BULGARIA, UNA SITUAZIONE DIFFICILE:

TRA CRISI ECONOMICA E VIOLENZA ETNICA

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

Manifestanti e polizia per le strade di Sofia durante le proteste anti-Rom

 

 

INTRODUZIONE

 

I rom in Bulgaria:

 un breve quadro della situazione

 

(Purtroppo non sono dati aggiornati ma CHE danno comunque l'idea, ndr)

Fonte web

La nostra corrispondente ci fornisce un quadro della situazione dei rom in Bulgaria a partire da una ricerca curata dalla Fondazione IMIR.

Secondo l'Istituto Nazionale di Statistica che prende in considerazione quale punto di riferimento il censimento del 2001 sarebbero 365.797 i rom residenti in Bulgaria (su una popolazione totale di 7.973.673 abitanti). Ma, secondo i media questi dati non corrispondono alla realtà ed in Bulgaria vi risiederebbe almeno un milione di rom.
Dopo le proteste dei rom a Stoplinovo nel marzo del 2002, la risposta, nel giugno successivo degli abitanti bulgari di Stoplinovo con uno sciopero della fame e dopo gli scontri, nello stesso mese, verificatisi a Vidin il Paese sembra essere stato preso, riguardo ai rom, da una sorta di isteria collettiva. Tant'è che lo scrittore Hristo Kalchev ha scritto al Generale Boyko Borisov, segretario generale del Ministero degli interni, invitandolo ad "entrare tra le baracche e risolvere una volta per tutte la questione dei rom".

La disoccupazione

Se il tasso di disoccupazione in Bulgaria si aggira tra il 18 ed il 25% è sicuramente molto più alto tra i rom. Spesso all'interno di questa comunità raggiunge livelli che vanno dall'80 al 95% (dati riportati in una ricerca curata da Ilona Tomova e Emil Mitev condotta nel 2001 per conto dell'IMIR).
E chi riesce a trovare un lavoro ne trova uno che richiede poche od alcuna qualifica professionale. Il 20% degli intervistati riesce ad esempio a mantenere a livello essenziale di sussistenza la propria famiglia grazie alla vendita di ferro e carta riciclata. Spesso chi si occupa di questo sono uomini, senza alcuna educazione elementare, con famiglie numerose e molto povere.
Il 13% degli intervistati ha dichiarato invece si sopravvivere raccogliendo erbe medicinali, il 12% è coinvolto nel settore agricolo mentre il 10% nell'edilizia. Solo il 7% nel settore industriale. Il 5% ammette di mandare i propri figli a mendicare per strada. La bassa occupazione nel settore agricolo mette in risalto come questa comunità abbia poco o nessun accesso alle risorse produttive (terra) ed infatti molti di loro (20,5%) vivono in città. Solo il 2,2% di loro sono coinvolti in un percorso formativo.

Fame e povertà

Sempre secondo la ricerca curata dall'IMIR alla richiesta di definire lo stato materiale delle proprie famiglie il 49% degli intervistati lo definiscono povero, il 30% come miserabile, il 20% modesto e solo lo 0,6% come ricco.
Analizzato anche il loro rapporto con la fame. La maggior parte degli interivistati, il 48%, afferma che nei periodi di maggiore scarsità di cibo prende in prestito soldi per acquistarne, il 28% chiede in prestito cibo ai vicini mentre il 13% afferma che cerca cibo nelle campagne e nei giardini (spesso incorrendo nell'animosità dei coltivatori), il 7% cerca cibo tra le immondizie ed il 4% chiede le elemosina.
I dati riportati nella ricerca mettono in rislato un'assoluta insicurezza per quanto riguarda il lavoro: il 59% degli intervistati non aveva guadagnato nulla nell'ultimo mese e questo si ripercuote naturlamente sugli standard di vita.

I gironi

Circa il 90% della case dove risiedono i rom sono abusive. La struttura di un quartiere rom consiste solitamente in una sorta di tre cerchi concentrici. In quello esterno vivono le famiglie più abbienti, in villette a due piani spesso con giardino, in quello centrale vivono invece le famiglie della classe media. Le case sono quasi tutte di proprietà, di solito ad un unico piano. Al centro in vere e proprie bidonvilles vivono invece i più poveri in quello che molti definiscono "il girone dell'inferno".
Seconod gli stessi rom in passato questo gruppo di cittadini estremamente marginali e degradati non rappresentava più del 3-5% del totale della popolazione rom. Erano di solito i vicini che si prendevano cura di loro in modo da evitare che i loro comportamenti potessero compromettere i rapporti con le altre comunità. Ora le persone che avrebbero "toccato il fondo" sono molte di più ed arrivano a rappresentare anche il 15% della comunità ed il rapporto di vicinato è saltato spesso perché molte famiglie sono ai limiti della sopravvivenza e non possono materialmente permettersi di aiutare i più emrginati e contemporaneamente non sono in grado di impedire loro di attuare atti criminosi. E così le persone che abitano queste bidonvilles sono cadute in una doppia esclusione sociale. La prima è quella rispetto alla società e comunità bulgara e da tutte le reti di aiuto sociale che questa esprime, la seconda dalla loro stessa comunità.
E le condizioni di uesti quartieri sono sempre più disperate. Basti pensare che nel 17% delle case di queste bidonvilles non vi è alcun mobile, spesso mancano anche i letti. E vi è un fortissimo problema di sovrapopolazione.

Analfabetismo

Negli ultimi anni a causa della cronica mancanza di finanziamenti per il settore scolastico sono stati chiusi molti istituti che garantivano a scolari e studenti vitto ed alloggio durante gli anni di studio. E' stata una vera e propria tragedia per molti rom che basavano su questo la loro sorvavivenza e le poche possibilità che avevano di studiare.
Attualmente il numero di bambini rom analfabeto è molto alto. Difficoltoso il loro inserimento nella scuola anche a causa della loro spesso scarsa conoscneza della lingua bulgara.
Secondo Mihail Ivanov, Presidente del Consiglio nazionale per le questioni etniche e demografiche organo istituito dal Consiglio dei Ministri del Governo bulgaro nel Paese vi sarebbero più di 130.000 rom totalmente analfabeti.
E' quindi necessario ed urgente un programma a media e lunga scadenza per iniziare proprio dalla scuola e dall'educazione ad integrare i rom nella società bulgara.

 

 


Bulgaria: cresce la protesta contro i rom di euronews-it

 

 

In Bulgaria esplode la violenza contro i rom

In oltre 20 città, compresa la capitale, da alcuni giorni imperversano scontri guidati da movimenti razzisti.

Fonte web

Il presidente bulgaro ha fatto sapere che il National Security Council sta tenendo un meeting di emergenza per discutere la crescita delle tensioni etniche a causa dei gruppi nazionalisti anti Rom che stanno infiammando l’intero paese.

MEETING D’EMERGENZA - Secondo una nota diffusa dall’ufficio di Georgi Parvanov il consiglio dovrà occuparsi delle “misure d’emergenza per garantire la legge e l’ordine nel paese e prevenire e contrastare tensioni etniche”. Le rivolte sono esplose lo scorso weekend nel villaggio di Katunitsa, nel sud del paese, dopo che un ragazzo di 19 anni è stato inseguito e ucciso da un minivan guidato da un uomo identificato come uno dei leader rom della zona, anche conosciuti come zingari. Gli abitanti del villaggio hanno cominciato a tirare sassi e bombe molotov contro la casa del leader rom, chiedendo che lui e la sua famiglia vengano espulsi. Nel villaggio risiedono circa 2300 rom.

APPELLO DI PACE -La pace etnica è l’unico modo per garantire la prosperità della Bulgaria” ha detto il primo ministro Borisov durante un meeting martedì scorso “Ogni altra azione volta a favorire il fallimento del paese è destinata ad essere isolata”. I media si sono riferiti alle manifestazioni come a “pogrom”. I manifestanti lanciavano infatti slogan razzisti come “Zingari nel sapone” e “Turchi a coltellate”. La polizia si è fatta strada nei quartieri rom di tutto il paese quando i manifestanti hanno annunciato proteste in 20 città, inclusa la capitale Sofia. E’ stato riportato che i rom hanno stabilito gruppi e assi di difesa in risposta agli attacchi degli skinheads.

LE ISTITUZIONI REAGISCONO – Il procuratore nazionale Boris Velchev ha inviato ordine ai procuratori locali di arrestare immediatamente e investigare su coloro che mostrassero atteggiamenti razzisti e incitassero all’odio razziale. Questo crimine è punibile in Bulgaria con sei anni di carcere e multe da 15mila euro o 20mila dollari. “Le istituzioni stanno lottando insieme, ferme nella loro opposizione a sentimenti così radicali ed estremi” ha detto il presidente Parvanov.

 

 

Manifestazioni di piazza contro i Rom

 

 

Bulgaria, ondata di proteste anti-Rom

Fonte web

Due morti, decine di feriti, compresi alcuni poliziotti, e 127 arresti. Questo il bilancio della rivolta contro i rom, scoppiata a Katunitsa, nel sud della Bulgaria, roccaforte di un potente clan rom. Il clan fa capo al leader rom Kiril Rashkov, noto come "il re Kiro", che negli anni Novanta, caduto il regime totalitario, iniziò la produzione clandestina e il traffico illecito di superalcolici, mettendo in piedi un vero e proprio impero. Tutto è iniziato venerdì sera, quando un pulmino guidato da un rom con a bordo dei parenti di re Kiro ha investito il diciannovenne bulgaro Anghel Petrov, che portava a passeggio il suo cane nella via centrale del paese. Trascinato per quindici metri, Anghel è morto sul colpo, mentre il conducente del pulmino è sparito.

L'episodio ha provocato una vera e propria rivolta degli abitanti bulgari di Katunitsa. Amici e parenti di Anghel sono arrivati anche dal capoluogo della regione, la città di Plovdiv, per chiedere giustizia e l'espulsione del clan di Rashkov dal paese. In tanti si sono detti convinti che re Kiro avrebbe mobilitato appositamente dei killer, perché Anghel aveva litigato con i suoi nipoti.

Il silenzio delle autorità ha fatto degenerare la protesta, sfociata in aperti scontri di piazza. Sabatosera circa duemila bulgari hanno assalito una delle tenute di re Kiro, dando fuoco a tre dei suoi palazzi. Per ripristinare l'ordine sono intervenuti la gendarmeria e i reparti speciali, che hanno respinto la folla inferocita, arrestando più di cento persone. Nel corso delle proteste è morto per infarto un altro giovane, il sedicenne Pavel, malato di cuore e amico di Anghel.

Secondo l'agenzia Blitz, la gendarmeria ha coperto la fuga di re Kiro e della sua famiglia verso una direzione sconosciuta. Intanto la polizia ha bloccato alla frontiera il 55enne autista assassino, mentre tentava di fuggire in Turchia.

"Il clan di Rashkov maltratta anche i suoi uomini, non fa differenza tra rom, bulgari e turchi, loro sono i padroni e tutti gli altri sono degli schiavi", ha detto Tsvetelin Kancev, leader della Euroroma, un'organizzazione dei rom in Bulgaria.

Oggi è stato reso noto che ter evitare altri incidenti, sono stati arrestati oltre un centinaio di partecipanti alle proteste anti-rom in corso la notte scorsa in Bulgaria. Lo ha riferito il ministro
dell'Interno, Vesselin Vuchkov.

 

 

 

 

E' caccia al rom in un villaggio della Bulgaria

I disordini dopo che un ragazzo è stato investito da un'auto

Fonte web

Due giovani sono rimasti uccisi e cinque persone ferite nei violenti scontri etnici tra maggioranza bulgara e minoranza rom. A monte la morte di un ragazzo investito da un pulmino di parenti del capo gitano. Bruciata la sua casa

La notte è trascorsa tranquilla e la situazione è calma a Katunitsa, cittadina del sud della Bulgaria, nei pressi della più grande Plovdiv, teatro nel fine settimana di violenti scontri etnici tra maggioranza bulgara e minoranza rom: due ragazzi sono rimasti uccisi e cinque persone ferite.

Centinaia di poliziotti e vigili del fuoco restano di presidio nella cittadina e presso la villa di Kiril Rachkov, leader della comunità rom locale noto come Re Kiro, data alla fiamme dopo che venerdì notte un minibus con a bordo persone imparentate con il capo rom ha investito e ucciso un diciannovenne bulgaro, mentre era a passeggio con il cane: il giovane non è stato soccorso e spunta ora sulla stampa bulgara, l’ipotesi dell’omicidio ‘premeditato’.

Per ritorsione, parenti e amici della vittima hanno assalito l’abitazione di Re Kiro, dando vita ad un incendio: tre poliziotti e due civili sono stati feriti. Durante i disordini, un sedicenne bulgaro con problemi cardiaci è stato trasferito dopo un mancamento in ospedale, dove è deceduto: il funerale è previsto per oggi, mentre l’altra vittima è stata sepolte ieri tra una folla di gente. All’indomani della morte dei due giovani, sabato sera, un gruppo di ultrà bulgari provenienti da Plovdiv, si sono recati a Katunitsa dove hanno dato alle fiamme tre proprietà della famiglia Rachkov, scatenando disordini ai quali hanno partecipato circa 200 persone.

Intanto, secondo quanto riporta la Sofia news agency, il padre del giovane ucciso nell’incidente stradale “insiste che il figlio è stato ucciso per ordine di Re Kiro”. Ipotesi basata su una frase postata pochi giorni prima dal nipote del capo rom sul proprio profilo Facebook: “Colui che è mio nemico dovrebbe morire in un incidente stradale!”. Re Kiro, la cui ricchezza sarebbe fondata sul traffico illegale di alcoolici, è mal tollerato dalla popolazione pubblica della zona: “possiede milioni e non paga le tasse” contestano alcuni ascoltatori della radio nazionale bulgara.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

Bulgaria, fuochi di intolleranza

Nel villaggio di Katunitsa, un giovane bulgaro muore investito da un rom, associato al clan del 'barone' Kiril Rashkov, meglio noto come "Zar Kiro". L'episodio dà il via a gravi incidenti in tutta la Bulgaria, che assumono presto il carattere di pogrom anti-rom. Alle basi della rabbia, un sistema giudiziario incapace di assicurare i criminali alla giustizia