VATICANO:
COMPLOTTO PER FAR DIMETTERE IL PAPA?
La massoneria ecclesiastica, attraverso queste continue fughe di documenti e di lettere, sta cercando di spingere il Papa alle dimissioni per indire un nuovo conclave nel tentativo di mettere a capo della Chiesa Cattolica uno dei suoi. Sarebbe la reale vittoria della Massoneria sulla sua più acerrima nemica... Dopo la strada verso il New World Order sarebbe completamente spianata!
cI SIAMO GIà ADDENTRATI NEL TEMA DELLA MASSONERIA
NELLA CHIESA - IN PARTICOLARE IN VATICANO - PER CUI CHI VUOLE APPROFONDIRE IL
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(a cura di Claudio Prandini)
La mira della massoneria è di governare il mondo,
dopo aver spazzato via il Cristianesimo
La Congiura degli Illuminati René Chandelle
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INTRODUZIONE
Scontro tra cordate
Secondo la stampa italiana dietro agli ultimi scandali ci sarebbe invece una strategia per mettere pressione al Papa affinché cambi il 77enne segretario di Stato, Bertone. «Non parlo. Chi ha domande da fare, le ponga a chi ha consegnato il documento», si limita a dire il cardinale Dario Castrillon Hoyos, ministro del Clero durante il pontificato di Wojtyla, che, nel corso di un’udienza privata a metà gennaio, avrebbe dato a Benedetto XVI l’appunto in lingua tedesca in cui si racconta di un viaggio compiuto in Cina a novembre dall’ arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo. Lì avrebbe profetizzato la morte di Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi in seguito a un «complotto delittuoso».
Nei Sacri Palazzi smentiscono le ipotesi circolate sulla finalità del blitz a Pechino del sodaniano Romeo (mediare per un viaggio papale in Cina). L’unica cosa certa è la visita «privata» del porporato: è durata in tutto cinque giorni, compresi i due per il viaggio, ha incontrato uomini d’affari e «interlocutori» cinesi. Romeo era già finito nella bufera quando decise di indire una consultazione epistolare tra i vescovi italiani per sapere chi avrebbero gradito come successore di Ruini al vertice della Cei. «Considerata la lontananza con gli attuali vertici diplomatici, difficile che detenga chissà quali segreti», osservano in Curia.
«Corvi e veleni come alla procura di Palermo ai tempi di Falcone». Uno strettissimo collaboratore di Benedetto XVI sintetizza così la «guerra di carta» in corso in Vaticano. Venerdì (16 febbraio) il Papa riunirà a porte chiuse il proprio «senato» (cioè tutti i cardinali) per affrontare i problemi più urgenti della Chiesa, mentre le tensioni interne sono a livelli di guardia. Il «Fatto quotidiano» torna all’attacco, dopo aver pubblicato una lettera riservata dell’ex segretario generale del Governatorato, Carlo Maria Viganò, un appunto confidenziale sullo Ior e un memorandum su un presunto attentato ai danni del Papa. Il giornale annuncia rivelazioni su «sacro» riciclaggio. Intanto infuria a colpi di dossier passati ai mass media lo scontro tra la vecchia gestione della Segreteria di Stato vicina al decano Angelo Sodano e l’attuale dirigenza legata a Tarcisio Bertone. Significativamente il Pontefice ha affidato ad un porporato fuori dalle cordate di Curia (l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan) l’introduzione alla riunione pre-concistoro.
"C'è un complotto contro il Papa, entro 12 mesi morirà"
La guerra in Vaticano sulla pelle del Papa
Socci: nel documento pubblicato dal Fatto c'è scritto che Ratzinger ha un anno di vita. Interpretazione sbagliata, lotta interna verissima
Cosa
c’è di vero nel «rapporto segreto» sul presunto complotto contro il Papa che
sarebbe stato «rivelato» in Cina dal cardinal Romeo, arcivescovo di Palermo?
Cosa pensare dello scoop del Fatto che paventa un attentato mortale al
Pontefice entro novembre 2012? E come va interpretata tutta questa vicenda? A
quanto pare quel rapporto in tedesco sul viaggio in Cina del cardinale Romeo,
arrivato al cardinale Dario Castrillòn Hoyos, è stato effettivamente da lui
“girato” alla Santa Sede (sebbene Il Fatto non riproduca i timbri che
autenticherebbero il testo). Ma a rendere tutto molto confuso sono alcune cose
surreali: la natura sconclusionata del documento, la singolarità del luogo e
delle circostanze in cui l’arcivescovo di Palermo avrebbe fatto queste
«rivelazioni» (da lui smentite, ieri), il fatto che un altro cardinale trasmetta
al Papa un «sentito dire» di quinta mano (l’ascoltatore «cinese» passa ciò che
ha capito da Romeo a un anonimo il quale, tramite ambienti della Chiesa tedesca,
in tedesco gira quei «rumor» al cardinale Castrillòn, il quale a sua volta li
gira al Papa). Infine c’è pure il pasticcio del Fatto che accredita un
evidente malinteso sull’attentato (come vedremo).
Tuttavia, nonostante queste assurdità, dietro questa vicenda ci sono cose
interessanti. Anzitutto vediamo il testo. Sfrondato di assurdità, sciocchezze e
pettegolezzi, la sostanza starebbe nelle dichiarazioni che l’arcivescovo Romeo
avrebbe fatto in Cina sulla morte del Papa (e che - ripeto - l’interessato ha
smentito di aver fatto). Ebbene, nel testo del documento il cardinale non parla
affatto di complotto per uccidere il papa: afferma semplicemente che il
Pontefice avrebbe un anno di vita. Sono stati i suoi ascoltatori cinesi a
concludere erroneamente che era la previsione di un attentato. E Il Fatto
rilancia questa impressione trasformandola in notizia: «Complotto di morte».
Pare evidente che se Romeo avesse notizie di un tale complotto non andrebbe
certamente a spifferarle in Cina a destra e a manca, ma le comunicherebbe
anzitutto al Santo Padre (di cui afferma di essere uno dei più stretti
collaboratori) e/o agli organi competenti. Cosa c’è allora dietro questa
assurdità?
C’è probabilmente uno dei tanti boatos che da qualche mese circolano in Curia
(luogo di spifferi e pettegolezzi). La voce, che era giunta anche al
sottoscritto, secondo cui il Papa Ratzinger sarebbe malato di tumore e avrebbe
pochi mesi di vita. Potrebbe essere questa chiacchiera - rimbalzata da una
tonaca all’altra - che ha ingenerato in qualcuno l’equivoco sull’«attentato». Ma
si tratta di chiacchiere (oltretutto sgradevoli).
L’unico fatto vero, che ieri è stato confermato, è il viaggio privato di cinque
giorni a Pechino del cardinale Romeo, nel novembre scorso. Ma - per quanto possa
apparire strano un tale viaggio (oltretutto così breve), da parte
dell’arcivescovo di Palermo, a Pechino (dove è in corso una dura persecuzione
dei cattolici) - sarebbe assai singolare che un prelato che viene dalla carriera
diplomatica si lasciasse andare, in Cina, a tali discorsi.
È semmai ipotizzabile che un viaggio del genere - di cui finora nessuno era a
conoscenza (se non il Vaticano) - sia stato in realtà una missione diplomatica
riservata. E può darsi che qualcuno abbia voluto portarlo alla luce. Anche
perché è noto - specie dopo la polemica dei giorni scorsi del cardinale Zen su
Asianews - che sull’atteggiamento da avere nei confronti del regime cinese e
della persecuzione dei cattolici fedeli al Papa, vi siano posizioni diverse e
anche molto conflittuali.
Quello che stupisce del resto è proprio lo stillicidio di documenti riservati
che dalla Segreteria di Stato, ormai di continuo, filtrano all’esterno, verso i
mass media. Segno di una situazione ormai fuori controllo e di una guerra
aperta, mai vista prima. Anche perché, appena il 28 gennaio scorso, il
Segretario di Stato Bertone aveva riunito i capi dicastero intimando a tutti il
massimo riserbo e la massima sorveglianza su tutti i documenti. Come non
detto...
Un vaticanista attento, Andrea Tornielli sostiene che «l’unica vera notizia sta
nel fatto che un appunto - autentico, seppure così palesemente sconclusionato -
inviato da un cardinale al Papa e transitato per la Segreteria di Stato poco più
di un mese fa, sia a disposizione dei media. Segno che la pubblicazione delle
lettere di monsignor Viganò al Papa e al cardinale Bertone, come pure gli
appunti e i «memo» sullo Ior e altri documenti dei quali si è discusso in
questi giorni, fanno parte di una strategia e s’inseriscono in una evidente
lotta interna al Vaticano, dagli esiti incerti e comunque devastanti. Una lotta
che ha sullo sfondo non soltanto la successione al cardinale Bertone, ma anche
il conclave».
Ovviamente l’idea di un attentato al Papa è il classico tema che accende tutto
un immaginario complottistico, tanto collaudato da aver fatto versare fiumi di
inchiostro e da fornire materia per gialli e per scandalismi di ogni tipo.
D’altronde un evento del genere si è effettivamente verificato sotto i nostri
occhi quando Alì Agca sparò a Giovanni Paolo II in piazza San Pietro.
L’argomento suscita una certa inquietudine anche perché ha dietro di sé eventi
mistici assolutamente seri e affidabili, come la visione del Terzo Segreto di
Fatima, nella quale effettivamente la Madonna mostra ai tre pastorelli un Papa
che viene ucciso. Ma ad alimentare le fantasie c’è poi tutto un contorno di
vaticini e di baggianate prive di credibilità e serietà. Come le famose profezie
di Malachia, un testo del Cinquecento che fa un elenco di 112 papi con
definizioni enigmatiche e bislacche, l’ultimo dei quali sarebbe proprio
Benedetto XVI, seguito da un certo «Petrus Romanus» sotto il quale vi sarebbero
grandi tribolazioni della Chiesa, la distruzione di Roma e forse perfino la fine
del mondo.
Su Wikipedia, alla voce «Profezia di Malachia» si arriva addirittura a
fantasticare sul nome «Pietro Romano» in relazione all’attualità: «Un’ipotesi
recente lascia pensare che Pietro Romano non sia riferito a un Papa, bensì al
Cardinal Camerlengo che, alla morte del pontefice regnante, siede sul trono di
Pietro in attesa dell’elezione del successivo.
Da notare che l’attuale Camerlengo è il Card. Tarcisio Pietro Evasio Bertone,
nato a Romano Canavese nel 1934. Dunque la strana coincidenza che nel suo nome
completo sia contenuta la parola Pietro e nella sua località di nascita ci sia
la parola Romano».È stupefacente che simili sciocchezze si leggano su quella che
vorrebbe accreditarsi come un’enciclopedia telematica. Grazie al cielo la
cosiddetta «profezia di Malachia» è una ridicola balla. Solo che, in questi
tempi di insicurezza e ansia, purtroppo le balle e le fantasie suggestionano più
dei fatti veri. Basti notare quanta strada ha fatto nell’immaginario l’assurda
«profezia dei Maya» sull’anno 2012. Così accade pure che un pettegolezzo di
quinta mano sulla salute del Papa arrivi in Vaticano e da lì rimbalzi come
«profezia» di un prossimo attentato sui media di tutto il mondo. Mentre resta
praticamente silenziato (o sconosciuto) lo straordinario magistero di questo
Pontefice.
Il Cardinal Romeo e Benedetto XVI
Attentato al Papa e le bufale diventano scoop
Volano
dossier in Vaticano. "Il Fatto" parla di fantomatici complotti mortali
contro il Papa, veline in tedesco diventano documenti scottanti, ma sembrano un
po' le vecchie 'bombe di mercato' di Biscardi. Di vero c'è che nei sacri palazzi
non si respira un'aria tanto fresca, anzi. Molti dei personaggi coinvolti hanno
già perso in passato la loro credibilità e la lotta per la successione a
Ratzinger entra nel vivo. Altrove la Chiesa ha altre priorità.
Le lotte interne al Vaticano e il progressivo indebolimento del Papa
provocano la fuoriuscita di sempre nuovi, a volte incredibili, documenti. Come
quello pubblicato oggi dal "Fatto quotidiano" secondo cui ci sarebbe un non
meglio precisato complotto contro il Papa. La storia - documentata da un
'rapporto' che sarebbe anche stato consegnato di recente a Benedetto XVI - è un
po' intricata e sembra costruita come un feuilleton dalla trama incerta.
L'arcivescovo di Palermo, il cardinale Paolo Romeo, durante un incontro con una
delegazione cinese e con imprenditori italiani avvenuto nel Paese dell'estremo
oriente nel novembre 2011, avrebbe annunciato la morte del Papa entro 12 mesi.
Nessun attentato, dunque, nelle parole del porporato, ma una sorta di macabra
profezia per l'anziano Pontefice che del resto sta per compiere 85 anni.
"Trama" cinese. A questo punto la notizia del colloquio fra il cardinale
Romeo e i cinesi sarebbe giunta alle orecchie di un altro porporato, Dario
Castrillon Hoyos, che poi a sua volta avrebbe fatto avere un appunto in tedesco
allo stesso Ratzinger. Nel testo della nota si farebbe anche riferimento
all'ipotesi della successione al Papa-teologo; il nome in pole position sarebbe
quello del cardinale Angelo Scola, attuale arcivescovo di Milano; personalità
questa, si aggiunge, non gradita al cardinale Tarcisio Bertone attuale
Segretario di Stato. La storia, a guardarla così, lascia assai perplessi, per
altro in Vaticano - posto che il documento sia autentico - si fanno report e
note anche su vicende minori, su questioni che si ritiene comunque di dover
segnalare anche se questo non significa dargli peso.
Il dossier esiste. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa
della Santa Sede, ha commentato in modo sintetico: "Si tratta evidentemente di
farneticazioni che non vanno prese in alcun modo sul serio". D'altro canto è lo
steso 'Fatto' ad ammettere che di omicidio del Papa non si parla, si tratta
piuttosto, spiegano, di "un'ipotesi come deduzione logica" . In realtà, al di là
dei fantomatici complotti, quello che emerge da questa storia è l'indebolimento
progressivo - anche fisico - del Papa, un decadimento umano e inevitabile che
porta con sé, tuttavia, una sequela di dossier, voci incontrollate, cospirazioni
vere o presunte.
Ancora Bertone-Scola. Certo tutta la vicenda danneggia non poco il
cardinale Scola, che è per davvero fra gli uomini di punta candidati alla
successione di Benedetto XVI e però che il suo nome venga associato a un'ipotesi
di complotto, sembra essere una polpetta avvelenata di prim'ordine. E poi torna
alla ribalta Castrillon, uomo della destra conservatrice della Chiesa,
colombiano, amante della messa in latino secondo il rito preconciliare,
difensore della linea dell'omertà nei casi di abuso sessuale, responsabile per
lunghi anni dell'ufficio Ecclesia Dei, l'organismo che fu incaricato di gestire
la trattativa con i lefebvriani. A lui, in parte, è stato imputato il caos della
vicenda legata alla revoca della scomunica di monsignor Richard Williamson, uno
dei quattro vescovi lefebvriani noto per le sue posizioni negazioniste della
Shoah.
Vecchi e rancori. Dunque il redivivo Castrillo, che ha 83 anni, avrebbe
dato il fantomatico appunto al Papa. Poi viene tirato in ballo Romeo,
l'arcivescovo di Palermo, ex nunzio apostolico in Italia che -addirittura in
Cina- avrebbe profetizzato la scomparsa del Pontefice (per altro fra le ipotesi
umanamente comprensibili considerata l'età del Papa). Romeo non è uomo vicino a
Scola, ma forse conta soprattutto che non ha molto da perdere in questa vicenda.
Infine arriva, inevitabile, il riferimento a Bertone che non gradirebbe Scola
come successore di Ratzinger. E che fra l'attuale Segretario di Stato e
l'arcivescovo di Milano non sia tutto rose e fiori, è cosa nota. La lotta per la
successione al Pontefice tedesco è davvero cominciata.
Cardinale Dario Castrillòn Hoyos
Kasper: "Fughe di notizie e mancanza di
stile, che brutto clima in curia"
In un'intervista al Corriere della Sera, il pensiero del cardinale che per un decennio ha guidato il Pontificio Consiglio per i rapporti con le altra confessioni cristiane e gli ebrei
«Non so se siano liti di potere o cos’altro e non me ne occupo. Non è molto chiaro cosa si propongano. Forse si vuole danneggiare il Segretario di Stato, colpire anche altre persone. Di certo ne va dell’immagine di tutta la Chiesa. Anche se l’appunto anonimo che è stato dato alla stampa è fuori dalla realtà, ridicolo: ognuno ne è consapevole, è l’evidenza».
Nell'intervista il cardinale Walter Kasper riferendosi al documento trapelato dal Vaticano sul complotto al Papa, aggiuge «Mi dispiace per il Santo Padre - aggiunge -. Mi dispiace molto. Lui dev’essere molto triste nel vedere come cercano di distruggere ciò che ha edificato». Il problema, sottolinea, «è la mancanza di ecclesialità».
«Chi si presta a queste cose - afferma il cardinale - manca di senso della Chiesa, di lealtà nei confronti della Chiesa e del Vaticano stesso». «Come cristiano e come persona penso che uno possa chiedere giustizia, se ritiene di aver subito un torto. Ma non così. C’è uno stile cattivo». «Se uno vuole criticare il segretario di Stato o qualcun altro lo può fare, se ha degli argomenti.
Parla chiaramente, presenta le sue obiezioni al diretto interessato, lo dice al Papa. Ma non così, non con queste cose anonime che non hanno credibilità e si squalificano da sè»
Il portavoce del Vaticano Padre Luigi Lombardi
Monsignor
Bettazzi: nessun complotto
ma credo il Papa pensi alle dimissioni
ROMA
- «No, non credo» all'idea di un complotto contro il Papa, ma piuttosto
«all'eventualità delle dimissioni. Per preparare questo choc, perché le
dimissioni di un Papa sarebbero un choc, cominciano a buttare lì la cosa del
complotto». Lo ha detto mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, parlando
alla trasmissione Un giorno da pecora. «L'ipotesi di dimissioni per Benedetto
XVI sono effettivamente un mio pensiero personale, di cui mi è anche capitato di
parlare con altri religiosi, confrontando le nostre opinioni», ha poi precisato
lo stesso Bettazzi interpellato dall'agenzia Ansa.
Il complotto. L'ex vescovo della cittadina piemontese è stato
interpellato in merito ai documenti pubblicati nei giorni scorsi dal Fatto
quotidiano in cui si allude alla possibilità che qualcuno attenti alla vita del
pontefice. Ma Bettazzi non crede a questa tesi. «Fosse stato il Papa precedente
- ha risposto - lo capirei, ma questo Papa qui mi sembra così mite, religioso.
Non troverei i motivi per attentarlo». Per questo, quando è stata pubblicata la
notizia ha pensato «ad un cosa per preparare l'eventualità delle dimissioni».
Ratzinger vorrebbe dimettersi?, gli hanno chiesto. «Io credo di
sì - ha risposto Bettazzi - anche se l'hanno smentito. Un vecchio cardinale,
però, mi diceva sempre: se il Vaticano smentisce vuol dire che è vero...».
Bettazzi spiega anche perché il Papa, a suo giudizio, starebbe pensando di
lasciare: «Io penso che lui si senta molto stanco, basta vederlo, è un uomo
abituato agli studi. E di fronte ai problemi che ci sono, forse anche di fronte
alle tensioni che ci sono all'interno della Curia, potrebbe pensare che di
queste cose se ne occuperà il nuovo Papa». «Non riesco ad allontanare - ha
aggiunto - l'idea che il Papa possa dar le dimissioni, anche perché Ratzinger ha
visto che gli ultimi anni di Papa Giovanni Paolo II non era più molto in grado
di guidare la Chiesa e forse lo facevano di più i suoi collaboratori».
L'ipotesi dimissioni. Nei mesi scorsi indiscrezioni di stampa,
smentite dal Vaticano, avevano avanzato l'ipotesi che Benedetto XVI possa
lasciare al compimento egli 85 anni, il prossimo aprile.
“Beatissimo Padre…” c’è corruzione in Vaticano
Non era mai successo che dall'interno della Chiesa un prelato denunciasse uno
scandalo con una lettera al Papa. Lo ha fatto Mons. Carlo Maria Viganò
I SOLDI DEL
VATICANO LASCIANO L'ITALIA:
IN GERMANIA PER PAURA DELLE INCHIESTE
ROMA
- Lo Ior, Istituto per le opere di religione, in sostanza la banca del Vaticano,
da circa un anno, ossia da quando Bankitalia ha imposto agli istituti di credito
di considerarlo alla stregua di una banca extracomunitaria, non è più cliente di
banche italiane ed ha trasferito gran parte delle proprie attività finanziarie
in Germania.
Il progressivo azzeramento dell'operatività (nove gli istituti di credito
italiani con i quali lo Ior era in rapporti, tra i quali Unicredit e Intesa), è
emerso dall'esame dei rapporti finanziari acquisiti dalla procura di Roma
nell'ambito dell'inchiesta su presunte attività di riciclaggio legate ad
operazioni avviate dalla banca vaticana. Inchiesta scaturita dal maxisequestro
di 23 milioni di euro (settembre 2010) dello Ior ritenuti dalla procura oggetto
di una movimentazione caratterizzata da omissioni punite dalle norme
antiriciclaggio.
Nella vicenda sono indagati il presidente Ettore Gotti Tedeschi e il direttore generale Paolo Cipriani. Il denaro è stato dissequestrato nel giugno dello scorso anno dal tribunale del riesame alla luce dei «rilevanti mutamenti sul piano normativo ed istituzionale» dello Ior in materia di antiriciclaggio. Tra queste l'istituzione dell'Autorità di informazione finanziaria (Aif) del Vaticano, con compiti di prevenzione e contrasto del riciclaggio e di scambio «a condizione di reciprocità» di informazioni in materia di operazioni sospette.
Ma, quest'ultimo, con riferimento alle
attività della magistratura romana, solo in un'occasione ha risposto alle
domande degli inquirenti, in particolare del procuratore aggiunto Nello Rossi e
del pm Stefano Rocco Fava, titolari di alcuni procedimenti. In uno di questi,
come riferito oggi da «L'Unità», ci sono quattro sacerdoti indagati per
riciclaggio per alcune centinaia di migliaia di euro: si tratta di Salvatore
Palumbo, Orazio Bonaccorsi ed Evaldo Biasini (il nomi nativo di quest'ultimo
appare nelle indagini sul G8) nonchè monsignor Emilio Messina.
VATICANO: "NON OSTACOLIAMO INDAGINI" La Santa Sede respinge
come «non corrispondente a verità» la «insinuazione» fatta nella trasmissione
Gli intoccabili sullo Ior, su La7, che «le normative vaticane non
consentirebbero le indagini o i procedimenti penali relativi a periodi
precedenti» l'entrata in vigore della legge antiriciclaggio. «Si precisa che la
rogatoria del 2002 non risulta pervenuta in Vaticano», si legge in una
dichiarazione della sala stampa vaticana, che smentisce l'affermazione fatta dal
magistrato Luca Tescaroli nel programma Gli intoccabili secondo cui il
Vaticano non avrebbe dato risposta alle rogatorie sul caso Banco
Ambrosiano-Calvi. «Anche all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, dopo una
prima ricerca effettuata negli Archivi, la richiesta di rogatoria internazionale
presentata dal Tribunale di Roma nel 2002 non risulta mai pervenuta», si legge
nella dichiarazione della sala stampa vaticana. «Alle altre due - viene spiegato
- è stato fornito regolare riscontro, indirizzato all'Ambasciata d'Italia presso
la Santa Sede».
Come inoltre affermato nella dichiarazione di ieri in risposta a un articolo dell'Unità, «la Santa Sede e le autorità del Vaticano hanno doverosamente cooperato con la magistratura e le altre autorità italiane e ciò risulta dalla documentazione accessibile agli ufficiali sia della Santa Sede sia della Repubblica Italiana». La sala stampa vaticana ha diffuso una lunga dichiarazione in cui parla di «affermazioni infondate» e di «informazioni false» sull'Istituto per le Opere di religione (Ior) e l'Autorità di Informazione finanziaria (Aif) diffuse ieri nella puntata de «Gli intoccabili». «L'affermazione che lo Ior è una banca non corrisponde a verità; lo Ior è una Fondazione di diritto sia civile che canonico regolata da un proprio statuto; non mantiene riserve e non concede prestiti come una banca», viene spiegato. «Tanto meno è una 'banca off-shorè - prosegue la nota -. Di fatto, nella citata trasmissione viene usato tale termine non per illustrare il vero carattere e la funzione dello Ior, ma per creare un'impressione di illegalità. Lo Ior si trova all'interno di una giurisdizione sovrana e opera in un quadro normativo e regolamentare, che comprende anche la legge antiriciclaggio vaticana». Quest'ultima, la Legge CXXVII, «è stata adottata proprio per essere in linea con gli standard internazionali».
Smentendo poi «l'insinuazione che le normative vaticane non consentirebbero le indagini o i procedimenti penali relativi a periodi precedenti all'entrata in vigore della Legge CXXVII (1 aprile 2011)», la nota fa riferimento al «memo esclusivo» presentato durante il programma e spiega che «tale documento è senza alcun valore ufficiale e rappresenta unicamente le valutazioni di chi l'ha scritto». «Per di più - aggiunge -, ivi non si afferma l'impossibilità di indagini o procedimenti penali per periodi precedenti al 1/o aprile 2011; non emerge la resistenza dello Ior a collaborare in caso di indagini o di procedimenti penali su fatti precedenti al 1/o aprile 2011». Per quanto riguarda poi la cooperazione tra lo Ior e l'Aif, «lo Ior ha cooperato nel fornire informazioni su transazioni avvenute anche prima di tale data». Le affermazioni fatte durante la trasmissione «non corrispondono quindi a verità: secondo la normativa vaticana in materia di antiriciclaggio l'Autorità giudiziaria vaticana ha il potere di indagare anche transazioni sospette avvenute in periodi precedenti al 1/o aprile 2011, e ciò anche nel quadro della cooperazione internazionale con i giudici di altri Stati, inclusa l'Italia». La dichiarazione sottolinea inoltre che «i rapporti dello Ior con banche non italiane sono sempre stati attivi e, a differenza di quanto è stato affermato, è stata ridotta solo limitatamente l'attività con le banche italiane».
Lo Ior, «così come fanno anche gli enti
finanziari italiani, si avvale dei servizi di banche estere (italiane e non)
quando essi sono più efficienti e a minor costo. Tutti i movimenti in contanti,
poi, sono certificati con documenti doganali. Come prassi, tutti i movimenti di
denaro sono regolarmente tracciati ed archiviati». Per quanto riguarda la norma
che regola il movimento di denaro contante, «è importante precisare - dice la
nota della Santa Sede - che lo Ior controlla e controllava anche i movimenti
frazionati (cosiddette step transactions) per un totale di 15.000 euro nei dieci
giorni consecutivi». Per di più, le normative aggiornate stabiliscono che «i
soggetti sottoposti agli obblighi della medesima Legge (tra i quali lo Ior)
devono eseguire 'gli obblighi di adeguata verifica: quando eseguono transazioni
occasionali il cui importo sia pari o superiore ad euro 15.000,
indipendentemente dal fatto che siano effettuate con una transazione unica o con
più transazioni collegatè». Aggiungendo a questo la smentita al fatto che il
Vaticano non abbia risposto alle rogatorie della magistratura sul Caso Calvi, la
nota conclude che la presentazione compiuta nella trasmissione «risulta parziale
e non contribuisce ad avere un quadro obiettivo della realtà descritta».
CAMUSO: SMENTITA MI OFFENDE «La smentita della Santa Sede
offende ingiustamente la mia reputazione e afferma una serie di falsità». Lo ha
detto Angela Camuso replicando alla nota diffusa ieri dalla Sala Stampa della
Santa Sede volta a confutare quanto scritto dalla stessa giornalista su l'Unità
nell'articolo intitolato: «Riciclaggio, quattro preti indagati I silenzi del
Vaticano sui controlli». «In particolare - è detto in una nota - non è vero che
l'articolo suddetto ha 'riciclato', come sostiene la Santa Sede, notizie già
pubblicate dalla stessa Unità. Infatti, né l'Unità né altri organi di stampa,
fino a ieri, avevano mai dato la notizia - che peraltro la Santa Sede non
smentisce, essendo vera - dell'iscrizione sul registro degli indagati di
monsignor Messina, del reverendo Buonaccorsi e di don Palumbo. Quanto al
significato della parola incriminazione, considerata dalla Santa Sede
diffamatoria, nei riguardi del direttore generale dello Ior Cipriani e del suo
presidente Gotti Tedeschi, da tempo indagati per il reato di violazione delle
norme antiriciclaggio, faccio riferimento a numerosi autorevoli dizionari che
così definiscono l'azione di incriminare: mettere sotto accusa».
«Infine - conclude la nota - seppure il Vaticano sostiene di aver avuto un atteggiamento di collaborazione con i magistrati italiani, ribadisco che la Procura di Roma è ancora in attesa, da oltre sei mesi, di una risposta dalla Santa Sede in merito ad alcuni conti Ior oggetto dell'inchiesta. E d'altra parte, al di là delle dichiarazioni ufficiali, quale sia la reale posizione del Vaticano in merito si evince molto chiaramente dall'intervista esclusiva a un alto prelato che ho realizzato per la trasmissione Gli Intoccabili andata in onda ieri sera su La 7».
APPROFONDIMENTO
GLI INTOCCABILI DEL 25/01/2012 "CONGIURA IN VATICANO" 1
GLI INTOCCABILI DEL 25/01/2012 "CONGIURA IN VATICANO" 2
GLI INTOCCABILI DEL 25/01/2012 "CONGIURA IN VATICANO" 3
GLI INTOCCABILI DEL 25/01/2012 "CONGIURA IN VATICANO" 4
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GLI INTOCCABILI DEL 25/01/ 2012 "CONGIURA IN VATICANO" 8
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