni e Jakov soltanto undici. Una diversità di età importante.

JAKOV: Eh, infatti.

PADRE LIVIO: Certo, è perfettamente comprensibile.

JAKOV: E quando dici a un bambino: "Adesso ti porto a vedere quelle cose là", penso si spaventi.

PADRE LIVIO: (rivolto ai presenti): "C'è un bambino qui di dieci anni? Eccolo. Guardate com'è piccolo. Portatelo nell'aldilà e vedrete se non si spaventa".

JAKOV: (rivolto al bambino): Non te lo auguro.

PADRE LIVIO: Hai provato, dunque, un' emozione grandissima?

JAKOV: Sicuramente.

La gioia del Paradiso

PADRE LIVIO: Che cosa hai visto in Paradiso?

JAKOV: Entriamo in questo spazio immenso.

PADRE LIVIO: Uno spazio immenso?

JAKOV: Sì, una luce bellissima nella quale si può vedere dentro... Gente, tanta gente.

PADRE LIVIO: È affollato il Paradiso?

JAKOV: Si, c'è tanta gente.

PADRE LIVIO: Per fortuna sì.

JAKOV:   Gente che era vestita con vesti lunghe.

PADRE LIVIO: Vesti, nel senso di tuniche lunghe?

JAKOV: Si La gente cantava.

PADRE LIVIO: Cosa cantava?

JAKOV: Cantava delle canzoni, ma non abbiamo capito che cosa.

PADRE LIVIO: Immagino che cantassero bene.

JAKOV: Si, si. Le voci erano bellissime.

PADRE LIVIO: Voci bellissime?

JAKOV: Sì, voci bellissime. Però la cosa che più mi ha colpito è stata proprio quella gioia che vedevi sul viso di quella gente.

PADRE LIVIO: Si vedeva la gioia sul volto delle persone?

JAKOV: Si, sul viso della gente. Ed è quella gioia che senti dentro, perché finora abbiamo parlato della paura, ma quando siamo entrati in Paradiso, in quel momento si sentiva solo la gioia e la pace che si possono sentire nel Paradiso.

PADRE LIVIO: Anche tu nel tuo cuore la sentivi?

JAKOV: Anch'io nel mio cuore.

PADRE LIVIO: E quindi hai in un certo senso gustato un po' di Paradiso.

JAKOV: Ho gustato quella gioia e quella pace che si sentono in Paradiso. Per questo tutte le volte che mi chiedono com'è il Paradiso, non mi piace molto parlarne.

PADRE LIVIO: Non è esprimibile.

JAKOV: Perché ritengo che il Paradiso non è quello che noi vediamo veramente con i nostri occhi.

PADRE LIVIO: Interessante quello che stai dicendo..

JAKOV: Il Paradiso è quello che vediamo e che sentiamo nel nostro cuore.  

PADRE LIVIO: Questa testimonianza mi pare eccezionale e molto profonda. Infatti Dio deve adattarsi alla debolezza dei nostri occhi di carne, mentre è nel cuore che può comunicarci le realtà più sublimi del mondo soprannaturale.

JAKOV: È quello che si sente dentro la cosa più importante. Per questo, anche se volessi descrivere quello che ho sentito in Paradiso, non potrei mai, perché non è esprimibile ciò che ha sentito il mio cuore.

PADRE LIVIO: Il Paradiso quindi non era tanto quello che hai visto quanto quello che per grazia hai sentito dentro dite.

JAKOV: Quello che ho sentito, sicuramente.

PADRE LIVIO: E che cosa hai sentito?

JAKOV: Una gioia immensa, una pace, una voglia di rimanere, di stare sempre lì. E uno stato in cui non pensi a niente e a nessun altro. Ti senti rilassato in tutti i modi, una esperienza incredibile.  

PADRE LIVIO: Eppure eri un bambino.

JAKOV: Ero un bambino, sì.

PADRE LIVIO: Ma sentivi tutto questo?

JAKOV: Sì, sì.

PADRE LIVIO: E che cosa ha detto la Madonna?

JAKOV: La Madonna ha detto che in Paradiso va la gente che è rimasta fedele a Dio. È per questo che, quando parliamo del Paradiso, ora possiamo richiamare questo messaggio della Madonna che dice: "Io sono venuta qui per salvarvi tutti e portarvi tutti un giorno da mio Figlio". Così tutti potremo conoscere quella gioia e quella pace che si sentono dentro. Quella pace e tutto ciò che Dio ci può dare si sperimentano in Paradiso.

PADRE LIVIO: Senti

JAKOV: in Paradiso avete forse visto Dio?

JAKOV: No, no, no.

PADRE LIVIO: Avete solo gustato la sua gioia e la sua pace?

JAKOV: Sicuramente.

PADRE LIVIO: La gioia e la pace che Dio dà in Paradiso?

JAKOV: Sicuramente. E dopo questo...

PADRE LIVIO: C'erano anche gli angeli?

JAKOV: Io non li ho visti.

PADRE LIVIO: Tu non li hai visti, ma Vicka dice che in alto c'erano dei piccoli angeli che volavano. Osservazione assolutamente giusta, visto che in Paradiso ci sono anche gli angeli. Solo che tu non guardi troppo ai particolari e vai sempre all'essenziale. Sei più attento alle esperienze interiori che alle realtà esteriori. Quando hai descritto la Madonna, non hai fatto tanto riferimento ai tratti esterni, ma hai subito colto il suo atteggiamento di madre. Allo stesso modo per quanto riguarda il Paradiso, la tua testimonianza riguarda in primo luogo la grande pace, l'immensa gioia e il desiderio di restare li che si provano.

JAKOV: Sicuramente.

PADRE LIVIO: Ecco, che altro puoi dire del Paradiso, Jakov?

JAKOV: Nient'altro del Paradiso.

PADRE LIVIO: Senti, Jakov; quando tu vedi la Madonna non senti già un po' di Paradiso nel cuore?

JAKOV: Sì, ma è diverso.

PADRE LIVIO: Ah sì? E qual è la diversità?

JAKOV: Come abbiamo detto prima, la Madonna è Madre. Nel Paradiso non senti quel tipo di gioia, ma un'altra.

PADRE LIVIO: Vuoi dire una gioia diversa?

JAKOV: Si sente un'altra gioia, diversa da quella che si prova quando si vede la Madonna.

PADRE LIVIO: Quando si vede la Madonna che gioia si prova?

JAKOV: Una gioia di madre.

PADRE LIVIO: Invece in Paradiso com'è la gioia: e maggiore, minore o uguale?

JAKOV: Per me è una gioia più grande.

PADRE LIVIO: Quella del Paradiso è più grande?

JAKOV: Più grande. Perché penso che il Paradiso è il massimo che si possa avere. Però anche la Madonna ti dà tantissima gioia. Sono due gioie diverse.

PADRE LIVIO: Si tratta di due gioie diverse, ma quella del Paradiso è proprio una gioia divina, che nasce dalla contemplazione di Dio faccia a faccia. A voi ne è stato dato un anticipo, nella misura in cui potevate sostenerlo. Personalmente posso dire che, nei molteplici testi mistici che ho letto durante la mia vita, non ho mai sentito descrivere il Paradiso in termini cosi sublimi e coinvolgenti, anche se improntati alla più grande semplicità e veramente comprensibili da tutti.

 

 

 

 

(DAL MAGISTERO DELLA CHIESA)

 

 

 

 

 

In questo dipinto l'artista ha relegato sul fondo, come di consueto, l'episodio principale, cioè il peccato originale di Adamo ed Eva, in dimensioni molto ridotte, mentre ha utilizzato lo spazio principale per dispiegare il ricco bestiario del Paradiso Terrestre. I molti piani spaziali si confondono quindi nel brulichìo degli animali e nel crescere disordinato delle piante, con una visione totalmente antitetica ai coevi dipinti di paesaggio formulati in Italia, ordinatamente composti in perfette gabbie prospettiche e costituiti da pochi elementi topici ricorrenti.

Ancora il paradiso terrestre (Jan Bruegel il vecchio)

 

 

 

 

 

MONS. CAFARRA

OMELIA PER TUTTI I SANTI 1998

 

Fonte web

 

1. “Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua”. La parola di Dio ci invita oggi, solennità di tutti i Santi, ad elevare lo sguardo verso “la città del cielo, la santa Gerusalemme che è nostra madre, dove l’assemblea festosa dei nostri fratelli glorifica in eterno” (Prefazio) il nome di Dio.
Ma questo invito ci è fatto in un luogo strano: ci è fatto in un luogo che in se stesso, nella sua apparenza, sembra non richiamare in nulla la scena descritta nella prima lettura. Ci viene in aiuto la parola che il Signore ci dice attraverso l’apostolo Paolo: “si semina (il corpo) corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso; si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale” (1 Cor.15,42-44). Siamo nel luogo della corruttibilità, della ignobilità, della debolezza: siamo nel luogo della morte, in una parola. Ma siamo in un «campo santo», poiché siamo in un campo in cui sono nascosti tanti semi, i corpi dei nostri fratelli defunti che risorgeranno nella gloria, nella forza, nella nobiltà della pienezza della vita. Quella pienezza della vita che l’apostolo Giovanni ci descrive nella prima lettura.
Quanto è grande il coraggio della fede cristiana! Essa viene a celebrare il trionfo della vita eterna in mezzo alle tombe dei morti. Su che cosa si fonda questo coraggio, questa certezza? Ascoltiamo ancora attentamente la parola di Dio.
“Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente”. Queste parole ci svelano l’intera verità dell’uomo, e l’infinita misura della sua dignità. Ogni persona umana è stata personalmente pensata e voluta perché divenisse partecipe della stessa vita divina. “Dio infatti ha chiamato e chiama l’uomo ad aderire a Lui con tutto il suo essere, in una comunione perpetua con l’incorruttibile vita divina” (Conc. Ec. Vaticano secondo, Cost. Gaudium et Spes 19,2). Ogni figlio ha la stessa natura del padre che lo ha generato, e quindi, come ci dice ancora la S.Scrittura, “chiunque è nato da Dio… un germe divino dimora in lui” (1Gv. 3,9). Per cui, anche “se ciò che saremo non è stato ancora rivelato”, e lo costatiamo inequivocabilmente in questo luogo, tuttavia “noi fin da ora siamo figli di Dio” e “saremo simili a Lui, perché lo vedremo come Egli è”.
La vera insidia alla nostra speranza oggi è quella profonda disistima che l’uomo ha di se stesso. Questo luogo sembra pienamente confermare questa disistima, inducendoci a pensare che il destino finale dell’uomo sia il nulla. Una disistima che lo porta quindi a non riconoscersi più superiore a tutto l’universo delle cose; a considerarsi soltanto una particella della natura e la parte anonima di un universo impersonale. Non riconoscendo più di avere una destinazione eterna, si lascia illudere da una creazione immaginaria che si spiegherebbe solamente mediante leggi fisiche e sociali. E così anche la sua libertà è seriamente compromessa.

 
2. Ma “chiunque ha questa speranza in Lui, purifica se stesso, come Egli è puro”. La vera speranza cristiana, che siamo venuti a professare proprio in questo luogo, si manifesta in un modo singolare. Qualcuno potrebbe pensare che celebrando la nostra destinazione eterna, oggetto della speranza cristiana, il cristiano sia distolto dalla vita presente. In realtà, la parola di Dio oggi ci rivela che l’effetto in noi della speranza è la purificazione di se stessi. Del resto anche dei beati, dei santi in paradiso, la parola di Dio – nella prima lettura – dice: “essi… sono passati attraverso la grande tribolazione…”. La destinazione eterna della tua persona ti fa scoprire la tua verità: sei figlio di Dio! E per contrasto ti fa vedere tutto ciò che si oppone, a livello morale, alla tua dignità di predestinato alla vita eterna. “Vi esorto” – ci dice l’apostolo – “a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza” (Ef. 4,1). Umiltà, mansuetudine, pazienza: le beatitudini del Cristo, le condizioni indicate da Cristo per entrare nel Regno, per entrare in possesso della vita eterna.
Fratelli, sorelle: celebrando l’Eucaristia noi entriamo in comunione coi nostri fratelli defunti, con tutti i santi del Paradiso datici come amici e modelli di vita.
Che da questo convito eucaristico ci venga quella pienezza di amore che ci consenta, fra le vicende di questo mondo, di tenere sempre fisso il nostro desiderio là dove è la vera gioia!

 


 

 

 

(DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA)
 

 

 

 

 

La Resurrezione dei morti e il giudizio finale

 

 

II. Il cielo (Fonte web)

1023 Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo. Sono per sempre simili a Dio, perché lo vedono « così come egli è » (1 Gv 3,2), « a faccia a faccia » (1 Cor 13,12): 614

« Con la nostra apostolica autorità definiamo che, per disposizione generale di Dio, le anime di tutti i santi morti prima della passione di Cristo [...] e quelle di tutti i fedeli morti dopo aver ricevuto il santo Battesimo di Cristo, nelle quali al momento della morte non c'era o non ci sarà nulla da purificare, oppure, se in esse ci sarà stato o ci sarà qualcosa da purificare, quando, dopo la morte, si saranno purificate, [...] anche prima della risurrezione dei loro corpi e del giudizio universale — e questo dopo l'ascensione del Signore e Salvatore Gesù Cristo al cielo — sono state, sono e saranno in cielo, associate al regno dei cieli e al paradiso celeste con Cristo, insieme con i santi angeli. E dopo la passione e la morte del nostro Signore Gesù Cristo, esse hanno visto e vedono l'essenza divina in una visione intuitiva e anche a faccia a faccia, senza la mediazione di alcuna creatura ». 615

1024 Questa vita perfetta, questa comunione di vita e di amore con la Santissima Trinità, con la Vergine Maria, gli angeli e tutti i beati è chiamata « il cielo ». Il cielo è il fine ultimo dell'uomo e la realizzazione delle sue aspirazioni più profonde, lo stato di felicità suprema e definitiva.

1025 Vivere in cielo è « essere con Cristo ». 616 Gli eletti vivono « in lui », ma conservando, anzi, trovando la loro vera identità, il loro proprio nome: 617

« Vita est enim esse cum Christo; ideo ubi Christus, ibi vita, ibi Regnum – La vita, infatti, è stare con Cristo, perché dove c'è Cristo, là c'è la vita, là c'è il Regno ». 618

1026 Con la sua morte e la sua risurrezione Gesù Cristo ci ha « aperto » il cielo. La vita dei beati consiste nel pieno possesso dei frutti della redenzione compiuta da Cristo, il quale associa alla sua glorificazione celeste coloro che hanno creduto in lui e che sono rimasti fedeli alla sua volontà. Il cielo è la beata comunità di tutti coloro che sono perfettamente incorporati in lui.

1027 Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in Cristo supera ogni possibilità di comprensione e di descrizione. La Scrittura ce ne parla con immagini: vita, luce, pace, banchetto di nozze, vino del Regno, casa del Padre, Gerusalemme celeste, paradiso: « Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano » (1 Cor 2,9).

1028 A motivo della sua trascendenza, Dio non può essere visto quale è se non quando egli stesso apre il suo mistero alla contemplazione immediata dell'uomo e gliene dona la capacità. Questa contemplazione di Dio nella sua gloria celeste è chiamata dalla Chiesa « la visione beatifica »:

« Questa sarà la tua gloria e la tua felicità: essere ammesso a vedere Dio, avere l'onore di partecipare alle gioie della salvezza e della luce eterna insieme con Cristo, il Signore tuo Dio, [...] godere nel regno dei cieli, insieme con i giusti e gli amici di Dio, le gioie dell'immortalità raggiunta ». 619

1029 Nella gloria del cielo i beati continuano a compiere con gioia la volontà di Dio in rapporto agli altri uomini e all'intera creazione. Regnano già con Cristo; con lui « regneranno nei secoli dei secoli » (Ap 22,5). 620

 

 

 

APPROFONDIMENTO

 

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