MARONI:
CON I ROM SAREMO PIÙ
DURI DI SARKOZY
Il nostro ministro confonde così sempre
di più la sicurezza con la xenofobia!
(a cura di Claudio Prandini)
Maroni, il ministro con il guinzaglio
INTRODUZIONE
SULLA PELLE DEI POVERACCI SI CERCANO
I VOTI PER LE PROSSIME ELEZIONI
"Sono cominciati i primi voli direzione Bucarest. Rigorosamente solo andata: i rimpatri dei rom presenti sul territorio francese, volontà di Nicolas Sarkozy. Sono già rientrati in settanta. Oggi se ne andrà un centinaio. E nei prossimi giorni altri voli sono previsti. Il programma voluto da Parigi è organico, metodico, strutturato. Le ruspe irrompono, con polizia al seguito, nei campi nomadi. Famiglie di rom (con la loro distesa di roulotte) bussano alle porte dei municipi, per trovare nuovi insediamenti. Altre girovagano per la Francia o varcano le frontiere, in direzione dell’Italia soprattutto, per cambiare aria, giusto un poco, e ritornare fra qualche mese, il tempo che si calmino le acque. La caccia ai rom sta creando non pochi problemi. E polemiche su polemiche. A lungo la Romania era rimasta muta, forse per rispetto nei confronti di un alleato «di peso», da sempre.
Fino all’annuncio dei primi voli: a quel punto Teodor Baconschi, ministro rumeno degli Esteri, non ce l’ha fatta più. Ha reagito, praticamente sbottato. Lui, che a dire il vero in patria qualche mese fa era stato accusato di razzismo per alcune considerazioni sulla delinquenza fra i rom, ha puntato il dito contro Parigi. «Esprimo i miei timori – ha detto – per i rischi di derive populiste in Francia e di reazioni xenofobe». Secondo lui Bucarest, Parigi e la Commissione eurpea devono cooperare “senza cedere a febbri elettoralistiche”. Riferimento chiaro a Sarkozy. E’ il presidente in persona ad aver annunciato il programma anti rom alla fine di luglio. Entro tre mesi, aveva detto in quell’occasione, la metà dei 600 campi nomadi creati sul territorio francese saranno smantellati. Sta mantenendo la promessa: ne sono già stati fatti fuori oltre settanta. Ed entro la fine di agosto almeno 700 rom dovrebbero essere rimpatriati in Romania e, in minima parte, in Bulgaria.
Perché tanta agitazione in piena estate? La ragione è semplice: Sarkozy è ai minimi storici nei sondaggi. E già pensa con ansia alle prossime presidenziali, nel 2012 (“le febbri elettoralistiche” appunto). Quale modo migliore per risalire la china nei sondaggi se non assecondare la naturale ossessione per la sicurezza del francese medio? Un sondaggio dell’Ifop di pochi giorni fa gli ha dato ragione: il 79% dei francesi appoggia la nuova battaglia del presidente (il 60% tra chi vota a sinistra). E questo nonostante tutti, ma proprio tutti (perfino alcuni esponenti dell’Ump, il partito di centro-destra, lo stesso di Sarkozy) siano convinti che l’iniziativa del presidente non servirà a nulla". .... (fonte web)
In Italia intanto il ministro Maroni, con un governo che probabilmente sta andando verso la crisi e le elezioni anticipate, promette non solo di copiare dai cugini d'oltre alpe, ma di essere ancora più duro di Sarkozy. Il nostro ministro confonde così sempre di più la sicurezza con la xenofobia! Oggi i voti si fanno sui poveracci e non sui programmi di sviluppo sociale ed economico, senza per questo dover trascurare per forza la sicurezza. L'ideologia xenofoba della Lega di Bossi fa sempre più presa al nord ed è anche per questo che il senatur avrebbe voluto andare al voto il prima possibile, ma dopo il recente incontro con Berlusconi sembra aver cambiato idea. A difendere un minimo di civiltà contro la febbre xenofoba che sta dilagando in Francia e in Italia è sceso in campo il Papa e la Cei, affermando che "Il messaggio cristiano prevede l'abbraccio delle diversità" e che “Niente espulsioni senza l’ok dell’Unione europea”.
La Cei contro i rimpatri dei rom: politica discriminatoria
Rom, il nuovo capro espiatorio dell’Europa
Li ha chiamati “rimpatri volontari”. Perchè, per cacciarli, Nicolas Sarkozy dà loro un “incentivo” da 300 euro. Poi gli fa firmare un documento e i rom vengono portati dalla Francia al paese d’origine. L’idea di Sarkò aggira così la direttiva europea 38 del 2004, quella che regola la circolazione dei cittadini comunitari. Cittadini che possono spostarsi liberamente all’interno dei paesi Ue. Poi, se soggiornano per più di tre mesi in uno Stato membro, devono prendere residenza. E, per avere pieno diritto a soggiornare nel paese d’arrivo, devono dimostrare di avere un reddito minimo (in Italia è 5300 euro). Ma non sono espellibili. Infatti, Sarkozy non ha tecnicamente espulso oltre 200 rom (in due giorni). Perchè è vietato.
Intanto però, il presidente ha dato l’ennesima prova di forza contro la presunta delinquenza rom. Innescando nell’opinione pubblica un pregiudizio etnico pericoloso. Proprio quello che la Cei ha condannato ieri, definendo “illegittimi” i rimpatri. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei ha affermato che questo tipo di allontanamenti “va a toccare una popolazione” specifica, per cui si tratta di un’azione “discriminatoria”. Peccato che il modello francese piaccia anche al ministro dell’Interno italiano, Roberto Maroni. Che rincara la dose e propone per tutti i comunitari espulsioni vere e proprie (come quelle previste per gli extracomunitari irregolari) quando la loro condizione reddituale e abitativa non fosse adeguata. Ora, se un romeno (o anche un francese soggiornante in Italia) non possiede questi requisiti può essere allontanato ma non espulso. E le conseguenze sono molto diverse, visto che l’espulsione non consente di tornare nel paese da cui si viene cacciati per 10 anni. Ma Maroni – intervistato da Il Corriere della Sera –promette di portare il tema delle espulsioni comunitarie a un vertice parigino, il 6 settembre, con i ministri degli Interni di diversi Paesi europei. Chi è povero deve partire e chi è ricco può soggiornare?
Alexian Santino Spinelli, musicista e docente universitario rom è molto arrabbiato: “Sarkozy mette delle barriere dogani razziali. Scegliere su base etnica chi deve risiedere in un Paese va contro qualsiasi convenzione internazionale o diritto umano. Questa forma di deportazione ricorda quella degli ebrei”.
In Europa ci sono circa 10 milioni di rom. E solo una piccola minoranza vive nei campi nomadi. “È ora di smetterla con questa leggenda: i rom vivono nelle case, come tutti! Il problema vero non è l’etnia, ma la povertà”. Di poveri ce ne sono molti, ma i rom sono la categoria sociale più attaccabile “perchè non hanno una nazione – spiega Spinelli – Se vengo discriminato nessun ambasciatore può rappresentarmi in quanto rom. Ma il messaggio razzista che sta passando in questi giorni porta ad aberrazioni intollerabili. Le persecuzioni razziali nascono così. Questa deportazione, legittimata con la scusa della sicurezza, è nazista. I rom rischiano di diventare il capro espiatorio ideale dei governi”. E il capro espiatorio esiste per “veicolare, contro un nemico comune, il malcontento dell’opinione pubblica – spiega Spinelli – Capita quando l’economia va male e i governi non riescono a dare risposte vere.
Il capro espiatorio è spesso il soggetto socialmente più debole. Ma un rom romeno è un cittadino comunitario e ha il diritto di circolare liberamente in Europa! Impedirlo è fuori legge. I rom che vivono nei campi hanno spesso poi un’unica colpa: essere poveri. Quindi la discriminazione verso i rom diventa una discriminazione verso i più deboli tra i poveri”. In Italia sono circa 30mila i rom che vivono nei campi su circa 170mila rom presenti nel territorio. Che in maggioranza sono italiani. “La stessa cosa vale per gli altri Paesi europei: la maggior parte dei rom è di antico insediamento: in Francia sono francesi. Ma Sarkozy, che non riesce a risolvere problemi molto gravi, sceglie una facile strategia: colpire un’etnia che, nell’immaginario collettivo, continua a essere percepita come derelitta”. Spinelli, con la sua orchestra, l’Alexian Group, terrà un concerto il 7 ottobre al Consiglio d’Europa, a Strasburgo. E un altro al Parlamento Europeo, a Bruxelles, il 18 novembre. “Sono concerti – dice – con partiture e testi romanì. I rom hanno un repertorio culturale ricchissimo che nessuno conosce. Spero che Maroni e Sarkozy verranno a sentirci”.
Il Papa sull'immigrazione: accogliere tutte le diversità
Maroni: giusto espellere i rom
Saremo più duri di Sarkozy
«Sono cittadini comunitari ma non hanno né reddito minimo
né dimore adeguate. Noi andremo oltre la Francia»
ROMA — «Sarkozy ha ragione ma non è certo una novità. Anche l’Italia usa da anni la tecnica dei rimpatri assistiti e volontari. Nel 2007, proprio con i rom, usò questa strada pure il sindaco di Roma, che non era Jean-Marie Le Pen ma Walter Veltroni. E figuriamoci se allora qualche professionista dell’antirazzismo si sognò di gridare allo scandalo». Secondo il ministro dell’Interno Roberto Maroni, dunque, la Francia non sta «facendo altro che copiare l’Italia». Semmai, dice, è arrivato il momento di fare un passo in più. Per arrivare dove, ministro? «Alla possibilità di espellere anche i cittadini comunitari». I comunitari? «Sì, espulsioni come per i clandestini, non rimpatri assistiti e volontari. Naturalmente solo per chi viola la direttiva che fissa i requisiti per chi vive in un altro Stato membro: reddito minimo, dimora adeguata e non essere a carico del sistema sociale del Paese che lo ospita. Molti rom sono comunitari ma non rispettano nessuno di questi requisiti».
L’Unione europea, però, dice che
l’espulsione dei cittadini comunitari non è possibile.
«Lo so bene. Durante la discussione per il pacchetto sicurezza fu proprio
l’Italia a chiedere a Bruxelles la possibilità di attivare questa procedura. Ma
il commissario Jacques Barrot, francese, rispose di no: in base al principio di
proporzionalità, disse, l’unica sanzione possibile per un comunitario è l’invito
ad andarsene, che serve a ben poco. Ma adesso torneremo alla carica. Il 6
settembre ne discuteremo a Parigi in un incontro con i ministri dell’Interno di
diversi Paesi europei».
Ma prendere di mira solo i rom non è
discriminatorio?
«E infatti le espulsioni dovrebbero essere possibili per tutti i cittadini
comunitari, non solo per i rom. Il problema semmai è un altro: a differenza di
quello che avviene in Francia, da noi molti rom e sinti hanno anche la
cittadinanza italiana. Loro hanno diritto a restare, non si può fare nulla».
Sarkozy è stato criticato dalla
Chiesa, dall’Ue e dal Vaticano. Ma i toni sembrano meno duri rispetto a quelli
usati a suo tempo contro l’Italia. È solo perché è agosto e sono tutti in ferie?
«No. È un vecchio pregiudizio duro a morire in certi ambienti della sinistra,
della Chiesa e dell’associazionismo. Se una cosa la f a Zapatero va bene, s e l
a f a Sarkozy insomma, se la fa il governo Berlusconi con un ministro leghista
bisogna dargli addosso perché sicuramente viola i diritti umani».
Proprio mentre stiamo parlando, la
Chiesa torna ad esprimere i suoi dubbi sul federalismo. Dice il cardinal
Bagnasco che, se disgrega il Paese, non è un valore.
«Ma il cardinale dice anche che il federalismo è una ricchezza se unisce il
Paese. Bagnasco è una persona saggia e prudente, e nella legge ci sono già tutte
le risposte. Il federalismo porterà più equità, perché chi spenderà soldi
pubblici ne dovrà rispondere più di quanto debba fare oggi».
Non è un’interferenza, dunque?
«No, il pregiudizio segue altre strade. L’anno scorso proprio Zapatero ha
fatto una legge che riprende la Bossi-Fini. Non ho sentito la solita levata di
scudi che segue ogni nostra decisione».
Ecco, la Bossi—Fini. Dopo la rottura
con il presidente della Camera forse è arrivato il momento di cambiare nome a
quella legge.
«No, si chiama Bossi—Fini: primo Bossi, secondo Fini. Va bene così. E poi il
presidente della Camera non ha rinnegato il principio fondamentale di quel
testo: in Italia entra solo chi ha un lavoro mentre prima poteva entrare anche
chi diceva che un lavoro lo stava cercando, magari con l’aiuto di uno sponsor.
Fini propone tante cose che non condivido: il voto agli immigrati, la riduzione
dei tempi per avere la cittadinanza, adesso par di capire che si butterà sul
matrimonio gay. Ma almeno su quel punto non ha fatto marcia indietro».
Si deve dimettere?
«Non mettiamo altra carne al fuoco...».
È giusto che immigrazione e sicurezza
siano tra i temi sui quali chiedere la fiducia in Parlamento a settembre?
«Non è necessario perché non abbiamo bisogno di nuovi provvedimenti
legislativi. Tutti quelli che erano nel programma sono stati già approvati. Si
tratta di dare loro piena attuazione ma questo spetta al governo, il Parlamento
non c’entra».
Bossi dice che si voterà a dicembre.
Il ministero dell’Interno è pronto?
«Il Viminale è un ministero h 24. Tutti i suoi servizi sono sempre
mobilitati, compreso quello elettorale. Adesso stiamo lavorando alla revisione
dei collegi per le elezioni provinciali che si terranno nella primavera
dell’anno prossimo. Ma siamo sempre pronti».
Il ministro dell'interno Maroni
Espulsioni comunitari, la Cei bacchetta
il governo e il ministro Maroni
La levata di critiche arriva dopo un'intervista rilasciata del ministro al Corriere della sera di oggi e dove si è detto disposto a fare un passo in più rispetto alla politica francese
“Niente espulsioni senza l’ok dell’Unione
europea”. Il monito della Conferenza episcopale italiana arriva dopo che il
ministro dell’Interno Bobo Maroni ha annunciato la volontà del governo di
procedere all’espulsione anche dei cittadini comunitari. “Il governo italiano
non può autonomamente decidere in riferimento a una politica europea che invece
stabilisce sostanzialmente il diritto di insediamento e di movimento”. A
riferirlo dai microfoni di Radio Vaticana è stato mons. Giancarlo Perego,
direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei.
In mattinata, il capo del Viminale, si era detto d’accordo con la politica
adottata dalla Francia. “Sarkozy ha ragione ma non è certo una novità. Anche
l’Italia usa da anni la tecnica dei rimpatri assistiti e volontari”. Secondo
Roberto Maroni dunque, la Francia non sta ’facendo altro che copiare l’Italia.
Semmai, rimarca è arrivato il momento di fare un passo in più. Per arrivare
dove? “Alla possibilità di espellere anche i cittadini comunitari”. Dinanzi poi
all’opposizione dell’Unione europea, il ministro dell’Interno ricorda: “Durante
la discussione per il pacchetto sicurezza fu proprio l’Italia a chiedere a
Bruxelles la possibilità di attivare questa procedura. Ma il commissario Jacques
Barrot, francese, rispose di no: in base al principio di proporzionalita”.
Alle critiche della Cei si affiancano anche quelle del Pd. “Le dichiarazioni del
ministro Maroni sono gravissime perché mettono in discussione uno dei principi
fondanti dell’Europa, cioe’ la libera circolazione delle persone. Praticamente
Maroni ha annunciato il tentativo della Lega di distruggere il concetto di
Europa, o di leghizzarla”. Lo afferma Sandro Gozi, capogruppo del Pd nella
commissione Politiche della Ue di Montecitorio, che chiede al ministro
dell’Interno di “venire a riferire in parlamento sulle sue intenzioni”.
Infine il monsignor Perego ha parlato anche delle leggi vigenti che
regolamentano la cittadinanza. Secondo il porporato anche in Italia occorre
approvare delle normative che diano la cittadinanza a quei bambini stranieri
nati sul territorio nazionale. Ma non solo. Per il direttore di Migrantes “serve
un nuovo percorso che
va anche a difendere le minoranze non riconosciute”, come i cittadini di etnia
rom. A iniziare dal diritto di voto ai migranti per le elezioni amministrative.
APPROFONDIMENTO
Rom in Francia, è caccia casa per casa. Così
Sarkozy spera di recuperare nei sondaggi
La grande agitazione del presidente francese è dovuta al calo di consenso elettorale in vista delle elezioni del 2012. Oggi saranno rimpatriati altri 100 nomadi. Intanto dopo la Ue insorge il governo romeno
"Accogliere le genti di tutte le nazioni"
Invitando alla
«fraternità universale», all’accoglienza di persone «di tutte le nazioni e di
tutte le lingue», e all’accettazione delle «legittime diversità umane», il Papa
ha detto la sua oggi sulle polemiche che da giorni accompagnano le espulsioni
delle comunità rom decise in Francia da Nicolas Sarkozy.